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15 agosto, 2023

✝ Pensiero del 15 Agosto 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, la Regina di tutte le regine, ti dia un bacio, da parte mia. Viva, la Divina Madre!
Barbara


Versetto del Giorno
La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Filippesi 4:23

MEMORIA

Muore Janny Brandes-Brilleslijper

15 agosto 2003 15 agosto 2023, vent’anni fa

La sua Memoria, sia benedetta.


Martedì – 19.a Tempo Ordinario – SOLENITÀ ASSUNZIONE BEATA VERGINE MARIA ANIMA E CORPO

Maria compare per l’ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: è in mezzo agli Apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di san Giovanni il teologo, riferendosi alla conclusione della vita terrena di Maria parlano di “dormizione”. Questa celebrazione fu istituita in Oriente nel VII secolo con un decreto dell’imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione venne introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Trascorse un altro secolo prima che il termine “dormizione” cedesse il posto a quello più esplicito di “assunzione”. La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, afferma che Maria non dovette attendere la fine dei tempi, al pari delle altre creature, per fruire anche della redenzione corporea, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima.

Meditazione del Vangelo di Lc 1,39-56

Beata Colei che ha creduto!

La Madre di Cristo, Maria, è assunta m cielo: tutto il suo essere appare redento e glorificato, la sua comunione è conformità a Gesù risorto è perfetta. Maria è così la primizia e l’immagine della Chiesa. La sua glorificazione non la distacca dalla Chiesa, ma la inserisce ancora più intimamente in essa. Maria è stata scelta da Dio per pura grazia. Questa consapevolezza fa scaturire in Lei, il gioioso riconoscimento della bontà di Dio, che compie opere grandi in quanti si affidano a Lui e in Lui pongono ogni speranza. La docilità allo Spirito, che opera cose grandi in quanti credono alla Parola di Dio è la grazia che vogliamo domandare in questa solennità. C’è qualcosa di naturale e umano in questo racconto. Sono due parenti che si incontrano e gioiscono. Maria saluta Elisabetta e, nel suo saluto, essa loda Dio per ciò che ha operato in Elisabetta e annuncia quanto è avvenuto in lei. Lo si deduce dalle parole della parente. Qui già si compie quello che poi avverrà nella comunità cristiana. Su Maria è già sceso lo Spirito Santo ed essa porta in sé Colui che dona lo Spirito. Giovanni, nel grembo della madre, esulta alla presenza del Figlio di Maria. In lui si realizza quanto è stato annunziato: sarà pieno di Spirito Santo sin dal grembo materno (1,15). Anche la madre ne è investita e subito, a gran voce, loda Maria, che qui è riconosciuta come Madre del Signore. Una domanda si impone a ogni pagina del Vangelo: chi è Gesù? Una risposta è qui evidente: Gesù è il Signore che per mezzo di Maria abita tra di noi, e Giovanni è il suo Precursore: lo annunzia già dal seno materno. E Maria? Essa è lodata anzitutto perché ha creduto, cioè ha fatto sua la Parola del Signore. Il suo essere discepola della Parola precede il suo essere Madre. La sua fede ha preceduto il concepimento del Signore e, in Lui, tutte le cose che il Signore compirà. Come Abramo, per la sua fede, ha dato inizio al popolo di Dio ed è chiamato “padre dei credenti”, così Maria, per la sua fede è la “Madre dei credenti”. La vera grandezza di Maria sta qui!

Dopo l’annuncio, Maria è partita verso la montagna di Giudea per andare a trovare Elisabetta. Colma dello Spirito Santo, Elisabetta l’ha benedetta. L’ha proclamata “Madre del mio Signore”. Fonte di gioia. Beatitudine vivente della fede. Maria ha risposto con il cantico del Magnificat. Parole ispirate, che lasciano intravedere il suo cuore. Esse sono per noi il suo “testamento spirituale”. Identificandosi con Maria, la Chiesa di tutti i tempi continua a cantare tutti i giorni il Magnificat come suo proprio cantico.

Celebriamo oggi il mistero dell’Assunzione. Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo. L’Apocalisse ci mostra “un segno grandioso del cielo”: la Donna che ha il sole per mantello, e una corona di stelle. Invincibile con la grazia di Dio di fronte al nemico primordiale. “Figura e primizia della Chiesa”. Primizia nel dolore della maternità al servizio della Redenzione. Primizia nel destino della gloria. Da lì, nel focolare della Trinità, Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza alla Grazia di Dio. La beatitudine divina e umana della Salvezza. Il suo eterno Magnificat.

