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13 agosto, 2022

✝ Pensiero del 13 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Mt 19, 13-15

Essere gratuiti come i bambini.

Gesù, a differenza degli altri rabbini suoi contemporanei, accoglie e benedice i bambini. Questo insegnamento va oltre la tenerezza che il fatto suscita alla nostra sensibilità, esso rimanda all’atteggiamento profondo che dovrebbe avere ogni discepolo di fronte al Cristo e al suo messaggio di salvezza. Viene, cioè, ribadito quanto era stato affermato nel capitolo precedente e nelle beatitudini: “il regno dei cieli è dei bambini e dei poveri in spirito”. Il vero discepolo del Signore è perciò colui che accoglie il Vangelo con la gioiosa gratuità dei piccoli.

Sappiamo dagli Atti degli Apostoli e dalle lettere di san Paolo il significato profondo che aveva il gesto dell’imposizione delle mani: con esso si trasmetteva ad un’altra persona un potere o una missione ricevuta da Dio. Perciò, quando un dottore della Legge imponeva le mani ad un suo discepolo, questi aveva la certezza d’aver accolto pienamente l’insegnamento ricevuto, al punto da diventare, a sua volta, maestro di altri. Comprendiamo, allora, perché gli apostoli che da tanto tempo convivevano con Gesù condividendo con lui le fatiche della missione itinerante, reagirono duramente quando si sentirono “scavalcati” da alcuni mocciosi che, secondo la mentalità dell’epoca, non contavano nulla. Il Signore prende spunto da quest’episodio, apparentemente banale, per darci un grande insegnamento: il Vangelo e la salvezza che esso annuncia sono dono gratuito di Dio. Ecco perché nella Chiesa, fin dagli inizi, anche i bambini ricevono il battesimo. Ed ecco perché san Pio X abbassò l’età minima della prima comunione. Se, dunque, Gesù vuol dare i suoi doni anche ai bambini, noi adulti dobbiamo far di tutto per non ostacolare, anzi, per favorire, questa trasmissione. Il primo e più efficace modo per trasmettere la fede è l’esempio. Impegniamoci, perciò, perché all’interno delle nostre famiglie tutto il nostro comportamento manifesti ai piccoli che noi abbiamo conosciuto Gesù e abbiamo creduto nel suo Vangelo. Rapportiamoci tra noi e con gli altri sempre con amore. Perdoniamoci e aiutiamoci vicendevolmente. Partecipiamo assiduamente alla Messa domenicale e alla preghiera quotidiana. Educhiamo i nostri bambini al rispetto per la natura, al senso civico e all’attenzione amorosa per ogni povertà. Tutto ciò permetterà a Gesù, attraverso di noi, d’imporre le mani ai nostri figlioli.

Sabato 13 Agosto 
Ss. Ponziano e Ippolito (mf); S. Giovanni Berchmans
19.a del Tempo Ordinario
Ez 18,1-10.13b.30-32; Sal 50; Mt 19,13-15
Crea in me, o Dio, un cuore puro

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
ed i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)


12 agosto, 2022

La reliquia. Ciò che è rimasto della maglietta che indossava al momento del martirio e della sepoltura.

 La reliquia. Ciò che è rimasto della maglietta che indossava al momento del martirio e della sepoltura.

Ora è esposta a Marola, in chiesa, dove era il seminario minore che ha frequentato.
In foto il vescovo Camisasca in un momento di preghiera.



✝ Pensiero del 12 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede


Venerdì – 19.a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Mt 19, 3-12

Tutti siamo chiamati alla santità.

Dopo aver dato le direttive per edificare la Chiesa come comunità nella quale i fratelli si amano e si perdonano, Gesù si rivolge ai singoli discepoli, prospettando loro le gravi esigenze della sequela. Poiché la maggior parte di essi sono sposati, è ai coniugi che il Maestro dirige il suo primo insegnamento. Gesù riafferma la santità originaria del matrimonio e partendo «da principio», fonda la conseguente indissolubilità del patto nuziale cristiano. Di fronte alle perplessità degli apostoli, il Signore afferma che, di fatto, possono vivere il matrimonio cristiano – cui aggiunge il celibato per il Regno – soltanto quelli che ne hanno ricevuto il carisma.

