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15 settembre, 2022

✝ Pensiero del 15 settembre 2022

 ✝


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede 

Sotto la Croce Maria sta in silenzio, ma il suo silenzio è più eloquente di tante parole.

Giovedì – 24.a Tempo Ordinario – BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA – P

Nel 1667, l’Ordine religioso dei Servi di Maria, dedito alla devozione della Madonna, ottenne l’approvazione della celebrazione liturgica della memoria che celebriamo oggi. Nel 1814, Pio VII la inserì nel calendario romano e Pio X ne fissò la data al 15 settembre. Questa memoria ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla Passione del Figlio, sul Calvario, quando la Redenzione si compie e culmina sulla Croce, nel momento stesso in cui la sua maternità assume dimensioni universali. Il senso di devozione del popolo cristiano fissa la sua attenzione sull’immagine della “pietà”, quando la Vergine accoglie sulle ginocchia il corpo del Figlio morto, appena deposto dalla croce. Come la morte di Cristo era già implicita fin dalla sua Incarnazione nel seno della Vergine, allo stesso modo, nell’iniziale “fiat” di Maria era sottintesa la sua umile accettazione della sofferenza di Cristo, in ogni momento della sua vita e, specialmente, nel momento in cui divenne madre del Corpo Mistico nato dalla Croce.

Meditazione sul Vangelo di Gv 19, 25-27

Egli è segno di contraddizione.

Oggi ricordiamo la Vergine Maria addolorata. Cristo, il figlio di Dio e Figlio di Maria, non venne esentato da morte e patimenti, e attraverso di essi fu reso perfetto, e divenne causa di salvezza. Morte e patimenti sono retaggio di ogni persona umana. Nemmeno Maria, dunque, sebbene madre di Dio, fu esentata dal dolore. La sua obbedienza alla Parola la conduce lungo le tappe di una via di dolore: una “via matris dolorosae”.

Maria per prima, soffrendo col suo figlio morente sulla croce, cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore. Nella tradizione della Chiesa e nella devozione popolare, tale partecipazione di Maria al dolore del Figlio, le ha fatto meritare il titolo di Addolorata. Non è dogma di fede, ma è realtà che ha permeato la sua vita terrena, realtà che termina quando termina la stessa vita, come accade ad ogni uomo. Ma Lei resta vicina ai sofferenti, è madre di ogni dolore. Il Vangelo ci conferma questa piena partecipazione di Maria, con l’immagine della spada. “Anche a te – le dice Simeone al tempio – una spada trafiggerà l’anima”. È la spada del dolore che in tante immagini sacre viene raffigurata, ma anche la spada della Parola di Dio, che penetra, separa, taglia. Alla Parola del Padre, Cristo ha obbedito, anche nel dolore, come ci ricorda la prima lettura. Quella stessa obbedienza stata imparata da Maria, a partire dal suo “sì”, pieno e disponibile a quanto il Signore voleva compiere in Lei. La festa odierna ci insegna questa obbedienza a una Parola che spesso è tagliente, proprio come una spada, che procura ferite e dolore, ma che porta alla vita piena, donata per la salvezza di tutti. Questo ci insegna Maria, nella sua dignità e partecipazione di fronte ad ogni dolore umano, e questo insegna il Figlio, a cui Maria vuole farci giungere.

Giovedì 15 Settembre 
B.V. Maria Addolorata (m); S. Caterina da Genova
24.a del Tempo Ordinario
Eb 5,7-9; Sal 30; Gv 19,25-27 opp. Lc 2,33-35
Salvami, Signore, per la tua misericordia

Beata la Vergine Maria, perché senza morire meritò, sotto la croce del Signore,
la palma del martirio.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 30)
Rit: Salvami, Signore, per la tua misericordia.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Tendi a me il tuo orecchio.

Vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.

Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
la dispensi, davanti ai figli dell’uomo,
a chi in te si rifugia.

Beata la Vergine Maria, perché senza morire meritò, sotto la croce del Signore,
la palma del martirio.

