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04 giugno, 2022

La talare

 La talare

La talare è il simbolo di consacrazione a Gesù Cristo.
La talare è un segno di consacrazione a Dio.
Il colore nero è segno di lutto.
Il prete è morto per il mondo, perché tutto ciò che è mondano non lo attrae più.
La talare è ornata da 33 bottoni sul davanti, che rappresentano l'età di Nostro Signore.
Ci sono poi 5 bottoni sulle maniche,
che rappresentano le 5 piaghe di Nostro Signore.
La talare ha anche 2 tappi laterali,
che simboleggiano l'umanità e la divinità di nostro Signor Gesù Cristo.
Il prete la indossa con una corsia in vita,
a simboleggiare la castità.
Alcune talari possiedono altri 7 bottoni sulla parte superiore del braccio, che richiamano i 7 sacramenti, con i quali il prete conforta i fedeli.
La talare è anche un santo rimedio contro le vanità.
Mentre infatti un uomo normale ha bisogno di trascorrere del tempo davanti al suo guardaroba o ad uno specchio per controllare se questa giacca si abbina a quella maglietta o se il colore della cravatta è adatto, il prete indossa la sua talare e basta. Non c'è bisogno di chiedersi ′′ cosa indosserò oggi?".
Ecco perché essa è anche simbolo di fedeltà e costanza.
Nei battesimi, il prete usa la talare, nei matrimoni, la talare! Se è un compleanno: la talare! E se fosse un funerale? Sempre la talare! Nella gioia e nella tristezza, in salute e in malattia... è sempre la stessa cosa.
E non poteva essere diverso, dal momento che il prete è il rappresentante di nostro Signore Gesù Cristo che Egli è lo stesso: ieri, OGGI e SEMPRE!!
Don Franco Pagano



✝ Pensiero del 04 giugno 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 21,20-25

Le infinite opere di Cristo.

Nel 1998 un uomo non credente passò in un giorno da depressione più profonda alla gioia della fede in Cristo. Era depresso perché vedeva che il mondo era ben lontano dal provare la felicità, le persone annegavano ogni giorno nell’odio, si combattevano guerre e la società consumistica rimaneva indifferente davanti alle sofferenze degli uomini. Un cambiamento tanto radicale in lui avvenne grazie ad un documento che gli capitò nelle mani e nel quale erano annotati i dati riguardanti la Chiesa cattolica nel mondo. Questo signore non sapeva che la Chiesa, nella quale fino a quel momento non credeva, contava nel mondo 5.212 ospedali, 17.094 case di accoglienza per i poveri, 883 lebbrosari, 12.241 ricoveri per anziani e invalidi, 8.041 orfanotrofi e 10.344 asili infantili. Quest’uomo aveva qualche volta sentito dire che Cristo era venuto nel mondo a fare il bene e, leggendo questi dati, si era reso conto che Cristo continuava a venire, poiché solo Lui poteva portare avanti un’impresa d’amore tanto grande nel mondo.

L’evangelista Giovanni termina il suo Vangelo con una frase magistrale ed enigmatica: “Molte altre cose fece Cristo, che se fossero scritte una per una, penso che non basterebbe tutto il mondo per contenere i libri che su di esse venissero scritti”. Quali sono tutte queste cose meravigliose? I Vangeli apocrifi hanno colorato la vita di Cristo con fantasiose avventure e miracoli spettacolari che non furono creduti dai primi cristiani. La vita di Gesù fu sicuramente molto più semplice e a volte molto più grandiosa di una vita abbagliante e appariscente. Il Vangelo ci dice che “passava facendo il bene”, che “curava quelli che si presentavano a lui”, che “trascorreva la giornata in preghiera”… Gesù fece molte cose, sì, tante che non si potrebbero scrivere, ma queste cose tanto grandi si riassumono in una sola: amare. Cristo ha amato tutti senza misura, e ha lasciato ai cristiani il modello su cui costruire la propria vita: amare senza misura. La vita di ogni santo è un insieme infinito di atti d’amore, di servizio, di donazione, di bontà in ogni istante della giornata. San Giovanni ci dice che se si scrivessero tutte le opere che Cristo ha fatto nella sua vita, non ci sarebbe spazio nel mondo per tanti libri. Come saremo felici noi cristiani quando in cielo conosceremo le infinite opere fatte da Cristo, attraverso la Chiesa, durante questi ventuno secoli!

