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15 agosto, 2022

Assunzione della Beata Vergine Maria

 Assunzione della Beata Vergine Maria

autore: Guido Reni anno: 1627 titolo: Assunzione di Maria luogo: Chiesa di Santa Maria Assunta a Castelfranco Emilia

Nome: Assunzione della Beata Vergine Maria
Titolo: Maria assunta in cielo
Ricorrenza: 15 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità


Gesù salendo al cielo aveva lasciato la sua Madre a guida della Chiesa nascente perchè fosse a tutti di conforto. La lasciò fin tanto che la vide necessaria a guidare e raddolcire le pene degli Apostoli e dei discepoli, ma appena vide che la sua missione era compiuta, le fece risuonare all'orecchio le parole: Veni, mater mea: Veni, coronaberis (Vieni, madre mia, vieni: sarai coronata). Maria che tanto e così ardentemente aveva desiderato di unirsi in Paradiso al suo Divin Figliuolo, ebbe un sussulto: il suo vergine cuore, inondato di nuovo amore e di nuova speranza, con un palpito più forte spezzò il fragile velo del corpo che teneva ancora la sua anima prigioniera su questa terra e spirò di puro amor di Dio. Era a Gerusalemme e fu sepolta nell'orto degli Ulivi. Narra la tradizione che al transito della Beata Vergine erano presenti tutti gli Apostoli, eccetto San Tommaso. Ma come la sua mancanza di fede nella resurrezione di Gesù gli aveva permesso di mettere la sua mano nel costato del Salvatore, così ora la sua assenza era stata disposta da Dio perchè gli Apostoli potessero constatare l'Assunzione della Vergine. Difatti, all'arrivo di Tommaso, gli Apostoli gli furono attorno raccontandogli il beato transito della Madonna, e quando egli espresse il desiderio di vederla ancora una volta, sia pure nel sepolcro, tutti gioirono perché dava anche ad essi occasione di rinnovare il loro doloroso, ma pur amoroso addio alla Madre. Si recarono quindi tutti insieme al sepolcro, ma invece del corpo di Maria trovarono rose e gigli dai quali emanavano fragranze ineffabili di Paradiso. Maria, l'arca santa, il tabernacolo del Verbo fatto carne, era stata dagli Angeli assunta in cielo. Questa è l'origine della festa odierna che è una delle più antiche in onore della SS. Vergine. L'Assunzione segna l'ingresso trionfale di Maria in cielo, la sua glorificazione, la sua incoronazione nella corte celeste.

Maria trionfa oggi in cielo della triplice vittoria del figlio suo: Gesù ha trionfato del peccato, della concupiscenza e della morte: e la SS. Vergine associata al trionfo del Figlio, canta oggi vittoria sul peccato per la sua immacolata concezione; vittoria sulla concupiscenza per la sua verginale maternità; vittoria sulla morte per la sua risurrezione e gloriosa assunzione al cielo.

« Colla sua morte, Maria, dice S. Giovanni Damasceno, dà gloria a Dio accettando la distruzione del suo essere come condizione della natura umana da lui creata; acquista per sè grandi meriti umiliandosi fino all'annientamento; dà a noi l'esempio della sottomissione che dobbiamo avere al Creatore ». Oltre a questo S. Alfonso dice che la SS. Vergine accettò la morte anche per imitare il suo Divin Figliuolo, che si era degnato di morire per amor nostro. Perciò S. Bernardino da Siena, tutto pieno di gioia per tanta festività, commentando il passo: Surge Domina, tu et arca sanctificationis tuae, grida al Signore: « Sì, o Gesù, ascenda al cielo anche la tua SS. Madre santificata dalla tua concezione ».

Cosi, come Gesù è nostro Salvatore, Maria è dispensatrice di grazie; Gesù nostro mediatore, e Maria nostra mediatrice; Gesù redentore, Maria corredentrice; Gesù via, verità, vita, Maria vita, dolcezza e speranza nostra; Gesù e Maria come sono uniti nella loro opera per la nostra salvezza, così in cielo sono uniti nella medesima gloria immortale.

PRATICA. Facciamo l'atto di accettazione della morte.

