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11 luglio, 2023

✝ Pensiero del 11 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, TU, eri un po’, come SAN BENEDETTO, ORAT ET LABRAT !

Barbara


Versetto del Giorno

Non invidiare l'uomo violento e non imitare affatto la sua condotta, perché il Signore ha in abominio il malvagio, mentre la sua amicizia è per i giusti.

Proverbi 3:31-32


Memoria

La chiesa, oggi, fa memoria di SAN BENEDTTO DA NORCIA

Il suo vero transito celeste, fu il 21 marzo, venne, spostato all’ 11 luglio, per rispettare, il Tempo Quaresimale e Pasquale, che avviene tra marzo ed aprile.


 Alle 15 dell’11 luglio il recupero. Sarà Spartaco Stacchini, 37 anni all’epoca, a separare il corpo di Alfredino dalla terra indurita dall’azoto liquido. «Quando arrivò in superficie - sottolineò Stacchini nelle cronache dell’epoca - era ridotto a un blocco di ghiaccio, fu un momento molto emozionante».



Martedì – 14.a Tempo Ordinario FESTA DI SAN BENEDETTO PATRONO D’EUROPA
Meditazione del Vangelo di Mt 19,27-29
Ricerca della saggezza e glorificazione di Dio.
I santi sono come dei compagni di viaggio che la misericordia di Dio pone accanto all’umanità in cammino verso la patria eterna, quali luci che illuminano il sentiero indicando quello cui non si deve assolutamente rinunciare. Benedetto di Norcia è uno di loro, un dono di Dio cui, credenti e non, rimangono ancor oggi debitori. Egli, infatti, indica la ricerca della sapienza e il portare frutto come segni distintivi della vita cristiana, e perciò esperienze autenticamente comunitarie perché aperte a tutti. Esperienze valide e significative anche dal punto vista puramente umano, perché la ricerca della sapienza è l’anima e il fondamento di ogni processo educativo. Il portare frutto è il modo migliore per vivere attivamente i propri diritti in quanto persona umana e in quanto costruttrice di una cittadinanza veramente responsabile, in grado di dialogare all’interno del complesso mondo postmoderno. Nel nostro specifico cristiano, una Chiesa priva della ricerca della sapienza, o paga di se stessa e dei suoi frutti perché convinta di aver già dato tutto il possibile, sarebbe ben strana per Benedetto. E lo sarebbe perché lontana dalle vie che la Scrittura le prescrive al fine di diventare il segno e lo strumento della benedizione con cui la Trinità avvolge la storia e le persone. Richiamando tali vie, Benedetto lancia un messaggio chiaro: “Chiesa, sii ciò che la grazia di Dio ha fatto di te, e diventarlo, per amore di coloro cui sempre sei inviata per servire e non per essere servita”. Ma soprattutto, con la sua esperienza di cristiano all’interno di un’Europa allora sconvolta dalle continue guerre, Benedetto richiama il fatto che la ricerca della sapienza e il portare frutto hanno senso e valore lì dove si sperimentano le linee di frattura che dividono l’umanità e trasformano la ricerca della sapienza in ideologia, e il portare frutto in esclusione dell’altro.
Noi potremmo facilmente tenere il Vangelo a distanza pensando: “Sono i discepoli ad essere coinvolti, o, tutt’al più, i santi come Benedetto, che Dio ha chiamato a realizzare una grande opera”. Ma il Vangelo non è solo un libro di storia. Non si accontenta di raccontare gli avvenimenti. Gli apostoli, i santi e i missionari rimandano a me. Guardate Pietro che ha accompagnato Gesù e gli altri discepoli che hanno abbandonato tutto; o guardate Benedetto che, giovane studente, rifiuta la vita brillante di Roma per ritirarsi nella solitudine! Tutti sono implicati nella storia. Noi saremmo semplici spettatori? Il Vangelo non ci riguarderebbe?
Eppure il Vangelo parla dell’avvento di un nuovo regno, del segreto inaudito che fa sì che Dio permetta che nasca un regno senza fine. Ciò significa dunque che Dio ha delle aspettative su di noi. È il dramma dell’amore. E la mia storia con Dio. La storia del regno dei cieli è già cominciata. Bisogna continuare a raccontare la storia come storia di Dio e del suo mondo. In questo Vangelo, è la sua storia che Gesù racconta quando dice: “Nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria...” (Mt 19,28).
Per Gesù, ciò vuol dire amore fino alla croce.
Egli sa: “Mio padre mi manda nel mondo per amore e dice: Tu genererai un popolo nuovo. La tua missione è di diffondere l’amore nel mondo intero”. Dio vuole che il suo amore si riversi nel mondo. Si tratta del dramma dell’amore. Noi possiamo parteciparvi lasciando che Dio ci mostri il nostro posto. Poiché egli si indirizza a noi, personalmente. Quante volte abbiamo rifiutato questo invito: eppure la redenzione ha luogo qui e ora, oggi. Non è in teoria, ma nell’istante stesso che Gesù ama, agisce e parla. Ciò che importa è che io alzi gli occhi per vedere cosa accade. A cosa serve, se qualcuno mi perdona in teoria ma non nel suo cuore, né ora? La pratica di Gesù ci mostra una cosa: egli è andato incontro a tutti. Il suo invito valeva per tutti. Non debbo, dunque avere paura. Non sono tenuto a diventare prima un uomo a posto, posso venire quale sono. E, per una comunità, ciò significa semplicemente poter esistere anche con le proprie debolezze.

