Oggi, la Chiesa, celebra San Massimo da Torino, Vescovo.
Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara sono una ragazza disabile, dalla nascita. Sono devota a Maria Regina della Famiglia apparsa nel maggio 1944 a Ghiaie di Bonate (Bg) ad Adelaide Roncalli a soli sette anni. Scopo mantenere viva la Memoria. Sono devota al GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE
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25 giugno, 2022
Tanti Auguri di cuore, d'un buon onomastico. Massimo Camisasca FSCB
Accade oggi sono 75 anni fa che il diario di Anna Frank fu pubblicato per la prima volta in stampa.
Accade oggi sono 75 anni fa che il diario di Anna Frank fu pubblicato per la prima volta in stampa.
San Massimo da Torino
San Massimo da Torino
Di lui si hanno scarsissime notizie. Nato sicuramente nel IV secolo in un'imprecisata provincia settentrionale italiana dell'impero romano, viene storicamente considerato il fondatore della Archidiocesis Taurinensis. Già discepolo di sant'Eusebio di Vercelli e di sant'Ambrogio da Milano, guidò la diocesi della allora Julia Augusta Taurinorum tra il 390 e il 420, nel difficile periodo delle invasioni barbariche.
Il suo impegno si concentrò prevalentemente sulla lotta contro la pratica della simonìa e del paganesimo. A tal proposito è ricordato per aver fatto erigere, probabilmente sui resti di un precedente tempio pagano, una piccola chiesa dedicata a Sant'Andrea dai cui resti, nel XII secolo, sorse la celebre chiesa della Consolata.
Massimo divenne inoltre conosciuto per i suoi numerosi sermoni, oggi raggruppati in un'edizione critica curata da A. Mutzenbecher. Nelle sue omelìe, tra l'altro, accennò sovente ai primi martiri di Torino, i santi Avventore, Ottavio e Solutore le cui reliquie sono conservate a Torino. La data della morte è incerta: viene fissata intorno al 420. Secondo la cronotassi dell'Arcidiocesi di Torino il suo successore fu il vescovo Massimo II.
Alcune sue reliquie sono conservate nella basilica di San Massimo a Collegno, alle porte di Torino, una delle più antiche chiese cristiane del Piemonte che, molto probabilmente, fu sede vescovile dello stesso Massimo. Per lungo tempo si è creduto che la chiesa ospitasse anche la tomba del protovescovo ma ripetuti scavi archeologici effettuati nel XIX secolo hanno smentito questa ipotesi. Sempre nel XIX secolo la municipalità di Torino gli intitolò una via del centro storico e l'arcidiocesi gli dedicò una chiesa, in essa ubicata e consacrata nel 1853.
La memoria liturgica a lui dedicata è fissata al 25 giugno.
Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria
Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria
La devozione al Cuore ammirabile della Madre di Dio è antichissima nella Chiesa. In S. Luca si hanno i primi accenni ai segreti tesori di quell'amabilissimo Cuore. Anche i Ss. Padri ed i Dottori celebrano spesso le lodi del Cuore ammirabile della Madre di Dio. Nel Medioevo questa soave devozione fu rivelata a Santa Matilde ed a S. Gertrude e da esse coltivata con trasporto e diffusa mediante i loro scritti. Anche S. Bernardino da Siena ne fu entusiasta. Ma il vero padre, l'apostolo ed il dottore di questa devozione è S. Giovanni Battista Eudes (1601-1680). Egli fu il primo che « non senza una divina ispirazione » (come si espresse S. Pio X nel decreto di beatificazione) pensò di tributare il culto liturgico al Cuore purissimo di Maria, componendo egli stesso la Messa e l'Ufficio. E questa devozione lasciò in eredità alle sue due famiglie religiose: la Congregazione di N. S. della Carità e quella di Gesù e Maria. Su questa devozione scrisse pure il prezioso trattato: Il Cuore ammirabile della SS. Madre di Dio.
