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25 ottobre, 2021

Beato Carlo Gnocchi

 Beato Carlo Gnocchi



Nome: Beato Carlo Gnocchi
Titolo: Fondatore dei mutilatini Sacerdote
Nascita: 25 ottobre 1902, San Colombano al Lambro
Morte: 28 febbraio 1956, Milano
Ricorrenza: 25 ottobre
Tipologia: Commemorazione




Carlo Gnocchi nasce a San Colombano al Lambro, vicino Lodi, il 25 ottobre 1902 da Enrico e Clementina Pasta, sarta.

Ordinato sacerdote nel 1925 viene inviato prima a Cemusco sul Naviglio, poi nella popolosa parrocchia di San Pietro in Sala, a Milano.

Nel 1936 il Cardinale Ildefonso Schuster lo nomina direttore spirituale dell'Istituto Gonzaga Nel 1940 don Carlo, si arruola come Cappellano volontario e parte per il fronte. Terminata la campagna dei Balcani nel 1941, nel 1942 Carlo Gnocchi, con il grado di tenente, ripartì per il fronte russo, a seguito della Divisione alpina "Tridentina", dove partecipò in veste di cappellano alla Battaglia di Nikolaevka. Sopravvissuto al conflitto, raccolse dai feriti e dai malati le loro ultime volontà, che lo porteranno, al rientro in patria, ad un viaggio per la penisola, messaggero tra le famiglie degli scomparsi.

«In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l'uomo. L'uomo nudo; completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo più grandi di lui, da ogni ritegno e convenzione, in totale balìa degli istinti più elementari emersi dalle profondità dell'essere.»

(Carlo Gnocchi, "Cristo con gli Alpini")


Ritornato in Italia nel 1943, concepisce l'idea di fondare un'istituzione a favore dei mutilati di guerra; ricerca dei familiari dei caduti, per dare loro un conforto morale e materiale.

Nel 1949 il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, lo promuove consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il problema dei mutilati di guerra.

L'11 febbraio 1952 nasce la "Fondazione Pro Juventute", riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica.

Nel settembre del 1955, alla presenza del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi, viene posata la prima pietra della nuova struttura nei pressi dello stadio Meazza (San Siro) a Milano.

Vittima di una malattia incurabile Don Gnocchi muore il 28 febbraio 1956.

Trent'anni dopo la morte di Don Carlo, il cardinale Carlo Maria Martini istituisce il Processo di Beatificazione. Viene proclamato Beato da Papa Benedetto XVI il 25 ottobre 2010.

Pensiero del 25 ottobre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 13,10-17

Diciotto anni.

Il Vangelo parla di “figliolanza”: la donna curva da diciotto anni viene definita da Gesù “figlia di Abramo”. L’incontro con Cristo la rende libera e figlia di Dio. Quella donna siamo noi in quanto Chiesa. Curva, cioè prigioniera. La donna viene privata di una parte della sua umanità, non può volgere lo sguardo verso il Cielo. Essa rappresenta l’umanità incurvata su di sé, chiusa nel proprio egoismo, schiava del peccato. Da diciotto anni. Nel libro dei Giudici si racconta che gli Israeliti vengono oppressi due volte per diciotto anni (Gdc 3,14; 10,8). Diciotto risulta dalla moltiplicazione di 6 x 3. Il 6 indica l’imperfezione, è il numero dell’umanità (creata il sesto giorno) segnata dal limite, mentre il 3 è, come il 7, un numero divino. Il diciotto rappresenta l’intervento di Dio all’interno del limite dell’uomo. L’incontro con Cristo doveva accadere il diciottesimo anno. Gesù la raddrizza, cioè la libera. Gesù vede la donna, la chiama e le parla. L’inferma esce dall’anonimato, diviene un soggetto di relazione. Gesù si prende cura di lei personalmente, la eleva al rango di individuo. Il giorno di sabato. La risposta di Gesù presenta un gioco di parole in greco: l’atto dello slegare il bue o l’asino, e la liberazione della donna, vengono espressi con un unico verbo: lyo, che significa “sciogliere”. Israele viene finalmente liberato, slegato, sciolto dalle catene. Gesù restituisce al sabato il suo significato originario: è tempo di liberazione. Lì, Dio agisce per salvare quelli che sperano in lui. La domenica, il giorno del Signore (compimento del sabato), è il tempo segnato dal numero diciotto: l’irruzione del dinamismo di Dio (3) nel limite dell’uomo (6). La Chiesa, figlia di Abramo e discepola di Cristo, sperimenta la grazia della “posizione eretta”. Nessuno è più più curvo, legato, limitato a una prospettiva chiusa, ma tutti siamo abilitati ad alzare lo sguardo, a innalzarci verso l’orizzonte sconfinato di Dio.

25 Ottobre

Il nostro Dio è un Dio che salva

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)

SALMO RESPONSORIALE (Sal 67)
Rit: Il nostro Dio è un Dio che salva.

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)

24 ottobre, 2021

Tanti Auguri di cuore ad una donna speciale, come Janny Brandes-Brilleslijper oggi sarebbe stato il suo compleanno

 Tanti Auguri di cuore, ad una donna speciale, come Janny Brandes-Brilleslijper, oggi, sarebbe stato il suo compleanno.




Buon compleanno a Sante Zennaro

 Onore e gloria a quest'uomo 


Buon compleanno a Sante Zennaro, il Signore, e la Vergine Maria, ti rendano merito.


Pensiero del 24 Ottobre 2021

 Oggi, Gesù, passa nella nostra vita............Apri il tuo cuore, a Lui, e manifesta la tua preghiera, come Bartimeo. Non temere, Lui, è la Luce del mondo, chi crede ed accoglie il suo Amore incomincia a vedere veramente. 

Meditazione sul Vangelo di Mc 10,46-52

Il nostro grido sopra ogni rumore.

Domenica scorsa avevamo lasciato i discepoli in cammino con Gesù. Oggi arriviamo a Gerico, circondati da una grange folla. La scena si incentra oggi tutta sulla figura del cieco Bartimèo che ci è subito simpatico. Egli è circondato da altre figure: Gesù, gli apostoli e la folla, animata da sentimenti contrastanti verso  quest’uomo che grida. Da che parte ci mettiamo noi all’interno di questa scena?

Entriamo anche noi a Gerico, assieme alla folla che segue Gesù. Ci sembra una scena caotica: le grida della gente, la polvere, gli abitanti del paese che si affacciano sulla strada, le botteghe dei mercanti. In questo  brusio si leva il grido di un uomo: «Gesù, abbi pietà di me!». Quest’uomo è Bartimèo. Ci viene presentato con cura, una rarità per un mendicante cieco. Vuole “vederci di nuovo”, segno che non è cieco dalla nascita, ma era un uomo di una certa importanza, se viene così bene identificato con nome e parentela. Bartimèo, con audacia, inizia a gridare e a gridare sempre più forte quando viene ammonito a tacere. Anche se la folla è indifferente al suo dolore, anche se la gente, che lo conosceva, non si cura di lui, egli non spegne la sua preghiera, ma la rafforza. C’è una speranza che lo anima, un desiderio, una fede forte che lo spinge a non interessarsi del pensiero dei suoi compaesani, ma solo dell’incontro con quel Maestro di cui avrà tanto sentito parlare. Questo ci conforta e anima la nostra preghiera: non c’è buio, non c’è sofferenza, non c’è angoscia che Dio non ascolti. Il nostro grido deve aprirsi nella notte più fonda ed essere animato dalla certezza che Dio ascolta sempre! E, infatti, Gesù si ferma rivolgendogli una domanda inattesa: «Cosa vuoi che io faccia per te?». scontata la risposta, ma Gesù aspetta che sia Bartimèo a chiedergli la vista. Poteva fermarsi a brontolare della sua sofferenza, delle difficoltà, della solitudine. Con assoluta dignità esplicita la sua richiesta. Chiedere a Dio le cose giuste non è così semplice. Quale bisogno mi porto dentro, quale desiderio anima la mia preghiera? Restiamo comodi sul ciglio della strada a mendicare, o come Bartimèo siamo chiamati ad altro? Bartimèo ci insegna a tener vivo il desiderio di incontrare il Signore, ad aver fede che Lui ascolta il nostro grido.

24 Ottobre

Grandi cose ha fatto il Signore per noi

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte, e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 125)
Rit: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte, e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)


23 ottobre, 2021

Livatino, una testimonianza esemplare


La figura del magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, beatificato il 9 maggio, al centro di un incontro promosso dall’Ac a Milano a pochi giorni dalla prima memoria liturgica (29 ottobre) La figura e la testimonianza di Rosario Livatino, magistrato, martire e beato, è al centro di un incontro organizzato dall’Azione cattolica parrocchiale sabato 23 ottobre, alle 10.30, nella parrocchia Beata Vergine Immacolata e Sant’Antonio di via Corsica a Milano. Per ripercorrere la vita del giudice ucciso dalla mafia nel 1990, dopo l’introduzione di Dina Vecchio, presidente dell’Azione cattolica parrocchiale, interverranno l’avvocato Giuseppe Cannella, Alberto Ratti del Centro studi dell’Azione cattolica italiana, e Fabio Roia, magistrato e presidente del Tribunale dei minori di Milano. Modera Alberto Mattioli.

Padre Pio e Albino Luciani, una doppia profezia - Omaggio a don Minutella

Tutta la dolcezza e l'umanità di Giovanni Paolo I

Pensiero del 23 ottobre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 13,1-9

L’albero di fichi.

La legge funziona come una segnaletica stradale, indica la meta, ma non ti ci porta. Lo Spirito, invece, oltre a indicare la meta, fornisce l’energia necessaria per raggiungerla. Questo è reso possibile grazie a Cristo: la forza del peccato (“carne”, egoismo) è definitivamente superata nella sua croce e risurrezione. Il brano del Vangelo tratta la necessità della conversione e del portare frutto. I due testi si illuminano a vicenda: la conversione è il primo passo fondamentale verso Dio, ma non significa conquista della salvezza, bensì accoglienza di Cristo nello Spirito.

Il tema del brano evangelico è la conversione: quegli eventi tragici richiamano la necessità di essere costantemente preparati all’incontro definitivo con Dio. Il richiamo alla conversione ci insegna l’arte di vivere intensamente ogni attimo nell’amore, nel dono e nella condivisione. L’assurdità dell’esistenza può essere contrastata solo da un cuore convertito, che riconosce la propria meta, che non teme di cambiare mentalità, di assumere nuovi paradigmi di pensiero. Il passaggio dalla mancanza di significato alla pienezza di senso è simile alla scalata compiuta dal sotterraneo alla terrazza dell’ultimo piano del grattacielo. Cambia la prospettiva. L’orizzonte è lo stesso, ma nell’ottica della fede posso abbracciare molti più elementi, posso considerare il tutto all’interno del quale ogni singolo dato è inserito. Scopro il significato di un evento solo nella misura in cui lo metto in relazione con un orizzonte globale di senso. Se l’orizzonte è ampio, diminuisce la porzione di assurdo, di tutto ciò che apparentemente è privo di significato. È vero, a volte la vita è crudele, certe cose non dovrebbero succedere, e non sappiamo perché accadono, ma sappiamo almeno due cose: 1) l’uomo, come spiega Viktor Frankl, ha sempre la possibilità di dare un significato all’esistenza; questa è l’espressione massima della sua libertà e dignità; 2) la nostra vita non si esaurisce qui, è chiamata a una dimensione di pienezza finale: “L’avvenire è più bello di tutti i passati, questa è la mia fede” (T. de Chardin). L’uomo che accoglie la relazione con Dio conosce la propria meta, non spreca energie in altre cose, non perde tempo, e si lascia affascinare dalla bellezza e dalla complessità del reale, perché è in grado di vedere un orizzonte infinitamente più vasto. La parabola finale ci inserisce in una storia al fine di farci assumere l’atteggiamento fondamentale del portare frutto. Il tempo a nostra disposizione è limitato. Dio usa tutti i mezzi per aiutarci ad accogliere la relazione con lui, ma un giorno non ci sarà più tempo.

23 Ottobre 2021

Noi cerchiamo il tuo volto, Signore

Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore, ma che si converta dalla sua malvagità e viva.

(Ezechiele 33,11)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 23)
Rit: Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene,
il mondo con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore, ma che si converta dalla sua malvagità e viva.

(Ezechiele 33,11)

22 ottobre, 2021

Pensiero del 22 ottobre 2021

 Ognuno di noi, attraverso la fede, la preghiera, la creazione, la Parola di Dio, i Sacramenti, l'amore verso il prossimo, scorgerà i segni della presenza del Signore e la nostra vita sarà ricolma di gioia e di pace.

Meditazione sul Vangelo di Lc 12,54-59

Abilitati a interpretare i segni dei tempi.

Al centro del brano della lettera ai Romani troviamo la nozione di “salvezza”, intesa come la pienezza della vita dell’uomo. Essa non può essere raggiunta con le nostre forze, ma va accolta da Dio, in Cristo. Al grido di disperazione dell’uomo che basa la propria fiducia sull’osservanza della legge, fa da contrappunto il canto di grazie del cristiano. Dalla pretesa di auto-salvezza, si passa alla lode a Dio per “Gesù Cristo nostro Signore”. Il Vangelo ci esorta a “valutare questo tempo”, cioè a riconoscere che Cristo è l’unico mediatore della salvezza.

Lo Spirito ci abilita a diventare interpreti della storia, ermeneuti del tempo. Solo nello Spirito possiamo scorgere i segni di Cristo vivo nelle dinamiche storiche. Dio fa storia con l’uomo, e l’uomo non è solo nel suo viaggio. Lo Spirito ci rende capaci di elaborare una teologia della storia, di ogni storia. Il tempo lo si valuta nello Spirito, la prospettiva è quella del Padre, e il criterio di valutazione è Cristo. Lo Spirito è l’energia, il Padre è l’orizzonte, e Cristo è il modo con cui guardare l’orizzonte. Questo tempo è gravido di speranza; c’è molto da fare. Molte dimore sono da costruire, e abbiamo tanta strada da percorrere. Questo è il tempo dell’edificazione del sogno di Dio, del suo progetto originario. Se ogni generazione non fosse convinta di essere particolarmente importante per la costruzione del Regno, questo non verrebbe mai edificato. Il momento dell’azione è ora. Questo è il tempo della gioia, del canto e della danza. Ma è anche il tempo del lavoro, del sudore, delle lacrime e del sangue. Ed il tempo della festa, del vino inebriante, ma è anche il tempo dei piedi stanchi e impolverati, delle scarpe consumate, della fretta e della partenza. Questo è sì, il nostro tempo, ma soprattutto il tempo di Dio. Ed è il nostro tempo nell’ordine dell’impegno e della vocazione, ma appartiene a Dio nell’ordine del progetto e del possesso. “E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (v. 57). Non siamo abilitati, in quanto cristiani a elaborare pensiero, a esprimere idee, ad annunciare Cristo? Siamo dichiarati idonei a giudicare la storia, a dare significati. Il mondo aspetta questo da noi, anche se non lo sa. Ogni battezzato ha il diritto e il dovere, in virtù dello Spirito, di introdurre nel mondo il punto di vista di Cristo.

21 ottobre, 2021

Oggi è sant'Orsola e compagne Tanti Auguri di cuore alla Beata Madre Caterina Orsola Cittadini

Oggi, è sant'Orsola e compagne.
Tanti Auguri di cuore, alla Beata Madre Caterina Orsola Cittadini, per il suo onomastico.
Il suo sguardo ed il suo sorriso dolcissimo, mentre guarda l'infinito è rassicurante.


Fondatrice, delle Suore Orsoline in Somasca, insieme a sua sorella Giuditta Caterina.

Don Pino Puglisi Presbitero e Martire in odio alla Fede


 La traslazione è avvenuta il 15 aprile 2013, dopo la ricognizione canonica della salma effettuata alla presenza del vescovo ausiliare di Palermo Mons. Carmelo Cuttitta, durante la quale è stata prelevata parte di una costola, poi usata e venerata come reliquia durante il rito di beatificazione. Le spoglie sono state collocate ai piedi dell'altare nella cappella dell'Immacolata Concezione, in un monumento funebre che ricorda una spiga di grano (questo temporaneamente, perché proprio sui terreni di Brancaccio confiscati alla mafia è in costruzione un santuario dove la salma sarà collocata definitivamente). Il significato di tale monumento è tratto dal Vangelo: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv, 12,24). La Chiesa ne ricorda la memoria il 21 ottobre, giorno del suo Battesimo.



Sant' Orsola e compagne

Sant' Orsola e compagne




 Nome: Sant' Orsola e compagne

Titolo: Martiri
Nascita: IV secolo, Gran Bretagna, Regno Unito
Morte: 21 ottobre 383, Colonia, Germania
Ricorrenza: 21 ottobre
Tipologia: Commemorazione




Lo stuolo glorioso delle vergini capitanate da S. Orsola si crede che fosse di undicimila; ma ancorchè non ci sia pervenuto il numero preciso, tuttavia è certissimo il fatto del martirio che esse subirono pel nome di Gesù Cristo, martirio che la Chiesa annualmente commemora e festeggia.

Queste eroiche figlie della Chiesa, raccolte in Bretagna per ordine dell'imperatore Massimo, erano destinate spose ai duci e ai soldati britanni incaricati di fondare una colonia dove l'impero era maggiormente esposto alle continue scorrerie e feroci devastazioni delle milizie barbariche.

Affidate perciò ad Orsola, nobile principessa, salirono sulle navi che dovevano trasportarle al luogo designato.

Ma Dio, negli altissimi ed arcani suoi disegni, aveva ben più nobili progetti sulle giovanette Durante la traversata, infatti, ecco levarsi d'improvviso una si furiosa tempesta, che minacciò di farle naufragare. Le navi, sbattute da ogni parte da minacciosi flutti, vennero infine sospinte, per divina disposizione, sulle coste della Germania, allora occupate dagli Unni, feroci pagani, odiatori del Cristianesimo. Quei barbari, quasi belve sitibonde di piacere e di sangue, si gettarono sulle giovani, ma vinti dall'avvenenza delle fanciulle, tentarono con lusinghe e poi con minacele di violare la loro verginità.

Vano però riuscì ogni tentativo. Quelle eroiche vergini resistettero con fortezza agli assalti dei nemici, e animate dal coraggioso esempio e dalle esortazioni di Orsola preferirono il martirio piuttosto che macchiare la loro onestà e perdere la fede.

Presi allora da satanico furore, i soldati si gettarono sulle inermi vittime, e dopo averle torturate coi più crudeli tormenti, le passarono a fil di spada. Ciò avvenne sulla fine del secolo 'v, nei pressi della città di Colonia, che ancor oggi gelosamente custodisce le gloriose reliquie di quelle eroine della fede e della castità.

Sul suolo bagnato dal sangue virgineo di Orsola e delle sue degne compagne venne poscia edificata una sontuosa basilica, che fu in ogni tempo mèta di devoti pellegrinaggi.

Fu S. Orsola che ispirò alla bresciana S. Angela Merici di istituire e donare alla Chiesa una nuova Congregazione religiosa (detta delle Orsoline, appunto perchè la fondatrice propose S. Orsola come modello e patrona delle sue figlie), per il difficile e sublime compito dell'educazione della gioventù femminile. Come infatti S. Orsola seppe guidare alla vittoria quella schiera eletta di sante vergini, così protegge ora l'odierna gioventù femminile, attorniata da mille pericoli, facendola strumento di bene nella famiglia e nella società.

PRATICA. Aiutiamo le opere per l'educazione della gioventù.

PREGHIERA. Concedici, te ne preghiamo, o Signore Dio nostro, di venerare con incessante devozione i trionfi delle tue sante vergini e martiri Orsola e compagne; e giacchè non possiamo onorarle degnamente, offriamo almeno frequentemente i nostri umili omaggi.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Colònia il natale delle sante Orsola e sue Compagne, le quali, per la religione cristiana e per il costante amore alla verginità uccise dagli Unni, finirono la vita col martirio, e moltissimi corpi di loro furono sepolti a Colònia.

Pensiero del 21 Ottobre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 12,49-53

Il fuoco e l’acqua.

L’Apostolo usa tre metafore per indicare il destino della persona che vive nel peccato, o in Cristo. Il contadino e il frutto, il viaggiatore e la strada, il lavoratore e il salario. Il peccato è una promessa di felicità non mantenuta. Il dono di Dio, invece, conduce a una pienezza al di là di ogni immaginazione. Il Vangelo ci ricorda che la via di Cristo non è facile: ci “immerge” (battesimo) nella divisione, nella battaglia, ma l’esito è un mondo animato dal “fuoco” dello Spirito.

Il fuoco evoca lo Spirito (Lc 3,16). La missione di Gesù consiste nell’inondare l’umanità con un oceano di Spirito Santo, nell’“immergerla” (“battesimo” = “immersione”) nell’Amore stesso di Dio, che è lo Spirito. Questo si realizzerà con la Pentecoste (At 2,1-13). Lo Spirito è fuoco perché trascende le nostre categorie, ci muta nell’intimo, ci fa essere cibo per il mondo, pane spezzato, lampade che ardono e risplendono (Gv 5,35) nelle tenebre della storia. Grazie a lui siamo elaboratori di senso, focolari, dimore per ospitare gli uomini, donatori di fecondità, indicatori verso ciò che veramente conta. Egli ci rende forgiatori di uomini, maniscalchi dell’educazione, fabbri della maieutica; purificatori e disboscatori, incaricati di rammentare all’umanità l’essenziale. Solo in lui, fuoco che arde nei nostri cuori e nelle nostre ossa, possiamo parlare le innumerevoli lingue degli uomini, che si esprimono nelle culture, nelle religioni, nei sistemi di pensiero, nelle organizzazioni del vivere civile. Lo Spirito è il fuoco che prepara l’alba di un mondo nuovo. Il fuoco che Gesù viene a gettare si compie solo mediante la croce. Il “battesimo” indica l’“immersione” nell’abisso di sofferenza della croce. Se possiamo aspirare a vivere nella dimensione dello Spirito, è solo in virtù della croce di Cristo. E la sua croce è anche la nostra. Siamo misteriosamente associati alle sue sofferenze. Allora nessuna sofferenza del cristiano è priva di senso, nessuna lacrima è orfana di significato profondo e salvifico. Tutto quello che viviamo è inserito nell’orizzonte di Cristo. Le potenzialità di salvezza della sua croce sono disponibili per noi, e le ritroviamo nelle nostre esistenze. Il credente, così, non solo è consapevole che alla fine è destinato a un avvenire di pienezza, ma anche che il dolore del suo presente, il suo apparente non-senso, è gravido di una ricchezza inimmaginabile di significati.

21 Ottobre

Beato l’uomo che confida nel Signore

Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.

(Filippesi 3,8)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 1)
Rit: Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.

(Filippesi 3,8)

20 ottobre, 2021

auguri di cuore Mother Dolores Hart O. S. B.

 Mother Dolores Hart O. S. B. auguri di cuore, oggi, è il suo compleanno.




Pensiero del 20 ottobre 2021

 Il servo fannullone, è in ciascuno di noi, quando aspettiamo che siano gli altri a fare il bene, ma in noi c'è anche il servo fedele, che attende di crescere nell'amore. A noi scegliere quale servo far crescere e quale far diminuire.

Meditazione sul Vangelo di Lc 12,39-48

Se non ora, quando?

Siamo liberi in Cristo, ma non per peccare, bensì per vivere in Dio. E chi vive in Dio non può più lasciarsi attrarre dal peccato. Si inserisce qui il paradosso cristiano: l’uomo trova la propria libertà solo diventando “schiavo” (doulos) di Cristo. La parola che fa da nesso tra la prima lettura e il brano del Vangelo è, appunto, doulos (“schiavo, servo”). L’uomo non può fare a meno di servire qualcuno o qualcosa: la vera liberazione consiste nel servire Dio in Cristo.

L’insegnamento fondamentale del brano evangelico è la necessità di tenersi pronti in ogni momento per la venuta di Cristo. La sua venuta è l’evento centrale. Tutto converge verso questo punto, e tutto da lì riparte. Se la sua duplice venuta è il centro e il culmine della storia, significa che ne rappresenta il fine. Egli è lo scopo, l’obiettivo, la direzione della storia delle società e di ogni singolo. Pensiamo a come cambierebbe la nostra vita se fosse tutta focalizzata verso il punto centrale della venuta di Cri sto. Fare tutto per lui, tutto in vista dell’incontro definitivo con lui. Cristo vuole diventare il tuo Signore da adesso, per poterlo essere per sempre. Perché è così necessario tenersi pronti? Perché alcune cose si possono fare prima e non dopo. La sua venuta rappresenta uno spartiacque, un limite di non ritorno. Essa segnerà il momento conclusivo del periodo della preparazione, e ci immetterà nel tempo definitivo. La nostra vita attuale non è finalizzata a se stessa, non è racchiusa nel cerchio della ripetitività, o nell’orizzonte ristretto dell’immanenza, ma è chiamata a espandersi verso un’esistenza segnata dal compimento totale e definitivo della persona, dovuto alla pienezza della relazione con Dio. L’immissione nel tempo definitivo può avvenire in qualsiasi istante! Da qui la necessità di vivere intensamente il presente. Il presente è l’unico momento in cui mi è concesso di decidere quale significato dare alla mia vita. Sarò “pronto” nella misura in cui avrò imparato a condividere i miei “beni”: conoscenze, esperienze e abilità. Posso rendere gli altri partecipi della mia fede, della mia speranza, della mia visione del mondo. Mentre l’egoismo è ripetitivo fino alla noia, il dono di sé trova un’infinità di modi per esprimersi. Lasciamoci sorprendere dalla fantasia dello Spirito, e lasciamoci sorprendere ora!

Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

 (Matteo 24,44)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 123)
Rit: Il nostro aiuto è nel nome del Signore.

Se il Signore non fosse stato per noi
– lo dica Israele –,
se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.

Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.
Sia benedetto il Signore,
che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.

Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

 (Matteo 24,44)

19 ottobre, 2021

Preghiera per chiedere l'intercessione di Papa Luciani

 Preghiera per chiedere l'intercessione di Papa Luciani

" Signore Gesù,
tu che ci hai dato la grande gioia
di venerare Papa Giovanni Paolo I come Tuo Vicario
sulla terra, e quindi nei Tuoi inscrutabili disegni
ci hai fatto provare l'immenso dolore della sua inattesa
scomparsa, concedici le grazie che Ti chiediamo, affinché,
sicuri della sua intercessione presso di Te,
possiamo un giorno venerarlo sugli altari :
allora la sua bontà e umiltà, proposte ad esempio dei fedeli
saranno un perenne invito a tradurre nella vita
il suo insegnamento e a diffondere serenità ed amore.
Amen".
Imprimatur
+ Mons. Maffeo Ducoli
Vescovo di Belluno-Feltre



Pensiero del 19 ottobre 2021

 Gesù, sta preparando, per ognuno di noi una beatitudine eterna...........Noi, saremo presenti, o ci perderemo, per l'eternità il definitivo incontro con Lui?

Meditazione sul Vangelo di Lc 12,35-38

Sempre pronti.

Un giorno eravamo senza Cristo, esclusi dalla storia della salvezza, estranei all’alleanza. Adesso grazie al Suo sangue, la lontananza e l’estraneità sono state superate. Le apparenze non riescono a rendere visibile tutto il mistero che vive nell’intimo di ogni anima cristiana. Il brano evangelico di oggi ci parla dei discepoli del Signore che vivono nell’operosa attesa del Suo ritorno. Si deve sempre essere nell’atteggiamento pasquale di chi aspetta il passaggio di Dio per la liberazione. Non ci si deve assopire neppure per un attimo, con calcoli e rimandi estremamente imprudenti e che potrebbero risultare fatali.

Non è la prima volta che il discepolo è invitato a guardare oltre il concreto oggi e il concreto domani. Di qui nasce un atteggiamento di fondo del discepolo: se vuole “assicurarsi sulla vita”, se vuole dare uno sbocco sicuro e positivo alla sua esistenza ed essere davvero beato, cioè salvo, deve vivere nell’attesa ed essere pronto, con la cintura ai fianchi (come gli antichi ebrei che si apprestavano a lasciare l’Egitto in Es 12,1 1), per andare incontro al Signore che viene. L’allusione al libro dell’Esodo è significativa: quando verrà il Signore andremo con Lui altrove, là dove è il nostro tesoro (12,34), nella casa del Padre, nei cieli. Comunque, Luca non insiste su questo e preferisce mettere l’accento sul fatto che il Signore viene e che osserva l’attesa del discepolo, il modo in cui egli accoglie il suo Signore. Le immagini del testo vanno in questo senso e se ne spiegano i motivi. Le lampade devono stare accese; i servi svegli e pronti al servizio, perché non sanno quando il loro padrone ritornerà: può essere presto, o a mezzanotte, anche più tardi. Certo è, però, che non ci sarà tempo per prepararsi: perché non sappiamo a che ora verrà, così come quando viene il ladro. Può non piacere l’analogia “ladro – Figlio dell’uomo” (Gesù), ma la durezza dell’immagine imprime meglio la verità “non sapete a che ora verrà”. Anche l’immagine “servi-padrone” appare urtante: è l’eco di un tipo di società che oggi vorremmo superata. Gesù però l’addolcisce. Egli non si sente un padrone come gli altri, anzi, quel mettersi il grembiule per servire dice che Gesù non si è comportato con loro da padrone, ma da servo (12,37). Noi, quindi, aspettiamo il Signore che si è fatto nostro servo, per essere da Lui riconosciuti davanti agli angeli di Dio.

19 Ottobre 

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

(Luca 21,36)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo.

Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: «Il Signore è grande!»
quelli che amano la tua salvezza.

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

(Luca 21,36)