Martedì 11 Luglio 

S. Benedetto patr. Europa (f); S. Pio I; S. Leonzio; S. Olga 

14.a del Tempo Ordinario

Pr 2,1-9; Sal 33; Mt 19,27-29

Gustate e vedete come è buono il Signore


Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,3)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
«I poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: «Mi ha risposto

e da ogni mia paura mi ha liberato».


Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
«Nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene».

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,3)







09 luglio, 2023

Memoria della LAUREA ROSARIO ANGELO LIVATINO

 



Memoria


🎓Il 9 luglio del 1975 Rosario Angelo Livatino si laureò brillantemente in giurisprudenza a soli 22 anni con il massimo dei voti.

TESI DI LAUREA discussa FEDE e DIRITTO



✝ Pensiero del 09 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi, si fa MEMORIA, della TUA LAUREA. Auguri di cuore, VITA MIA DOLCISSIMA. TI AMO!

Barbara


Versetto del Giorno

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Genesi 1:1-2



Memoria


🎓Il 9 luglio del 1975 Rosario Angelo Livatino si laureò brillantemente in giurisprudenza a soli 22 anni con il massimo dei voti.

TESI DI LAUREA discussa FEDE e DIRITTO





08 luglio, 2023

Memoria Nel 1902 in questo giorno, si svolsero i funerali di Maria Goretti, nella parrocchia di Santa Barbara, parrocchia, adiacente all’ospedale.

  


Memoria


Nel 1902 in questo giorno, si svolsero i funerali di Maria Goretti, nella parrocchiadi Santa Barbara, parrocchia, adiacente all’ospedale.


Ma il ricovero che lasciò un’eco perenne fu quello della sera del 5 luglio 1902, quando dalla vicina tenuta delle Ferriere giunse in Ospedale il corpicino straziato di Santa Maria Goretti. La giovinetta, per difendere la sua innocenza, era stata selvaggiamente trafitta 14 volte con un lungo punteruolo di 27 centimetri. Consapevole della gravità della situazione, il dottor Bartoli prima dell’intervento aveva fatto chiamare il cappellano fra Martino Guijarro, perché la confessasse. L’intervento durò oltre un’ora, ma la piccola martire morì all’indomani per complicazioni infettive, impossibili a dominare in quell’epoca in cui non esistevano ancora gli antibiotici. Subito dopo l’intervento la ricoverarono in un villinetto al margine della proprietà, riservato alle donne fu lì che fra Guijarro seguì l’agonia della piccola Marietta e notò la devozione mariana della giovinetta e di come mantenesse fisso lo sguardo su un’immagine della Madonna che adornava la parete della stanza e pensò allora di proporle di iscriversi tra le figlie di Maria, la giovinetta accettò con entusiasmo e baciò con devozione la medaglietta che Fra Guijarro le mise al collo. Passò a confortarla anche Don Signori e la esortò a perdonare il suo aggressore, cosa che fece anche Fra Guijarro. La fine appariva imminente e prima di somministrarle come Viatico la Santa Comunione, le chiese ancora se perdonavo il feritore. Senza esitazione ella replicò che per amor di Gesù lo perdonava, anzi desiderava anche per lui il Paradiso. Fu quel perdono il tocco finale della santità della fanciulla, tanto che la stanza in cui ella spirò e che fu poi trasformato in cappella, viene oggi significativamente, indicata come Tenda del Perdono Quando la mattina dell’8 luglio venne celebrato il funerale nella Chiesa dei Fatebenefratelli, uno folla strabocchevole, venuta da Nettuno e da Anzio, accorse alla Messa Solenne, presieduta da Don Signori con tutto il Capitolo della Collegiata e poi un lungo corteo i snodò per accompagnare verso il cimitero, sito all’altro lato del paese, il feretro, che fu portato a spalla attraverso le vie cittadine.





