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06 dicembre, 2021

San Nicola di Bari

 San Nicola di Bari


Nome: San Nicola di Bari
Titolo: Vescovo
Nascita: III secolo , Pàtara, Turchia
Morte: IV secolo, Licia, Turchia
Ricorrenza: 6 dicembre
Tipologia: Memoria liturgica
Luogo reliquie:Basilica di San Nicola


San Nicola fu uno dei più illustri santi che fiorirono nella Chiesa orientale nel secolo IV. Nativo di Pataro nella Licia, dimostrò fin da bambino di essere predestinato a grandi cose. Prestissimo si innamorò della vita religiosa, e si ritirò in un monastero nelle vicinanze di Mira.

Mirabili furono quivi i suoi slanci d'amore al Signore ed il progresso quotidiano nella virtù. Praticava la carità materiale e spirituale verso il prossimo, e di lui rimase celebre il seguente fatto.

Morte e ascensione di san Nicola
autore Gentile da Fabriano anno 1425 circa titolo San Nicola lancia tre palline d'oro nella stanza di tre povere ragazze


Trovandosi tre giovanette in grave pericolo di perdere l'innocenza, non potendo a causa della loro povertà trovare un onesto collocamento, per tre notti consecutive Nicola si portò vicino a quella casa, ed ogni volta vi gettò dalla finestra una borsa contenente il necessario per la dote di una figlia.

La sua grande devozione lo spinse a visitare la Terra Santa. Durante il viaggio, quando la nave su cui era montato si trovava in alto mare, si scatenò una tempesta tale che i marinai disperavano della salvezza.

Ma Nicola, rassicuratili, si mise in ginocchio: ed il mare divenne calmo e si arrivò felicemente in porto. Ritornato dal pellegrinaggio, trovò vacante la sede episcopale di Mira, capitale della Licia. Nicola, già celebre per i suoi miracoli e per la sua vita esemplare, fu eletto ad occupare quella sede, e la resse sapientemente per molti anni. Fu grande benefattore dei poveri, padre degli orfani, sostegno delle vedove.

Durante la persecuzione di Diocleziano, fu deportato e confinato. Restituita la libertà alla Chiesa, il santo vescovo ritornò tra il suo popolo. Partecipò al Concilio Ecumenico di Nicea ed ebbe parte assai attiva nella confutazione di Ario.

Morte e ascensione di san Nicola
autore Beato Angelico anno 1437 titolo Morte e ascensione di san Nicola


Il Signore lo preavvisò della prossima sua morte ed il Santo, raccomandatosi alle preci del suo buon popolo, radunò il clero, e prese a recitare il salmo: In te Domine, speravi, fino al versetto: In manus tuas, commendo spiritum meum, e col sorriso sulle labbra, spirò. Era l'anno 342.

Il suo corpo si conserva a Bari, nella Basilica del suo nome.

PRATICA. Perdoniamo le offese e preghiamo per coloro che ci fanno soffrire.

PREGHIERA. O Signore, che hai voluto onorare il tuo vescovo Nicola con insigni miracoli, fa' che per la sua intercessione siamo liberati dalle pene del fuoco eterno.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Nicola, vescovo di Mira in Licia nell'odierna Turchia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono della grazia divina.

Approfondimento


I protestanti, come si sa, non ammettono il culto dei santi. Tuttavia, c'è un santo che è popolare anche e soprattutto nei paesi protestanti, benché non tutti sian capaci di riconoscere, sotto le fattezze e l'abbigliamento del bonario Babbo Natale, uno dei santi più celebri della Chiesa cattolica: San Nicola.

San Francesco

Ma non c'è dubbio. Il cappuccio foderato di pelliccia del nordico Babbo Natale, non è altro che la mitria del barbuto vescovo orientale. Infatti, in Germania e in Svizzera, Babbo Natale si chiama Nikolaus, e il 6 dicembre è festa grande per i ragazzi. Nikolaus, con la gerla colma di doni, ha varcato l'Oceano sulle navi dei coloni olandesi, e in America è diventato " Santa Claus", re della tradizione natalizia, e anche pubblicitaria del Nuovo Mondo.

E dall'America, Santa Claus è rimbalzato con nuova fortuna in Europa; ma pochi l'hanno riconosciuto per San Nicola. San Nicola da Bari, il secolare amico degli scolaretti e di tutti i bambini.

Questo non è l'unico segno della popolarità di San Nicola, uno dei santi più venerati in Oriente e in Occidente. Per tutto l'alto medioevo, egli è stato, per la sua delicata carità, qualcosa di simile a ciò che San Francesco è stato ed è ancora per l'evo moderno. E spesso appare vicino a San Francesco nelle pitture delle chiese francescane.