Un brutto proverbio recita: “Agosto, moglie mia non ti conosco!”, come se in questo mese di vacanza i valori cristiani, che fondano la Chiesa e la società stessa, fossero meno validi che in altri periodi dell’anno. E’ pur vero che le situazioni ambientali dovute al caldo e al nostro abbigliamento più succinto, fanno aumentare in modo esponenziale le tentazioni e le occasioni di peccato. Provvidenzialmente la Chiesa, da saggia “madre e maestra”, ci viene incontro proponendoci la lettura di questa impegnativa pagina di Vangelo. Le argomentazioni che usa Gesù sono le stesse che troviamo nelle lettere di san Paolo. Il Signore e l’Apostolo ci rimandano entrambi al progetto di Dio, così com’è narrato dalla Genesi. Se per Gesù la citazione dell’Antico Testamento rimanda al Dio creatore della prima coppia umana, per Paolo, invece, la coppia di riferimento è quella formata da Cristo e dalla Chiesa. Per l’Apostolo, il coniuge cristiano non può più giustificare i suoi comportamenti “adulteri” adducendo, come gli Ebrei, la “durezza del proprio cuore”. Da quando «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25) i coniugi devono – e possono per la grazia propria del sacramento! – amarsi reciprocamente con la stessa misura. Secondo Paolo, il matrimonio cristiano fonda la sua stabilità in Cristo, ma questo lo capiscono «solo coloro ai quali è stato concesso» dallo Spirito Santo. Ecco, allora, la necessità che i Pastori rievangelizzino il matrimonio, e per noi il dovere di pregare per le famiglie e in famiglia, così che anche oggi ognuno possa glorificare Dio vivendo in santità, sia da sposato “in Cristo”, che da “celibe per il Regno”.

Venerdì 12 Agosto 
S. Giovanna F. de Chantal; S. Ercolano; S. Leila
19.a del Tempo Ordinario
Ez 16,1-15.60.63 opp Ez 16,59-63; Cant. Is 12,2-6; Mt 19,3-12
La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

(I Tessalonicesi 2,13)

SALMO RESPONSORIALE (Isaia 12,2-6)
Rit: La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

(I Tessalonicesi 2,13)

11 agosto, 2022

✝ Pensiero del 11 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede 

"Non appoggiarti all’uomo: deve morire: Non appoggiarti all’albero: deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare. Appoggiati a Dio, a Dio soltanto. Lui rimane sempre!"

Parole di San Francesco D'Assisi a Santa Chiara D'Assisi.

Giovedì – 19.a Tempo Ordinario – SANTA CHIARA D’ASSISI 

Meditazione sul Vangelo di Mt 18, 21-19,1

Chiara nacque ad Assisi nel 1194. Di nobile e ricca famiglia, conquistata dall’esempio di san Francesco, appena diciottenne lo raggiunse alla Porziuncola. Indossò a sua volta un saio da penitente, si tagliò i capelli e finì col prender dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, restaurata da Francesco. Qui Chiara fu raggiunta prima dalle sorelle Agnese e Beatrice e, anni dopo, perfino dalla madre, oltre che da molte altre ragazze: in poco tempo raduno attorno a sé una cinquantina di consacrate. Fondò così l’Ordine femminile delle “Povere recluse di San Damiano” (Clarisse), a cui lo stesso Francesco dettò una prima Regola. Chiara scrisse poi la Regola definitiva, chiedendo ed ottenendo dal papa Gregorio IX il “privilegio della povertà”. Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano allo stesso tempo in Santa Maria degli Angeli, è stata scelta quale protettrice della televisione. Morì nel 1253, e fu proclamata santa due anni dopo, da papa Alessandro IV.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Pietro pone a Gesù una domanda: “Fino a quando dovrò perdonare?”. Si sente già “a posto” proponendo il numero di sette. Ma Gesù gli chiede l’impossibile: continuare a perdonare sempre. Impossibile all’uomo, ma possibile all’uomo che resta unito a Dio.