✝ Pensiero del 08 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi, sarebbe stata la vigilia, della TUA LAUREA. Auguri, dolcissimo Amore mio!

Barbara


Versetto del Giorno

Del Signore è la salvezza: «Sul tuo popolo la tua benedizione».

Salmo 3:9


Memoria


Nel 1902 in questo giorno, si svolsero i funerali di Maria Goretti, nella 

Parrocchia di Santa Barbara, parrocchia, adiacente all’ospedale.





06 luglio, 2023

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina...:  Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina Morosini In me, viene tanta rabbia, quando certe persone si paragonano a Santa Maria Gor...

Memoria Nel 1902 in questo giorno, in ospedale a Nettuno (Rm) Maria Goretti, prima di esalare, l’ultimo respiro, perdonò il suo assassino: «Dicendo, lo Perdono, e lo voglio vicino a me, in Paradiso!».

Memoria


Nel 1902 in questo giorno, in ospedale a Nettuno (Rm) Maria Goretti, prima di esalare, l’ultimo respiro, perdonò il suo assassino: «Dicendo, lo Perdono, e lo voglio vicino a me, in Paradiso!».

Morì, alle ore 15.45.






Santa Maria Goretti

 Santa Maria Goretti

Nome: Santa Maria Goretti
Titolo: Vergine e martire
Nome di battesimo: Maria Teresa Goretti
Nascita: 16 ottobre 1890, Corinaldo
Morte: 5 luglio 1902, Nettuno
Ricorrenza: 6 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:
Latina
Protettrice:
giovani
Canonizzazione:
24 giugno 1950, Roma , papa Pio XII


Il 16 ottobre 1890 a Corinaldo la terzogenita Maria veniva a rallegrare con i suoi vagiti la povera e laboriosa famiglia dei coniugi Goretti.

Ebbe una buona e cristiana educazione dai genitori esemplari. Divenuta orfana di padre ancora in tenera età, aiutò la mamma, fu custode vigile dei fratellini, contribuì alla loro educazione cristiana, si applicò a sbrigare la maggior parte delle faccende domestiche, affinché la mamma potesse dedicarsi al lavoro per guadagnare il pane.

Prendeva tutto con rassegnazione e con filiale abbandono nel Signore.

Il 16 giugno 1901 Marietta, con una gioia indescrivibile, si accostò per la prima volta alla Mensa dell'Agnello Immacolato. A soli dodici anni, per il precoce sviluppo, era divenuta una giovanetta che si distingueva per la sua semplicità e per una purezza angelica. Coi Goretti coabitava un giovane, Alessandro Serenelli. Costui, divenuto orfano di madre quando ne aveva maggiormente bisogno, era di carattere chiuso, solitario. Il vizio dell'impurità, fomentato dalla lettura di stampe immorali, aveva guastato il suo cuore. Per due volte ebbe l'ardire di tentare Marietta. La fanciulla si rifiutò energicamente, anzi racchiudendosi in un'amara angoscia, pregò sempre di più Gesù affinché le desse la forza di combattere e di vincere. Ma, mentre la giovanetta confidava nell'aiuto divino, Alessandro macchinava un orrendo delitto, se, non fosse riuscito nel suo intento.

Il 5 luglio 1902 nell'aia adiacente al caseggiato, il lavoro agricolo ferveva come sempre. Alessandro montò su un carro; era serio e preoccupato: ad un certo punto con un pretesto qualsiasi lasciò la guida del carro a mamma Assunta, salì in fretta le scale ed entrò in casa; sul pianerottolo Marietta stava rammendando una camicia; passati alcuni istanti, riapparve sull'uscio e fissatala con occhio infuocato le intimò: « Maria, vieni dentro ».