14 settembre, 2022

L'Esaltazione della Santa Croce

 L'Esaltazione della Santa Croce


autore: Lázaro Pardo Lagos anno: 1640/1660 titolo: Esaltazione della Croce luogo: Museo Pedro de Osma, Lima

Nome: Esaltazione della Santa Croce
Titolo: Trofeo della vittoria pasquale
Ricorrenza: 14 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


La festa dell'Esaltazione della S. Croce si celebrava in memoria delle parole profetiche del Divin Maestro: « Quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me » e « quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo allora conoscerete chi sono io ». Questa festa, secondo molti autori, era già fissata il 14 settembre e celebrata con gran solennità, prima ancora che l'imperatore Eraclio riportasse il Santo Legno nel luogo da dove Cosroe, quattordici anni prima, lo aveva asportato.

Cosroe II, re dei Persiani, nel 614, approfittando della dissoluzione dell'impero, mosse guerra ai Romani, col futile pretesto di vendicare l'imperatore Maurizio ed i suoi figli, che Foca aveva barbaramente trucidati. La condotta però ch'egli tenne ben presto diede a conoscere che egli non bramava altro che di saziare la sua ambizione e sfogare il suo odio contro i cristiani. Depredò la Mesopotamia, occupò successivamente le città di Edessa, Cesarea, Damasco e Gerusalemme e dopo aver fatto il solito bottino, abbandonò la Città Santa al saccheggio. Tra i tesori rapiti si trovava quello della Croce del Redentore che S. Elena aveva lasciata come pegno prezioso nella basilica del S. Sepolcro.

Eraclio, successore di Foca, alla vista delle gravi calamità provocate dalla guerra, propose a Cosroe la pace che venne respinta. Eraclio allora con digiuni e preghiere implorò l'aiuto di Dio e radunato l'esercito ingaggiò battaglia campale contro i Persiani che rimasero definitivamente sconfitti presso le rovine di Ninive. Cosroe fuggì ed associò al trono il figliuolo Medarse. Ciò spiacque immensamente al figlio maggiore di Cosroe, Siro, a cui per diritto di primogenitura toccava il regno. Sdegnato dell'affronto, giurò vendetta, e al passaggio del Tigri barbaramente uccise il padre ed il fratello. Eraclio, che come condizione di pace aveva posto la restituzione della Croce, tornò a Gerusalemme, ringraziando la Provvidenza della vittoria riportata.

L'imperatore stesso con vesti imperiali volle portare a spalle la preziosa reliquia alla chiesa di S. Croce sul Calvario, ma una mano invisibile lo arrestò presso la porta che conduceva al colle. Preso da timore, Eraclio si volse al patriarca Zaccaria e questi gli disse: « Guarda, imperatore, che con questi ornamenti di trionfo non imiti la povertà e l'umiltà con cui Gesù Cristo portò il pesante legno nella sua passione ». L'imperatore comprese, e indossato un umile vestimento, riprese la Croce, proseguendo speditamente il cammino. Nella Chiesa, la santa reliquia fu esposta alla pubblica adorazione: la cerimonia fu accompagnata da strepitosi miracoli.

Questa solennità fu poi celebrata ogni anno, premettendo alla festa quattro giorni di preparazione, e numerose turbe accorrevano a Gerusalemme in tale circostanza. Un anno vi si recò anche Maria Egiziaca, che ebbe la grazia della conversione, principio della sua santità.

« Attesa l'importanza religiosa della santa città, scrive il card. Schuster, questa festa si diffuse presto nel mondo cristiano, soprattutto orientale, tanto più che delle particelle della vera Croce fin dal quarto secolo venivano trasportate da Gerusalemme in molte altre chiese di Oriente e d'Occidente; e ci si teneva a riprodurre nelle principali città le cerimonie solenni del culto gerosolimitano verso la S. Croce, il vessillo trionfale della salute cristiana ».