Per la storia, San Nicola fu vescovo di Mira, nella Licia, ai tempi di Costantino. A Mira le sue reliquie furono venerate finché non sopraggiunse l'invasione turca. Allora vennero poste in salvo da 62 soldati, devoti corsari della città di Bari. E il 9 maggio del 1087, con immensi onori, furono poste nella celebre, vetusta cattedrale del grande porto pugliese, e Bari, dopo una vivace contesa con Benevento, divenne il centro del culto di San Nicola, patrono, tra l'altro, della Russia.

Numerose leggende narrano i particolari della sua vita: "Niccolaio trasse il suo nascimento da ricche e sante persone. Il primo die che fue bagnato, stette per se medesimo ritto nel bacino, e due dì della settimana, cioè il mercoledì e il venerdì, solamente una volta per die prendeva il latte. E. fatto giovane, schifava le dissoluzioni e le vanità e usava la chiesa maggiormente". Non seguì però la carriera ecclesiastica. Salì alla cattedra vescovile per soprannaturale ispirazione dei vescovi riuniti in Concilio, che decisero di eleggere il primo che entrasse in chiesa e avesse il nome di Nicola. Fu presto noto per i suoi prodigi: "Uno die, alquanti marinai pericolavano nel mare. Feciono questa orazione con lacrime: `Niccolaio, servo di Dio, se vere sono le cose le quali udiamo di te, piacciati che noi ora le proviamo'. Incontanente apparve e disse: 'Ecco, io sono presente', e cessò la tempesta".

Perciò i marinai lo considerano loro protettore, ma soprattutto è patrono degli scolari. Tra le molte leggende è infatti celebre quella dei tre scolaretti che un feroce macellaio di Mira aveva sgozzato e messo in salamoia, come porcellotti. Il Santo compì la strepitosa resurrezione dei tre fanciulli, convertendo, per giunta, anche il macellaio.

L'episodio ha dato origine a canti popolari, poco noti ma spesso suggestivi, dei quali citiamo quello raccolto e riportato da Gerard de Nerval nelle Figlie del fuoco

I tre bambini resuscitati



San Nicola resuscita tre fanciulli messi in salamoia
autore Gentile da Fabriano anno 1425 circa titolo San Nicola resuscita tre fanciulli messi in salamoia (Storie di S. Nicola di Bari)




C'erano una volta tre bambini
che andavano a spigolare in un campo.

Arrivano una sera da un macellaio
"Macellaio, potresti ospitarci?"
"Entrate, entrate, piccoli,
c'è posto senz'altro."

Erano appena entrati,
che il macellaio li ha ammazzati,
li ha fatti a pezzettini,
li ha messi a salare come maialini.

San Nicola dopo sette anni,
San Nicola arrivò in quel campo.
Se ne andò dal macellaio
"Macellaio, potresti ospitarmi?"

"Entrate, entrate, San Nicola,
posto ce n'è, non ne manca davvero"
Era appena entrato,
che chiese da cena.


San Nicola e i tre bambini



"Volete un pezzo di prosciutto?"
"Non ne voglio, mi sembra brutto"
"Volete un pezzo di vitello?"
Non ne voglio, non è bello!

Voglio proprio il salamino,
che sta a salare da sette anni!
Quando il macellaio lo senti,
fuori dalla porta se ne fuggi.

"Macellaio, macellaio, non fuggire,
pentiti, Dio ti perdonerà."
San Nicola posò tre dita
sull'orlo del salatoio.

Il primo disse: "Ho dormito bene!"
Il secondo disse: "lo pure!"
Rispose il terzo: "Credevo d'esser già in paradiso!"



san Nicola


Ancor più suggestivi sono gli innumerevoli episodi di carità del Santo. "Un suo vicino" narra la Legenda Aurea "pervenuto a grandissima povertà, tre sue figliole vergini ordinò di mettere al peccato, acciò che di quella vituperosa mercatantia potesse nutricare sé e le sue figliuole. Per la qual cosa, sentendo il Santo Niccolaio così scellerata intenzione, mosso da zelo di pietade, tolse una massa d'oro, e così legata in un panno, di notte tempo gittolla segretamente per la finestra, e partissi di celato".

L'uomo poté così maritare la prima figlia, e il misterioso dono si ripete finché tutte e tre le ragazze furono onestamente accasate. Solo allora, il padre, appostatosi, poté riconoscere in San Nicola lo sconosciuto benefattore. In tempo di carestia, ottiene dai marinai delle navi frumentarie dell'imperatore una parte del carico, e distribuisce il grano ai bisognosi, senza che poi gli esattori possano riscontrare nessuna mancanza. Appare in sogno a Costantino e impedisce l'esecuzione di tre ufficiali ingiustamente condannati. Ma più spesso, San Nicola è il protettore dei bambini, sempre pronto ad esaudire le preghiere dei genitori a lui devoti.

Doni preziosi; episodi di carità: fanciulli beneficiati. Ecco ciò che spiega l'universale popolarità di San Nicola, e perché lo si ritrovi oggi con le sembianze di Babbo Natale: per ricordare, oltre tutte le apparenze superficiali, il dovere delle carità e il comandamento dell'amore, quell'Amore che nel Natale la sua espressione più alta.

Pensiero del 06 dicembre 2021

 Il perdono, infinito della Misericordia di Dio, sa far rialzare persone paralizzate, nella vita spirituale ed umana per dargli un nuovo cammino.

Meditazione sul Vangelo di Lc 5,17-26

Preparate la via al Signore!

Il profeta Isaia invita alla gioia, perché Dio si prende cura dei ciechi, dei sordi, degli zoppi e dei muti, mentre il Vangelo di Luca ci presenta Gesù che guarisce un paralitico e, soprattutto, gli ridona la relazione con Dio attraverso il perdono dei peccati.

Il comportamento di Gesù davanti al paralitico, che con tanta fatica alcuni uomini hanno posto davanti a lui, può in un primo momento apparire inatteso. Egli ha notato immediatamente la fede di quegli uomini, eppure non guarisce subito il malato: perché? Una possibile risposta si affaccia se pensiamo a quelle persone malate, ma che vivono la propria situazione sentendosi accompagnate e amate dal Signore. Queste persone testimoniano che c’è qualcosa che vale più della salute fisica: la relazione con Dio. Ed è di questo che Gesù si preoccupa: dona a quel malato la certezza che i suoi peccati sono perdonati e, che nulla si frappone tra lui e l’amore divino. Ed è il peccato la “malattia” più grave che Gesù è venuto a sanare, assicurando che il Padre è sempre pronto a perdonare i peccati. La guarigione è legata alla fede, che viene qui presentata in modo molto dinamico. Gli amici del paralitico fanno di tutto per portarlo davanti a Gesù, perché possa avere l’occasione di ricevere il dono della guarigione: questo agire rivela la loro fede. Una fede che testimonia come il perdono e la guarigione non vadano meritati, ma desiderati. Nascono dall’incontro di due desideri: «Quello del Signore, di donarci una vita piena e abbondante, e quello nostro, che riconosciamo il nostro bisogno d'essere guariti e facciamo di tutto per aprirci a ricevere il dono che il Signore vuole farci». Le persone che vivono la malattia nella fede fanno proprio questa scoperta: «Vivere davanti a Dio tenendo le mani aperte, disponibili e pronte a ricevere il dono che lui desidera fare. Forse non ci sarà la guarigione fisica, ma sicuramente il Signore non priverà alcun uomo del suo amore e del suo sostegno».

06 Dicembre 

2.s d'Avvento 
Ecco il nostro Dio, egli viene a salvarci
Is 35,1-10; Sal 84; Lc 5,17-26

Ecco verrà il Signore strapperà via il giogo della nostra schiavitù.

(Luca 3,4.6) 

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 84)
Rit: Ecco il nostro Dio, egli viene a salvarci.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:

«I suoi passi tracceranno il cammino».

Ecco verrà il Signore strapperà via il giogo della nostra schiavitù

(Luca 3,4.6) 


05 dicembre, 2021

Pensiero del 05 dicembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 3,1-6

Preparate la via al Signore!
Dopo la sua caduta, il genere umano non è stato lasciato a se stesso, nella propria miseria: l’amore del Padre gli ha ridonato la vita divina. La festa del Natale rinnova la memoria di quel dono. In Cristo, Dio ci riconduce alla luce della sua gloria, poiché Lui è la manifestazione dello splendore del Padre. Il Vangelo di oggi ci parla della figura austera di Giovanni Battista, che ci invita alla penitenza, cioè a una vita rinnovata. Dobbiamo far rivivere la Grazia e quindi gli impegni del nostro battesimo, in tal modo prepariamo veramente la strada al Signore che viene, convertendoci, cioè cambiando vita.
«La Parola di Dio fu su Giovanni, figlio di Zaccaria». Luca non poteva dirci con maggior chiarezza che Giovanni si presenta come un profeta. Per questo non sente più il bisogno, come fanno invece Marco e Matteo, di descriverlo nel suo modo di vestire e mangiare, per assimilarlo a Elia. È già chiaro che lui è portatore della Parola di Dio. Si tratta solo di precisare in che situazione la reca al mondo. Ma anche qui Luca si rifà alla Sacra Scrittura che, di molti profeti dice in quale tempo e nel periodo di quale re hanno profetizzato: tutto avviene ai tempi di Tiberio Cesare; anzi, ha inizio l’anno quindicesimo del suo impero. E Luca ci informa pure sulle “pedine” di Cesare nel governo della suddivisa Palestina! In Giudea governa Ponzio Pilato, in Galilea Erode Antipa; in Iturea e Traconitide Filippo; sull’Abilene Lisania. Ebbene, in questo quadro storico mondiale, là nel deserto di Giuda, «la Parola di Dio fu su Giovanni». Egli è solo voce; chi parla attraverso quella voce è Colui che è la Parola. La voce si farà sentire finché Colui che è Parola si renderà visibile, poi scomparirà. Indubbiamente il linguaggio profetico sa di immaginoso, ma tutti sentono che sono i sentieri dell’uomo che devono essere appianati; cioè, è ogni uomo che deve aprirsi a Dio e accogliere la Parola. Commenta Origene: «Quale strada dobbiamo noi preparare al Signore? Si tratta di una strada materiale? La Parola di Dio può forse seguire una simile strada? O non bisogna invece preparare al Signore una via interiore e disporre nel nostro cuore delle strade dritte e spianate? Ed è attraverso questa via che è entrato il Verbo di Dio, che prende il Suo posto nel cuore umano capace di accoglierlo».

05 Dicembre
2.s d'Avvento 
Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
(Luca 3,4.6)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 125)
Rit: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
(Luca 3,4.6)

04 dicembre, 2021

Auguri di cuore d'un buon compleanno

 Accade oggi 04 dicembre nel 1911

Auguri di cuore d'un buon compleanno
a
Eberhard Rebling


Santa Barbara

Santa Barbara

Nome: Santa Barbara
Titolo: Martire
Nascita: III Secolo, Nicomedia,Turchia
Morte: III Secolo-IV Secolo, Nicomedia,Turchia
Ricorrenza: 4 dicembre
Tipologia: Memoria facoltativa


Santa Barbara nacque in Nicomedia attuale İzmit in Turchia ed ebbe a padre Dioscoro, crudelissimo persecutore dei cristiani. Essendo educata nelle lettere, conobbe la sublima storia dei misteri cristiani, e con tutto l'amor del verginal suo cuore ricevette la grazia del battesimo. Per tener presente l'augusto mistero della SS. Trinità, fece aprire una terza finestra nella torre del suo castello per elevarsi meglio a Dio, e ne provava tutta la dolcezza. Il padre accortosi di ciò, chiese spiegazione, e Barbara non esitò a spiegargli il mistero della Croce.

Santa Barbara
autore Giovanni Battista Salvi anno sec. XVII titolo Santa Barbara


La torre però divenne ben presto la sua prigione a causa di un padre oscuramente geloso della sua bellezza.

Si racconta a questo proposito che, durante una lunga assenza del padre, la ragazza sia riuscita a fuggire fortunosamente dalla prigione, e a farsi battezzare presso uno stagno. Girovagando nel bosco, trovò poi rifugio nella capanna di un pastore ma, tradita, venne consegnata nelle crudeli mani del padre, il quale, per punirla, la denunciò come cristiana alle autorità e la fece imprigionare, assistendo con inaudita impassibilità, si dice, anche alle torture cui venne sottoposta.

Un padre davvero snaturato. Il giudice che la processò infierì sulla sua rara grazia condannandola ad attraversare il paese completamente ignuda; nel giorno fissato però, una nube densa e nera, mandata miracolosamente dal cielo, avvolse il suo corpo proteggendola da sguardi indiscreti. Quando venne mandata a morte, fu il padre stesso a farle da carnefice: con un colpo di spada vibrato con insana ferocia, il reprobo genitore decapitò la figlia. Ma quando la testa di Barbara cadde sanguinolenta al suolo, un fulmine a ciel sereno si abbatté sull'uomo, incenerendolo all'istante. La morte improvvisa, inviata come punizione dal cielo, fece giustizia dell'atroce delitto "cosi narra la tradizione", mandando sicuramente all'inferno l'anima del padre crudele, prima che avesse il tempo di pentirsene.

Martirio di Santa Barbara
autore Jacopo da Empoli anno circa 1603 titolo Martirio di Santa Barbara


Da allora la vergine Barbara, martirizzata per la fede e la purezza nel secolo III, è invocata dai cristiani contro i pericoli dei fulmini, delle armi e delle «male morti», le morti improvvise, senza il perdono di Dio.

Barbara è la protettrice dei lavoratori che hanno a che fare con il fuoco e le armi da fuoco: pompieri, artiglieri e pirotecnici, lavoratori che rischiano la vita, con la possibilità di morire improvvisamente, senza il conforto dei sacramenti. È entrato nel linguaggio comune il termine «santabarbara» per indicare il deposito di munizioni nelle caserme o sulle navi. La torre chiusa e squadrata, che viene rappresentata per antica tradizione accanto all'effigie della santa, assomiglierebbe infatti, per alcuni, a una polveriera.

Il suo nome è stato incluso nel ristretto gruppo dei quattordici «santi ausiliatori», cosi detti perché i fedeli sono soliti invoca-re in particolare la loro intercessione. Gli altri tredici, in ordine alfabetico, sono: Acacio, Biagio, Caterina, Ciriaco, Cristoforo, Dionigi, Egidio, Erasmo, Eustachio, Giorgio, Margherita, Pantaleone e Vito.

PRATICA. - Dobbiamo ricevere con rassegnazione le cose avverse, perché tutte ci vengono da Dio per nostro bene.

PREGHIERA. - Soffrite per amor di Dio le persecuzioni dei famigliari.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicomèdia la passione di santa Barbara, Vergine e Martire, la quale, nella persecuzione di Massimino, dopo orribili torture nel carcere, dopo il bruciamento colle fiaccole, il taglio delle mammelle ed altri tormenti, compì il martirio percossa colla spada.
Preghiera a Santa Barbara
"Un giorno senza rischio non è vissuto, poiché per noi credenti la morte è vita" 🙏
Iddio, che illumini i cieli e colmi gli abissi,
arda nei nostri petti, perpetua,
la fiamma del sacrificio.
Fa più ardente della fiamma
il sangue che scorre nelle vene,
vermiglio come un canto di vittoria.
Quando la sirena urla per le vie della città,
ascolta il palpito dei nostri cuori
votati alla rinuncia.
Quando a gara con le aquile
verso Te saliamo,
ci sorregga la Tua mano piagata.
Quando l'incendio, irresistibile avvampa,
bruci il male che si annida nelle case degli uomini,
non la ricchezza che accresce la potenza della Patria.
Signore, siamo i portatori della Tua croce,
ed il rischio è il nostro pane quotidiano.
Un giorno senza rischio non è vissuto,
poiché per noi credenti la morte è vita,
è luce: nel terrore dei crolli,
nel furore delle acque,
nell'inferno dei roghi.
La nostra vita è il fuoco,
la nostra fede è Dio
Per Santa Barbara Martire.

Pensiero del 04 dicembre 2021

 Gesù, invita ad annunciare la Parola di Dio, ad usare Misericordia. Tutto parte, sempre da un'esperienza d'Amore, che i discepoli, ciascuno di noi, vivrà grazie a Dio, ed ai fratelli che il Signore ci mette accanto.

Meditazione sul Vangelo di Mt 9,35-38 – 10,1.6-8

Operai nella messe del mondo!

Nei primi versetti (v. 35-36) il Vangelo di oggi ci presenta un brano di profonda bellezza: «Gesù ha un cuore pieno di compassione e spende la propria vita nell’insegnare, annunciare e guarire l’uomo bisognoso ed indifeso». Mostra così quale dovrà essere la missione di coloro ai quali Dio ha fatto il grande dono della chiamata personale a seguirlo da vicino. Nei versetti successivi Cristo lancia un appello ad ogni cristiano: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe! ”. Rispondere è compito di noi tutti, pregando e sostenendo le vocazioni nella Chiesa.

Cristo annunzia il Vangelo in ogni città e villaggio: non ne trascura neppure uno! “Percorreva tutte le città ed i villaggi…”: una missione che non lo lascia indifferente. Alla situazione dell’umanità, “le folle stanche e sfinite come pecore senza pastore”, bisognosa dell’amore del Padre, Egli spalanca le profondità del suo cuore perché tutti possano trovare ristoro, consolazione e salvezza! Un amore che Cristo nutre per le anime, che palpita per ogni umana esistenza, un amore personale capace di ristorare, custodire e consolare nel suo cuore divino ogni cuore umano. Gesù continua a guidare, insegnare, e a farsi presente nei sacramenti per mezzo dei suoi sacerdoti. Abbiamo bisogno di sacerdoti santi: “Il mondo necessita e chiede sacerdoti che conoscano il suo male e soffrano con lui. Sacerdoti i cui occhi brillino come smeraldi umidi a forza di speranza, come le pupille dei primissimi sacerdoti, che cominciarono l’opera della Chiesa dopo la morte di Cristo. Che abbiano l’anima posta in cielo ed i piedi sulla terra… le cui braccia possano sorreggere la croce dei propri fratelli insieme alla propria!”. Dio li sceglie ma chiede a ciascuno di noi di pregare perché mandi pastori che sappiano annunciare con generosità il Vangelo del Regno, ovunque ci sia un uomo “stanco e sfinito”. Mi sento partecipe della compassione di Gesù per gli uomini? Partecipo a questa compassione pregando per i sacerdoti, accettando ed appoggiando la vocazione che Dio potrebbe donare anche a me od a chi mi è più vicino e caro?

04 Dicembre

1.s d'Avvento
Beati coloro che aspettano il Signore
Is 30,19-21.23-26; Sal 146; Mt 9,35-38  – 10,1.6-8
Il Signore è nostro giudice, nostro legislatore, nostro re: «Egli ci salverà».
(Isaia 33,22)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 146)
Rit: Beati coloro che aspettano il Signore.

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.

Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.

Il Signore è nostro giudice, nostro legislatore, nostro re: «Egli ci salverà».
(Isaia 33,22)

03 dicembre, 2021

Giornata internazionale dedicata alla disabilità

 Mi definiscono

Mi definiscono “disabile, handicappata, diversamente abile”..
..io sono semplicemente BARBARA!
...E non sono in crisi ma, sono semplicemente plasmata, dall'Amore di Cristo.

Giornata internazionale dedicata alla disabilità



Pensiero del 03 dicembre 2021

 Esistono diverse cecità. Fisica, intellettuale, del cuore, spiritualità. Quando, siamo immersi in queste cecità, non vediamo nulla, abbiamo bisogno di Gesù, ma dobbiamo chiedere con fede.

Meditazione sul Vangelo di Mt 9,27-31

Gli occhi della fede.

Matteo, che ci sta accompagnando con il suo Vangelo lungo questi primi giorni di Avvento, ci riferisce un miracolo di Gesù: ridona la vista a due ciechi. L’evangelista dedica la redazione dei capitoli 8 e 9 del suo Vangelo a molti miracoli che il Cristo compie manifestando la potenza e la signoria di un Dio che è anche uomo, capace di “compatire” e prendere su di sé le malattie e l’infermità di chi soffre. La promessa di Isaia si realizza così nel Salvatore, luce del mondo.

A Colui che tutto ha potere di fare, molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3,20). Nel testo del Vangelo sembrano realizzarsi le parole che l’apostolo Paolo rivolge alla comunità di Efeso: la potenza di Dio che già opera in noi per mezzo di Gesù può salvarci oltre ogni umana aspettativa. Questa è la realtà che i due ciechi sperimentano all’esser guariti: Gesù, quale Dio, era perfettamente conscio che avrebbe potuto ridar loro la vista, ma richiede, come in tutti i miracoli compiuti, che si creda veramente in Lui. Con la domanda «Credete voi che io possa fare questo? », desidera che i due indigenti confessino apertamente la loro fede, che affermino, come nel salmo odierno «Signore, Tu sei la mia luce e la mia salvezza, di chi avrò timore?». Com’è la nostra fede? Dio ama la fede pura che non cerca il successo personale, l’ostentazione, l’essere ammirati: Gesù si guarda bene dal compiere il miracolo in mezzo alla folla curiosa e sempre assetata del “ paranormale”, e conduce i due uomini in una casa vicina, al riparo da occhi “creduloni” ma non credenti. Quante volte Dio non ci concede subito ciò di cui abbiamo bisogno e ci fa attendere per far crescere la nostra fede e la nostra pazienza; nel nostro intimo tutti  abbiamo delle zone “buie” nelle quali ci scopriamo “non vedenti”: la vanità che con ogni mezzo cerca gratificazioni, l’egoismo che giudica tutti senza rendersi disponibile se non a se stesso, l’incapacità di riconoscere i segni di Dio ed il bene nella nostra vita, e sentiamo il bisogno della “vista”, di entrare in rapporto con Dio che illumina il nostro cuore e ci rende capaci di vedere. Conosciamo bene le nostre cecità e come si manifestano nella vita di tutti i giorni? Nella nostra preghiera imploriamo il Signore come i due ciechi: “Signore abbi pietà di me” – con la fiducia di chi ha fede di poter essere guarito? La sua bontà e il suo potere sono infinitamente più grandi della nostra indigenza e malizia. Chiediamo al Signore di toccare anche i nostri occhi e di donarci lo sguardo della fede.

03 Dicembre

1.s d'Avvento
Il Signore è mia luce e mia salvezza
Is 29,17-24; Sal 26; Mt 9,27-31

Il Signore viene, andiamogli incontro: «Egli è la luce del mondo».

(Isaia 29,17-24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 26)
Rit: Il Signore è la mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
«Di chi avrò timore?».
Il Signore è difesa della mia vita:
«Di chi avrò paura?».

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
«Abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Il Signore viene, andiamogli incontro: «Egli è la luce del mondo».

(Isaia 29,17-24)

02 dicembre, 2021

Soltanto ora!

 Soltanto ora!

Ascolta, o Dio!
Non una volta nella mia vita ho parlato con te,
ma oggi mi vien voglia di farti festa.
Sai, fin da piccolo mi hanno sempre detto che non esisti…
io stupido ci ho creduto.
Non ho mai contemplato le tue opere,
ma questa notte ho guardato dal cratere di una granata
al cielo di stelle sopra di me
ed affascinato dal loro scintillare,
ad un tratto ho capito come possa essere terribile l’inganno…
Non so, o Dio, se mi darai una mano,
ma io ti dico e tu mi capirai…
Non è strano che in mezzo a uno spaventoso inferno
mi sia apparsa la luce e io abbia scorto te?
Oltre a questo non ho nulla da dirti.
Sono felice solo perché ti ho conosciuto.
A mezzanotte dobbiamo attaccare,
ma non ho paura, tu guardi a noi.
Ed è il segnale! Me ne devo andare. Si stava bene con te.
Voglio ancora dirti, e tu lo sai, che la battaglia sarà dura:
può darsi che questa notte stessa venga a bussare da te.
Ed anche se finora non sono stato tuo amico,
quando verrò, mi permetterai di entrare?
Ma che succede, piango?
Dio mio, tu vedi quello che mi è capitato,
soltanto ora ho incominciato a veder chiaro…
Salve, mio Dio, vado… difficilmente tornerò.
Che strano, ora la morte non mi fa paura!
Preghiera trovata nella giubba di un soldato russo morto nella seconda guerra mondiale

Pensiero del 02 dicembre 2021

 Tutto passa........Gesù, ci fa riflettere su questa verità, non per farci paura, ma per aiutarci a costruire su ciò che veramente rimane.

Meditazione sul Vangelo di Mt 7,21.24-27

Il vero amore realizza la volontà di Dio.

Nel Vangelo Gesù ci fornisce “l’identikit” dell’autentico innamorato di Dio: è vero discepolo colui che compie la volontà del Padre, e si traduce nell’amore verso tutti, amici o nemici, sull’esempio di Cristo stesso. Come ci preannuncia Isaia, nella città di Dio entreranno i “giusti” coloro che si manterranno fedeli al Signore, e saranno fedeli solo quelli che edificheranno la loro vita sulla roccia del Vangelo e non sulla sabbia dei sentimenti passeggeri.

Viviamo in un mondo che propugna comodità, piacere ad ogni costo, “tutto facile e subito”, quasi la vita fosse un “distributore di felicità istantanea” all’interno del quale inserire, quando più pare e piace, la moneta dei propri desideri ed ottenerne la realizzazione immediata, la “lattina” da godersi e gettare. Malgrado ciò, quando questo meccanismo urta con la realtà quotidiana, se ne scopre l’illusione e l’inganno che, purtroppo molto spesso, lascia come eredità il furto degli anni più belli della nostra esistenza. Il Vangelo di oggi è un monito, che assume le sembianze di un consiglio amorevole con il quale Gesù ci mette in guardia: “Non chiunque dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli. . . ”. Esiste un rischio molto concreto per noi cristiani che, pur non essendo del mondo, viviamo immersi in esso: costruire la nostra vita umana e spirituale “sulla sabbia”. Ma cos’è poi questa “sabbia”? Una vita edificata sul via vai dei sentimenti e delle emozioni, su ciò che ci fa rimbalzare attimo dopo attimo da un piacere all’altro; in definitiva, un vivere egoisticamente. E far consistere la fede in tante devozioni che non incidono sull’esistenza concreta, che non trasformano la nostra vita quotidiana. Quante volte, in un attimo di grande fervore spirituale sogniamo di dare la vita per Gesù e poi, alla prima occasione, ci permettiamo di parlar male del collega di lavoro, di studio, di chi ci sta accanto. Costruiamo “sulla roccia” le nostre vite! La roccia stabile della volontà di Dio, del non fare solo di testa nostra, assecondando qualunque desiderio e piacere nostro. La roccia della carità, della fede, della fiducia in Dio: nessuna scelta di vita è esente da prove e difficoltà e anche per noi prima o poi arriverà “la pioggia, soffieranno i venti e strariperanno i fiumi”. In quel momento comprenderemo come abbiamo costruito il nostro “edificio”: la virtù risplende nella prova! Come sto costruendo la mia vita? Sono preoccupato di conoscere la volontà di Dio? La ricerco nella preghiera e mi impegno a realizzarla ogni giorno anche quando è esigente?

02 Dicembre

1.s d'Avvento
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Is 26,1-6; Sal 117; Mt 7,21.24-27

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.

(Isaia 55,6)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 117)
Rit: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.

Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli c'illumina.

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.

(Isaia 55,6)



01 dicembre, 2021

Pensiero del 01 dicembre 2021

 Il pane, moltiplicato è la Misericordia, del Padre per tutta l'umanità. Nessuno, ne resta fuori.

Meditazione sul Vangelo di Mt,15-29-37

Il farmaco d'immortalità.

Tutta la liturgia odierna, gravita nell’orbita di un’unica tematica: l’Eucaristia, cibo d’immortalità che il Signore prepara per l’intera umanità. Già nella prima lettura, Isaia ci introduce al “banchetto di grasse vivande” che il Signore preparerà per tutti i popoli, ed il salmista prosegue nella stessa direzione, proclamando la fiducia nel Dio, pastore buono, che “davanti a me prepara una mensa sotto gli occhi dei miei nemici”. Entrambi i testi della Sacra Scrittura costituiscono un’anticipazione, il preludio al vero “pasto”, di cui l’evangelista Matteo ci parla nel suo Vangelo. Dietro il miracolo della moltiplicazione dei pani si cela il pane eucaristico: il Corpo di Cristo che nutre e sazia l’anima, l’unico vero farmaco capace di donarci eterna salute.

 “A volte Gesù va in giro qua e la, a volte sta seduto ad aspettare i malati e fa salire gli zoppi sul monte” (san Giovanni Crisostomo). Si può dunque dire che su questo monte, dove Gesù oggi si mette a sedere, non salgono soltanto coloro che sono “sani”, ma anche i malati e tutti quelli che hanno subito varie sofferenze.  E forse diviene facile scorgere in questa “montagna”, la Chiesa, elevata da Dio al di sopra di tutto il resto della terra e dei suoi abitanti. Vi ascendono molte folle, ed in compagnia di esse alcuni divenuti sordi a ciò che viene proclamato, altri, ciechi nell’anima, non vedendo la luce vera, altri zoppi e incapaci di camminare secondo la fede e la ragione. Quante volte anche noi ci troviamo tra queste folle bisognose, afflitti da infermità spirituali e saliamo sulla montagna della Chiesa per incontrarci con Lui e trovare conforto, coraggio, guarigione! Tuttavia, pur salendo, a volte ci fermiamo, vittime dei nostri umani pregiudizi, lontani “dai piedi di Gesù”, impedendogli di guarirci. Quando invece ci mettiamo davanti a Cristo, pur non essendone degni, egli ci guarisce. Gesù provvede sia al bisogno del corpo che a quello dell’anima, e non importa quanti siano i malati e quante malattie; il fatto che si riuniscano in quattromila uomini ci rivela la grandezza del cuore compassionevole di Cristo e del suo amore per l’uomo: si fa pane perché “tutti possano mangiarne e restare saziati”. Affinché non ci indeboliamo nel vivere la vita di tutti i giorni egli decide di nutrirla del suo cibo: l’Eucaristia. Quando riceviamo la comunione, ascoltiamo Cristo, lasciamoci conquistare da Lui: formarci nella scuola di Cristo per acquisire i suoi stessi sentimenti, per imparare a pensare e ad amare come Lui, a volere ciò che Lui vuole e anche per trovare ristoro dalle fatiche del giorno, sostegno, e soprattutto forza per continuare ad essere testimoni di quell’Amore che il mondo forse non comprende, ma che mai potrà strapparci.

01 dicembre

1.s d'Avvento
Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita
Is 25,6-10; Sal 22; Mt 15,29-37

Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo: «Beati coloro che sono preparati all’incontro».

(Isaia 26,6-10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo: «Beati coloro che sono preparati all’incontro».

(Isaia 26,6-10)