 “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Il perdono che tante volte Gesù ci chiede nasce da questa consapevolezza: sapere che Cristo ha dato la vita non per uomini giusti ma per uomini peccatori. Quel “mentre” è importante. Dio mi chiama a sé mentre sono peccatore, Dio mi ama mentre sono peccatore, Dio mi cerca mentre sono peccatore. Dio mi offre il perdono mentre sono peccatore. Non aspetta la mia perfezione per donarmi tutto. Siamo dei perdonati a cui è stato condonato un grande debito. Chi siamo, dunque, per negare lo stesso perdono agli altri? Talvolta, invece, diciamo loro: “Paga quel che devi!”. Non è questione di denaro. È il ragionare matematico, rigido, lontano dalla misericordia, che ci fa dire: se hai sbagliato devi pagare, i cocci dei tuoi errori li devi raccogliere da solo. Non c’è dubbio: ognuno è responsabile delle proprie scelte, anche dei suoi sbagli. E non si tratta di negare l’evidenza. Ma non ci si può fermare qui, perché Gesù non si è fermato qui. Dalla croce non ci ha detto: “Paga quel che devi”, ma: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Mancando l’amore, Cristo ha “raddoppiato” l’amore. Il Signore non ci chiede di non provare certi sentimenti come il rancore, non è possibile. Ci chiede però di andare oltre, di non diventarne schiavi, di non fomentarlo. Alla base di ogni cammino di perdono, insieme al desiderio di perdonare, c’è il sapersi abbracciati, nelle nostre miserie, dal suo amore. Solo così possiamo anche noi avere “pietà” delle miserie altrui che a volte sono minori delle nostre. E quando non ce la facciamo a perdonare, perché in certi casi ci vuole tanto tempo, allora possiamo rivolgerci al Padre dicendogli: “Perdonali tu”.

Giovedì 11 Agosto 
S. Chiara d’Assisi (m); S. Cassiano; S. Rufino
19.a del Tempo Ordinario
Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21 – 19,1
Proclameremo le tue opere, Signore

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118, 135)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)
Rit: Proclameremo le tue opere, Signore.

Si ribellarono a Dio, l’Altissimo,
e non osservarono i suoi insegnamenti.
Deviarono e tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.

Lo provocarono con le loro alture sacre
e con i loro idoli lo resero geloso.
Dio udì e s’infiammò,
e respinse duramente Israele.

Ridusse in schiavitù la sua forza,
il suo splendore in potere del nemico.
Diede il suo popolo in preda alla spada
e s’infiammò contro la sua eredità.

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118, 135)

10 agosto, 2022

✝ Pensiero del 10 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Lorenzo, ha offerto se stesso, per essere nutrimento per ogni uomo.


Mercoledì – 19.a Tempo Ordinario – SAN LORENZO, Diacono e martire – P

Meditazione sul Vangelo di Gv 12, 24-26

Lorenzo era il primo dei sette diaconi della Chiesa di Roma durante il pontificato di papa Sisto II, ed aveva l’incarico di amministrare le offerte e di distribuire ai poveri quanto raccolto fra i cristiani della città. La tradizione ci tramanda le vicende legate alla sua morte, al suo incontro con papa Sisto II condotto al martirio, al suo rifiuto di consegnare i “tesori” della Chiesa a lui affidati, e al supplizio sulla graticola, che è divenuto il suo motivo iconografico peculiare. ln effetti, sulla base del secondo editto dell’imperatore Valeriano, è probabile che Lorenzo sia stato martirizzato, per decapitazione, il 10 agosto, così come il papa Sisto, che come riferisce san Damaso papa, fu giustiziato in un cimitero (probabilmente le Catacombe di San Callisto) insieme a sei diaconi.

Un affare sicuro per l’eternità.

San Paolo invita i Corinzi a raccogliere del denaro a favore dei fratelli della Chiesa di Gerusalemme che si trovavano in necessità. Per l’Apostolo, il fondamento di questa colletta è l’amore di Cristo, che sta all’origine di ogni condivisione e che aumenta sempre più in chi dona con generosità e vive secondo giustizia.

