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14 agosto, 2022

San Massimiliano Maria Kolbe

 San Massimiliano Maria Kolbe


Nome: San Massimiliano Maria Kolbe
Titolo: Sacerdote e martire
Nome di battesimo: Rajmund Kolbe
Nascita: 8 gennaio 1894, Zdu?ska Wola, Polonia
Morte: 14 agosto 1941, Campo di concentramento di Auschwitz, O?wi?cim, Polonia
Ricorrenza: 14 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica
Protettore:radioamatori


Padre Kolbe è l'eroico frate francescano conventuale che nel campo di concentramento di Auschwitz offrì la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia, Francesco Gaiowniczek, condannato a morire di fame come rappresaglia per la fuga di un detenuto.

Giovanni Paolo II, nell'elevarlo agli onori degli altari, il 10 ottobre 1982, lo ha proclamato «patrono del nostro difficile secolo», un esempio di pace e di fraternità in una società sconvolta dall'odio e dall'egoismo.

Kolbe nacque a SudunzskaWola, una cittadina del centro industriale di Lodz, l'8 gennaio 1894. I suoi genitori erano operai tessili. Kolbe da ragazzo conobbe il senso liberatorio e insieme opprimente di povertà e lavoro. E quell'esperienza non fu estranea ad alcune scelte che lo portarono ad abbracciare la Regola di san Francesco tra i minori conventuali di Leopoli (1907) e poi a dar vita a una istituzione che aveva proprio, in povertà e lavoro, caratteristiche tipicamente francescane, un sicuro fondamento, e cioè le «Città dell'Immacolata»: «Niepokalanów», in Polonia, e «Mugenzai No Sono», in Giappone.

Nell'ideale francescano Kolbe innestò poi la propria fiducia nella possibilità offerta dai mezzi che la tecnica in quel tempo stava mettendo a disposizione. E a chi gli faceva osservare che su di essi già il diavolo aveva allungato le sue sordide zampacce, egli rispondeva: «Ragione di più per svegliarci e metterci all'opera per riconquistare le posizioni perdute».

Quando ne ebbe l'opportunità, dimostrò la bontà e la lungimiranza dei propri progetti. E ciò avvenne in Polonia, dove ritornò nel 1919, dopo aver conseguito a Roma la laurea in teologia.

A pochi chilometri da Varsavia diede vita nel 1927 a «Niepokalanów» (Città dell'Immacolata) i cui cittadini, tutti frati, si dedicavano, vivendo in rigorosa povertà, all'apostolato per mezzo della stampa. E furono autori di un consistente boom editoriale che ancor oggi sorprende. Il «Cavaliere dell'Immacolata», la prima di una catena di riviste, fondato nel 1922 dopo un periodo iniziale di stasi, decollò raggiungendo le cinquantamila copie. In seguito si affermò come settimanale con settecentocinquantamila copie (addirittura un milione nel 1938).

L'Immacolata, cui padre Kolbe ha intitolato gran parte delle sue riviste, era il suo chiodo fisso. In tempi non troppo felici per la chiesa e per il mondo, Kolbe vedeva nella Madonna l'ideale capace di scuotere le coscienze, di ridare fiato al cristianesimo; un ideale, comunque, per il quale combattere le sante battaglie della fede. Per questo, ancor prima di essere ordinato sacerdote, aveva istituito a Roma, il 16 ottobre 1917, la Milizia dell'Immacolata, uno strumento per far conoscere e vivere la devozione alla Madre di Cristo, ancor oggi vivo e prosperoso.

Nel 1930 partì missionario per il Giappone a fondarvi un'altra Città dell'Immacolata, animata dallo stesso spirito e dagli stessi ideali. Tornato definitivamente in Polonia, dopo un paio di altri viaggi «missionari» nello stesso Giappone e in altri paesi dell'oriente, padre Kolbe si dedicò interamente alla sua opera.

La seconda guerra mondiale lo sorprese a capo del più importante complesso editoriale della Polonia.

