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04 agosto, 2021

Pensiero del 04 Agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 15,21-28

Donna, davvero grande è la tua fede!

Anche se è vero che è stato mandato solo alle pecore perdute della casa di Israele, tuttavia Gesù non è insensibile alla fede di una donna cananea, che si riconosce meschina ma non cessa di avere una grande fede. Non sono la forza umana e l’affidamento ad essa che portano alla salvezza. La fede ha sostenuto i grandi protagonisti dell’antica storia della salvezza: essa ha donato loro la forza di resistere e di non venir meno nella speranza, pur in mezzo alle più atroci persecuzioni e prove. Perché è sempre e solo la fede che vince anche le potenze più avverse del mondo ed è capace di ottenere, come la cananea, una guarigione.

Dobbiamo volgere l’attenzione a questa donna che si pone di fronte a Gesù. Davanti a noi c’è una mamma immersa nella sofferenza, che dice a ogni mamma che cosa significhi vivere con autenticità e fino all’eroismo la propria maternità. La cananea proclama Gesù “figlio di Davide”, cioè lo riconosce come il Messia promesso a Israele; ancor più, essa vede in Gesù il Salvatore e lo proclama “Signore”. Gesù però, non le rivolge neppure una parola; anzi, ai suoi, che lo sollecitano, replica di essere stato mandato solo alle pecore sperdute della casa d’Israele. Tuttavia, egli non allontana la donna e questa, che non ha perso una sola battuta del dialogo, si aggrappa al fatto di non essere stata respinta e, con audacia, si fa avanti e gli si prostra dinanzi, dicendo semplicemente: “Aiutami!”. Ormai è un tutt’uno con la figlia; si è totalmente immedesimata nel suo dolore e nel suo tormento. E’ una vera mamma; la figlia per lei è un’altra se stessa e nella sua preghiera vi è la certezza che Gesù può salvarla e vi è la decisa volontà di strappargli la grazia, il miracolo. E Gesù ora risponde, ma con parole che sembrano fatte apposta per distruggere ogni speranza. La prova della fede è al suo culmine e decisamente ce n’era a sufficienza per scappare via. Ma la cananea non scappa! Il suo amore di mamma spera contro ogni speranza, forse perché ha saputo cogliere nelle parole di Gesù, una nota di bontà. E vince! Con la sua fede autentica, sincera e umile, animata dalla carità e dal coraggio. Non si può esigere di più! Essa è più che degna di far parte del popolo di Dio. E Gesù le dice: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come vuoi”. E la sua parola si fa subito evento. Non c’è alcun bisogno di andare a controllare: è sempre così!

04 Agosto 

Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo

Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.


(Luca 7,16)

SALMO RESPONSORIALE (Samol 105)
Rit: Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto,
non compresero le tue meraviglie.

Presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia del suo progetto,
arsero di desiderio nel deserto
e tentarono Dio nella steppa.

Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili presso il Mar Rosso.

Egli li avrebbe sterminati,
se Mosè, il suo eletto,
non si fosse posto sulla breccia davanti a lui
per impedire alla sua collera di distruggerli.



Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.


(Luca 7,16)


04 Agosto nel 2019 salivano al cielo Luca carissimi e Matteo Ferrari

04 Agosto nel 2019 salivano al cielo Luca carissimi e Matteo Ferrari



 REQUIEM AETERNAM

Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.

L’ETERNO RIPOSO
L’eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.

03 agosto, 2021

Pensiero del 03 Agosto 2021

 Il Signore, è venuto a ritessere il nostro cuore, la sede degli affetti e della volontà.

Meditazione sul Vangelo di Mt 14,22-36

Fede che salva.

Gesù, dopo aver sfamato le folle «in un luogo deserto» (Mt 14,13; chiaro riferimen: alla manna), cammina sulle acque del Lago, mostrando così che Egli, come il Padre celeste, ha lo stesso potere sul mare. Egli è «Io Sono, JHWH». Il ruolo che sulle sponde del Mar Rosso fu di Mosè, ora è svolto da Pietro che, a differenza dell’antico condottiero d’Israele, è un uomo “dubbioso” e “di poca fede”, per questo affonda nelle acque su cui camminava, fino a quando Gesù «tese la mano» (altro riferimento all’Esodo) per salvarlo. Giunti a riva, la potenza salvifica del Cristo guarisce tutti i malati che, con fede, riescono a toccarlo.

