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10 agosto, 2022

✝ Pensiero del 10 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Lorenzo, ha offerto se stesso, per essere nutrimento per ogni uomo.


Mercoledì – 19.a Tempo Ordinario – SAN LORENZO, Diacono e martire – P

Meditazione sul Vangelo di Gv 12, 24-26

Lorenzo era il primo dei sette diaconi della Chiesa di Roma durante il pontificato di papa Sisto II, ed aveva l’incarico di amministrare le offerte e di distribuire ai poveri quanto raccolto fra i cristiani della città. La tradizione ci tramanda le vicende legate alla sua morte, al suo incontro con papa Sisto II condotto al martirio, al suo rifiuto di consegnare i “tesori” della Chiesa a lui affidati, e al supplizio sulla graticola, che è divenuto il suo motivo iconografico peculiare. ln effetti, sulla base del secondo editto dell’imperatore Valeriano, è probabile che Lorenzo sia stato martirizzato, per decapitazione, il 10 agosto, così come il papa Sisto, che come riferisce san Damaso papa, fu giustiziato in un cimitero (probabilmente le Catacombe di San Callisto) insieme a sei diaconi.

Un affare sicuro per l’eternità.

San Paolo invita i Corinzi a raccogliere del denaro a favore dei fratelli della Chiesa di Gerusalemme che si trovavano in necessità. Per l’Apostolo, il fondamento di questa colletta è l’amore di Cristo, che sta all’origine di ogni condivisione e che aumenta sempre più in chi dona con generosità e vive secondo giustizia.

Quando si ha a che fare con Dio, tutti i convenevoli umani saltano. Dovendo fare un investimento economico, di solito chiediamo ogni garanzia possibile e non ci muoviamo finché non ci sentiamo sicuri. Ecco: con Dio questa tipo di sicurezza non c’è, e nemmeno va cercata. Con Dio la sicurezza ha altre fonti: credere alla sua Parola e fidarsi dell’esempio di uomini e donne che, come san Lorenzo, hanno scoperto la verità di quanto diceva san Giovanni Crisostomo: «Le banche di Dio sono le mani dei poveri». E in queste banche i santi hanno lasciato i loro “averi”. San Paolo, invitando ad aprire il cuore ai poveri, scrive: «Dio ha il potere di far abbondare in voi ogni grazia, perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene». Chiede di “seminare con larghezza”, nella certezza interiore che Dio provvederà a noi. Il Signore non farà mancare nulla di necessario (non di superfluo!) a chi si priva di qualcosa per donare speranza al suo prossimo. Il Signore non farà mancare mai quello che ci è necessario per aprire sempre più il nostro cuore e le nostre mani agli altri. Noi di solito chiediamo a Dio cose per poter vivere con più serenità. Dio, però, vuole donarci anche ciò che serve per poter offrire serenità ad altri. Lui ci somministra il “seme” da donare e Lui lo “moltiplicherà e farà crescere i frutti della nostra giustizia”. San Paolo, però, fa un’ulteriore affermazione: il dono non deve essere forzato, deve essere vissuto nella gioia. Se ci si sente in qualche modo costretti, se il cuore non è ancora pronto a lasciare, se non si è più sereni per il timore di perdere troppo, meglio attendere. Dio non forza mai, non vuole incutere timore. Desidera che nel nostro cuore cresca una generosità libera e liberante.

Mercoledì 10 Agosto 

S. Lorenzo (f); S. Blano; S. Agostino Ota
S. Lorenzo (f) – P
2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26
Beato l’uomo che teme il Signore

Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore.

(Giovanni 8,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 111)
Rit: Beato l’uomo che teme il Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
«Eterno sarà il ricordo del giusto».


Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore.

(Giovanni 8,12)

09 agosto, 2022

MEMORIA DELL' ANNIVERSARIO Janny Brandes-Brilleslijper e Bob 09 AGOSTO 1939 - 09 AGOSTO 2022

 09 AGOSTO 1939 - 09 AGOSTO 2022

Buon Anniversario di Matrimonio
Janny Brandes-Brilleslijper e Bob
Il vero amore, vince anche sulla morte!
Auguri di cuore!


Santa Teresa Benedetta della Croce

 Santa Teresa Benedetta della Croce

Nome: Santa Teresa Benedetta della Croce
Titolo: Martire
Nome di battesimo: Edith Stein
Nascita: 12 ottobre 1891, Wroclaw, Polonia
Morte: 9 agosto 1942, Campo di concentramento di Auschwitz, O?wi?cim, Polonia
Ricorrenza: 9 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) nacque il 12 ottobre 1891, è una delle figure più straordinarie, affascinanti e complesse dello scorso secolo. Fu tra le pochissime donne del suo tempo che poté studiare e insegnare filosofia, inoltrandosi nei sentieri di una ricerca esistenziale, da sempre riservata quasi esclusivamente ai maschi. E lo ha fatto con esiti felicissimi, riuscendo a imporsi, accanto a uno dei grandi maestri della filosofia del Novecento, Edmund Husserl.

Come lei stessa ha confessato, «dall'età di tredici anni fui atea perché non riuscivo a credere nell'esistenza di Dio». Ma, protesa in una ricerca incessante e radicale della verità, impegnata nella soluzione dei grandi problemi della vita, non poteva non imbattersi nella verità di Dio, un Dio che in Gesù mette in gioco tutto per gli uomini, che non si arresta neppure di fronte al dolore e alla morte.

La verità di Dio sta proprio nel suo affermarsi attraverso la debolezza della croce e della morte. La scoperta che, in Gesù, Dio ha condiviso con noi tutto, fa nascere quell'abbandono in lui che caratterizza la vita di quanti sanno che, dalla venuta di Gesù in poi, Dio non ha mai abbandonato l'uomo.

Queste certezze hanno illuminato la vita di Edith Stein, nata a Breslavia nel 1891. Ultima di sette fratelli di un'agiata famiglia ebrea, ha percorso con successo il ciclo di studi, occupandosi soprattutto di psicologia e di ricerca filosofica nell'università della sua città natale e poi in quelle di Gottinga e di Friburgo, come allieva prima e assistente poi del celebre filosofo Edmund Husserl. Quando nel 1917 si laureò, aveva già al suo attivo una serie di studi importanti che le avrebbero aperto le porte della carriera accademica. Ma successero alcuni fatti che diedero alla sua vita una svolta radicale.

Il pensiero di Dio, che un tempo neppure la sfiorava, cominciò a insinuarsi prepotentemente nella sua vita, sulla spinta anche di alcuni avvenimenti. Nella prima guerra mondiale moriva un professore che lei stimava molto. Fu un grande dolore per tutti, soprattutto per la moglie, la quale, anziché crollare sotto il peso di quel dramma, trovò nel rapporto con Dio la forza di iniziare una nuova vita. Edith ne fu profondamente colpita. «Fu il mio primo incontro con la croce — scriverà ricordando il fatto — e con la forza che essa comunica in chi la porta».

La ricerca della verità la condusse verso la verità di Dio. Nel 1921 il cammino di avvicinamento giungeva alla conclusione. Ospite di un'amica, fu da questa invitata a scegliersi un libro tra i molti di cui era fornita la sua biblioteca. Edith allungò la mano a caso e ne estrasse uno alquanto voluminoso: era l'autobiografia di santa Teresa d'Avila. Lo lesse d'un fiato. «Chiudendolo —ha poi scritto — mi sono detta: questa è la verità».

Santa. Teresa aveva sintetizzato in un motto la sua fede: «Dio basta». Edith lo fece suo. L'approdo al cattolicesimo avvenne il giorno di capodanno del 1922, quando ricevette il battesimo. La sua scelta di farsi cattolica la mise in vivace contrasto con la madre, che era molto legata alla religione ebraica. Dopo la conversione, Edith insegnò nel collegio delle domenicane di Speyer e viaggiò molto in Germania e all'estero. Nel 1932 insegnò pedagogia a Miinster. Ma il regime nazista aveva già cominciato a discriminare gli ebrei, costringendoli a lasciare insegnamento. Gli eventi infausti accelerarono un proposito che la Stein aveva già maturato, quello di dedicarsi alla vita contemplativa. E così, lasciandosi alle spalle una prestigiosa carriera, si annullava nell'anonimato nel Carmelo di Colonia, con il nome di Teresa Benedicta a Cruce.

Il Carmelo è una grande scuola di umiltà. Edith dovette mettere da parte i suoi libri per dedicarsi come le altre sorelle alle faccende domestiche: si adeguò alle esigenze della vita comune con gioia, per seguire Gesù anche nelle quotidiane umili cose. Nel 1938 con la professione perpetua decideva di essere per sempre carmelitana.

L'odio contro gli ebrei intanto divampava in Germania. La presenza di Edith, pur sempre ebrea nonostante la conversione al cristianesimo, nel Carmelo di Colonia costituiva un pericolo per le sue consorelle. Si trasferì allora in Olanda, nel Carmelo di Echt, dove si dedicò allo studio della figura e dell'opera di san Giovanni della Croce, grande riformatore, assieme a santa Teresa d'Avila, della vita carmelitana.

Nel 1940 i tedeschi invasero l'Olanda, l'odio contro gli ebrei cominciò a mietere vittime anche lì. Edith dovette appuntare sull'abito monastico la stella gialla che la segnalava come ebrea. E non fu la sola delle umiliazioni. I tempi s'erano fatti duri. «Sono contenta di tutto — scriveva —; solo se si è costretti a portare la croce in tutto il suo peso, si può conquistare la saggezza della croce».

Il 2 agosto 1942 i tedeschi irruppero nel Carmelo, prelevarono Edith, assieme alla sorella Rosa, fattasi anche lei carmelitana, e le avviarono al campo di raccolta di Westerbork, da dove il 7 agosto venne deportata ad Auschwitz: lì, in uno dei lager più tristemente noti per l'insana crudeltà dell'uomo, forse un paio di giorni dopo, finiva assieme alle altre compagne di sventura nelle camere a gas e poi nel forno crematorio.

Un ebreo scampato allo sterminio, che fu testimone delle ultime ore di Edith, ha descritto la sua serenità, la calma, l'incessante prodigarsi per gli altri, preda della disperazione e dello sconforto. Si occupava soprattutto delle donne: le consolava, cercava di calmarle, le aiutava; si prendeva cura dei figli di quelle mamme che, impazzite dal dolore, li abbandonavano. «Vivendo nel lager in un continuo atteggiamento di disponibilità e di servizio — scrive il testimone — rivelò il suo grande amore per il prossimo».

Ebrea per nascita, cristiana per scelta, dopo un lungo cammino di ricerca e di approfondimento dei vari aspetti della conoscenza, portando ai più alti livelli le istanze spirituali delle due religioni, ha poi volato alto nei cieli della mistica, ed è diventata esempio affascinante e trascinante per quanti, laici e credenti di varie religioni, cercano la verità con amore tenace e coraggioso.

Papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata beata nel duomo di Colonia 1'1 maggio 1987 e santa 1'11 ottobre 1998, nella basilica di San Pietro a Roma, e poi l'ha anche dichiarata patrona d'Europa.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith) Stein, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martire, che, nata ed educata nella religione ebraica, dopo avere per alcuni anni tra grandi difficoltà insegnato filosofia, intraprese con il battesimo una vita nuova in Cristo, proseguendola sotto il velo delle vergini consacrate, finché sotto un empio regime contrario alla dignità umana e cristiana fu gettata in carcere lontana dalla sua terra e nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia fu uccisa in una camera a gas.

Edith Stein
1938 -39 San Benedetta Teresa della Croce



✝ Pensiero del 09 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

In memoria di Edith Stein una religiosa cattolica in religione Teresa Benedetta della Croce, (Breslavia, 12 ottobre 1891 – Auschwitz, 9 agosto 1942) è stata una monaca cristiana, filosofa e mistica tedesca dell'Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah. Di origine ebraica, si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo che durava dall'adolescenza. Venne arrestata nei Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa, terziaria carmelitana scalza, nel 1942 venne trucidata. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II la proclamò santa e l'anno successivo la dichiarò patrona d'Europa.

Martedì – 19.a Tempo Ordinario – SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE Patrona d’Europa – P

Meditazione sul Vangelo di Mt 25, 1-13

Edith Stein nacque a Breslavia, il 12 ottobre 1891, da una famiglia ebrea di origine tedesca. Allevata nei valori della religione israelitica, a 14 anni abbandonò la fede dei padri per dichiararsi atea. Studiò filosofia a Gottinga, alla scuola di Edmund Husserl, fondatore della scuola fenomenologica, divenendo una brillante filosofa. Nel 1921 si convertì al cattolicesimo, ricevendo il Battesimo nel 1922. Nel 1932 venne chiamata a insegnare all’Istituto pedagogico di Munster, ma la sua attività fu sospesa dopo circa un anno a causa delle leggi razziali. Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente accarezzato, entrò come postulante al Carmelo di Colonia, assumendo il nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Il 2 agosto 1942 venne prelevata dalla polizia nazista e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove il 9 agosto morì nella camera a gas. È stata proclamata beata nel 1987 e l’11 ottobre 1998 è stata canonizzata da Giovanni Paolo ll, che nel 1999 la dichiarò anche co-patrona d’Europa, con santa Brigida di Svezia e santa Caterina da Siena.

Lo sposo fedele.

Nella festa odierna la liturgia ci presenta nella prima lettura un passo del profeta Osea: siamo introdotti in un soliloquio di Dio, il cui sentimento è come quello di un innamorato ferito che però non volta le spalle a colei che lo ha tradito, anzi, la chiama a sé per abbracciarla di nuovo.

I versetti del profeta Osea ci dicono molto del Signore. Scopriamo un Dio che non cancella mai dalla sua mente chi si separa da Lui. È un innamorato fedele che continua ad amare anche quando si scopre tradito. La sua non è ingenuità, né cocciutaggine, né debolezza. Il suo è amore puro, quell’amore che non permette a nulla di spegnerlo. È un amore che attira, che parla al cuore. Questo amore non si serve di ricatti per legare a sé la persona amata, non toglie la libertà, ma crea dei vincoli attraverso la fedeltà. Il suo essere fedele è un continuo richiamo per chi si è allontanato. E la fedeltà rimane la strada sulla quale può camminare chi sceglie di tornare. Santa Edith Stein, di cui oggi celebriamo la festa come Patrona d’Europa, negli anni della sua ricerca interiore, non aveva mai smesso di pregare: la ricerca di verità era la sua preghiera. Il suo cercare così vitale, sincero, aperto, le aveva permesso di incontrare ad un certo punto Gesù Cristo, di aprire gli occhi su Colui che le faceva conoscere il vero volto di Dio. Non ha temuto di attraversare il suo deserto per trovarlo: il tempo della riflessione, in cui quello che si ha non basta più, ma ancora non si è trovato ciò che riempie il cuore. Come le vergini sagge, è uscita di notte con l’olio che le avrebbe permesso d'incontrare il suo Signore, l’olio del desiderio che in noi talvolta perde forza. Chiediamo a Dio di donare anche a noi, sempre e in abbondanza, quest’olio, affinché la nostra lampada non si spenga. Il mondo ha bisogno di persone ricche di desiderio, di uomini e donne di fede che sono i tesori più preziosi che si possono incontrare nella propria esistenza. Dio ha messo accanto ad Edith Stein persone di questa tempra e nella sua bontà non le fa mancare anche a noi.

ALL’INGRESSO
Con Cristo sono stato crocifisso
e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.
Vivo nella fede del Figlio di Dio,
che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

LETTURA Os 2, 15f-16. 17b. 21-22
Lettura del profeta Osea

Oracolo del Signore. Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.

Oppure

LETTURA AGIOGRAFICA
Vita di santa Teresa Benedetta della Croce, vergine e martire

Edith Stein nacque a Breslavia, in una famiglia ebraica, nel «giorno dell’espiazione» il 12 ottobre 1881: a due anni rimase orfana di padre. Frequentò gli studi nel liceo e nell’università della città natale, conseguendo brillanti risultati. A 22 anni si trasferì a Gottinga per seguire i corsi di filosofia tenuti da Edmund Husserl, anch’egli di origini ebraiche, considerato uno dei maggiori filosofi del tempo. In questo periodo di intenso studio abbandonò gradualmente la pratica religiosa e dimenticò volutamente Dio, respingendo le accorate raccomandazioni della madre. Quando Husserl si trasferì a Friburgo, volle presso di sé in qualità di assistente Edith, laureatasi nel frattempo con il massimo dei voti. Si impegnò nella promozione della donna, mettendo in luce la missione e la ricchezza della femminilità. Il lutto per la morte di un amico carissimo fu per lei «il primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette a chi la porta». Fu il momento in cui la sua irreligiosità crollò e Cristo rifulse. Nell’estate del 1921 trovò casualmente nella biblioteca di una persona amica l’Autobiografia di santa Teresa d’Avila; la lesse e ne fu conquistata, sicura di aver trovato finalmente la verità. Ricevette il battesimo il 1° gennaio del 1922, festa della Circoncisione del Signore. L’incontro con il Cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche ma, piuttosto, gliele fece riscoprire in pienezza. Mentre attendeva all’insegnamento a Spira e a Münster, con ammirabile dedizione svolse un’ingente mole di lavoro intellettuale, ma le leggi razziali la costrinsero a lasciare la cattedra. Guidata da eccellenti sacerdoti, che la sorressero nelle difficoltà, si aprì progressivamente a nuove conquiste spirituali. «Più uno si sente attratto da Dio – scrisse – e più deve uscire da se stesso, nel senso di rivolgersi al mondo per portarvi una ragione divina per vivere». Nel 1934 coronò il progetto sognato fin dal giorno del battesimo: vestì l’abito religioso nel Carmelo di Colonia, assumendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Alla priora dichiarò: «Non l’attività umana ci può salvare, ma soltanto la Passione di Cristo; la mia aspirazione è quella di parteciparvi». Al Carmelo le fu demandata, insieme ad altre sorelle, l’attività letteraria del monastero. Scrisse articoli, commenti e interpretazioni filosofiche del Cristianesimo, e lavorò alla sua opera Essere finito ed Essere eterno. Donna di singolare intelligenza e cultura, ha lasciato molti scritti di alta dottrina e di profonda spiritualità. Portata alle vette mistiche, seppe scorgere nella Croce la via che conduce alla gloria, e la luce che dalla Croce sprigiona le diede la forza per il sacrificio supremo. Per sfuggire alla persecuzione nazista si trasferì in Olanda, dove venne arrestata il 2 agosto 1942. Non volle deporre l’abito carmelitano, al quale appuntò la stella gialla degli ebrei deportati. Morì nelle camere a gas di Auschwitz il 9 agosto 1942 e fu gettata nei forni crematori, offrendo il suo olocausto per il popolo di Israele. L’11 ottobre 1998 papa Giovanni Paolo II la iscrisse nell’albo delle sante martiri e nel 1999 la proclamò compatrona d’Europa. Onore e gloria al Signore nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli. Amen.

09 agosto 

"S. Teresa Benedetta della Croce patrona d’Europa (f) --- S. Teresa Benedetta della Croce, patrona d'Europa (f) - P Os 2,16.17.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13 Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore"

Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona, che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)
Rit: Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.

Condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.

Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona, che il Signore ti ha preparato per la vita eterna.

08 agosto, 2022

✝ Pensiero del 08 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Mt 17, 22-27

Pellegrini, figli del Padre celeste.

Nella prima lettura il popolo di Israele è invitato ad amare Dio e a seguirne le vie. Non solo: riconoscendo di aver sperimentato per primo l’amore di Dio e di essere stato anche lui straniero in Egitto, si scopre chiamato dal Signore ad amare il forestiero.

Gesù, a proposito del giudizio finale, dirà: “Ero straniero e mi avete ospitato” (Mt 25,35). Quando una persona ha sperimentato sulla propria pelle la difficoltà di inserirsi in un ambiente, di farsi capire, di adattarsi a ciò che non conosceva, di superare dei pregiudizi o delle resistenze, diventa più facile scoprire cosa può vivere nell’animo il forestiero. Quando si avverte di essere per primi dei viandanti, dei pellegrini in questo mondo, di non possedere nulla davvero perché, in fondo, nulla è nostro e tutto è di Dio; quando si comprende che anche certe parti di noi, della nostra psiche e della nostra anima, sono per prime sconosciute a noi stessi e a volte ci spaventano, allora il cuore si apre con più facilità. Non si tratta della faciloneria con cui alcuni affrontano i problemi della sempre crescente immigrazione. Si tratta, invece, di vivere disposizioni interiori di fronte a chi non conosciamo; perché non è detto che il “forestiero” sia solo uno di un’altra nazionalità. Può essere chi vive la solitudine dell’incomprensione, della malattia mentale, dell’abbandono. Chiunque abbia bisogno di essere ospitato non solo in una stanza accogliente, ma tra braccia che amano. Il “trucco” sta nell’imparare a mettersi nei panni dell’altro, nel “camminare con le sue scarpe”. E questo non ci viene naturale. “Amare il forestiero”: amare dunque prima di giudicare, perché solo l’amore aiuta a vedere bene a ben valutare. Tutto diventa facile quando mi impegno ad amare l’altro perché, in fin dei conti, è come me, e mi sforzo di rispettare la sua dignità, come desidero sia rispettata la mia.

Lunedì 8 Agosto 
S. Domenico Guzman (m); B. Maria Margherita Caiani
19.a del Tempo Ordinario
Ez 1,2-5.24-28c; Sal 148; Mt 17,22-27
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

(II Tessalonicesi 2,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 148)
Rit: I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore.

Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

(II Tessalonicesi 2,14)

07 agosto, 2022

✝ Pensiero del 07 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.
Giacomo 3:18

Meditazione sul Vangelo di Lc 12, 32-48

Beato il servo fedele.

La lettera agli Ebrei ci porta ad approfondire il tema della fede, mostrandone alcune caratteristiche: essa ci rende pellegrini e ci pone alla ricerca di una patria che non sarà una nostra conquista, ma un dono di Dio. Essa accetta di muoversi sempre in avanti, pur senza vedere chiaramente la meta.

 “Per fede”: più volte leggiamo queste parole nella seconda lettura. Per fede Abramo, senza sapere molto di chi gli parlava nell’intimo, partì per “una terra che io ti farò vedere”, come gli disse Dio. Una terra che non aveva sentito nemmeno nominare. Ma, andando verso questa terra, è andato anche verso se stesso, perché ha dato un senso nuovo alla sua vita, e verso Dio, perché l’ha conosciuto sempre più. Ciascuno di noi, in fondo, per diventare quel che è chiamato ad essere, deve lasciare qualcosa, abbandonare qualcuno. In questo lasciare tutto, Abramo ha ricevuto una promessa: la tua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo. Si è sentito benedetto e portatore di benedizione. E così sua moglie, Sara. Ma cosa hanno visto di tutto ciò nella loro vita? Hanno avuto due figli soli, di cui uno da una schiava. Abramo, inoltre, ha dovuto comprare la terra per dare una sepoltura a Sara, perché non aveva una sua proprietà. Allo sguardo umano non si è realizzata alcuna delle promesse. Eppure, se ci pensiamo, noi credenti formiamo la discendenza innumerevole di Abramo, e in Gesù ogni parte della terra e ogni popolo sono stati benedetti dal Padre. Mai Abramo e Sara avrebbero potuto immaginare che le promesse ricevute si sarebbero realizzate così. Per fede siamo chiamati a posare gli occhi su Colui che promette piuttosto che sulle sue promesse, perché queste ultime non sempre possiamo capirle. Esse trovano il loro significato su “vasta scala” e “a lungo termine”. Dio non ci salva da soli. Mentre noi guardiamo solo al nostro piccolo mondo e ci aspettiamo risposte pratiche e immediate, Lui guarda tutta l’umanità e lega la nostra vita ad essa. È difficile da comprendere e da accettare? È vero, ma anche per noi valgono le stesse parole: “Per fede”.

Domenica 7 Agosto 
Ss. Sisto II c. (mf); S. Gaetano da Thiene (mf); S. Donato
19.a del Tempo Ordinario (anno C)
Sap 18,6-9; Sal 32; Eb 11,1-2,8-19; Lc 12,32-48
Beato il popolo scelto dal Signore

Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

(Matteo 24,42-44)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
«Egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo».

Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

(Matteo 24,42-44)

06 agosto, 2022

Auguri di cuore, al nostro Vescovo di Bergamo

 Auguri di cuore, al nostro Vescovo di Bergamo

Mons. FRANCESCO BESCHI, per il suo compleanno.
Dio, benedica, il suo cammino, come uomo e sacerdotale ora, e per sempre..



Trasfigurazione del Signore

 Trasfigurazione del Signore

autore: Raffaello Sanzio anno: 1520 titolo: Trasfigurazione luogo: Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano
Nome: Trasfigurazione del Signore
Titolo: Gesù rivela ai tre discepoli diletti il Corpo del Vero Uomo
Ricorrenza: 6 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Il Divin Redentore Gesù aveva già predicato per due anni il Vangelo dell'amore per tutta la Palestina, e si era già scelti i dodici Apostoli, ma la Buona Novella non era ancora stata compresa che in piccola parte: i suoi discepoli medesimi restavano ancora dubbiosi e tiepidi.

Per confermare nella fede almeno i più amati fra gli Apostoli, prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni, li condusse sulla cima del Tabor ed innanzi ad essi si trasfigurò. Il suo viso divenne risplendente come il sole e le sue vesti candide come la neve. Ed apparvero Mosè ed Elia che conversavano con lui. Pietro allora prese la parola e disse a Gesù: « È bene per noi lo star qui; se vuoi facciamo qui tre tende: una per Te, una per Mosè ed una per Elia ». Mentre ancora parlava una lucida nuvola li avvolse e da essa si udì una voce che diceva: « Questo è il mio Figliuolo diletto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo ». Udendo tale voce i discepoli caddero bocconi a terra e furon presi da gran timore, ma Gesù, accostatosi a loro, li toccò dicendo : « Levatevi e non temete »; ed essi alzati gli occhi non videro che Gesù. Egli poi nello scendere dal monte ordinò di non parlare a nessuno di quella visione, prima che il Figliuol dell'Uomo fosse risuscitato dai morti.

Questo bellissimo tratto del Santo Vangelo è preso da S. Matteo, ma lo si trova pure in S. Luca ed in S. Marco. Gesù prende con sè, e vuole testimoni della sua gloria: Pietro, il discepolo dal cuore ardente e generoso fino all'eroismo; colui che pochi giorni prima era stato costituito capo della Chiesa. Giacomo, il fratello di Giovanni, impetuoso e fedele che voleva sedere alla destra di Gesù, per cui si disse disposto a bere lo stesso calice amaro della passione. Giovanni, prediletto perchè il più giovane ed il più innocente. Tutti e tre li vedremo in seguito seguire il Maestro nell'Orto degli Ulivi, recarsi per primi al sepolcro, predicare con zelo ardente la fede, e dare la vita per il loro Maestro.

PRATICA. Il Padre sul Tabor ha proclamato: «Questo è il mio Figlio diletto, lui ascoltate ». Ascoltiamo questo Maestro Divino quando ci parla per mezzo della Chiesa o dei suoi ministri.

PREGHIERA. Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito hai confermato i misteri della fede con la testimonianza dei padri e, con voce partita da nube luminosa, hai meravigliosamente proclamata la perfetta adorazione dei figli, concedici, propizio, di poter divenire coeredi del Re della gloria e partecipi della sua medesima gloria.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della Trasfigurazione del Signore, nella quale Gesù Cristo, il Figlio Unigenito, l’amato dell’Eterno Padre, davanti ai santi Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, avendo come testimoni la legge ed i profeti, manifestò la sua gloria, per rivelare che la nostra umile condizione di servi da lui stesso assunta era stata per opera della grazia gloriosamente redenta e per proclamare fino ai confini della terra che l’immagine di Dio, secondo la quale l’uomo fu creato, sebbene corrotta in Adamo, era stata ricreata in Cristo.


✝ Pensiero del 06 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

L a Trasfigurazione di Gesù, è uno squarcio aperto nel cielo, mediante, il quale ci è dato contemplare la Gloria a cui siamo destinati.

Meditazione sul Vangelo di Lc 9, 28-36

Dio dice: Questi è il Figlio mio, l’amato:
«In lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

La Trasfigurazione, manifestazione anticipata della gloria di Cristo e profezia del suo esodo al Padre, mette in luce la dimensione pasquale ed escatologica della liturgia e di tutta la vita cristiana. La parola del Padre preannunzia l’adozione filiale di coloro che, ascoltando e seguendo il Figlio prediletto, diventano suoi fratelli, partecipi della trasfigurazione eterna. L’alto monte, non meglio identificato nel Vangelo, è quasi concordemente ritenuto il Tabor, che si erge nel cuore della Galilea e domina la pianura circostante. La data è da collocarsi tra la Pentecoste ebraica e la festa delle Capanne, durante il periodo dedicato da Gesù in modo particolare alla formazione degli apostoli. La festa del 6 agosto, originariamente celebrata in Oriente, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Callisto lll nel 1457, a ricordo della vittoria del 1456 sui Turchi, a Belgrado.
È bello, Signore, stare con te.
«Io continuavo a guardare» dice Daniele nella prima lettura. È la sua visione del Re, il più alto su tutta la terra. La gloria regale e il potere sovrano di Dio e del Suo Figlio Unigenito sono ben oltre la capacità di descrizione delle nostre parole. Il racconto evangelico della Trasfigurazione ci porta ad immaginare lo stesso tipo di visione. Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio, il Messia inviato per la nostra salvezza.
Ci sono momenti nei quali quasi tocchiamo il mistero di Dio: quando viviamo una messa con più intensità, facciamo una passeggiata in montagna, sentiamo la brezza del mare, osserviamo il volo di una rondine, o cogliamo il sorriso pieno di tenerezza di una persona cara. Ma altre volte la quotidianità ci assorbe. Viviamo presi dalla frenesia, dalle incombenze, e il cielo sembra un posto lontano, magari perfino un po’ noioso. Nella Trasfigurazione siamo invitati a salire sul monte, a fare uno sforzo speciale per contemplare Dio. Cristo va avanti: ci indica la strada, ci dà l’esempio, c'insegna a pregare. Ed è allora che il Padre ci rinnova l’invito ad ascoltare suo Figlio, a contemplare il suo amore, leggendo il Vangelo, per scoprire il suo amore nella nostra vita. Si sta così bene con Dio! I momenti di contemplazione riempiono l’anima di una pienezza speciale, di un desiderio di non interrompere l’esperienza, di rimanere lì, con Cristo, in quegli istanti che sono un’anticipazione del cielo. Ma la vita ha le sue esigenze. Dobbiamo discendere dalla montagna. Rimane un ricordo, un’esperienza profonda. Ma non possiamo restare come prima, dopo avere sentito la voce di Dio nella nube sul monte. Non possiamo lasciare che la monotonia soffochi l’entusiasmo che ci ha donato l’incontro col Padre».

Sabato 6 Agosto 
Trasfigurazione del Signore (anno C) – P
B. Maria Francesca di Gesù
Dn 7,9-10.13-14 opp. 2Pt 1,16-19; Sal 96; Lc 9,28-36
Il Signore regna, il Dio di tutta la terra

Questi è il Figlio mio, l’amato:
«In lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo
».
(Marco 17,5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 96)
Rit: Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.

Questi è il Figlio mio, l’amato:
«In lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo
».
(Marco 17,5)