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24 giugno, 2022

Sacro Cuore di Gesù

 Sacro Cuore di Gesù

autore: Pompeo Batoni anno: 1767 titolo: Sacro Cuore di Gesù
Nome: Sacro Cuore di Gesù
Titolo: L'adorazione del cuore di Cristo
Ricorrenza: 24 giugno
Tipologia: Solennità


Nella città di Paray-le-Monial, in un monastero della Visitazione, verso l'anno 1670, trovandosi in un giorno dell'ottava del Corpus Domini, Santa Margherita Maria Alacoque, prostrata innanzi al Santissimo Sacramento esposto alla pubblica adorazione, le apparve Gesù, e le diede a vedere il suo SS. Cuore.

Era questo tutto investito da fiamme, circondato da una corona di spine, squarciato da una ferita, e con una croce piantatavi sopra. « Vedi, disse Gesù alla sua adoratrice, vedi questo Cuore che si strugge d'amore per gli uomini, ciò nonostante non riceve che ingratitudine e oltraggi. Questo Cuore è sempre disposto a versare grazie e benedizioni sopra di tutti; ma gli oltraggi continui che mi fanno, ne impediscono la diffusione.

Sacro Cuore di Gesù e Santa Margherita Maria Alacoque


Pensa tu adunque a riparare un sì lagrimevole disordine, e fa che il venerdì successivo all'ottava consacrata all'onore del mio Divin Corpo, sia specialmente consacrato all'onore del mio Divin Cuore, riparando con onorevole ammenda e devota comunione le offese che ricevo nella divina Eucaristia. Io spargerò abbondanti benedizioni su quanti mi presteranno questo culto; e a te affido l'incarico di far conoscere ed eseguire il mio volere ». Margherita, si accinse all'adempimento della volontà di Gesù.

La grande devozione di Santa Margherita al Sacro Cuore è testimoniata fedelmente nelle sue lettere tramandate negli anni: “«Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore”

Il Pontefice Clemente X approvò solennemente la devozione al Sacro Cuore e l'arricchì di molte indulgenze. Pio IX ne estese la festa a tutta la Chiesa e Pio XI innalzò la festa a rito doppio di prima classe con ottava.

MASSIMA. Imparate da me che sano mansueto umile di Cuore.

PRATICA. Rinnovate la vostra consacrazione al Sacro Cuore di Gesù.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il quale, mite e umile di cuore, esaltato sulla croce, è divenuto fonte di vita e di amore, a cui tutti i popoli attingeranno.

CONSACRAZIONE AL
SACRO CUORE DI GESÙ


O Gesù dolcissimo, Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente protesi al vostro Altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a Voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi spontaneamente si consacra al vostro Santissimo Cuore.

Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti disprezzando i vostri comandamenti, Vi ripudiarono. O benignissìmo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore Santissimo.

O Signore, siate il Re non solo dei fedeli, che non si allontanarono mai da Voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.

Siate il Re di coloro che vivono nell'inganno dell'errore, e sono separati da Voi per discordia; richiamateli al porto della verità e all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile e un solo pastore.

Siate il Re di tutti coloro che sono avvolti nelle tenebre dell'idolatria e dell'Islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno vostro.

Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro, un lavacro di redenzione e di vita, il Sangue già sopra di essi invocato.

Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine; fate che da un capo all'altro della terra risuoni questa unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a Lui si canti gloria e onore nei secoli. Così sia.


ICONOGRAFIA


Nell’iconografia del Sacro Cuore ci torna certamente a memoria la Passione di Cristo per mezzo dei suoi simboli: la croce, la corona di spine, le fiamme, la luce e la ferita sanguinante.

Sacro Cuore di Gesù con Sant'Ingazio di Loyola e San Luigi Gonzaga
titolo Sacro Cuore di Gesù con Sant'Ingazio di Loyola e San Luigi Gonzaga
autore José de Páez anno circa 1770


La croce: la croce è letteralmente “piantata” dentro al cuore, a significare che tutta la realtà della crocifissione trae il suo significato dal cuore di Gesù. Ci ricorda anche come la croce debba essere sempre ancorata nel nostro cuore in quanto eleva il nostro sguardo verso l’alto unendoci con il divino.

