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18 agosto, 2021

Pensiero del 18 agosto 2021

DIO, è giusto perché dà a ciascuno il suo. Dobbiamo sempre, ricordare che tutti siamo operai dell'ultima ora. Graziati, da una Misericordia senza misura.

Meditazione sul Vangelo di Mt 20,1-6

“Tutto è dono”.

Non dobbiamo essere invidiosi, vedendo che Dio elargisce i suoi doni secondo la sua generosità e secondo il suo gratuito e insindacabile disegno di salvezza. Poiché dalla gelosia e dallo spirito di contesa provengono ogni sorta di liti, e la comunità dà allora spettacolo di aggressività, di divisione e di disordine. Dobbiamo, invece, godere della elargizione che Dio fa della sua grazia, al di là di ogni merito umano. In noi deve sempre prevalere la sapienza, che porta con sé mitezza, gioia e pace, consapevoli che nessuno ha meriti da vantare, ma solo motivi per lodare la misericordia infinita del Signore.

Non ci dobbiamo meravigliare che il padrone inizi dagli ultimi e che nulla si dica di quelli che sono stati chiamati alle nove, a mezzogiorno o alle tre del pomeriggio: lo esige il racconto. Il narratore vuole semplicemente chiamare l’attenzione sulla reazione dei primi di fronte all’agire del padrone nel modo di trattare gli ultimi. Perché ciò sia possibile è necessario farli passare per ultimi, solo così possono essere testimoni oculari di quanto avviene. Certo, è qualcosa di insolito e di inverosimile: ciò in una parabola indica che questo dato è portatore di un significato importante. Gli ultimi, quelli che hanno lavorato solo un’ora, ricevono il salario di un’intera giornata di lavoro ed è logico che sia avvenuto lo stesso per quelli chiamati alle nove, a mezzogiorno e alle tre del pomeriggio. Ma è più logico che il confronto sia fatto tra i primi e gli ultimi arrivati, e che i primi pensino di ricevere di più; invece, ricevono solo quello che avevano concordato con il padrone: un denaro! Ciò che “scotta non è tanto la “mancanza di giustizia”, quanto il comportamento del padrone, ed essi glielo dicono. La protesta, umanamente, è più che legittima ed è questo il vero problema della parabola. Ma il datore di lavoro come si giustifica? Sostanzialmente attraverso tre concetti: non ho mancato di giustizia, mi è lecito disporre dei miei beni come meglio credo e, forse, tu sei invidioso perché io sono buono! In definitiva, nei confronti di Dio nessuno può vantare privilegi di sorta: la paga è uguale per tutti, e supera ogni immaginabile merito. Nel Regno dei Cieli tutti sentiremo di aver ricevuto più di quello che ci aspettavamo e gioiremo insieme, cantando in eterno la generosità del Signore: accoglieremo tutto come puro dono!

18 Agosto

Signore, il re gioisce della tua potenza!

La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

(Ebrei 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 20)
Rit: Signore, il re gioisce della tua potenza!

Signore, il re gioisce della tua potenza!
Quanto esulta per la tua vittoria!
Hai esaudito il desiderio del suo cuore,
non hai respinto la richiesta delle sue labbra.

Gli vieni incontro con larghe benedizioni,
gli poni sul capo una corona di oro puro.
Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa,
lunghi giorni in eterno, per sempre.

Grande è la sua gloria per la tua vittoria,
lo ricopri di maestà e di onore,
poiché gli accordi benedizioni per sempre,
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.

La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

(Ebrei 4,12)

17 agosto, 2021

Pensiero del 17 agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 19,23-30

“A Dio tutto è possibile”.

Colui che ha il cuore legato alla ricchezza difficilmente entrerà nel Regno dei Cieli. Vi può entrare, infatti, solo chi è distaccato e libero e, quindi, si fa discepolo del Signore. E il cuore del discepolo del Signore non è dove ci sono i beni terreni, ma in cielo, dove i tesori non si logorano e sono veramente al sicuro. Solo la forza di Dio riesce a operare questa libertà. Quanto agli apostoli, hanno lasciato tutto per amore di Cristo: avranno, perciò, come premio, l’eredità della vita eterna e una condizione di bene già in questa vita: un bene che consiste nella pace, nella gioia interiore e nella consolazione della provvidenza amorosa di Dio.