Il 19 settembre 1939 fu arrestato dalla Gestapo, che lo deportò prima a Lamsdorf (Germania), poi nel campo di concentramento di Amlitz. Rilasciato l'8 dicembre 1939, tornò a Niepokalanów, riprendendo l'attività interrotta. Arrestato di nuovo nel 1941 fu rinchiuso nel carcere di Pawiak a Varsavia, e poi deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove con uno straordinario atto d'amore chiuse una vita tutta spesa al servizio degli altri.

Nel campo viveva una legge secondo la quale, per la fuga di uno, dieci dello blocco, venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo. Quando all'appello della sera risultò che uno mancava un grande timore invase l'animo di tutti i prigionieri...

Il Comandante scelse con un cenno della mano chi doveva morire e ad un tratto si sentì un grido: «Addio! addio! mia povera sposa, addio miei poveri figli...era il sergente Francesco Gajowniczek.

Ma ad un tratto un uomo, anzi, un numero esce con passo deciso dalle file e va diritto verso il Comandante del campo. Chi è lei? Cosa vuole? Come osa infrangere la ferrea disciplina ed affrontare il terribile Capo?

«Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli».

Il Comandante, meravigliato, parve non riuscire a trovare la forza per parlare e stranamente accettò quella proposta...

Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna.

Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano.

Venne ucciso con un'iniezione di acido fenico, perché la cella, che egli aveva trasformato in cenacolo di preghiera e che condivideva con gli altri condannati, serviva per altre vittime. «Porse lui stesso, con la preghiera sulle labbra, il braccio al carnefice», raccontò un testimone.

Lo trovarono qualche ora dopo, «appoggiato al muro, con la testa inclinata sul fianco sinistro e il volto insolitamente raggiante. Aveva gli occhi aperti e concentrati in un punto. Lo si sarebbe detto in estasi». Era la vigilia dell'Assunta, di una festa della Madre di Dio, che egli aveva sempre amato, chiamandola con il nome di «dolce mamma».

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.

✝ Pensiero del 14 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Battezzati siamo di Cristo, chiamati a scegliere Lui nelle decisioni quotidiane, per essere pronti a quelle estreme. Questo ha fatto S. Massimiliano Kolbe.

Meditazione sul Vangelo di Lc 12,49-53

I segni dei tempi.

Le letture odierne mostrano le difficoltà e le incomprensioni che incontra chiunque si decide per il Signore. Non si intende scoraggiare chi legge, piuttosto invitarlo a riporre la sua fiducia e la sua povertà nelle mani di Dio.

«Pensate a chi ha sopportato contro di sé una così grande ostilità perché non vi stanchiate perdendovi d’animo». Nella vita di fede non ci si perde d’animo quando lo sguardo rimane fisso proprio su Gesù, «autore e perfezionatore della fede». Non c’è altra via. Cristo è l’autore della nostra fede, ma non solo: la perfeziona, la porta a crescere, a maturare, a purificarsi. Lui è il punto fermo a cui guardare. Se distogliamo gli occhi da lui e li puntiamo solo sulle sofferenze che viviamo, sulle ostilità che incontriamo, cadiamo in mano a noi stessi, alle nostre naturali e comprensibili paure, ai nostri scoraggiamenti. E questo ci porta indirettamente a cadere nelle mani degli uomini per trovare in essi le sicurezze di cui avvertiamo il bisogno. Non sapremo più così cogliere il senso profondo del tempo che viviamo, perché preoccupati solo di risolverci la vita, di evitare problemi. Al contrario Cristo non ci ha mai promesso nessuna sicurezza umana, né la tranquillità del quieto vivere. La vita comoda, sedentaria, senza incomprensioni, se si segue il vangelo, non è possibile. Quando il messaggio trasmesso è forte, scandaloso e quando chi lo trasmette cerca di viverlo, la divisione e le difficoltà sono dietro l’angolo. Ma dietro l’angolo c’è anche la mano di Dio. Ne è un esempio il caso di Geremia: lui, disprezzato dalle persone di potere, si vede aiutato da un eunuco straniero, un uomo non del suo popolo, incapace di procreare. Quest’uomo appare l’unico a comprendere l’ingiustizia e la sofferenza inflitte al profeta e intercede per lui. Veramente Dio ha pensieri diversi dai nostri. Nel mondo ci sono molte persone dal cuore buono che, pur non condividendo la nostra fede, ci aiutano ugualmente a trasmetterla.