La devozione poi andò crescendo insieme a quella del Sacro Cuore di Gesù, e dal secolo XVII in poi, molte famiglie religiose si dedicarono in modo speciale ad onorare questo Cuore amabilissimo. Nel secolo scorso, la devozione alla « medaglia miracolosa », che porta sul retro i due cuori di Gesù e di Maria, fu una potente spinta verso il carattere di « riparazione » che questa devozione doveva prendere specialmente dopo le rivelazioni di Fatima. Difatti la Vergine SS., apparendo ai tre fortunati pastorelli, disse: Per la salvezza dei peccatori Iddio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato, e se sarà fatto quanto io vi dirò, molte anime si salveranno. E chiedeva preghiere: Rosario quotidiano, Comunione riparatrice nei primi Sabati del mese, penitenze: quelle imposte dal proprio dovere compiuto diligentemente e fedelmente, l'accettazione delle croci che il Signore ci manda, penitenze anche volontarie, come la rinuncia a qualche comodità, e la mortificazione in qualche piacere anche lecito... Ella stessa insegnò questa preghiera: « O Signore, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori ed in riparazione delle ingiurie commesse contro l'Immacolato Cuore di Maria... » e la consacrazione di se stessi e di tutto il mondo al suo Cuore Immacolato.
PRATICA. Consacriamoci al Cuore Immacolato di Maria ed oggi facciamo una mortificazione volontaria per la conversione dei peccatori.
PREGHIERA. O Dio onnipotente ed eterno che preparasti nel Cuore della Beata Vergine Maria una degna dimora dello Spirito Santo, concedi propizio a noi che celebriamo devotamente la festa del suo Cuore Immacolato di vivere secondo il tuo cuore.
MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria del Cuore Immacolato della beata Vergine Maria: serbando nel proprio cuore la memoria dei misteri di salvezza compiuti nel suo Figlio, ne ha atteso con fiducia il compimento in Cristo.
CONSACRAZIONE AL
CUORE IMMACOLATO DI MARIA
O Maria, Vergine potente e Madre di misericordia, Regina del cielo e rifugio dei peccatori, noi ci consacriamo al vostro Cuore Immacolato. Vi consacriamo il nostro essere e tutta la nostra vita, tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che amiamo, tutto ciò che siamo. Vostri siano i nostri corpi, i nostri cuori, le anime nostre, le nostre abitazioni, le nostre famiglie, la nostra Patria. Vogliamo che tutto ciò che è in noi e attorno a noi Vi appartenga e sia partecipe delle vostre materne benedizioni. E affinché questa consacrazione sia veramente efficace e duratura, rinnoviamo oggi, ai piedi vostri, o Maria, le promesse del Battesimo e della prima Comunione.
Ci obblighiamo di professare con coraggio e sempre, le verità della fede, di vivere da veri cattolici, sottomessi interamente a tutte le norme del Papa e dei Vescovi uniti a Lui. Ci obblighiamo di osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa e in modo particolare la santificazione delle feste. Ci obblighiamo di fare entrare nella nostra vita, per quanto ci sarà possibile, le pratiche consolatrici della religione cristiana e soprattutto la santa Comunione. Vi promettiamo, finalmente, o gloriosa Madre di Dio e tenera Madre degli uomini, di impiegare tutto il nostro cuore nel servizio del vostro culto benedetto, per sollecitare ed assicurare, mediante il dominio del vostro Cuore Immacolato, il dominio del Cuore adorabile del Figlio vostro nelle anime nostre ed in tutte le anime, nella nostra cara nazione e in tutto l'universo; così sia in terra come in cielo. Così sia.
ICONOGRAFIA
Nell'iconografia il Cuore di Maria è rappresentato solitamente circondato da una corona di fiori, simbolo di purezza, e trapassato da una spada, in riferimento all'indicibile dolore che Maria provò per la morte del Figlio. Questo quanto le fu profetizzato da Simeone alla Presentazione al Tempio: « E anche a te una spada trafiggerà l'anima. ».
Ma quando la Vergine apparve a Fatima la corona non era di fiori ma di spine: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa sapere questo: A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.
✝ Pensiero del 25 giugno 2022
✝
S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede
Nel Cuore della Beata Vergine Maria, abita la Misericordia di Dio.
