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04 dicembre, 2021

Pensiero del 04 dicembre 2021

 Gesù, invita ad annunciare la Parola di Dio, ad usare Misericordia. Tutto parte, sempre da un'esperienza d'Amore, che i discepoli, ciascuno di noi, vivrà grazie a Dio, ed ai fratelli che il Signore ci mette accanto.

Meditazione sul Vangelo di Mt 9,35-38 – 10,1.6-8

Operai nella messe del mondo!

Nei primi versetti (v. 35-36) il Vangelo di oggi ci presenta un brano di profonda bellezza: «Gesù ha un cuore pieno di compassione e spende la propria vita nell’insegnare, annunciare e guarire l’uomo bisognoso ed indifeso». Mostra così quale dovrà essere la missione di coloro ai quali Dio ha fatto il grande dono della chiamata personale a seguirlo da vicino. Nei versetti successivi Cristo lancia un appello ad ogni cristiano: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe! ”. Rispondere è compito di noi tutti, pregando e sostenendo le vocazioni nella Chiesa.

Cristo annunzia il Vangelo in ogni città e villaggio: non ne trascura neppure uno! “Percorreva tutte le città ed i villaggi…”: una missione che non lo lascia indifferente. Alla situazione dell’umanità, “le folle stanche e sfinite come pecore senza pastore”, bisognosa dell’amore del Padre, Egli spalanca le profondità del suo cuore perché tutti possano trovare ristoro, consolazione e salvezza! Un amore che Cristo nutre per le anime, che palpita per ogni umana esistenza, un amore personale capace di ristorare, custodire e consolare nel suo cuore divino ogni cuore umano. Gesù continua a guidare, insegnare, e a farsi presente nei sacramenti per mezzo dei suoi sacerdoti. Abbiamo bisogno di sacerdoti santi: “Il mondo necessita e chiede sacerdoti che conoscano il suo male e soffrano con lui. Sacerdoti i cui occhi brillino come smeraldi umidi a forza di speranza, come le pupille dei primissimi sacerdoti, che cominciarono l’opera della Chiesa dopo la morte di Cristo. Che abbiano l’anima posta in cielo ed i piedi sulla terra… le cui braccia possano sorreggere la croce dei propri fratelli insieme alla propria!”. Dio li sceglie ma chiede a ciascuno di noi di pregare perché mandi pastori che sappiano annunciare con generosità il Vangelo del Regno, ovunque ci sia un uomo “stanco e sfinito”. Mi sento partecipe della compassione di Gesù per gli uomini? Partecipo a questa compassione pregando per i sacerdoti, accettando ed appoggiando la vocazione che Dio potrebbe donare anche a me od a chi mi è più vicino e caro?

04 Dicembre

1.s d'Avvento
Beati coloro che aspettano il Signore
Is 30,19-21.23-26; Sal 146; Mt 9,35-38  – 10,1.6-8
Il Signore è nostro giudice, nostro legislatore, nostro re: «Egli ci salverà».
(Isaia 33,22)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 146)
Rit: Beati coloro che aspettano il Signore.

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.

Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.

Il Signore è nostro giudice, nostro legislatore, nostro re: «Egli ci salverà».
(Isaia 33,22)

03 dicembre, 2021

Giornata internazionale dedicata alla disabilità

 Mi definiscono

Mi definiscono “disabile, handicappata, diversamente abile”..
..io sono semplicemente BARBARA!
...E non sono in crisi ma, sono semplicemente plasmata, dall'Amore di Cristo.

Giornata internazionale dedicata alla disabilità



Pensiero del 03 dicembre 2021

 Esistono diverse cecità. Fisica, intellettuale, del cuore, spiritualità. Quando, siamo immersi in queste cecità, non vediamo nulla, abbiamo bisogno di Gesù, ma dobbiamo chiedere con fede.

Meditazione sul Vangelo di Mt 9,27-31

Gli occhi della fede.