Quando si ha a che fare con Dio, tutti i convenevoli umani saltano. Dovendo fare un investimento economico, di solito chiediamo ogni garanzia possibile e non ci muoviamo finché non ci sentiamo sicuri. Ecco: con Dio questa tipo di sicurezza non c’è, e nemmeno va cercata. Con Dio la sicurezza ha altre fonti: credere alla sua Parola e fidarsi dell’esempio di uomini e donne che, come san Lorenzo, hanno scoperto la verità di quanto diceva san Giovanni Crisostomo: «Le banche di Dio sono le mani dei poveri». E in queste banche i santi hanno lasciato i loro “averi”. San Paolo, invitando ad aprire il cuore ai poveri, scrive: «Dio ha il potere di far abbondare in voi ogni grazia, perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene». Chiede di “seminare con larghezza”, nella certezza interiore che Dio provvederà a noi. Il Signore non farà mancare nulla di necessario (non di superfluo!) a chi si priva di qualcosa per donare speranza al suo prossimo. Il Signore non farà mancare mai quello che ci è necessario per aprire sempre più il nostro cuore e le nostre mani agli altri. Noi di solito chiediamo a Dio cose per poter vivere con più serenità. Dio, però, vuole donarci anche ciò che serve per poter offrire serenità ad altri. Lui ci somministra il “seme” da donare e Lui lo “moltiplicherà e farà crescere i frutti della nostra giustizia”. San Paolo, però, fa un’ulteriore affermazione: il dono non deve essere forzato, deve essere vissuto nella gioia. Se ci si sente in qualche modo costretti, se il cuore non è ancora pronto a lasciare, se non si è più sereni per il timore di perdere troppo, meglio attendere. Dio non forza mai, non vuole incutere timore. Desidera che nel nostro cuore cresca una generosità libera e liberante.

Mercoledì 10 Agosto 

S. Lorenzo (f); S. Blano; S. Agostino Ota
S. Lorenzo (f) – P
2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26
Beato l’uomo che teme il Signore

Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore.

(Giovanni 8,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 111)
Rit: Beato l’uomo che teme il Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
«Eterno sarà il ricordo del giusto».


Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore.

(Giovanni 8,12)

09 agosto, 2022

MEMORIA DELL' ANNIVERSARIO Janny Brandes-Brilleslijper e Bob 09 AGOSTO 1939 - 09 AGOSTO 2022

 09 AGOSTO 1939 - 09 AGOSTO 2022

Buon Anniversario di Matrimonio
Janny Brandes-Brilleslijper e Bob
Il vero amore, vince anche sulla morte!
Auguri di cuore!


Santa Teresa Benedetta della Croce

 Santa Teresa Benedetta della Croce

Nome: Santa Teresa Benedetta della Croce
Titolo: Martire
Nome di battesimo: Edith Stein
Nascita: 12 ottobre 1891, Wroclaw, Polonia
Morte: 9 agosto 1942, Campo di concentramento di Auschwitz, O?wi?cim, Polonia
Ricorrenza: 9 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) nacque il 12 ottobre 1891, è una delle figure più straordinarie, affascinanti e complesse dello scorso secolo. Fu tra le pochissime donne del suo tempo che poté studiare e insegnare filosofia, inoltrandosi nei sentieri di una ricerca esistenziale, da sempre riservata quasi esclusivamente ai maschi. E lo ha fatto con esiti felicissimi, riuscendo a imporsi, accanto a uno dei grandi maestri della filosofia del Novecento, Edmund Husserl.

Come lei stessa ha confessato, «dall'età di tredici anni fui atea perché non riuscivo a credere nell'esistenza di Dio». Ma, protesa in una ricerca incessante e radicale della verità, impegnata nella soluzione dei grandi problemi della vita, non poteva non imbattersi nella verità di Dio, un Dio che in Gesù mette in gioco tutto per gli uomini, che non si arresta neppure di fronte al dolore e alla morte.

La verità di Dio sta proprio nel suo affermarsi attraverso la debolezza della croce e della morte. La scoperta che, in Gesù, Dio ha condiviso con noi tutto, fa nascere quell'abbandono in lui che caratterizza la vita di quanti sanno che, dalla venuta di Gesù in poi, Dio non ha mai abbandonato l'uomo.