Le fiamme: anch'esse simbolo del sacrificio, come testimoniato nel Vecchio Testamento in cui sono offerti sacrifici a Dio con il fuoco, come il sacrificio di Isacco da parte di Abramo. Il fuoco è anche elemento importante quando Dio comparve nel roveto ardente parlando a Mosè. Le fiamme sono però anche associate all'amore di Gesù per noi: “Sacro Cuore di Gesù, che ardi d’amore per noi, infiamma il nostro cuore d’amore per Te”.

Dagli scritti di Santa Margherita: “Da ogni parte di quella sacra Umanità si sprigionavano fiamme, ma soprattutto dal suo adorabile petto, che somigliava a una fornace ardente. Dopo averlo scoperto, mi mostrò il suo amante e amabilissimo Cuore, sorgente viva di quelle fiamme“

I raggi di luce: Oltre alle fiamme e alla croce il Sacro Cuore è circondato da una luce sgargiante. Nel Nuovo Testamento la luce è spesso associata a Gesù: “«Io sono la luce del mondo”. Gesù non solo è la luce del mondo ma è anche colui che ci illumina, rivelandoci Dio. Nella Conversione di San Paolo l'apostolo fu avvolto da una luce dal cielo.

La corona di spine: solitamente posta sul capo di Gesù in segno di scherno, qui invece circonda completamente il Sacro Cuore a ricordare il dolore che Gesù provò nel giorno della crocifissione. Santa Margherita Alacoque descrive le spine come i peccati degli uomini che trafiggono il cuore di Gesù.

La ferita laterale: Sul lato sinistro del cuore da una ferita sgorgano gocce di sangue. Nel Vangelo di Giovanni è scritto: „Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv, 19:33-34). Una volta morto il corpo di Gesù è sottoposto a ulteriore dolore, dolore che in una delle rivelazioni fatte a Santa Margherita Gesù descrive come provenire dalle azioni degli uomini: “non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo Sacramento d'Amore. Ma ciò che più mi amareggia è che ci siano anche dei cuori a me consacrati che mi trattano così". Questa ferita da cui sgorga sangue simboleggia i peccati più grandi degli uomini.

Papa Benedetto XVI scrisse "l'Adorazione dell'Amore di Dio, che ha trovato nel simbolo del 'Cuore trafitto' la sua espressione storico - devozionale, rimane imprescindibile per un rapporto vivo con Dio”.

Se da una parte l’immagine del Sacro Cuore e gli scritti della mistica mettono in risalto il dolore e la delusione di Gesù verso gli uomini che peccando lo feriscono, dall'altra ancora una volta Gesù vuole esprimere il suo amore smisurato verso l’umanità. Come scrisse Papa Francesco per celebrare la festa “Gesù ci guarda, ci ama e ci rispetta. È tutto cuore e tutta misericordia. Andiamo con fiducia a Gesù, Lui ci perdona sempre”.


✝ Pensiero del 24 giugno 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nel Cuore, di Cristo, dimora l'Amore Eterno, su cui possiamo confidare.

Meditazione sul Vangelo di Lc 15,3-7

Questa devozione prese avvio alla fine del Medio Evo, con la siderazione attenta e commossa del significato salvifico dell’umanità di Cristo, e assunse contorni più precisi sotto l’influsso delle apparizioni a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Il Cuore del Redentore è qui simbolo dell’amore che Cristo ha recato e mostrato agli uomini, e richiama la donazione radicale che Gesù fa di se stesso nella concretezza storica della sua libertà e della sua stessa componente affettiva: “Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini ed è da loro così poco riamato”. La devozione è incentrata soprattutto nel culto di riparazione dei peccati. ln questo giorno si celebra anche la giornata per la santificazione dei sacerdoti, che è un’esigenza avvertita, oggi soprattutto, non solo dagli stessi presbiteri, ma anche dai fedeli che cercano in essi, “consciamente o inconsciamente, l’uomo di Dio, il consigliere, il mediatore di pace, l’amico fedele e prudente, la guida sicura a cui affidarsi nei momenti più duri della vita per trovare conforto e sicurezza” (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, n. 39).

