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29 luglio, 2021

San Lazzaro di Betania

San Lazzaro di Betania

autore Juan de Flandes anno 1510 titolo Resurrezione di Lazzaro


 Nome: San Lazzaro di Betania

Titolo: Fratello di Marta e Maria
Nascita: I secolo circa, Giudea
Morte: I secolo circa, Marsiglia
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione




Lazzaro, fratello di Marta e di Maria, che diede ospitalità a Gesù, era di stirpe regale. Suo padre fu governatore della Siria e delle città poste sulle rive del Mediterraneo. Quando Gesù passava facendo del bene e curando ogni malattia, Lazzaro si era ritirato a Betania con le sue sorelle e qui fu preso da una grave malattia. Le sorelle, sapendo che Gesù era vicino, mandarono a dirgli che Lazzaro era ammalato. Ma Gesù rispose: « Questa non è infermità da morirne, ma è a gloria di Dio, affinché per essa il Figlio di Dio sia glorificato ». Siccome Gesù voleva bene a Marta, a Maria sua sorella ed a Lazzaro, quand'ebbe udito che questi era infermo, si recò in Giudea, ma dovette trattenersi ancora due giorni in quel luogo.

Quindi andò a Betania. Marta, sentendo che Gesù veniva, gli andò incontro; mentre Maria stava seduta in casa. E Marta disse a Gesù: « Signore, se tu eri qui, mio fratello non sarebbe morto ». Gli andò incontro pure Maria, la quale si gettò ai piedi di Gesù e gli disse: « Signore, se tu fossi stato qui, non sarebbe morto mio fratello ».

Gesù disse: « Dove l'avete posto? ». Gli risposero: « Vieni e vedi ». Allora Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, giunse al sepolcro... e disse: « Togliete la pietra ». Gli disse Marta, la sorella del morto: « Signore, già puzza, perchè è di quattro giorni ». E Gesù a lei: « Non t'ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio? ». Levarono dunque la pietra. E Gesù dopo aver ringraziato il Padre, a gran voce gridò: « Lazzaro, vieni fuori ». E Lazzaro usci dal sepolcro. A causa di questo fatto molti credettero in Gesù.

Lazzaro poi assistette alla dolorosa passione di Gesù, e dopo l'Ascensione del Signore, quando i discepoli si dispersero, con le sorelle Marta e Maria ed un certo Massimo fu imbarcato su una nave senza vele, senza timone e senza remi : guidati però dal Signore giunsero a Marsiglia. Qui Lazzaro convertì e battezzò molti pagani e resse, quale vescovo, la chiesa di quella città. Morì in età molto avanzata ricco di meriti e di virtù.

PRATICA. - Accresciamo la nostra speranza nel Paradiso, nostra vera ed eterna patria.

PREGHIERA. - Sii propizio, o Signore, alle nostre suppliche, e per intercessione del tuo beato Lazzaro, usaci perpetua misericordia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Lazzaro, fratello di santa Marta, che il Signore pianse morto e risuscitò, e di Maria, sua sorella, che, mentre Marta era indaffarata nei suoi molteplici servizi, seduta ai piedi del Signore ascoltava la sua parola.




Santi Luigi Martin e Zelia Guérin

 Santi Luigi Martin e Zelia Guérin




Nome: Santi Luigi Martin e Zelia Guérin

Titolo: Genitori di S. Teresa di Gesù Bambino
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione




Entrambi figli di militari Luigi Martin nacque nel 1823 e Zelia Guérin nel 1831, vengono educati in un ambiente disciplinato, severo e molto rigoroso. Tutti e due ricevono un'educazione di impronta religiosa: Luigi presso i Fratelli delle scuole cristiane e Zelia dalle suore dell'adorazione perpetua. Al termine degli studi, nel momento di scegliere il suo futuro, Luigi si orienta verso l'apprendimento del mestiere di orologiaio. Zelia, invece, inizialmente aiuta la madre nella gestione del locale di famiglia. Poi si specializza nel "punto d'Alençon" presso la scuola di merletto. Nel giro di qualche anno, i suoi sforzi sono premiati aprendo una modesta azienda per la produzione del merletto.

Per tre anni Luigi soggiorna a Parigi, ospite di parenti, per perfezionare la sua formazione di orologiaio. In quel periodo è sottoposto a molte sollecitazioni da parte dell'ambiente parigino percorso da spinte rivoluzionarie. Insoddisfatto del clima che si respira nella capitale, si trasferisce ad Alençon, dove intraprende la sua attività, conducendo fino all'età di trentadue anni uno stile di vita quasi ascetico.

Zelia, intanto, con gli introiti della sua azienda, mantiene tutta la famiglia vendendo merletti all'alta società parigina. L'incontro tra i due avviene nel 1858 sul ponte di san Leonardo di Alençon. Alla vista di Luigi, Zelia avverte distintamente che quello sarà l'uomo della sua vita.

Dopo pochi mesi di fidanzamento si sposano. Conducono una vita coniugale all'insegna del Vangelo, scandita dalla messa quotidiana, dalla preghiera personale e comunitaria, dalla confessione frequente, dalla partecipazione alla vita parrocchiale. Dalla loro unione nascono nove figli, quattro dei quali muoiono prematuramente. Tra le cinque figlie che sopravvivono, Teresa, la futura santa, nata nel 1873. I ricordi della carmelitana sui suoi genitori sono una fonte preziosa per comprendere la loro santità. I Martin educano le loro figlie a divenire non solo buone cristiane ma anche oneste cittadine. A 45 anni Zelia riceve la terribile notizia di avere un tumore al seno. Vive la malattia con ferma speranza cristiana fino alla morte avvenuta nell'agosto 1877.

A 54 anni Luigi si trova da solo a portare avanti la famiglia. La primogenita ha 17 anni, l'ultima, Teresa, appena quattro e mezzo. Si trasferisce allora a Lisieux, dove risiede il fratello di Zelia. In questo modo, le figlie ricevono le cure della loro zia Celina. Tra il 1882 e il 1887 Luigi accompagna tre delle sue figlie al Carmelo. Il sacrificio più grande per lui sarà di allontanarsi da Teresa che entra tra le carmelitane a soli 15 anni. Luigi viene colpito da una malattia invalidante che lo conduce alla perdita delle facoltà mentali. Viene internato nel sanatorio di Caen. Muore nel luglio 1894.

Santa Maria di Betania

 Santa Maria di Betania


Nome: Santa Maria di Betania
Titolo: Sorella di Lazzaro e Marta
Nascita: I secolo , Betania
Morte: I secolo, Betania
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione




Maria sorella di Marta e Lazzaro secondo il Vangelo di Giovanni, unse i piedi di Gesù e li asciugò con i capelli in una casa a Betania. Ora anche Luca descrive un'unzione (Le 7, 36-50) non dice il nome della donna, ma afferma che è una peccatrice e che cosparge i piedi del Maestro di olio asciugandoli poi con i capelli, mentre il Signore sta cenando con un certo Simone. Sia Marco che Matteo la citano, affermando che era presente a Betania, nella casa di Simone, come Luca, ma non dicono il nome della donna (Mt 26, 6-13; Mc 14, 3-9). Maria di Betania sedeva ascoltando il Signore, che era amata da lui, e che mostrava di ricambiare il suo amore ungendogli i piedi e asciugandoli con i capelli. Secondo il racconto occidentale, si recò in Provenza con Marta e Lazzaro; secondo le tradizioni orientali, andò con loro a Cipro. Come si è visto, in Gv 11, 1-44 vi è un racconto completo della risurrezione di Lazzaro da parte di Gesù.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Lazzaro, fratello di santa Marta, che il Signore pianse morto e risuscitò, e di Maria, sua sorella, che, mentre Marta era indaffarata nei suoi molteplici servizi, seduta ai piedi del Signore ascoltava la sua parola.

Santa Marta di Betania

 Santa Marta di Betania




Nome: Marta di Betania
Titolo: Vergine
Nascita: I Secolo, Israele
Morte: 29 luglio 84, Marsiglia, Francia
Ricorrenza: 29 luglio
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:VarisellaTalana




Era sorella di Lazzaro e di Maria. Era questa una famiglia molto distinta e caritatevole che Gesù molto amava e sovente onorava con la sua presenza.

A Marta era affidata la cura delle faccende domestiche. Ella mostrava ogni impegno per servire bene Gesù, e S. Luca narra che una volta, vedendo che la sorella Maria non l'aiutava nelle sue faccende, si lamentò dolcemente col Maestro Divino dicendo:

« Signore, non t'importa che la mia sorella mi lasci sola a servire? ». Ma Gesù, pur non biasimando la sua sollecitudine, le disse: « Marta, Marta, tu ti affanni e t'inquieti di troppe cose. Una sola cosa è necessaria ».

Cristo nella casa di Marta e Maria
autore Alessandro Allori anno 1605 titolo Cristo nella casa di Marta e Maria


Alla morte del fratello Lazzaro le due sorelle rimasero molto contristate e non c'era chi potesse consolarle nel loro dolore. Fosse almeno stato presente Gesù! Egli, avvisato, non era ancora ritornato. Ma quattro giorni dopo, ecco arrivare il Maestro. « Marta, narra l'evangelista S. Giovanni, appena seppe della venuta di Gesù, gli andò incontro, mentre Maria se ne stava in casa a piangere. Disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche ora so che tutto quello che domanderai a Dio, te lo concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Rispose Marta: Lo so che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno. E Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto vivrà e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? Ella rispose: Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo ».

Gesù, per rinfrancare la fede di Marta e di Maria e per mostrare ai Giudei ch'egli era veramente padrone della vita e della morte, giunto al sepolcro, disse ai circostanti: « Togliete la pietra ». E a Marta che gli osservava: « Signore, già puzza, perchè da quattro giorni è lì ». Gesù rispose: « Non ti ho detto che se credi. vedrai la gloria di Dio? ». Gesù richiamò in vita Lazzaro, e « molti Giudei, conchiude l'Evangelista, venuti da Maria e da Marta, avendo visto quanto aveva fatto Gesù, credettero in Lui ». Non si può certo descrivere la gioia delle due sorelle nel riavere vivo il loro amato fratello che tanto avevano pianto. Esse per tutta la vita serbarono al Redentore la più viva gratitudine.

Molto probabilmente Marta fu presente al Calvario con sua sorella Maria, e con lei vide il Salvatore risorto. Dopo l'Ascensione di Gesù al cielo, Marta, con la sorella Maria ed il fratello Lazzaro, fu dai Giudei gettata in mare, perchè venisse sommersa dalle onde; ma la nave miracolosamente protetta e guidata giunse incolume nel golfo di Marsiglia. In questa città S. Marta fondò una comunità di vergini che governò santamente, finchè ricca di meriti, il 29 luglio dell'84, passò al gaudio sempiterno. Le sue reliquie si venerano a Tarascona, sul Rodano.

Marta fu anche nota per aver sconfitto un drago, la Tarasca, che aveva terrorizzato gli abitanti di Tarascona. Metà bestia e metà pesce, il mostro era intento a divorare un uomo, quando fu annientato da Marta, armata di aspersorio e acquasantiera.

PRATICA. Il rimprovero del Maestro fatto a Marta ci porti ad attendere con maggior cura alle cose spirituali.

PREGHIERA. Esaudiscici, Dio nostro Salvatore, affinché, come ci rallegriamo della festa della tua beata vergine Marta, così veniamo ammaestrati nella vera devozione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Marta, che a Betania vicino a Gerusalemme accolse nella sua casa il Signore Gesù e, alla morte del fratello, professò: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».


Pensiero del 29 luglio 2021

Meditazione sul Vangelo di Gv 11,19-27

Veri discepoli del Maestro.

Oggi ricorre la memoria di santa Marta. La liturgia ci offre la scelta tra due brani in cui essa compare accanto a Gesù, insieme alla sorella Maria. Mediteremo sul brano tratto dal Vangelo di Luca: si tratta dell’episodio della visita che Gesù fa alle due sorelle, Marta e Maria, che accolsero Gesù nella loro casa. Maria, seduta ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Marta, invece, era tutta intenta a preparare il necessario per l’ospite. Troviamo qui un altro importante insegnamento di Gesù, fondamentale per il nostro essere autentici cristiani, veri suoi discepoli.