PREGHIERA. Supplichiamo la tua clemenza, o Signore Dio nostro, affinchè, mentre celebriamo l'Assunzione della Madre tua, veniamo liberati, per sua intercessione, da tutti i mali che ci minacciano.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio e Signore nostro Gesù Cristo, che, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta anima e corpo nella gloria celeste. Questa verità di fede ricevuta dalla tradizione della Chiesa fu solennemente definita dal papa Pio XII.

ICONOGRAFIA


Nell'iconografia l’immagine di Maria Assunta in Cielo è in genere strutturata in tre parti sovrapposte. Maria è collocata nella parte superiore in piedi mentre è trasportata da angeli spesso musicanti, a volte è inscritta in una mandorla formata dagli stessi angeli come nel capolavoro del Pinturicchio. Possono accompagnarla gli arcangeli Michele e Gabriele, più raramente Cristo, a terra gli apostoli circondano il sepolcro vuoto con gli occhi rivolti alla scena. L'esempio più classico è sicuramente quello di Guido Reni che creò varie versioni di Maria Assunta.

Assunzione della Vergine Maria
titolo Assunzione della Vergine Maria
autore Guido Reni anno 1617


Assunzione della Vergine Maria
titolo Assunzione della Vergine Maria
autore Alessandro Turchi anno 1631-35


Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Ambito di Federico Zuccari anno XVI sec


Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Simon Vouet anno 1644-49


Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Pinturicchio anno XV sec.


Talora sono presenti alcuni santi come in una Sacra Conversazione o l’apostolo Tommaso in atto di ricevere la cintola dalla Vergine stessa. Rubens aggiunse il nuovo motivo delle due donne che raccolgono le rose, forse Marta e Maria, personificazioni della vita attiva e di quella contemplativa. Esse simboleggiano, secondo un autore della Controriforma, il corpo e l’anima della Madonna.

Assunzione della Vergine
titolo Assunzione della Vergine
autore Pieter Paul Rubens anno 1625-1626


Un terzo elemento della composizione, è costituito da Dio padre a volte circondato da cherubini e serafini che si appresta ad accogliere la Vergine.

✝ Pensiero del 15 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

La Madre di Gesù, glorificata nel corpo e nell'anima, costituisce l'immagine e l'inizio della Chiesa.
Santa Solennità dell'Assunta

Lunedì – 20.a Tempo Ordinario – ASSUNZIONE della BEATA VERGINE MARIA – P

Meditazione sul Vangelo di Lc 1, 39-56

Maria compare per l’ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: è in mezzo agli Apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di san Giovanni il teologo, riferendosi alla conclusione della vita terrena di Maria parlano di “dormizione”. Questa celebrazione fu istituita in Oriente nel VII secolo con un decreto dell’imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione venne introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio l. Trascorse un altro secolo prima che il termine “dormizione” cedesse il posto a quello più esplicito di “assunzione”. La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, afferma che Maria non dovette attendere la fine dei tempi, al pari delle altre creature, per fruire anche della redenzione corporea, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima.

La potenza di Dio nella semplicità dei piccoli.

Il Magnificat può essere considerato un salmo “cristiano”: in esso viene celebrata la bontà di Dio, davanti alla quale ogni potere umano si fa relativo. Perché le vie e i pensieri del Signore non sono le vie e i pensieri degli uomini.

