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02 agosto, 2021

Pensiero del 02 agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 14,13-21

Voi stessi date loro da mangiare.

I discepoli sperimentano la loro povertà e incapacità di dare da mangiare alle folle, e dalla compassione di Gesù proviene il miracolo della moltiplicazione dei pani. Un miracolo che soccorre la fame del popolo in un luogo deserto. Esso costituisce un duplice segno, sia del fatto che Gesù è il nuovo Mosè, che guida il popolo e lo sazia, sia della pietà di Gesù, che riceverà tutto il suo significato quando Lui stesso spezzerà il pane, che è il suo corpo, per noi. Il vero pane infatti, è la Sua persona, non qualcosa che si consuma; è Colui che dona la vita al mondo, il Figlio che per il mondo si offre in sacrificio.

La “compassione” è espressione di quell’amore istintivo che ha la sua fonte nel cuore, nelle viscere di una madre. Nell’Antico Testamento è manifestazione dell’amore di Dio per il Suo popolo e qui diviene segno del compimento di quello che Dio disse per mezzo del profeta: “Andrò in cerca della pecora smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata” (Ez 34,16). Gesù porta questa parola di Dio al suo compimento. L’episodio raccontato viene definito “moltiplicazione dei pani”, ma in esso non vi è un solo accenno all’idea di moltiplicazione: l’idea guida è piuttosto quella della condivisione e, inoltre, acquista il tono di una celebrazione, di cui sono protagonisti Gesù e i discepoli insieme. I discepoli vengono educati al senso del dono. Si avvicinano a Gesù per dirgli che è tardi ed è meglio congedare la folla, perché ciascuno vada nei villaggi a comprarsi il necessario per mangiare. Essi pensano che circa l’aspetto materiale della vita, ognuno debba arrangiarsi da solo: a loro modo di vedere, la missione non comprende un soccorso materiale. E invece sbagliano, perché lo esige la perentoria parola di Gesù: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ed essi subito offrono a Gesù quello che hanno: siamo al culmine della celebrazione, che inizia con gesti semplici e significativi. Il Signore comanda di farli sedere, Egli stesso presiede la mensa: prende i pani e i pesci, alza gli occhi al cielo e pronuncia la preghiera di benedizione; quindi, spezza i pani e li dà ai discepoli e questi alle folle. Dopo il dono, che ha costruito la comunità, vi è solo da constatare che “tutti mangiarono e si saziarono”: è un compimento. La comunione è stata perfetta e totale la condivisione, segno di quella fratellanza che è legge, nel nuovo popolo di Dio.

02 Agosto

Esultate in Dio, nostra forza

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
(Matteo 4,4)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 80)
Rit: Esultate in Dio, nostra forza.

Il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito:
l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
Seguano pure i loro progetti!

Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari volgerei la mia mano.

Quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre.
Lo nutrirei con fiore di frumento,
lo sazierei con miele dalla roccia.

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
(Matteo 4,4)

01 agosto, 2021

Pensiero del 01 agosto 2021

 Non c'è uomo o donna, che non abbia fame di VITA. Solo DIO, può saziarci nel Pane riceviamo la Vita che non finisce.

Meditazione sul Vangelo di Gv 6,24-35

Cibo di vita eterna.

Il brano di oggi fa seguito al racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani (Gv 6,15) in cui si narra che Gesù diede da mangiare a più di cinquemila persone avendo a disposizione pochi pani e due pesci. Nel Vangelo di Giovanni il segno – cioè il miracolo -, come quello della moltiplicazione dei pani, è una realtà concreta che conduce ad un significato diverso da quello che immediatamente sembra significare. Esso, infatti, deve essere letto alla luce della fede perché è verso di essa che vuole condurre.