PRATICA. Fermiamoci un istante a considerare í dolori di Gesù sulla Croce, e per amor suo abbracciamo volentieri la nostra croce.

PREGHIERA. O Dio, che in questo giorno ci rallegri colla solennità dell'Esaltazione della S. Croce, fa, te ne preghiamo, che possiamo godere in cielo dei frutti di quella redenzione del cui mistero avemmo conoscenza in terra.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della esaltazione della Santa Croce, che, il giorno dopo la dedicazione della basilica della Risurrezione eretta sul sepolcro di Cristo, viene esaltata e onorata come trofeo della sua vittoria pasquale e segno che apparirà in cielo ad annunciare a tutti la seconda venuta del Signore.

L’Esaltazione della Santa Croce
titolo L’Esaltazione della Santa Croce
autore Giovan Battista Gaulli anno XVI sec




O CROCE DI CRISTO


O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei cuori impietriti di coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a condannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei distruttori della nostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.

O Croce di Cristo, immagine dell’amore senza fine e via della Risurrezione, ti vediamo ancora oggi nelle persone buone e giuste che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volti delle suore e dei consacrati – i buoni samaritani – che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite delle povertà e dell’ingiustizia.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei misericordiosi che trovano nella misericordia l’espressione massima della giustizia e della fede.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno!

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto. In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e vediamo l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro preferiscono le tenebre alla luce.

O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal diluvio del peccato, salvaci dal male e dal maligno! O Trono di Davide e sigillo dell’Alleanza divina ed eterna, svegliaci dalle seduzioni della vanità! O grido di amore, suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce.

O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte. O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire.

Amen!

Papa Francesco

✝ Pensiero del 14 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

La Croce e l'Albero le cui radici affondano, nel cuore del mondo santificandolo.

Mercoledì – 24.a Tempo Ordinario – ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE – P

Questa festa, detta “esaltazione“, giunse a partire dal VII secolo in Occidente dalla Chiesa d’Oriente. In origine legata alla dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo, dopo il primo leggendario ritrovamento ad opera di Elena, madre dell’imperatore Costantino, commemorava il recupero della preziosa reliquia da parte dell’imperatore Eraclio nel 628. Simbolo e compendio della religione cristiana, la croce, “albero della vita”, è il segno con cui, nel Battesimo, veniamo configurati a Cristo nella morte e nella gloria. La glorificazione di Cristo passa attraverso il tormento della croce. L’infamante supplizio (“crux“, in latino “tormento“) riservato agli schiavi, diviene gloria eterna: Cristo si sottomette volontariamente all’umiliante condizione di schiavo. Il cristiano, accogliendo il messaggio evangelico presentato dagli Apostoli (che è, appunto, “presentazione di Cristo crocifisso”), portando quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze come Gesù, “viene crocifisso con Cristo” e partecipa così alla gloria del Risorto.

Meditazione sul Vangelo di Gv 3, 13-17

…perché il mondo si salvi per mezzo di Lui.

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce è nata nei primi secoli, in Gerusalemme. Il 13 settembre del 335 venne consacrata nella Città Santa la basilica della Risurrezione, voluta da Elena e Costantino, e il giorno dopo vennero mostrate per la prima volta al popolo le reliquie della croce del Salvatore. Dal VII secolo l’esposizione del legno della croce alla venerazione dei fedeli è arrivata a Roma, dove la tradizione, fondendosi con la liturgia, ne ha approfondito il significato quale mezzo di salvezza. Le parole che Gesù rivolge a Nicodemo nel Vangelo di oggi ci introducono in questo mistero di amore e di salvezza.