Maria nella sua vita non ha visto disperdere i superbi nei pensieri del loro cuore, non ha visto rovesciare i potenti dai troni, innalzare gli umili, ricolmare di beni gli affamati e rimandare a mani vuote i ricchi. Non ha certo avuto buoni esempi dal potere politico e religioso del suo tempo. Perché allora sulle sue labbra troviamo un canto di ringraziamento come il Magnificat? Perché Maria ha visto che in Gesù è avvenuto il giudizio. Gesù è uno spartiacque: chi si gonfia di superbia, i potenti, coloro che hanno le mani piene di se stessi e per se stessi, non possono dire di essere con Lui. Nella vita terrena possono fare il buono e il cattivo tempo, ma lo sguardo di Dio sul mondo è diverso. Per Dio contano altre cose e ciò che è piccolo di fronte agli uomini è grande per Lui. Ciò che agli occhi di tanti è una sconfitta, agli occhi di Dio è fonte di eternità. Maria ha vissuto nella sua carne l’ingiustizia e la cattiveria umana. Ma in Gesù ha capito che tutto questo non era l’ultima parola. Lei per prima si è sentita una salvata, guardata e amata da Dio in tutta la sua piccolezza e povertà. Lei ha sperimentato gli occhi di misericordia del Signore. E ha compreso quale era, ed è, la via che Dio sceglie per parlare agli uomini: parla negli umili, nei piccoli, nei miti. Chi li dimentica, chi passa loro accanto senza notarli, chi non si fa come loro nel cuore e nel comportamento, perde Dio. Non può capire Cristo, non può capire cosa significhi essere amati e amare di amore gratuito, non può capire cosa voglia dire essere liberati dal Signore. L’Assunzione ci porta in questo mistero: Maria ha scelto la via di suo Figlio, il suo stile, i suoi criteri di giudizio, con tutte le fatiche che questo comportava. Ogni parte di lei è stata così trasfigurata, che la sua fine terrena e il suo corpo non potevano non seguire le orme di Colui che aveva abbracciato da subito con tutta se stessa.

Lunedì 15 Agosto 
ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA (s) – P

S. Tarcisio; S. Stanislao Kostka
Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56
Risplenda la Regina, Signore, alla tua destra

Maria è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)
Rit: Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:

«Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre».


Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: «Rendigli omaggio».


Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Maria è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli.


14 agosto, 2022

San Massimiliano Maria Kolbe

 San Massimiliano Maria Kolbe


Nome: San Massimiliano Maria Kolbe
Titolo: Sacerdote e martire
Nome di battesimo: Rajmund Kolbe
Nascita: 8 gennaio 1894, Zdu?ska Wola, Polonia
Morte: 14 agosto 1941, Campo di concentramento di Auschwitz, O?wi?cim, Polonia
Ricorrenza: 14 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica
Protettore:radioamatori


Padre Kolbe è l'eroico frate francescano conventuale che nel campo di concentramento di Auschwitz offrì la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia, Francesco Gaiowniczek, condannato a morire di fame come rappresaglia per la fuga di un detenuto.

Giovanni Paolo II, nell'elevarlo agli onori degli altari, il 10 ottobre 1982, lo ha proclamato «patrono del nostro difficile secolo», un esempio di pace e di fraternità in una società sconvolta dall'odio e dall'egoismo.

Kolbe nacque a SudunzskaWola, una cittadina del centro industriale di Lodz, l'8 gennaio 1894. I suoi genitori erano operai tessili. Kolbe da ragazzo conobbe il senso liberatorio e insieme opprimente di povertà e lavoro. E quell'esperienza non fu estranea ad alcune scelte che lo portarono ad abbracciare la Regola di san Francesco tra i minori conventuali di Leopoli (1907) e poi a dar vita a una istituzione che aveva proprio, in povertà e lavoro, caratteristiche tipicamente francescane, un sicuro fondamento, e cioè le «Città dell'Immacolata»: «Niepokalanów», in Polonia, e «Mugenzai No Sono», in Giappone.

Nell'ideale francescano Kolbe innestò poi la propria fiducia nella possibilità offerta dai mezzi che la tecnica in quel tempo stava mettendo a disposizione. E a chi gli faceva osservare che su di essi già il diavolo aveva allungato le sue sordide zampacce, egli rispondeva: «Ragione di più per svegliarci e metterci all'opera per riconquistare le posizioni perdute».

Quando ne ebbe l'opportunità, dimostrò la bontà e la lungimiranza dei propri progetti. E ciò avvenne in Polonia, dove ritornò nel 1919, dopo aver conseguito a Roma la laurea in teologia.

A pochi chilometri da Varsavia diede vita nel 1927 a «Niepokalanów» (Città dell'Immacolata) i cui cittadini, tutti frati, si dedicavano, vivendo in rigorosa povertà, all'apostolato per mezzo della stampa. E furono autori di un consistente boom editoriale che ancor oggi sorprende. Il «Cavaliere dell'Immacolata», la prima di una catena di riviste, fondato nel 1922 dopo un periodo iniziale di stasi, decollò raggiungendo le cinquantamila copie. In seguito si affermò come settimanale con settecentocinquantamila copie (addirittura un milione nel 1938).

