✝
SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B.
V. M.
GIUDICE ROSARIO
ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE
ANCHE DELLA FEDE_Beato
Caro
Rosario Angelo,
oggi,
si rievoca il sacrificio di Gesù, ed
il sacrificio di tutti gli Uomini di buona volontà.
Barbara
Versetto
del Giorno
Poiché
egli conosce la mia condotta, se mi prova al crogiuolo, come oro puro
io ne esco.
Alle sue orme si è attaccato il mio piede, al suo
cammino mi sono attenuto e non ho deviato.
Giobbe
23:10-11
Solennità
del CORPUS DOMINI
Domenica - 10.a Tempo Ordinario – SOLENNITÁ DEL SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO
Meditazione sul Vangelo di Gv 6,51-58
Colui che mangia vivrà per me.
La
prima lettura, tratta dal Libro del Deuteronomio, invita il popolo che sta per entrare nella terra promessa a non dimenticare l’esperienza vissuta nei quarant’anni di deserto, in cui ha sperimentato la fame, la fatica, il limite, ma anche l’amore provvidente di Dio. Paolo, nella seconda lettura, ricorda che la partecipazione allo stesso pane ci rende un solo corpo. Infine, nel Vangelo, Gesù si presenta come il pane vivo, l’unico alimento capace di dare la vita.
Il brano evangelico di oggi riporta l’ultima parte del discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao incentrato sulla realtà del “pane di vita”. In essa si passa dalla necessità di credere a quella di “mangiare e bere” e il pane disceso dal cielo è identificato con la “carne e il sangue”, cioè con la persona di Gesù che si dona per la vita del mondo. In cosa consiste la “vita eterna” che la carne e il sangue sono capaci di dare lo si comprende confrontando le parole «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna», con quelle successive «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in e Io in lui. Avere la “vita eterna” significa che noi “rimaniamo” nel Figlio e lui in noi. Questo “rimanere” rispecchia la vita trinitaria in cui il Padre, il Figlio e lo Spirito vivono “per l’altro”. Le parole di Gesù ci invitano a riflettere sul modo in cui la partecipazione all’Eucaristia modella la nostra vita. “Mangiare la carne” e “bere il sangue” significa accogliere il dono che Gesù fa della sua vita, riconoscere che quella vita “piena e abbondante” che ognuno di noi desidera e cerca non si trova come risultato finale dei nostri sforzi e del nostro impegno, ma possiamo solo accoglierla, perché ci viene donata. Una volta uscito dalla chiesa, questa vita che ho accolto chiede di potersi concretizzare in una esistenza quotidiana vissuta “per Lui”. Ma come fare questo? Il tema del “rimanere in Lui” riappare nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 15 attraverso l’immagine della vite e dei tralci. Questa volta, il “rimanere” è legato alla sua Parola e all’osservanza dei suoi comandamenti. Nel versetto 12, Gesù specifica: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». Se, dunque, ricevendo l’Eucaristia sono inserito all’interno della dinamica trinitaria in cui Padre e Figlio vivono l’uno per l’altro, il mio quotidiano diventa il luogo in cui posso vivere “per Lui” amando l’altro di quello stesso amore di cui faccio esperienza mangiando la carne del Figlio, donata per la vita del mondo.
Oggi festeggiamo il sacramento dell’Eucaristia che il Signore ci ha lasciato come segno della sua presenza, della sua realtà corporale, del suo sacrificio sulla croce e della vita eterna di cui ci ha reso partecipi. Gesù ce ne parla in termini di corpo e di cibo. La realtà del dono del Padre alla nostra umanità si esprime, dall’inizio alla fine, sotto forma di corpo. Si tratta dapprima della realtà carnale del corpo fatto di carne e sangue, che soffre e muore sulla croce. È questo corpo ferito che risorge e che Gesù dà da vedere e da toccare agli apostoli. Ma Gesù non si ferma qui. Suo corpo è anche la Chiesa (Col 1,18), corpo mistico di cui Cristo è la testa. Ed è infine questo corpo sacramentale che nutre coloro che lo mangiano: “Prendete e mangiate: questo è il mio corpo!” (Mt 26,26).
Già i primi cristiani paragonarono il corpo spezzato di Cristo al grano, macinato in farina per diventare pane, dopo essere stato mischiato all’acqua della vita e passato nel fuoco dello Spirito.
Questo pane spirituale, fatto dal grano del campo che è Gesù (Gv 15,1), divenendo, come il vino dell’Eucaristia, nostro cibo, nutre in noi la vita divina, che è vita eterna. E Gesù, ancora una volta, afferma: “Io sono”. Qui dice: “Io sono il pane”. Gesù costituisce il solo nutrimento che possa dare la vita divina. Chi non mangia di questo pane non avrà la vita in lui (Gv 6,53). Ecco perché noi celebriamo oggi la realtà umana e divina del Verbo fatto carne e anche quella del corpo risorto; ed ecco perché ci dà davvero quanto promesso. Attraverso lui, siamo concretamente in comunione con il nostro Dio. Bisogna essere presenti alla sua presenza reale.
Domenica 11 Giugno
CORPO E SANGUE DI CRISTO (s) (anno A)
S. BARNABA AP. (m); S. Paola Frassinetti; B. Maria Schininà
Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58
Loda il Signore, Gerusalemme
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
(Giovanni 6,51)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 147)
Rit: Loda il Signore, Gerusalemme.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
«La sua parola corre veloce».
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti ed i suoi giudizi ad Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
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