Sabato 04 Giugno 

S. Francesco Caracciolo; S. Quirino; S. Filippo Smaldone
7.a di Pasqua  

At 28,16-20.30-31; Sal 10; Gv 21,20-25 

Gli uomini retti, Signore, contempleranno il tuo volto 

Manderò a voi lo Spirito di verità, dice il Signore; egli vi guiderà a tutta la verità.

 (Giovanni 16,7.13)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 10)
Rit: Gli uomini retti, Signore, contempleranno il tuo volto.

Il Signore sta nel suo tempio santo,
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi osservano attenti,
le sue pupille scrutano l’uomo.

Il Signore scruta giusti e malvagi,
egli odia chi ama la violenza.
Giusto è il Signore, ama le cose giuste;
gli uomini retti contempleranno il suo volto.

Manderò a voi lo Spirito di verità, dice il Signore; egli vi guiderà a tutta la verità.

 (Giovanni 16,7.13)

03 giugno, 2022

✝ Pensiero del 03 giugno 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Tre volte Pietro, dirà ti voglio bene per riparare, al triplice rinnegamento.

Meditazione sul Vangelo di Gv 21,15-19
È molto interessante vedere come Cristo chiede a Pietro di prendersi cura dei suoi fratelli come dimostrazione d’amore. Non gli chiede di pregare molto né di dire belle parole – queste poi verranno spontaneamente se l’amore è reale – ma gli chiede di prendersi cura degli altri, avvicinarli a Dio, portare il Vangelo, mostrare la via della salvezza. Ogni cristiano deve sentirsi interpellato da Dio in quel “pasci le mie pecorelle”, che significa “educa i tuoi figli alla fede”, “dai testimonianza di vita cristiana a quelli che conosci, parla come cristiano ovunque tu sia, collabora con la tua parrocchia che è il luogo dove sono le mie pecore. Ecco, Cristo ci chiede amore e lo vuole tradotto in opere, vuole soprattutto che ci prendiamo cura delle sue pecore insegnando loro, con il nostro esempio, a vivere secondo la sua volontà.
In una simpatica commedia teatrale della prima metà del XX secolo, appare un preoccupato marito che chiede alla moglie se lei lo ami. Essa gli risponde: “Da quarant’anni lavo i tuoi calzini, e ancora mi chiedi se ti amo?”. Quando Cristo ci chiede – come ha fatto con Pietro – se lo amiamo, si aspetta da noi una risposta basata su fatti concreti. “Signore, certo che ti amo, per questo ho lasciato le mie cattive abitudini, ho cominciato a compiere con responsabilità i miei doveri, per questo sto dominando i miei malumori, per questo ho cominciato a essere generoso, per questo ho abbandonato la mia pigrizia, per questo dedico il mio tempo ad aiutare gli altri…”. Cristo vuole che “pasciamo le sue pecorelle”, cioè che siamo concreti nel nostro amore e che lo traduciamo in opere, non in parole né in buoni propositi. Pietro ha amato Cristo guidando la sua Chiesa e diffondendo il Vangelo nel mondo per tutta la sua vita. Questo era proprio quello che Dio voleva da lui.

Venerdì 03 Giugno

"Ss.C. Lwanga e c. (m); S. Clotilde; S. Giovanni XXIII

7.a di Pasqua At 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19

"Il Signore ha posto il suo trono nei cieli"

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa; vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.  (Giovanni 14,26)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 102)
Rit: Il Signore ha posto il suo trono nei cieli.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

Il Signore ha posto il suo trono nei cieli
e il suo regno domina l’universo.
Benedite il Signore, angeli suoi,
potenti esecutori dei suoi comandi.