I particolari con i quali Matteo descrive l’episodio avvenuto sul lago di Tiberiade ci rimandano al mistero della Chiesa che continua il suo Esodo nella storia contemporanea. La barca “agitata” a causa di un vento (lo spirito) contrario, fotografa bene tutte le difficoltà, interne ed esterne, che la comunità cristiana non ha mai cessato d’incontrare nel suo cammino bimillenario. Pietro rappresenta il cristiano che vive un momento di prova. Egli si ritiene migliore dei discepoli impauriti che ha lasciato sulla barca, perciò, con arroganza, a riprova della vera identità di “Colui che cammina sul mare”, gli chiede di poter fare altrettanto. Quando, tutto ripiegato su se stesso, cessa di tenere fisso lo sguardo su Gesù che dà origine alla fede e la porta a compimento, sprofonda nell’acqua e percepisce, finalmente, la propria miseria. Solo allora grida, da vero discepolo: «Signore, salvami!», dando modo a Gesù di mostrargli la sua potenza salvifica. La Chiesa ha saputo trovare insegnamenti preziosi anche in quegli episodi nei quali il suo primo Papa non fa davvero una bella figura. Non a caso il grido che ottiene all’apostolo Pietro d’essere salvato dalle acque è entrato nella liturgia del Venerdì santo. Ciò che fa la Chiesa come comunità, facciamolo noi come singoli credenti. Realisticamente, dobbiamo sapere che il Signore non ci esenterà dalla tentazione e dalla prova – questo, anche per mantenerci nell’umiltà – ma ci darà la forza di non soccombere ad esse, anzi di glorificarlo proprio in quei terribili momenti, testimoniando a tutti che Gesù, come dice il suo stesso nome, è veramente Dio che salva.

03 Agosto 

Perdonaci, Signore: «Abbiamo peccato».

Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!

(Giovanni 1,49)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!

(Giovanni 1,49)

02 agosto, 2021

02 Agosto nel 1980 come oggi accadeva la strage di Bologna

 02 Agosto nel 1980 come oggi accadeva la strage di Bologna



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02 AGOSTO 2008

Moriva Eberhard Rebling marito di Lien


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PREGHIERA PER IL PERDONO D'ASSISI

02 AGOSTO

PREGHIERA PER IL PERDONO D'ASSISI
Signore mio Gesù Cristo, vi adoro presente nel Santissimo Sacramento e,
pentito delle mie colpe, vi prego di concedermi la santa Indulgenza
del Perdono di Assisi, che applico a beneficio dell'anima mia
ed a suffragio delle anime sante del Purgatorio.
Vi prego secondo l'intenzione del Sommo Pontefice per l'esaltazione
della Santa Chiesa e per la conversione dei poveri peccatori.
Cinque Pater, Ave e Gloria, secondo l'intenzione del S. Pontefice, per i bisogni di S. Chiesa.
Un Pater, Ave e Gloria per l'acquisto delle SS. Indulgenze.

PREGHIERA DEL PERDONO DI ASSISI
O alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre
del cuore mio.
Dammi una fede retta,
speranza certa,
carità perfetta
e umiltà profonda.
Dammi, Signore,
senno e discernimento
per compiere la tua vera
e santa volontà.
Amen.

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Pensiero del 02 agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 14,13-21

Voi stessi date loro da mangiare.

I discepoli sperimentano la loro povertà e incapacità di dare da mangiare alle folle, e dalla compassione di Gesù proviene il miracolo della moltiplicazione dei pani. Un miracolo che soccorre la fame del popolo in un luogo deserto. Esso costituisce un duplice segno, sia del fatto che Gesù è il nuovo Mosè, che guida il popolo e lo sazia, sia della pietà di Gesù, che riceverà tutto il suo significato quando Lui stesso spezzerà il pane, che è il suo corpo, per noi. Il vero pane infatti, è la Sua persona, non qualcosa che si consuma; è Colui che dona la vita al mondo, il Figlio che per il mondo si offre in sacrificio.