Meditazione sul Vangelo di Mt 8, 5-17
Verranno dall’Oriente e dall’Occidente e siederanno a mensa
Continua la narrazione di gesti miracolosi. Nei versetti che abbiamo letto se ne possono individuare tre tipologie. Un miracolo a distanza, un miracolo di guarigione in presenza, esorcismi. Il primo racconto di guarigione si ritrova anche in Luca. Nel racconto di Matteo è il centurione stesso che va da Gesù, non manda degli anziani dei Giudei ad avanzare la richiesta che possano attestare la sua rettitudine verso il popolo di Israele (Lc 7, 1-10). No, è il centurione in persona che si muove verso Gesù, ed egli rimane ammirato dal suo discorso. È molto interessante il discorso che il centurione romano rivolge a Gesù. Egli infatti ne riconosce l’autorità e per descriverla utilizza le sue categorie di soldato, il suo universo culturale: è un esempio di inculturazione della fede! Gesù ne rimane ammirato e riconosce nelle sue parole un'autentica professione di fede, per questo guarisce il servo del centurione immediatamente; è per “questione di fede” che il miracolo ha efficacia. Questo racconto ha anche la funzione di rimettere ordine nelle categorie della salvezza. Sembra di risentire riecheggiare le parole di Mt 7,21: «non chiunque mi dice ‘Signore, Signore’, entrerà nel Regno dei cieli». Al banchetto finale, alla mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe, i padri della fede di Israele, siederanno coloro che hanno avuto fede in Gesù. Essi verranno dall’Oriente e dall’occidente, non ci sarà più una distinzione territoriale, né nazionale. Gesù sembra quasi dire già da ora che la salvezza non è legata all’appartenenza al popolo di Israele, ma alla fede in lui e in Dio Padre. I figli del Regno, i giudei destinatari naturali delle promesse escatologiche, se non accoglieranno la rivelazione che Gesù e di Dio non avranno accesso al banchetto escatologico. Questo interroga profondamente la nostra fede, c'interroga sulla sua autenticità e sul nostro legame con Gesù, il solo che salva.
Sabato 25 Giugno
Cuore Immacolato di Maria (m)
S. Massimo; S. Guglielmo di Montevergine; S. Prospero
Is 61,9-11; Cant. 1Sam 2,1.4-8; Lc 2,41-51
Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore
Beata la Vergine Maria:
«Custodiva la parola di Dio, meditandola nel suo cuore».
(Luca 2,19)
SALMO RESPONSORIALE (I Samuele 2,1.4-8)
Rit: Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore.
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.
L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
ed assegnare loro un trono di gloria.
Beata la Vergine Maria:
«Custodiva la parola di Dio, meditandola nel suo cuore».
(Luca 2,19)
24 giugno, 2022
Nella MEMORIA, della CRESIMA O CONFERMA di Rolando Maria Rivi
Nella MEMORIA, della CRESIMA O CONFERMA di Rolando Maria Rivi
Nella MEMORIA, dell'ordinazione SACERDOTALE di don ANTONIO MAFFUCCI FSCB
24 GIUGNO 1979 - 24 GIUGNO 2022
Sacro Cuore di Gesù
Sacro Cuore di Gesù
autore: Pompeo Batoni anno: 1767 titolo: Sacro Cuore di Gesù |
Era questo tutto investito da fiamme, circondato da una corona di spine, squarciato da una ferita, e con una croce piantatavi sopra. « Vedi, disse Gesù alla sua adoratrice, vedi questo Cuore che si strugge d'amore per gli uomini, ciò nonostante non riceve che ingratitudine e oltraggi. Questo Cuore è sempre disposto a versare grazie e benedizioni sopra di tutti; ma gli oltraggi continui che mi fanno, ne impediscono la diffusione.
Pensa tu adunque a riparare un sì lagrimevole disordine, e fa che il venerdì successivo all'ottava consacrata all'onore del mio Divin Corpo, sia specialmente consacrato all'onore del mio Divin Cuore, riparando con onorevole ammenda e devota comunione le offese che ricevo nella divina Eucaristia. Io spargerò abbondanti benedizioni su quanti mi presteranno questo culto; e a te affido l'incarico di far conoscere ed eseguire il mio volere ». Margherita, si accinse all'adempimento della volontà di Gesù.
La grande devozione di Santa Margherita al Sacro Cuore è testimoniata fedelmente nelle sue lettere tramandate negli anni: “«Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore”
Il Pontefice Clemente X approvò solennemente la devozione al Sacro Cuore e l'arricchì di molte indulgenze. Pio IX ne estese la festa a tutta la Chiesa e Pio XI innalzò la festa a rito doppio di prima classe con ottava.