“Misericordia io voglio, non sacrificio”.

Nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù la liturgia ci presenta tre letture nelle quali possiamo ritrovare le caratteristiche dell’amore di Dio: la cura del pastore che raduna e tiene al sicuro il suo gregge; la misericordia che si riversa sull’uomo mentre è ancora peccatore; l’attenzione del padrone delle pecore che non si stanca di cercarne anche una soltanto, perché nessuno deve rimanere smarrito.

Ognuno di noi ha incontrato la misericordia di Dio. Già il poter leggere o scrivere di Lui è segno che siamo stati toccati dalla gratuità della sua bontà. Nessuno di noi merita alcunché: non c’è nessuna nostra azione o pensiero che possa aver “guadagnato” la bontà del Signore. Mentre “ancora siamo peccatori”, il suo amore si riversa nei nostri cuori “per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”, dono che riempie, fascia e cura le ferite, guida, sostiene, consola, orienta. Ma perché il mondo non sperimenta il tocco del cuore di Cristo? Perché non crede alla sua misericordia? Nella ricerca di una possibile risposta, ci viene paradossalmente in aiuto la domanda di Gesù: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta finché non la ritrova?”. Pensiamoci: noi lasceremmo davvero la quasi totalità delle pecore per cercarne una sola? Il buon senso forse ci direbbe di non farlo per motivi di prudenza. La bontà, al contrario, ci direbbe di farlo perché la vita, non solo terrena, di una sola persona è sempre importante. Come abbiamo “a cuore” la nostra stessa vita, così nel nostro cuore deve poter entrare la vita degli altri, sia essa sana o malata, buona o cattiva, santa o peccatrice. Lasciar entrare il prossimo, con la sua debolezza e fragilità, nella nostra esistenza è testimonianza della misericordia di Dio; è far conoscere una benevolenza che non si fa racchiudere dentro schemi di merito per i quali tendenzialmente aiutiamo solo chi, appunto, se lo merita. Perché l’umanità si senta toccata dalla misericordia del Signore, ha bisogno di sentirsi guardata dai discepoli di questo Signore con occhi capaci di misericordia, deve vedere che qualcuno si “curva” su di lei per “prendersene cura”. E noi per imparare la misericordia dobbiamo fermarci davanti al Cristo crocifisso, contemplare Lui in quell’amore che è “piovuto” su tutti, non solo su alcuni. E desiderare che si avveri nella nostra esistenza l’invito del Signore: “Misericordia io voglio, non sacrificio”. Guardiamo allora alle nostre piccole e grandi durezze e invochiamo dal Signore un cuore nuovo, capace di farsi “pastore” di tutti, nessuno escluso, perché abitato dal “Pastore”, con la maiuscola.

Venerdì 24 Giugno  NATIVITÁ DI S. GIOVANNI BATTISTA (s) SACRO CUORE DI GESÙ (anno C) (s)

S. Giuseppe Cafasso; S. Lanfranco; B. Maria R. Cimatti

Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5-11; Lc 15,3-7

Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)

Oppure

Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.

(Matteo 11,29)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».

Il Signore è il mio pastore:

«Non manco di nulla».

Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a causa del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

(Giovanni 10,14)

Oppure

Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.