Gesù fu accolto con gioia nella casa di Marta e tuttavia Marta «era tutta presa dai molti servizi». Certamente, lei si preoccupava di preparare una dignitosa accoglienza per il Maestro venuto da Nazareth. Troppe sono però le cose a cui Marta vuol pensare e finisce così per essere attenta a tutto fuorché alla parola di Gesù. È come se fosse persuasa di dover essere lei a dare qualcosa di importante a Gesù, al punto di non rendersi conto che il Signore è entrato in casa sua perché é lui che ha qualcosa di importante da dire a lei e a Maria. Proprio come succede ai nostri giorni, quando un amico viene a farci visita, e noi siamo più attenti al caffè da preparare che alla sua persona e a quel che ha da dirci. Non è però soltanto nella sfera privata che succedono tali cose. Pensiamo alla nostra società moderna: oggi si moltiplicano gli ospizi e gli ospedali, ma diminuiscono sempre più le case capaci di autentica ospitalità; si moltiplicano le istituzioni che provvedono ad ogni forma di malattia e di solitudine, ma diminuisce la probabilità di trovare fratelli davvero disposti ad ascoltare chi è emarginato. Eppure proprio in questo consiste l’ospitalità vera: non basta, infatti, che il bisognoso sia semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera; occorre che egli sia anche ascoltato, e così sia reso prossimo e familiare. Appunto: alla fine «una sola è la cosa di cui c’è bisogno». E dunque riscopriamo oggi questa unica cosa necessaria. Forse noi non siamo capaci di soddisfare pienamente i bisogni degli altri. Anzi, talvolta, forse senza volerlo, siamo per gli altri causa di sofferenza. Eppure c’è una cosa che possiamo fare da subito: metterci in ascolto di chi ci sta accanto, con disponibilità e rispetto; ascoltare chi ha bisogno di compagnia, senza subito sommergerlo con i nostri discorsi. In fondo proprio questa è la sola cosa di cui c’è bisogno: il resto poi verrà di conseguenza.

29 luglio 

Gustate e vedete com’è buono il Signore

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita.

(Giovanni 8,12)


28 luglio, 2021

Pensiero del 28 Luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 13,44-46

Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito.

Quasi per stemperare la paura provocata in alcuni uditori dall’immagine di un giudizio inappellabile che può concludersi con l’eterna condanna, Gesù propone due parabole che incentivano la gioia. Nella prima si narra d’un bracciante agricolo che, mentre sta lavorando, dissotterra “per caso” un tesoro, poi saggiamente (o astutamente) per divenirne legittimo proprietario, «vende tutto e compra quel campo [tesoro incluso] ». L’altra parabola riguarda un mercante di preziosi che dopo anni di perseverante ricerca, trova, finalmente, una perla d’inestimabile valore; perciò, «vende tutti i suoi averi e la compra» ed anche per lui inizia una vita completamente nuova.

Dobbiamo a due Apostoli, Pietro e Paolo, la più bella attualizzazione di queste due parabole. Ricordiamo anzitutto l’episodio che riguarda Pietro: quando “il giovane ricco” non ebbe il coraggio di «vendere i suoi beni” per seguire Gesù, il Maestro commentò con amarezza l’episodio. Pietro, allora, anche a nome degli altri discepoli, pose a Gesù una domanda che riecheggia le parole della parabola: «Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?» Gesù dà una risposta che riguarda Pietro in quanto Apostolo, poi aggiunge per tutti i discepoli: «Chiunque lasci tutto per causa mia, riceverà il centuplo e la vita eterna». Ecco “la perla preziosa” che è data come premio a chi persevera nella sequela di Cristo. Così è successo a Pietro, ad Antonio abate, a Benedetto da Norcia, a Francesco d’Assisi, che hanno cercato il meglio e l’hanno trovato in una vita tutta dedicata al Signore. Possiamo, invece paragonare l’apostolo Paolo al bracciante agricolo che “per caso” s’imbatte in un tesoro. Quand’egli era ancora «fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore», venne bloccato da Gesù sulla via di Damasco, e da persecutore si “convertì” nel più fervente degli apostoli. Lo stesso Paolo, dopo alcuni anni, riandando col ricordo all’incontro di Damasco, scrisse: «Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo». Gesù, dunque è “il tesoro nascosto”, trovato “per grazia”, per cui vale la pena di lasciare tutto. Dopo Paolo, Agostino, Ignazio di Loyola, Camillo de Lellis e tanti convertiti hanno fatto lo stesso. Seguiamo dunque gli esempi dei grandi Santi, ed anche noi, mostriamo nella vita d’ogni giorno di credere davvero che Gesù è il nostro unico bene.

28 Luglio

Tu sei santo, Signore, nostro Dio

Vi ho chiamato amici, dice il Signore, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

(Giovanni 15,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 98)
Rit: Tu sei santo, Signore, nostro Dio.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuèle tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.

Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.

Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!

Vi ho chiamato amici, dice il Signore, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

(Giovanni 15,15)

27 luglio, 2021

Pensiero del 27 luglio 2021


Meditazione sul Vangelo di Mt 13,36-43

Il grano e la zizzania.

I discepoli, tornati a casa, chiedono a Gesù la spiegazione della parabola della zizzania. Gesù, radunati i discepoli, spiega loro la parabola quasi parola per parola, immagine per immagine, perché nelle loro menti nulla resti oscuro del Vangelo che dovranno annunziare e testimoniare.

Gesù risponde riprendendo ognuno degli elementi della parabola e dando loro un significato: il campo è il mondo; il buon seme sono i membri del Regno; la zizzania sono i membri dell’avversario (maligno); il nemico è il diavolo; la mietitura è la fine dei tempi; i mietitori sono gli angeli. Il destino della zizzania è bruciare nella fornace, il destino del grano è brillare al sole nel Regno del Padre. Dietro queste due immagini c’è l’esperienza delle persone. Dopo che i discepoli hanno ascoltato Gesù e lo hanno accettato nella loro vita, tutto è cambiato per loro. Ciò vuol dire che in Gesù è avvenuto ciò che speravano: il compimento delle promesse. Ora la vita si divide in un “prima” e un “dopo” aver accettato Gesù nella loro vita. Anche a noi è accaduto lo stesso: incontrare ed accogliere Gesù e il suo Vangelo non lascia mai le cose come stanno. Tutto si capovolge o, altrimenti, la vera conversione non è ancora matura. Se avessero continuato a vivere come prima, sarebbero come la zizzania nella fornace, vita senza senso che a nulla serve. Il seme buono e la zizzania crescono assieme, dice Gesù. Non ci sono campi separati. da una parte i buoni e dall’altra i cattivi. La zizzania è presente sia in ogni parte del mondo che nel cuore di ogni credente, come anche nella stessa comunità dei discepoli. Il bene e il male abitano in ciascun popolo, in ciascuna cultura, in ciascun cuore. Gesù poi si sposta al momento del giudizio. E mentre nel corso della vita c’è il momento della pazienza, al termine c’è quello della separazione. E’ meglio impegnarsi a cambiare con pazienza la zizzania in seme buono nel corso dei nostri giorni terreni, perché altrimenti al termine di essi arriverà inesorabile il momento della mietitura e il fuoco della fornace.

27 Luglio

Misericordioso e pietoso è il Signore

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: «Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13,19.23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 102)
Rit: Misericordioso e pietoso è il Signore.

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.

Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: «Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13,19.23)

27 novembre 2020 - 27 luglio 2021 otto mesi senza don Antonio Maffucci FSCB

 27 novembre 2020 - 27 luglio 2021 otto mesi senza don Antonio Maffucci FSCB

Benedetta, sia stata la sua vita, in mezzo a noi.

Benedetto, sia il suo corpo nella pace, del Signore e della Vergine Maria.

Benedetta, sia la sua vocazione sacerdotale, e dedizione per gli altri. 

Benedetta, sia la sua memoria.

Benedetta, sia la sua anima.



REQUIEM AETERNAM
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.

L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona a don Antonio, o Signore,
e splenda a Lui la luce perpetua.
Riposi in pace. Amen.


26 luglio, 2021

Buona festa dei nonni

Buona festa dei nonni 

I Nonni, sono l'essenza, della nostra memoria, non dimentichiamoli.









Santi Anna e Gioacchino

 Santi Anna e Gioacchino


autore Giovanni Carnovali anno 1826 titolo Educazione della Vergine

Nome: Santi Anna e Gioacchino
Titolo: Genitori della Vergine Maria
Ricorrenza: 26 luglio
Tipologia: Commemorazione
Patroni di:VillongoGarzigliana




S. Anna nacque a Betlemme in umile dimora, e fu predestinata da Dio ad andare sposa a Gioachino. Entrambi erano della stirpe di David. I due sposi scelti dal Cielo a darci l'Immacolata da tanti anni sospiravano un figlio e pregavano con lacrime l'Onnipotente affinché esaudisse i loro desideri. Come l'antica Anna, madre di Samuele, effondeva presso il Signore le sue preci e faceva voto di consacrargli interamente il figlio che le avrebbe mandato, così la madre di Maria prometteva di consacrare a Dio la prole che le avrebbe concesso... continua

Avanzata ormai d'età e sterile, il suo stato era allora considerato come un castigo del cielo, come un'esclusione dal partecipare alla nascita del Messia. Anna però seppe pazientare e soffrire la ignominia e il compatimento delle donne nazaretane e Iddio le preparò la più grande consolazione, eleggendola a genitrice della Madre del Salvatore.

I due si ritirarono in disparte per pregare e ottenere da Dio la grazia che arrivò con l'annuncio di un angelo: « Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo »

« Veramente beata, e mille volte beata sei tu, o Anna, esclama il Damasceno, che hai messo al mondo quella bambina che Dio ricolmò di beatitudine, Maria, che il suo nome stesso rende singolarmente veneranda; la quale ha prodotto Cristo, il fiore di vita: la Vergine, la cui nascita fu gloriosa, e il suo parto sarà ancor più sublime. Noi pure, o beatissima donna, ci felicitiamo con te d'aver avuto il privilegio di darci la speranza di tutti i cuori, la prole cioè della promessa. Sì, sei beata, e beato è il frutto del tuo seno. Le anime pie glorificano il tuo germe, ed ogni lingua celebra con gioia la tua maternità. E certo, è degno, sommamente degno, lodare colei che Dio favorì di un oracolo e diede a noi il meraviglioso frutto, donde è uscito il grazioso Gesù ».

La santità di Anna fu certamente in rapporto con la sua dignità. La fede, l'amore vivissimo a Dio, l'intima unione con Lui, l'esattissima osservanza della legge divina, la purità, la carità, la prudenza, la fortezza, tutte le virtù si intrecciarono in lei. La santità eccelsa della figlia doveva pure esser per lei un continuo stimolo per crescere ogni giorno nella virtù. E se la Vergine, col visitare S. Elisabetta e col trattenersi con lei per tre mesi, riempì di benedizioni quella casa, chi può mai dire quanto abbondantemente fosse ricolma di grazia Anna, che per più anni visse con la Vergine e l'ebbe soggetta ed ubbidiente?

Maria contava tre anni ed allora Anna con Gioachino, suo santo sposo, condusse la figliuola al Tempio e l'abbandonò nelle mani di Dio.

Fu grande dolore per lei, ma lo seppe sopportare con la serenità dei giusti che vedono in tutti gli eventi un disegno della Provvidenza per il bene delle anime.

La missione a lei assegnata era ormai compiuta ed ella spirava in Gerusalemme tra le braccia della figlia benedetta. Pare che morisse all'età di 69 anni.

PREGHIERA Doloroso fu per Anna il distacco dall'eletta figliuola, ma seppe compierlo prontamente. Sappiamo anche noi lasciar liberi i figli di seguire la via per cui Dio li chiama.

PREGHIERA. Dio, che ti sei degnato di conferire alla beata Anna la grazia di diventare madre della Genitrice dell'Unigenito Figlio tuo, concedici propizio, che mentre ne celebriamo la festa, siamo soccorsi dal suo patrocinio.

MARTIROLOGIO ROMANO Memoria dei santi Gioacchino ed Anna, genitori dell’immacolata Vergine Maria Madre di Dio, i cui nomi sono conservati da antica tradizione cristiana.

Pensiero del 26 luglio 2021

 Il seme e il lievito dicono la Potenza di DIO in noi. Dal nulla sa trarre frutti di vita eterna.

Meditazione sul Vangelo di Mt 13,31-35

Senape e lievito.

La parabola del granello di senape presenta il contrasto tra del seme e la grandezza della pianta che produce. La piccolezza del granellino sottolinea l’aspetto insignificante e addirittura deludente degli inizi dell’avvento del regno di Dio: la venuta di Gesù corrisponde ben poco alle attese che gli ebrei avevano nei confronti del Messia (cfr. Mt 3,13-14; 11,2-3). La parabola del lievito ci insegna che il regno di Dio è presente nel mondo come un fermento che lo trasforma totalmente.

Gesù continua a parlare del regno di Dio e lo paragona a un granello di senapa e al lievito. Questa parabola probabilmente rispondeva alla domanda dei primi ascoltatori di Gesù: com’è possibile che il regno dei cieli possa presentarsi in modo così stentato? Il granello di senapa è ritenuto il più piccolo di tutti i semi. Ma, una volta cresciuto, riesce a raggiungere l’altezza di due o tre metri e può accogliere tra i suoi rami anche gli uccelli. Gesù dice che avviene così per l’opera del Vangelo: all’inizio si presenta modesta, insignificante, debole, come la più minuta delle sementi. Ed è vero. Cosa c’è di più debole del Vangelo? È solo una parola che può essere disattesa, dimenticata, allontanata. Tuttavia, se è accolta e fatta crescere, diviene ben visibile e allarga il suo influsso oltre noi stessi. Questa lezione viene ripresa nella parabola seguente. Una donna vuole cuocere del pane. Alla massa della farina aggiunge una piccola quantità di lievito; impasta il tutto e poi lo copre con un panno e lo lascia fermentare tutta la notte. Al mattino, tutta la pasta è fermentata da quel pugno di lievito. Anche qui l’evangelista fa notare la sproporzione tra l’umiltà dell’inizio e la grandezza della fine. Così avviene con la Buona Novella. Questo brano ci insegna che non conta il piccolo numero o la quantità poco appariscente; il nostro atteggiamento, molte volte, è opposto a questo insegnamento, quando cerchiamo di esaltare l’apparenza più che la sostanza. Possiamo essere attratti da molte cose, che in realtà sotto il loro aspetto gradevole ed allettante si dimostrano superflue. Vi è un duplice rischio in questo atteggiamento legato all’apparenza. Da una parte si rischi di non soddisfare le vere esigenze del nostro corpo e dello spirito, e dall’altro vi è il rischio di diventare noi stessi succubi di tutto ciò che riempie artificiosamente la nostra vita. La libertà dell’uomo e la sua dignità così spesso proclamata, si perdono in una schiavitù che alla fine banalizza la vita stessa.

26 luglio 

Rendete grazie al Signore, perché è buono

Per sua volontà il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.

(Giacomo 1,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 105)

Rit: Rendete grazie al Signore, perché è buono.

Si fabbricarono un vitello sull’Oreb,
si prostrarono a una statua di metallo;
scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia erba.

Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili presso il Mar Rosso.

Ed egli li avrebbe sterminati,
se Mosè, il suo eletto,
non si fosse posto sulla breccia, davanti a lui
per impedire alla sua collera di distruggerli.

Per sua volontà il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.

(Giacomo 1,18)

25 luglio, 2021

San Giacomo il Maggiore

 San Giacomo il Maggiore


Nome: San Giacomo il Maggiore
Titolo: Apostolo
Nascita: Betsaida
Morte: 43 circa, Gerusalemme
Ricorrenza: 25 luglio
Tipologia: Commemorazione




S. Giacomo il Maggiore fu uno dei dodici Apostoli. Perchè i Samaritani non avevano voluto ricevere i discepoli mandati da Gesù, Giacomo, col fratello Giovanni, si accostò al Divino Maestro e gli disse: « Signore, vuoi che diciamo al fuoco di discendere dal cielo a consumarli? ».

Ma Gesù benignamente rispose: « Non sapete di che spirito siete. Il Figlio dell'uomo non è venuto a perder le anime, ma a salvarle ». E S. Giacomo mostrò poi d'aver fatto frutto dell'eloquente lezione.

Nacque in Galilea circa dodici anni prima di Gesù. Era fratello di S. Giovanni, figlio di Zebedeo pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade e di Salome, discepola di Gesù. L'appellativo « maggiore » gli venne dal fatto che la sua chiamata fu antecedente a quella dell'altro S. Giacomo, figlio di Alfeo, che fu detto perciò « minore ».

Chiamato all'apostolato da Gesù stesso, lo segui generosamente, abbandonando le reti e la barca del padre. Questa generosità gli fruttò una speciale benevolenza da parte del Divin Maestro sì da aver parte alle più intime confidenze di Lui: assistette con S. Pietro e S. Giovanni alla risurrezione della figlia di Giàiro, alla tua Trasfigurazione, partecipando pure molto da vicino all'agonia di Gesù nell'orto del Getsemani.

Essendo anch'egli uomo soggetto alle miserie, con S. Giovanni, come narra il Vangelo, consigliò sua madre Salome di domandare a Gesù che essi potessero entrare nel suo regno, e sedere alla destra e alla sinistra di Lui. Ed il Divin Maestro volto a loro disse: « Potete voi bere il calice che sto per bere, ed essere battezzati col battesimo col quale io sarò battezzato? ».

« Si, lo possiamo », risposero in fretta i due Apostoli. Ma Gesù replicò che in effetto essi avrebbero bevuto il suo calice, ma quanto all'essere collocati nei primi posti nel regno dei cieli era cosa spettante al Padre suo.

Disceso lo Spirito Santo nella Pentecoste, S. Giacomo fu uno dei più zelanti predicatori del Vangelo. tanto da spingersi fino in Spagna. Quivi lasciò un'impronta tale che molti secoli dopo, quando i Mori invasero quella terra mettendola a ferro e a fuoco, S. Giacomo era universalmente invocato e più di una volta fu veduto un guerriero celeste su di un cavallo bianco che faceva terribile strage degli infedeli.

Dalla Spagna tornato in Gerusalemme verso il 43, per ordine del re Erode Agrippa che voleva rendersi grato ai Giudei, fu fatto incarcerare e poi decapitare.

L'eroica confessione della sua fede convertì il soldato che l'aveva condotto ai giudici, il quale perciò ebbe anch'egli la grazia di morire martire. Il suo corpo, mèta di continui pellegrinaggi, riposa nella basilica di Compostela in Spagna.

PRATICA. In ogni sventura vediamo noi pure la mano di Dio che ci porge il calice, e diciamo prontamente: «O Signore, sia fatta sempre la tua santa volontà».

PREGHIERA. O Signore, santifica e custodisci il tuo popolo, affinché, muniti dell'assistenza del tuo apostolo Giacomo, possiamo piacerti con una degna vita, e servirTi con tranquillità di spirito.

MARTIROLOGIO ROMANO Festa di san Giacomo, Apostolo, che, figlio di Zebedeo e fratello di san Giovanni evangelista, fu insieme a Pietro e Giovanni testimone della trasfigurazione del Signore e della sua agonia. Decapitato da Erode Agrippa in prossimità della festa di Pasqua, ricevette, primo tra gli Apostoli, la corona del martirio.


Pensiero del 25 luglio 2021

 Gesù risorto, è Colui che vede la nostra fame di giustizia, di felicità, di Misericordia, di gioia e di pace, e la sazia.

Meditazione sul Vangelo di Gv 6,1-15

Il segno del pane

La folla seguiva Gesù “vedendo” i segni di guarigione da lui compiuti sugli infermi. Il segno del pane costituisce un significativo allargamento di orizzonte: esso è infatti rivolto a tutti, sani e malati. Attraverso il segno del pane, Gesù chiama perciò tutti a condividere il bene più grande che ci possa essere: la fede in lui come l’inviato del Padre, colui che non si può comprare con il denaro, ma piuttosto seguire nell’amore.

Attraverso il segno del pane, dato a tutti, Gesù si presenta a tutti come costruttore di un nuovo tipo di comunione e di società: nell’antichità, infatti, i malati erano esclusi da tutto e da tutti, per motivazioni igieniche e religiose. Con il segno del pane dato a tutti, Gesù supera di fatto questa situazione e invita a “vedere” un altro mondo: un mondo dove l’essere l’uno accanto all’altro, l’uno insieme all’altro, l’uno unito all’altro, perché accomunati dalla condivisione di uno stesso pane, sia vera alternativa al mondo della separazione e della disperazione, al mondo della negazione della fraternità o della sua limitazione solo ai sani e a quelli che “stanno bene”. Si tratta del mondo descritto da Paolo nella seconda lettura, il mondo dove il principio animatore e la sorgente delle relazioni è lo Spirito che vincola alla pace. L’evangelista Giovanni, però, non si ferma qui: da “dove” viene questo pane? Che cosa sta alla radice del “segno” del pane? Non c’è il “comprare” e il “denaro”: in altre parole, non c’è l’uomo, dato che il comprare e il denaro sono il segno della sua attività e, in negativo, del suo modo di essere “tenebroso”. C’è invece un atto di condivisione, incomprensibile alla mente umana (“che cos’è questo?”) perché non segue la logica del “tanto” («che cos’è questo per tanta gente?»). Il profeta Eliseo aveva compiuto qualcosa di simile, come ci narra la prima lettura, ma qui, per Giovanni, c’è di più: l’atto di condivisione, incomprensibile alla mente umana, perché non segue la logica del “tanto”, è quello del Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Questa è l’origine del segno del pane, il suo «da “dove” viene»: è il farsi uomo del Verbo di Dio che permette la costruzione di un mondo “altro”, retto dallo Spirito e dalla fraternità, che si apre sull’eternità e la risurrezione dei morti.

25 Luglio 

Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente

Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.

(Luca 7,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.

(Luca 7,16)