L'Immacolata, cui padre Kolbe ha intitolato gran parte delle sue riviste, era il suo chiodo fisso. In tempi non troppo felici per la chiesa e per il mondo, Kolbe vedeva nella Madonna l'ideale capace di scuotere le coscienze, di ridare fiato al cristianesimo; un ideale, comunque, per il quale combattere le sante battaglie della fede. Per questo, ancor prima di essere ordinato sacerdote, aveva istituito a Roma, il 16 ottobre 1917, la Milizia dell'Immacolata, uno strumento per far conoscere e vivere la devozione alla Madre di Cristo, ancor oggi vivo e prosperoso.

Nel 1930 partì missionario per il Giappone a fondarvi un'altra Città dell'Immacolata, animata dallo stesso spirito e dagli stessi ideali. Tornato definitivamente in Polonia, dopo un paio di altri viaggi «missionari» nello stesso Giappone e in altri paesi dell'oriente, padre Kolbe si dedicò interamente alla sua opera.

La seconda guerra mondiale lo sorprese a capo del più importante complesso editoriale della Polonia.

Il 19 settembre 1939 fu arrestato dalla Gestapo, che lo deportò prima a Lamsdorf (Germania), poi nel campo di concentramento di Amlitz. Rilasciato l'8 dicembre 1939, tornò a Niepokalanów, riprendendo l'attività interrotta. Arrestato di nuovo nel 1941 fu rinchiuso nel carcere di Pawiak a Varsavia, e poi deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove con uno straordinario atto d'amore chiuse una vita tutta spesa al servizio degli altri.

Nel campo viveva una legge secondo la quale, per la fuga di uno, dieci dello blocco, venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo. Quando all'appello della sera risultò che uno mancava un grande timore invase l'animo di tutti i prigionieri...

Il Comandante scelse con un cenno della mano chi doveva morire e ad un tratto si sentì un grido: «Addio! addio! mia povera sposa, addio miei poveri figli...era il sergente Francesco Gajowniczek.

Ma ad un tratto un uomo, anzi, un numero esce con passo deciso dalle file e va diritto verso il Comandante del campo. Chi è lei? Cosa vuole? Come osa infrangere la ferrea disciplina ed affrontare il terribile Capo?

«Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli».

Il Comandante, meravigliato, parve non riuscire a trovare la forza per parlare e stranamente accettò quella proposta...

Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna.

Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano.

Venne ucciso con un'iniezione di acido fenico, perché la cella, che egli aveva trasformato in cenacolo di preghiera e che condivideva con gli altri condannati, serviva per altre vittime. «Porse lui stesso, con la preghiera sulle labbra, il braccio al carnefice», raccontò un testimone.

Lo trovarono qualche ora dopo, «appoggiato al muro, con la testa inclinata sul fianco sinistro e il volto insolitamente raggiante. Aveva gli occhi aperti e concentrati in un punto. Lo si sarebbe detto in estasi». Era la vigilia dell'Assunta, di una festa della Madre di Dio, che egli aveva sempre amato, chiamandola con il nome di «dolce mamma».

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.

✝ Pensiero del 14 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Battezzati siamo di Cristo, chiamati a scegliere Lui nelle decisioni quotidiane, per essere pronti a quelle estreme. Questo ha fatto S. Massimiliano Kolbe.

Meditazione sul Vangelo di Lc 12,49-53

I segni dei tempi.

Le letture odierne mostrano le difficoltà e le incomprensioni che incontra chiunque si decide per il Signore. Non si intende scoraggiare chi legge, piuttosto invitarlo a riporre la sua fiducia e la sua povertà nelle mani di Dio.