 “Il Dio che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori”; così parlava Papa Benedetto XVI, nel giorno della Messa inaugurale del suo Pontificato. Questa sua affermazione sembra racchiudere per noi, oggi, il senso della Festa dell’Esaltazione della Croce, immettendoci direttamente nel discorso che Cristo fa a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”. Cristo sa di essere mezzo di salvezza, e sa che la croce su cui dovrà salire ed essere confitto diventerà la via della salvezza. Ma chi può introdurci in questo mistero? Dov’è oggi la croce di Cristo che salva? Come riconoscerla? Non abbiamo bisogno di tante parole, ma abbiamo bisogno, il mondo ha bisogno, di testimoni della croce. Negli indimenticabili giorni di agonia del defunto Giovanni Paolo II, lo sguardo e il cuore del mondo sono stati “feriti” da un raggio di quella luce che proviene dalla croce di Cristo. L’umanità, anche quella inconsapevole, ha potuto vedere e partecipare ad un’opera della salvezza: un uomo solo, abbracciato strettamente alla sua croce, visibilmente sfigurato dal dolore, ha fatto alzare gli occhi di tutti verso il cielo. “Attirerò tutti a me”. Non c’è stato uomo, da oriente ad occidente, che anche solo per un attimo non abbia rivolto il pensiero a Dio. Ecco l’opera della salvezza, opera d’amore che ha come compimento ultimo la vita, la vita vera, eterna, in Dio, il ritorno in Dio nostra Patria. “La croce”, diceva Giovanni Paolo Il, “piantata in terra, si proietta in alto, come un indice puntato al cielo, un indice che addita la bontà di Dio”. Esaltare la croce è, allora, professare la nostra fede nel Figlio mandato per amore dal Padre, scoprire il suo dolore legato al nostro, e ritrovarci insieme con Lui trasfigurati nella Risurrezione.

Mercoledì 14 Settembre 2022
Esaltazione della Santa Croce (f); S. Gabriele T.D.
24.a del Tempo Ordinario
Nm 21,4b-9 opp. Fil 2,6-11; Sal 77; Gv 3,13-17
Non dimenticate le opere del Signore!

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)
Rit: Non dimenticate le opere del Signore!

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo.


12 settembre, 2022

Santissimo Nome di Maria

 Santissimo Nome di Maria

autore: Ilian Rachov anno: 2003 titolo: Madonna col Bambino luogo: Collezione privata

Nome: Santissimo Nome di Maria
Titolo: L'amore di Maria verso il Figlio
Ricorrenza: 12 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria facoltativa


Dopo il nome di Gesù non v'è nome più dolce, più potente, più consolante che quello di Maria; nome dinanzi a cui s'inchinano riverenti gli Angeli, la terra si allieta, l'inferno trema.

Tre sono i principali significati di questo nome:

Mare: dall'ebraico Maryam, nome adatto ad esprimere la sovrabbondanza delle grazie sparse sopra di lei. Come invero tutti i fiumi sboccano nell'oceano, così tutti i tesori delle grazie celesti, tutte le eccelse prerogative e carismi furono versati sopra l'anima della Vergine, la quale è chiamata: « Madre di grazie ».

Amarezza: anche questo conviene moltissimo alla Vergine il cui cuore nuotò in un mare di angoscia, precisamente come aveva predetto il Profeta: « Immenso come il mare è il tuo cordoglio ». Come la Vergine era stata colmata più di tutti i Santi di grazia, così più di tutti loro doveva bere il calice amaro della passione del suo Figliuolo Gesù.

Stella: con questo appellativo la Chiesa invoca la Vergine nel bellissimo inno « Ave, Maris Stella ». S. Bernardo intreccia sapientemente a questo significato le più belle pagine di eloquenza e le più consolanti considerazioni: « Ella è la pura e gloriosa stella che sorge da Giacobbe ed illumina tutto il mondo; la sua luce brilla nei cieli e penetra negli abissi, percorre la terra, infiamma d'amor divino ogni cuore, suscita le virtù e distrugge il vizio. Ella è la candida e dolce stella dalla Provvidenza innalzata sopra il profondo mare dell'universo, per illuminarlo con lo splendore del suo esempio ». Maria è ancora giubilo al cuore, melodia soave all'orecchio, balsamo salutare ad ogni sorta di miserie; come l'arcobaleno indica la fine della tempesta ed annunzia il ritorno della calma, così il nome di Maria entrato in un'anima ne allontana il peccato e la dispone alla pace col Signore.