Marietta non si mosse; il suo cuore innocente presagiva e tremava. Alessandro allora, invaso da satanico furore, la prese per un braccio e trascinatala brutalmente dentro, chiuse la porta con un calcio. La giovanetta si trasformò in lottatrice coraggiosa e intrepida. Al seduttore gridò: « No! No! Dio non vuole!... Che fai Alessandro?... Non mi toccare, è peccato; tu vai all'inferno! ». A nulla valsero queste sante parole, anzi la passione si tramutò in odio, e impugnato un coltello la trapassò quattordici volte, lasciando a terra la martire tramortita. L'ultimo grido della martire fece accorrere i vicini. Quale lo strazio di mamma Assunta nel vedere la sua Marietta così ridotta! Vane furono le cure dei medici: ormai le rimanevano poche ore di vita.

Non un lamento uscì dalle labbra della santa martire nelle lunghe venti ore di agonia, ma solo preghiere, e negli ultimi istanti di vita anche parole di perdono per il suo uccisore: « Sì, lo perdono; lo Perdono di cuore e spero che anche Dio lo perdoni, perché lo voglio con me in Paradiso ».

PRATICA. Chi ama veramente la purezza rinuncia a tutto, anche alla vita.

PREGHIERA. Ascoltaci, o Dio nostro Salvatore, e fa' che impariamo ad imitare S. Maria Goretti, tua vergine e martire, nelle molte tentazioni di questa misera vita, per poi conseguire l'eterna beatitudine in Cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Maria Goretti, vergine e martire, che trascorse una difficile fanciullezza, aiutando la madre nelle faccende domestiche; assidua nella preghiera, a dodici anni, per difendere la sua castità da un aggressore, fu uccisa a colpi di pugnale vicino a Nettuno nel Lazio.

ICONOGRAFIA


Nonostante la sua venerazione molto diffusa le opere importanti dedicate a Santa Maria Goretti non sono molte, sono tanti invece gli artisti contemporanei che hanno realizzato opere che la ritraggono. Molte opere che esistono insieme alle immaginette sacre (santini) la raffigurano sempre con in mano la palma, simbolo del suo martirio, e il giglio simbolo della sua purezza.

Santa Maria Goretti
titolo Santa Maria Goretti
autore Leo Masirelli anno 1953


Santa Maria Goretti
titolo Santa Maria Goretti
autore Bottega veneta anno XX sec

✝ Pensiero del 06 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, dai un bacio a Marietta, da parte mia. Grazie di cuore!

Barbara


Versetto del Giorno

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui.

Giovanni 3:36


Memoria

Nel 1902 in questo giorno, in ospedale a Nettuno (Rm) Maria Goretti, prima di esalare, l’ultimo respiro, perdonò il suo assassino: «Dicendo, lo Perdono, e lo voglio vicino a me, in Paradiso!».

Morì, alle ore 15.45.