Queste certezze hanno illuminato la vita di Edith Stein, nata a Breslavia nel 1891. Ultima di sette fratelli di un'agiata famiglia ebrea, ha percorso con successo il ciclo di studi, occupandosi soprattutto di psicologia e di ricerca filosofica nell'università della sua città natale e poi in quelle di Gottinga e di Friburgo, come allieva prima e assistente poi del celebre filosofo Edmund Husserl. Quando nel 1917 si laureò, aveva già al suo attivo una serie di studi importanti che le avrebbero aperto le porte della carriera accademica. Ma successero alcuni fatti che diedero alla sua vita una svolta radicale.

Il pensiero di Dio, che un tempo neppure la sfiorava, cominciò a insinuarsi prepotentemente nella sua vita, sulla spinta anche di alcuni avvenimenti. Nella prima guerra mondiale moriva un professore che lei stimava molto. Fu un grande dolore per tutti, soprattutto per la moglie, la quale, anziché crollare sotto il peso di quel dramma, trovò nel rapporto con Dio la forza di iniziare una nuova vita. Edith ne fu profondamente colpita. «Fu il mio primo incontro con la croce — scriverà ricordando il fatto — e con la forza che essa comunica in chi la porta».

La ricerca della verità la condusse verso la verità di Dio. Nel 1921 il cammino di avvicinamento giungeva alla conclusione. Ospite di un'amica, fu da questa invitata a scegliersi un libro tra i molti di cui era fornita la sua biblioteca. Edith allungò la mano a caso e ne estrasse uno alquanto voluminoso: era l'autobiografia di santa Teresa d'Avila. Lo lesse d'un fiato. «Chiudendolo —ha poi scritto — mi sono detta: questa è la verità».

Santa. Teresa aveva sintetizzato in un motto la sua fede: «Dio basta». Edith lo fece suo. L'approdo al cattolicesimo avvenne il giorno di capodanno del 1922, quando ricevette il battesimo. La sua scelta di farsi cattolica la mise in vivace contrasto con la madre, che era molto legata alla religione ebraica. Dopo la conversione, Edith insegnò nel collegio delle domenicane di Speyer e viaggiò molto in Germania e all'estero. Nel 1932 insegnò pedagogia a Miinster. Ma il regime nazista aveva già cominciato a discriminare gli ebrei, costringendoli a lasciare insegnamento. Gli eventi infausti accelerarono un proposito che la Stein aveva già maturato, quello di dedicarsi alla vita contemplativa. E così, lasciandosi alle spalle una prestigiosa carriera, si annullava nell'anonimato nel Carmelo di Colonia, con il nome di Teresa Benedicta a Cruce.

Il Carmelo è una grande scuola di umiltà. Edith dovette mettere da parte i suoi libri per dedicarsi come le altre sorelle alle faccende domestiche: si adeguò alle esigenze della vita comune con gioia, per seguire Gesù anche nelle quotidiane umili cose. Nel 1938 con la professione perpetua decideva di essere per sempre carmelitana.

L'odio contro gli ebrei intanto divampava in Germania. La presenza di Edith, pur sempre ebrea nonostante la conversione al cristianesimo, nel Carmelo di Colonia costituiva un pericolo per le sue consorelle. Si trasferì allora in Olanda, nel Carmelo di Echt, dove si dedicò allo studio della figura e dell'opera di san Giovanni della Croce, grande riformatore, assieme a santa Teresa d'Avila, della vita carmelitana.

Nel 1940 i tedeschi invasero l'Olanda, l'odio contro gli ebrei cominciò a mietere vittime anche lì. Edith dovette appuntare sull'abito monastico la stella gialla che la segnalava come ebrea. E non fu la sola delle umiliazioni. I tempi s'erano fatti duri. «Sono contenta di tutto — scriveva —; solo se si è costretti a portare la croce in tutto il suo peso, si può conquistare la saggezza della croce».