Domenica 14 Agosto 
S. Massimiliano M. Kolbe (m); S. Ursicino; B. Elisabetta R.
20.a del Tempo Ordinario (Anno C)
Ger 38,4-6,8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53
Signore, vieni presto in mio aiuto

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Signore, vieni presto in mio aiuto.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Ma io sono povero e bisognoso:

«Di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare».

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

13 agosto, 2022

Arrivederci in Cielo a Piero Angela

 Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana.

Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.
Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia.
È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.
Un grande abbraccio
Piero Angela



✝ Pensiero del 13 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Mt 19, 13-15

Essere gratuiti come i bambini.

Gesù, a differenza degli altri rabbini suoi contemporanei, accoglie e benedice i bambini. Questo insegnamento va oltre la tenerezza che il fatto suscita alla nostra sensibilità, esso rimanda all’atteggiamento profondo che dovrebbe avere ogni discepolo di fronte al Cristo e al suo messaggio di salvezza. Viene, cioè, ribadito quanto era stato affermato nel capitolo precedente e nelle beatitudini: “il regno dei cieli è dei bambini e dei poveri in spirito”. Il vero discepolo del Signore è perciò colui che accoglie il Vangelo con la gioiosa gratuità dei piccoli.

Sappiamo dagli Atti degli Apostoli e dalle lettere di san Paolo il significato profondo che aveva il gesto dell’imposizione delle mani: con esso si trasmetteva ad un’altra persona un potere o una missione ricevuta da Dio. Perciò, quando un dottore della Legge imponeva le mani ad un suo discepolo, questi aveva la certezza d’aver accolto pienamente l’insegnamento ricevuto, al punto da diventare, a sua volta, maestro di altri. Comprendiamo, allora, perché gli apostoli che da tanto tempo convivevano con Gesù condividendo con lui le fatiche della missione itinerante, reagirono duramente quando si sentirono “scavalcati” da alcuni mocciosi che, secondo la mentalità dell’epoca, non contavano nulla. Il Signore prende spunto da quest’episodio, apparentemente banale, per darci un grande insegnamento: il Vangelo e la salvezza che esso annuncia sono dono gratuito di Dio. Ecco perché nella Chiesa, fin dagli inizi, anche i bambini ricevono il battesimo. Ed ecco perché san Pio X abbassò l’età minima della prima comunione. Se, dunque, Gesù vuol dare i suoi doni anche ai bambini, noi adulti dobbiamo far di tutto per non ostacolare, anzi, per favorire, questa trasmissione. Il primo e più efficace modo per trasmettere la fede è l’esempio. Impegniamoci, perciò, perché all’interno delle nostre famiglie tutto il nostro comportamento manifesti ai piccoli che noi abbiamo conosciuto Gesù e abbiamo creduto nel suo Vangelo. Rapportiamoci tra noi e con gli altri sempre con amore. Perdoniamoci e aiutiamoci vicendevolmente. Partecipiamo assiduamente alla Messa domenicale e alla preghiera quotidiana. Educhiamo i nostri bambini al rispetto per la natura, al senso civico e all’attenzione amorosa per ogni povertà. Tutto ciò permetterà a Gesù, attraverso di noi, d’imporre le mani ai nostri figlioli.

Sabato 13 Agosto 
Ss. Ponziano e Ippolito (mf); S. Giovanni Berchmans
19.a del Tempo Ordinario
Ez 18,1-10.13b.30-32; Sal 50; Mt 19,13-15
Crea in me, o Dio, un cuore puro

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
ed i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)


12 agosto, 2022

La reliquia. Ciò che è rimasto della maglietta che indossava al momento del martirio e della sepoltura.