«Pensate a chi ha sopportato contro di sé una così grande ostilità perché non vi stanchiate perdendovi d’animo». Nella vita di fede non ci si perde d’animo quando lo sguardo rimane fisso proprio su Gesù, «autore e perfezionatore della fede». Non c’è altra via. Cristo è l’autore della nostra fede, ma non solo: la perfeziona, la porta a crescere, a maturare, a purificarsi. Lui è il punto fermo a cui guardare. Se distogliamo gli occhi da lui e li puntiamo solo sulle sofferenze che viviamo, sulle ostilità che incontriamo, cadiamo in mano a noi stessi, alle nostre naturali e comprensibili paure, ai nostri scoraggiamenti. E questo ci porta indirettamente a cadere nelle mani degli uomini per trovare in essi le sicurezze di cui avvertiamo il bisogno. Non sapremo più così cogliere il senso profondo del tempo che viviamo, perché preoccupati solo di risolverci la vita, di evitare problemi. Al contrario Cristo non ci ha mai promesso nessuna sicurezza umana, né la tranquillità del quieto vivere. La vita comoda, sedentaria, senza incomprensioni, se si segue il vangelo, non è possibile. Quando il messaggio trasmesso è forte, scandaloso e quando chi lo trasmette cerca di viverlo, la divisione e le difficoltà sono dietro l’angolo. Ma dietro l’angolo c’è anche la mano di Dio. Ne è un esempio il caso di Geremia: lui, disprezzato dalle persone di potere, si vede aiutato da un eunuco straniero, un uomo non del suo popolo, incapace di procreare. Quest’uomo appare l’unico a comprendere l’ingiustizia e la sofferenza inflitte al profeta e intercede per lui. Veramente Dio ha pensieri diversi dai nostri. Nel mondo ci sono molte persone dal cuore buono che, pur non condividendo la nostra fede, ci aiutano ugualmente a trasmetterla.

Domenica 14 Agosto 
S. Massimiliano M. Kolbe (m); S. Ursicino; B. Elisabetta R.
20.a del Tempo Ordinario (Anno C)
Ger 38,4-6,8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53
Signore, vieni presto in mio aiuto

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Signore, vieni presto in mio aiuto.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Ma io sono povero e bisognoso:

«Di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare».

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

13 agosto, 2022

Arrivederci in Cielo a Piero Angela

 Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana.

Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.
Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia.
È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.
Un grande abbraccio
Piero Angela



✝ Pensiero del 13 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
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Meditazione sul Vangelo di Mt 19, 13-15

Essere gratuiti come i bambini.

Gesù, a differenza degli altri rabbini suoi contemporanei, accoglie e benedice i bambini. Questo insegnamento va oltre la tenerezza che il fatto suscita alla nostra sensibilità, esso rimanda all’atteggiamento profondo che dovrebbe avere ogni discepolo di fronte al Cristo e al suo messaggio di salvezza. Viene, cioè, ribadito quanto era stato affermato nel capitolo precedente e nelle beatitudini: “il regno dei cieli è dei bambini e dei poveri in spirito”. Il vero discepolo del Signore è perciò colui che accoglie il Vangelo con la gioiosa gratuità dei piccoli.

Sappiamo dagli Atti degli Apostoli e dalle lettere di san Paolo il significato profondo che aveva il gesto dell’imposizione delle mani: con esso si trasmetteva ad un’altra persona un potere o una missione ricevuta da Dio. Perciò, quando un dottore della Legge imponeva le mani ad un suo discepolo, questi aveva la certezza d’aver accolto pienamente l’insegnamento ricevuto, al punto da diventare, a sua volta, maestro di altri. Comprendiamo, allora, perché gli apostoli che da tanto tempo convivevano con Gesù condividendo con lui le fatiche della missione itinerante, reagirono duramente quando si sentirono “scavalcati” da alcuni mocciosi che, secondo la mentalità dell’epoca, non contavano nulla. Il Signore prende spunto da quest’episodio, apparentemente banale, per darci un grande insegnamento: il Vangelo e la salvezza che esso annuncia sono dono gratuito di Dio. Ecco perché nella Chiesa, fin dagli inizi, anche i bambini ricevono il battesimo. Ed ecco perché san Pio X abbassò l’età minima della prima comunione. Se, dunque, Gesù vuol dare i suoi doni anche ai bambini, noi adulti dobbiamo far di tutto per non ostacolare, anzi, per favorire, questa trasmissione. Il primo e più efficace modo per trasmettere la fede è l’esempio. Impegniamoci, perciò, perché all’interno delle nostre famiglie tutto il nostro comportamento manifesti ai piccoli che noi abbiamo conosciuto Gesù e abbiamo creduto nel suo Vangelo. Rapportiamoci tra noi e con gli altri sempre con amore. Perdoniamoci e aiutiamoci vicendevolmente. Partecipiamo assiduamente alla Messa domenicale e alla preghiera quotidiana. Educhiamo i nostri bambini al rispetto per la natura, al senso civico e all’attenzione amorosa per ogni povertà. Tutto ciò permetterà a Gesù, attraverso di noi, d’imporre le mani ai nostri figlioli.