Il culto del Santissimo Nome della beata Vergine Maria che il Martirologio Romano ricorda in questo giorno, rievoca l' amore della Madre di Dio verso il suo Figlio santissimo ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore, perché sia invocata con profonda devozione. E' un culto che si diffuse nel corso dei secoli in tutta la Chiesa, ed i Pontefici arricchirono d'indulgenze l'invocazione dei nomi di Gesù e di Maria.

Nel 1513 il Papa Giulio II da Roma concesse alla Spagna una festa in onore del nome di Maria. San Pio V la sopprese, Sisto V la ripristinò e si estese poi nel 1671 al Regno di Napoli fino a raggiungere Milano. Dopo la vittoria riportata nel nome di Maria contro i Turchi da Giovanni Sobieski, re di Polonia, il Beato Pontefice Innocenzo XI il 12 settembre 1683, in memoria e grato del prodigio, estese questa festa a tutta la Chiesa, fissandola alla domenica fra l'Ottava della Natività. Fu infine san Pio X a riportarla al 12 settembre.

PRATICA. S. Bernardo ci raccomanda: «Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, invoca Maria. Un sì bel nome non si parta dalla tua bocca, non si parta dal tuo cuore ».

PREGHIERA. Deh! concedi, Dio onnipotente, che tuoi fedeli, i quali si rallegrano del nome e della protezione della SS. Vergine Maria, siano liberati, per la sua amorevole intercessione, da tutti i mali in terra, e meritino di giungere ai gaudii eterni nel cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. In questo giorno si rievoca l'ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.

Santissimo Nome di Maria
autore Ilian Rachov titolo Madonna col Bambino


Scrive il Manzoni:

IL NOME DI MARIA


Tacita un giorno a non so qual pendice Salia d'un fabbro nazaren la sposa; Salia non vista alla magion felice D'una pregnante annosa;

E detto: "Salve" a lei, che in reverenti Accoglienze onorò l'inaspettata, Dio lodando, sclamò: Tutte le genti Mi chiameran beata.

Deh! con che scherno udito avria i lontani Presagi allor l'età superba! Oh tardo Nostro consiglio! oh degl'intenti umani Antiveder bugiardo!

Noi testimoni che alla tua parola Ubbidiente l'avvenir rispose, Noi serbati all'amor, nati alla scola Delle celesti cose,

Noi sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne L'alta promessa che da Te s'udia, Ei che in cor la ti pose: a noi solenne È il nome tuo, Maria. continua >>



Nome di Maria



PREGHIERA AL NOME DI MARIA



O potente Madre di Dio e Madre mia Maria, è vero che non sono degno neppure di nominarti, ma Tu mi ami e desideri la mia salvezza.

Concedimi, benché la mia lingua sia immonda, di poter sempre chiamare in mia difesa il tuo santissimo e potentissimo nome, perché il tuo nome è l'aiuto di chi vive e la salvezza di chi muore.

Maria purissima, Maria dolcissima, concedimi la grazia che il tuo nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita. Signora, non tardare a soccorrermi ogni volta che Ti chiamo, poiché in tutte le tentazioni e in tutte le mie necessità non voglio smettere di invocarti ripetendo sempre: Maria, Maria. continua >>




INNO AL NOME DI MARIA



Inno al Nome di Maria


O dolce Nome, Maria, Maria,
speme e conforto dell’alma mia,
col cuor sul labbro, finché vivrò:
o dolce Nome, t’invocherò.

Allor che l’alba rimena il giorno,
allor che il sole fa in mar ritorno,
ovunque stia, ovunque andrò:
o dolce Nome, t’invocherò.

Nel mar crudele di questa vita,
se la mia nave andrà smarrita,
a te mia stella mi volgerò;
o dolce nome t’invocherò.