(Matteo 11,29)

23 giugno, 2022

✝ Pensiero del 23 giugno 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,57-66.80

Celebriamo oggi la memoria della nascita di Giovanni Battista, cugino di Gesù, figlio di Zaccaria e di Elisabetta. Fu l’ultimo e il più grande dei Profeti: preparò il popolo d’Israele all’incontro con il Signore. La forza del suo temperamento traspariva dall’austerità di vita che conduceva, dalla franchezza delle sue parole di monito e dalla sua coraggiosa predicazione contro gli abusi dei potenti. Giovanni Battista è l’unico santo, oltre la Madre del Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo anche la nascita secondo la carne. La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari che preparano la nascita di Gesù. Giovanni fu il Precursore del Messia e rese testimonianza a Cristo con le parole e con la vita. Il battesimo di penitenza, che accompagna l’annunzio degli ultimi tempi, è figura del Battesimo secondo lo Spirito. Giovanni è il primo santo canonizzato ancora in vita da Gesù stesso (cfr. Lc 7,28). La data della festa, tre mesi dopo l’annunciazione e sei prima del Natale, risponde alle indicazioni del vangelo di Luca.

Luce delle nazioni.

Nella solennità odierna, la liturgia ci presenta come prima lettura il secondo canto del servo del Signore, che troviamo nel libro del profeta Isaia. In questi versetti, così come anche nel racconto della chiamata del profeta Geremia, troviamo le caratteristiche della missione del profeta e del suo rapporto con Colui che lo manda agli uomini. Aspetti che saranno poi incarnati dall’ultimo grande Profeta, che sarà anche il Precursore di Cristo: Giovanni Battista.

I grandi profeti, condividono una consapevolezza di fondo che li accompagna in tutto il loro cammino terreno: l’essere scelti fin dal grembo materno, l’essere consacrati fin da quando le loro ossa ancora non erano formate, ed erano sconosciuti agli uomini ma non a Dio. Geremia, Isaia e, come loro, Giovanni il Battista, negli anni hanno meditato e compreso sempre più in profondità il mistero della loro chiamata; chiamata che non avevano meritato in alcun modo e a cui potevano solo rispondere giorno dopo giorno, senza sapere per certo dove li avrebbe portati. Sapevano che Dio aveva reso la loro bocca come una “spada affilata”, capace di “ferire” l’anima di chi li ascoltava, e per questo erano sicuri che la persecuzione sarebbe venuta. Ciò che però li teneva in piedi era il sapersi “nascosti all’ombra della mano di Dio” e, quando lo scoraggiamento più nero faceva capolino nel loro cuore, tanto da fargli gridare: “invano ho faticato, per nulla ho consumato le mie forze”, ecco che correva in loro aiuto il pensiero che il loro “diritto era presso il Signore”, e presso di Lui la loro ricompensa. Si fidavano più della fedeltà del Signore che delle loro energie. Si fidavano di Chi li aveva mandati ed erano ben consapevoli di non potersi scrollare di dosso la vocazione che Egli aveva loro donato, perché così facendo avrebbero non solo abbandonato Dio, ma anche tradito in qualche modo se stessi, ciò che li definiva nell’intimo. Hanno vissuto probabilmente la fatica dell’accettare, accogliere ed amare una missione che forse, lasciati a loro stessi, mai avrebbero scelto. Ma poi hanno compreso che proprio nella loro vocazione si sarebbero trovati e realizzati, che lì avrebbero trovato la loro salvezza. Da tutto questo viene allora la forza, la fermezza, la generosità del Battista, che si è fatto servo per aiutarci ad incontrare il Signore. Ed anche a lui ha detto il Signore: “É troppo poco che tu sia mio servo… Ti renderò luce delle nazioni”. Ed egli è per noi luce, ancora oggi.

Giovedì 23 Giugno 

S. Giuseppe Cafasso; S. Lanfranco; B. Maria R. Cimatti
Vigilia della NATIVITÁ DI S. GIOVANNI BATTISTA (s)

Is 49,1-6; Sal 138; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80

Io ti rendo grazie: «Hai fatto di me una meraviglia stupenda».


Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade.
(Luca 1,76)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 138)

Io ti rendo grazie: «Hai fatto di me una meraviglia stupenda».

Signore, tu mi scruti e mi conosci,

tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:

«Hai fatto di me una meraviglia stupenda».

Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.

Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade.
(Luca 1,76)


22 giugno, 2022

✝ Pensiero del 22 giugno 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Il frutto, d'una vita non sprecata, è la carità.

Meditazione sul Vangelo di Mt 7,15-20

Una bussola precisa ed infallibile.

Quando Gesù parla dell’albero che dà buoni o cattivi frutti, parla di noi. L’albero è ogni persona, ed i frutti sono gli atti che compie. Questa realtà assai evidente ci mette di fronte a un problema che, di quando in quando, ci poniamo tutti: “Bisogna davvero prendere tanto seriamente i nostri atti? Non basta credere in Gesù e avere buone intenzioni, per vivere secondo Dio?”. A volte vorremmo un cristianesimo dolcificato, nel quale tutto fosse buono, tutto consistesse solo in buone intenzioni e buoni sentimenti, e gli atti commessi non fossero poi così importanti agli occhi di Dio. Invece, Cristo è più esigente: “Vuoi sapere se sei buono? – dice il Maestro – guarda le tue opere”. Sono queste che ci dicono com’è il nostro cuore. Gesù ci dà una bussola precisa e infallibile, per sapere se siamo sulla strada buona o no. Se la nostra vita si svolge nella cordialità, nella tenerezza verso tutti, nella carità generosa, nella responsabilità verso i doveri e nella fedeltà ai comandamenti di Dio e della Chiesa, allora sappiamo con certezza che abbiamo il cuore in Dio. In caso contrario, dobbiamo controllare il nostro comportamento per vedere se siamo veramente tanto buoni come crediamo, o se siamo vittime di quel sottile egoismo che ci fa vivere in base al capriccio personale piuttosto che secondo la volontà di Dio.

Come posso sapere se sono un albero buono o cattivo? Dai frutti. San Paolo ci dà una lista di frutti buoni e cattivi. Nelle sue lettere alle comunità cristiane, era solito fare liste dei frutti dell’anima. Basta leggerli, verificare quali sono quelli che abbiamo, e fare così la diagnosi sullo stato della nostra anima. I frutti buoni li enumera nella lettera a Tito (cap. 1 e 2), quando scrive come deve essere un cristiano esemplare: “irreprensibile, amico del bene, pieno di buon senso, giusto, devoto, padrone di sé, fedele alla parola data, sano nella fede, nella carità, nella pazienza, nel dolore. Esempio di opere buone, di purezza della dottrina, di parola giusta, incensurabile”. I cattivi frutti sono contenuti nella lettera ai romani (cap. 1) nella quale enumera i vizi mondani che i pagani anno e che, invece, i cristiani devono abbandonare: “ingiustizia, cattiveria, cupidigia, malvagità, invidia, omicidio, alterco, inganno, malignità, pettegolezzo, critica, inimicizia con Dio, oltraggio, arroganza, superficialità, intelligenza dedicata al male, ribellione ai genitori, insensatezza, mancanza d’amore e di misericordia”. Quanti frutti possiamo spuntare dalla prima lista e quanti dalla seconda?

Mercoledì 22 Giugno  

S. Paolino da Nola (mf); Ss. Giovanni F. e Tommaso M. (mf)
12.a del Tempo Ordinario

2Re 22,8-13; 23,1-3; Sal 118; Mt 7,15-20

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti

Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.

(Giovanni 15,4.5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 118)
Rit: Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.

Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in essi è la mia felicità.
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso il guadagno.

Distogli i miei occhi dal guardare cose vane,
fammi vivere nella tua via.
Ecco, desidero i tuoi precetti:

«Fammi vivere nella tua giustizia».

Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.

(Giovanni 15,4.5)

21 giugno, 2022

Diciannove anni fa, la SIGNORA ROSALIA CORBO IN LIVATINO, si ricongiungeva, con l'amato figlio

 SE MI AMI NON PIANGERE

Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni d'infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto. Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice d'averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!
Sant’Agostino

Diciannove anni fa, la SIGNORA ROSALIA CORBO IN LIVATINO, si ricongiungeva, con l'amato figlio ed ora che siete tutti insieme, della godete BEATITUDINE ETERNA e riposate in pace. Amen.




✝ Pensiero del 21 giugno 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella MEMORIA, della NASCITA CELESTE DELLA SIGNORA ROSALIA CORBO IN LIVATINO, MAMMA AMOREVOLE DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO. 

Le giunga la nostra preghiera e ci protegga insieme alla sua cara FAMIGLIA

REQUIEM AETERNAM
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.

L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona a don Antonio, o Signore,
e splenda a Lui la luce perpetua.
Riposi in pace. Amen.

Meditazione sul Vangelo di Mt 7,1-5

Riconosci Dio come Padre.

I discepoli notano che Gesù prega sempre e gli chiedono di ammaestrarli sulla preghiera. Forse, pensavano che la preghiera da rivolgere a Dio doveva essere qualcosa di complicato, ampolloso, aulico ed eloquente. Gesù risponde con il Padre nostro. Sette richieste semplici, basilari, comprensibili anche all’anima più dura. La più bella è la prima parola: “Padre”. Una volta che riconosci Dio come Padre – Giovanni Paolo II a volte lo chiamava madre – acquisti la fiducia per poter chiedere qualsiasi cosa senza impedimento e senza paura. Puoi chiedergli dal pane quotidiano fino a al privilegio di fare sempre la sua volontà, come si fa in cielo, o il perdono dei peccati. Gesù ci ha insegnato una preghiera talmente semplice che dopo ventun secoli continua a stupire chi lo ascolta per la prima volta e chi la recita da decenni.

“Padre nostro”, grazie perché sei Padre, grazie perché ti preoccupi per me, grazie perché mi sei vicino, da quando mi sveglio fino a quando mi addormento. Grazie perché mi permetti di invocarti. “Che sei nei cieli”. Sì, nei cieli, ma anche nel mercato, nell’ufficio, tra le pentole della cucina, nella macchina e nel banco. Grazie perché mi sei accanto in ogni luogo. “Venga il tuo Regno”, sì, Papà, che venga presto, perché in questo mondo è sempre più difficile vivere secondo il Vangelo; che il tuo Regno venga nel mio cuore, affinché io sia capace di migliorare il mio carattere, perdonare quel familiare insopportabile e vivere con la gioia che sente il cristiano, nonostante le difficoltà della vita. “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. Nel cielo è fatta sempre, chiaro, lì comandi tu; ma sulla terra tu sai quanto è difficile conciliare la tua volontà con i nostri imbrogli quotidiani, e con i problemi che aumentano ogni ora. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” e perdonami se aumento le mie richieste, Padre, ma oltre al pane ho bisogno della benzina per la macchina, dei libri per la scuola dei miei bambini, e di denaro contante per il mutuo della casa. “Perdona le nostre offese come anche noi le perdoniamo agli altri, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”. Come posso non perdonare gli altri, se tu sulla croce hai perdonato tutti? So che mi perdoni. Ora dammi l’intelligenza e il buonsenso per capire che la tua volontà è felicità e pace, e che il peccato porta amarezza e angoscia. Così sia.

Martedì 21 Giugno 
S. Luigi Gonzaga (m); S. Rodolfo; B. Tommaso di Orvieto
12.a del Tempo Ordinario
2Re 19,9b-11.14-21.31-35a.36; Sal 47; Mt 7,6.12-14
Dio ha fondato la sua città per sempre

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 47)
Rit: Dio ha fondato la sua città per sempre.

Oppure:
Forte, Signore, è il tuo amore per noi.

Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato.

O Dio, meditiamo il tuo amore
dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all’estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)

20 giugno, 2022

✝ Pensiero del 20 giugno 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Vita dolcissima in TE speriamo, in TE confidiamo intercedi, presso il Padre Celeste, con l'aiuto della Beata Vergine Maria, insieme ai tuoi cari genitori, per tutti i nostri bisogni, ora, e per sempre. Amen.  

L'esame di coscienza, illuminato dalla Parola, ed è indispensabile, per imparare a togliere la trave dai nostri occhi.

 Meditazione sul Vangelo di Mt 7,1-5

Riconosci Dio come Padre.

I discepoli notano che Gesù prega sempre e gli chiedono di ammaestrarli sulla preghiera. Forse, pensavano che la preghiera da rivolgere a Dio doveva essere qualcosa di complicato, ampolloso, aulico ed eloquente. Gesù risponde con il Padre nostro. Sette richieste semplici, basilari, comprensibili anche all’anima più dura. La più bella è la prima parola: “Padre”. Una volta che riconosci Dio come Padre – Giovanni Paolo II a volte lo chiamava madre – acquisti la fiducia per poter chiedere qualsiasi cosa senza impedimento e senza paura. Puoi chiedergli dal pane quotidiano fino a al privilegio di fare sempre la sua volontà, come si fa in cielo, o il perdono dei peccati. Gesù ci ha insegnato una preghiera talmente semplice che dopo ventun secoli continua a stupire chi la ascolta per la prima volta e chi la recita da decenni.

“Padre nostro”, grazie perché sei Padre, grazie perché ti preoccupi per me, grazie perché mi sei vicino, da quando mi sveglio fino a quando mi addormento. Grazie perché mi permetti di invocarti. “Che sei nei cieli”. Sì, nei cieli, ma anche nel mercato, nell’ufficio, tra le pentole della cucina, nella macchina e nel banco. Grazie perché mi sei accanto in ogni luogo. “Venga il tuo Regno”, sì, Papà, che venga presto, perché in questo mondo è sempre più difficile vivere secondo il Vangelo; che il tuo Regno venga nel mio cuore, affinché io sia capace di migliorare il mio carattere, perdonare quel familiare insopportabile e vivere con la gioia che sente il cristiano, nonostante le difficoltà della vita. “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. Nel cielo è fatta sempre, chiaro, lì comandi tu; ma sulla terra tu sai quanto è difficile conciliare la tua volontà con i nostri imbrogli quotidiani, e con i problemi che aumentano ogni ora. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” e perdonami se aumento le mie richieste, Padre, ma oltre al pane ho bisogno della benzina per la macchina, dei libri per la scuola dei miei bambini, e di denaro contante per il mutuo della casa. “Perdona le nostre offese come anche noi le perdoniamo agli altri, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”. Come posso non perdonare gli altri, se tu sulla croce hai perdonato tutti? So che mi perdoni. Ora dammi l’intelligenza ed il buonsenso per capire che la tua volontà è felicità e pace, e che il peccato porta amarezza ed angoscia. Così sia.

Lunedì 20 Giugno 

S. Gobano; S. Giovanni da Matera; B. Margherita Ebner 
12.a del Tempo Ordinario

2Re 17,5-8.13-15a.18; Sal 59; Mt 7,1-5 

Salvaci con la tua destra e rispondici, Signore!

La parola di Dio è viva, efficace; discernere i sentimenti ed i pensieri del cuore.

 (Ebrei 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 59)
Rit: Salvaci con la tua destra e rispondici, Signore!

Oppure:
Salvaci, Signore, per amore del tuo popolo.

Dio, tu ci hai respinti, ci hai messi in rotta,
ti sei sdegnato: ritorna a noi.

Hai fatto tremare la terra, l’hai squarciata:
risana le sue crepe, perché essa vacilla.
Hai messo a dura prova il tuo popolo,
ci hai fatto bere vino che stordisce.

Nell’oppressione vieni in nostro aiuto,
perché vana è la salvezza dell’uomo.
Con Dio noi faremo prodezze,
egli calpesterà i nostri nemici.

La parola di Dio è viva, efficace; discernere i sentimenti ed i pensieri del cuore.

 (Ebrei 4,12)

19 giugno, 2022

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Corpus Domini

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Corpus Domini:   Corpus Domini autore:  Miguel Cabrera   anno:  1705   titolo:  Allegoria della Santa Eucaristia   luogo:  Museo Blaisten, Messico Nome:  C...



✝ Pensiero del 19 giugno 2022

   


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – 16 19 giugno 2022

Meditazione sul Vangelo di Lc 9,11-17

Sequenza

Ecco il pane degli angeli,

pane dei pellegrini,

vero pane dei figli;

non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunciato

In Isacco dato a morte,

nell’agnello della Pasqua,

nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,

o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici,

portaci ai beni eterni

nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,

che ci nutri sulla terra,

conduci i tuoi fratelli

alla tavola del cielo,

nella gioia dei tuoi santi.

Prendere per dare.

In questa solennità la liturgia ci propone l’episodio della moltiplicazione dei pani che ha trovato nell’evangelista Luca una lettura che richiama all’Eucaristia. Troviamo in esso, infatti, le azioni del prendere, del benedire, dello spezzare e del dare: tutti gesti che ci riportano all’Ultima Cena e che sarà possibile ritrovare anche nel celebre racconto dei discepoli di Emmaus.

Gesù è in mezzo alla folla, insegna e guarisce: due “azioni” proprie della compassione, del riconoscere cioè nell’altro una debolezza che va incontrata, accolta, curata; compassione che è ben diversa dal semplice “sentire pena” perché, quando è vera, essa si trasforma in agire, in un impegno pratico e non si limita ad un vago sentimento di pietà. Gesù, infatti, continua a preoccuparsi della gente anche quando i suoi stessi discepoli lo invitano a congedarla così che da sé si trovi altrove da mangiare e da dormire. Essi, come avremmo fatto anche noi, pensano che le persone siano troppe, che sia impossibile nutrirle, non si sentono all’altezza della situazione. Ma Gesù dà loro fiducia, gli dice che possono dare loro stessi da mangiare. Devono andare a vedere quello che hanno, quello che possono mettere a disposizione. Il resto lo farà Lui. È, in fondo, quanto dobbiamo fare noi: avere più fiducia in noi stessi, considerare le nostre possibilità e capacità, non spaventarci dei nostri pochi mezzi, interiori ed esteriori, e non delegare. Se Cristo ci ha messo il suo Corpo tra le mani, se ci ha chiamati a sé e non vuole lasciarci andare, se ci ha affidato delle persone di cui prenderci cura, se si fida di noi, perché a volte scappiamo, ci deresponsabilizziamo? Cosa ci impedisce di andare a scrutare in noi stessi per capire cosa possiamo dare a Dio e al prossimo? Cosa ci blocca? Il non sentirci in grado, il non essere abbastanza preparati, la paura di sbagliare? I motivi possono essere tanti, ma devo chiedermi se sono motivi validi, e se posso migliorare con un po’ di impegno. Gesù non ha sostituito i Dodici in quello che potevano fare, li ha invece sostenuti e “impiegati” per la distribuzione di quell’abbondanza che può venire solo dalle sue mani. Nessuno è rimasto a digiuno: questo è l’obbiettivo di Cristo, sfamare tutti. Se allora questi “tutti” ci staranno a cuore, se la loro “fame” entrerà come una sana preoccupazione in noi, se ci daremo pensiero per loro, allora non ci sarà blocco o paura che potranno impedirci di considerare cosa noi possiamo mettere a disposizione.

 Domenica 19 Giugno     

CORPO E SANGUE DI CRISTO (anno C) – P

S. Romualdo; Ss. Gervasio e Protasio

Gn 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11b-17

Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore

SEQUENZA
[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.

Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.

Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.

Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.

È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine.

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra.

Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.

Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.

È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.

Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.

È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.

Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.

Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.

Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.

Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.

Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!

Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.

È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo


Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. nella gioia dei tuoi santi.

(Giovanni 6,51)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 109)
Rit: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. nella gioia dei tuoi santi.

(Giovanni 6,51)