MASSIMA. Imparate da me che sano mansueto umile di Cuore.
PRATICA. Rinnovate la vostra consacrazione al Sacro Cuore di Gesù.
MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il quale, mite e umile di cuore, esaltato sulla croce, è divenuto fonte di vita e di amore, a cui tutti i popoli attingeranno.
CONSACRAZIONE AL
SACRO CUORE DI GESÙ
O Gesù dolcissimo, Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente protesi al vostro Altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a Voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi spontaneamente si consacra al vostro Santissimo Cuore.
Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti disprezzando i vostri comandamenti, Vi ripudiarono. O benignissìmo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore Santissimo.
O Signore, siate il Re non solo dei fedeli, che non si allontanarono mai da Voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.
Siate il Re di coloro che vivono nell'inganno dell'errore, e sono separati da Voi per discordia; richiamateli al porto della verità e all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile e un solo pastore.
Siate il Re di tutti coloro che sono avvolti nelle tenebre dell'idolatria e dell'Islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno vostro.
Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro, un lavacro di redenzione e di vita, il Sangue già sopra di essi invocato.
Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine; fate che da un capo all'altro della terra risuoni questa unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a Lui si canti gloria e onore nei secoli. Così sia.
ICONOGRAFIA
Nell’iconografia del Sacro Cuore ci torna certamente a memoria la Passione di Cristo per mezzo dei suoi simboli: la croce, la corona di spine, le fiamme, la luce e la ferita sanguinante.
autore José de Páez anno circa 1770
La croce: la croce è letteralmente “piantata” dentro al cuore, a significare che tutta la realtà della crocifissione trae il suo significato dal cuore di Gesù. Ci ricorda anche come la croce debba essere sempre ancorata nel nostro cuore in quanto eleva il nostro sguardo verso l’alto unendoci con il divino.
Le fiamme: anch'esse simbolo del sacrificio, come testimoniato nel Vecchio Testamento in cui sono offerti sacrifici a Dio con il fuoco, come il sacrificio di Isacco da parte di Abramo. Il fuoco è anche elemento importante quando Dio comparve nel roveto ardente parlando a Mosè. Le fiamme sono però anche associate all'amore di Gesù per noi: “Sacro Cuore di Gesù, che ardi d’amore per noi, infiamma il nostro cuore d’amore per Te”.
Dagli scritti di Santa Margherita: “Da ogni parte di quella sacra Umanità si sprigionavano fiamme, ma soprattutto dal suo adorabile petto, che somigliava a una fornace ardente. Dopo averlo scoperto, mi mostrò il suo amante e amabilissimo Cuore, sorgente viva di quelle fiamme“
I raggi di luce: Oltre alle fiamme e alla croce il Sacro Cuore è circondato da una luce sgargiante. Nel Nuovo Testamento la luce è spesso associata a Gesù: “«Io sono la luce del mondo”. Gesù non solo è la luce del mondo ma è anche colui che ci illumina, rivelandoci Dio. Nella Conversione di San Paolo l'apostolo fu avvolto da una luce dal cielo.
La corona di spine: solitamente posta sul capo di Gesù in segno di scherno, qui invece circonda completamente il Sacro Cuore a ricordare il dolore che Gesù provò nel giorno della crocifissione. Santa Margherita Alacoque descrive le spine come i peccati degli uomini che trafiggono il cuore di Gesù.
La ferita laterale: Sul lato sinistro del cuore da una ferita sgorgano gocce di sangue. Nel Vangelo di Giovanni è scritto: „Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv, 19:33-34). Una volta morto il corpo di Gesù è sottoposto a ulteriore dolore, dolore che in una delle rivelazioni fatte a Santa Margherita Gesù descrive come provenire dalle azioni degli uomini: “non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo Sacramento d'Amore. Ma ciò che più mi amareggia è che ci siano anche dei cuori a me consacrati che mi trattano così". Questa ferita da cui sgorga sangue simboleggia i peccati più grandi degli uomini.
Papa Benedetto XVI scrisse "l'Adorazione dell'Amore di Dio, che ha trovato nel simbolo del 'Cuore trafitto' la sua espressione storico - devozionale, rimane imprescindibile per un rapporto vivo con Dio”.
Se da una parte l’immagine del Sacro Cuore e gli scritti della mistica mettono in risalto il dolore e la delusione di Gesù verso gli uomini che peccando lo feriscono, dall'altra ancora una volta Gesù vuole esprimere il suo amore smisurato verso l’umanità. Come scrisse Papa Francesco per celebrare la festa “Gesù ci guarda, ci ama e ci rispetta. È tutto cuore e tutta misericordia. Andiamo con fiducia a Gesù, Lui ci perdona sempre”.
✝ Pensiero del 24 giugno 2022
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S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede
Nel Cuore, di Cristo, dimora l'Amore Eterno, su cui possiamo confidare.Meditazione sul Vangelo di Lc 15,3-7
Questa devozione prese avvio alla fine del Medio Evo, con la siderazione attenta e commossa del significato salvifico dell’umanità di Cristo, e assunse contorni più precisi sotto l’influsso delle apparizioni a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Il Cuore del Redentore è qui simbolo dell’amore che Cristo ha recato e mostrato agli uomini, e richiama la donazione radicale che Gesù fa di se stesso nella concretezza storica della sua libertà e della sua stessa componente affettiva: “Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini ed è da loro così poco riamato”. La devozione è incentrata soprattutto nel culto di riparazione dei peccati. ln questo giorno si celebra anche la giornata per la santificazione dei sacerdoti, che è un’esigenza avvertita, oggi soprattutto, non solo dagli stessi presbiteri, ma anche dai fedeli che cercano in essi, “consciamente o inconsciamente, l’uomo di Dio, il consigliere, il mediatore di pace, l’amico fedele e prudente, la guida sicura a cui affidarsi nei momenti più duri della vita per trovare conforto e sicurezza” (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, n. 39).
“Misericordia io voglio, non sacrificio”.
Nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù la liturgia ci presenta tre letture nelle quali possiamo ritrovare le caratteristiche dell’amore di Dio: la cura del pastore che raduna e tiene al sicuro il suo gregge; la misericordia che si riversa sull’uomo mentre è ancora peccatore; l’attenzione del padrone delle pecore che non si stanca di cercarne anche una soltanto, perché nessuno deve rimanere smarrito.
Ognuno di noi ha incontrato la misericordia di Dio. Già il poter leggere o scrivere di Lui è segno che siamo stati toccati dalla gratuità della sua bontà. Nessuno di noi merita alcunché: non c’è nessuna nostra azione o pensiero che possa aver “guadagnato” la bontà del Signore. Mentre “ancora siamo peccatori”, il suo amore si riversa nei nostri cuori “per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”, dono che riempie, fascia e cura le ferite, guida, sostiene, consola, orienta. Ma perché il mondo non sperimenta il tocco del cuore di Cristo? Perché non crede alla sua misericordia? Nella ricerca di una possibile risposta, ci viene paradossalmente in aiuto la domanda di Gesù: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta finché non la ritrova?”. Pensiamoci: noi lasceremmo davvero la quasi totalità delle pecore per cercarne una sola? Il buon senso forse ci direbbe di non farlo per motivi di prudenza. La bontà, al contrario, ci direbbe di farlo perché la vita, non solo terrena, di una sola persona è sempre importante. Come abbiamo “a cuore” la nostra stessa vita, così nel nostro cuore deve poter entrare la vita degli altri, sia essa sana o malata, buona o cattiva, santa o peccatrice. Lasciar entrare il prossimo, con la sua debolezza e fragilità, nella nostra esistenza è testimonianza della misericordia di Dio; è far conoscere una benevolenza che non si fa racchiudere dentro schemi di merito per i quali tendenzialmente aiutiamo solo chi, appunto, se lo merita. Perché l’umanità si senta toccata dalla misericordia del Signore, ha bisogno di sentirsi guardata dai discepoli di questo Signore con occhi capaci di misericordia, deve vedere che qualcuno si “curva” su di lei per “prendersene cura”. E noi per imparare la misericordia dobbiamo fermarci davanti al Cristo crocifisso, contemplare Lui in quell’amore che è “piovuto” su tutti, non solo su alcuni. E desiderare che si avveri nella nostra esistenza l’invito del Signore: “Misericordia io voglio, non sacrificio”. Guardiamo allora alle nostre piccole e grandi durezze e invochiamo dal Signore un cuore nuovo, capace di farsi “pastore” di tutti, nessuno escluso, perché abitato dal “Pastore”, con la maiuscola.
Venerdì 24 Giugno
NATIVITÁ DI S. GIOVANNI BATTISTA (s)
SACRO CUORE DI GESÙ (anno C) (s)
S. Giuseppe Cafasso; S. Lanfranco; B. Maria R. Cimatti
Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5-11; Lc 15,3-7
Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Il Signore è il mio pastore:
«Non manco di nulla».
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a causa del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
Meditazione sul Vangelo di Lc 15,3-7
Questa devozione prese avvio alla fine del Medio Evo, con la siderazione attenta e commossa del significato salvifico dell’umanità di Cristo, e assunse contorni più precisi sotto l’influsso delle apparizioni a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Il Cuore del Redentore è qui simbolo dell’amore che Cristo ha recato e mostrato agli uomini, e richiama la donazione radicale che Gesù fa di se stesso nella concretezza storica della sua libertà e della sua stessa componente affettiva: “Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini ed è da loro così poco riamato”. La devozione è incentrata soprattutto nel culto di riparazione dei peccati. ln questo giorno si celebra anche la giornata per la santificazione dei sacerdoti, che è un’esigenza avvertita, oggi soprattutto, non solo dagli stessi presbiteri, ma anche dai fedeli che cercano in essi, “consciamente o inconsciamente, l’uomo di Dio, il consigliere, il mediatore di pace, l’amico fedele e prudente, la guida sicura a cui affidarsi nei momenti più duri della vita per trovare conforto e sicurezza” (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, n. 39).
“Misericordia io voglio, non sacrificio”.
Nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù la liturgia ci presenta tre letture nelle quali possiamo ritrovare le caratteristiche dell’amore di Dio: la cura del pastore che raduna e tiene al sicuro il suo gregge; la misericordia che si riversa sull’uomo mentre è ancora peccatore; l’attenzione del padrone delle pecore che non si stanca di cercarne anche una soltanto, perché nessuno deve rimanere smarrito.
Ognuno di noi ha incontrato la misericordia di Dio. Già il poter leggere o scrivere di Lui è segno che siamo stati toccati dalla gratuità della sua bontà. Nessuno di noi merita alcunché: non c’è nessuna nostra azione o pensiero che possa aver “guadagnato” la bontà del Signore. Mentre “ancora siamo peccatori”, il suo amore si riversa nei nostri cuori “per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”, dono che riempie, fascia e cura le ferite, guida, sostiene, consola, orienta. Ma perché il mondo non sperimenta il tocco del cuore di Cristo? Perché non crede alla sua misericordia? Nella ricerca di una possibile risposta, ci viene paradossalmente in aiuto la domanda di Gesù: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta finché non la ritrova?”. Pensiamoci: noi lasceremmo davvero la quasi totalità delle pecore per cercarne una sola? Il buon senso forse ci direbbe di non farlo per motivi di prudenza. La bontà, al contrario, ci direbbe di farlo perché la vita, non solo terrena, di una sola persona è sempre importante. Come abbiamo “a cuore” la nostra stessa vita, così nel nostro cuore deve poter entrare la vita degli altri, sia essa sana o malata, buona o cattiva, santa o peccatrice. Lasciar entrare il prossimo, con la sua debolezza e fragilità, nella nostra esistenza è testimonianza della misericordia di Dio; è far conoscere una benevolenza che non si fa racchiudere dentro schemi di merito per i quali tendenzialmente aiutiamo solo chi, appunto, se lo merita. Perché l’umanità si senta toccata dalla misericordia del Signore, ha bisogno di sentirsi guardata dai discepoli di questo Signore con occhi capaci di misericordia, deve vedere che qualcuno si “curva” su di lei per “prendersene cura”. E noi per imparare la misericordia dobbiamo fermarci davanti al Cristo crocifisso, contemplare Lui in quell’amore che è “piovuto” su tutti, non solo su alcuni. E desiderare che si avveri nella nostra esistenza l’invito del Signore: “Misericordia io voglio, non sacrificio”. Guardiamo allora alle nostre piccole e grandi durezze e invochiamo dal Signore un cuore nuovo, capace di farsi “pastore” di tutti, nessuno escluso, perché abitato dal “Pastore”, con la maiuscola.
Venerdì 24 Giugno NATIVITÁ DI S. GIOVANNI BATTISTA (s) SACRO CUORE DI GESÙ (anno C) (s)
S. Giuseppe Cafasso; S. Lanfranco; B. Maria R. Cimatti
Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5-11; Lc 15,3-7
Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Il Signore è il mio pastore:
«Non manco di nulla».
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a causa del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
23 giugno, 2022
✝ Pensiero del 23 giugno 2022
✝
S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede
Meditazione sul Vangelo di Lc 1,57-66.80
Celebriamo oggi la memoria della nascita di Giovanni Battista, cugino di Gesù, figlio di Zaccaria e di Elisabetta. Fu l’ultimo e il più grande dei Profeti: preparò il popolo d’Israele all’incontro con il Signore. La forza del suo temperamento traspariva dall’austerità di vita che conduceva, dalla franchezza delle sue parole di monito e dalla sua coraggiosa predicazione contro gli abusi dei potenti. Giovanni Battista è l’unico santo, oltre la Madre del Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo anche la nascita secondo la carne. La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari che preparano la nascita di Gesù. Giovanni fu il Precursore del Messia e rese testimonianza a Cristo con le parole e con la vita. Il battesimo di penitenza, che accompagna l’annunzio degli ultimi tempi, è figura del Battesimo secondo lo Spirito. Giovanni è il primo santo canonizzato ancora in vita da Gesù stesso (cfr. Lc 7,28). La data della festa, tre mesi dopo l’annunciazione e sei prima del Natale, risponde alle indicazioni del vangelo di Luca.
Luce delle nazioni.
Nella solennità odierna, la liturgia ci presenta come prima lettura il secondo canto del servo del Signore, che troviamo nel libro del profeta Isaia. In questi versetti, così come anche nel racconto della chiamata del profeta Geremia, troviamo le caratteristiche della missione del profeta e del suo rapporto con Colui che lo manda agli uomini. Aspetti che saranno poi incarnati dall’ultimo grande Profeta, che sarà anche il Precursore di Cristo: Giovanni Battista.
I grandi profeti, condividono una consapevolezza di fondo che li accompagna in tutto il loro cammino terreno: l’essere scelti fin dal grembo materno, l’essere consacrati fin da quando le loro ossa ancora non erano formate, ed erano sconosciuti agli uomini ma non a Dio. Geremia, Isaia e, come loro, Giovanni il Battista, negli anni hanno meditato e compreso sempre più in profondità il mistero della loro chiamata; chiamata che non avevano meritato in alcun modo e a cui potevano solo rispondere giorno dopo giorno, senza sapere per certo dove li avrebbe portati. Sapevano che Dio aveva reso la loro bocca come una “spada affilata”, capace di “ferire” l’anima di chi li ascoltava, e per questo erano sicuri che la persecuzione sarebbe venuta. Ciò che però li teneva in piedi era il sapersi “nascosti all’ombra della mano di Dio” e, quando lo scoraggiamento più nero faceva capolino nel loro cuore, tanto da fargli gridare: “invano ho faticato, per nulla ho consumato le mie forze”, ecco che correva in loro aiuto il pensiero che il loro “diritto era presso il Signore”, e presso di Lui la loro ricompensa. Si fidavano più della fedeltà del Signore che delle loro energie. Si fidavano di Chi li aveva mandati ed erano ben consapevoli di non potersi scrollare di dosso la vocazione che Egli aveva loro donato, perché così facendo avrebbero non solo abbandonato Dio, ma anche tradito in qualche modo se stessi, ciò che li definiva nell’intimo. Hanno vissuto probabilmente la fatica dell’accettare, accogliere ed amare una missione che forse, lasciati a loro stessi, mai avrebbero scelto. Ma poi hanno compreso che proprio nella loro vocazione si sarebbero trovati e realizzati, che lì avrebbero trovato la loro salvezza. Da tutto questo viene allora la forza, la fermezza, la generosità del Battista, che si è fatto servo per aiutarci ad incontrare il Signore. Ed anche a lui ha detto il Signore: “É troppo poco che tu sia mio servo… Ti renderò luce delle nazioni”. Ed egli è per noi luce, ancora oggi.