Dopo aver detto che per un ricco è difficile entrare nel Regno dei cieli, Gesù va oltre e dimostra che è impossibile; anzi, non solo è impossibile, ma è assolutamente impossibile e lo fa capire bene attraverso l’esempio dell’ago e del cammello. I discepoli, allora, gente che ha lasciato tutto, si spaventano e domandano: “Chi si potrà dunque salvare?”. Gesù li rassicura, tanto con il suo sguardo pieno di dolcezza, quanto con le sue parole, adducendo l’onnipotenza di Dio e invitandoli in tal modo, ad avere fiducia. Certo, è necessario decidersi: o a favore di Dio, o a favore della ricchezza. Le due cose insieme non stanno. La ricchezza, se non è condivisa, ma goduta e fatta centro della propria vita, soffoca ogni senso di bene, rendendo impossibile la salvezza. A questo punto, Pietro a nome dei suoi compagni, che pure hanno lasciato tutto per seguire Gesù, domanda: “Che cosa dunque ci sarà per noi?”. Ovvero, entreremo nella vita eterna?”. La risposta di Gesù è più che affermativa, ma non promette nulla di terreno, solo i beni eterni. Quando tutto sarà rinnovato, essi avranno la ricompensa del centuplo di ciò che hanno abbandonato e con questa nota di speranza, Gesù li lascia, aggiungendo una frase che induce molto a riflettere: “Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”. Qual è la sua vera interpretazione? Il richiamo può essere inteso come un avvertimento ai discepoli che, secondo Mt 18,16, si sono messi a discutere su chi è il più grande e Gesù ha insegnato loro a farsi piccoli. Certo, il Signore assicura i suoi che avranno la vita eterna, ma quanto dice non è assolutamente un “assegno in bianco”. Dipende sempre da come in realtà essi si comporteranno.

17 Agosto

Il Signore annuncia la pace per il suo popolo

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 84)
Rit: Il Signore annuncia la pace per il suo popolo.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con fiducia.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

15 agosto, 2021

Ad Janny Brandes-Brilleslijper

 Ad Janny Brandes-Brilleslijper

Appartenente alla Resistenza Ebraica Olandese insieme a sua sorella Rebekka Lintje Lien Lin Jaldati Rebling

Riposa in pace, caro angelo, accanto al tuo amato marito Cornelis Teunis. resta accanto a quelli che abbiamo amato ed abbiamo perso, troppo presto, per una grande tragedia. La tua vita, è stata vissuta nell'amore, non sarai mai dimenticata. Riposati dolcemente e proteggi tutti noi dal cielo. Amen.

Canzano Barbara


15 agosto 2003-15 agosto 2021 18 anni senza di Janny Brandes-Brilleslijper



15 agosto 2003 15 agosto 2021 18 anni senza JANNY BRANDES-BRILLESLIJPER

 Janny Brandes-Brilleslijper

Lume di Speranza
Lume di Speranza per chi non aveva più niente.
Lume di Gioia per chi la parola Gioia non ne conosceva neanche il significato.
Lume di Fede per chi non voleva credere più a niente.
Luce che illuminava l'anima ad ogni persona fonte di conforto per chi sapeva che doveva morire.
Grazie...!!! D'essere anche il mio Angelo Custode, ti voglio tanto...Tanto bene!
15 agosto 2003 15 agosto 2021
18 anni, senza JANNY BRANDES-BRILLESLIJPER
La sua anima, e sua memoria, siano benedette.



1866: 15 agosto come oggi nasceva Assunta Carlini in Goretti, la mamma di Santa Maria Goretti detta Marietta

 1866: 15 agosto come oggi nasceva Assunta Carlini in Goretti, la mamma di Santa Maria Goretti detta Marietta  


Assunta Carlini Senigallia 15/08/1866 – Corinaldo 18/10/1954

Assunta Carlini, la mamma di Marietta, nasce il 15 Agosto 1866 a Senigallia, nelle Marche. Viene battezzata con il nome di Assunta. Abbandonata dai genitori viene condotta alla “Casa degli Esposti” di Senigallia, ricovero per i “figli di nessuno” dove trascorre i primi sei anni della sua vita. Viene adottata dalla famiglia Gattarelli, gente molto povera ma rigorosa in fatto morale. La sua è un’infanzia di stenti e di lavoro. Il matrimonio con Luigi si rivelerà un’unione affiatata e serena. Anche nella disavventura la famiglia Goretti manterrà sempre una grande dignità alla cui base vi sono valori autentici e profondi e il sano tenace realismo proprio della gente di campagna. Quando rimane vedova, a 34 anni, dopo l’abbattimento dei primi giorni, sostituisce il marito nel lavoro dei campi con grande forza d’animo. Nonostante il lavoro non le lasci molto tempo e molte energie, riesce a dare un’educazione sana ai figli per i quali rimane un costante punto di riferimento.



Assunzione della Beata Vergine Maria

Assunzione della Beata Vergine Maria



Nome: Assunzione della Beata Vergine Maria
Titolo: Maria assunta in cielo
Ricorrenza: 15 agosto
Tipologia: Solennità




Gesù salendo al cielo aveva lasciato la sua Madre a guida della Chiesa nascente perché fosse a tutti di conforto. La lasciò fin tanto che la vide necessaria a guidare e raddolcire le pene degli Apostoli e dei discepoli, ma appena vide che la sua missione era compiuta, le fece risuonare all'orecchio le parole: Veni, mater mea: Veni, coronaberis (Vieni, madre mia, vieni: sarai coronata). Maria che tanto e così ardentemente aveva desiderato di unirsi in Paradiso al suo Divin Figliuolo, ebbe un sussulto: il suo vergine cuore, inondato di nuovo amore e di nuova speranza, con un palpito più forte spezzò il fragile velo del corpo che teneva ancora la sua anima prigioniera su questa terra e spirò di puro amor di Dio. Era a Gerusalemme e fu sepolta nell'orto degli Ulivi. Narra la tradizione che al transito della Beata Vergine erano presenti tutti gli Apostoli, eccetto San Tommaso. Ma come la sua mancanza di fede nella resurrezione di Gesù gli aveva permesso di mettere la sua mano nel costato del Salvatore, così ora la sua assenza era stata disposta da Dio perché gli Apostoli potessero constatare l'Assunzione della Vergine. Difatti, all'arrivo di Tommaso, gli Apostoli gli furono attorno raccontandogli il beato transito della Madonna, e quando egli espresse il desiderio di vederla ancora una volta, sia pure nel sepolcro, tutti gioirono perché dava anche ad essi occasione di rinnovare il loro doloroso, ma pur amoroso addio alla Madre. Si recarono quindi tutti insieme al sepolcro, ma invece del corpo di Maria trovarono rose e gigli dai quali emanavano fragranze ineffabili di Paradiso. Maria, l'arca santa, il tabernacolo del Verbo fatto carne, era stata dagli Angeli assunta in cielo. Questa è l'origine della festa odierna che è una delle più antiche in onore della SS. Vergine. L'Assunzione segna l'ingresso trionfale di Maria in cielo, la sua glorificazione, la sua incoronazione nella corte celeste.

Maria trionfa oggi in cielo della triplice vittoria del figlio suo: Gesti ha trionfato del peccato, della concupiscenza e della morte: e la SS. Vergine associata al trionfo del Figlio, canta oggi vittoria sul peccato per la sua immacolata concezione; vittoria sulla concupiscenza per la sua verginale maternità; vittoria sulla morte per la sua risurrezione e gloriosa assunzione al cielo.

«Colla sua morte, Maria, dice S. Giovanni Damasceno, dà gloria a Dio accettando la distruzione del suo essere come condizione della natura umana da lui creata; acquista per sé grandi meriti umiliandosi fino all'annientamento; dà a noi l'esempio della sottomissione che dobbiamo avere al Creatore». Oltre a questo S. Alfonso dice che la SS. Vergine accettò la morte anche per imitare il suo Divin Figliuolo, che si era degnato di morire per amor nostro. Perciò S. Bernardino da Siena, tutto pieno di gioia per tanta festività, commentando il passo: Surge Domina, tu et arca sanctificationis tuae, grida al Signore: «Sì, o Gesù, ascenda al cielo anche la tua SS. Madre santificata dalla tua concezione».

Cosi, come Gesù è nostro Salvatore, Maria è dispensatrice di grazie; Gesù nostro mediatore, e Maria nostra mediatrice; Gesù redentore, Maria corredentrice; Gesù via, verità, vita, Maria vita, dolcezza e speranza nostra; Gesù e Maria come sono uniti nella loro opera per la nostra salvezza, così in cielo sono uniti nella medesima gloria immortale.

PRATICA. Facciamo l'atto di accettazione della morte.

PREGHIERA. Supplichiamo la tua clemenza, o Signore Dio nostro, affinché, mentre celebriamo l'Assunzione della Madre tua, veniamo liberati, per sua intercessione, da tutti i mali che ci minacciano.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio e Signore nostro Gesù Cristo, che, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta anima e corpo nella gloria celeste. Questa verità di fede ricevuta dalla tradizione della Chiesa fu solennemente definita dal papa Pio XII.

Pensiero del 15 agosto 2021

Maria, è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli.

 Meditazione sul Vangelo di Lc 1,39-56

“Beata Colei che ha creduto!”.

La Madre di Cristo, Maria, è oggi assunta in cielo: tutto il suo essere appare redento e glorificato; la sua comunione e conformità a Gesù risorto è perfetta. Maria è così la primizia e l’immagine della Chiesa. La sua glorificazione non la distacca dalla Chiesa, ma la inserisce ancora più intimamente in essa. Maria è stata scelta da Dio per pura grazia. Questa consapevolezza fa scaturire in Lei, il gioioso riconoscimento della bontà di Dio, che compie opere grandi in quanti si affidano a Lui e in Lui pongono ogni speranza. La docilità allo Spirito, che opera cose grandi in quanti credono alla Parola di Dio, è la grazia che vogliamo domandare in questa solennità.


C’è qualcosa di naturale e umano in questo racconto. Sono due parenti che si incontrano e gioiscono. Maria saluta Elisabetta e, nel suo saluto, essa loda Dio per ciò che ha operato in Elisabetta e annuncia quanto è avvenuto in lei. Lo si deduce dalle parole della parente. Ma c’è un fatto che precede la risposta di Elisabetta. Al saluto di Maria risponde per primo il figlio che Elisabetta porta in sé. Egli sobbalza di gioia all’udire Maria ed Elisabetta è piena di Spirito Santo. L’evento è un preannuncio di quanto avverrà dopo la Pasqua: il dono dello Spirito precede sempre l’annuncio. Qui già si compie quello che poi avverrà nella comunità cristiana. Su Maria è già sceso lo Spirito Santo ed essa va per un annuncio, portando in sé Colui che dona lo Spirito. Giovanni, nel grembo della madre, esulta alla presenza del Figlio di Maria. In lui si realizza quanto è stato annunziato: sarà pieno di Spirito Santo sin dal grembo materno (1,15). Anche la madre ne è investita e subito, a gran voce, loda Maria, che qui è riconosciuta come Madre del Signore. Una domanda si impone a ogni pagina del Vangelo: chi è Gesù? Una risposta è qui evidente: Gesù è il Signore che per mezzo di Maria abita tra di noi, e Giovanni è il suo Precursore: lo annunzia già dal seno materno. E Maria? Essa è lodata anzitutto perché ha creduto, cioè ha fatto sua la Parola del Signore. Il suo essere discepola della Parola precede il suo essere Madre. La sua fede ha preceduto il concepimento del Signore e, in Lui, tutte le cose che il Signore compirà. Come Abramo, per la sua fede, ha dato inizio al popolo di Dio ed è chiamato “padre dei credenti”, così Maria, per la sua fede è la “Madre dei credenti”. La vera grandezza di Maria sta qui!

15 Agosto

Risplenda la Regina, Signore, alla tua destra.

Un segno grandioso apparve nel cielo:« Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle».

 (Apocalisse 12,1)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)
Rit: Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Un segno grandioso apparve nel cielo:« Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle».

 (Apocalisse 12,1)


14 agosto, 2021

San Massimiliano Maria Kolbe

 San Massimiliano Maria Kolbe



Nome: San Massimiliano Maria Kolbe
Titolo: Sacerdote e martire
Nascita: 8 gennaio 1894
Morte: 14 agosto 1941
Ricorrenza: 14 agosto
Tipologia: Memoria liturgica
Protettore:radioamatori




Padre Kolbe è l'eroico frate francescano conventuale che nel campo di concentramento di Auschwitz offrì la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia, Francesco Gaiowniczek, condannato a morire di fame come rappresaglia per la fuga di un detenuto.

Giovanni Paolo II, nell'elevarlo agli onori degli altari, il 10 ottobre 1982, lo ha proclamato «patrono del nostro difficile secolo», un esempio di pace e di fraternità in una società sconvolta dall'odio e dall'egoismo.

Kolbe nacque a SudunzskaWola, una cittadina del centro industriale di Lodz, l'8 gennaio 1894. I suoi genitori erano operai tessili. Kolbe da ragazzo conobbe il senso liberatorio e insieme opprimente di povertà e lavoro. E quell'esperienza non fu estranea ad alcune scelte che lo portarono ad abbracciare la Regola di san Francesco tra i minori conventuali di Leopoli (1907) e poi a dar vita a una istituzione che aveva proprio, in povertà e lavoro, caratteristiche tipicamente francescane, un sicuro fondamento, e cioè le «Città dell'Immacolata»: «Niepokalanów», in Polonia, e «Mugenzai No Sono», in Giappone.

Nell'ideale francescano Kolbe innestò poi la propria fiducia nella possibilità offerta dai mezzi che la tecnica in quel tempo stava mettendo a disposizione. E a chi gli faceva osservare che su di essi già il diavolo aveva allungato le sue sordide zampacce, egli rispondeva: «Ragione di più per svegliarci e metterci all'opera per riconquistare le posizioni perdute».

Quando ne ebbe l'opportunità, dimostrò la bontà e la lungimiranza dei propri progetti. E ciò avvenne in Polonia, dove ritornò nel 1919, dopo aver conseguito a Roma la laurea in teologia.

A pochi chilometri da Varsavia diede vita nel 1927 a «Niepokalanów» (Città dell'Immacolata) i cui cittadini, tutti frati, si dedicavano, vivendo in rigorosa povertà, all'apostolato per mezzo della stampa. E furono autori di un consistente boom editoriale che ancor oggi sorprende. Il «Cavaliere dell'Immacolata», la prima di una catena di riviste, fondato nel 1922 dopo un periodo iniziale di stasi, decollò raggiungendo le cinquantamila copie. In seguito si affermò come settimanale con settecentocinquantamila copie (addirittura un milione nel 1938).

L'Immacolata, cui padre Kolbe ha intitolato gran parte delle sue riviste, era il suo chiodo fisso. In tempi non troppo felici per la chiesa e per il mondo, Kolbe vedeva nella Madonna l'ideale capace di scuotere le coscienze, di ridare fiato al cristianesimo; un ideale, comunque, per il quale combattere le sante battaglie della fede. Per questo, ancor prima di essere ordinato sacerdote, aveva istituito a Roma, il 16 ottobre 1917, la Milizia dell'Immacolata, uno strumento per far conoscere e vivere la devozione alla Madre di Cristo, ancor oggi vivo e prosperoso.

Nel 1930 partì missionario per il Giappone a fondarvi un'altra Città dell'Immacolata, animata dallo stesso spirito e dagli stessi ideali. Tornato definitivamente in Polonia, dopo un paio di altri viaggi «missionari» nello stesso Giappone e in altri paesi dell'oriente, padre Kolbe si dedicò interamente alla sua opera.

La seconda guerra mondiale lo sorprese a capo del più importante complesso editoriale della Polonia.

Il 19 settembre 1939 fu arrestato dalla Gestapo, che lo deportò prima a Lamsdorf (Germania), poi nel campo di concentramento di Amlitz. Rilasciato l'8 dicembre 1939, tornò a Niepokalanów, riprendendo l'attività interrotta. Arrestato di nuovo nel 1941 fu rinchiuso nel carcere di Pawiak a Varsavia, e poi deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove con uno straordinario atto d'amore chiuse una vita tutta spesa al servizio degli altri.

Nel campo viveva una legge secondo la quale, per la fuga di uno, dieci dello blocco, venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo. Quando all'appello della sera risultò che uno mancava un grande timore invase l'animo di tutti i prigionieri...

Il Comandante scelse con un cenno della mano chi doveva morire e ad un tratto si sentì un grido: «Addio! addio! mia povera sposa, addio miei poveri figli...era il sergente Francesco Gajowniczek.

Ma ad un tratto un uomo, anzi, un numero esce con passo deciso dalle file e va diritto verso il Comandante del campo. Chi è lei? Cosa vuole? Come osa infrangere la ferrea disciplina ed affrontare il terribile Capo?

«Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli».

Il Comandante, meravigliato, parve non riuscire a trovare la forza per parlare e stranamente accettò quella proposta...

Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna.

Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano.

Venne ucciso con un'iniezione di acido fenico, perché la cella, che egli aveva trasformato in cenacolo di preghiera e che condivideva con gli altri condannati, serviva per altre vittime. «Porse lui stesso, con la preghiera sulle labbra, il braccio al carnefice», raccontò un testimone.

Lo trovarono qualche ora dopo, «appoggiato al muro, con la testa inclinata sul fianco sinistro e il volto insolitamente raggiante. Aveva gli occhi aperti e concentrati in un punto. Lo si sarebbe detto in estasi». Era la vigilia dell'Assunta, di una festa della Madre di Dio, che egli aveva sempre amato, chiamandola con il nome di «dolce mamma».

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.

PREGHIERA per L'INTERCESSIONE

di San Massimiliano Maria Kolbe

O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, ardente di amore per la Vergine Immacolata, interamente dedito alla missione apostolica e al servizio eroico del prossimo, per la sua intercessione concedi anche a noi, a gloria del Tuo Nome, di impegnarci senza riserve al bene dell'umanità per imitare, durante la nostra vita e nell'ora della morte, Cristo Tuo Figlio. Amen.

Pensiero del 14 agosto 2021

 Nel buio di Auschwitz, quando sembrava che ogni residuo umano fosse scomparso, questo umile frate, è andato da Gesù, con cuore umile e confidente, salvando la vita di un padre di famiglia.

Meditazione sul Vangelo di Mt 19,13-15

“Lasciate che i bambini vengano a me”.

Nel brano evangelico odierno Gesù accoglie i bambini che i discepoli vogliono allontanare. Essi sono da Lui benedetti, quasi a rappresentare e proclamare l’attenzione che la famiglia e la Chiesa devono avere per loro. L’educazione cristiana dei piccoli è un lasciare che essi vadano subito a Gesù. I bambini, poi, nella loro disponibilità ancora senza malizia, sono il simbolo della condizione di chi vuole entrare nel Regno dei cieli. Il mistero della salvezza, infatti, cioè della carità del Padre per noi e per tutti gli uomini, è rivelato proprio ai piccoli. Solo loro, che non presumono nelle loro capacità, riconoscono Gesù Figlio di Dio e, in Lui, il Padre.

Questo brano evangelico di Matteo è strutturato sicuramente meglio di quello di Marco 10,13-16. Esso è racchiuso dall’espressione “imporre le mani”, ripetuta due volte. Inoltre, manca in Matteo, quella durezza che, secondo Marco, Gesù manifesta verso i discepoli, e che egli esprime con il verbo “si indignò” (10,14). Infine, mentre nel racconto di Marco si chiede semplicemente a Gesù di accarezzare i bambini (10,13), in quello di Matteo si parla di “imporre loro le mani”, ovvero di benedirli e di pregare per loro. E Lui li benedice e invoca su di loro la protezione del Padre. Anche la parola rivolta ai discepoli è importante. Innanzi tutto: “Lasciate che i bambini vengano a me”; è un comando che pesa, in continuità, sui discepoli. La comunità cristiana ha, tra i suoi compiti primari, proprio quella di educare i bambini ad avvicinarsi, fin dalla loro tenera età a Gesù. Questo è un compito sempre urgente. La seconda frase poi, ripete quanto si è detto nei versetti precedenti di Mt 18,31: “Se voi non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli…”. Perché “di quelli che sono come loro è il Regno dei cieli”. La presenza dei bambini nella comunità, quindi, è un continuo richiamo alla semplicità e all’umiltà di cuore, e il dialogo con loro impone, a noi adulti, di abbassarci alle loro capacità, al fine di farci comprendere davvero di farci materialmente piccoli con loro e nello stesso tempo, guidarli verso Gesù, affinché un giorno anch’essi possano sentirlo coma la vera guida della loro vita. L’ultima frase ci dice che Gesù “se ne partì”; non sappiamo in quale luogo concreto si trovasse, sappiamo solo che è in cammino verso Gerusalemme.

14 Agosto

Tu sei, Signore, mia parte di eredità

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Tu sei, Signore, mia parte di eredità.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

San Massimiliano Maria Kolbe

 Il 14 agosto 1941, dopo essere sopravvissuto a oltre 2 settimane nel bunker della fame del blocco 11, il francescano Massimiliano Rajmund Kolbe fu ucciso da un'iniezione di fenolo da Hans Bock (prigioniero n. 5) che era stato il maestro di blocco (Block ältester) all'ospedale da campo prigioniero.

Kolbe è stato deportato al campo di Auschwitz il 28 maggio 1941. Due mesi dopo ha dato la sua vita per un altro prigioniero - sconosciuto a lui Franciszek Gajowniczek che è stato scelto come uno dei dieci prigionieri per morire di fame nella rappresaglia per una fuga di un prigioniero. Kolbe si è offerto volontario per prendere il suo posto. Gajowniczek sopravvisse al campo e morì nel 1995.
Padre Massimiliano Kolbe fu beatificato da Papa Paolo VI nel 1971 e canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1982 con Franciszek Gajowniczek presente.
Nella foto: il certificato di morte del campeggio di Massimiliano Kolbe rilasciato il 19 agosto 1941.
La cella di fame nel Blocco 11 al Tour Virtuale Memorial di Auschwitz: http://panorama.auschwitz.org/tour1,3122,en.html
Lezione online sul clero cristiano e sulla vita religiosa su Auschwitz:http://lekcja.auschwitz.org/en_18_duchowienstwo/








13 agosto, 2021

LE SORELLE Brilleslijper, LE SORELLE DELLA MISERICORDIA

  LE SORELLE Brilleslijper, LE SORELLE DELLA MISERICORDIA. Una luce, nel buio più fitto dell'umanità, nei Campi di concentramento di Auschwitz e Bergen Belsen.





Pensiero del 13 agosto 2021

 Il matrimonio cristiano, è indissolubile perché chi si sposa davanti a DIO, e si riceve lo Spirito Santo, che consacra gli sposi e li rende una sola realtà umana e spirituale.

Meditazione sul Vangelo di Mt 19,3-12

“Comunione perfetta, totale e perenne”.

Il brano evangelico odierno ci ricorda che solo il matrimonio indissolubile risponde all’intenzione di Dio, che ha creato l’uomo e la donna perché nel matrimonio vivessero in una inscindibile comunione. Il “libello di ripudio” è stato una concessione alla durezza del cuore, che in ogni caso non può essere più ammessa in un discepolo del Signore. D’altra parte, il matrimonio stesso non è un bene assoluto: alcune persone, infatti, vi rinunziano per il Regno dei cieli. Tale è la verginità: lo stato di libertà del cuore per una dedizione a tempo pieno, all’annunzio del Vangelo e al servizio dei fratelli.

I farisei mettono alla prova Gesù e si appellano a una loro interpretazione della Legge, che afferma: “E’ lecito all’uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Si tratta di una interpretazione largheggiante di Dt 24,1, che permetteva il divorzio nel caso in cui il marito avesse riscontrato nella moglie qualcosa di “ignominioso”. Non gli riferiscono l’interpretazione più restrittiva, secondo la quale solo l’adulterio dava la possibilità del ripudio. Qui, però, si tratta di mettere in difficoltà Gesù, e allora citano quell’opinione che permette il divorzio per qualsiasi motivo; era sufficiente che la moglie cucinasse male! Gesù non ritiene valide le loro opinioni e cita un passo della Genesi, con il quale si chiede perché il Creatore: “li fece maschio e femmina” (Gen 1,27) e immediatamente fornisce la risposta: “A causa di ciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno un essere solo” (Gen 2,24). La conclusione si impone da sé: ciò che Dio ha unito, l’uomo non lo separi. Tale è l’ideale di una comunione perfetta, totale e perenne. L’obiezione dei farisei, però, si appella a un “comando”: “Perché allora Mosè ha comandato di darle una dichiarazione scritta di ripudio e di mandarla via?”. Il libello scritto di ripudio che Mosè aveva “comandato”, era in realtà una difesa per la donna e mirava ad aiutare la moglie; ma il mandarla via era solo un “permesso” ed era, comunque, segno di peccato, come indica l’espressione biblica “durezza del cuore”. Gesù conclude affermando che simile situazione non può continuare, perché all’inizio non era così. Ed è a questo principio che si deve tornare. Il matrimonio cristiano, infatti, porta i segni dell’amore indefettibile di Dio e della sua alleanza, fedele anche quando noi siamo infedeli.

13 Agosto 2021

Il suo amore è per sempre

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

( I Tessalonicesi 2,13)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 135)
Rit: Il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
rendete grazie al Dio degli dèi,
rendete grazie al Signore dei signori.

Guidò il suo popolo nel deserto,
colpì grandi sovrani,
uccise sovrani potenti.

Diede in eredità la loro terra,
in eredità a Israele suo servo.
Ci ha liberati dai nostri avversari.

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

( I Tessalonicesi 2,13)