La Sacra Scrittura mostra un Dio che ha sempre manifestato la sua infinita provvidenza nei confronti dell’uomo. Nel racconto del libro dell’Esodo, tale provvidenza divina, più che un atto d’amore è piuttosto un gesto di rimprovero da parte del Signore nei confronti degli Israeliti che avevano mancato di fedeltà nei suoi confronti, protestando per la mancanza di cibo. Ma Dio, anche in questa circostanza, si mostra benigno e provvido. Possiamo già trarre un importante insegnamento per la nostra vita spirituale: tutto ciò di cui disponiamo è dono divino e Dio non fa mai mancare il suo aiuto nelle nostre difficoltà. Nel Vangelo, Gesù, attraverso il segno della moltiplicazione dei pani, ci offre un altro insegnamento: ciò di cui più abbiamo bisogno non è il pane in senso fisico, bensì il pane spirituale. Ai suoi discepoli Gesù propone se stesso come alimento di vita e di salvezza, affermando di essere molto più importante del pane che sfamava gli Israeliti nel deserto. Egli, infatti, è venuto a redimere il mondo condividendo in tutto, tranne che nel peccato, la nostra condizione di fragilità e di miseria, e per “raggiungerci” fino in fondo egli si offre a noi addirittura come alimento gratuito. All’offerta che Gesù fa di se stesso deve corrispondere da parte nostra un atteggiamento di accoglienza che egli stesso ci indica: «credere in colui che egli (il Padre) ha mandato». Cioè credere che Gesù è il Figlio di Dio, Dio stesso incarnato per noi. Quando si crede in Lui come Figlio di Dio ci si pone alla sua sequela in tutto e per tutto, si assumono atteggiamenti per i quali ci si rinnova interiormente nello spirito della fiducia e della serenità, e si guardano le cose e gli altri uomini secondo un’altra prospettiva, che è quella della condivisione, della solidarietà, dell’apertura al prossimo e della considerazione del bisognoso. Questo è il vero senso del “mangiare il pane vivo disceso dal cielo” ch'è Cristo!

01 Agosto

Donaci, Signore, il pane del cielo

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

(Matteo 4, 4)

 SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)

Rit: Donaci, Signore, il pane del cielo.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.

Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.

L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato.

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

(Matteo 4, 4)

01 agosto del 1944 Anne Frank scriveva l’ultima pagina del suo Diario

 01 agosto del 1944 Anne Frank scriveva l’ultima pagina del suo Diario


Cara Kitty,
“un fastello di contraddizioni” è l’ultima frase della mia lettera precedente e la prima di quella di oggi. Un “fastello di contraddizioni”, mi puoi spiegare con precisione cos’è? Che cosa significa contraddizione? Come tante altre parole ha due significati, contraddizione esteriore e contraddizione interiore.

Il primo significato corrisponde al solito “non adattarsi all’opinione altrui, saperla più lunga degli altri, avere sempre l’ultima parola”, insomma, a tutte quelle sgradevoli qualità per le quali io sono ben nota. Il secondo… per questo, no, non sono nota, è il mio segreto. Ti ho già più volte spiegato che la mia anima è, per così dire, divisa in due. Una delle due metà accoglie la mia esuberante allegria, la mia gioia di vivere, la mia tendenza a scherzare su tutto e a prendere tutto alla leggera. Con ciò intendo pure il non scandalizzarsi per un flirt, un bacio, un abbraccio, uno scherzo poco pulito. Questa metà è quasi sempre in agguato e scaccia l’altra, che è più bella, più pura e più profonda.

La parte migliore di Anna non è conosciuta da nessuno, vero? E perciò sono così pochi quelli che mi possono sopportare. Certo, sono un pagliaccio abbastanza divertente per un pomeriggio, poi ognuno ne ha abbastanza di me per un mese. Esattamente la stessa cosa che un film d’amore per le persone serie: una semplice distrazione, uno svago per una volta, da dimenticare presto, niente di cattivo, ma neppure niente di buono. È brutto per me doverti dire questo, ma perché non dovrei dirlo, quando so che è la verità? La mia parte leggera e superficiale si libererà sempre troppo presto dalla parte più profonda, e quindi prevarrà sempre. Non ti puoi immaginare quanto spesso ho cercato di spingere via quest’Anna, che è soltanto la metà dell’Anna completa, di prenderla a pugni, di nasconderla; non ci riesco, e so anche perché non ci riesco.

Ho molta paura che tutti coloro che mi conoscono come sono sempre, debbano scoprire che ho anche un altro lato, un lato più bello e migliore. Ho paura che mi beffino, che mi trovino ridicola e sentimentale, che non mi prendano sul serio. Sono abituata a non essere presa sul serio, ma soltanto l’Anna “leggera” v’è abituata e lo può sopportare, l’Anna “più grave” è troppo debole e non ci resisterebbe.

Quando riesco a mettere alla ribalta per un quarto d’ora Anna la buona, essa, non appena ha da parlare, si ritrae come una mimosa, lascia la parola all’Anna n. 1 e, prima che io me ne accorga, sparisce. La cara Anna non è dunque ancora mai comparsa in società, nemmeno una volta, ma in solitudine ha quasi sempre il primato. Io so precisamente come vorrei essere, come sono dentro, ma, ahimè, lo sono soltanto per me. E questa è forse, anzi, sicuramente la ragione per cui io chiamo me stessa un felice temperamento interiore e gli altri mi giudicano un felice temperamento esteriore. Di dentro la pura Anna mi indica la via, di fuori non sono che una capretta staccatasi dal gregge per troppa esuberanza.