Il 2 agosto 1942 i tedeschi irruppero nel Carmelo, prelevarono Edith, assieme alla sorella Rosa, fattasi anche lei carmelitana, e le avviarono al campo di raccolta di Westerbork, da dove il 7 agosto venne deportata ad Auschwitz: lì, in uno dei lager più tristemente noti per l'insana crudeltà dell'uomo, forse un paio di giorni dopo, finiva assieme alle altre compagne di sventura nelle camere a gas e poi nel forno crematorio.

Un ebreo scampato allo sterminio, che fu testimone delle ultime ore di Edith, ha descritto la sua serenità, la calma, l'incessante prodigarsi per gli altri, preda della disperazione e dello sconforto. Si occupava soprattutto delle donne: le consolava, cercava di calmarle, le aiutava; si prendeva cura dei figli di quelle mamme che, impazzite dal dolore, li abbandonavano. «Vivendo nel lager in un continuo atteggiamento di disponibilità e di servizio — scrive il testimone — rivelò il suo grande amore per il prossimo».

Ebrea per nascita, cristiana per scelta, dopo un lungo cammino di ricerca e di approfondimento dei vari aspetti della conoscenza, portando ai più alti livelli le istanze spirituali delle due religioni, ha poi volato alto nei cieli della mistica, ed è diventata esempio affascinante e trascinante per quanti, laici e credenti di varie religioni, cercano la verità con amore tenace e coraggioso.

Papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata beata nel duomo di Colonia 1'1 maggio 1987 e santa 1'11 ottobre 1998, nella basilica di San Pietro a Roma, e poi l'ha anche dichiarata patrona d'Europa.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith) Stein, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martire, che, nata ed educata nella religione ebraica, dopo avere per alcuni anni tra grandi difficoltà insegnato filosofia, intraprese con il battesimo una vita nuova in Cristo, proseguendola sotto il velo delle vergini consacrate, finché sotto un empio regime contrario alla dignità umana e cristiana fu gettata in carcere lontana dalla sua terra e nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia fu uccisa in una camera a gas.

Edith Stein
1938 -39 San Benedetta Teresa della Croce



✝ Pensiero del 09 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

In memoria di Edith Stein una religiosa cattolica in religione Teresa Benedetta della Croce, (Breslavia, 12 ottobre 1891 – Auschwitz, 9 agosto 1942) è stata una monaca cristiana, filosofa e mistica tedesca dell'Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah. Di origine ebraica, si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo che durava dall'adolescenza. Venne arrestata nei Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa, terziaria carmelitana scalza, nel 1942 venne trucidata. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II la proclamò santa e l'anno successivo la dichiarò patrona d'Europa.

Martedì – 19.a Tempo Ordinario – SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE Patrona d’Europa – P

Meditazione sul Vangelo di Mt 25, 1-13

Edith Stein nacque a Breslavia, il 12 ottobre 1891, da una famiglia ebrea di origine tedesca. Allevata nei valori della religione israelitica, a 14 anni abbandonò la fede dei padri per dichiararsi atea. Studiò filosofia a Gottinga, alla scuola di Edmund Husserl, fondatore della scuola fenomenologica, divenendo una brillante filosofa. Nel 1921 si convertì al cattolicesimo, ricevendo il Battesimo nel 1922. Nel 1932 venne chiamata a insegnare all’Istituto pedagogico di Munster, ma la sua attività fu sospesa dopo circa un anno a causa delle leggi razziali. Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente accarezzato, entrò come postulante al Carmelo di Colonia, assumendo il nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Il 2 agosto 1942 venne prelevata dalla polizia nazista e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove il 9 agosto morì nella camera a gas. È stata proclamata beata nel 1987 e l’11 ottobre 1998 è stata canonizzata da Giovanni Paolo ll, che nel 1999 la dichiarò anche co-patrona d’Europa, con santa Brigida di Svezia e santa Caterina da Siena.

Lo sposo fedele.

Nella festa odierna la liturgia ci presenta nella prima lettura un passo del profeta Osea: siamo introdotti in un soliloquio di Dio, il cui sentimento è come quello di un innamorato ferito che però non volta le spalle a colei che lo ha tradito, anzi, la chiama a sé per abbracciarla di nuovo.

I versetti del profeta Osea ci dicono molto del Signore. Scopriamo un Dio che non cancella mai dalla sua mente chi si separa da Lui. È un innamorato fedele che continua ad amare anche quando si scopre tradito. La sua non è ingenuità, né cocciutaggine, né debolezza. Il suo è amore puro, quell’amore che non permette a nulla di spegnerlo. È un amore che attira, che parla al cuore. Questo amore non si serve di ricatti per legare a sé la persona amata, non toglie la libertà, ma crea dei vincoli attraverso la fedeltà. Il suo essere fedele è un continuo richiamo per chi si è allontanato. E la fedeltà rimane la strada sulla quale può camminare chi sceglie di tornare. Santa Edith Stein, di cui oggi celebriamo la festa come Patrona d’Europa, negli anni della sua ricerca interiore, non aveva mai smesso di pregare: la ricerca di verità era la sua preghiera. Il suo cercare così vitale, sincero, aperto, le aveva permesso di incontrare ad un certo punto Gesù Cristo, di aprire gli occhi su Colui che le faceva conoscere il vero volto di Dio. Non ha temuto di attraversare il suo deserto per trovarlo: il tempo della riflessione, in cui quello che si ha non basta più, ma ancora non si è trovato ciò che riempie il cuore. Come le vergini sagge, è uscita di notte con l’olio che le avrebbe permesso d'incontrare il suo Signore, l’olio del desiderio che in noi talvolta perde forza. Chiediamo a Dio di donare anche a noi, sempre e in abbondanza, quest’olio, affinché la nostra lampada non si spenga. Il mondo ha bisogno di persone ricche di desiderio, di uomini e donne di fede che sono i tesori più preziosi che si possono incontrare nella propria esistenza. Dio ha messo accanto ad Edith Stein persone di questa tempra e nella sua bontà non le fa mancare anche a noi.

ALL’INGRESSO
Con Cristo sono stato crocifisso
e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.
Vivo nella fede del Figlio di Dio,
che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

LETTURA Os 2, 15f-16. 17b. 21-22
Lettura del profeta Osea

Oracolo del Signore. Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.

Oppure

LETTURA AGIOGRAFICA
Vita di santa Teresa Benedetta della Croce, vergine e martire

Edith Stein nacque a Breslavia, in una famiglia ebraica, nel «giorno dell’espiazione» il 12 ottobre 1881: a due anni rimase orfana di padre. Frequentò gli studi nel liceo e nell’università della città natale, conseguendo brillanti risultati. A 22 anni si trasferì a Gottinga per seguire i corsi di filosofia tenuti da Edmund Husserl, anch’egli di origini ebraiche, considerato uno dei maggiori filosofi del tempo. In questo periodo di intenso studio abbandonò gradualmente la pratica religiosa e dimenticò volutamente Dio, respingendo le accorate raccomandazioni della madre. Quando Husserl si trasferì a Friburgo, volle presso di sé in qualità di assistente Edith, laureatasi nel frattempo con il massimo dei voti. Si impegnò nella promozione della donna, mettendo in luce la missione e la ricchezza della femminilità. Il lutto per la morte di un amico carissimo fu per lei «il primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette a chi la porta». Fu il momento in cui la sua irreligiosità crollò e Cristo rifulse. Nell’estate del 1921 trovò casualmente nella biblioteca di una persona amica l’Autobiografia di santa Teresa d’Avila; la lesse e ne fu conquistata, sicura di aver trovato finalmente la verità. Ricevette il battesimo il 1° gennaio del 1922, festa della Circoncisione del Signore. L’incontro con il Cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche ma, piuttosto, gliele fece riscoprire in pienezza. Mentre attendeva all’insegnamento a Spira e a Münster, con ammirabile dedizione svolse un’ingente mole di lavoro intellettuale, ma le leggi razziali la costrinsero a lasciare la cattedra. Guidata da eccellenti sacerdoti, che la sorressero nelle difficoltà, si aprì progressivamente a nuove conquiste spirituali. «Più uno si sente attratto da Dio – scrisse – e più deve uscire da se stesso, nel senso di rivolgersi al mondo per portarvi una ragione divina per vivere». Nel 1934 coronò il progetto sognato fin dal giorno del battesimo: vestì l’abito religioso nel Carmelo di Colonia, assumendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Alla priora dichiarò: «Non l’attività umana ci può salvare, ma soltanto la Passione di Cristo; la mia aspirazione è quella di parteciparvi». Al Carmelo le fu demandata, insieme ad altre sorelle, l’attività letteraria del monastero. Scrisse articoli, commenti e interpretazioni filosofiche del Cristianesimo, e lavorò alla sua opera Essere finito ed Essere eterno. Donna di singolare intelligenza e cultura, ha lasciato molti scritti di alta dottrina e di profonda spiritualità. Portata alle vette mistiche, seppe scorgere nella Croce la via che conduce alla gloria, e la luce che dalla Croce sprigiona le diede la forza per il sacrificio supremo. Per sfuggire alla persecuzione nazista si trasferì in Olanda, dove venne arrestata il 2 agosto 1942. Non volle deporre l’abito carmelitano, al quale appuntò la stella gialla degli ebrei deportati. Morì nelle camere a gas di Auschwitz il 9 agosto 1942 e fu gettata nei forni crematori, offrendo il suo olocausto per il popolo di Israele. L’11 ottobre 1998 papa Giovanni Paolo II la iscrisse nell’albo delle sante martiri e nel 1999 la proclamò compatrona d’Europa. Onore e gloria al Signore nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli. Amen.

09 agosto 

"S. Teresa Benedetta della Croce patrona d’Europa (f) --- S. Teresa Benedetta della Croce, patrona d'Europa (f) - P Os 2,16.17.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13 Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore"

Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona, che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)
Rit: Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.

Condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.

Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona, che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.

08 agosto, 2022

✝ Pensiero del 08 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Mt 17, 22-27

Pellegrini, figli del Padre celeste.

Nella prima lettura il popolo di Israele è invitato ad amare Dio e a seguirne le vie. Non solo: riconoscendo di aver sperimentato per primo l’amore di Dio e di essere stato anche lui straniero in Egitto, si scopre chiamato dal Signore ad amare il forestiero.

Gesù, a proposito del giudizio finale, dirà: “Ero straniero e mi avete ospitato” (Mt 25,35). Quando una persona ha sperimentato sulla propria pelle la difficoltà di inserirsi in un ambiente, di farsi capire, di adattarsi a ciò che non conosceva, di superare dei pregiudizi o delle resistenze, diventa più facile scoprire cosa può vivere nell’animo il forestiero. Quando si avverte di essere per primi dei viandanti, dei pellegrini in questo mondo, di non possedere nulla davvero perché, in fondo, nulla è nostro e tutto è di Dio; quando si comprende che anche certe parti di noi, della nostra psiche e della nostra anima, sono per prime sconosciute a noi stessi e a volte ci spaventano, allora il cuore si apre con più facilità. Non si tratta della faciloneria con cui alcuni affrontano i problemi della sempre crescente immigrazione. Si tratta, invece, di vivere disposizioni interiori di fronte a chi non conosciamo; perché non è detto che il “forestiero” sia solo uno di un’altra nazionalità. Può essere chi vive la solitudine dell’incomprensione, della malattia mentale, dell’abbandono. Chiunque abbia bisogno di essere ospitato non solo in una stanza accogliente, ma tra braccia che amano. Il “trucco” sta nell’imparare a mettersi nei panni dell’altro, nel “camminare con le sue scarpe”. E questo non ci viene naturale. “Amare il forestiero”: amare dunque prima di giudicare, perché solo l’amore aiuta a vedere bene a ben valutare. Tutto diventa facile quando mi impegno ad amare l’altro perché, in fin dei conti, è come me, e mi sforzo di rispettare la sua dignità, come desidero sia rispettata la mia.

Lunedì 8 Agosto 
S. Domenico Guzman (m); B. Maria Margherita Caiani
19.a del Tempo Ordinario
Ez 1,2-5.24-28c; Sal 148; Mt 17,22-27
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

(II Tessalonicesi 2,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 148)
Rit: I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore.

Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

(II Tessalonicesi 2,14)