Tu sei la stella che fuga i venti,
che doma e placa l’onde frementi,
che mille e mille navi salvò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

La sospirata placida calma
per te sicura godrà quest’alma:
per te beato ognor sarò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

Perché sia lungi timore e doglia,
perché sia lungi ogni rea voglia,
a te, Maria. sol penserò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

Quando al confine del viver mio,
a quel confine pur giunto anch’io,
l’estreme voci proferirò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

In quei tremendi mortali affanni,
del fier nemico le insidie, i danni,
per sì bel nome non temerò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

✝ Pensiero del 12 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

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Donna amata da Dio

Lunedì – 24.a Tempo Ordinario – Ss. NOME DI MARIA

Meditazione sul Vangelo di Lc 7, 1-10

Comanda con una parola, e il mio servo sarà guarito.

L’Evangelista Luca, nei capitoli precedenti (5 e 6) ci ha presentato Gesù che si rivolgeva agli Israeliti; nel capitolo che oggi inizieremo a leggere ci presenta il Maestro, che si rivolge ai pagani, cioè a coloro che non conoscono la Legge. Gesù entra a Cafarnao, città di confine, e inizia la sua attività missionaria destinata ai lontani. Il centurione è pagano, un uomo buono, stimato da tutti, fa opere buone, aveva costruito loro la Sinagoga… Ma non crede! Egli ha sentito parlare di Gesù e intraprende un viaggio: “il viaggio dell’abbandono, il viaggio della fede”; gli affida il suo servo che ama come un figlio, “l’aveva molto caro”.

Un servo amato dal padrone… la sua vita gli era preziosa! Anche il “padrone” era prezioso agli occhi di Dio Creatore e, attraverso il suo servo, anche questo pagano viene raggiunto dall’Amore Creatore. “Tu sei prezioso ai miei occhi, …sei degno di stima e io ti amo!” (Is 43,4). Il centurione ha solo sentito parlare di Gesù, non lo ha mai incontrato… La Parola – Gesù – lo ha raggiunto. Un annuncio ha messo in movimento un cuore che amava. Amava il suo servo, amava il popolo che serviva, per questo ha potuto conoscere l’Amore vero, il solo che può ridonare la vita. Dio è amore! Dice san Giovanni nella sua lettera: “e chi vive nell’amore dimora in Dio e Dio in lui” (cf. 4,613). Con umiltà e fiducia il centurione pone la sorte del suo amato servo nelle “mani” di Gesù, pone una vita prossima alla morte nelle mani della Vita Vera; riconosce in Gesù Colui che offre la vita per tutte le sue pecorelle, a qualsiasi ovile appartengano. L’umiltà e la fiducia sono le due virtù che introducono ogni uomo nel cammino di fede: il centurione dimostra di possederle entrambe. La salvezza è entrata nella casa del centurione perché prima era entrata nel suo cuore: aveva accolto l’annuncio, si era lasciato evangelizzare dalla Parola.

Lunedì 12 Settembre 2022
Ss. Nome di Maria (mf); S. Albeo; S. Guido
24.a del Tempo Ordinario
1Cor 11,17-26.33; Sal 39; Lc 7,1-10
Annunciate la morte del Signore, finché egli venga

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.

(Giovanni 3,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo.

Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: «Il Signore è grande!»
quelli che amano la tua salvezza.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.

(Giovanni 3,16)

11 settembre, 2022

✝ Pensiero del 11 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Si alzò, e tornò da suo padre, il perdono ha una sola condizione: «Voler essere perdonati».

Meditazione sul Vangelo di Lc 15,1-32

La via del ritorno.