Come ho già detto, sento ogni cosa diversamente da come la esprimo, e perciò mi qualificano civetta, saccente, lettrice di romanzetti, smaniosa di correre dietro ai ragazzi. L’Anna allegra ne ride, dà risposte insolenti, si stringe indifferente nelle spalle, fa come se non le importasse di nulla, ma, ahimè, l’Anna quieta reagisce in maniera esattamente contraria. Se ho da essere sincera, debbo confessarti che ciò mi spiace molto, che faccio enormi sforzi per diventare diversa, ma che ogni volta mi trovo a combattere contro un nemico più forte di me.

Una voce singhiozza dentro di me: “Vedi a che ti sei ridotta: cattive opinioni, visi beffardi e costernati, gente che ti trova antipatica, e tutto perché non hai dato ascolto ai buoni consigli della tua buona metà”. Ahimè, vorrei ben ascoltarla, ma non va; se sto tranquilla e seria, tutti pensano che è una commedia, e allora bisogna pur che mi salvi con uno scherzetto; per tacere della mia famiglia che subito pensa che io sia ammalata, mi fa ingoiare pillole per il mal di testa e tavolette per i nervi, mi tasta il collo e la fronte per sentire se ho la febbre, si informa delle mie evacuazioni e critica il mio cattivo umore.

Non lo sopporto; quando si occupano di me in questo modo, divento prima impertinente, poi triste e infine rovescio un’altra volta il mio cuore, volgendo in fuori il lato cattivo, in dentro il lato buono, e cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… non ci fossero altri uomini al mondo.

La tua Anna M. Frank

31 luglio, 2021

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Primo Levi nasce il 31 luglio 1919

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Primo Levi nasce il 31 luglio 1919:   31 luglio 1919 | nasce a Torino Primo Levi. È stato uno scrittore e chimico ebreo italiano. Dal 26 febbraio 1944 prigioniero del campo naz...


31 luglio 1919 | nasce a Torino Primo Levi. È stato uno scrittore e chimico ebreo italiano. Dal 26 febbraio 1944 prigioniero del campo nazista tedesco di Auschwitz n. 174517. Nel settembre 1947 ha pubblicato il suo libro ′′ Se questo è un uomo ". È morto nel 1987.

′′ Sono costantemente stupito dalla disumanità dell'uomo verso l'uomo."
Queste parole di Primo Levi sono ancora molto importanti. A 76 anni dalla liberazione di Auschwitz abbiamo ancora bisogno di questo avvertimento per riflettere sulla nostra responsabilità morale nei confronti del mondo in cui viviamo.
---
′′ Se questo è un uomo ′′
Tu che vivi sicuro
Nelle tue case calde;
Tu che di sera trovi il rientro
Cibo caldo e facce amichevoli:
Considera se questo è un uomo
Chi lavora nel fango
Chi non conosce pace
Chi combatte per un po ' di pane
Chi muore per un sì e per un no
Considera se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza abbastanza forza per ricordare
Occhi vacanti e grembo freddo
Come una rana d'inverno:
Riflettete sul fatto che questo è accaduto:
Queste parole che ti raccomando:
Iscriviti sul tuo cuore
Quando si sta a casa e si esce,
Vado a letto e mi alzo;
Ripetili ai tuoi figli:
O che la tua casa cada giù,
La malattia sbarra la tua strada,
I tuoi cari si allontanano da te

Pensiero del 31 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 14,1-12

Il giusto perseguitato.

Il racconto della morte del Battista è in continuità con le parole di Gesù raccolte nella pericope di Matteo precedente a questa: “un profeta non è disprezzato se non nella sua patria”. Sebbene parli con parole autorevoli e compia gesti potenti (cfr. Mt 13,54.58; 14,2), Gesù è il profeta contestato e la sua sorte viene prefigurata da quella del Battista.

