3 MAGGIO 1960 - APERTURA DELLA CASA/MUSEO DI ANNE FRANK DI AMSTERDAM!
Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara sono una ragazza disabile, dalla nascita. Sono devota a Maria Regina della Famiglia apparsa nel maggio 1944 a Ghiaie di Bonate (Bg) ad Adelaide Roncalli a soli sette anni. Scopo mantenere viva la Memoria. Sono devota al GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE
Testimonianze dei compagni di seminario di Rolando Maria Rivi
- Testimonianze dei compagni di seminario di Rolando...
- Testimonianza sul Beato Rolando Maria Rivi
- ✝ Massimo Camisasca FSCB Mons. Vescovo Reggio Emil...
- Papa Francesco
- Don Julian Carron
- Emilio Bonicelli
- Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara - Comacchio e A...
- Guardando il suo parroco, uomo di grande fede, na...
- ✝ Massimo Camisasca FSCB Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla
Translate
03 maggio, 2021
3 MAGGIO 1960 - APERTURA DELLA CASA/MUSEO DI ANNE FRANK DI AMSTERDAM
Santi Filippo e Giacomo
Santi Filippo e Giacomo
S. Filippo, nativo di Betsaida, era un uomo giusto e spesso consultava le Scritture per conoscere quando si sarebbe avverata la promessa del futuro Liberatore atteso da tutte le genti. Un giorno andò a lui Natanaele, e Filippo disse lui: « Abbiamo visto il Messia ».
Filippo felice, ne andò in cerca e lo incontrò mentre tornava dal Giordano. Gesù appena lo vide gli mosse il suo dolce invito: « Vieni e seguimi », e Filippo lo segui con amore ardente.
Egli viene ricordato nel Vangelo per la sua domanda rivolta al Salvatore là nel deserto prima che il Messia operasse il miracolo della moltiplicazione dei pani: « Dove troveremo sufficiente pane per sfamare tanta moltitudine? ».
Ricevuto lo Spirito Santo portò il Vangelo nella Scizia ove fondò una comunità di ferventi cristiani. Quindi per divina chiamata passò in Frigia, ove per le numerose conversioni eccitò l'odio degli idolatri, i quali lo maltrattarono e lo crocifissero. S. Filippo aveva allora ottantaquattro anni di età. Le sue reliquie furono poi trasportate a Roma...
S. Giacomo. Figlio di Alleo e di Maria, parente della Madonna, viene detto il minore per distinguerlo dall'altro Apostolo dello stesso nome. Egli fin dai primi anni, dice il Breviario, non bevve mai vino, si astenne dalla carne ed osservò il voto e gli obblighi del nazareato. A lui solo era permesso di entrare nel Santo dei Santi. Portava vesti di lino e l'assiduità nella preghiera gli aveva fatto divenire i ginocchi duri come la pelle d'un cammello. Chiamato alla sequela di Gesù fu perseverante nella vocazione e seguì in tutta la sua vita il Messia.
Ricevuto lo Spirito Santo rimase vescovo di Gerusalemme. Quivi egli fondò una comunità di cristiani i quali con l'esempio della loro virtù attirarono ogni giorno nuovi proseliti.
S. Giacomo fu uno dei principali Apostoli che parteciparono al Concilio di Gerusalemme e crebbe a tanta santità di vita da essere soprannominato il Giusto.
Governò la sua Chiesa per circa trent'anni, operandovi numerose conversioni, per la qual cosa fu fatto segno all'odio degli Ebrei i quali lo assalirono mentre stava pregando nel tempio, e trascinatolo sulla terrazza lo precipitarono al suolo. Egli non morì in quella caduta, anzi inginocchiatosi invocava perdono ai suoi persecutori, quando un colpo di mazza gli spaccò il cranio. Aveva 96 anni di età. Lasciò come monumento sempiterno la Lettera Cattolica, nella quale è celebre il sue detto: « La fede senza le opere è morta ».
La festa dei Ss. Filippo e Giacomo un tempo il 1° maggio data dal VII-VIII secolo; essa non ricorda il giorno della loro morte sul quale regna ancora molta incertezza ma quello della dedicazione della basilica eretta a Roma nel vi secolo in onore dei due Apostoli e che oggi porta il titolo generico dei Ss. Apostoli. In essa si conservano i corpi dei due gloriosi santi.
PRATICA. A ciascuno il Signore ha tracciato una via. Impariamo da questi due Apostoli ad essere fedel e costanti nello stato di vita in cui il Signore ci ha posti.
PREGHIERA. Dio, che ci allieti con l'annuale solennità dei tuoi Apostoli Filippo e Giacomo, dehl fa' che mentre ci rallegriamo dei loro meriti, siamo insiemi ammaestrati dai loro esempi.
MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Filippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida come Pietro e Andrea e divenuto discepolo di Giovanni Battista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giacomo, figlio di Alfeo, detto il Giusto, ritenuto dai Latini fratello del Signore, resse per primo la Chiesa di Gerusalemme e, durante la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non imporre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paganesimo, coronando, infine, il suo apostolato con il martirio.
Davvero sfortunato l'apostolo Filippo. Oltre alle scarne notizie che di lui ci forniscono i vangeli, non conosciamo davvero proprio nulla. Neppure i creatori di leggende, che per gli altri apostoli e santi si sono spesso sbizzarriti in particolari a volte fantasiosi e mirabolanti, per lui non si sono scomodati.
Filippo visse nell'ombra durante la vita pubblica di Gesù, accontentandosi di ascoltarlo e di fare tesoro di quella straordinaria esperienza che il destino gli aveva concesso, e nell'ombra condusse il resto dei suoi anni, portando in giro per il mondo, a conforto e a sostegno della fede dei fratelli, il valore della sua testimonianza.
Ma ecco che cosa di lui ci raccontano i vangeli. Matteo, Marco e Luca, gli evangelisti sinottici, riferiscono solo il nome, Filippo, e il luogo di nascita, Betsaida, una piccola città sul lago di Genesaret. Meno avaro, Giovanni ci informa che Filippo era amico di Natanaele-Bartolomeo, e che è stato proprio lui a presentarlo a Gesù: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti... vieni e vedi».
Quando poi avviene la miracolosa moltiplicazione dei pani raccontata da Giovanni, è proprio a Filippo che Gesù si rivolge per chiedergli: «Dove compreremo pane sufficiente a sfamare tutta questa gente?». Fu un giorno memorabile, quello: sulle colline attorno al lago stava per cadere la sera. La giornata era stata lunga e afosa e la gente che aveva seguito Gesù fin dal mattino ascoltando la sua parola, accompagnandolo nel suo peregrinare da un paese all'altro, si ritrovò stanca e affamata. Mandarla a casa cosi, e aveva magari un lungo tratto di strada da percorrere, a Gesù parve un'inutile crudeltà. Ecco il senso del suo cruccio quando chiese a Filippo: «Come faremo a sfamare tanta gente?».
Filippo forse non afferrò il senso di quella domanda, gettò uno sguardo sulla folla visibilmente stanca, ma ancora restia ad allontanarsi dal Maestro, timorosa di perdere una sua parola, un suo insegnamento, uno dei suoi messaggi che aprivano ogni volta il cuore alla speranza. E poi, rivolto a Gesù, allargando le braccia in segno di impotenza, disse: «Maestro, le nostre casse sono vuote, ma neanche se avessimo duecento denari [Cristo verrà tradito per trenta!] a portata di mano riusciremmo a comprare abbastanza pane per darne a ognuno un pezzettino». Gesù, come si sa, tolse dalle angustie Filippo e gli altri discepoli, ugualmente preoccupati, facendo sgorgare dalle sue mani miracolose una cascata di pesci e di pani che saziarono tutti.
Filippo di certo era un uomo semplice, concreto. Seguiva i ragionamenti di Gesù quando questi, con un linguaggio terra-terra parlava di messi biondeggianti, di pesce, di campi arati, di semine... e capiva che dietro l'immagine c'era un insegnamento, un invito a essere disponibile all'azione di Dio, ad aprirsi alla salvezza, ad amare il prossimo e così via... Ma quando Gesù la metteva sul difficile e cercava di far capire ai discepoli, ad esempio, quali rapporti intercorrevano tra il Padre, lo Spirito e lui stesso in seno alla Trinità, beh! allora la sua mente si ingarbugliava, si bloccava come quella di un bambino di fronte all'uscio di una stanza buia.
Durante l'ultima cena Gesù si era inoltrato in un discorso del genere, lasciando i discepoli con le ciglia aggrottate, segno di un rovello interiore che non trovava vie d'uscita. Intervenne allora Filippo a sbloccare la tensione: «Beh, Maestro, falla corta, mostraci chi è il Padre e ci basta». Un atto di fede cieca in Gesù, ma anche il segno di un'intelligenza un tantino impacciata.
autore Jusepe de Ribera anno 1634
Dopo quest'episodio, Filippo rientrò nell'ombra che ha avvolto anche altri discepoli, neppure rischiarata dalla luce della leggenda. Una confusa tradizione, tuttavia, vuole che egli, dopo aver peregrinato per il mondo, missionario e testimone della buona novella di Cristo, sia morto crocifisso come il Maestro, probabilmente a Gerapoli, durante la persecuzione scatenata dal perfido Domiziano o addirittura in quella ancora più crudele di Traiano. Sarebbe morto alla veneranda età di ottantasette anni!
Le sue reliquie, trasferite a Roma nella chiesa dei Santi Apostoli, furono composte accanto a quelle di un altro apostolo, Giacomo. Ecco il motivo per cui la chiesa latina ne celebra unicamente la festa il 3 maggio.
Pensiero del 03 maggio 2021
Filippo, chiede di vedere il Padre: «Ed è il desiderio del cuore, di ogni uomo, posare gli occhi sul Mistero». L'unica cosa, sconvolgente, è che il volto del Dio invisibile è quello di un uomo che ha amato, e ha vissuto da uomo, pur essendo Dio.
03 Maggio
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre.
(Giovanni 14,6.9)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 18)
Rit: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.
Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Salmo 23,4
02 maggio, 2021
Anniversario della Beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina
22 anni fa, piazza San Pietro e via della Conciliazione erano insufficienti a contenere il numero dei devoti che si prenotarono per la solenne Concelebrazione Eucaristica della Beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina. Vennero organizzate altre due celebrazioni, parallele a quella del Papa, sul sagrato di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo e sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano.
150 mila fedeli fra piazza san Pietro e via della Conciliazione; 60 mila fedeli a San Giovanni Rotondo e 80 mila fedeli ai piedi della Basilica di San Giovanni in Laterano
Giovanni Paolo II pronunciò la formula della beatificazione. Erano le ore 9,58 del 2 maggio 1999. Padre Pio era Beato. I fedeli all’unisono risposero: “Amen, Alleluia”.
Nel frattempo si alzò il telo che nascondeva l’arazzo. Al centro dell’impalcatura, per i restauri alla facciata della basilica venne scoperta l’immagine del Beato Pio da Pietrelcina, con i suoi occhi profondi e sereni, il sorriso appena abbozzato, la sua espressione bonaria e paterna. Fu un momento indescrivibile.
L'INVITO DI MADRE MARIA SACCOMANDI per il 05 MAGGIO 2021
L'INVITO DI MADRE MARIA SACCOMANDI, per il 05 MAGGIO 2021.
Pensiero del 02 maggio 2021
Gesù, usa l'immagine della vite ed i tralci, così semplice ma così profonda, per spiegare l'unione necessaria tra DIO ed i suoi figli, tra il Cristo ed i cristiani per portare frutti di vita spirituale.
02 Maggio
A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.
(Giovanni 15,4.5)
SALMO RESPONSORIALE (Samol 21)
Rit: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.
Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
Non ti ho forse comandato: “Sii forte e coraggioso”? Non aver paura e non spaventarti, perché il Signore, tuo Dio, è con te, ovunque tu vada.
(Giosuè 1,9)
01 maggio, 2021
Mons. Albino Luciani - Papa Giovanni Paolo I
“Maria ci precede nel nostro cammino terreno, è lampada davanti ai nostri passi; per questo onoreremo la Vergine specialmente imitando le sue virtù e percorrendo gli scalini tracciati dall’umile teologia dei poveri: pentirci dei nostri peccati, confessarli, fare penitenza, resistere alle nuove insorgenti tentazioni, condurre vita santa”. (Mons. Albino Luciani)
Avevo un principe Azzurro......
Avevo un principe Azzurro......
Io
avevo un principe azzurro...
~E
com'era?
Era
l'uomo più bello del mondo.
~E ti voleva bene?
Si, mi
amava dal primo giorno che sono nata.
~Non ti credo.
È
vero, lui amava me ed io lui.
~Davvero? Come si chiamava?
Aveva
un nome, ma io lo chiamavo ... nonno.
San Giuseppe di Nazareth
San Giuseppe di Nazareth
Nel Vangelo S. Giuseppe viene chiamato fabbro. Quando i Nazaretani udirono Gesù insegnare nella loro sinagoga, dissero di lui: « Non è Egli il figlio del legnaiuolo? ». E altra volta con stupore e disprezzo: « Non è costui il falegname? ».
Nessun dubbio quindi che S. Giuseppe non fosse un operaio vero, un lavoratore, un uomo di fatica. Si ritiene che sia stato falegname, e all'occasione anche fabbro, carpentiere, carradore. Maneggiava la pialla, la scure, la sega, il martello. Così tutti i giorni, dal mattino alla sera, per tutta la vita, faticando, sudando, consumando le forze.
Una delle raffigurazioni più frequenti del Santo Patriarca è quella in cui viene ritratto al banco con la pialla in mano e la sega accanto.
Uomo giusto, sapeva che il lavoro è legge per tutti. Non si ribellò, non si lamentò del suo mestiere, nè della fatica. Lavorò con assiduità, non di malavoglia, eseguendo bene, disimpegnando onestamente gli obblighi e i contratti.
Amò il lavoro. Nella sua umiltà non badò a tutte quelle ragioni che potevano parer buone e che avrebbero potuto indurlo a non occuparsi in cose materiali: l'essere discendente del grande Re Davide, l'essere sposo della Madre di Dio, il Padre putativo del Verbo Incarnato e la di lui guida. L'umiltà gli insegnò a conciliare la sua dignità con l'esercizio di un mestiere molto ordinario e faticoso.
Non si rammaricava di lasciare le sante conversazioni e la preghiera assieme a Gesù e Maria, che tanto consolavano ed elevavano il suo cuore, per attendere per lunghe ore ai lavori dell'officina.
Non ebbe mai la preoccupazione che gli mancasse il necessario. Non ebbe l'ansia e l'assillo di chi non ha fede in quella Provvidenza che sfama i passeri. Perciò, da uomo giusto, osservava esattamente il riposo settimanale del sabato prescritto da Dio agli Ebrei. Lasciava l'officina quando i doveri delle celebrazioni religiose glielo imponevano, o quando speciali voleri di Dio lo ispiravano a intraprendere dei viaggi.
S. Giuseppe non cercò nel lavoro il mezzo di soddisfare la cupidigia di guadagno o di ricchezza. Non fu un operaio incontentabile, pur essendo previdente. Non volle essere ricco, e non invidiò i ricchi. Sapeva essere sempre contento. Da uomo di fede trasformò la fatica quotidiana in un grande mezzo di elevazione, di merito, di esercizio di virtù.
Nutrire e crescere il Fanciullo Divino che si preparava a essere la vittima per la redenzione del mondo: questo era il motivo che rendeva sante e sommamente meritorie le fatiche di S. Giuseppe.
« Chi lo crederebbe? Un uomo acquista col sudore della sua fronte vestiario, nutrimento e sostentamento per il suo Dio! Mani consacrate, destinate a mantenere una vita così bella, quanto è glorioso il vostro ministero, e quanto mi sembra degna degli angeli la vostra sorte! Sudori veramente preziosi! » (Huguet). Col canto nel cuore e la preghiera sulle labbra, S. Giuseppe fu il più fortunato di tutti i lavoratori.
PRATICA. Stimiamo il lavoro. Lavoriamo con onestà, con diligenza, con pazienza, di buona voglia. Amiamo il lavoro. Santifichiamolo e rendiamolo meritorio vivendo abitualmente in grazia e offrendolo ogni giorno al Signore.
PREGHIERA. O Dio, Creatore delle cose, che hai stabilito la legge del lavoro al genere umano, concedici propizio che, sull'esempio e col patrocinio di S. Giuseppe, facciamo bene le opere che ci comandi e raggiungiamo il premio che prometti.
MARTIROLOGIO ROMANI. Solennità di san Giuseppe Lavoratore, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore, Patrono dei lavoratori.
Pensiero del 01 maggio 2021
Oggi, contempliamo l'umiltà di DIO e il coraggio umile di Giuseppe, che ha fatto da padre al Figlio di DIO e insegna a ciascuno di noi, la dignità del lavoro.
01 Maggio
Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
(Salmo 67,20)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 89)
Rit: Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani.
Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Il Signore combatterà per voi, e voi sarete tranquilli.
(Esodo 14,14)
30 aprile, 2021
Alessandro Barbero Auguri di cuore per il suo compleanno
Pensiero del 30 aprile 2021
Il Signore tornerà a prendermi perché io resti con Lui, Un appuntamento non a tradimento, ma preparato, atteso: «In cielo c'è un posto che mi aspetta». Questo rende la morte piena di senso.
30 Aprile
Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
(Giovanni 14,6)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 2)
Rit: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato.
«Io stesso ho stabilito il mio sovrano
sul Sion, mia santa montagna».
Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane.
Le spezzerai con scettro di ferro,
come vaso di argilla le frantumerai».
Ed ora siate saggi, o sovrani;
lasciatevi correggere, o giudici della terra;
servite il Signore con timore
e rallegratevi con tremore.
Sicuro è il suo cuore, non teme, finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.
(Salmo 112,8)
29 aprile, 2021
Preghiere recitata dalla beata Madre Caterina - Anniversario della Beatificazione ed onomastico
Preghiere recitata dalla beata Madre Caterina
Quanto farò, tutto farò con Gesù!
Se veglio, non vedrò che Gesù,
se sogno, non sognerò che Gesù.
il mio libro ed il mio maestro sarà Gesù.
Il mio sollievo non sarà che Gesù!
Se pregherò, non sarà che con Gesù,
se avrò fame o sete, vivrò di Gesù,
nei miei mali il mio medico sarà Gesù.
Il mio rimedio è l'amore di Gesù.
Quando morrò, morrò in Gesù!
l'ultima mia parola
sarà il Santissimo nome di Gesù,
per chiudermi gli occhi non voglio che Gesù,
per sepolcro il Cuore di Gesù con l'iscrizione:
"Io riposo in Gesù…"
Santa Caterina da Siena
Santa Caterina da Siena
Il Signore è solito servirsi di umili e deboli creature per operare cose grandi: si servì di Ester per liberare il suo popolo dalla morte, di Giuditta per abbattere l'invitto Oloferne, si servì di Maria SS. per compiere la Redenzione, si servì di S. Caterina da Siena per dare la pace alla Chiesa e ai popoli del suo tempo.
Nacque Caterina nell'illustre città di Siena, focolaio di grandi santi, nell'anno 1347.
Già a sette anni la santa fanciulla manifestò una pietà non comune e una virtù tale per cui a otto anni fece voto di verginità.
Per mantenersi fedele a questa promessa restò sempre ritirata, parca nel parlare, in continua unione col Divino Sposo mediante l'orazione e particolarmente colla mortificazione del suo corpo che macerò con digiuni e flagelli ed ancor più con la mortificazione interna.
La fanciulla, fatta segno a ingiurie e villanie, rimase ferma tutto soffrendo per Gesù e infine fu vittoriosa. I suoi genitori, scorgendo la mano di Dio che difendeva e guidava la loro figliuola, le lasciarono piena libertà.
D'allora in poi moltiplicò le sue penitenze esterne; quando però il confessore le impose un po' di moderazione, ella sapendo essere maggiore il valore dell'ubbidienza, subito le moderò. Fu ammessa nella Congregazione delle Terziarie Domenicane, ove trovò modo di esercitarsi in tantissime pratiche di mortificazione; tra le altre ammirabile fu il rigoroso silenzio che mantenne per tre anni.
Il Divin Maestro inoltre la rese degna d'imitarlo nella sua passione, facendola oggetto di disprezzo e di accuse anche da parte di chi le doveva riconoscenza e amore.
La Santa, con eroica carità, tutto soffrì e perdonò, ricambiando gl'ingrati con le cure più amorose.
Un cuore apostolico quale quello di Caterina non si limitava alla carità materiale; essa infatti ci lasciò i suoi scritti ascetici e le sue 300 e più lettere, piene di santo ardore, indirizzate a Pontefici, a pontificati, a popoli in discordia tra di loro.
Ottenne dopo suppliche, preghiere, digiuni e colloqui, che il Papa da Avignone ritornasse a Roma; ottenne la pace tra città nemiche, ottenne frutti sconsolatissimi in tutta l'Europa.
Zelo e attività ammirabili in una donna! Nella Bolla di canonizzazione si legge: « Nessuno mai trattò con essa senza partirsene migliore di prima ».
Amava di straordinario amore e devozione il Papa, e lo chiamava il «dolce Cristo in terra».
Il Maestro Divino, dopo averla favorita del dono celeste delle sante stimmate, di rivelazioni e miracoli, le diede quella immarcescibile corona per cui tanto si era affaticata, chiamandola in cielo il 29 aprile dell'anno 1380. Pio XII la proclamò Patrona Principale d'Italia.
PRATICA. « Ogni fedele cristiano è tenuto ad essere fedele e di servire la Chiesa, ciascuno secondo lo stato suo» (S. Caterina). Proponiamo di conoscere più ampiamente la vita e le gesta della Patrona della Patria, di imitarne gli esempi, di invocarla fiduciosamente.
PREGHIERA. Fa', te ne preghiamo, Dio onnipotente, che mentre festeggiamo la tua beata vergine Caterina, possiamo trarre profitto dalle sue molteplici virtù.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma il natale di santa Caterina da Siena, Vergine, del Terz'Ordine di san Domenico, illustre per la vita e pei miracoli, la quale dal Papa Pio secondo fu ascritta nel numero delle sante Vergini. La sua festa però si celebra nel giorno seguente.
Pensiero del 29 aprile 2021
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 102)
Rit: Benedici il Signore, anima mia.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza.
Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”.
(Matteo 9,2)
28 aprile, 2021
P R E G H I E R A
P R E G H I E R A
Santa Gianna Beretta Molla
Santa Gianna Beretta Molla
Gianna Beretta nacque a Magenta il 4 ottobre 1922 da Alberto Beretta e Maria De Micheli.
Già dalla fanciullezza accolse con piena adesione il dono della fede e l'educazione limpidamente cristiana, che ricevette dagli ottimi genitori e che la portarono a considerare la vita come un dono meraviglioso di Dio.
La Prima Comunione, all'età di cinque anni e mezzo, segnò in Gianna un momento importante, dando inizio ad un'assidua frequenza all'Eucaristia, che divenne sostegno e luce della sua fanciullezza, adolescenza e giovinezza.
In quegli anni non mancarono difficoltà e sofferenze: cambiamento di scuole, salute cagionevole, trasferimenti della famiglia, malattia e morte dei genitori. Tutto questo però non produsse traumi o squilibri in Gianna, data la ricchezza e profondità della sua vita spirituale, anzi ne affinò la sensibilità e ne potenzia la virtù.
Negli anni del liceo e dell'università fu giovane dolce, volitiva, e riservata, e mentre si dedicò con diligenza agli studi, traducendo la sua fede in un impegno generoso di apostolato tra le giovani di Azione Cattolica e di carità verso gli anziani e i bisognosi nelle Conferenze di San Vincenzo. Si laureò in Medicina e Chirurgia nel 1949 all'Università di Pavia e aprì nel 1950 un ambulatorio medico a Mesero un comune del Magentino. Si specializzò in Pediatria nell'Università di Milano nel 1952.
Mentre compiva la sua opera di medico accresceva il suo impegno generoso nell'Azione Cattolica, prodigandosi per le «giovanissime» e, al tempo stesso, esprimeva con gli sci e l'alpinismo la sua grande gioia di vivere e di godersi l'incanto del creato. Scelta la vocazione al matrimonio, l'abbracciò con tutto l'entusiasmo e s'impegna a donarsi totalmente «per formare una famiglia veramente cristiana».
Si fidanzò con l'ing. Pietro Molla e visse il periodo del fidanzamento, nella gioia e nell'amore. Si sposò il 24 settembre 1955 nella basilica di San Martino in Magenta. Nel novembre 1956 divenne mamma di Pierluigi; nel dicembre 1957, di Mariolina; nel luglio 1959, di Laura.
Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di gravidanza, fu raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore; insorge un fibroma all'utero. Prima del necessario intervento operatorio, pur sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplica il chirurgo di salvare la vita che porta in grembo e si affidò alla preghiera e alla Provvidenza. Ringraziò il Signore e trascorse i sette mesi che la separano dal parto con impareggiabile forza d'animo e con immutato impegno di madre e di medico. Trepida, temeva che la creatura in seno possa nascere sofferente e chiese a Dio che ciò non avvenga.
Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella Provvidenza, era pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui». Il mattino del 21 aprile 1962, dà alla luce Gianna Emanuela e il mattino del 28 aprile, nonostante tutti gli sforzi e le cure per salvare entrambe le vite, tra indicibili dolori, dopo aver ripetuto la preghiera «Gesù ti amo, Gesù ti amo», muore santamente.
Si spense a 39 anni. I suoi funerali furono una grande manifestazione unanime di commozione profonda, di fede e di preghiera.
Fu sepolta nel cimitero di Mesero, mentre rapidamente si diffondeva la fama di santità per la sua vita e per il gesto di amore e di martirio che l'aveva coronata.
Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994, nell'Anno Internazionale della Famiglia e fu ufficialmente proclamata Santa il 16 maggio 2004 sempre dallo stesso Papa.