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa; vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.  (Giovanni 14,26)


02 giugno, 2022

✝ Pensiero del 02 giugno 2022


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede


Meditazione sul Vangelo di Gv 17,20-26
La felicità arriva solo attraverso la santità.
È la santità che Cristo chiede per i cristiani è stata nel corso del tempo oggetto di meditazione. Si può dire che questi venti secoli dalla venuta di Cristo rappresentano la lotta dell’uomo per santificarsi e per arrivare alla verità. Oggi il secolarismo e il materialismo hanno fatto si che molti cristiani abbiano bisogno di rinnovare la freschezza dell’impegno per la santità; si lotta per la santità solo se si comprende chiaramente che la santità – che altro non è se non la sequela di Cristo – rende felici in questa vita come nell’altra.
Prima di morire Cristo chiede al Padre che ci santifichi. Lo chiede al Padre dopo aver predicato, per tre anni, agli uomini di santificarsi. Sa che siamo stati creati per essere felici in questa vita e nell’altra, e che la felicità arriva solo attraverso la santità. Ma che significa essere santo? Significa semplicemente vivere secondo gli insegnamenti di Gesù. In un quadro di epoca medioevale sono raffigurati le tre classi sociali di quel tempo. Prima un vescovo che dice: “Io vi istruisco”, poi un guerriero che dice: “Io vi difendo”, e poi ancora un contadino che dice: “Io vi procuro il cibo”. Il pittore, con astuzia, ha dipinto dietro di loro il demonio che dice: “E io vi porterò via tutti se non farete il vostro dovere”. In effetti, ci si guadagna il cielo facendo ciò che siamo chiamati a fare; questo è santificarsi. Si santifica la madre di famiglia che educa i figli nella fede, il padre che cerca il tempo da dedicare alla moglie e ai figli, lo studente che usa con profitto il suo tempo per prepararsi al domani, il sacerdote che si dedica completamente al suo ministero, il giovane che vive con fedeltà a Dio la vita di grazia, la persona sposata ch'è sensibile e fedele all’amore coniugale. Siamo tutti chiamati a essere santi e tutti possiamo esserlo, impegnandoci a realizzare quello che Dio ci chiede, e avendo fiducia in quello che Cristo stesso chiede al Padre per la nostra santificazione.

Giovedì 02 Giugno 

Ss. Marcellino e Pietro (mf); S. Eugenio I; S. Erasmo
7.a di Pasqua  

At 22,30; 23,6-11; Sal 15; Gv 17,20-26 

Proteggimi, o Dio: «In te mi rifugio».

Siano tutti una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

 (Giovanni 17,21)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

«Nelle tue mani è la mia vita».


Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Siano tutti una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

 (Giovanni 17,21)

01 giugno, 2022

✝ Pensiero del 01 giugno 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 17,11b-19

Entrare in intimità con Dio per incontrarlo tra i piatti.

Ci fa piacere che qualcuno vicino a Dio preghi per noi. Spesso chiediamo a parenti e ad amici fervorosi che preghino per noi; soprattutto a religiose o sacerdoti. Sapere che qualcuno ci raccomanda al Signore ci dà forza e sicurezza. Ricordiamo qualche volta che Cristo ha pregato per noi con grande intensità proprio nei momenti cruciali della sua vita, quando si preparava ad offrire la sua vita per noi sulla croce? Gli evangelisti ci presentano Gesù che prega, e san Giovanni ci racconta i momenti meravigliosi nei quali il Maestro prega con forza per noi credenti. Noi cristiani siamo decisamente dei privilegiati. Il solo sapere che Cristo ha pregato per noi ci deve riempire di gioia e serenità.

La grande mistica santa Teresa di Gesù era solita dire che bisogna saper incontrare Dio tra i piatti; di lei si racconta che lasciava da parte i suoi grandi rapimenti e le estasi per occuparsi immediatamente dei creditori e fornitori del convento con i quali trattava i prezzi, per proporre nuovi contratti e dirne quattro a quelli che cercavano di truffarla, o di non rispettare gli accordi presi. Cristo nella sua preghiera insiste nel dire che dobbiamo allontanarci dal mondo, che non siamo del mondo. San Giovanni ribadisce questo concetto nel suo Vangelo, nelle sue lettere e nell’apocalisse; anche i Padri della Chiesa dicono che noi non siamo del mondo, anche se viviamo nel mondo. Cosa significa questo non essere del mondo? Significa vivere nella comunità, combattere con le tante difficoltà della vita, cercare di essere valorosi per la società e di dare prosperità alle persone care, ma – ed è qui la differenza – dando sempre la priorità ai valori dello spirito; sempre vaccinati contro la tentazione di vivere nel culto del corpo, nell’adorazione della materia, nella ricerca del piacere come fine ultimo e nel benessere terreno come unico obiettivo della vita; valori, questi, che il mondo mette in primo piano. Il cristiano non è del mondo; vive ad un livello superiore; capisce che l’amore puro, la fedeltà e l’onestà sono al di sopra di ogni altro criterio di vita. Il cristiano affronta le situazioni della vita come chiunque altro, ma queste non gli impediscono, come è successo a santa Teresa, d'entrare in intimità con Dio e d'incontrarlo anche tra i piatti.

Mercoledì 01 Giugno 

S. Giustino (m); S. Annibale M. Di Francia; B. Giovanni B. Scalabrini
7.a di Pasqua

‎Ore 20,28-38; Sal 67; Gv 17,11b-19‎

Regni della terra, cantate a Dio  

La tua parola, Signore, è verità: 

«Consacraci nella verità».

(Giovanni 17,17)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 67)
Rit: Regni della terra, cantate a Dio.

Oppure:
Sia benedetto Dio che dà forza e vigore al suo popolo.

Mostra, o Dio, la tua forza,
conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!
Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
i re ti porteranno doni.

Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!
Riconoscete a Dio la sua potenza.

La sua maestà sopra Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario.
È lui, il Dio d’Israele, che dà forza e vigore al suo popolo.
Sia benedetto Dio!

La tua parola, Signore, è verità: 

«Consacraci nella verità».

(Giovanni 17,17)

31 maggio, 2022

Visitazione della Beata Vergine Maria

 Visitazione della Beata Vergine Maria

autore: Frans Francken II anno: 1618 titolo: La visita di Maria ad Elisabetta luogo: Chiesa di San Paolo, Anversa

Nome: Visitazione della Beata Vergine Maria
Titolo: Visita di Maria a Elisabetta
Ricorrenza: 31 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Quando la Vergine seppe dall'Arcangelo Gabriele che era prossima a divenire madre del Precursore, fu stimolata interiormente dallo Spirito Santo a recarsi alla casa di sua cugina S. Elisabetta, in dolce attesa del Giovanni Battista, per apportarvi i primi frutti della redenzione. Il viaggio da Nazareth, dove abitava la SS. Vergine, fino alla città di Ebron dove stava Elisabetta era di 69 miglia circa. Le montagne e la cattiva stagione rendevano più incomodo tale percorso. Tuttavia la B. Vergine si pose in cammino con sollecitudine, come nota il Vangelo, spinta da quella grande carità che ardeva nel suo cuore. Ella incominciava allora la sua missione di dispensiera di tutte le grazie.

Giunta alla casa di Elisabetta, Maria fu la prima a porgere il saluto alla cugina, ed apportò in quella casa grazie straordinarie: S. Giovanni Battista fu liberato dal peccato originale, Zaccaria riebbe la parola, S. Elisabetta ricevette l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo ed alla vista della Vergine esclamò: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto ».

Maria, in risposta, pronunciò lo stupendo cantico del Magnificat, la più degna lode che Dio ricevesse dalla bocca della sua santa Madre, e che la Chiesa fa recitare ogni giorno ai sacerdoti nell'Ufficio divino.

Magnificat Visitazione


L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.continua >>



Con questo cantico Maria loda Iddio di averla arricchita di tali privilegi; predice la sua gloria nell'avvenire: profetizza che il Salvatore del mondo umilierà i superbi ed esalterà gli umili e spanderà la sua misericordia in tutti i secoli fino alla fine del mondo.

Secondo il S. Vangelo, Maria si trattenne per tre mesi nella casa di S. Elisabetta. In questo tempo Ella prestò alla cugina tutti i più umili servizi, con una bontà che solo la madre di Dio poteva avere.

Come fu ripiena di grazia la famiglia di Elisabetta alla visita di Maria, così può chiamarsi beata l'anima devota di Maria. Maria non solo protegge i suoi devoti, ma, come dice un santo, li serve. Dove vi è l'amore a Maria vi è ogni bene, perché Ella porta con sé Gesù, vera pace dell'anima.

PRATICA. Sull'esempio di Maria proponiamo di essere umili e caritatevoli verso il prossimo.

PREGHIERA. Deh! Signore, accorda ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinché come il parto della B. Vergine fu loro principio di salvezza, così la solennità della sua Visitazione aumenti la loro pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. Visitazione della beata Vergine Maria ad Elisabétta.



ICONOGRAFIA


Nell'iconografia della Visitazione viene sempre raffigurate il momento in cui la Vergine che, come descritto nei Vangeli, incontra Elisabetta. Le due donne tradizionalmente si vendono salutarsi con un inchino formale e una stretta di mano, a volte salutarsi da lontano, o ancora abbracciarsi, oppure santa Elisabetta può inginocchiarsi davanti a Maria. In gran parte delle opere le donne sono sole, accompagnate dai mariti o anche da altri personaggi tra cui le due donne che assisteranno la Vergine durante il parto. Elisabetta è di norma effigiata come una donna anziana, in contrasto con la giovane Maria. Malgrado le parole del Vangelo, la scena è raffigurata il più delle volte all’aperto.

La Visitazione
titolo La Visitazione
autore Raffaello Sanzio anno 1517


Uno delle più celebri opere dedicate alla Visitazione è senza dubbio quella di Raffaello Sanzio. Il pittore marchigiano ritrae la figura monumentale di sant'Elisabetta che incede verso Maria incinta. La prima è anziana e nella sua concitazione si legge tutta la sorpresa per la miracolosa gravidanza che l'ha riguardata in età così avanzata. La scena è ambientata in un luminoso paesaggio, con il Battesimo di Cristo sullo sfondo, corredato da una sfolgorante apparizione del Creatore tra angeli.

Visitazione
titolo Visitazione
autore Lagrenée il primogenito anno XVIII sec


Bellissima anche la tela di Lagrenée, Louis-Jean-François, pittore francese del XVIII sec, dove raffigura Elisabetta con la Vergine e probabilmente Zaccaria e San Giuseppe.

Visitazione
titolo Visitazione
autore Federico Barocci anno 1583


Nella splendida tela di Federico Barocci, pittore nativo di Urbino attivo a Roma per gli Oratoriani della Chiesa di Santa Maria in Vallicella, viene raffigurata l'atmosfera domestica, questa volta sotto un portico, dove l'artista traduce, in un tono facile e comprensibile, quella felice occasione che è familiare per le due donne. Federico Barocci aveva studiato diligentemente la sua creazione: dalla prospettiva e dal brano architettonico che sotto ad un arco sfonda su un paesaggio suggestivo, alla modulazione morbida e cangiante dei colori e dei rapporti chiaroscurali, quindi alle fisionomie gaie e ai gesti naturali e spontanei.

Visitazione
titolo Visitazione
autore Francisco Rizi anno circa 1663


Un altro elemento che viene spesso rappresentato nella scena è l'asino che san Giuseppe cercò in prestito per portare tutto il bagaglio e la sua santissima sposa, Regina dell'intero creato. L'animali è ben visibile nella meravigliosa tela di Francisco Rizi, artista spagnolo del XVII, dove sono presenti anche San Giuseppe e Zaccaria. Nell'opera Elisabetta abbraccia affettuosamente la vergine per ringraziare Maria della visita.

✝ Pensiero del 31 maggio 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Ci visiti oggi, la Vergine, col Suo canto di giubilo perché il nostro spirito esulti riconoscendo in Lei l'Arca dell'Alleanza che porta e dona Gesù.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,39-56

L’anima mia magnifica il Signore.
Maria era una donna di squisita carità: «Bastò un piccolo accenno dell’angelo (“Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei”) perché si rendesse conto che lì c’era qualcuno che aveva bisogno del suo aiuto». Raggiunta la casa di Elisabetta, s’incontrò con un’anima perfettamente capace di comprenderla:
«L’annuncio dell’angelo, il miracoloso concepimento del Figlio, la gioia e la grande responsabilità dell’essere la madre di Dio». Anche Elisabetta era una donna di fede profonda, e stava vivendo un’esperienza molto simile. Maria colse questo momento di mutua comprensione per aprire la sua anima.
Il Magnificat, oltre ad essere un piccolo capolavoro letterario, è lo specchio dell’anima di Maria. Dalle parole che lo illuminano, come pure e preziose gemme compongono un semplice, rifulgente diadema, traspaiono le virtù che più caratterizzano la sua vita:
«Il suo atteggiamento di gratitudine verso Dio (“L’anima mia magnifica il Signore”), la consapevolezza della presenza viva e forte della mano di Dio nella sua esistenza (“grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”), l’intima e profonda umiltà (“perché ha guardato l’umiltà della sua serva”), la fede e la fiducia nella fedeltà di Dio (“ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri”). Nell’ultimo giorno di questo mese mariano non si poteva trovare testo più adatto, per far sì che lo splendore della semplicità sfolgorasse limpido ad illuminare i nostri passi sulla via che conduce a Cristo, ed al suo Regno».

Martedì 31 Maggio 
VISITAZIONE B.V. MARIA (f) – P
S. Silvio di Tolosa; S. Petronilla
Sof 3,14-18 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56
Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele

Beata sei tu, o Vergine Maria, che hai creduto:
 

«In te si è adempiuta la parola del Signore».

(Luca 1,45)

ALMO RESPONSORIALE (Isaia 12)
Rit: Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Beata sei tu, o Vergine Maria, che hai creduto:
 

«In te si è adempiuta la parola del Signore».

(Luca 1,45)

30 maggio, 2022

Auguri di cuore, ad Janny Brandes-Brilleslijper, per il suo onomastico.

 Auguri di cuore, ad Janny Brandes-Brilleslijper, per il suo onomastico.




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Santa Giovanna d'Arco

 Santa Giovanna d'Arco

autore: Jean-Auguste-Dominique Ingres anno: 1854 titolo: Giovanna d'Arco all'incoronazione del re Carlo VII nella cattedrale di Reims luogo: Museo del Louvre
Nome: Santa Giovanna d'Arco
Titolo: Vergine
Nascita: 1412, Domrémy, Francia
Morte: 30 maggio 1431, Rouen, Francia
Ricorrenza: 30 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


S. Giovanna nacque l'anno 1412 nel remoto villaggio di Domrémy, dolcemente adagiato sulle sponde della Mosa. Crebbe pura come un giglio, semplice ed incline alla vita austera e penitente: le sue compagne, che la vedevano condurre il gregge al pascolo, non avrebbero certo immaginato quale avvenire straordinario l'attendeva. Un giorno, mentre recitava l'Angelus, la fanciulla udì dalla parte della chiesa una voce pronunciare distintamente il suo nome: « Giannetta, Giannetta! ».

La voce era così penetrante e soave, che la fanciulla si commosse fino alle lacrime. Volse lo sguardo verso il santuario, e vide una gran luce: un personaggio dalle fattezze nobili e graziose, accompagnato da una legione di esseri angelici, ripetè: « Giannetta, Giannetta, sii buona, pia, ama Dio e frequenta la chiesa ». Le apparizioni si ripeterono e in Giovanna crebbe il desiderio d'essere più perfetta e di abbandonarsi all'azione della grazia: Dio le affidava la salvezza della Francia.

Giovanna, conosciuta la sua missione, si raccolse per un istante, levò gli occhi al cielo, poi chinando la fronte soffusa dal rossore e giunte la mani sul seno, esclamò: « Sia fatta la volontà di Dio ». Vinta dopo lungo tempo l'opposizione della famiglia, l'inerme fanciulla si presentò al re Carlo VII, nella città di Chinet.

Ivi tutti erano in preda allo scoraggiamento. Il nemico vinceva; la bandiera inglese sventolava già sulle torri di Parigi: l'ultima speranza era Orléans, ma anch'essa era assediata; espugnata questa, la Francia sarebbe stata inghiottita dall'imperialismo inglese. Giovanna, forte della protezione divina, dopo infinite difficoltà e diffidenze, ebbe il comando di uno scaglione di truppe; ella riordinò quelle poche milizie, fece pregare il Signore, Dio degli eserciti, e mosse contro il nemico che tosto fu sconfitto.

Vinse ripetutamente e liberò Orléans ove entrò entusiasticamente acclamata. La nazione si riscosse, tornò la speranza, ed il nome della giovane guerriera corse su tutte le labbra. A Reims fece incoronare il re, ed ella, chiamata d'ora in poi « Pulzella d'Orléans », venne nominata Contessa del giglio.

Morte di Giovanna d'Arco
titolo Morte di Giovanna d'Arco
autore Eugène Lenepveu anno 1886-1890


Riprese poi le armi e si volse verso Parigi: vinse ancora e fu di nuovo il terrore degli Inglesi; ma il giorno nero venne. Dopo aspra ed infelice battaglia, a Compiègne, la giovane, tradita dai generali invidiosi, cadde nelle mani dei nemici. Aveva 18 anni. Le vendette e le ingiurie a cui soggiacque sono indicibili. L'infame processo che ne seguì fu tra le più abominevoli ingiustizie che si siano mai commesse contro un innocente e coperse di eterna infamia i giudici iniqui. Fu condannata ad essere arsa viva come « eretica, recidiva, apostata, idolatra ».

Abbandonata da tutti e assistita soltanto da un religioso, la prigioniera salì il patibolo baciando il Crocifisso. Le fiamme che avvolsero ed arsero la verginella posero fine alle sue sofferenze. Era il 30 maggio 1431.

L'innocenza di S. Giovanna d'Arco brillò fulgida al mondo intero, quando Benedetto XV, il 18 aprile 1919, l'innalzò alla gloria degli altari e il giorno 16 maggio 1920 il medesimo Papa la dichiarò santa.

PRATICA Quando Gesù parla, rispondiamo con il regale Profeta: «Pronto è il mio cuore, o Dio » (Salmo 56).

PREGHIERA. Dio, che a difendere la Chiesa e la patria suscitasti prodigiosamente la beata Giovanna, deh! fà, per la sua intercessione, che la tua Chiesa, superate le insidie dei nemici, goda perpetua pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Rouen santa Giovànna d'Arco Vergine, detta la Pulzella d'Orléans, la quale, avendo combattuto strenuamente per la sua patria, in fine, consegnata nelle mani dei nemici, fu con iniquo giudizio condannata ed arsa sul rogo, e dal Sommo Pontefice Benedétto decimoquinto fu ascritta nel numero dei Santi.


ICONOGRAFIA


La più antica raffigurazione di Giovanna D’Arco, presente in un registro della città d’Orleans da Clément de Fauquembergue, è costituita da un disegno ad inchiostro realizzato il 10 maggio 1429 quando la giovane cacciò gli inglesi dalla città e dalle campagne circostanti. Giovanna è raffigurata come una fanciulla dai capelli mossi sciolti sulle spalle ed un elegante vestito femminile; la giovane brandisce un massiccio spadone e il sacro stendardo del suo esercito.

Santa Giovanna D'Arco
titolo Santa Giovanna D'Arco
autore Ignoto anno 1429


Giovanna è da sempre un soggetto molto amato nella storia dell’arte, nelle opere più famose è raffigurata come una giovane donna dai capelli sciolti fin sulle spalle, con l'armatura e l’oriflamme, lo stendardo del re di Francia in sella ad un maestoso cavallo. Un classico esempio lo possiamo trovare nell'opera di Jean Jacques Scherrer "L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans".

L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans
titolo L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans
autore Jean Jacques Scherrer anno 1887


Oltre alla sua classica raffigurazione Santa Giovanna è rappresentata spesso durante i momenti della sua vita di maggior rilievo. Nell'opera di Michael Eugene Thirion, pittore parigino dell'800, "Giovanna e l’Arcangelo" risalente al 1876, si nota il momento in cui viene svelato alla giovane il suo futuro di condottiera. Giovanna è al centro della tela con occhi terrorizzati che fissano l’osservatore rivelando uno suo stato d’animo scosso dall’apparizione. Al di sopra di Giovanna, l'arcangelo che indossa un vestito di azzurro e le sussurra qualcosa all’orecchio. Giovanna è una ragazzina non troppo avvenente, scalza e vestita da contadina, ma l’angelo e l’individuo armato raffigurati sopra la sua testa preannunciano per lei un futuro di gloria. L’opera si ispira ad un quadro di Léon François Bénouville.

Giovanna e l’Arcangelo
titolo Giovanna e l’Arcangelo
autore Michael Eugene Thirion anno 1876


Nella tela di Isidore Patrois, altro pittore parigino dell'800, Giovanna è seduta su una panca e indossa la parte superiore di un’armatura e una gonna, con una rozza coperta marrone cerca di proteggersi da due loschi individui che allungano le mani verso di lei sotto la volta cupa di una prigione. I due uomini ridono, ma Giovanna sostiene risoluta il loro sguardo.

Giovanna D’Arco insultata in prigione
titolo Giovanna D’Arco insultata in prigione
autore Isidore Patrois anno 1866


Un’altra scena molto rara riguarda l’interrogazione di Giovanna da parte di un minaccioso soggetto in porpora in Giovanna viene interrogata dal cardinale di Winchester di Paul Delaroche, anche lui artista parigino del 1824. L’immagine del religioso seduto si impone al centro della tela, mentre Giovanna è raffigurata in un angolo ammanettata in precarie condizioni di salute. Alle spalle del religioso, un uomo barbuto si occupa del verbale.

Giovanna viene interrogata
titolo Giovanna viene interrogata
autore Paul Delaroche anno 1824


E’ estremamente tragico il quadro che raffigura Giovanna D’Arco poco prima che venga acceso il rogo. Questa rappresentazione abbastanza diffusa vede Giovanna, legata stretta al palo con una catena, e vestita con abiti popolari con gli occhi affranti dal dolore. Si tratta dell'opera di Hermann Stilke, artista tedesco dell'800, "La morte di Giovanna d'Arco sul rogo".

La morte di Giovanna d'Arco sul rogo
titolo La morte di Giovanna d'Arco sul rogo
autore Hermann Stilke anno 1843