Il motivo dell’arresto e dell’uccisione del Battista è ricordato nei versetti 3 e 4: un profeta non può essere catturato se non per il disturbo che arrecano le sue parole o i suoi gesti. Elia era perseguitato da Acab e da Gezabele (1Re 19-21) perché aveva loro rimproverato l’uccisione di un innocente cittadino di Samaria e si erano appropriati del suo podere. Erode aveva sottratto la moglie a suo fratello e aveva ripudiato la propria. Un doppio delitto davanti al quale Giovanni non ha taciuto. Il «non ti è lecito!» dà un’impostazione concreta alla sua predicazione. Se l’annuncio non viene applicato ai fatti, tradotto nelle situazioni concrete, rimane un grido inutile. Se il Battista e Gesù si fossero accontentati di puntare il dito contro il male e non contro i malfattori, non sarebbero finiti in prigione e al patibolo. In effetti, la Parola di Dio non lascia mai le cose come sono, chiede a tutti un cambiamento nella propria vita, nei propri atteggiamenti, nei pensieri del proprio cuore. Erode, colpito dalla chiarezza della parola del profeta che lo rimproverava per la sua cattiva condotta, lo fece imprigionare per non sentire più la sua voce. E poi, su richiesta di Erodiade, lo fece uccidere. In effetti, basta davvero poco per eliminare la Parola di Dio, per allontanare il Vangelo dalla nostra vita. La morte del Battista era come un preavviso per Gesù su quello che gli sarebbe accaduto se avesse continuato sulla via della profezia. Ma Gesù non si fermò, anche se questo lo avrebbe portato sino alla croce. E’ la via della testimonianza sino alla fine. I molti martiri del Novecento sono un esempio di testimonianza evangelica che dobbiamo custodire con cura e con ammirazione.

31 luglio

Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 66)
Rit: Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,10)


30 luglio, 2021

Auschwitz: intervista di Telereggio a monsignor Camisasca


Intervista di Susanna Ferrari (Telereggio) al vescovo Massimo Camisasca in visita ad Auschwitz durante la Gmg di Cracovia.

Pensiero del 30 Luglio 2021

Si, Gesù è il figlio del falegname, ma è Figlio di DIO. I suoi concittadini, non seppero andare oltre il visibile. La fede, vede l'Invisibile.

Meditazione sul Vangelo di Mt 13,54-58

Il profeta e la sua patria.
Il racconto dell’arrivo e dell’insegnamento di Gesù a Nazareth è seguito da cinque domande incredule dei nazaretani. Essi chiedono da dove ha origine Gesù. La gente resta strabiliata dal suo insegnamento. Forse gli abitanti di Nazareth sono venuti nella sinagoga più per “curiosare” o per “studiare” il loro concittadino, ormai diventato “celebre”, che per ascoltare con fede la sua parola.

Gesù torna in “patria”, nel suo villaggio d’origine. Lo ammirano tutti, ma non lasciano che la sua parola giunga sino al loro cuore. È ben conosciuto, sanno chi è, e per questo si chiedono come può avere autorità su di loro. Gli abitanti di Nazareth non vedono in lui il Figlio di Dio, colui che può salvarli. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Costoro pensano di non aver più bisogno di ascoltare il Vangelo, e tanto meno di dover cambiare la propria vita. È anche la tentazione di molti cristiani: sentirsi già, quasi per diritto di nascita, “concittadini” di Gesù. E così i credenti diventano come quegli abitanti di Nazareth. Perciò anche oggi Gesù può ancora ripetere amaramente: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E triste è la conclusione dell’evangelista Matteo: «Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità». Matteo non dice: “Gesù non volle”, ma: “non fece miracoli perché non c’era fede”. Senza la fede, anche Dio è come bloccato. È da notare che il brano odierno è quello che chiude il capitolo 13 del Vangelo di Matteo, caratterizzato dal susseguirsi delle parabole sul regno. In qualche modo, laddove l’uomo chiude le porte del suo cuore al Signore, per indifferenza o per ostilità o per superbia, non solo non c’è modo che si compiano i prodigi e le guarigioni, ma nemmeno le parabole trovano efficacia. E ritorna allora in tutta la sua importanza il significato della parabola che aveva dato avvio al capitolo: perché possa dar frutto, il seme della Parola deve cadere sulla “terra buona”.

30 Luglio

Esultate in Dio, nostra forza

La parola del Signore rimane in eterno: «E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato».

(1 Pietro 1, 25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 80)
Rit: Esultate in Dio, nostra forza.

Intonate il canto e suonate il tamburello,
la cetra melodiosa con l’arpa.
Suonate il corno nel novilunio,
nel plenilunio, nostro giorno di festa.

Questo è un decreto per Israele,
un giudizio del Dio di Giacobbe,
una testimonianza data a Giuseppe,
quando usciva dal paese d’Egitto.

Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto.

La parola del Signore rimane in eterno: «E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato».

(1 Pietro 1, 25)


29 luglio, 2021

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fri...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fri...:   Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fritzch ha probabilmente selezionato 10 ostaggi tra i prigionieri del Blocco 14 per vendica...



Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fritzch ha probabilmente selezionato 10 ostaggi tra i prigionieri del Blocco 14 per vendicarsi della fuga di un prigioniero Zygmunt Pilawski. Li ha condannati a morte per fame nel bunker del Blocco 11.

Durante la selezione, un prigioniero polacco che era un monaco francescano e missionario, Maksymiliano Kolbe (no. 16670), uscì fuori dal collegamento e chiese al comandante del campo di prenderlo invece di un disperato prigioniero selezionato Franciszek Gajowniczek (np. 5659). Dopo una breve disputa con Padre Kolbe, Fritzch ha acconsentito alla sostituzione, soprattutto quando ha scoperto che Kolbe è un prete cattolico. I 10 prigionieri selezionati sono stati portati al Blocco 11. Nel Registro Bunker l'ammissione di questi è nota senza elencare nomi, numeri, giorno di ammissione o giorno di morte.
Maksymiliano Kolbe fu ucciso con l'iniezione velenosa il 14 agosto 1941. Fu canonizzato dal Papa Giovanni Paolo II nell'ottobre 1982.
Franciszek Gajowniczek sopravvisse al campo e morì nel 1995.
Zbigniew Pilawski è stato catturato e nuovamente incarcerato ad Auschwitz. Gli fu sparato il 31 luglio 1942.




San Lazzaro di Betania

San Lazzaro di Betania

autore Juan de Flandes anno 1510 titolo Resurrezione di Lazzaro


 Nome: San Lazzaro di Betania

Titolo: Fratello di Marta e Maria
Nascita: I secolo circa, Giudea
Morte: I secolo circa, Marsiglia
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione




Lazzaro, fratello di Marta e di Maria, che diede ospitalità a Gesù, era di stirpe regale. Suo padre fu governatore della Siria e delle città poste sulle rive del Mediterraneo. Quando Gesù passava facendo del bene e curando ogni malattia, Lazzaro si era ritirato a Betania con le sue sorelle e qui fu preso da una grave malattia. Le sorelle, sapendo che Gesù era vicino, mandarono a dirgli che Lazzaro era ammalato. Ma Gesù rispose: « Questa non è infermità da morirne, ma è a gloria di Dio, affinché per essa il Figlio di Dio sia glorificato ». Siccome Gesù voleva bene a Marta, a Maria sua sorella ed a Lazzaro, quand'ebbe udito che questi era infermo, si recò in Giudea, ma dovette trattenersi ancora due giorni in quel luogo.

Quindi andò a Betania. Marta, sentendo che Gesù veniva, gli andò incontro; mentre Maria stava seduta in casa. E Marta disse a Gesù: « Signore, se tu eri qui, mio fratello non sarebbe morto ». Gli andò incontro pure Maria, la quale si gettò ai piedi di Gesù e gli disse: « Signore, se tu fossi stato qui, non sarebbe morto mio fratello ».

Gesù disse: « Dove l'avete posto? ». Gli risposero: « Vieni e vedi ». Allora Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, giunse al sepolcro... e disse: « Togliete la pietra ». Gli disse Marta, la sorella del morto: « Signore, già puzza, perchè è di quattro giorni ». E Gesù a lei: « Non t'ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio? ». Levarono dunque la pietra. E Gesù dopo aver ringraziato il Padre, a gran voce gridò: « Lazzaro, vieni fuori ». E Lazzaro usci dal sepolcro. A causa di questo fatto molti credettero in Gesù.

Lazzaro poi assistette alla dolorosa passione di Gesù, e dopo l'Ascensione del Signore, quando i discepoli si dispersero, con le sorelle Marta e Maria ed un certo Massimo fu imbarcato su una nave senza vele, senza timone e senza remi : guidati però dal Signore giunsero a Marsiglia. Qui Lazzaro convertì e battezzò molti pagani e resse, quale vescovo, la chiesa di quella città. Morì in età molto avanzata ricco di meriti e di virtù.

PRATICA. - Accresciamo la nostra speranza nel Paradiso, nostra vera ed eterna patria.

PREGHIERA. - Sii propizio, o Signore, alle nostre suppliche, e per intercessione del tuo beato Lazzaro, usaci perpetua misericordia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Lazzaro, fratello di santa Marta, che il Signore pianse morto e risuscitò, e di Maria, sua sorella, che, mentre Marta era indaffarata nei suoi molteplici servizi, seduta ai piedi del Signore ascoltava la sua parola.




Santi Luigi Martin e Zelia Guérin

 Santi Luigi Martin e Zelia Guérin




Nome: Santi Luigi Martin e Zelia Guérin

Titolo: Genitori di S. Teresa di Gesù Bambino
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione




Entrambi figli di militari Luigi Martin nacque nel 1823 e Zelia Guérin nel 1831, vengono educati in un ambiente disciplinato, severo e molto rigoroso. Tutti e due ricevono un'educazione di impronta religiosa: Luigi presso i Fratelli delle scuole cristiane e Zelia dalle suore dell'adorazione perpetua. Al termine degli studi, nel momento di scegliere il suo futuro, Luigi si orienta verso l'apprendimento del mestiere di orologiaio. Zelia, invece, inizialmente aiuta la madre nella gestione del locale di famiglia. Poi si specializza nel "punto d'Alençon" presso la scuola di merletto. Nel giro di qualche anno, i suoi sforzi sono premiati aprendo una modesta azienda per la produzione del merletto.

Per tre anni Luigi soggiorna a Parigi, ospite di parenti, per perfezionare la sua formazione di orologiaio. In quel periodo è sottoposto a molte sollecitazioni da parte dell'ambiente parigino percorso da spinte rivoluzionarie. Insoddisfatto del clima che si respira nella capitale, si trasferisce ad Alençon, dove intraprende la sua attività, conducendo fino all'età di trentadue anni uno stile di vita quasi ascetico.

Zelia, intanto, con gli introiti della sua azienda, mantiene tutta la famiglia vendendo merletti all'alta società parigina. L'incontro tra i due avviene nel 1858 sul ponte di san Leonardo di Alençon. Alla vista di Luigi, Zelia avverte distintamente che quello sarà l'uomo della sua vita.

Dopo pochi mesi di fidanzamento si sposano. Conducono una vita coniugale all'insegna del Vangelo, scandita dalla messa quotidiana, dalla preghiera personale e comunitaria, dalla confessione frequente, dalla partecipazione alla vita parrocchiale. Dalla loro unione nascono nove figli, quattro dei quali muoiono prematuramente. Tra le cinque figlie che sopravvivono, Teresa, la futura santa, nata nel 1873. I ricordi della carmelitana sui suoi genitori sono una fonte preziosa per comprendere la loro santità. I Martin educano le loro figlie a divenire non solo buone cristiane ma anche oneste cittadine. A 45 anni Zelia riceve la terribile notizia di avere un tumore al seno. Vive la malattia con ferma speranza cristiana fino alla morte avvenuta nell'agosto 1877.

A 54 anni Luigi si trova da solo a portare avanti la famiglia. La primogenita ha 17 anni, l'ultima, Teresa, appena quattro e mezzo. Si trasferisce allora a Lisieux, dove risiede il fratello di Zelia. In questo modo, le figlie ricevono le cure della loro zia Celina. Tra il 1882 e il 1887 Luigi accompagna tre delle sue figlie al Carmelo. Il sacrificio più grande per lui sarà di allontanarsi da Teresa che entra tra le carmelitane a soli 15 anni. Luigi viene colpito da una malattia invalidante che lo conduce alla perdita delle facoltà mentali. Viene internato nel sanatorio di Caen. Muore nel luglio 1894.

Santa Maria di Betania

 Santa Maria di Betania


Nome: Santa Maria di Betania
Titolo: Sorella di Lazzaro e Marta
Nascita: I secolo , Betania
Morte: I secolo, Betania
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione




Maria sorella di Marta e Lazzaro secondo il Vangelo di Giovanni, unse i piedi di Gesù e li asciugò con i capelli in una casa a Betania. Ora anche Luca descrive un'unzione (Le 7, 36-50) non dice il nome della donna, ma afferma che è una peccatrice e che cosparge i piedi del Maestro di olio asciugandoli poi con i capelli, mentre il Signore sta cenando con un certo Simone. Sia Marco che Matteo la citano, affermando che era presente a Betania, nella casa di Simone, come Luca, ma non dicono il nome della donna (Mt 26, 6-13; Mc 14, 3-9). Maria di Betania sedeva ascoltando il Signore, che era amata da lui, e che mostrava di ricambiare il suo amore ungendogli i piedi e asciugandoli con i capelli. Secondo il racconto occidentale, si recò in Provenza con Marta e Lazzaro; secondo le tradizioni orientali, andò con loro a Cipro. Come si è visto, in Gv 11, 1-44 vi è un racconto completo della risurrezione di Lazzaro da parte di Gesù.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Lazzaro, fratello di santa Marta, che il Signore pianse morto e risuscitò, e di Maria, sua sorella, che, mentre Marta era indaffarata nei suoi molteplici servizi, seduta ai piedi del Signore ascoltava la sua parola.

Santa Marta di Betania

 Santa Marta di Betania




Nome: Marta di Betania
Titolo: Vergine
Nascita: I Secolo, Israele
Morte: 29 luglio 84, Marsiglia, Francia
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:VarisellaTalana




Era sorella di Lazzaro e di Maria. Era questa una famiglia molto distinta e caritatevole che Gesù molto amava e sovente onorava con la sua presenza.