Una pecora si smarrisce. Un pastore la va a cercare per far festa quando la trova. Una donna perde una moneta. La cerca, e quando la ritrova chiama le vicine per festeggiare. Un figlio che se ne va e uno che resta. Un padre con un amore immenso tra le mani e nel cuore, e due figli che non sanno amare. Se si resta fuori della parabola, non si comprende come mai i figli non vedano l’amore di quel loro padre. È così palese! Se si entra nella parabola e si entra nell’animo dei figli, si percepisce quanto sia difficile amare quel padre. Il parametro usato dai figli per misurare l’amore paterno è nell’ottenere qualcosa per sé. A uno la casa sta stretta, chiede quanto gli spetta, si allontana e consuma l’amore ricevuto fino ad esaurirlo: non ha messo del suo nel patrimonio. All’altro che resta a casa, il cuore langue, non osa chiedere quanto gli è dovuto, non respira l’amore che ha intorno ma lo consuma finché si sente privato di quanto gli spetta. Il padre non si arrende e la casa diventa il luogo discriminante: c’è vita dove c’è il padre: dentro casa per il figlio che è tornato, e fuori casa per il figlio che non vuole entrare.

Il pastore cerca la pecora, la donna cerca la moneta, il padre non va a cercare il figlio. Perché tanta differenza? Lo dice la parabola in sé. La pecora e la moneta sono smarrite, non conoscono la strada del ritorno. Se nessuno le cercasse, resterebbero perdute per sempre. Il figlio invece conosce la strada di casa perché ha scelto di allontanarsi da essa. Di fronte ad una pecora smarrita è bene andare, caricarla sulle spalle e riportarla a casa. Di fronte ad una persona che si allontana, si può solo continuare ad amare e ad attendere. Il figlio più piccolo torna a casa spinto dalla fame. Non conosce fino in fondo l’amore del padre, ha il cuore di servo, scopre la sua dignità di figlio nel perdono che riceve. Il figlio maggiore, fedele ai suoi doveri di figlio, vive la logica dello schiavo, di chi non si sente libero ma subisce la relazione di figlio. L’amore del padre non mette condizioni né all’uno né all’altro, né prima né dopo: è la logica della libertà che dona e si dona secondo le necessità. “Figlio, tu sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo”. Ecco la chiave dell’amore filiale!

Domenica 11 Settembre 
Ss. Proto e Giacinto; S. Adelfio; B. Maria Pierina De Micheli
24.a del Tempo Ordinario (anno C)
Es 32,7-11.13-14; Sal 50; 1Tm 1,12-17; Lc 15,1-32
Ricordati di me, Signore, nel tuo amore

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

09 settembre, 2022

✝ Pensiero del 09 settembre 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Cristo è la Luce, seguire LUI è avere un cammino sicuro che porta alla salvezza.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6, 39-42

Chi è ben preparato, sarà come il suo Maestro.

Gesù propone una serie di brevi parabole su chi non riesce a vedere il proprio peccato. Chi non vede non può guidare un altro cieco, né chi ha una trave in un occhio può togliere dall’occhio di un altro un pezzetto di paglia. Pretendere di farlo comunque è presunzione, è non avere la giusta coscienza di sé. Tali persone il Maestro le definisce ipocrite. Gesù invita prima a purificare dal peccato se stessi, ad assumere atteggiamenti di carità vera e d'umiltà. Solo allora è possibile aiutare, con carità, il fratello nel suo cammino di purificazione.