Giovedì – 13.a Tempo Ordinario
Meditazione del Vangelo – Mt 9,1-8
Ed i presenti resero gloria a Dio.
Quattro barellieri portano un povero paralitico allettato. Gesù vede la loro fede; non sappiamo se ce l’avesse anche il paralitico, ma questa è la nostra missione, portare il mondo malato di fronte a Cristo. Qui la fede indica la fiducia, una fiducia cieca e intraprendente, che porta a non scoraggiarsi e a superare ogni difficoltà. Non é questa fede la causa del miracolo, ma la sua condizione di possibilità. Il primo dono che Gesù fa al paralitico è il perdono: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”: la redenzione viene prima della guarigione! Per Cristo il vero male è il peccato. Noi invece siamo più preoccupati della guarigione fisica, del cambiamento esteriore più che della conversione del cuore. Il peccato é una paralisi della relazione tra Dio e l’uomo; non è un problema fra gli uomini, o tra l’uomo e il creato, ma innanzitutto tra l’uomo e Dio! È incontrando Gesù che si guarisce. Ma l’intervento di Gesù non finisce qui; qui si aggiunge che la guarigione spirituale è più difficile della guarigione fisica, ma è più facile dirla, perché non si può verificare esternamente. Matteo conclude con l’entusiasmo della folla per il potere dato non solo al Figlio dell’uomo, ma agli uomini; è chiara l’allusione al potere ecclesiale di rimettere i peccati, conferito da Gesù ai ministri della Chiesa. La missione di Gesù é essenzialmente spirituale; la guarigione fisica che Egli accorda non é che un segno a misura della debolezza degli uomini, incapaci di credere al rinnovamento da Lui suscitato. Gli specialisti della Bibbia (gli scribi) non possono mandare giù la Parola di Gesù che ha rimesso i peccati ad un malato, che – per essere in quella situazione, essi pensavano – era un peccatore. Considerandosi rappresentanti della vera religione, reagiscono interiormente alla “pretesa” di Gesù, che ad essi pare blasfema. Invece la folla delle persone semplici capisce il senso del segno e rende gloria a Dio. La guarigione del cuore, attraverso il perdono dei peccati, è il dono più grande che Gesù ci possa portare; più grande e più importante anche della guarigione fisica. E la conversione del cuore il Signore la dona a tutti, anche a coloro a cui non restituisce la salute del corpo. Ma perché il dono diventi effettivamente mio, occorre che io creda in Gesù e mi assuma la mia responsabilità, come quel paralitico a cui il Maestro ha ordinato di caricarsi il suo letto e di tornarsene a casa. L’incontro con Gesù cambia la vita; una volta che ti ha rimesso in piedi, non devi più farti “portare”: puoi camminare con le tue gambe. Per andare a dire a tutti le meraviglie del suo amore. Alzati e va’!
Siamo di fronte alla pagina densissima del sacrificio di Abramo. Dio gli domanda una cosa terribile: "Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va ... e offrilo in olocausto". Abramo non rifiuta, non risparmia il proprio figlio. Egli ha il vero senso del sacrificio, sa che è un atto di unione a Dio, sa che è un atto più di Dio che dell'uomo, perché solo Dio può santificare e ciò che è offerto in sacrificio è santificato. E parte. Non capisce, non sa come Dio farà, ma ha fiducia in lui, "cammina nella fede", come dice san Paolo: "Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere dai morti" (Eb 11,19). Un sacrificio è sempre una risurrezione, perché è azione divina; se fosse un'azione umana sarebbe semplice distruzione, ma è azione di Dio.
È bellissimo, nel racconto biblico di Gn 22, il dialogo fra Abramo e Isacco. "Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: Padre mio! Rispose: Eccomi, figlio mio. Riprese: Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?". Il racconto dice che l'agnello è lui, Isacco, ma egli non lo sa e chiede dove sia l'agnello. "Abramo rispose: Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!". Non è un modo per sfuggire alla domanda: veramente egli stesso non sa dove sia l'agnello. Egli fa quello che pensa di dover fare per adempiere il comando di Dio, ma intuisce che qualcosa dovrà succedere, che Dio procurerà la vittima per l'olocausto. E la fiducia, la fede di Abramo sono ricompensate. Al momento estremo, Dio interviene:
"Abramo, Abramo! Non stendere la mano contro il ragazzo... Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio". Non Isacco viene sacrificato, ma un ariete che Abramo vede con le corna impigliate in un cespuglio. "Poi l'Angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: Perché tu hai fatto questo... io ti benedirò con ogni benedizione... Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce".
Adesso noi sappiamo che questa pagina è profezia del sacrificio di Gesù, che realmente Dio ha provveduto l'agnello per l'olocausto. L'agnello non è Isacco, non è l'ariete, è l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo di cui parla il Vangelo. Quando vediamo Isacco caricato della legna per il sacrificio, è Gesù che vediamo, caricato della croce, Gesù che sale al Calvario, offerto da Dio stesso. "Dio scrive san Paolo non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi". L'unico sacrificio gradito al Padre è quello di Gesù, il grande dono del Padre agli uomini. Noi dobbiamo inserirci in questo sacrificio, per crescere nell'unione con Dio. Chiediamo la grazia di capire il vero significato del sacrificio nella nostra vita e di riconoscere, con la fede e la fiducia di Abramo che è Dio stesso che lo realizza: "Sul monte Dio provvede". Noi offriamo, Dio santifica. Quando Dio ci chiama ad un sacrificio, sovente non vediamo bene, ci sembra che la strada non abbia sbocchi. Allora è il momento della massima fiducia: "Dio provvederà". Dio provvede l'agnello per l'olocausto e Dio realizza in noi il sacrificio alla sua maniera divina, sempre positiva.

Giovedì 06 Luglio 

S. Maria Goretti (mf); S. Maria Teresa Ledochowska

13.a del Tempo Ordinario

Gen 22,1-19; Sal 114; Mt 9,1-8

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi


Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 114)
Rit: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)