 La reliquia. Ciò che è rimasto della maglietta che indossava al momento del martirio e della sepoltura.

Ora è esposta a Marola, in chiesa, dove era il seminario minore che ha frequentato.
In foto il vescovo Camisasca in un momento di preghiera.



✝ Pensiero del 12 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede


Venerdì – 19.a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Mt 19, 3-12

Tutti siamo chiamati alla santità.

Dopo aver dato le direttive per edificare la Chiesa come comunità nella quale i fratelli si amano e si perdonano, Gesù si rivolge ai singoli discepoli, prospettando loro le gravi esigenze della sequela. Poiché la maggior parte di essi sono sposati, è ai coniugi che il Maestro dirige il suo primo insegnamento. Gesù riafferma la santità originaria del matrimonio e partendo «da principio», fonda la conseguente indissolubilità del patto nuziale cristiano. Di fronte alle perplessità degli apostoli, il Signore afferma che, di fatto, possono vivere il matrimonio cristiano – cui aggiunge il celibato per il Regno – soltanto quelli che ne hanno ricevuto il carisma.

Un brutto proverbio recita: “Agosto, moglie mia non ti conosco!”, come se in questo mese di vacanza i valori cristiani, che fondano la Chiesa e la società stessa, fossero meno validi che in altri periodi dell’anno. E’ pur vero che le situazioni ambientali dovute al caldo e al nostro abbigliamento più succinto, fanno aumentare in modo esponenziale le tentazioni e le occasioni di peccato. Provvidenzialmente la Chiesa, da saggia “madre e maestra”, ci viene incontro proponendoci la lettura di questa impegnativa pagina di Vangelo. Le argomentazioni che usa Gesù sono le stesse che troviamo nelle lettere di san Paolo. Il Signore e l’Apostolo ci rimandano entrambi al progetto di Dio, così com’è narrato dalla Genesi. Se per Gesù la citazione dell’Antico Testamento rimanda al Dio creatore della prima coppia umana, per Paolo, invece, la coppia di riferimento è quella formata da Cristo e dalla Chiesa. Per l’Apostolo, il coniuge cristiano non può più giustificare i suoi comportamenti “adulteri” adducendo, come gli Ebrei, la “durezza del proprio cuore”. Da quando «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25) i coniugi devono – e possono per la grazia propria del sacramento! – amarsi reciprocamente con la stessa misura. Secondo Paolo, il matrimonio cristiano fonda la sua stabilità in Cristo, ma questo lo capiscono «solo coloro ai quali è stato concesso» dallo Spirito Santo. Ecco, allora, la necessità che i Pastori rievangelizzino il matrimonio, e per noi il dovere di pregare per le famiglie e in famiglia, così che anche oggi ognuno possa glorificare Dio vivendo in santità, sia da sposato “in Cristo”, che da “celibe per il Regno”.

Venerdì 12 Agosto 
S. Giovanna F. de Chantal; S. Ercolano; S. Leila
19.a del Tempo Ordinario
Ez 16,1-15.60.63 opp Ez 16,59-63; Cant. Is 12,2-6; Mt 19,3-12
La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

(I Tessalonicesi 2,13)

SALMO RESPONSORIALE (Isaia 12,2-6)
Rit: La tua collera, Signore, si è placata e tu mi hai consolato.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Accogliete la parola di Dio, non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio.

(I Tessalonicesi 2,13)

11 agosto, 2022

✝ Pensiero del 11 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede 

"Non appoggiarti all’uomo: deve morire: Non appoggiarti all’albero: deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare. Appoggiati a Dio, a Dio soltanto. Lui rimane sempre!"

Parole di San Francesco D'Assisi a Santa Chiara D'Assisi.

Giovedì – 19.a Tempo Ordinario – SANTA CHIARA D’ASSISI 

Meditazione sul Vangelo di Mt 18, 21-19,1

Chiara nacque ad Assisi nel 1194. Di nobile e ricca famiglia, conquistata dall’esempio di san Francesco, appena diciottenne lo raggiunse alla Porziuncola. Indossò a sua volta un saio da penitente, si tagliò i capelli e finì col prender dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, restaurata da Francesco. Qui Chiara fu raggiunta prima dalle sorelle Agnese e Beatrice e, anni dopo, perfino dalla madre, oltre che da molte altre ragazze: in poco tempo raduno attorno a sé una cinquantina di consacrate. Fondò così l’Ordine femminile delle “Povere recluse di San Damiano” (Clarisse), a cui lo stesso Francesco dettò una prima Regola. Chiara scrisse poi la Regola definitiva, chiedendo ed ottenendo dal papa Gregorio IX il “privilegio della povertà”. Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano allo stesso tempo in Santa Maria degli Angeli, è stata scelta quale protettrice della televisione. Morì nel 1253, e fu proclamata santa due anni dopo, da papa Alessandro IV.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Pietro pone a Gesù una domanda: “Fino a quando dovrò perdonare?”. Si sente già “a posto” proponendo il numero di sette. Ma Gesù gli chiede l’impossibile: continuare a perdonare sempre. Impossibile all’uomo, ma possibile all’uomo che resta unito a Dio.

 “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Il perdono che tante volte Gesù ci chiede nasce da questa consapevolezza: sapere che Cristo ha dato la vita non per uomini giusti ma per uomini peccatori. Quel “mentre” è importante. Dio mi chiama a sé mentre sono peccatore, Dio mi ama mentre sono peccatore, Dio mi cerca mentre sono peccatore. Dio mi offre il perdono mentre sono peccatore. Non aspetta la mia perfezione per donarmi tutto. Siamo dei perdonati a cui è stato condonato un grande debito. Chi siamo, dunque, per negare lo stesso perdono agli altri? Talvolta, invece, diciamo loro: “Paga quel che devi!”. Non è questione di denaro. È il ragionare matematico, rigido, lontano dalla misericordia, che ci fa dire: se hai sbagliato devi pagare, i cocci dei tuoi errori li devi raccogliere da solo. Non c’è dubbio: ognuno è responsabile delle proprie scelte, anche dei suoi sbagli. E non si tratta di negare l’evidenza. Ma non ci si può fermare qui, perché Gesù non si è fermato qui. Dalla croce non ci ha detto: “Paga quel che devi”, ma: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Mancando l’amore, Cristo ha “raddoppiato” l’amore. Il Signore non ci chiede di non provare certi sentimenti come il rancore, non è possibile. Ci chiede però di andare oltre, di non diventarne schiavi, di non fomentarlo. Alla base di ogni cammino di perdono, insieme al desiderio di perdonare, c’è il sapersi abbracciati, nelle nostre miserie, dal suo amore. Solo così possiamo anche noi avere “pietà” delle miserie altrui che a volte sono minori delle nostre. E quando non ce la facciamo a perdonare, perché in certi casi ci vuole tanto tempo, allora possiamo rivolgerci al Padre dicendogli: “Perdonali tu”.

Giovedì 11 Agosto 
S. Chiara d’Assisi (m); S. Cassiano; S. Rufino
19.a del Tempo Ordinario
Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21 – 19,1
Proclameremo le tue opere, Signore

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118, 135)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)
Rit: Proclameremo le tue opere, Signore.

Si ribellarono a Dio, l’Altissimo,
e non osservarono i suoi insegnamenti.
Deviarono e tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.

Lo provocarono con le loro alture sacre
e con i loro idoli lo resero geloso.
Dio udì e s’infiammò,
e respinse duramente Israele.

Ridusse in schiavitù la sua forza,
il suo splendore in potere del nemico.
Diede il suo popolo in preda alla spada
e s’infiammò contro la sua eredità.

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118, 135)

10 agosto, 2022

✝ Pensiero del 10 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Lorenzo, ha offerto se stesso, per essere nutrimento per ogni uomo.


Mercoledì – 19.a Tempo Ordinario – SAN LORENZO, Diacono e martire – P

Meditazione sul Vangelo di Gv 12, 24-26

Lorenzo era il primo dei sette diaconi della Chiesa di Roma durante il pontificato di papa Sisto II, ed aveva l’incarico di amministrare le offerte e di distribuire ai poveri quanto raccolto fra i cristiani della città. La tradizione ci tramanda le vicende legate alla sua morte, al suo incontro con papa Sisto II condotto al martirio, al suo rifiuto di consegnare i “tesori” della Chiesa a lui affidati, e al supplizio sulla graticola, che è divenuto il suo motivo iconografico peculiare. ln effetti, sulla base del secondo editto dell’imperatore Valeriano, è probabile che Lorenzo sia stato martirizzato, per decapitazione, il 10 agosto, così come il papa Sisto, che come riferisce san Damaso papa, fu giustiziato in un cimitero (probabilmente le Catacombe di San Callisto) insieme a sei diaconi.

Un affare sicuro per l’eternità.

San Paolo invita i Corinzi a raccogliere del denaro a favore dei fratelli della Chiesa di Gerusalemme che si trovavano in necessità. Per l’Apostolo, il fondamento di questa colletta è l’amore di Cristo, che sta all’origine di ogni condivisione e che aumenta sempre più in chi dona con generosità e vive secondo giustizia.

Quando si ha a che fare con Dio, tutti i convenevoli umani saltano. Dovendo fare un investimento economico, di solito chiediamo ogni garanzia possibile e non ci muoviamo finché non ci sentiamo sicuri. Ecco: con Dio questa tipo di sicurezza non c’è, e nemmeno va cercata. Con Dio la sicurezza ha altre fonti: credere alla sua Parola e fidarsi dell’esempio di uomini e donne che, come san Lorenzo, hanno scoperto la verità di quanto diceva san Giovanni Crisostomo: «Le banche di Dio sono le mani dei poveri». E in queste banche i santi hanno lasciato i loro “averi”. San Paolo, invitando ad aprire il cuore ai poveri, scrive: «Dio ha il potere di far abbondare in voi ogni grazia, perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene». Chiede di “seminare con larghezza”, nella certezza interiore che Dio provvederà a noi. Il Signore non farà mancare nulla di necessario (non di superfluo!) a chi si priva di qualcosa per donare speranza al suo prossimo. Il Signore non farà mancare mai quello che ci è necessario per aprire sempre più il nostro cuore e le nostre mani agli altri. Noi di solito chiediamo a Dio cose per poter vivere con più serenità. Dio, però, vuole donarci anche ciò che serve per poter offrire serenità ad altri. Lui ci somministra il “seme” da donare e Lui lo “moltiplicherà e farà crescere i frutti della nostra giustizia”. San Paolo, però, fa un’ulteriore affermazione: il dono non deve essere forzato, deve essere vissuto nella gioia. Se ci si sente in qualche modo costretti, se il cuore non è ancora pronto a lasciare, se non si è più sereni per il timore di perdere troppo, meglio attendere. Dio non forza mai, non vuole incutere timore. Desidera che nel nostro cuore cresca una generosità libera e liberante.

Mercoledì 10 Agosto 

S. Lorenzo (f); S. Blano; S. Agostino Ota
S. Lorenzo (f) – P
2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26
Beato l’uomo che teme il Signore

Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore.

(Giovanni 8,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 111)
Rit: Beato l’uomo che teme il Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
«Eterno sarà il ricordo del giusto».


Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore.

(Giovanni 8,12)

09 agosto, 2022

MEMORIA DELL' ANNIVERSARIO Janny Brandes-Brilleslijper e Bob 09 AGOSTO 1939 - 09 AGOSTO 2022

 09 AGOSTO 1939 - 09 AGOSTO 2022

Buon Anniversario di Matrimonio
Janny Brandes-Brilleslijper e Bob
Il vero amore, vince anche sulla morte!
Auguri di cuore!


Santa Teresa Benedetta della Croce

 Santa Teresa Benedetta della Croce

Nome: Santa Teresa Benedetta della Croce
Titolo: Martire
Nome di battesimo: Edith Stein
Nascita: 12 ottobre 1891, Wroclaw, Polonia
Morte: 9 agosto 1942, Campo di concentramento di Auschwitz, O?wi?cim, Polonia
Ricorrenza: 9 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) nacque il 12 ottobre 1891, è una delle figure più straordinarie, affascinanti e complesse dello scorso secolo. Fu tra le pochissime donne del suo tempo che poté studiare e insegnare filosofia, inoltrandosi nei sentieri di una ricerca esistenziale, da sempre riservata quasi esclusivamente ai maschi. E lo ha fatto con esiti felicissimi, riuscendo a imporsi, accanto a uno dei grandi maestri della filosofia del Novecento, Edmund Husserl.

Come lei stessa ha confessato, «dall'età di tredici anni fui atea perché non riuscivo a credere nell'esistenza di Dio». Ma, protesa in una ricerca incessante e radicale della verità, impegnata nella soluzione dei grandi problemi della vita, non poteva non imbattersi nella verità di Dio, un Dio che in Gesù mette in gioco tutto per gli uomini, che non si arresta neppure di fronte al dolore e alla morte.

La verità di Dio sta proprio nel suo affermarsi attraverso la debolezza della croce e della morte. La scoperta che, in Gesù, Dio ha condiviso con noi tutto, fa nascere quell'abbandono in lui che caratterizza la vita di quanti sanno che, dalla venuta di Gesù in poi, Dio non ha mai abbandonato l'uomo.

Queste certezze hanno illuminato la vita di Edith Stein, nata a Breslavia nel 1891. Ultima di sette fratelli di un'agiata famiglia ebrea, ha percorso con successo il ciclo di studi, occupandosi soprattutto di psicologia e di ricerca filosofica nell'università della sua città natale e poi in quelle di Gottinga e di Friburgo, come allieva prima e assistente poi del celebre filosofo Edmund Husserl. Quando nel 1917 si laureò, aveva già al suo attivo una serie di studi importanti che le avrebbero aperto le porte della carriera accademica. Ma successero alcuni fatti che diedero alla sua vita una svolta radicale.

Il pensiero di Dio, che un tempo neppure la sfiorava, cominciò a insinuarsi prepotentemente nella sua vita, sulla spinta anche di alcuni avvenimenti. Nella prima guerra mondiale moriva un professore che lei stimava molto. Fu un grande dolore per tutti, soprattutto per la moglie, la quale, anziché crollare sotto il peso di quel dramma, trovò nel rapporto con Dio la forza di iniziare una nuova vita. Edith ne fu profondamente colpita. «Fu il mio primo incontro con la croce — scriverà ricordando il fatto — e con la forza che essa comunica in chi la porta».

La ricerca della verità la condusse verso la verità di Dio. Nel 1921 il cammino di avvicinamento giungeva alla conclusione. Ospite di un'amica, fu da questa invitata a scegliersi un libro tra i molti di cui era fornita la sua biblioteca. Edith allungò la mano a caso e ne estrasse uno alquanto voluminoso: era l'autobiografia di santa Teresa d'Avila. Lo lesse d'un fiato. «Chiudendolo —ha poi scritto — mi sono detta: questa è la verità».