A Marta era affidata la cura delle faccende domestiche. Ella mostrava ogni impegno per servire bene Gesù, e S. Luca narra che una volta, vedendo che la sorella Maria non l'aiutava nelle sue faccende, si lamentò dolcemente col Maestro Divino dicendo:

« Signore, non t'importa che la mia sorella mi lasci sola a servire? ». Ma Gesù, pur non biasimando la sua sollecitudine, le disse: « Marta, Marta, tu ti affanni e t'inquieti di troppe cose. Una sola cosa è necessaria ».

Cristo nella casa di Marta e Maria
autore Alessandro Allori anno 1605 titolo Cristo nella casa di Marta e Maria


Alla morte del fratello Lazzaro le due sorelle rimasero molto contristate e non c'era chi potesse consolarle nel loro dolore. Fosse almeno stato presente Gesù! Egli, avvisato, non era ancora ritornato. Ma quattro giorni dopo, ecco arrivare il Maestro. « Marta, narra l'evangelista S. Giovanni, appena seppe della venuta di Gesù, gli andò incontro, mentre Maria se ne stava in casa a piangere. Disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche ora so che tutto quello che domanderai a Dio, te lo concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Rispose Marta: Lo so che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno. E Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto vivrà e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? Ella rispose: Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo ».

Gesù, per rinfrancare la fede di Marta e di Maria e per mostrare ai Giudei ch'egli era veramente padrone della vita e della morte, giunto al sepolcro, disse ai circostanti: « Togliete la pietra ». E a Marta che gli osservava: « Signore, già puzza, perchè da quattro giorni è lì ». Gesù rispose: « Non ti ho detto che se credi. vedrai la gloria di Dio? ». Gesù richiamò in vita Lazzaro, e « molti Giudei, conchiude l'Evangelista, venuti da Maria e da Marta, avendo visto quanto aveva fatto Gesù, credettero in Lui ». Non si può certo descrivere la gioia delle due sorelle nel riavere vivo il loro amato fratello che tanto avevano pianto. Esse per tutta la vita serbarono al Redentore la più viva gratitudine.

Molto probabilmente Marta fu presente al Calvario con sua sorella Maria, e con lei vide il Salvatore risorto. Dopo l'Ascensione di Gesù al cielo, Marta, con la sorella Maria ed il fratello Lazzaro, fu dai Giudei gettata in mare, perchè venisse sommersa dalle onde; ma la nave miracolosamente protetta e guidata giunse incolume nel golfo di Marsiglia. In questa città S. Marta fondò una comunità di vergini che governò santamente, finchè ricca di meriti, il 29 luglio dell'84, passò al gaudio sempiterno. Le sue reliquie si venerano a Tarascona, sul Rodano.

Marta fu anche nota per aver sconfitto un drago, la Tarasca, che aveva terrorizzato gli abitanti di Tarascona. Metà bestia e metà pesce, il mostro era intento a divorare un uomo, quando fu annientato da Marta, armata di aspersorio e acquasantiera.

PRATICA. Il rimprovero del Maestro fatto a Marta ci porti ad attendere con maggior cura alle cose spirituali.

PREGHIERA. Esaudiscici, Dio nostro Salvatore, affinché, come ci rallegriamo della festa della tua beata vergine Marta, così veniamo ammaestrati nella vera devozione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Marta, che a Betania vicino a Gerusalemme accolse nella sua casa il Signore Gesù e, alla morte del fratello, professò: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».


Pensiero del 29 luglio 2021

Meditazione sul Vangelo di Gv 11,19-27

Veri discepoli del Maestro.

Oggi ricorre la memoria di santa Marta. La liturgia ci offre la scelta tra due brani in cui essa compare accanto a Gesù, insieme alla sorella Maria. Mediteremo sul brano tratto dal Vangelo di Luca: si tratta dell’episodio della visita che Gesù fa alle due sorelle, Marta e Maria, che accolsero Gesù nella loro casa. Maria, seduta ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Marta, invece, era tutta intenta a preparare il necessario per l’ospite. Troviamo qui un altro importante insegnamento di Gesù, fondamentale per il nostro essere autentici cristiani, veri suoi discepoli.