Martedì 15 Agosto 

ASSUNZIONE B.V. MARIA (s); S. Tarcisio; S. Stanislao Kostka 

19.a del Tempo Ordinario

[Vesp: 1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2; Sal 131 (132); 1Cor 15,54b-57; Lc 11,27-28]
Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56

Risplenda la Regina, Signore, alla tua destra

Maria è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)
Rit: Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
«Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre».


Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: «Rendigli omaggio».


Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Maria è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli.


14 agosto, 2023

San Massimiliano Maria Kolbe

 San Massimiliano Maria Kolbe

Nome: San Massimiliano Maria Kolbe
Titolo: Sacerdote e martire
Nome di battesimo: Rajmund Kolbe
Nascita: 8 gennaio 1894, Zdu?ska Wola, Polonia
Morte: 14 agosto 1941, Campo di concentramento di Auschwitz, O?wi?cim, Polonia
Ricorrenza: 14 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica
Protettore:
radioamatori
Beatificazione:
17 ottobre 1971, Roma, papa Paolo VI
Canonizzazione:
10 ottobre 1982, Roma, papa Giovanni Paolo II


Padre Kolbe è l'eroico frate francescano conventuale che nel campo di concentramento di Auschwitz offrì la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia, Francesco Gaiowniczek, condannato a morire di fame come rappresaglia per la fuga di un detenuto.

Giovanni Paolo II, nell'elevarlo agli onori degli altari, il 10 ottobre 1982, lo ha proclamato «patrono del nostro difficile secolo», un esempio di pace e di fraternità in una società sconvolta dall'odio e dall'egoismo.

Kolbe nacque a SudunzskaWola, una cittadina del centro industriale di Lodz, l'8 gennaio 1894. I suoi genitori erano operai tessili. Kolbe da ragazzo conobbe il senso liberatorio e insieme opprimente di povertà e lavoro. E quell'esperienza non fu estranea ad alcune scelte che lo portarono ad abbracciare la Regola di san Francesco tra i minori conventuali di Leopoli (1907) e poi a dar vita a una istituzione che aveva proprio, in povertà e lavoro, caratteristiche tipicamente francescane, un sicuro fondamento, e cioè le «Città dell'Immacolata»: «Niepokalanów», in Polonia, e «Mugenzai No Sono», in Giappone.

Nell'ideale francescano Kolbe innestò poi la propria fiducia nella possibilità offerta dai mezzi che la tecnica in quel tempo stava mettendo a disposizione. E a chi gli faceva osservare che su di essi già il diavolo aveva allungato le sue sordide zampacce, egli rispondeva: «Ragione di più per svegliarci e metterci all'opera per riconquistare le posizioni perdute».

Quando ne ebbe l'opportunità, dimostrò la bontà e la lungimiranza dei propri progetti. E ciò avvenne in Polonia, dove ritornò nel 1919, dopo aver conseguito a Roma la laurea in teologia.

A pochi chilometri da Varsavia diede vita nel 1927 a «Niepokalanów» (Città dell'Immacolata) i cui cittadini, tutti frati, si dedicavano, vivendo in rigorosa povertà, all'apostolato per mezzo della stampa. E furono autori di un consistente boom editoriale che ancor oggi sorprende. Il «Cavaliere dell'Immacolata», la prima di una catena di riviste, fondato nel 1922 dopo un periodo iniziale di stasi, decollò raggiungendo le cinquantamila copie. In seguito si affermò come settimanale con settecentocinquantamila copie (addirittura un milione nel 1938).

L'Immacolata, cui padre Kolbe ha intitolato gran parte delle sue riviste, era il suo chiodo fisso. In tempi non troppo felici per la chiesa e per il mondo, Kolbe vedeva nella Madonna l'ideale capace di scuotere le coscienze, di ridare fiato al cristianesimo; un ideale, comunque, per il quale combattere le sante battaglie della fede. Per questo, ancor prima di essere ordinato sacerdote, aveva istituito a Roma, il 16 ottobre 1917, la Milizia dell'Immacolata, uno strumento per far conoscere e vivere la devozione alla Madre di Cristo, ancor oggi vivo e prosperoso.

Nel 1930 partì missionario per il Giappone a fondarvi un'altra Città dell'Immacolata, animata dallo stesso spirito e dagli stessi ideali. Tornato definitivamente in Polonia, dopo un paio di altri viaggi «missionari» nello stesso Giappone e in altri paesi dell'oriente, padre Kolbe si dedicò interamente alla sua opera.

La seconda guerra mondiale lo sorprese a capo del più importante complesso editoriale della Polonia.

Il 19 settembre 1939 fu arrestato dalla Gestapo, che lo deportò prima a Lamsdorf (Germania), poi nel campo di concentramento di Amlitz. Rilasciato l'8 dicembre 1939, tornò a Niepokalanów, riprendendo l'attività interrotta. Arrestato di nuovo nel 1941 fu rinchiuso nel carcere di Pawiak a Varsavia, e poi deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove con uno straordinario atto d'amore chiuse una vita tutta spesa al servizio degli altri.

Nel campo viveva una legge secondo la quale, per la fuga di uno, dieci dello blocco, venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo. Quando all'appello della sera risultò che uno mancava un grande timore invase l'animo di tutti i prigionieri...

Il Comandante scelse con un cenno della mano chi doveva morire e ad un tratto si sentì un grido: «Addio! addio! mia povera sposa, addio miei poveri figli...era il sergente Francesco Gajowniczek.

Ma ad un tratto un uomo, anzi, un numero esce con passo deciso dalle file e va diritto verso il Comandante del campo. Chi è lei? Cosa vuole? Come osa infrangere la ferrea disciplina ed affrontare il terribile Capo?

«Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli».

Il Comandante, meravigliato, parve non riuscire a trovare la forza per parlare e stranamente accettò quella proposta...

Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna.

Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano.

Venne ucciso con un'iniezione di acido fenico, perché la cella, che egli aveva trasformato in cenacolo di preghiera e che condivideva con gli altri condannati, serviva per altre vittime. «Porse lui stesso, con la preghiera sulle labbra, il braccio al carnefice», raccontò un testimone.

Lo trovarono qualche ora dopo, «appoggiato al muro, con la testa inclinata sul fianco sinistro e il volto insolitamente raggiante. Aveva gli occhi aperti e concentrati in un punto. Lo si sarebbe detto in estasi». Era la vigilia dell'Assunta, di una festa della Madre di Dio, che egli aveva sempre amato, chiamandola con il nome di «dolce mamma».

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.

✝ Pensiero del 14 Agosto 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, non c’è più bel gesto che dare la vita, per i propri amici, come ha fatto san Massimiliano Kolbe, lo hai fatto anche TU. Grazie di cuore.

Barbara


Versetto del Giorno

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Giovanni 3:17


Memoria Liturgica


SAN MASSIMILIANO RAIMONDO MARIA KOLBE


Lunedì – 19.a Tempo Ordinario – SAN MASSIMILIANO KOLBE Viglia di Maria ASSUNTA IN CIELO ANIMA E CORPO.

Meditazione sul Vangelo di Mt 17, 22-27


Pellegrini, figli del Padre celeste.



Nella prima lettura il popolo d’Israele ed è invitato ad amare Dio e a seguirne le vie. Non solo: riconoscendo d’aver sperimentato per primo l’amore di Dio e di essere stato anche lui straniero in Egitto, si scopre chiamato dal Signore ad amare il forestiero.

Gesù, a proposito del giudizio finale, dirà: “Ero straniero e mi avete ospitato” (Mt 25,35). Quando una persona ha sperimentato sulla propria pelle la difficoltà di inserirsi in un ambiente, di farsi capire, d’adattarsi a ciò che non conosceva, di superare dei pregiudizi o delle resistenze, diventa più facile scoprire cosa può vivere nell’animo il forestiero. Quando s’avverte d’essere per primi dei viandanti, dei pellegrini in questo mondo, di non possedere nulla davvero perché, in fondo, nulla è nostro e tutto è di Dio; quando si comprende che anche certe parti di noi, della nostra psiche e della nostra anima, sono per prime sconosciute a noi stessi e a volte ci spaventano, allora il cuore si apre con più facilità. Non si tratta della faciloneria con cui alcuni affrontano i problemi della sempre crescente immigrazione. Si tratta, invece, di vivere disposizioni interiori di fronte a chi non conosciamo; perché non è detto che il “forestiero” sia solo uno di un’altra nazionalità. Può essere chi vive la solitudine dell’incomprensione, della malattia mentale, dell’abbandono. Chiunque abbia bisogno di essere ospitato non solo in una stanza accogliente, ma tra braccia che amano. Il “trucco” sta nell’imparare a mettersi nei panni dell’altro, nel “camminare con le sue scarpe”. E questo non ci viene naturale. “Amare il forestiero”: amare dunque prima di giudicare, perché solo l’amore aiuta a vedere bene a ben valutare. Tutto diventa facile quando mi impegno ad amare l’altro perché, in fin dei conti, è come me, e mi sforzo di rispettare la sua dignità, come desidero sia rispettata la mia.

Massimiliano Maria Kolbe è entrato nell'elenco dei santi con il titolo di sacerdote e martire. La sua testimonianza illumina di luce pasquale l’orrido mondo dei lager. Nacque in Polonia nel 1894; si consacrò al Signore nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali.
Innamorato della Vergine, fondò "La milizia di Maria Immacolata" e svolse, con la parola e con la stampa, un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Deportato ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, in uno slancio di carità offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Morì nel bunker della fame il 14 agosto 1941.
Giovanni Paolo II lo ha chiamato "patrono del nostro difficile secolo". La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita ed alla morte.


Lunedì 14 Agosto

S. Massimiliano M. Kolbe (m); S. Ursicino; B. Elisabetta R.   

19.a del Tempo Ordinario

Dt 10,12-22; Sal 147; Mt 17,22-27 

Celebra il Signore, Gerusalemme 

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
 
(II Tessalonicesi 2:14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 147)
Rit: Celebra il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
«La sua parola corre veloce».


Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi ad Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
 
(II Tessalonicesi 2:14)


11 agosto, 2023

✝ Pensiero del 11 Agosto 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, TU, sei la stella, che brilla tutto l’anno.
Barbara

Versetto del Giorno
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi.
Matteo 6:14

10 agosto, 2023

✝ Pensiero del 10 Agosto 2023



SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, hai dovuto, cadere, per produrre, molto frutto, TU, sei la stella più bella, che illumina, il mio destino.
Barbara

Versetto del Giorno
Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato.
Isaia 40:29

09 agosto, 2023

Santa Teresa Benedetta della Croce

 Santa Teresa Benedetta della Croce

ome: Santa Teresa Benedetta della Croce
Titolo: Martire
Nome di battesimo: Edith Stein
Nascita: 12 ottobre 1891, Wroclaw, Polonia
Morte: 9 agosto 1942, Campo di concentramento di Auschwitz,  Polonia
Ricorrenza: 9 agosto
Tipologia: Festa
Beatificazione:
1 maggio 1987, Germania , papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione:
11 ottobre 1998, Roma , papa Giovanni Paolo II


Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) nacque il 12 ottobre 1891, è una delle figure più straordinarie, affascinanti e complesse dello scorso secolo. Fu tra le pochissime donne del suo tempo che poté studiare e insegnare filosofia, inoltrandosi nei sentieri di una ricerca esistenziale, da sempre riservata quasi esclusivamente ai maschi. E lo ha fatto con esiti felicissimi, riuscendo a imporsi, accanto a uno dei grandi maestri della filosofia del Novecento, Edmund Husserl.

Come lei stessa ha confessato, « dall'età di tredici anni fui atea perché non riuscivo a credere nell'esistenza di Dio ». Ma, protesa in una ricerca incessante e radicale della verità, impegnata nella soluzione dei grandi problemi della vita, non poteva non imbattersi nella verità di Dio, un Dio che in Gesù mette in gioco tutto per gli uomini, che non si arresta neppure di fronte al dolore e alla morte.

La verità di Dio sta proprio nel suo affermarsi attraverso la debolezza della croce e della morte. La scoperta che, in Gesù, Dio ha condiviso con noi tutto, fa nascere quell'abbandono in lui che caratterizza la vita di quanti sanno che, dalla venuta di Gesù in poi, Dio non ha mai abbandonato l'uomo.

Queste certezze hanno illuminato la vita di Edith Stein, nata a Breslavia nel 1891. Ultima di sette fratelli di un'agiata famiglia ebrea, ha percorso con successo il ciclo di studi, occupandosi soprattutto di psicologia e di ricerca filosofica nell'università della sua città natale e poi in quelle di Gottinga e di Friburgo, come allieva prima e assistente poi del celebre filosofo Edmund Husserl. Quando nel 1917 si laureò, aveva già al suo attivo una serie di studi importanti che le avrebbero aperto le porte della carriera accademica. Ma successero alcuni fatti che diedero alla sua vita una svolta radicale.

Il pensiero di Dio, che un tempo neppure la sfiorava, cominciò a insinuarsi prepotentemente nella sua vita, sulla spinta anche di alcuni avvenimenti. Nella prima guerra mondiale moriva un professore che lei stimava molto. Fu un grande dolore per tutti, soprattutto per la moglie, la quale, anziché crollare sotto il peso di quel dramma, trovò nel rapporto con Dio la forza di iniziare una nuova vita. Edith ne fu profondamente colpita. « Fu il mio primo incontro con la croce — scriverà ricordando il fatto — e con la forza che essa comunica in chi la porta ».

La ricerca della verità la condusse verso la verità di Dio. Nel 1921 il cammino di avvicinamento giungeva alla conclusione. Ospite di un'amica, fu da questa invitata a scegliersi un libro tra i molti di cui era fornita la sua biblioteca. Edith allungò la mano a caso e ne estrasse uno alquanto voluminoso: era l'autobiografia di santa Teresa d'Avila. Lo lesse d'un fiato. « Chiudendolo "ha poi scritto" mi sono detta: questa è la verità ».

Santa. Teresa aveva sintetizzato in un motto la sua fede: « Dio basta ». Edith lo fece suo. L'approdo al cattolicesimo avvenne il giorno di capodanno del 1922, quando ricevette il battesimo. La sua scelta di farsi cattolica la mise in vivace contrasto con la madre, che era molto legata alla religione ebraica. Dopo la conversione, Edith insegnò nel collegio delle domenicane di Speyer e viaggiò molto in Germania e all'estero. Nel 1932 insegnò pedagogia a Miinster. Ma il regime nazista aveva già cominciato a discriminare gli ebrei, costringendoli a lasciare insegnamento. Gli eventi infausti accelerarono un proposito che la Stein aveva già maturato, quello di dedicarsi alla vita contemplativa. E così, lasciandosi alle spalle una prestigiosa carriera, si annullava nell'anonimato nel Carmelo di Colonia, con il nome di Teresa Benedicta a Cruce.

Il Carmelo è una grande scuola di umiltà. Edith dovette mettere da parte i suoi libri per dedicarsi come le altre sorelle alle faccende domestiche: si adeguò alle esigenze della vita comune con gioia, per seguire Gesù anche nelle quotidiane umili cose. Nel 1938 con la professione perpetua decideva di essere per sempre carmelitana.

L'odio contro gli ebrei intanto divampava in Germania. La presenza di Edith, pur sempre ebrea nonostante la conversione al cristianesimo, nel Carmelo di Colonia costituiva un pericolo per le sue consorelle. Si trasferì allora in Olanda, nel Carmelo di Echt, dove si dedicò allo studio della figura e dell'opera di san Giovanni della Croce, grande riformatore, assieme a santa Teresa d'Avila, della vita carmelitana.

Nel 1940 i tedeschi invasero l'Olanda, l'odio contro gli ebrei cominciò a mietere vittime anche lì. Edith dovette appuntare sull'abito monastico la stella gialla che la segnalava come ebrea. E non fu la sola delle umiliazioni. I tempi s'erano fatti duri. « Sono contenta di tutto "scriveva"; solo se si è costretti a portare la croce in tutto il suo peso, si può conquistare la saggezza della croce ».

Il 2 agosto 1942 i tedeschi irruppero nel Carmelo, prelevarono Edith, assieme alla sorella Rosa, fattasi anche lei carmelitana, e le avviarono al campo di raccolta di Westerbork, da dove il 7 agosto venne deportata ad Auschwitz: lì, in uno dei lager più tristemente noti per l'insana crudeltà dell'uomo, forse un paio di giorni dopo, finiva assieme alle altre compagne di sventura nelle camere a gas e poi nel forno crematorio.

Un ebreo scampato allo sterminio, che fu testimone delle ultime ore di Edith, ha descritto la sua serenità, la calma, l'incessante prodigarsi per gli altri, preda della disperazione e dello sconforto. Si occupava soprattutto delle donne: le consolava, cercava di calmarle, le aiutava; si prendeva cura dei figli di quelle mamme che, impazzite dal dolore, li abbandonavano. « Vivendo nel lager in un continuo atteggiamento di disponibilità e di servizio "scrive il testimone" rivelò il suo grande amore per il prossimo ».

Ebrea per nascita, cristiana per scelta, dopo un lungo cammino di ricerca e di approfondimento dei vari aspetti della conoscenza, portando ai più alti livelli le istanze spirituali delle due religioni, ha poi volato alto nei cieli della mistica, ed è diventata esempio affascinante e trascinante per quanti, laici e credenti di varie religioni, cercano la verità con amore tenace e coraggioso.

Papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata beata nel duomo di Colonia 1'1 maggio 1987 e santa 1'11 ottobre 1998, nella basilica di San Pietro a Roma, e poi l'ha anche dichiarata patrona d'Europa.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith) Stein, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martire, che, nata ed educata nella religione ebraica, dopo avere per alcuni anni tra grandi difficoltà insegnato filosofia, intraprese con il battesimo una vita nuova in Cristo, proseguendola sotto il velo delle vergini consacrate, finché sotto un empio regime contrario alla dignità umana e cristiana fu gettata in carcere lontana dalla sua terra e nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia fu uccisa in una camera a gas.

✝ Pensiero del 09 Agosto 2023

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, andiamo, incontro all’Amore instancabile, ed Eterno.

Barbara



Versetto del Giorno

Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri.

I Giovanni 3:11


Memoria


Edith Stein

Matrimonio tra Janny Brilleslijper e Bob Brandes

Mercoledì – 18.a Tempo Ordinario –Festa di SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE – Patrona d’Europa

Meditazione sul Vangelo di Mt 25,1-13
“Vegliate perché non sapete né il giorno, né l’ora”..
Nella parabola si parla di saggezza e di stoltezza, due termini che devono essere intesi in senso religioso, come indicanti la retta o non retta relazione con Dio; inoltre, vi si parla anche di un possibile “ritardo” dello Sposo. Bisogna vigilare nell’attesa di Cristo, poiché la sua venuta non sarà clamorosa e appariscente, calcolabile e situabile cronologicamente. Bisogna, dunque, non lasciarsi sorprendere, farsi trovare sprovvisti dell’olio della lampada, cioè delle virtù teologali della fede e della carità, così che, quando Egli verrà, potremo partecipare al suo convito: l’immagine del convito dice comunione, intimità gioiosa con il Signore.
L’inizio della parabola ha un tono festoso, poiché si parla di dieci ragazze che prendono le loro lampade per andare incontro allo sposo. Sono certamente le amiche della sposa, quelle che faranno da damigelle d’onore e accompagneranno la sposa fino al palazzo dello sposo. Il secondo versetto, però, pare una doccia fredda. Ci informa infatti che cinque di esse erano stolte e cinque sagge. Le stolte non avevano preventivato il ritardo dell’attesa, mentre le sagge sì. Qui scopriamo la peculiarità della parabola: la stoltezza consiste nel fatto di non tener conto del “ritardo” della venuta dello sposo. E si tratta di un “ritardo” che si protrae oltre il solito: “tutte furono prese dal sonno e si addormentarono”. Le sagge, però, non correvano alcun pericolo. L’esortazione è dunque a farsi trovare svegli, cioè “pronti”; e lo si può essere anche prendendosi il giusto riposo. Lo dimostra il fatto che appena le ragazze odono, verso mezzanotte, il grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”, quelle sagge in un attimo riassettano le proprie lampade, perché hanno portato con sé dell’olio di scorta. Di qui un insegnamento importante del racconto: affacciando l’ipotesi dell’indugio, Gesù vuol ottenere dal discepolo una virtù solida, capace di affrontare le immancabili prove della stanchezza, dell’illusione, della fretta ansiosa, della distrazione. Ed è ciò che l’imperativo “state pronti” vuole ottenere. Solo quando arriva lo sposo le stolte si accorgono che le loro lampade si stanno spegnendo. La parabola vuol insegnare che al momento della venuta, o si è pronti, o non lo si è. Quando il Signore viene, nel giorno e nell’ora in cui uno meno se lo aspetta, non c’è più tempo per prepararsi. Ma nessuno potrà dire di non essere stato avvisato!
Nella festa di santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, la liturgia propone come prima lettura una selezione di versetti tratti dal profeta Osea. In essi si ascolta una
voce che evoca la presenza della persona amata con tale intensità̀ da renderla presente. All’inizio, infatti, si sente una voce in prima persona che parla dell’altra in terza persona, annunciando: «La condurrò̀ nel deserto e parlerò̀ al suo cuore» e «Là mi risponderà̀». In seguito, il dialogo si realizza tra un «io» e un «tu» reciprocamente presenti: «Ti farò mia sposa [...] e tu conoscerai il Signore».
Le parole dell’oracolo divino rivolte a Israele infedele, diventano, così, nel contesto liturgico parole che evocano la vocazione alla consacrazione verginale: è Dio colui che per primo cerca e invita a entrare in relazione sponsale con lui.
Anche la parabola delle dieci vergini, lungi dall’essere un invito all’individualismo e all’indifferenza nei confronti dei bisogni altrui, riguarda la relazione con lo sposo ed esorta a restare focalizzati sull’incontro con lui.
La vita di Edith Stein e il suo originale cammino di santità vengono messi in risalto da queste letture. Ebrea di nascita, filosofa della scuola fenomenologica, diventata agnostica e poi cattolica, monaca carmelitana, mistica e martire, Edith ha vissuto un’intensa ricerca, fino a scoprire di essere prima di tutto cercata e non anteponendo nulla all’incontro con Dio.

Mercoledì 9 Agosto 

S. Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa (f) 

18.a del Tempo Ordinario

Os 2,16b.17b.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13

Ecco lo sposo: «Andate incontro a Cristo Signore».


Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona, che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)
Rit: Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.

Condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
lì farai prìncipi di tutta la terra.

Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona, che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.


06 agosto, 2023

Trasfigurazione del Signore

 Trasfigurazione del Signore

autore: Raffaello Sanzio anno: 1520 titolo: Trasfigurazione luogo: Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano
Nome: Trasfigurazione del Signore
Titolo: Gesù rivela ai tre discepoli diletti il Corpo del Vero Uomo
Ricorrenza: 6 agosto
Tipologia: Festa


Il Divin Redentore Gesù aveva già predicato per due anni il Vangelo dell'amore per tutta la Palestina, e si era già scelti i dodici Apostoli, ma la Buona Novella non era ancora stata compresa che in piccola parte: i suoi discepoli medesimi restavano ancora dubbiosi e tiepidi.

Per confermare nella fede almeno i più amati fra gli Apostoli, prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni, li condusse sulla cima del Tabor ed innanzi ad essi si trasfigurò. Il suo viso divenne risplendente come il sole e le sue vesti candide come la neve. Ed apparvero Mosè ed Elia che conversavano con lui. Pietro allora prese la parola e disse a Gesù: « È bene per noi lo star qui; se vuoi facciamo qui tre tende: una per Te, una per Mosè ed una per Elia ». Mentre ancora parlava una lucida nuvola li avvolse e da essa si udì una voce che diceva: « Questo è il mio Figliuolo diletto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo ». Udendo tale voce i discepoli caddero bocconi a terra e furon presi da gran timore, ma Gesù, accostatosi a loro, li toccò dicendo : « Levatevi e non temete »; ed essi alzati gli occhi non videro che Gesù. Egli poi nello scendere dal monte ordinò di non parlare a nessuno di quella visione, prima che il Figliuol dell'Uomo fosse risuscitato dai morti.

Questo bellissimo tratto del Santo Vangelo è preso da S. Matteo, ma lo si trova pure in S. Luca ed in S. Marco. Gesù prende con sè, e vuole testimoni della sua gloria: Pietro, il discepolo dal cuore ardente e generoso fino all'eroismo; colui che pochi giorni prima era stato costituito capo della Chiesa. Giacomo, il fratello di Giovanni, impetuoso e fedele che voleva sedere alla destra di Gesù, per cui si disse disposto a bere lo stesso calice amaro della passione. Giovanni, prediletto perchè il più giovane ed il più innocente. Tutti e tre li vedremo in seguito seguire il Maestro nell'Orto degli Ulivi, recarsi per primi al sepolcro, predicare con zelo ardente la fede, e dare la vita per il loro Maestro.

PRATICA. Il Padre sul Tabor ha proclamato: «Questo è il mio Figlio diletto, lui ascoltate ». Ascoltiamo questo Maestro Divino quando ci parla per mezzo della Chiesa o dei suoi ministri.

PREGHIERA. Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito hai confermato i misteri della fede con la testimonianza dei padri e, con voce partita da nube luminosa, hai meravigliosamente proclamata la perfetta adorazione dei figli, concedici, propizio, di poter divenire coeredi del Re della gloria e partecipi della sua medesima gloria.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della Trasfigurazione del Signore, nella quale Gesù Cristo, il Figlio Unigenito, l’amato dell’Eterno Padre, davanti ai santi Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, avendo come testimoni la legge ed i profeti, manifestò la sua gloria, per rivelare che la nostra umile condizione di servi da lui stesso assunta era stata per opera della grazia gloriosamente redenta e per proclamare fino ai confini della terra che l’immagine di Dio, secondo la quale l’uomo fu creato, sebbene corrotta in Adamo, era stata ricreata in Cristo.

✝ Pensiero del 06 Agosto 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi, si fa memoria, della salita al Cielo di Papa Paolo VI.

Barbara


Versetto del Giorno

In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: «Poiché di lui stirpe noi siamo».

Atti degli Apostoli 17:28


«Addio, papa Paolo VI, TU, ti porti via, un altro pezzo della mia gioventù».


Domenica – 18.a Tempo Ordinario – Festa della Trasfigurazione del Signore
Meditazione sul Vangelo di Mt 17,1-9
Non perdere di vista Gesù.
Dopo il primo annuncio della Passione (17,21-23) e delle condizioni necessarie per seguire Gesù (17,24-28), il Signore prende in disparte i tre discepoli per trasfigurarsi davanti ai loro occhi, rivelando tangibilmente la divinità della sua Persona e facendo sentire la voce del Padre: «Ascoltatelo!».
La scena splendente della Trasfigurazione avviene su un monte che diviene luogo di particolare vicinanza alla luce del mistero di Dio e, nello stesso tempo, dove si rivela ciò che anche noi, illuminati nel Battesimo, saremo nella gloria della risurrezione. Gesù si mostra nella sua pienezza, manifestando come anche noi saremo trasformati in Lui, quando lo vedremo faccia a faccia. Ma nell’istante della beatitudine sperimentata dai discepoli nella Trasfigurazione, egli non nasconde che la via verso la risurrezione passa attraverso la dura prova della croce, che bisogna prima prendere su di sé. Come diceva san Tommaso d’Aquino, era però conveniente che i discepoli, prima di percorrere il cammino così esigente della Pasqua, venissero corroborati e ragguagliati circa la méta da raggiungere, affinché il percorso non fosse insopportabile. Per questo vengono introdotti al mistero trasfigurato del Signore, il quale nella propria carne affronterà la passione del mondo e il peccato dell’uomo. Il cristiano non può mai perdere di vista la gloriosa immagine della Trasfigurazione, se vuole superare vittoriosamente il peso della croce. Ma come si potrà conservare tale vista della gloria divina, se questa è durata un istante soltanto? Ora, la voce del Padre indica la via di conservazione di questa beata visione come una visione interiore. Solo ascoltando il Figlio suo prediletto, nel quale si è compiaciuto, non si perderà il volto di Dio glorioso dalla propria vista. Quando i discepoli, sul monte della Trasfigurazione, sollevarono gli occhi, non videro più nessuno se non Gesù solo. Questo basta al discepolo perché, quando vede Gesù, egli vede Dio e quando, nell’ora presente, vede Gesù nel suo Corpo, che è quello della Chiesa, egli continuamente può vedere Dio, illuminato dalla Trasfigurazione, in quanto questa anticipa la risurrezione. Ma in questa luce, la parola rivolta al Signore da Pietro – «è bello per noi stare qui, se vuoi, farò qui tre tende…» – suona ancora come l’espressione eloquente di un’ulteriore tentazione di eliminare la via della croce. In questi momenti, quando si vorrebbe deviare dalla strada del sacrificio, Cristo non acconsente, ma si avvicina al discepolo, lo tocca, lo alza con mano rassicurante: «Non temere la croce. Se vedi me, vedi Dio Padre».
NOTA: Quando questa festa ricorre in domenica, si proclamano le tre letture qui indicate; se la festa ricorre in settimana, si sceglie come prima lettura una delle due che precedono il Vangelo; il Salmo responsoriale è sempre lo stesso.
La Trasfigurazione non era destinata agli occhi di chiunque. Solo Pietro, Giacomo e Giovanni, cioè i tre discepoli a cui Gesù aveva permesso, in precedenza, di rimanere con lui mentre ridava la vita ad una fanciulla, poterono contemplare lo splendore glorioso di Cristo. Proprio loro stavano per sapere, così, che il Figlio di Dio sarebbe risorto dai morti, proprio loro sarebbero stati scelti, più tardi, da Gesù per essere con lui al Getsemani. Per questi discepoli la luce si infiammò perché fossero tollerabili le tenebre della sofferenza e della morte. Breve fu la loro visione della gloria e appena compresa: non poteva certo essere celebrata e prolungata perché fossero installate le tende! Sono apparsi anche Elia e Mosè, che avevano incontrato Dio su una montagna, a significare il legame dei profeti e della Legge con Gesù.
La gloria e lo splendore di Gesù, visti dai discepoli, provengono dal suo essere ed esprimono chi egli è e quale sarà il suo destino. Non si trattava solo di un manto esterno di splendore! La gloria di Dio aspettava di essere giustificata e pienamente rivelata nell’uomo sofferente che era il Figlio unigenito di Dio.

Domenica 6 Agosto 

Trasfigurazione del Signore (f); B. Maria Francesca di Gesù

17.a del Tempo Ordinario

Dn 7,9-10.13-14 opp. 2Pt 1,16-19; Sal 96; Mt 17,1-9

Il Signore regna, il Dio di tutta la terra 


Questi è il Figlio mio, l’amato:

«In lui, ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!».

(Matteo 17:5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 96)
Rit: Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.

Questi è il Figlio mio, l’amato:

«In lui, ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!».

(Matteo 17:5)