Giovedì 23 Giugno
S. Giuseppe Cafasso; S. Lanfranco; B. Maria R. Cimatti
Vigilia della NATIVITÁ DI S. GIOVANNI BATTISTA (s)
Is 49,1-6; Sal 138; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80
Io ti rendo grazie: «Hai fatto di me una meraviglia stupenda».
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 138)
Io ti rendo grazie: «Hai fatto di me una meraviglia stupenda».
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
«Hai fatto di me una meraviglia stupenda».
Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.
22 giugno, 2022
✝ Pensiero del 22 giugno 2022
✝
Una bussola precisa ed infallibile.
Quando Gesù parla dell’albero che dà buoni o cattivi frutti, parla di noi. L’albero è ogni persona, ed i frutti sono gli atti che compie. Questa realtà assai evidente ci mette di fronte a un problema che, di quando in quando, ci poniamo tutti: “Bisogna davvero prendere tanto seriamente i nostri atti? Non basta credere in Gesù e avere buone intenzioni, per vivere secondo Dio?”. A volte vorremmo un cristianesimo dolcificato, nel quale tutto fosse buono, tutto consistesse solo in buone intenzioni e buoni sentimenti, e gli atti commessi non fossero poi così importanti agli occhi di Dio. Invece, Cristo è più esigente: “Vuoi sapere se sei buono? – dice il Maestro – guarda le tue opere”. Sono queste che ci dicono com’è il nostro cuore. Gesù ci dà una bussola precisa e infallibile, per sapere se siamo sulla strada buona o no. Se la nostra vita si svolge nella cordialità, nella tenerezza verso tutti, nella carità generosa, nella responsabilità verso i doveri e nella fedeltà ai comandamenti di Dio e della Chiesa, allora sappiamo con certezza che abbiamo il cuore in Dio. In caso contrario, dobbiamo controllare il nostro comportamento per vedere se siamo veramente tanto buoni come crediamo, o se siamo vittime di quel sottile egoismo che ci fa vivere in base al capriccio personale piuttosto che secondo la volontà di Dio.
Come posso sapere se sono un albero buono o cattivo? Dai frutti. San Paolo ci dà una lista di frutti buoni e cattivi. Nelle sue lettere alle comunità cristiane, era solito fare liste dei frutti dell’anima. Basta leggerli, verificare quali sono quelli che abbiamo, e fare così la diagnosi sullo stato della nostra anima. I frutti buoni li enumera nella lettera a Tito (cap. 1 e 2), quando scrive come deve essere un cristiano esemplare: “irreprensibile, amico del bene, pieno di buon senso, giusto, devoto, padrone di sé, fedele alla parola data, sano nella fede, nella carità, nella pazienza, nel dolore. Esempio di opere buone, di purezza della dottrina, di parola giusta, incensurabile”. I cattivi frutti sono contenuti nella lettera ai romani (cap. 1) nella quale enumera i vizi mondani che i pagani anno e che, invece, i cristiani devono abbandonare: “ingiustizia, cattiveria, cupidigia, malvagità, invidia, omicidio, alterco, inganno, malignità, pettegolezzo, critica, inimicizia con Dio, oltraggio, arroganza, superficialità, intelligenza dedicata al male, ribellione ai genitori, insensatezza, mancanza d’amore e di misericordia”. Quanti frutti possiamo spuntare dalla prima lista e quanti dalla seconda?
Mercoledì 22 Giugno
S. Paolino da Nola (mf); Ss. Giovanni F. e Tommaso M. (mf)
12.a del Tempo Ordinario
2Re 22,8-13; 23,1-3; Sal 118; Mt 7,15-20
Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.
(Giovanni 15,4.5)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 118)
Rit: Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti.
Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.
Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in essi è la mia felicità.
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso il guadagno.
Distogli i miei occhi dal guardare cose vane,
fammi vivere nella tua via.
Ecco, desidero i tuoi precetti:
«Fammi vivere nella tua giustizia».
Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.
(Giovanni 15,4.5)
21 giugno, 2022
Diciannove anni fa, la SIGNORA ROSALIA CORBO IN LIVATINO, si ricongiungeva, con l'amato figlio
SE MI AMI NON PIANGERE