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18 agosto, 2022

Buon compleanno a mons. Ubaldo Nava

 Buon compleanno a mons. Ubaldo Nava

Grazie mille per la sua guida ed i suoi consigli. Mi avete insegnato quanto sia meraviglioso Dio. Lo ringrazio ogni giorno per lei, sacerdote.



Sant'Elena Imperatrice

 Sant'Elena Imperatrice

Nome: Sant'Elena Imperatrice
Titolo: Madre di Costantino
Nascita: 250, Roma
Morte: 329, Roma
Ricorrenza: 18 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


È impossibile parlare dei primi secoli del Cristianesimo senza ricordare con particolare affetto il nome di S. Elena, della quale si rinvengono notizie contrastanti presso gli storici. Nata in Roma da genitori pagani verso il 250, dimostrò subito eccellentissime doti di ingegno e di bontà d'animo. Divenuta grandicella, per la sua delicatezza e per la sua modestia, piacque al giovane ufficiale Costanzo Cloro, che la volle in sposa, e la condusse seco in Dardania, dove egli era nato e possedeva delle terre. Altri studiosi vogliono sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia); città rinominata in seguito Helenopolis ("città di Elena") in suo onore, dal futuro figlio Costantino, il che ha causato anche l'incerta e successiva interpretazione dell' indicazione di Drepanum come luogo di nascita di Elena stessa.

Nella città di Naisso, nacque da Elena nell'anno 272 Costantino, il grande imperatore che avrebbe data la libertà al Cristianesimo. Quando Cloro venne dal Senato creato Cesare assieme a Galerio per ordine degli imperatori Diocleziano 'e Massimiano, dovette legalmente ripudiare la sua sposa Elena nel 293 per volere di Diocleziano e sposare Teodora, la figliastra dell'imperatore Massimiano, allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l'elevazione di Costanzo a Cesare di Massimiano all'interno della Tetrarchia. Di fatto Elena fu lasciata libera di vivere tranquillamente col figlio Costantino nella quiete della loro villa nell'Illiria.

Quantunque ammirabili e singolari fossero le virtù di Elena durante il governo dell'imperatore suo marito, tuttavia non erano che virtù umane, non essendo ancor cristiana. La grazia però del battesimo non era più lontana. Infatti Costantino suo figlio, proclamato imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo, la chiamò subito presso di sé, conferendole il titolo prestigioso di Augusta, e facendole conoscere il vero Dio. È impossibile dire con quanto fervore Elena si mise a far opere di pietà, quantunque fosse in età di circa sessant'anni; cercò in ogni modo di ricuperare il tempo perduto, edificando coi suoi esempi la chiesa di Dio, che suo figlio cercava di dilatare colla sua autorità.

Avendo Elena largamente a sua disposizione i tesori dell'impero, se ne servì per fare abbondanti elemosine, e per arricchire di vasi e arredi sacri le chiese della cristianità. Dopo il Concilio di Nicea, l'imperatore Costantino si diede con grandissimo slancio a far costruire templi e basiliche al vero Dio, specialmente in Terra Santa. La piissima Elena si assunse l'incarico di curare le costruzioni di Palestina a nome del figlio, recandosi essa stessa sul luogo. Partì per Gerusalemme l'anno 326: e quel viaggio non fu che una continua effusione di elemosine ch'essa andava spargendo a larghe mani ovunque passava e a chiunque ricorreva a lei. Giunta a Gerusalemme, fece tosto gettare a terra il tempio di Venere che era stato edificato sul Calvario dai pagani, che avevano così voluto profanare il luogo della morte e della risurrezione di Gesù. Ivi essa scoprì e ritrovò il S. Sepolcro ed il legno della S. Croce. In processione, col Vescovo di Gerusalemme, la Croce su cui Gesù era morto fu portata nella cattedrale della città.

Dopo questo, Elena si trattenne ancor un po' a Gerusalemme per vedere iniziata la sontuosa basilica fatta da lei erigere sul S. Sepolcro; indi, ordinate le costruzioni di altre chiese sul luogo della nascita e della Crocifissione di Gesù, si preparò per il ritorno. Prima di partire da Gerusalemme volle servire a tavola ella stessa le Vergini che erano ricoverate nel monastero da lei fatto costruire. Ritornata a Roma, il Signore la chiamò a godere il premio delle sue fatiche e delle sue elette virtù. Spirò tra le braccia del figlio Costantino l'anno 329.

Gli storici non sono sempre concordi nel riferire la vita di Elena e i particolari della sua conversione alla religione ortodossa. Alcuni ne additano la causa ai motivi politici che avrebbero indotto lo stesso Costantino a spingerla a ciò, per riconquistare il favore da lui perso presso i popoli orientali dell'Impero.

PRATICA. Facciamo elemosine per soccorrere poveri e promuovere il culto di Dio.

PREGHIERA. Concedi, o Signore, che ad imitazione della tua serva Elena disprezziamo i beni della terra, e ci dedichiamo tutti al tuo santo servizio e a procurare la tua gloria.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande basiliche.

✝ Pensiero del 18 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Mt 22, 1-14

Invitati al banchetto eucaristico.

Gesù propone alcune parabole con le quali ci aiuta a rileggere la sua storia personale e quella della Chiesa da lui fondata. La parabola del banchetto nuziale, il cui invito viene rifiutato dai primi invitati, è chiaro riferimento al Verbo incarnato, che “i suoi (i capi del popolo) non hanno accolto”; mentre, invece, “coloro che lo hanno accolto (anche tra i pagani) hanno ricevuto il potere di diventare figli di Dio”. Questa figliolanza è significata dall’abito che noi riceviamo al battesimo, e che dovremmo poter indossare ogni volta che ci accostiamo all’Eucaristia.

Oggi, leggendo il brano di Matteo, qualcuno si sarà scandalizzato del “re che fece uccidere quegli assassini” che avevano rifiutato il suo invito al banchetto nuziale in onore del figlio. È chiaro che Dio, anche quando ha tutte le ragioni per “indignarsi” non uccide nessuno. Siamo noi che rifiutando, con le scuse più assurde, il suo invito alla Messa domenicale, ci facciamo del male e pecchiamo mortalmente. Ben vengano, allora, le parole forti di Gesù, se riusciranno a risvegliare la coscienza intorpidita di troppi cristiani che la domenica trascurano l’appuntamento eucaristico. Noi, invece, lasciamo che la parola bruciante del Signore ci penetri, così che il nostro “cuore di pietra diventi cuore di carne”, e che delle nostre comunità parrocchiali Gesù possa dire: «Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio». Senza giudicare “gli assenti”, guardiamo alle nostre Messe e, con realismo evangelico, constatiamo come esse non si discostino dalla sala delle nozze descritta nella parabola, che accoglie «cattivi e buoni». Però fermiamoci qui, perché nessuno ci autorizza a dare pagelle all’uno o all’altra. Soltanto il Re può giudicare le coscienze e distinguere chi ha indossato o no l’abito nuziale. Sappiamo, però, che Gesù non ci coglie alla sprovvista: egli, attraverso l’apostolo Paolo, ci avverte che «chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,29). Con sant’Agostino potremmo così tradurre: “Se non riconosci il corpo ecclesiale di Cristo nei tuoi fratelli, non puoi ricevere degnamente quello eucaristico”. Lo stesso insegnamento ce lo dà il Vangelo di Giovanni che, invece dell’istituzione dell’Eucaristia, ci narra la lavanda dei piedi, episodio che ci rimanda al comandamento della carità reciproca, ma anche al sacramento della Penitenza, “purificazione” a volte necessaria dopo il bagno del battesimo.

Giovedì 18 Agosto 
S. Elena; S. Agapito; B. Paola Montaldi
20.a del Tempo Ordinario
Ez 36,23-28; Sal 50; Mt 22,1-14
Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8)

17 agosto, 2022

✝ Pensiero del 17 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

DIO dà a ciascuno di noi, secondo la Sua Misericordia, ma anche in base alla nostra risposta.

Meditazione sul Vangelo di Mt 20, 1-6

l padrone della vigna.

La generosità di Dio supera ogni umana aspettativa. Egli ci insegna a vivere questa virtù senza limite né misura. La parabola che il vangelo ci narra è, in questo senso, un meraviglioso insegnamento. Il padrone della vigna, alla fine della giornata, a tutti distribuisce un compenso senza considerare le ore lavorate da ciascun operaio. Solo un cuore buono è capace di essere generoso con gli altri.

Per cogliere il messaggio di Gesù, occorre uscire da una logica economica, lasciare da parte la mentalità del sindacalista e adottare la logica dell’amore. Ancora una volta Dio capovolge completamente il modo di pensare e di agire degli uomini. Tutta la nostra società, infatti, è impostata sul primato: è necessario essere i primi se si vuole sopravvivere in un mondo dove gli ultimi non sono ascoltati, sono esclusi ed emarginati: «Tutto è diventato competizione. Il Vangelo di oggi capovolge la situazione perché Dio ha un altro modo di guardare alla nostra realtà: per lui contano gli ultimi, coloro che agli occhi del mondo non hanno alcun valore. Gesù stravolge, così, la nostra cultura del “merito”, secondo la quale la salvezza diventerebbe quasi un diritto per chi ha “sopportato il peso della giornata e il caldo”, un salario dovuto a chi compie determinate opere; e quindi chi più ne compie, più si guadagnerebbe il favore divino. Dio è un padrone amoroso: «Accoglie tutti senza rifiutare nessuno, ma è libero di mostrare la sua bontà come vuole». Il padrone della vigna è un’immagine di Dio che chiama tutti a lavorare per il Regno: «Chiama a tutte le ore, età e condizioni; chiama uno per uno, per compiti diversi». Egli chiama alcuni ad essere operai della prima ora: ad essi fa l’onore d'associarli fin dal mattino al lavoro per il Regno. Per chi è entrato nella logica dell’amore e del servizio, il peso della giornata e il caldo non sono un castigo, ma un privilegio».

Mercoledì 17 Agosto 
S. Chiara della Croce; S. Giovanna Delanoue; S. Mirone
20.a del Tempo Ordinario
Ez 34,1-11; Sal 22; Mt 20,1-16
Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».

La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti ed i pensieri del cuore.
(Ebrei 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».

Il Signore è il mio pastore:
«Non manco di nulla».

Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a causa del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti ed i pensieri del cuore.
(Ebrei 4,12)

16 agosto, 2022

✝ Pensiero del 16 agosto 2022


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Tu sei la LUCE che mi accompagna insieme a Cristo ed alla Vergine Maria.


Meditazione sul Vangelo di Mt 19, 23-30

Il centuplo è “Gesù Cristo”.

Le ricchezze possono divenire, umanamente parlando, un ostacolo alla salvezza. Solo Dio con la sua grazia può farci superare tale impedimento. Di questa grazia sono testimoni Pietro e gli altri discepoli che hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Essi, perciò, confrontandosi con chi non ha accolto l’invito alla sequela, domandano al Signore con che ricompensa sarà premiata la loro generosità. Gesù assicura che loro – e tutti quelli che li avranno imitati -, “avranno in eredità la vita eterna” e “il centuplo” di tutto quello che hanno lasciato per Cristo.

Lo sgomento che prende i discepoli, all’ascoltare le osservazioni di Gesù sulla ricchezza – sgomento espresso nella domanda: «Allora, chi può essere salvato?» -, mostra quanto essi siano consapevoli della presenza di piccole “ricchezze” che tutti ci portiamo appresso, anche quando abbiamo accettato di seguire il Signore. Guardando la comunità dei Dodici notiamo, infatti, che essi, malgrado tutti gli insegnamenti e gli esempi che hanno ricevuto da Gesù, rimangono spesso invischiati nei loro egoismi, da cui derivano le gelosie e le invidie che li dividono gli uni dagli altri. Tuttavia, la risposta di Gesù, che sa guardare oltre l’immediato, apre i loro – e i nostri – cuori alla fiducia, perché “ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”. Tant’è che dopo la discesa dello Spirito Santo, gli Undici saranno finalmente capaci di lasciare veramente tutto: interessi personali, famiglia, patria e la vita stessa, per seguire Cristo e divenire, come lui e con lui, fondamento della Chiesa. Questo ci rincuora e ci dà speranza, convinti che anche ai nostri giorni lo Spirito Santo darà a molti uomini e donne, a molti ragazzi e ragazze, il coraggio di lasciare letteralmente «case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi», per accogliere la vocazione missionaria, religiosa o sacerdotale e gustare così quel “centuplo” che è Gesù stesso, amato in un rapporto unico e profondo. “Centuplo” dal quale non sono esclusi i cristiani sposati, i quali – anche se non lasciano materialmente case e parenti – devono, però amare tutto e tutti sempre dopo Cristo e in Cristo, perché, dice Gesù ad ogni suo discepolo: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me» (Mt 10,37). Dunque, solo l’amore di Cristo sa farci mettere al giusto posto ogni altro amore.

Martedì 16 Agosto 
S. Stefano di Ungheria (mf); S. Rocco; S. Teodoro
20.a del Tempo Ordinario
Ez 28,1-10; Cant. Dt 32,26-28.30.35b-36a; Mt 19,23-30
Il Signore farà giustizia al suo popolo

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

SALMO RESPONSORIALE (Deuteronomio 2,26-30.35-36)

Rit: Il Signore farà giustizia al suo popolo.

«Io ho detto: Li voglio disperdere,
cancellarne tra gli uomini il ricordo,
se non temessi l’arroganza del nemico.
Non si ingannino i loro avversari.

Non dicano: La nostra mano ha vinto,
non è il Signore che ha operato tutto questo!
Sono un popolo insensato
e in essi non c’è intelligenza.

Come può un uomo solo inseguirne mille
o due soli metterne in fuga diecimila?
Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti,
il Signore li ha consegnati?

Sì, vicino è il giorno della loro rovina
e il loro destino si affretta a venire».
Perché il Signore farà giustizia al suo popolo
e dei suoi servi avrà compassione.

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

15 agosto, 2022

15 agosto 2003-15 agosto 2021 19 anni senza Janny Brandes-Brilleslijper

 15 agosto 2003-15 agosto 2021 19 anni senza Janny Brandes-Brilleslijper

Ad Janny Brandes-Brilleslijper

Appartenente alla Resistenza Ebraica Olandese insieme a sua sorella Rebekka Lintje Lien Lin Jaldati Rebling


Riposa in pace, caro angelo, accanto al tuo amato marito Cornelis Teunis. resta accanto a quelli che abbiamo amato ed abbiamo perso, troppo presto, per una grande tragedia. La tua vita, è stata vissuta nell'amore, non sarai mai dimenticata. Riposati dolcemente e proteggi tutti noi dal cielo. Amen.

Canzano Barbara




Assunzione della Beata Vergine Maria

 Assunzione della Beata Vergine Maria

autore: Guido Reni anno: 1627 titolo: Assunzione di Maria luogo: Chiesa di Santa Maria Assunta a Castelfranco Emilia

Nome: Assunzione della Beata Vergine Maria
Titolo: Maria assunta in cielo
Ricorrenza: 15 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità


Gesù salendo al cielo aveva lasciato la sua Madre a guida della Chiesa nascente perchè fosse a tutti di conforto. La lasciò fin tanto che la vide necessaria a guidare e raddolcire le pene degli Apostoli e dei discepoli, ma appena vide che la sua missione era compiuta, le fece risuonare all'orecchio le parole: Veni, mater mea: Veni, coronaberis (Vieni, madre mia, vieni: sarai coronata). Maria che tanto e così ardentemente aveva desiderato di unirsi in Paradiso al suo Divin Figliuolo, ebbe un sussulto: il suo vergine cuore, inondato di nuovo amore e di nuova speranza, con un palpito più forte spezzò il fragile velo del corpo che teneva ancora la sua anima prigioniera su questa terra e spirò di puro amor di Dio. Era a Gerusalemme e fu sepolta nell'orto degli Ulivi. Narra la tradizione che al transito della Beata Vergine erano presenti tutti gli Apostoli, eccetto San Tommaso. Ma come la sua mancanza di fede nella resurrezione di Gesù gli aveva permesso di mettere la sua mano nel costato del Salvatore, così ora la sua assenza era stata disposta da Dio perchè gli Apostoli potessero constatare l'Assunzione della Vergine. Difatti, all'arrivo di Tommaso, gli Apostoli gli furono attorno raccontandogli il beato transito della Madonna, e quando egli espresse il desiderio di vederla ancora una volta, sia pure nel sepolcro, tutti gioirono perché dava anche ad essi occasione di rinnovare il loro doloroso, ma pur amoroso addio alla Madre. Si recarono quindi tutti insieme al sepolcro, ma invece del corpo di Maria trovarono rose e gigli dai quali emanavano fragranze ineffabili di Paradiso. Maria, l'arca santa, il tabernacolo del Verbo fatto carne, era stata dagli Angeli assunta in cielo. Questa è l'origine della festa odierna che è una delle più antiche in onore della SS. Vergine. L'Assunzione segna l'ingresso trionfale di Maria in cielo, la sua glorificazione, la sua incoronazione nella corte celeste.

Maria trionfa oggi in cielo della triplice vittoria del figlio suo: Gesù ha trionfato del peccato, della concupiscenza e della morte: e la SS. Vergine associata al trionfo del Figlio, canta oggi vittoria sul peccato per la sua immacolata concezione; vittoria sulla concupiscenza per la sua verginale maternità; vittoria sulla morte per la sua risurrezione e gloriosa assunzione al cielo.

« Colla sua morte, Maria, dice S. Giovanni Damasceno, dà gloria a Dio accettando la distruzione del suo essere come condizione della natura umana da lui creata; acquista per sè grandi meriti umiliandosi fino all'annientamento; dà a noi l'esempio della sottomissione che dobbiamo avere al Creatore ». Oltre a questo S. Alfonso dice che la SS. Vergine accettò la morte anche per imitare il suo Divin Figliuolo, che si era degnato di morire per amor nostro. Perciò S. Bernardino da Siena, tutto pieno di gioia per tanta festività, commentando il passo: Surge Domina, tu et arca sanctificationis tuae, grida al Signore: « Sì, o Gesù, ascenda al cielo anche la tua SS. Madre santificata dalla tua concezione ».

Cosi, come Gesù è nostro Salvatore, Maria è dispensatrice di grazie; Gesù nostro mediatore, e Maria nostra mediatrice; Gesù redentore, Maria corredentrice; Gesù via, verità, vita, Maria vita, dolcezza e speranza nostra; Gesù e Maria come sono uniti nella loro opera per la nostra salvezza, così in cielo sono uniti nella medesima gloria immortale.

PRATICA. Facciamo l'atto di accettazione della morte.

PREGHIERA. Supplichiamo la tua clemenza, o Signore Dio nostro, affinchè, mentre celebriamo l'Assunzione della Madre tua, veniamo liberati, per sua intercessione, da tutti i mali che ci minacciano.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio e Signore nostro Gesù Cristo, che, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta anima e corpo nella gloria celeste. Questa verità di fede ricevuta dalla tradizione della Chiesa fu solennemente definita dal papa Pio XII.

ICONOGRAFIA


Nell'iconografia l’immagine di Maria Assunta in Cielo è in genere strutturata in tre parti sovrapposte. Maria è collocata nella parte superiore in piedi mentre è trasportata da angeli spesso musicanti, a volte è inscritta in una mandorla formata dagli stessi angeli come nel capolavoro del Pinturicchio. Possono accompagnarla gli arcangeli Michele e Gabriele, più raramente Cristo, a terra gli apostoli circondano il sepolcro vuoto con gli occhi rivolti alla scena. L'esempio più classico è sicuramente quello di Guido Reni che creò varie versioni di Maria Assunta.

Assunzione della Vergine Maria
titolo Assunzione della Vergine Maria
autore Guido Reni anno 1617


Assunzione della Vergine Maria
titolo Assunzione della Vergine Maria
autore Alessandro Turchi anno 1631-35


Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Ambito di Federico Zuccari anno XVI sec


Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Simon Vouet anno 1644-49


Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Pinturicchio anno XV sec.


Talora sono presenti alcuni santi come in una Sacra Conversazione o l’apostolo Tommaso in atto di ricevere la cintola dalla Vergine stessa. Rubens aggiunse il nuovo motivo delle due donne che raccolgono le rose, forse Marta e Maria, personificazioni della vita attiva e di quella contemplativa. Esse simboleggiano, secondo un autore della Controriforma, il corpo e l’anima della Madonna.

Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Pieter Paul Rubens anno 1625-1626


Un terzo elemento della composizione, è costituito da Dio padre a volte circondato da cherubini e serafini che si appresta ad accogliere la Vergine.

✝ Pensiero del 15 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

La Madre di Gesù, glorificata nel corpo e nell'anima, costituisce l'immagine e l'inizio della Chiesa.
Santa Solennità dell'Assunta

Lunedì – 20.a Tempo Ordinario – ASSUNZIONE della BEATA VERGINE MARIA – P

Meditazione sul Vangelo di Lc 1, 39-56

Maria compare per l’ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: è in mezzo agli Apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di san Giovanni il teologo, riferendosi alla conclusione della vita terrena di Maria parlano di “dormizione”. Questa celebrazione fu istituita in Oriente nel VII secolo con un decreto dell’imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione venne introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio l. Trascorse un altro secolo prima che il termine “dormizione” cedesse il posto a quello più esplicito di “assunzione”. La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, afferma che Maria non dovette attendere la fine dei tempi, al pari delle altre creature, per fruire anche della redenzione corporea, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima.

La potenza di Dio nella semplicità dei piccoli.

Il Magnificat può essere considerato un salmo “cristiano”: in esso viene celebrata la bontà di Dio, davanti alla quale ogni potere umano si fa relativo. Perché le vie e i pensieri del Signore non sono le vie e i pensieri degli uomini.

Maria nella sua vita non ha visto disperdere i superbi nei pensieri del loro cuore, non ha visto rovesciare i potenti dai troni, innalzare gli umili, ricolmare di beni gli affamati e rimandare a mani vuote i ricchi. Non ha certo avuto buoni esempi dal potere politico e religioso del suo tempo. Perché allora sulle sue labbra troviamo un canto di ringraziamento come il Magnificat? Perché Maria ha visto che in Gesù è avvenuto il giudizio. Gesù è uno spartiacque: chi si gonfia di superbia, i potenti, coloro che hanno le mani piene di se stessi e per se stessi, non possono dire di essere con Lui. Nella vita terrena possono fare il buono e il cattivo tempo, ma lo sguardo di Dio sul mondo è diverso. Per Dio contano altre cose e ciò che è piccolo di fronte agli uomini è grande per Lui. Ciò che agli occhi di tanti è una sconfitta, agli occhi di Dio è fonte di eternità. Maria ha vissuto nella sua carne l’ingiustizia e la cattiveria umana. Ma in Gesù ha capito che tutto questo non era l’ultima parola. Lei per prima si è sentita una salvata, guardata e amata da Dio in tutta la sua piccolezza e povertà. Lei ha sperimentato gli occhi di misericordia del Signore. E ha compreso quale era, ed è, la via che Dio sceglie per parlare agli uomini: parla negli umili, nei piccoli, nei miti. Chi li dimentica, chi passa loro accanto senza notarli, chi non si fa come loro nel cuore e nel comportamento, perde Dio. Non può capire Cristo, non può capire cosa significhi essere amati e amare di amore gratuito, non può capire cosa voglia dire essere liberati dal Signore. L’Assunzione ci porta in questo mistero: Maria ha scelto la via di suo Figlio, il suo stile, i suoi criteri di giudizio, con tutte le fatiche che questo comportava. Ogni parte di lei è stata così trasfigurata, che la sua fine terrena e il suo corpo non potevano non seguire le orme di Colui che aveva abbracciato da subito con tutta se stessa.

Lunedì 15 Agosto 
ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA (s) – P

S. Tarcisio; S. Stanislao Kostka
Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56
Risplenda la Regina, Signore, alla tua destra

Maria è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)
Rit: Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:

«Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre».


Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: «Rendigli omaggio».


Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Maria è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli.


14 agosto, 2022

San Massimiliano Maria Kolbe

 San Massimiliano Maria Kolbe


Nome: San Massimiliano Maria Kolbe
Titolo: Sacerdote e martire
Nome di battesimo: Rajmund Kolbe
Nascita: 8 gennaio 1894, Zdu?ska Wola, Polonia
Morte: 14 agosto 1941, Campo di concentramento di Auschwitz, O?wi?cim, Polonia
Ricorrenza: 14 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica
Protettore:radioamatori


Padre Kolbe è l'eroico frate francescano conventuale che nel campo di concentramento di Auschwitz offrì la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia, Francesco Gaiowniczek, condannato a morire di fame come rappresaglia per la fuga di un detenuto.

Giovanni Paolo II, nell'elevarlo agli onori degli altari, il 10 ottobre 1982, lo ha proclamato «patrono del nostro difficile secolo», un esempio di pace e di fraternità in una società sconvolta dall'odio e dall'egoismo.

Kolbe nacque a SudunzskaWola, una cittadina del centro industriale di Lodz, l'8 gennaio 1894. I suoi genitori erano operai tessili. Kolbe da ragazzo conobbe il senso liberatorio e insieme opprimente di povertà e lavoro. E quell'esperienza non fu estranea ad alcune scelte che lo portarono ad abbracciare la Regola di san Francesco tra i minori conventuali di Leopoli (1907) e poi a dar vita a una istituzione che aveva proprio, in povertà e lavoro, caratteristiche tipicamente francescane, un sicuro fondamento, e cioè le «Città dell'Immacolata»: «Niepokalanów», in Polonia, e «Mugenzai No Sono», in Giappone.

Nell'ideale francescano Kolbe innestò poi la propria fiducia nella possibilità offerta dai mezzi che la tecnica in quel tempo stava mettendo a disposizione. E a chi gli faceva osservare che su di essi già il diavolo aveva allungato le sue sordide zampacce, egli rispondeva: «Ragione di più per svegliarci e metterci all'opera per riconquistare le posizioni perdute».

Quando ne ebbe l'opportunità, dimostrò la bontà e la lungimiranza dei propri progetti. E ciò avvenne in Polonia, dove ritornò nel 1919, dopo aver conseguito a Roma la laurea in teologia.

A pochi chilometri da Varsavia diede vita nel 1927 a «Niepokalanów» (Città dell'Immacolata) i cui cittadini, tutti frati, si dedicavano, vivendo in rigorosa povertà, all'apostolato per mezzo della stampa. E furono autori di un consistente boom editoriale che ancor oggi sorprende. Il «Cavaliere dell'Immacolata», la prima di una catena di riviste, fondato nel 1922 dopo un periodo iniziale di stasi, decollò raggiungendo le cinquantamila copie. In seguito si affermò come settimanale con settecentocinquantamila copie (addirittura un milione nel 1938).

L'Immacolata, cui padre Kolbe ha intitolato gran parte delle sue riviste, era il suo chiodo fisso. In tempi non troppo felici per la chiesa e per il mondo, Kolbe vedeva nella Madonna l'ideale capace di scuotere le coscienze, di ridare fiato al cristianesimo; un ideale, comunque, per il quale combattere le sante battaglie della fede. Per questo, ancor prima di essere ordinato sacerdote, aveva istituito a Roma, il 16 ottobre 1917, la Milizia dell'Immacolata, uno strumento per far conoscere e vivere la devozione alla Madre di Cristo, ancor oggi vivo e prosperoso.

Nel 1930 partì missionario per il Giappone a fondarvi un'altra Città dell'Immacolata, animata dallo stesso spirito e dagli stessi ideali. Tornato definitivamente in Polonia, dopo un paio di altri viaggi «missionari» nello stesso Giappone e in altri paesi dell'oriente, padre Kolbe si dedicò interamente alla sua opera.

La seconda guerra mondiale lo sorprese a capo del più importante complesso editoriale della Polonia.

Il 19 settembre 1939 fu arrestato dalla Gestapo, che lo deportò prima a Lamsdorf (Germania), poi nel campo di concentramento di Amlitz. Rilasciato l'8 dicembre 1939, tornò a Niepokalanów, riprendendo l'attività interrotta. Arrestato di nuovo nel 1941 fu rinchiuso nel carcere di Pawiak a Varsavia, e poi deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove con uno straordinario atto d'amore chiuse una vita tutta spesa al servizio degli altri.

Nel campo viveva una legge secondo la quale, per la fuga di uno, dieci dello blocco, venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo. Quando all'appello della sera risultò che uno mancava un grande timore invase l'animo di tutti i prigionieri...

Il Comandante scelse con un cenno della mano chi doveva morire e ad un tratto si sentì un grido: «Addio! addio! mia povera sposa, addio miei poveri figli...era il sergente Francesco Gajowniczek.

Ma ad un tratto un uomo, anzi, un numero esce con passo deciso dalle file e va diritto verso il Comandante del campo. Chi è lei? Cosa vuole? Come osa infrangere la ferrea disciplina ed affrontare il terribile Capo?

«Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli».

Il Comandante, meravigliato, parve non riuscire a trovare la forza per parlare e stranamente accettò quella proposta...

Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna.

Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano.

Venne ucciso con un'iniezione di acido fenico, perché la cella, che egli aveva trasformato in cenacolo di preghiera e che condivideva con gli altri condannati, serviva per altre vittime. «Porse lui stesso, con la preghiera sulle labbra, il braccio al carnefice», raccontò un testimone.

Lo trovarono qualche ora dopo, «appoggiato al muro, con la testa inclinata sul fianco sinistro e il volto insolitamente raggiante. Aveva gli occhi aperti e concentrati in un punto. Lo si sarebbe detto in estasi». Era la vigilia dell'Assunta, di una festa della Madre di Dio, che egli aveva sempre amato, chiamandola con il nome di «dolce mamma».

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.

✝ Pensiero del 14 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Battezzati siamo di Cristo, chiamati a scegliere Lui nelle decisioni quotidiane, per essere pronti a quelle estreme. Questo ha fatto S. Massimiliano Kolbe.

Meditazione sul Vangelo di Lc 12,49-53

I segni dei tempi.

Le letture odierne mostrano le difficoltà e le incomprensioni che incontra chiunque si decide per il Signore. Non si intende scoraggiare chi legge, piuttosto invitarlo a riporre la sua fiducia e la sua povertà nelle mani di Dio.

«Pensate a chi ha sopportato contro di sé una così grande ostilità perché non vi stanchiate perdendovi d’animo». Nella vita di fede non ci si perde d’animo quando lo sguardo rimane fisso proprio su Gesù, «autore e perfezionatore della fede». Non c’è altra via. Cristo è l’autore della nostra fede, ma non solo: la perfeziona, la porta a crescere, a maturare, a purificarsi. Lui è il punto fermo a cui guardare. Se distogliamo gli occhi da lui e li puntiamo solo sulle sofferenze che viviamo, sulle ostilità che incontriamo, cadiamo in mano a noi stessi, alle nostre naturali e comprensibili paure, ai nostri scoraggiamenti. E questo ci porta indirettamente a cadere nelle mani degli uomini per trovare in essi le sicurezze di cui avvertiamo il bisogno. Non sapremo più così cogliere il senso profondo del tempo che viviamo, perché preoccupati solo di risolverci la vita, di evitare problemi. Al contrario Cristo non ci ha mai promesso nessuna sicurezza umana, né la tranquillità del quieto vivere. La vita comoda, sedentaria, senza incomprensioni, se si segue il vangelo, non è possibile. Quando il messaggio trasmesso è forte, scandaloso e quando chi lo trasmette cerca di viverlo, la divisione e le difficoltà sono dietro l’angolo. Ma dietro l’angolo c’è anche la mano di Dio. Ne è un esempio il caso di Geremia: lui, disprezzato dalle persone di potere, si vede aiutato da un eunuco straniero, un uomo non del suo popolo, incapace di procreare. Quest’uomo appare l’unico a comprendere l’ingiustizia e la sofferenza inflitte al profeta e intercede per lui. Veramente Dio ha pensieri diversi dai nostri. Nel mondo ci sono molte persone dal cuore buono che, pur non condividendo la nostra fede, ci aiutano ugualmente a trasmetterla.

Domenica 14 Agosto 
S. Massimiliano M. Kolbe (m); S. Ursicino; B. Elisabetta R.
20.a del Tempo Ordinario (Anno C)
Ger 38,4-6,8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53
Signore, vieni presto in mio aiuto

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Signore, vieni presto in mio aiuto.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Ma io sono povero e bisognoso:

«Di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare».

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)