La “compassione” è espressione di quell’amore istintivo che ha la sua fonte nel cuore, nelle viscere di una madre. Nell’Antico Testamento è manifestazione dell’amore di Dio per il Suo popolo e qui diviene segno del compimento di quello che Dio disse per mezzo del profeta: “Andrò in cerca della pecora smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata” (Ez 34,16). Gesù porta questa parola di Dio al suo compimento. L’episodio raccontato viene definito “moltiplicazione dei pani”, ma in esso non vi è un solo accenno all’idea di moltiplicazione: l’idea guida è piuttosto quella della condivisione e, inoltre, acquista il tono di una celebrazione, di cui sono protagonisti Gesù e i discepoli insieme. I discepoli vengono educati al senso del dono. Si avvicinano a Gesù per dirgli che è tardi ed è meglio congedare la folla, perché ciascuno vada nei villaggi a comprarsi il necessario per mangiare. Essi pensano che circa l’aspetto materiale della vita, ognuno debba arrangiarsi da solo: a loro modo di vedere, la missione non comprende un soccorso materiale. E invece sbagliano, perché lo esige la perentoria parola di Gesù: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ed essi subito offrono a Gesù quello che hanno: siamo al culmine della celebrazione, che inizia con gesti semplici e significativi. Il Signore comanda di farli sedere, Egli stesso presiede la mensa: prende i pani e i pesci, alza gli occhi al cielo e pronuncia la preghiera di benedizione; quindi, spezza i pani e li dà ai discepoli e questi alle folle. Dopo il dono, che ha costruito la comunità, vi è solo da constatare che “tutti mangiarono e si saziarono”: è un compimento. La comunione è stata perfetta e totale la condivisione, segno di quella fratellanza che è legge, nel nuovo popolo di Dio.

02 Agosto

Esultate in Dio, nostra forza

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
(Matteo 4,4)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 80)
Rit: Esultate in Dio, nostra forza.

Il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito:
l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
Seguano pure i loro progetti!

Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari volgerei la mia mano.

Quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre.
Lo nutrirei con fiore di frumento,
lo sazierei con miele dalla roccia.

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
(Matteo 4,4)

01 agosto, 2021

Pensiero del 01 agosto 2021

 Non c'è uomo o donna, che non abbia fame di VITA. Solo DIO, può saziarci nel Pane riceviamo la Vita che non finisce.

Meditazione sul Vangelo di Gv 6,24-35

Cibo di vita eterna.

Il brano di oggi fa seguito al racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani (Gv 6,15) in cui si narra che Gesù diede da mangiare a più di cinquemila persone avendo a disposizione pochi pani e due pesci. Nel Vangelo di Giovanni il segno – cioè il miracolo -, come quello della moltiplicazione dei pani, è una realtà concreta che conduce ad un significato diverso da quello che immediatamente sembra significare. Esso, infatti, deve essere letto alla luce della fede perché è verso di essa che vuole condurre.

La Sacra Scrittura mostra un Dio che ha sempre manifestato la sua infinita provvidenza nei confronti dell’uomo. Nel racconto del libro dell’Esodo, tale provvidenza divina, più che un atto d’amore è piuttosto un gesto di rimprovero da parte del Signore nei confronti degli Israeliti che avevano mancato di fedeltà nei suoi confronti, protestando per la mancanza di cibo. Ma Dio, anche in questa circostanza, si mostra benigno e provvido. Possiamo già trarre un importante insegnamento per la nostra vita spirituale: tutto ciò di cui disponiamo è dono divino e Dio non fa mai mancare il suo aiuto nelle nostre difficoltà. Nel Vangelo, Gesù, attraverso il segno della moltiplicazione dei pani, ci offre un altro insegnamento: ciò di cui più abbiamo bisogno non è il pane in senso fisico, bensì il pane spirituale. Ai suoi discepoli Gesù propone se stesso come alimento di vita e di salvezza, affermando di essere molto più importante del pane che sfamava gli Israeliti nel deserto. Egli, infatti, è venuto a redimere il mondo condividendo in tutto, tranne che nel peccato, la nostra condizione di fragilità e di miseria, e per “raggiungerci” fino in fondo egli si offre a noi addirittura come alimento gratuito. All’offerta che Gesù fa di se stesso deve corrispondere da parte nostra un atteggiamento di accoglienza che egli stesso ci indica: «credere in colui che egli (il Padre) ha mandato». Cioè credere che Gesù è il Figlio di Dio, Dio stesso incarnato per noi. Quando si crede in Lui come Figlio di Dio ci si pone alla sua sequela in tutto e per tutto, si assumono atteggiamenti per i quali ci si rinnova interiormente nello spirito della fiducia e della serenità, e si guardano le cose e gli altri uomini secondo un’altra prospettiva, che è quella della condivisione, della solidarietà, dell’apertura al prossimo e della considerazione del bisognoso. Questo è il vero senso del “mangiare il pane vivo disceso dal cielo” ch'è Cristo!