Gesù fu accolto con gioia nella casa di Marta e tuttavia Marta «era tutta presa dai molti servizi». Certamente, lei si preoccupava di preparare una dignitosa accoglienza per il Maestro venuto da Nazareth. Troppe sono però le cose a cui Marta vuol pensare e finisce così per essere attenta a tutto fuorché alla parola di Gesù. È come se fosse persuasa di dover essere lei a dare qualcosa di importante a Gesù, al punto di non rendersi conto che il Signore è entrato in casa sua perché é lui che ha qualcosa di importante da dire a lei e a Maria. Proprio come succede ai nostri giorni, quando un amico viene a farci visita, e noi siamo più attenti al caffè da preparare che alla sua persona e a quel che ha da dirci. Non è però soltanto nella sfera privata che succedono tali cose. Pensiamo alla nostra società moderna: oggi si moltiplicano gli ospizi e gli ospedali, ma diminuiscono sempre più le case capaci di autentica ospitalità; si moltiplicano le istituzioni che provvedono ad ogni forma di malattia e di solitudine, ma diminuisce la probabilità di trovare fratelli davvero disposti ad ascoltare chi è emarginato. Eppure proprio in questo consiste l’ospitalità vera: non basta, infatti, che il bisognoso sia semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera; occorre che egli sia anche ascoltato, e così sia reso prossimo e familiare. Appunto: alla fine «una sola è la cosa di cui c’è bisogno». E dunque riscopriamo oggi questa unica cosa necessaria. Forse noi non siamo capaci di soddisfare pienamente i bisogni degli altri. Anzi, talvolta, forse senza volerlo, siamo per gli altri causa di sofferenza. Eppure c’è una cosa che possiamo fare da subito: metterci in ascolto di chi ci sta accanto, con disponibilità e rispetto; ascoltare chi ha bisogno di compagnia, senza subito sommergerlo con i nostri discorsi. In fondo proprio questa è la sola cosa di cui c’è bisogno: il resto poi verrà di conseguenza.

29 luglio 

Gustate e vedete com’è buono il Signore

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)


28 luglio, 2021

Pensiero del 28 Luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 13,44-46

Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito.

Quasi per stemperare la paura provocata in alcuni uditori dall’immagine di un giudizio inappellabile che può concludersi con l’eterna condanna, Gesù propone due parabole che incentivano la gioia. Nella prima si narra d’un bracciante agricolo che, mentre sta lavorando, dissotterra “per caso” un tesoro, poi saggiamente (o astutamente) per divenirne legittimo proprietario, «vende tutto e compra quel campo [tesoro incluso] ». L’altra parabola riguarda un mercante di preziosi che dopo anni di perseverante ricerca, trova, finalmente, una perla d’inestimabile valore; perciò, «vende tutti i suoi averi e la compra» ed anche per lui inizia una vita completamente nuova.

Dobbiamo a due Apostoli, Pietro e Paolo, la più bella attualizzazione di queste due parabole. Ricordiamo anzitutto l’episodio che riguarda Pietro: quando “il giovane ricco” non ebbe il coraggio di «vendere i suoi beni” per seguire Gesù, il Maestro commentò con amarezza l’episodio. Pietro, allora, anche a nome degli altri discepoli, pose a Gesù una domanda che riecheggia le parole della parabola: «Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?» Gesù dà una risposta che riguarda Pietro in quanto Apostolo, poi aggiunge per tutti i discepoli: «Chiunque lasci tutto per causa mia, riceverà il centuplo e la vita eterna». Ecco “la perla preziosa” che è data come premio a chi persevera nella sequela di Cristo. Così è successo a Pietro, ad Antonio abate, a Benedetto da Norcia, a Francesco d’Assisi, che hanno cercato il meglio e l’hanno trovato in una vita tutta dedicata al Signore. Possiamo, invece paragonare l’apostolo Paolo al bracciante agricolo che “per caso” s’imbatte in un tesoro. Quand’egli era ancora «fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore», venne bloccato da Gesù sulla via di Damasco, e da persecutore si “convertì” nel più fervente degli apostoli. Lo stesso Paolo, dopo alcuni anni, riandando col ricordo all’incontro di Damasco, scrisse: «Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo». Gesù, dunque è “il tesoro nascosto”, trovato “per grazia”, per cui vale la pena di lasciare tutto. Dopo Paolo, Agostino, Ignazio di Loyola, Camillo de Lellis e tanti convertiti hanno fatto lo stesso. Seguiamo dunque gli esempi dei grandi Santi, ed anche noi, mostriamo nella vita d’ogni giorno di credere davvero che Gesù è il nostro unico bene.

28 Luglio

Tu sei santo, Signore, nostro Dio

Vi ho chiamato amici, dice il Signore, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

(Giovanni 15,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 98)
Rit: Tu sei santo, Signore, nostro Dio.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuèle tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.

Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.

Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!

Vi ho chiamato amici, dice il Signore, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

(Giovanni 15,15)