Santa. Teresa aveva sintetizzato in un motto la sua fede: «Dio basta». Edith lo fece suo. L'approdo al cattolicesimo avvenne il giorno di capodanno del 1922, quando ricevette il battesimo. La sua scelta di farsi cattolica la mise in vivace contrasto con la madre, che era molto legata alla religione ebraica. Dopo la conversione, Edith insegnò nel collegio delle domenicane di Speyer e viaggiò molto in Germania e all'estero. Nel 1932 insegnò pedagogia a Miinster. Ma il regime nazista aveva già cominciato a discriminare gli ebrei, costringendoli a lasciare insegnamento. Gli eventi infausti accelerarono un proposito che la Stein aveva già maturato, quello di dedicarsi alla vita contemplativa. E così, lasciandosi alle spalle una prestigiosa carriera, si annullava nell'anonimato nel Carmelo di Colonia, con il nome di Teresa Benedicta a Cruce.

Il Carmelo è una grande scuola di umiltà. Edith dovette mettere da parte i suoi libri per dedicarsi come le altre sorelle alle faccende domestiche: si adeguò alle esigenze della vita comune con gioia, per seguire Gesù anche nelle quotidiane umili cose. Nel 1938 con la professione perpetua decideva di essere per sempre carmelitana.

L'odio contro gli ebrei intanto divampava in Germania. La presenza di Edith, pur sempre ebrea nonostante la conversione al cristianesimo, nel Carmelo di Colonia costituiva un pericolo per le sue consorelle. Si trasferì allora in Olanda, nel Carmelo di Echt, dove si dedicò allo studio della figura e dell'opera di san Giovanni della Croce, grande riformatore, assieme a santa Teresa d'Avila, della vita carmelitana.

Nel 1940 i tedeschi invasero l'Olanda, l'odio contro gli ebrei cominciò a mietere vittime anche lì. Edith dovette appuntare sull'abito monastico la stella gialla che la segnalava come ebrea. E non fu la sola delle umiliazioni. I tempi s'erano fatti duri. «Sono contenta di tutto — scriveva —; solo se si è costretti a portare la croce in tutto il suo peso, si può conquistare la saggezza della croce».

Il 2 agosto 1942 i tedeschi irruppero nel Carmelo, prelevarono Edith, assieme alla sorella Rosa, fattasi anche lei carmelitana, e le avviarono al campo di raccolta di Westerbork, da dove il 7 agosto venne deportata ad Auschwitz: lì, in uno dei lager più tristemente noti per l'insana crudeltà dell'uomo, forse un paio di giorni dopo, finiva assieme alle altre compagne di sventura nelle camere a gas e poi nel forno crematorio.

Un ebreo scampato allo sterminio, che fu testimone delle ultime ore di Edith, ha descritto la sua serenità, la calma, l'incessante prodigarsi per gli altri, preda della disperazione e dello sconforto. Si occupava soprattutto delle donne: le consolava, cercava di calmarle, le aiutava; si prendeva cura dei figli di quelle mamme che, impazzite dal dolore, li abbandonavano. «Vivendo nel lager in un continuo atteggiamento di disponibilità e di servizio — scrive il testimone — rivelò il suo grande amore per il prossimo».

Ebrea per nascita, cristiana per scelta, dopo un lungo cammino di ricerca e di approfondimento dei vari aspetti della conoscenza, portando ai più alti livelli le istanze spirituali delle due religioni, ha poi volato alto nei cieli della mistica, ed è diventata esempio affascinante e trascinante per quanti, laici e credenti di varie religioni, cercano la verità con amore tenace e coraggioso.

Papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata beata nel duomo di Colonia 1'1 maggio 1987 e santa 1'11 ottobre 1998, nella basilica di San Pietro a Roma, e poi l'ha anche dichiarata patrona d'Europa.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith) Stein, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martire, che, nata ed educata nella religione ebraica, dopo avere per alcuni anni tra grandi difficoltà insegnato filosofia, intraprese con il battesimo una vita nuova in Cristo, proseguendola sotto il velo delle vergini consacrate, finché sotto un empio regime contrario alla dignità umana e cristiana fu gettata in carcere lontana dalla sua terra e nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia fu uccisa in una camera a gas.

Edith Stein
1938 -39 San Benedetta Teresa della Croce