01 Agosto

Donaci, Signore, il pane del cielo

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

(Matteo 4, 4)

 SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)

Rit: Donaci, Signore, il pane del cielo.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.

Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.

L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato.

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

(Matteo 4, 4)

01 agosto del 1944 Anne Frank scriveva l’ultima pagina del suo Diario

 01 agosto del 1944 Anne Frank scriveva l’ultima pagina del suo Diario


Cara Kitty,
“un fastello di contraddizioni” è l’ultima frase della mia lettera precedente e la prima di quella di oggi. Un “fastello di contraddizioni”, mi puoi spiegare con precisione cos’è? Che cosa significa contraddizione? Come tante altre parole ha due significati, contraddizione esteriore e contraddizione interiore.

Il primo significato corrisponde al solito “non adattarsi all’opinione altrui, saperla più lunga degli altri, avere sempre l’ultima parola”, insomma, a tutte quelle sgradevoli qualità per le quali io sono ben nota. Il secondo… per questo, no, non sono nota, è il mio segreto. Ti ho già più volte spiegato che la mia anima è, per così dire, divisa in due. Una delle due metà accoglie la mia esuberante allegria, la mia gioia di vivere, la mia tendenza a scherzare su tutto e a prendere tutto alla leggera. Con ciò intendo pure il non scandalizzarsi per un flirt, un bacio, un abbraccio, uno scherzo poco pulito. Questa metà è quasi sempre in agguato e scaccia l’altra, che è più bella, più pura e più profonda.

La parte migliore di Anna non è conosciuta da nessuno, vero? E perciò sono così pochi quelli che mi possono sopportare. Certo, sono un pagliaccio abbastanza divertente per un pomeriggio, poi ognuno ne ha abbastanza di me per un mese. Esattamente la stessa cosa che un film d’amore per le persone serie: una semplice distrazione, uno svago per una volta, da dimenticare presto, niente di cattivo, ma neppure niente di buono. È brutto per me doverti dire questo, ma perché non dovrei dirlo, quando so che è la verità? La mia parte leggera e superficiale si libererà sempre troppo presto dalla parte più profonda, e quindi prevarrà sempre. Non ti puoi immaginare quanto spesso ho cercato di spingere via quest’Anna, che è soltanto la metà dell’Anna completa, di prenderla a pugni, di nasconderla; non ci riesco, e so anche perché non ci riesco.

Ho molta paura che tutti coloro che mi conoscono come sono sempre, debbano scoprire che ho anche un altro lato, un lato più bello e migliore. Ho paura che mi beffino, che mi trovino ridicola e sentimentale, che non mi prendano sul serio. Sono abituata a non essere presa sul serio, ma soltanto l’Anna “leggera” v’è abituata e lo può sopportare, l’Anna “più grave” è troppo debole e non ci resisterebbe.

Quando riesco a mettere alla ribalta per un quarto d’ora Anna la buona, essa, non appena ha da parlare, si ritrae come una mimosa, lascia la parola all’Anna n. 1 e, prima che io me ne accorga, sparisce. La cara Anna non è dunque ancora mai comparsa in società, nemmeno una volta, ma in solitudine ha quasi sempre il primato. Io so precisamente come vorrei essere, come sono dentro, ma, ahimè, lo sono soltanto per me. E questa è forse, anzi, sicuramente la ragione per cui io chiamo me stessa un felice temperamento interiore e gli altri mi giudicano un felice temperamento esteriore. Di dentro la pura Anna mi indica la via, di fuori non sono che una capretta staccatasi dal gregge per troppa esuberanza.

Come ho già detto, sento ogni cosa diversamente da come la esprimo, e perciò mi qualificano civetta, saccente, lettrice di romanzetti, smaniosa di correre dietro ai ragazzi. L’Anna allegra ne ride, dà risposte insolenti, si stringe indifferente nelle spalle, fa come se non le importasse di nulla, ma, ahimè, l’Anna quieta reagisce in maniera esattamente contraria. Se ho da essere sincera, debbo confessarti che ciò mi spiace molto, che faccio enormi sforzi per diventare diversa, ma che ogni volta mi trovo a combattere contro un nemico più forte di me.

Una voce singhiozza dentro di me: “Vedi a che ti sei ridotta: cattive opinioni, visi beffardi e costernati, gente che ti trova antipatica, e tutto perché non hai dato ascolto ai buoni consigli della tua buona metà”. Ahimè, vorrei ben ascoltarla, ma non va; se sto tranquilla e seria, tutti pensano che è una commedia, e allora bisogna pur che mi salvi con uno scherzetto; per tacere della mia famiglia che subito pensa che io sia ammalata, mi fa ingoiare pillole per il mal di testa e tavolette per i nervi, mi tasta il collo e la fronte per sentire se ho la febbre, si informa delle mie evacuazioni e critica il mio cattivo umore.

Non lo sopporto; quando si occupano di me in questo modo, divento prima impertinente, poi triste e infine rovescio un’altra volta il mio cuore, volgendo in fuori il lato cattivo, in dentro il lato buono, e cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… non ci fossero altri uomini al mondo.

La tua Anna M. Frank

31 luglio, 2021

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31 luglio 1919 | nasce a Torino Primo Levi. È stato uno scrittore e chimico ebreo italiano. Dal 26 febbraio 1944 prigioniero del campo nazista tedesco di Auschwitz n. 174517. Nel settembre 1947 ha pubblicato il suo libro ′′ Se questo è un uomo ". È morto nel 1987.

′′ Sono costantemente stupito dalla disumanità dell'uomo verso l'uomo."
Queste parole di Primo Levi sono ancora molto importanti. A 76 anni dalla liberazione di Auschwitz abbiamo ancora bisogno di questo avvertimento per riflettere sulla nostra responsabilità morale nei confronti del mondo in cui viviamo.
---
′′ Se questo è un uomo ′′
Tu che vivi sicuro
Nelle tue case calde;
Tu che di sera trovi il rientro
Cibo caldo e facce amichevoli:
Considera se questo è un uomo
Chi lavora nel fango
Chi non conosce pace
Chi combatte per un po ' di pane
Chi muore per un sì e per un no
Considera se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza abbastanza forza per ricordare
Occhi vacanti e grembo freddo
Come una rana d'inverno:
Riflettete sul fatto che questo è accaduto:
Queste parole che ti raccomando:
Iscriviti sul tuo cuore
Quando si sta a casa e si esce,
Vado a letto e mi alzo;
Ripetili ai tuoi figli:
O che la tua casa cada giù,
La malattia sbarra la tua strada,
I tuoi cari si allontanano da te

Pensiero del 31 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 14,1-12

Il giusto perseguitato.

Il racconto della morte del Battista è in continuità con le parole di Gesù raccolte nella pericope di Matteo precedente a questa: “un profeta non è disprezzato se non nella sua patria”. Sebbene parli con parole autorevoli e compia gesti potenti (cfr. Mt 13,54.58; 14,2), Gesù è il profeta contestato e la sua sorte viene prefigurata da quella del Battista.

Il motivo dell’arresto e dell’uccisione del Battista è ricordato nei versetti 3 e 4: un profeta non può essere catturato se non per il disturbo che arrecano le sue parole o i suoi gesti. Elia era perseguitato da Acab e da Gezabele (1Re 19-21) perché aveva loro rimproverato l’uccisione di un innocente cittadino di Samaria e si erano appropriati del suo podere. Erode aveva sottratto la moglie a suo fratello e aveva ripudiato la propria. Un doppio delitto davanti al quale Giovanni non ha taciuto. Il «non ti è lecito!» dà un’impostazione concreta alla sua predicazione. Se l’annuncio non viene applicato ai fatti, tradotto nelle situazioni concrete, rimane un grido inutile. Se il Battista e Gesù si fossero accontentati di puntare il dito contro il male e non contro i malfattori, non sarebbero finiti in prigione e al patibolo. In effetti, la Parola di Dio non lascia mai le cose come sono, chiede a tutti un cambiamento nella propria vita, nei propri atteggiamenti, nei pensieri del proprio cuore. Erode, colpito dalla chiarezza della parola del profeta che lo rimproverava per la sua cattiva condotta, lo fece imprigionare per non sentire più la sua voce. E poi, su richiesta di Erodiade, lo fece uccidere. In effetti, basta davvero poco per eliminare la Parola di Dio, per allontanare il Vangelo dalla nostra vita. La morte del Battista era come un preavviso per Gesù su quello che gli sarebbe accaduto se avesse continuato sulla via della profezia. Ma Gesù non si fermò, anche se questo lo avrebbe portato sino alla croce. E’ la via della testimonianza sino alla fine. I molti martiri del Novecento sono un esempio di testimonianza evangelica che dobbiamo custodire con cura e con ammirazione.

31 luglio

Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 66)
Rit: Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,10)


30 luglio, 2021

Auschwitz: intervista di Telereggio a monsignor Camisasca


Intervista di Susanna Ferrari (Telereggio) al vescovo Massimo Camisasca in visita ad Auschwitz durante la Gmg di Cracovia.

Pensiero del 30 Luglio 2021

Si, Gesù è il figlio del falegname, ma è Figlio di DIO. I suoi concittadini, non seppero andare oltre il visibile. La fede, vede l'Invisibile.

Meditazione sul Vangelo di Mt 13,54-58

Il profeta e la sua patria.
Il racconto dell’arrivo e dell’insegnamento di Gesù a Nazareth è seguito da cinque domande incredule dei nazaretani. Essi chiedono da dove ha origine Gesù. La gente resta strabiliata dal suo insegnamento. Forse gli abitanti di Nazareth sono venuti nella sinagoga più per “curiosare” o per “studiare” il loro concittadino, ormai diventato “celebre”, che per ascoltare con fede la sua parola.

Gesù torna in “patria”, nel suo villaggio d’origine. Lo ammirano tutti, ma non lasciano che la sua parola giunga sino al loro cuore. È ben conosciuto, sanno chi è, e per questo si chiedono come può avere autorità su di loro. Gli abitanti di Nazareth non vedono in lui il Figlio di Dio, colui che può salvarli. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Costoro pensano di non aver più bisogno di ascoltare il Vangelo, e tanto meno di dover cambiare la propria vita. È anche la tentazione di molti cristiani: sentirsi già, quasi per diritto di nascita, “concittadini” di Gesù. E così i credenti diventano come quegli abitanti di Nazareth. Perciò anche oggi Gesù può ancora ripetere amaramente: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E triste è la conclusione dell’evangelista Matteo: «Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità». Matteo non dice: “Gesù non volle”, ma: “non fece miracoli perché non c’era fede”. Senza la fede, anche Dio è come bloccato. È da notare che il brano odierno è quello che chiude il capitolo 13 del Vangelo di Matteo, caratterizzato dal susseguirsi delle parabole sul regno. In qualche modo, laddove l’uomo chiude le porte del suo cuore al Signore, per indifferenza o per ostilità o per superbia, non solo non c’è modo che si compiano i prodigi e le guarigioni, ma nemmeno le parabole trovano efficacia. E ritorna allora in tutta la sua importanza il significato della parabola che aveva dato avvio al capitolo: perché possa dar frutto, il seme della Parola deve cadere sulla “terra buona”.

30 Luglio

Esultate in Dio, nostra forza

La parola del Signore rimane in eterno: «E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato».

(1 Pietro 1, 25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 80)
Rit: Esultate in Dio, nostra forza.

Intonate il canto e suonate il tamburello,
la cetra melodiosa con l’arpa.
Suonate il corno nel novilunio,
nel plenilunio, nostro giorno di festa.

Questo è un decreto per Israele,
un giudizio del Dio di Giacobbe,
una testimonianza data a Giuseppe,
quando usciva dal paese d’Egitto.

Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto.

La parola del Signore rimane in eterno: «E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato».

(1 Pietro 1, 25)


29 luglio, 2021

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fri...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fri...:   Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fritzch ha probabilmente selezionato 10 ostaggi tra i prigionieri del Blocco 14 per vendica...



Il 29 luglio 1941 il comandante del campo Karl Fritzch ha probabilmente selezionato 10 ostaggi tra i prigionieri del Blocco 14 per vendicarsi della fuga di un prigioniero Zygmunt Pilawski. Li ha condannati a morte per fame nel bunker del Blocco 11.

Durante la selezione, un prigioniero polacco che era un monaco francescano e missionario, Maksymiliano Kolbe (no. 16670), uscì fuori dal collegamento e chiese al comandante del campo di prenderlo invece di un disperato prigioniero selezionato Franciszek Gajowniczek (np. 5659). Dopo una breve disputa con Padre Kolbe, Fritzch ha acconsentito alla sostituzione, soprattutto quando ha scoperto che Kolbe è un prete cattolico. I 10 prigionieri selezionati sono stati portati al Blocco 11. Nel Registro Bunker l'ammissione di questi è nota senza elencare nomi, numeri, giorno di ammissione o giorno di morte.
Maksymiliano Kolbe fu ucciso con l'iniezione velenosa il 14 agosto 1941. Fu canonizzato dal Papa Giovanni Paolo II nell'ottobre 1982.
Franciszek Gajowniczek sopravvisse al campo e morì nel 1995.
Zbigniew Pilawski è stato catturato e nuovamente incarcerato ad Auschwitz. Gli fu sparato il 31 luglio 1942.




San Lazzaro di Betania

San Lazzaro di Betania

autore Juan de Flandes anno 1510 titolo Resurrezione di Lazzaro


 Nome: San Lazzaro di Betania

Titolo: Fratello di Marta e Maria
Nascita: I secolo circa, Giudea
Morte: I secolo circa, Marsiglia
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione




Lazzaro, fratello di Marta e di Maria, che diede ospitalità a Gesù, era di stirpe regale. Suo padre fu governatore della Siria e delle città poste sulle rive del Mediterraneo. Quando Gesù passava facendo del bene e curando ogni malattia, Lazzaro si era ritirato a Betania con le sue sorelle e qui fu preso da una grave malattia. Le sorelle, sapendo che Gesù era vicino, mandarono a dirgli che Lazzaro era ammalato. Ma Gesù rispose: « Questa non è infermità da morirne, ma è a gloria di Dio, affinché per essa il Figlio di Dio sia glorificato ». Siccome Gesù voleva bene a Marta, a Maria sua sorella ed a Lazzaro, quand'ebbe udito che questi era infermo, si recò in Giudea, ma dovette trattenersi ancora due giorni in quel luogo.

Quindi andò a Betania. Marta, sentendo che Gesù veniva, gli andò incontro; mentre Maria stava seduta in casa. E Marta disse a Gesù: « Signore, se tu eri qui, mio fratello non sarebbe morto ». Gli andò incontro pure Maria, la quale si gettò ai piedi di Gesù e gli disse: « Signore, se tu fossi stato qui, non sarebbe morto mio fratello ».

Gesù disse: « Dove l'avete posto? ». Gli risposero: « Vieni e vedi ». Allora Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, giunse al sepolcro... e disse: « Togliete la pietra ». Gli disse Marta, la sorella del morto: « Signore, già puzza, perchè è di quattro giorni ». E Gesù a lei: « Non t'ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio? ». Levarono dunque la pietra. E Gesù dopo aver ringraziato il Padre, a gran voce gridò: « Lazzaro, vieni fuori ». E Lazzaro usci dal sepolcro. A causa di questo fatto molti credettero in Gesù.

Lazzaro poi assistette alla dolorosa passione di Gesù, e dopo l'Ascensione del Signore, quando i discepoli si dispersero, con le sorelle Marta e Maria ed un certo Massimo fu imbarcato su una nave senza vele, senza timone e senza remi : guidati però dal Signore giunsero a Marsiglia. Qui Lazzaro convertì e battezzò molti pagani e resse, quale vescovo, la chiesa di quella città. Morì in età molto avanzata ricco di meriti e di virtù.

PRATICA. - Accresciamo la nostra speranza nel Paradiso, nostra vera ed eterna patria.

PREGHIERA. - Sii propizio, o Signore, alle nostre suppliche, e per intercessione del tuo beato Lazzaro, usaci perpetua misericordia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Lazzaro, fratello di santa Marta, che il Signore pianse morto e risuscitò, e di Maria, sua sorella, che, mentre Marta era indaffarata nei suoi molteplici servizi, seduta ai piedi del Signore ascoltava la sua parola.