Sabato 13 Agosto 
Ss. Ponziano e Ippolito (mf); S. Giovanni Berchmans
19.a del Tempo Ordinario
Ez 18,1-10.13b.30-32; Sal 50; Mt 19,13-15
Crea in me, o Dio, un cuore puro

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
ed i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)


12 agosto, 2022

La reliquia. Ciò che è rimasto della maglietta che indossava al momento del martirio e della sepoltura.

 La reliquia. Ciò che è rimasto della maglietta che indossava al momento del martirio e della sepoltura.

Ora è esposta a Marola, in chiesa, dove era il seminario minore che ha frequentato.
In foto il vescovo Camisasca in un momento di preghiera.



✝ Pensiero del 12 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
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Venerdì – 19.a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Mt 19, 3-12

Tutti siamo chiamati alla santità.

Dopo aver dato le direttive per edificare la Chiesa come comunità nella quale i fratelli si amano e si perdonano, Gesù si rivolge ai singoli discepoli, prospettando loro le gravi esigenze della sequela. Poiché la maggior parte di essi sono sposati, è ai coniugi che il Maestro dirige il suo primo insegnamento. Gesù riafferma la santità originaria del matrimonio e partendo «da principio», fonda la conseguente indissolubilità del patto nuziale cristiano. Di fronte alle perplessità degli apostoli, il Signore afferma che, di fatto, possono vivere il matrimonio cristiano – cui aggiunge il celibato per il Regno – soltanto quelli che ne hanno ricevuto il carisma.

Un brutto proverbio recita: “Agosto, moglie mia non ti conosco!”, come se in questo mese di vacanza i valori cristiani, che fondano la Chiesa e la società stessa, fossero meno validi che in altri periodi dell’anno. E’ pur vero che le situazioni ambientali dovute al caldo e al nostro abbigliamento più succinto, fanno aumentare in modo esponenziale le tentazioni e le occasioni di peccato. Provvidenzialmente la Chiesa, da saggia “madre e maestra”, ci viene incontro proponendoci la lettura di questa impegnativa pagina di Vangelo. Le argomentazioni che usa Gesù sono le stesse che troviamo nelle lettere di san Paolo. Il Signore e l’Apostolo ci rimandano entrambi al progetto di Dio, così com’è narrato dalla Genesi. Se per Gesù la citazione dell’Antico Testamento rimanda al Dio creatore della prima coppia umana, per Paolo, invece, la coppia di riferimento è quella formata da Cristo e dalla Chiesa. Per l’Apostolo, il coniuge cristiano non può più giustificare i suoi comportamenti “adulteri” adducendo, come gli Ebrei, la “durezza del proprio cuore”. Da quando «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25) i coniugi devono – e possono per la grazia propria del sacramento! – amarsi reciprocamente con la stessa misura. Secondo Paolo, il matrimonio cristiano fonda la sua stabilità in Cristo, ma questo lo capiscono «solo coloro ai quali è stato concesso» dallo Spirito Santo. Ecco, allora, la necessità che i Pastori rievangelizzino il matrimonio, e per noi il dovere di pregare per le famiglie e in famiglia, così che anche oggi ognuno possa glorificare Dio vivendo in santità, sia da sposato “in Cristo”, che da “celibe per il Regno”.

Venerdì 12 Agosto 
S. Giovanna F. de Chantal; S. Ercolano; S. Leila
19.a del Tempo Ordinario
Ez 16,1-15.60.63 opp Ez 16,59-63; Cant. Is 12,2-6; Mt 19,3-12
La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

(I Tessalonicesi 2,13)

SALMO RESPONSORIALE (Isaia 12,2-6)
Rit: La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

(I Tessalonicesi 2,13)

11 agosto, 2022

✝ Pensiero del 11 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede 

"Non appoggiarti all’uomo: deve morire: Non appoggiarti all’albero: deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare. Appoggiati a Dio, a Dio soltanto. Lui rimane sempre!"

Parole di San Francesco D'Assisi a Santa Chiara D'Assisi.

Giovedì – 19.a Tempo Ordinario – SANTA CHIARA D’ASSISI 

Meditazione sul Vangelo di Mt 18, 21-19,1

Chiara nacque ad Assisi nel 1194. Di nobile e ricca famiglia, conquistata dall’esempio di san Francesco, appena diciottenne lo raggiunse alla Porziuncola. Indossò a sua volta un saio da penitente, si tagliò i capelli e finì col prender dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, restaurata da Francesco. Qui Chiara fu raggiunta prima dalle sorelle Agnese e Beatrice e, anni dopo, perfino dalla madre, oltre che da molte altre ragazze: in poco tempo raduno attorno a sé una cinquantina di consacrate. Fondò così l’Ordine femminile delle “Povere recluse di San Damiano” (Clarisse), a cui lo stesso Francesco dettò una prima Regola. Chiara scrisse poi la Regola definitiva, chiedendo ed ottenendo dal papa Gregorio IX il “privilegio della povertà”. Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano allo stesso tempo in Santa Maria degli Angeli, è stata scelta quale protettrice della televisione. Morì nel 1253, e fu proclamata santa due anni dopo, da papa Alessandro IV.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Pietro pone a Gesù una domanda: “Fino a quando dovrò perdonare?”. Si sente già “a posto” proponendo il numero di sette. Ma Gesù gli chiede l’impossibile: continuare a perdonare sempre. Impossibile all’uomo, ma possibile all’uomo che resta unito a Dio.

 “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Il perdono che tante volte Gesù ci chiede nasce da questa consapevolezza: sapere che Cristo ha dato la vita non per uomini giusti ma per uomini peccatori. Quel “mentre” è importante. Dio mi chiama a sé mentre sono peccatore, Dio mi ama mentre sono peccatore, Dio mi cerca mentre sono peccatore. Dio mi offre il perdono mentre sono peccatore. Non aspetta la mia perfezione per donarmi tutto. Siamo dei perdonati a cui è stato condonato un grande debito. Chi siamo, dunque, per negare lo stesso perdono agli altri? Talvolta, invece, diciamo loro: “Paga quel che devi!”. Non è questione di denaro. È il ragionare matematico, rigido, lontano dalla misericordia, che ci fa dire: se hai sbagliato devi pagare, i cocci dei tuoi errori li devi raccogliere da solo. Non c’è dubbio: ognuno è responsabile delle proprie scelte, anche dei suoi sbagli. E non si tratta di negare l’evidenza. Ma non ci si può fermare qui, perché Gesù non si è fermato qui. Dalla croce non ci ha detto: “Paga quel che devi”, ma: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Mancando l’amore, Cristo ha “raddoppiato” l’amore. Il Signore non ci chiede di non provare certi sentimenti come il rancore, non è possibile. Ci chiede però di andare oltre, di non diventarne schiavi, di non fomentarlo. Alla base di ogni cammino di perdono, insieme al desiderio di perdonare, c’è il sapersi abbracciati, nelle nostre miserie, dal suo amore. Solo così possiamo anche noi avere “pietà” delle miserie altrui che a volte sono minori delle nostre. E quando non ce la facciamo a perdonare, perché in certi casi ci vuole tanto tempo, allora possiamo rivolgerci al Padre dicendogli: “Perdonali tu”.

Giovedì 11 Agosto 
S. Chiara d’Assisi (m); S. Cassiano; S. Rufino
19.a del Tempo Ordinario
Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21 – 19,1
Proclameremo le tue opere, Signore

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118, 135)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)
Rit: Proclameremo le tue opere, Signore.

Si ribellarono a Dio, l’Altissimo,
e non osservarono i suoi insegnamenti.
Deviarono e tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.

Lo provocarono con le loro alture sacre
e con i loro idoli lo resero geloso.
Dio udì e s’infiammò,
e respinse duramente Israele.

Ridusse in schiavitù la sua forza,
il suo splendore in potere del nemico.
Diede il suo popolo in preda alla spada
e s’infiammò contro la sua eredità.

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118, 135)