Matteo, che ci sta accompagnando con il suo Vangelo lungo questi primi giorni di Avvento, ci riferisce un miracolo di Gesù: ridona la vista a due ciechi. L’evangelista dedica la redazione dei capitoli 8 e 9 del suo Vangelo a molti miracoli che il Cristo compie manifestando la potenza e la signoria di un Dio che è anche uomo, capace di “compatire” e prendere su di sé le malattie e l’infermità di chi soffre. La promessa di Isaia si realizza così nel Salvatore, luce del mondo.

A Colui che tutto ha potere di fare, molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3,20). Nel testo del Vangelo sembrano realizzarsi le parole che l’apostolo Paolo rivolge alla comunità di Efeso: la potenza di Dio che già opera in noi per mezzo di Gesù può salvarci oltre ogni umana aspettativa. Questa è la realtà che i due ciechi sperimentano all’esser guariti: Gesù, quale Dio, era perfettamente conscio che avrebbe potuto ridar loro la vista, ma richiede, come in tutti i miracoli compiuti, che si creda veramente in Lui. Con la domanda «Credete voi che io possa fare questo? », desidera che i due indigenti confessino apertamente la loro fede, che affermino, come nel salmo odierno «Signore, Tu sei la mia luce e la mia salvezza, di chi avrò timore?». Com’è la nostra fede? Dio ama la fede pura che non cerca il successo personale, l’ostentazione, l’essere ammirati: Gesù si guarda bene dal compiere il miracolo in mezzo alla folla curiosa e sempre assetata del “ paranormale”, e conduce i due uomini in una casa vicina, al riparo da occhi “creduloni” ma non credenti. Quante volte Dio non ci concede subito ciò di cui abbiamo bisogno e ci fa attendere per far crescere la nostra fede e la nostra pazienza; nel nostro intimo tutti  abbiamo delle zone “buie” nelle quali ci scopriamo “non vedenti”: la vanità che con ogni mezzo cerca gratificazioni, l’egoismo che giudica tutti senza rendersi disponibile se non a se stesso, l’incapacità di riconoscere i segni di Dio ed il bene nella nostra vita, e sentiamo il bisogno della “vista”, di entrare in rapporto con Dio che illumina il nostro cuore e ci rende capaci di vedere. Conosciamo bene le nostre cecità e come si manifestano nella vita di tutti i giorni? Nella nostra preghiera imploriamo il Signore come i due ciechi: “Signore abbi pietà di me” – con la fiducia di chi ha fede di poter essere guarito? La sua bontà e il suo potere sono infinitamente più grandi della nostra indigenza e malizia. Chiediamo al Signore di toccare anche i nostri occhi e di donarci lo sguardo della fede.

03 Dicembre

1.s d'Avvento
Il Signore è mia luce e mia salvezza
Is 29,17-24; Sal 26; Mt 9,27-31

Il Signore viene, andiamogli incontro: «Egli è la luce del mondo».

(Isaia 29,17-24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 26)
Rit: Il Signore è la mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
«Di chi avrò timore?».
Il Signore è difesa della mia vita:
«Di chi avrò paura?».

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
«Abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Il Signore viene, andiamogli incontro: «Egli è la luce del mondo».

(Isaia 29,17-24)

02 dicembre, 2021

Soltanto ora!

 Soltanto ora!

Ascolta, o Dio!
Non una volta nella mia vita ho parlato con te,
ma oggi mi vien voglia di farti festa.
Sai, fin da piccolo mi hanno sempre detto che non esisti…
io stupido ci ho creduto.
Non ho mai contemplato le tue opere,
ma questa notte ho guardato dal cratere di una granata
al cielo di stelle sopra di me
ed affascinato dal loro scintillare,
ad un tratto ho capito come possa essere terribile l’inganno…
Non so, o Dio, se mi darai una mano,
ma io ti dico e tu mi capirai…
Non è strano che in mezzo a uno spaventoso inferno
mi sia apparsa la luce e io abbia scorto te?
Oltre a questo non ho nulla da dirti.
Sono felice solo perché ti ho conosciuto.
A mezzanotte dobbiamo attaccare,
ma non ho paura, tu guardi a noi.
Ed è il segnale! Me ne devo andare. Si stava bene con te.
Voglio ancora dirti, e tu lo sai, che la battaglia sarà dura:
può darsi che questa notte stessa venga a bussare da te.
Ed anche se finora non sono stato tuo amico,
quando verrò, mi permetterai di entrare?
Ma che succede, piango?
Dio mio, tu vedi quello che mi è capitato,
soltanto ora ho incominciato a veder chiaro…
Salve, mio Dio, vado… difficilmente tornerò.
Che strano, ora la morte non mi fa paura!
Preghiera trovata nella giubba di un soldato russo morto nella seconda guerra mondiale

Pensiero del 02 dicembre 2021

 Tutto passa........Gesù, ci fa riflettere su questa verità, non per farci paura, ma per aiutarci a costruire su ciò che veramente rimane.

Meditazione sul Vangelo di Mt 7,21.24-27

Il vero amore realizza la volontà di Dio.

Nel Vangelo Gesù ci fornisce “l’identikit” dell’autentico innamorato di Dio: è vero discepolo colui che compie la volontà del Padre, e si traduce nell’amore verso tutti, amici o nemici, sull’esempio di Cristo stesso. Come ci preannuncia Isaia, nella città di Dio entreranno i “giusti” coloro che si manterranno fedeli al Signore, e saranno fedeli solo quelli che edificheranno la loro vita sulla roccia del Vangelo e non sulla sabbia dei sentimenti passeggeri.

Viviamo in un mondo che propugna comodità, piacere ad ogni costo, “tutto facile e subito”, quasi la vita fosse un “distributore di felicità istantanea” all’interno del quale inserire, quando più pare e piace, la moneta dei propri desideri ed ottenerne la realizzazione immediata, la “lattina” da godersi e gettare. Malgrado ciò, quando questo meccanismo urta con la realtà quotidiana, se ne scopre l’illusione e l’inganno che, purtroppo molto spesso, lascia come eredità il furto degli anni più belli della nostra esistenza. Il Vangelo di oggi è un monito, che assume le sembianze di un consiglio amorevole con il quale Gesù ci mette in guardia: “Non chiunque dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli. . . ”. Esiste un rischio molto concreto per noi cristiani che, pur non essendo del mondo, viviamo immersi in esso: costruire la nostra vita umana e spirituale “sulla sabbia”. Ma cos’è poi questa “sabbia”? Una vita edificata sul via vai dei sentimenti e delle emozioni, su ciò che ci fa rimbalzare attimo dopo attimo da un piacere all’altro; in definitiva, un vivere egoisticamente. E far consistere la fede in tante devozioni che non incidono sull’esistenza concreta, che non trasformano la nostra vita quotidiana. Quante volte, in un attimo di grande fervore spirituale sogniamo di dare la vita per Gesù e poi, alla prima occasione, ci permettiamo di parlar male del collega di lavoro, di studio, di chi ci sta accanto. Costruiamo “sulla roccia” le nostre vite! La roccia stabile della volontà di Dio, del non fare solo di testa nostra, assecondando qualunque desiderio e piacere nostro. La roccia della carità, della fede, della fiducia in Dio: nessuna scelta di vita è esente da prove e difficoltà e anche per noi prima o poi arriverà “la pioggia, soffieranno i venti e strariperanno i fiumi”. In quel momento comprenderemo come abbiamo costruito il nostro “edificio”: la virtù risplende nella prova! Come sto costruendo la mia vita? Sono preoccupato di conoscere la volontà di Dio? La ricerco nella preghiera e mi impegno a realizzarla ogni giorno anche quando è esigente?

02 Dicembre

1.s d'Avvento
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Is 26,1-6; Sal 117; Mt 7,21.24-27

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.

(Isaia 55,6)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 117)
Rit: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.

Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli c'illumina.

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.

(Isaia 55,6)



01 dicembre, 2021

Pensiero del 01 dicembre 2021

 Il pane, moltiplicato è la Misericordia, del Padre per tutta l'umanità. Nessuno, ne resta fuori.

Meditazione sul Vangelo di Mt,15-29-37

Il farmaco d'immortalità.

Tutta la liturgia odierna, gravita nell’orbita di un’unica tematica: l’Eucaristia, cibo d’immortalità che il Signore prepara per l’intera umanità. Già nella prima lettura, Isaia ci introduce al “banchetto di grasse vivande” che il Signore preparerà per tutti i popoli, ed il salmista prosegue nella stessa direzione, proclamando la fiducia nel Dio, pastore buono, che “davanti a me prepara una mensa sotto gli occhi dei miei nemici”. Entrambi i testi della Sacra Scrittura costituiscono un’anticipazione, il preludio al vero “pasto”, di cui l’evangelista Matteo ci parla nel suo Vangelo. Dietro il miracolo della moltiplicazione dei pani si cela il pane eucaristico: il Corpo di Cristo che nutre e sazia l’anima, l’unico vero farmaco capace di donarci eterna salute.

 “A volte Gesù va in giro qua e la, a volte sta seduto ad aspettare i malati e fa salire gli zoppi sul monte” (san Giovanni Crisostomo). Si può dunque dire che su questo monte, dove Gesù oggi si mette a sedere, non salgono soltanto coloro che sono “sani”, ma anche i malati e tutti quelli che hanno subito varie sofferenze.  E forse diviene facile scorgere in questa “montagna”, la Chiesa, elevata da Dio al di sopra di tutto il resto della terra e dei suoi abitanti. Vi ascendono molte folle, ed in compagnia di esse alcuni divenuti sordi a ciò che viene proclamato, altri, ciechi nell’anima, non vedendo la luce vera, altri zoppi e incapaci di camminare secondo la fede e la ragione. Quante volte anche noi ci troviamo tra queste folle bisognose, afflitti da infermità spirituali e saliamo sulla montagna della Chiesa per incontrarci con Lui e trovare conforto, coraggio, guarigione! Tuttavia, pur salendo, a volte ci fermiamo, vittime dei nostri umani pregiudizi, lontani “dai piedi di Gesù”, impedendogli di guarirci. Quando invece ci mettiamo davanti a Cristo, pur non essendone degni, egli ci guarisce. Gesù provvede sia al bisogno del corpo che a quello dell’anima, e non importa quanti siano i malati e quante malattie; il fatto che si riuniscano in quattromila uomini ci rivela la grandezza del cuore compassionevole di Cristo e del suo amore per l’uomo: si fa pane perché “tutti possano mangiarne e restare saziati”. Affinché non ci indeboliamo nel vivere la vita di tutti i giorni egli decide di nutrirla del suo cibo: l’Eucaristia. Quando riceviamo la comunione, ascoltiamo Cristo, lasciamoci conquistare da Lui: formarci nella scuola di Cristo per acquisire i suoi stessi sentimenti, per imparare a pensare e ad amare come Lui, a volere ciò che Lui vuole e anche per trovare ristoro dalle fatiche del giorno, sostegno, e soprattutto forza per continuare ad essere testimoni di quell’Amore che il mondo forse non comprende, ma che mai potrà strapparci.

01 dicembre

1.s d'Avvento
Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita
Is 25,6-10; Sal 22; Mt 15,29-37

Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo: «Beati coloro che sono preparati all’incontro».

(Isaia 26,6-10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo: «Beati coloro che sono preparati all’incontro».

(Isaia 26,6-10)


30 novembre, 2021

Sant'Andrea Apostolo del Signore

 Sant' Andrea Apostolo del Signore

autore: Mattia Preti anno: 1650 - 1651 titolo: Martirio di Sant’Andrea luogo: Basilica di Sant’Andrea della Valle, Roma

Nome: Sant'Andrea
Titolo: Apostolo
Nascita: 6 a. C., Betsaida
Morte: 30 novembre 60, Petrasso
Ricorrenza: 30 novembre
Tipologia: Festa
Protettore:cantantimarinaipescatori
Luogo reliquie:Basilica di Sant'Andrea
Il paganesimo della Roma imperiale con tutte le seduzioni e le lusinghe della sua brutale sensualità avvolgeva con funeste ed insidiose spire il popolo ebreo, che attendeva con fede incrollabile l'Emmanuele, colui che sarebbe stato la salvezza d'Israele. Ed ecco squillare nel deserto della Giudea la voce ammonitrice del Battista, che chiamava i popoli alla penitenza, perché il Messia promesso da Dio era per apparire.

Attratto dalla sua ispirata parola, Andrea, pescatore di Betsaida, divenne suo discepolo.

Allorché il Battista, vedendo passare il Messia, gridò agli astanti: « Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo », Andrea era presente e segui Gesù Cristo con un suo compagno.

Il Redentore, appena si accorse dei due, si rivolse a loro e disse:
« Chi cercate? ».
« Maestro, risposero quelli, dove abiti? ».
« Venite e vedrete », rispose Gesù.

Ed andarono quei fortunati discepoli, e videro non solo la semplice abitazione del Salvatore, ma furono così bene istruiti che si convinsero d'aver trovato veramente il Messia, come aveva loro annunciato Giovanni.

Vocazione dei santi Pietro e Andrea
autore Federico Barocci anno 1586
titolo Vocazione dei santi pietro e andrea


Un altro giorno Gesù vide Andrea mentre con Pietro suo fratello pescava nel mare di Galilea e disse loro: « Venite dietro di me e vi farò pescatori di uomini »; e quelli lasciate le reti lo seguirono. Da quel giorno il nostro Apostolo non abbandonò più il suo Maestro.

Venuto il giorno della Pentecoste, Andrea ripieno di Spirito Santo andò ad annunciare il nuovo Messia fra i popoli. Passò nella Frigia, nell'Epiro e nella Tracia dovunque le genti accorrevano per ascoltarlo.

Proseguendo il suo apostolato fra pericoli ed ostacoli senza fine, giunse a Patrasso in Acaia, ove sparse in abbondanza il buon seme. Ma a contrastare la sua attività sorse il superbo console romano Egea che, geloso del potere e timoroso di spiacere all'imperatore, cominciò a perseguitarlo.

Il Santo non cedette, ma rivoltosi a quel prepotente pagano gli disse: « Tu che sei giudice degli uomini, sappi che sarai il ludibrio del demonio, se non riconosci in Gesù il giudice di tutti ». Preso da sdegno Egea lo fece rinchiudere in un tetro carcere e condannò il grande Apostolo ad essere crocifisso. Somma gioia provò allora Andrea, che alla vista della croce esclamò: « Oh! buona croce, nobilitata dal contatto delle membra del Signore, da me desiderata, amata e lungamente ricercata! levami di tra gli uomini e rendimi al mio Maestro, affinché per tuo mezzo mi riceva, Egli che in te mi redense! ». Avvinto al rozzo legno per due giorni spasimò tra atroci dolori, esaltando il Signore e predicando Gesù Cristo al popolo. Poi la sua bell'anima volò in Paradiso a ricevere la duplice corona di martire e d'apostolo.

PRATICA. Compiamo con esattezza, giorno per giorno, i doveri del nostro stato.

PREGHIERA. Supplichiamo istantemente la tua maestà, o Signore, affinché, come il tuo beato apostolo Andrea fu predicatore e pastore della tua Chiesa, così sia per noi perpetuo intercessore presso di te.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di sant'Andrea, Apostolo: nato a Betsaida, fratello di Simon Pietro e pescatore insieme a lui, fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano, lo seguì e condusse da lui anche suo fratello. Dopo la Pentecoste si dice abbia predicato il Vangelo nella regione dell'Acaia in Grecia e subíto la crocifissione a Patrasso. La Chiesa di Costantinopoli lo venera come suo insigne patrono.

REGHIERA TRADIZIONALE

Per quell'ammirabile prontezza con cui voi, o glorioso Sant' Andrea, vi deste a seguir Gesù Cristo ed a Lui conduceste il vostro fratello, che divenne poi il capo dell'Apostolico collegio e la pietra fondamentale della chiesa; deh! ottenete e noi tutti la grazia di seguir prontamente le divine ispirazioni, di confessar generosamente la verità, di amar sempre le croci e i patimenti di questa terra, al fine di assicurarci i beni perfetti ed eterni del Paradiso.

ALTRE PREGHIERE

Preghiera a Sant'Andrea per chiedere grazia


O glorioso S. Andrea, che con una intensa
predicazione del S. Vangelo, illuminaste le
menti e muoveste i cuori all’amore della
verità di una moltitudine di pagani, e
coraggiosamente e con gioia andaste incontro
ai tormenti del martirio, abbracciando la croce
sulla quale dovevate essere confitto, otteneteci la grazia
di amare sempre le croci e i patimenti di questa
terra per poterci assicurare i beni perfetti ed eterni del Cielo.

O potentissimo nostro avvocato S. Andrea,
consapevoli del vostro zelo apostolico,
del vostro eroico martirio e
della gloria che ora godete in Paradiso,
a voi noi ricorriamo,
oppressi dalle angustie di questa vita,
perché intercedendo presso il Signore,
otteniate a noi, al nostro paese, alle nostre famiglie,
a tutta la Chiesa aiuto e protezione,
perché possiamo vivere e morire santamente,
e eternamente amare, benedire e glorificare in Cielo
il Signore Dio infinitamente buono e santo.

Per il nostro Patrono S. Andrea Apostolo
sia amato, adorato, benedetto e glorificato
ora e sempre
Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

(3 Gloria)


Pensiero del 30 Novembre 2021

 Il Signore, sceglie i suoi, sa cosa c'è nel loro cuore, sa il progetto che custodisce per loro.

Meditazione sul Vangelo di Mt 4,18-22

Seguitemi.

Il brano evangelico di oggi ci riporta all’inizio della missione di Gesù. Lasciata Nazareth, egli viene ad abitare a Cafarnao sul mare. Lì comincia a predicare: “Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino”. Mentre  ammina lungo il mare, vede dei pescatori e, chiamatili per nome, disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».

Vide due fratelli e disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». In tutte le religioni, l’uomo cerca Dio; nel cristianesimo, invece, è Dio che cerca per primo l’uomo. La sua proposta è diretta, Gesù chiama per nome, non in modo anonimo. Lui stesso, per iniziativa del suo amore, chiede a ciascuno di noi di seguirlo. Simone e Andrea sono i primi due chiamati, il principio di una moltitudine di apostoli. Gesù chiama due coppie di fratelli, così come poi invierà tante altre coppie di discepoli, indicando con questa scelta l’inizio di una fraternità nuova, su cui si fonderà la Chiesa. In essa, il Maestro sceglie il discepolo e lo chiama a seguirlo per essere sempre con lui. Nella tradizione ebraica, invece, è sempre il discepolo che sceglie il maestro e, una volta appreso il mestiere, lo abbandona per farsi a sua volta maestro. Vi farò pescatori di uomini. Ci sentiamo chiamati quando, invece di fuggire come Adamo – perché ci riteniamo giudicati da Dio (cfr. Gen 3,10) – comprendiamo quanto siamo preziosi ai suoi occhi. La felicità dell’uomo consiste nel lasciarsi incontrare da quello sguardo; seguire Gesù significa fidarsi di Lui come fece Abramo, che patì senza conoscere il progetto di Dio, perché il Signore non è solo un modello da imitare, ma è il compagno di viaggio. Gesù “ha pescato” Andrea, Pietro, e gli altri portandoli dalla morte alla vita. Essi lo seguono e continueranno la sua missione nei confronti dei fratelli.

30 Novembre

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22

Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini

 (Matteo 4,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 18)
Rit: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
ed ai confini del mondo il loro messaggio.

Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini

 (Matteo 4,19)



29 novembre, 2021

Il 29 novembre 1937 nasce Sergio De Simone giovanissima vita spezzata dalla follia nazista

 


Il 29 novembre 1937 nasce Sergio De Simone, giovanissima vita spezzata dalla follia nazista.
Insieme alle sue piccole cugine Andra e Tatiana Bucci, fu internato nel “Kinderblock” di Birkenau: proprio da qui il piccolo Sergio, con l'inganno di poter rivedere sua madre, è stato prelevato insieme ad altri 19 bambini e portato nel campo di Neuengamme, alla fine di novembre del 1944.
In questo luogo i 20 bambini furono costretti a subire una serie di dolorosi ed inutili esperimenti "medici".
Nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1945, i bambini sono trasferiti nel sotterraneo di una scuola del quartiere di Bullenhuser Damm di Amburgo, dove vengono sottoposti ad un'iniezione letale.
All’interno del film “Kinderblock, l’ultimo inganno”, scritto da Marcello Pezzetti, viene raccontata la tragica storia del piccolo Sergio, delle sue cugine e degli altri 19 bambini deportati ed uccisi.



Pensiero del 29 Novembre 2021

 Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane: «Coraggio, non temete! Ecco, giunge il vostro Dio».

(Geremia 31,10; Isaia 35,4)

Meditazione sul Vangelo di Mt 8,5-11

L’incontro liberatore con Gesù.

L’episodio raccontato dall’evangelista Marco ha come teatro Cafarnao, ed i protagonisti della scena sono Gesù e un centurione. Il dialogo che si instaura tra i due dopo la richiesta del soldato di guarire il proprio servo malato, rivela per mezzo di una breve parabola, ispirata all’ambiente militare, l’umiltà e la fede pura di quest’uomo. Gesù, profondamente ammirato, ne tesse l’elogio svelandoci come Dio gradisca il cuore umile, il solo che consente, come ricorda il salmo “di andare con gioia incontro al Signore” con la fiducia di essere esauditi.

All’inizio del cammino d'Avvento il brano evangelico ci rivela la realtà profonda e consolante di Gesù: egli è portatore di una parola che guarisce, che libera l’uomo dal male che minaccia la sua esistenza. Ci invita ad andare da Lui con la fede del centurione, una fede che riconosce la propria povertà – “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto” –  e che fa conto sul Signore stesso, sulla potenza della sua parola “di’ soltanto una parola e il mio servo sarà salvato”. Ogni volta che ci rechiamo a messa si rinnova questo incontro tra la nostra anima povera e bisognosa di cure ed il “Medico divino”, Cristo, il solo che può guarirci. Forse troppo spesso la nostra partecipazione al banchetto dell’Eucaristia assume un carattere abitudinario e dimentichiamo le parole che pronunciamo pochi istanti prima di ricevere Gesù, vivo e presente nell’Eucaristia: “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”. Queste parole, per produrre in noi un benefico frutto, richiedono la garanzia che le autentica: «Il nostro credere. La fede ci rivela che Gesù non è semplicemente un grande personaggio, ma è il Messia, il Salvatore, vero Dio e vero Uomo, che prende su di sé le nostre infermità per guarirle, manifestando la potenza dell’amore di Dio e la sua volontà di salvare l’uomo. Sento il bisogno di essere salvato, liberato dal male che insidia la mia libertà o mi ritengo autosufficiente, capace di sconfiggere il peccato con le mie uniche forze? Chiediamo al Signore la grazia di far crescere il germe della fede che ha seminato in noi il giorno del nostro battesimo, perché vivendo d'essa, possiamo anche noi essere inclusi, un giorno, tra quelli che Gesù avrà fatto sedere accanto a Sé nel Regno dei Cieli».

28 novembre, 2021

Pensiero del 28 novembre 2021

 A te, Signore, innalzo l’anima mia, mio Dio, in te confido: «Che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici! Chiunque in te spera non resti deluso».

(Salmo 24,1-3)

L'Avvento, ci ricorda che la nostra liberazione, è vicina.
Buona domenica, e soprattutto buon inizio d'Avvento, a tutti, nella luce, ci porterà alla salvezza, con la Nascita, di Cristo.
Buon Cammino

Meditazione sul Vangelo di Lc 21,25-28.34-36

Desiderare ogni giorno di incontrare Dio.

Iniziamo il nuovo anno liturgico proclamando gli stessi versetti evangelici con i quali abbiamo concluso il precedente. Sono le ultime frasi dei discorsi con cui Gesù istruisce i suoi discepoli, prima d’entrare nel mistero della sua passione. In essa, infatti, egli vivrà personalmente quell’aggressione delle forze del male che poi attaccheranno la sua Chiesa. Le tenebre che avvolgeranno il Golgota, o il terremoto di cui parla l’evangelista Matteo, sono un anticipo dei segni che annunceranno il suo ritorno glorioso. Per aver anche noi la «forza di sfuggire a tutto il male che cerca di schiavizzarci», dobbiamo, come Gesù nel Getsemani, «vegliare pregando», solo allora sentiremo che «la nostra liberazione è vicina».

L’Avvento è il “tempo forte” della Chiesa nel quale siamo invitati ad una preghiera più intensa. Una preghiera nella quale non chiediamo qualcosa, ma cerchiamo ed aspettiamo qualcuno, Gesù Cristo. Dobbiamo intensificare l’orazione come “sete di Dio”, alla quale ci invita soprattutto il Vangelo, quando ci chiede di «vegliare e pregare in ogni momento», in modo che la nostra attesa di Lui sia sostenuta dalla speranza cristiana. Ma domandiamoci: è possibile “pregare in ogni momento” come comanda il Signore, o “pregare ininterrottamente», come chiede san Paolo ai suoi discepoli di Tessalonica? No. E’ lo stesso Apostolo che, rimproverando i Tessalonicesi per un’attuazione letterale del suo comando, ci invita a distinguere lo “stato di preghiera” dall’atto di pregare. Non voglio essere difficile: lo “stato di preghiera” è la percezione continua di essere alla presenza di Dio. E questa possiamo averla anche durante il lavoro o lo svago. L’atto della preghiera suppone, invece, che cessiamo le altre occupazioni per dialogare personalmente con Dio. L’Avvento ci educa a tutti e due i momenti, perché in esso ci prepariamo alle tre venute del Signore. La prima, quella che ricordiamo con la Natività di Gesù, incentiva la dimensione affettiva della preghiera, che esprimeremo, soprattutto, nella novena di Natale. L’ ultima venuta, quella che celebriamo principalmente nei primi giorni dell’Avvento, ci porta ad una preghiera di fede, ispirata dagli stupendi oracoli del profeta Isaia. Ma c’è una terza venuta di Cristo, quella intermedia, che dobbiamo vivere ogni giorno, perché quotidianamente il Signore viene a noi per salvarci. La percezione di questa venuta suppone in noi un cuore capace di restare sempre vigile davanti al suo Dio, per camminare alla sua presenza.

28 Novembre

1.s d'Avvento

A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido
Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12 – 4,2; Lc 21,25-28.34-36

Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

(Salmo 84,8)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 24)
Rit: A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.

Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

(Salmo 84,8)



27 novembre, 2021

A don Antonio Maffucci (FSCB)

A don Antonio Maffucci (FSCB)

L’Eterna gioia, dona a don Antonio Maffucci (FSCB) o Signore, splenda a lui, la Luce del tuo Eterno Amore. Riposi in pace Amen


OMELIA di Mons. Massimo Camisasca - S. Messa del 27 11 2021 in memoria di don Antonio Maffucci FSCB


OMELIA di Mons. Massimo Camisasca - S. Messa del 27 11 2021 in memoria di don Antonio Maffucci FSCB