Nel nostro cammino siamo spesso tentati di voler cambiare il mondo, o almeno le persone con cui siamo in contatto ogni giorno. Abbiamo spesso la pretesa di sapere noi quale è il loro problema, il difetto da correggere, il peccato da sanare. E magari ci alteriamo con Dio che non “corregge” in modo pronto e adeguato. Poi, magari, il nostro cammino personale è tutto accidentato di cadute, abbiamo peccati di cui non riusciamo a liberarci da anni, e difetti nel nostro comportamento che non vogliamo o non riusciamo a correggere. Verso noi stessi, però, non poniamo l’attenzione necessaria per guardarci con verità, a smascherare le nostre meschinità, le nostre pigrizie e negligenze. Se c’è un’energia che sprechiamo, semmai, è quella che occorre a nascondere a noi stessi e a Dio il nostro peccato, come se si potesse nascondergli qualcosa. Un cieco non può guidare un altro cieco, specialmente se il suo peccato è più nascosto, ma anche più grande. È necessario metterci nella verità di noi stessi, prendere coscienza della nostra debolezza di fragilità, della nostra piccolezza di fronte alla grandezza di Dio e alla sua onnipotente misericordia. Continuare a nascondere a noi stessi e a Dio il nostro peccato è una mancanza di fiducia: «Nella sua amorosa paternità, ed è un atto di superbia. Il cristiano non può essere più grande di Cristo. Al limite, può essere come Cristo, se lo imita fino a dare la vita per amore». Il Signore c'invita, allora, all’umiltà di fronte a Lui e alle persone che ci vivono accanto; c'invita alla pazienza dei tempi lunghi, che rientrano a volte in una logica di Dio che noi non conosciamo o che noi non capiamo; c'invita alla fede in Lui, perché è Lui che trasforma e cambia i cuori.

Venerdì 9 Settembre 2022
S. Pietro Claver; S. Giacinto
23.a del Tempo Ordinario
1Cor 9,16-19.22b-27; Sal 83; Lc 6,39-42
Quanto sono amabili le tue dimore, Signore!

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 83)
Rit: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:

«Senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore».


Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene a chi cammina nell’integrità.

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)


08 settembre, 2022

BUON COMPLEANNO ALLA VERGINE MARIA

 Nella Festa della Tua Natività, m'immergo, nel Tuo Cuore, Maria. T'affido la mia vita: «Possa somigliare alla Tua».



✝ Pensiero del 08 settembre 2022


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Sotto la vostra protezione ieri oggi e per sempre e spero anche per tutta l'eternità anche se so di non meritarmelo

Giovedì – 23.a Tempo Ordinario – NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA – P

Meditazione sul Vangelo di Mt 1, 1-16.18-23

Non temere di prendere con te Maria!

Oggi con tutta la Chiesa celebriamo la nascita di Maria, la Vergine che concepisce e porta in sé l’Emmanuele: questo è celebrare l’iniziativa di Dio nella storia, il suo intervento attraverso il “sì” di una giovane donna, verso tutto il popolo. Il Vangelo di Matteo ce lo ricorda bene, narrandoci la genealogia di Gesù come una litania di nascite che sfocia nel Figlio di Dio.

Matteo, nel Vangelo di oggi, fa precedere la narrazione della nascita di Gesù dal racconto della sua genealogia. La lettura di questi numerosi antenati è accompagnata da un’attesa: c’è in effetti un’attesa di compimento di tutte le promesse di Dio a favore del suo popolo. Giuseppe è l’ultimo anello della genealogia, è lo sposo di Maria, dalla quale “nacque Gesù, chiamato il Cristo”: Lui, il Dio con noi, realizza ogni promessa. Tutti, uomini e donne, sono stati una tappa di questa storia di salvezza: nella nascita e nella vita di ciascuno di essi, sempre c’è l’iniziativa di Dio. Il punto di forza nella scoperta dell’importanza di una nascita sta nella scoperta che Dio è il protagonista di quella nascita e del destino di quella persona, quindi, anche nella nascita e nella vicenda di Maria. Scaturisce spontanea la lode e il ringraziamento per il dono della vita, che oggi, la figura di Maria, ci porge in modo evidente. Dio pone in lei le sorgenti della vita (così ripetiamo nel salmo), come anche le pone in ciascuno di noi, nella responsabilità di farle scorrere come vita per il mondo.

Giovedì 8 Settembre 2022
Natività B.V. Maria (f); S. Sergio I; B. Federico Ozanam
23.a del Tempo Ordinario
Mi 5,1-4 opp. Rm 8,28-30; Sal 12; Mt 1,1-16.18-23
Gioisco pienamente nel Signore

Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna di ogni lode: «Da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 12)
Rit: Gioisco pienamente nel Signore.

Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi.

Io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato.

Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna di ogni lode: «Da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio».