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27 dicembre, 2021

San Giovanni Evangelista

 San Giovanni Evangelista

autore: Carlo Dolci anno: XVII secolo titolo: San Giovanni Evangelista luogo: Palazzo Pitti, Firenze

Nome: San Giovanni
Titolo: Apostolo ed evangelista
Nascita: I secolo , Betsaida
Morte: 104 circa, Efeso
Ricorrenza: 27 dicembre
Tipologia: Festa


Figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo il Minore, esercitava la professione del pescatore nel lago di Tiberiade, quando Gesù lo chiamò all'apostolato.

Giovanni allora era nel fiore degli anni, purissimo, e per questa sua purità meritò singolari favori dal Signore; udita la voce di Dio, abbandonò le reti e assieme al fratello seguì Gesù.

I due fratelli ricevettero il nome di figli del tuono per la loro impetuosità.

Ultima Cena
autore Valentin de Boulogne anno 1625-1626 titolo Ultima Cena


Giovanni, assieme a Pietro e Giacomo. fu testimonio della trasfigurazione e, nell'ultima cena poté reclinare il capo sul petto adorabile del Salvatore.

Fu poi vicino a Gesù non solo nel tempo della letizia, ma anche in quello del dolore: nell'orto del Getsemani, e unico degli Apostoli, sul Calvario.

Gesù Cristo Crocifisso, la Vergine Addolorata, Santa Maria Maddalena e San Giovanni
autore Guido Reni anno 1619 titolo Gesù Cristo Crocifisso, la Vergine Addolorata, Santa Maria Maddalena e San Giovanni


Ricevuto lo Spirito Santo nella Pentecoste, infiammato di ardente amore, annunziò il Vangelo ai Giudei, in compagnia del Principe degli Apostoli.

Fu messo in prigione, flagellato, ma tutto sopportò con allegrezza, contento di essere reputato degno di patire contumelie pel nome di Gesù Cristo.

Passò la maggior parte dei suoi anni in Efeso in compagnia della Madonna: quivi fondò una fiorente comunità religiosa e governò le Chiese circonvicine.

Chiamato da Domiziano, dovette recarsi a Roma, ove fu condannato alla immersione in mia caldaia di olio bollente. Il Santo però non ne ricevette alcun danno, anzi usci dal supplizio più vegeto di quanto vi era entrato.

Visione di San Giovanni Evangelista
autore Battista Dossi anno XVI sec titolo Visione di San Giovanni Evangelista


Allora gli fu commutata la pena di morte in quella dell'esilio nell'isola di Patmos, ove scrisse l'Apocalisse. Domiziano mori ed avendo Nerva, suo successore, annullato il di lui operato, Giovanni ritornò ad Efeso riprendendo il governo delle sue Chiese.

Sorsero in quel tempo eresiarchi che spargevano dottrine false contro i dogmi della fede e specie contro la divinità di Gesù Cristo.

Essendo l'unico Apostolo ancora vivente, fu pregato dai fedeli e vescovi di mettere per iscritto la dottrina che predicava: così scrisse il quarto Vangelo che suppone i primi tre e li completa. È il Vangelo della divinità di Cristo.

Lasciò pure in dono alla Chiesa tre lettere canoniche, nelle quali trasfuse tutto l'amore di cui ardeva la sua grand'anima.

Già cadente per gli anni, è potendosi più reggere, si faceva portare in chiesa per predicare, ma non ripeteva che queste parole: « Figliuolini miei, amatevi l'un l'altro ». Stanchi di udire sempre lo stesso ritornello i fedeli gli fecero rimostranze; ma egli rispose: « È questo il gran precetto del Signore, fate questo e avrete fatto abbastanza ».

Raggiunse l'età di 100 anni e fu l'unico fra gli Apostoli che non suggellò col sangue il suo apostolato.

PRATICA. Impariamo ad amarci l'un l'altro secondo il precetto di Gesù.

PREGHIERA. O Apostolo prediletto, insegnateci ad amare Gesù, come voi lo amaste, insegnateci ad amar Maria colla purità della vita, colla dolcezza e l'affetto del cuore, di cui lasciaste si bell'esempio.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Efeso il natale di san Giovanni, Apostolo ed Evangelista, il quale, dopo avere scritto il Vangelo, dopo essere stato relegato in esilio e dopo la divina Apocalisse, vivendo fino al tempo del Principe Traiano, fondò e governò le Chiese di tutta l'Asia, e finalmente, consunto dalla vecchiaia, mori nell'anno sessantottesimo dopo la passione del Signore, e fu sepolto presso la detta città.


Pensiero del 27 dicembre 2021

 ✝

S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Giovanni, ha visto e ha creduto che la vita ha vinto la morte.

Meditazione sul Vangelo di Gv 20,2-8

Le ali dell’entusiasmo.

Due discepoli corrono alla tomba di Cristo. Sono Simon Pietro e «il discepolo che Gesù amava», descrizione che la tradizione attribuisce a Giovanni. Quest’ultimo, forse perché più giovane, raggiunge il sepolcro per primo. Riconosce le fasce per terra, vede che qualcosa è successo, ma non entra nella tomba. Aspetta Pietro. Quando anche Pietro arriva, è lui, il primo degli apostoli ad entrare nel sepolcro. Giovanni è il secondo. Vede e crede.

Ma chi simboleggiano Pietro e Giovanni? C’è chi sostiene che essi siano la Chiesa ufficiale e quella dell’Amore. Come se Pietro non avesse dimostrato con il suo pentimento dopo il canto del gallo, un grande, vero amore per il suo Signore. E come se Giovanni, ricevendo il compito di occuparsi di Maria sotto la  croce, non avesse avuto da Lui un compito ufficiale! Non potrebbero essere, invece, le due anime che albergano in ognuno di noi? Quando siamo toccati dal Signore – quando l’annuncio ci colpisce – allora partiamo… pieni di buoni propositi, buoni sentimenti, pieni di forza: siamo sicuramente i primi! E vediamo anche qualcosa. Diamo un’occhiata fugace, sbirciamo un po’: sembra vero quello che ci è stato detto! E qui il discepolo amato si ferma. La spinta iniziale è finita? Le pile si sono esaurite, l’entusiasmo che sembrava mettere le ali non c’è più? Oppure è il rispetto per Pietro che lo frena? O forse la paura? Noi conosciamo gli slanci di entusiasmo che veramente ci fanno “correre” e arrivare primi: nei piccoli e grandi gesti, nella solidarietà di qualsiasi genere, nella preghiera e nei propositi. E poi? Poi ci vengono i dubbi. Ci arrestiamo e aspettiamo che arrivi colui che è più saldo, più sicuro: Pietro, la roccia. Ma forse siamo anche un po’ intimoriti: e se in realtà non fosse tutto così come abbiamo creduto? Meglio far entrare Pietro per  primo! È qui che ci possiamo perdere. Perché molti di noi, dopo la spinta iniziale, lasciano entrare Pietro e si dileguano. Se ne vanno semplicemente. Finita l’energia, finita la spinta iniziale, finita “l’ispirazione”, anche la fede svanisce come fosse stata una illusione. Eppure è così semplice. Abbiamo fatto una bella corsa: riposiamoci ora, seguendo i passi più lenti e sicuri di Pietro – il capo, la roccia, colui sul quale Gesù ha costruito la sua Chiesa. Quella scintilla che ci ha fatto scattare qualche momento prima, si riaccenderà poi presso il sepolcro, quando, seguendo Pietro, entreremo anche noi. E sarà quella scintilla, insieme alla presenza di Pietro, che ci farà vedere – e credere – che il Signore è realmente risorto, che la nostra vita è cambiata definitivamente.


27 Dicembre

S. GIOVANNI AP. EV. (f)
Ottava di Natale – P
Gioite, gioite nel Signore
1Gv 1,1-4; Sal 96; Gv 20,2-8

Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 96)
Rit: Gioite, giusti, nel Signore.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.



27 novembre 2020 - 27 dicembre 2021 un anno ed un mese senza don Antonio Maffucci FSCB

 27 novembre 2020 - 27 dicembre 2021 un anno ed un mese senza don Antonio Maffucci FSCB


La sua improvvisa morte, ha lasciato un grande vuoto in quanti l'hanno amato. Il suo ricordo sarà impresso nel loro animo.


REQUIEM AETERNAM
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.

L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona a don Antonio, o Signore,
e splenda a Lui la luce perpetua.
Riposi in pace. Amen.

26 dicembre, 2021

Santo Stefano

 Santo Stefano

autore: Girolamo da Santacroce anno: 1530 - 1540 titolo: Santo Stefano luogo: Pinacoteca di Brera, Milano

Nome: Santo Stefano
Titolo: Primo martire
Nascita: 5 dopo Cristo
Morte: 34 dopo Cristo, Gerusalemme, Israele
Ricorrenza: 26 dicembre
Tipologia: Festa


Stefano fu il primo a dare la vita e il sangue per Gesù Cristo. Ebreo di nascita, e convertito alla fede dalla predicazione di S. Pietro, mostrò subito un meraviglioso zelo per la gloria di Dio e una grande sapienza nel confutare i Giudei, che increduli disprezzavano il Nazareno.

Fu eletto dagli Apostoli primo dei sette diaconi per provvedere ai bisogni dei primi fedeli, specialmente delle vedove e degli orfani di cui la Chiesa ebbe sempre cura particolare.

E S. Stefano pieno di grazia e di fortezza, animato dallo Spirito Santo predicava con forza e confermava la predicazione coi miracoli.

Per questo si attirò l'odio dei Giudei che non potevano soffrire tanto zelo, né resistere alla sua sapienza, operatrice di numerose conversioni.

Essi vollero dapprima disputare con Stefano, ma vedendosi vinti dallo Spirito che parlava per bocca di lui, cercarono falsi testimoni per accusarlo di bestemmia contro Mosé e contro Dio. Il Signore però volle manifestare la innocenza del suo servo facendo apparire il suo volto bello come quello di un Angelo.

Dopo la lettura delle accuse, il sommo sacerdote Caifa gli disse di parlare per difendersi, ed egli fece la sua apologia, rappresentando loro la bontà e la misericordia del Signore verso il popolo ebreo, cominciando da Abramo fino a Davide.

Se da una parte mostrò i benefici che il Signore aveva concesso alla nazione dei Giudei, dall'altra ricordò pure le ingiurie fatte a Dio dai loro padri. Ma non facendo quelle parole alcuna impressione in quei cuori induriti, pieni di malizia, mutando d'un tratto tono disse: « O uomini di dura cervice e incirconcisi di cuore. voi sempre resistete allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, così fate anche voi». Essi all'udire queste cose fremettero nei loro cuori e digrignarono i denti contro di lui. Ma egli pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi nel cielo, esclamò: « Ecco io vedo i cieli aperti e il Figlio dell'Uomo stare alla destra di Dio ».

Lapidazione di Santo Stefano
autore Giorgio Vasari anno 1569-1571 titolo Lapidazione di Santo Stefano


Quelli, alzando grandi grida, si turaron le orecchie e tutti insieme gli si avventarono addosso e trascinatolo fuori della città si diedero a lapidarlo, deponendo le loro vesti ai piedi d'un giovane chiamato Saulo.

E lapidarono Stefano che pregava dicendo : « Signore Gestì, ricevi il mio spirito », e ad alta voce: « Signore, non imputare loro questo peccato ». Ciò detto s'addormentò nel Signore.

PRATICA. Perdoniamo e preghiamo per chi ci offende.

PREGHIERA. Dacci, te ne preghiamo, o Signore, di imitare colui che veneriamo, onde impariamo ad amare anche i nostri nemici, poiché celebriamo la festa di colui che seppe pregare pe í persecutori nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio il quale vive con te per i secoli dei secoli.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme il natale di santo Stefano Protomartire, il quale fu lapidato dai Giudei non molto dopo l'Ascensione del Signore.
"Oh dolce nostro Protettore, Tu che, con la luce delle opere e del martirio, fosti il primo splendido testimone di Cristo, infondi nelle nostre anime un po’ del Tuo spirito di sacrificio" 🙏
Preghiera a Santo Stefano
Oh inclito Santo Stefano Protomartire, nostro celeste patrono, noi rivolgiamo a Te la nostra umile fervorosa preghiera.
Tu che dedicasti tutta la vita al servizio, pronto e generoso, dei poveri, dei malati, degli afflitti, rendici sensibili alle tante voci di soccorso che si levano dai nostri fratelli sofferenti.
Tu, intrepido assertore del Vangelo, rafforza la nostra fede e non permettere mai che alcuno ne affievolisca la vivida fiamma.
Se, lungo la strada, dovesse assalirci la stanchezza, risveglia in noi l’ardore della carità e l’odorosa fragranza della speranza.
O dolce nostro Protettore, Tu che, con la luce delle opere e del martirio, fosti il primo splendido testimone di Cristo, infondi nelle nostre anime un po’ del Tuo spirito di sacrifico e di ablativo amore, a riprova che «Non è tanto gioioso il ricevere quanto il dare».
Infine, Ti preghiamo, o nostro grande Patrono, di benedire tutti noi e soprattutto il nostro lavoro apostolico e le nostre provvide iniziative, volti al bene dei poveri e dei sofferenti, affinché, insieme con Te, possiamo, un giorno, contemplare nei cieli aperti la gloria di Cristo Gesù, Figlio di Dio. Così sia Amen


Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe di Nazareth

 Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe di Nazareth

autore: Bartolomé Esteban Murillo anno: 1675-1682 titolo: Due Trinità luogo: National Gallery, Londra

Nome:  Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe di Nazareth

Titolo: Esempio santissimo
Ricorrenza: 26 dicembre
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Balestrate


La festa della Sacra Famiglia fu introdotta nella liturgia cattolica solo localmente nel XVII secolo. Nel 1895 la data fissata per tale festa fu la terza domenica dopo l'Epifania, fu soltanto nel 1921 che grazie a papa Benedetto XV la celebrazione fu estesa a tutta la Chiesa. Giovanni XXIII modificò ulteriormente la data spostandola alla prima domenica dopo l'epifania. La riforma liturgica del Concilio Vaticano II infine la festa la Sacra Famiglia la prima domenica dopo Natale e quando il Natale cade di domenica, viene spostata al 30 dicembre.

Il suo significato è molto importante in quanto dopo aver visto la Sacra Famiglia dare alla luce e accudire il neonato Gesù a Nazareth, in questa festività la si può ammirare e ricordare nella vita di tutti i giorni, mentre vede crescere il Cristo. L'eccezionalità di tale famiglia risiede soprattutto nel fatto che i gesti quotidiani che in qualsiasi focolare domestico erano e sono ancora oggi svolti, coincidono allo stesso tempo con il pregare, amare, adorare il proprio Dio, comunicando con suo figlio incarnato in terra. Accudendo Gesù, lavandolo e giocando insieme a lui la Madonna e San Giuseppe mettevano in pratica i dovuti atti di culto, rappresentando il punto d'inizio per ogni famiglia cristiana, del tempo e odierna, che viveva ogni istante della giornata come un sacramento.

Santa Famiglia
autore Juan Simón Gutiérrez anno 1680 titolo Santa Famiglia


La festa ha come obiettivo quello di conferire un esempio a tutte le famiglie cristiane, che avrebbero potuto guardare con orgoglio al nucleo familiare che fu di Cristo il quale, nonostante le particolari condizioni note, era caratterizzato da tutte le normali problematiche che chiunque si trova ad affrontare. Maria seguì lo sposalizio con Giuseppe, seguendo la legge ebraica, ma soprattutto il grande piano del suo Dio, conservando però la propria verginità. In seguito alla Visitazione a Sant'Elisabetta iniziò a sentire i chiari segni di una gravidanza, giungendo infine a dare alla luce il Figlio del Signore. Prima dell'età adulta raggiunta da Gesù, la Madonna viene citata in alcuni Vangeli per un episodio accaduto durante l'adolescenza di Cristo (al tempo dodicenne), che si intrattenne al tempio con i dottori, mentre i suoi genitori penavano ormai da tre giorni nel cercarlo senza sosta.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, esempio santissimo per le famiglie cristiane che ne invocano il necessario aiuto.

Beato Secondo Pollo

 Beato Secondo Pollo



Nome: Beato Secondo Pollo
Titolo: Sacerdote e martire
Nascita: 2 gennaio 1908, Caresanablot, Vercelli
Morte: 26 dicembre 1941, Dragali, Montenegro
Ricorrenza: 26 dicembre
Tipologia: Commemorazione


Secondo Pollo Sacerdote nacque a Caresanablot (Vercelli) nel 1908, educato in una famiglia profondamente religiosa, Secondo maturò ancora giovanissimo la sua vocazione religiosa. A undici anni entrò nel seminario minore dell'istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Vercelli, dove iniziò gli studi che in seguito completò nel Seminario Lombardo di Roma, conseguendo la laurea in Filosofia e in Teologia. Ordinato sacerdote nel 1931, fu professore e direttore spirituale nel Seminario Minore di Vercelli, dove svolse anche una intensa attività pastorale accanto ai giovani. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale don Secondo fu nominato tenente cappellano del III Battaglione degli Alpini e inviato nel Montenegro, a Cervice, dove il 26 dicembre 1941 morì colpito da un proiettile, mentre soccorreva un ferito. 1.a sua testimonianza di totale dedizione al prossimo, sia nella pastorale ordinaria che sul fronte, dove fu padre e confidente di tanti giovani impegnati nelle operazioni militari, hanno alimentato la sua fama di santità, ufficialmente riconosciuta con la proclamazione della sua beatificazione, solennemente celebrata da Giovanni Paolo II il 24 maggio 1998, a Vercelli.

MARTIROLOGIO ROMANO. In località Dragali in Montenegro, beato Secondo Pollo, sacerdote di Vercelli, che, cappellano militare durante la seconda guerra mondiale, fu gravemente ferito mentre prestava soccorso ad un soldato moribondo e poco dopo, ormai esangue, rese lo spirito a Dio.

Pensiero del 26 dicembre 2021

 ✝

S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Oggi, è la festa di tutti noi perché tutti abbiamo una famiglia, che si prende cura di noi, la Famiglia di Dio.

Meditazione sul Vangelo di Lc 2,41-52

Beato chi abita la tua casa!

Il brano della prima lettura ci rivela che i figli sono affidati ai genitori perché li restituiscano a Dio, il loro vero Padre. Samuele è diventato “servo di Dio” perché prima di Lui, i suoi genitori sono stati essi stessi “servi di Dio”. Giovanni, nella seconda lettura, afferma che siamo chiamati figli di Dio e due sono i segni di questa figliolanza: l’amore fraterno e lo Spirito. La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta, in modo quasi “scandaloso”, la somma libertà di Gesù nei confronti della sua famiglia.

La rivelazione della sapienza di Gesù dodicenne nel tempio ha come sua cornice il mistero della sua vita umile e nascosta a Nazareth , la scuola di sapienza di Gesù, dove Dio ha imparato dagli uomini le cose degli uomini: a essere abbracciato e baciato, a parlare, a giocare, camminare, a pregare e lavorare. Tutto ciò nel silenzio, nel lavoro, nell’obbedienza alla parola, in comunione con Maria, Giuseppe e i suoi parenti. E’ il mistero dell’incarnazione, per il quale il quotidiano, la creaturalità, il limite, fino alla morte, diventano il luogo in cui è possibile incontrare |’assoluto, l’infinito: Dio. Il Vangelo afferma che lo ritrovano «dopo tre giorni», «seduto» nel tempio, nella gloria di Dio. E chiara l’allusione ai tre giorni della passione-risurrezione. Gesù crocifisso e risorto è la sapienza che interroga e dà risposta alle Scritture, con una sapienza a noi sconosciuta, che ci sorprende. Ai genitori che manifestano il proprio stupore e la propria angoscia, Gesù risponde appellandosi al disegno del Padre. Gesù non resta nel tempio, ma torna a Nazareth, nella vita “feriale” di tutti gli uomini: perché è lì che Dio si manifesta, e in essa Dio può essere incontrato. Maria custodisce in sé, pur senza capire, queste parole. Ella è figura del credente, della Chiesa che non capisce né tutto, né subito, ma custodisce queste parole nel cuore. Letteralmente, le “ri-corda”, cioè le riporta al cuore, e questa custodia ne permette la progressiva, profonda, autentica comprensione. Gesù «cresceva in sapienza, età e grazia»: c’è un divenire in Dio, che tradizionalmente immaginiamo come “immutabile”. Contempliamo e portiamo nel cuore in tutta la sua delicata bellezza questa immagine di Dio che impara a diventare uomo. Cosa o chi diventa più importante ad un certo punto della mia esistenza? Sono capace di vivere “sotto-messo”, sull’esempio di Gesù?

26 Dicembre

SANTA FAMIGLIA

Beato chi abita nella tua casa, Signore
1Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52
Apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
(Atti degli Apostoli 16,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 83)
Rit: Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
(Atti degli Apostoli 16,14)

25 dicembre, 2021

Natale del Signore

Natale del Signore

autore: Lorenzo Lotto anno: 1523 titolo: Natività luogo: Museo Nazionale d'Arte, Washington
autore: Lorenzo Lotto anno: 1523 titolo: Natività luogo: Museo Nazionale d'Arte, Washington
Nome: Natale del Signore
Titolo: Nascita di Gesù
Nascita: anno zero
Morte: 7 aprile 33
Ricorrenza: 25 dicembre
Tipologia: Solennità


Oggi si apre il cielo, si squarciano le nubi e appare l'Emmanuele, Dio con noi. L'Eterno Padre l'aveva promesso, lo vaticinarono i profeti e per quattromila anni lo sospirarono i giusti. La venuta di Gesù avvenne come ci narra il Vangelo:

« Essendo uscito in quei giorni un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero, anche gli Ebrei dovettero andare nella loro città di origine per dare il loro nome. Giuseppe, essendo della regale stirpe di Davide, si recò con Maria in Betlemme, sua città nativa; essi erano poveri, non trovarono chi li accogliesse e furono costretti a riparare in una capanna. Quivi Maria diede alla luce e strinse al seno il divin Figlio, l'avvolse in poveri pannolini e l'adorò ».

S. Giuseppe condivideva i sentimenti di Maria.

Il Figlio di Dio si era fatto uomo per salvare gli uomini e la sua nascita umile, povera, oscura fu illustrata da tali miracoli che bastarono a farlo conoscere da chiunque avesse il cuore retto. Ecco che un Angelo discese dal cielo ad annunziare la venuta del Redentore non ai re, non ai ricchi, nè ai grandi della terra, ma ad alcuni poveri pastori, i quali ebbero la felice sorte e la grazia di adorare per primi il Dio fatto uomo.

I pastori passavano la notte nella campagna vicino a Betlemme alla guardia dei lori greggi quando l'Angelo del Signore apparve loro dicendo: « Non temete, ecco vi reco un annunzio che sarà per tutto il popolo di grande allegrezza: oggi nella città di David è nato il Salvatore, che è Cristo, il Signore. Ed ecco il contrassegno dal quale lo riconoscerete: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia ».

E subito si unirono all'Angelo altri Angeli che lodavano il Signore dicendo: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà ».

Quando poi gli Angeli sparirono in cielo, i pastori presero a dire fra loro: « Andiamo a Betlemme a vedere quanto è accaduto riguardo a quello che il Signore ci ha manifestato ». Andarono e trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino giacente nella mangiatoia. E vedendolo si persuasero di quanto era stato detto di quel Bambino, e se ne tornarono quindi alle loro abitazioni lodando e benedicendo Iddio per tutto quello che avevano visto.

PRATICA. Accostiamoci a Gesù Bambino coll'anima monda: oggi facciamo una buona confessione e una fervorosa comunione.

PREGHIERA. Dio, che hai rischiarato questa notte sacratissima coi fulgori di Colui che è la vera luce, deh! fa' che dopo averne conosciuto in terra la luce misteriosa ne godiamo la presenza nel cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nell'anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l'anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Àbramo, l'anno duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d'Israele dall'Egitto, l'anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l'anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniéle; nell'Olimpiade centesimanovantesimaquarta; l'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l'anno quarantesimosecondo dell'Impero di Ottaviano Augusto, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell'eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito Santo, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione, in Betlémme di Giuda nacque da Maria Vergine fatto uomo. Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.

CANZONCINA A GESÙ BAMBINO



Natale del Signore
autore: Caravaggio anno 1600
titolo Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi



Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.)
O Bambino - mio divino,
io ti vedo qui tremar: o Dio beato!
Ah, quanto ti costò l'avermi amato! (2 v.)


A te, che sei del mondo il Creatore,
mancano panni e fuoco, o mio Signore. (2 v.)
Caro eletto - pargoletto.
quanto questa povertà - Più m'innamora,
giacché ti fece amor povero ancora. (2 v.)


Tu lasci del tuo Padre il divin seno,
per venire a penar su questo fieno. (2 v.)
Dolce amore del mio cuore,
dove amore ti trasportò? - O Gesù mio,
perché tanto patir? Per amor mio! (2 v.)


Ma se fu tuo voler il tuo patire,
perché vuoi pianger poi, perché vagire? (2 v.)
mio Gesù, t'intendo sì!
Ah, mio Signore!
Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 v.)


Tu piangi per vederti da me ingrato,
dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto - del mio petto,
Se già un tempo fu così, or te sol bramo
Caro non pianger più, ch'io t'amo, io t'amo. (2 v.)


Tu dormi, o Gesù mio, ma intanto il cuore
non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore
Deh! Mio bello e puro Agnello
a che pensi? Dimmi tu. O amore immenso,
un dì morir per te, rispondi, io penso. (2 v.)


Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio:
ed altro, fuor di te, amar poss'io?
O Maria, speranza mia,
se poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare
amalo tu per me, s'io non so amare! (2 v.)




autore: Sant'Alfonso Maria de Liguori

Francesca Alotta canta il Natale Tu scendi dalle stelle


Pensiero del 25 dicembre 2021

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Meditazione sul Vangelo di Lc 2,1-14

Messa della notte.

Con la solennità del Natale la Chiesa celebra la manifestazione del Verbo di Dio agli uomini. È questo, infatti, il senso spirituale del Natale: “la nascita eterna del Verbo nel seno degli splendori del Padre, l’apparizione temporale nell’umiltà della carne, il ritorno finale all’ultimo giudizio” (dal Liber Sacramentorum). Già nell’antica Roma il 25 dicembre si celebrava la festa del “Natalis Solis lnvicti”. Celebrando in questo giorno la nascita di Colui che è il “Sole vero”, la “luce del mondo”, si è voluto dare un significato del tutto nuovo a questa antica festa. Tutta la terra rivolge oggi lo sguardo ad una mangiatoia, dove il cuore trepida contemplando il sonno di un Bambinello. Credenti e non credenti lo attendono come il giorno in cui “deve” esserci pace, in cui “devono” essere lasciati da parte i cattivi sentimenti, il giorno che porta speranza, suscita gioia e sentimenti di unione e affetto verso i propri cari. Lo sguardo degli uomini e delle donne di fede riesce a scoprire, adagiato in quella paglia, avvolto in quei poveri panni, il Creatore Onnipotente.

Nessuno li ha accolti.

Scendere da Nazareth in Galilea a Betlemme in Giudea, non era certo una passeggiata. A piedi o in sella ad un asino, una donna incinta non percorre facilmente la distanza che corrisponde a quella che c’è tra Milano e Torino, tra Siracusa e Messina, o quella, seppur poco di meno, che c’è tra Napoli e Roma; inoltre a Betlemme non c’era nessuno ad attenderli. Giuseppe e Maria erano semplicemente “di passaggio” e non avevano dove alloggiare, soprattutto non avevano un posto dove Maria potesse partorire suo figlio.

Maria e Giuseppe non erano attesi. Non avevano un posto, non potevano comprarsi quello di cui avevano bisogno e non erano certo al centro dell’attenzione degli altri. Possiamo dirlo con parole ancora più chiare: Maria e Giuseppe a Betlemme “non erano nessuno”. Quante volte è capitato anche a noi? “Essere nessuno”: in un posto nuovo e senza amici; in una stazione affollata dove solo noi non siamo attesi da alcuno; in mezzo a persone che sembrano ignorarci. Non contare nulla significa anche – spesso. – essere privi di denaro, di lavoro, di relazioni sociali. È la situazione di Maria e Giuseppe, la situazione nella quale nasce un bambino di nome Gesù. La situazione che il Figlio di Dio ha scelto per entrare nel mondo. E questo ci pone dinnanzi a un problema: come potrà il Figlio di Dio farsi uomo anche questa notte, se non troverà le condizioni giuste, quelle che lui ha scelto? Proviamo allora ad andare in Chiesa non “pieni” di tutto, non chiacchierando e distraendoci, ma con la nostra situazione reale che non è molto diversa da quella di Maria e Giuseppe. Anche noi, infatti, siamo fragili, siamo dipendenti da altri, tant’è che in pochi secondi tutte le nostre sicurezze potrebbero crollare. Questa è la nostra situazione, se per un attimo non cerchiamo di distrarci e guardiamo la realtà. Tra qualche settimana la Chiesa ce lo ricorderà esplicitamente: ci verrà detto che saremo polvere. È in questa nostra realtà che Dio si fa uomo, si fa uno di noi, ci vuole esserci vicino. E nella nostra povertà, nella solitudine, nel dolore, è in questa nostra condizione che Lui ha deciso di entrare. Questa notte di Natale è fatta per ammettere la nostra povertà e lasciar fare al Signore, lui che si fa uomo per noi.

A tutti Voi, i nostri più cari Auguri per un Sereno e Santo Natale!

25 Dicembre

Oggi è nato per noi il Salvatore
notte: Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

Vi annuncio una grande gioia: «Oggi, è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore».

(Luca 2,10-11)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Vi annuncio una grande gioia: «Oggi, è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore».

(Luca 2,10-11)


24 dicembre, 2021

Natale del Signore

✝ Pensiero del 24 dicembre 2921

S. T. D. E DELLA B. V. M.
G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati
In attesa del Sole che sorge dall'Alto.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,67-79

Attesa e silenzio.

Il brano di Samuele ci dice che Dio gradisce la proposta di Davide, ma gli fa capire che a Lui è più gradita la fede nelle sue promesse e la fedeltà all’alleanza. Sarà Lui a costruire “una casa” a Davide: Gesù sarà il costruttore della dimora stabile ed eterna. Con questo inno Luca ribadisce per il lettore non giudeo la lezione già data nel cantico di Maria: come leggere la storia con gli occhi della fede, secondo la promessa fatta ad Abramo. È un cantico di benedizione per il passato e di profezia per il futuro.

Zaccaria vede ora la realtà con gli occhi di Dio e ne parla come parlerebbe Dio, anzi, è proprio Dio che parla attraverso di lui. Che lezione per noi. Se ascoltiamo e crediamo a Dio, Egli compie meraviglie nella nostra vita. La prima parola che lo Spirito Santo mette sulle labbra di Zaccaria è quella della benedizione e della lode a Dio. La lode si differenzia dal semplice ringraziamento, in cui si è grati a Dio per i suoi doni; essa va oltre i doni stessi e arriva al Donatore. Dietro le cose e i fatti l’uomo di fede vede Dio stesso che in essi si esprime come dono. Allora gode di Dio stesso, partecipa della sua gioia e ringrazia che Dio sia Dio. Il potere di Dio è quello di dare salvezza. La salvezza è Cristo, discendente della casa di Davide. Il motivo di lode  è solo e sempre Cristo. In Lui vediamo il vero volto di Dio, che è amore, tenerezza, compassione e servizio: egli si immerge nel nostro male, come la medicina nel corpo del malato, se ne fa carico, dà la vita per noi e ci libera da ogni paura di Dio. Anche se l’uomo viene meno ai suoi impegni, Dio rimane fedele. Dopo aver benedetto Dio per Cristo, Zaccaria parla di suo figlio: la realtà di Giovanni, come quella di ogni uomo, è comprensibile solo dopo Cristo e alla sua luce. Per mezzo di Giovanni viene data la conoscenza della salvezza, l’esperienza del Salvatore. Questa conoscenza è concessa nella remissione dei peccati. Solo lì l’uomo peccatore conosce il Signore (cfr. Ger 31,31-34). Il peccato è la nostra realtà, di cui il Battista ci fa prendere coscienza sulle rive del Giordano. Solo alla luce del perdono e della misericordia di Dio possiamo conoscere la nostra realtà di menzogna. Questa conoscenza che si ottiene nel perdono è fare esperienza delle viscere materne della misericordia del nostro Dio dalle quali scaturisce. È Gesù il perdono dei peccati e la manifestazione della misericordia del Padre. In questa preparazione del Natale il Signore ha scelto un testimone che gli prepari la via. So essere anch’io un “angelo” per un fratello? Ho mai ringraziato Dio per la sua fedeltà?

O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: «Vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. Alleluia!».

24 Dicembre

4.s d'Avvento 
Canterò per sempre l’amore del Signore
2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88; Lc 1,67-79

O Astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: «Vieni, ed illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte».

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 88)

Canterò per sempre l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». 

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». 

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». 

O Astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: «Vieni, e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte».