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16 luglio, 2021

Pensiero del 16 luglio 2021

Maria, canta in eterno la Misericordia che DIO ha avuto con Lei. Uniamoci al Suo canto perché anche noi viviamo per la Misericordia di DIO.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,1-5
Ritrovare il senso della vita.

L’Evangelo d oggi ci mostra Gesù che di sabato si trova nei campi insieme ai suoi discepoli i quali sentendo la fame «coglievano e mangiavano le spighe sfregandole». I farisei li accusano di compiere tre lavori sebbene il lavoro, inteso come creazione di qualcosa di nuovo, alla stregua della creazione primordiale di Dio, durante il sabato è vietato (cfr. Es 20,841; 34,21). Gesù, alla domanda dei farisei, risponde rifacendosi a un episodio narrato dal primo libro di Samuele: anche Davide trovatosi nel bisogno per sé ed i suoi uomini si nutrì dei pani dell’offerta riservati dalla legge a Dio e ai soli sacerdoti (ISam 21). All’autorevolezza di Davide e della Scrittura fa oggi eco quella di Gesù: egli, infatti, è il Signore del sabato.

 Il primo insegnamento di Gesù riguarda proprio il modo con cui leggere e interpretare la Scrittura. Gesù legge la Scrittura con la Scrittura, cercando in essa lo Spirito con cui è stata scritta. Ma la “chiave” che apre il testo sacro per noi è proprio Lui, Cristo, il Signore vivente: a partire dal Nuovo Testamento possiamo leggere e comprendere l’Antico Testamento, perché Gesù è il centro e il fine della Scrittura e della storia. Il secondo insegnamento entra nel merito della questione del sabato. Nel libro della Genesi si racconta che «Dio portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò» (Gen 1,29). Nel settimo giorno Egli dà senso al suo lavoro, rendendolo fecondo con la sua benedizione e, con il comando del libro dell’Esodo, invita l’uomo a entrare in esso, cioè a godere con Lui della benedizione che riposa sull’intera creazione, a mangiarne i frutti e a gioire della relazione con il suo Dio. L’uomo ritrova nella relazione con il suo Creatore il senso della sua vita, della sua fatica lavorativa e del tempo: anche gli altri sei giorni lavorativi acquistano il significato della condivisione, da parte dell’uomo, del ritmo di lavoro-riposo che abita la creazione perché abita Dio stesso, che riposa godendo nel creare e dare la vita fecondando. Ciò che conta dunque non è la legge, ma il riposo in Dio e la relazione con Lui: ora Dio è presente in Gesù e la legge che preparava a questo incontro, tutelando un tempo in cui si potesse sperimentarne l’anticipo, è compiuta, e l’uomo, per la presenza di Dio e il rapporto pieno e nuovo con lui, è nel “sabato”. Può godere della vita che gli viene da Dio sempre, nel lavoro settimanale come nel riposo sabbatico. Cade così ogni divisione legalistica e la frammentazione che segna la vita umana è ricondotta all’unificazione: l’uomo nel Figlio diventa signore della propria vita, del lavoro come del riposo. In questo modo i discepoli stanno vivendo il loro sabato: si nutrono dei frutti della terra che il loro Creatore e Signore sta dando loro in cibo e godono della sua presenza e della sua comunione.

16 Luglio

Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 115)
Rit: Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)


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Santa Maria di don Tonino Bello, Vescovo

 «Santa Maria, donna feriale, allenta gli ormeggi delle nostre paure, perché possiamo sperimentare come te l’abbandono alla volontà di Dio nelle pieghe prosaiche del tempo e nelle agonie lente delle ore».

(don Tonino Bello, Vescovo)



15 luglio, 2021

Pensiero dl 15 luglio 2021

 In Gesù il ristoro, da ogni fatica.

Meditazione sul Vangelo di Mt 11,28-30

La croce divenuta leggera.

Gesù contrappone il suo Vangelo e la morale delle Beatitudini che ne consegue – che egli chiama «il mio giogo», – alle numerose e cavillose prescrizioni con cui i farisei avevano appesantito l’osservanza della Legge mosaica, così da renderla impraticabile. Il Signore si rivolge proprio agli esclusi, promettendo loro «il ristoro», se accettano come legge il suo Vangelo. Anzi, egli stesso descrivendosi come «mite ed umile di cuore», si identifica con questi “piccoli” che rimangono «miti» anche se angariati da tutti. A loro, nella terza beatitudine, aveva promesso «l’eredità della terra»; adesso chiede di accettare, con fede, il suo appello alla sequela, per avere, finalmente, «ristoro» in lui.

Non è facile accogliere senza un’istintiva diffidenza l’invito di Gesù a seguirlo, portando «il suo giogo», cioè la croce. Questo soprattutto quando ci sentiamo «stanchi ed oppressi» per le troppe prove della vita, che rischiano di farci percepire “pesante” la mano di Dio. Eppure, l’invito che Gesù rivolge a tutti i sofferenti è sincero, ed egli che è la Verità, non può davvero illudere quei poveri con i quali s’identifica. E’ vero, la croce non è stata «leggera» neanche per Cristo, tanto che la Via Crucis ce lo fa contemplare mentre cade tre volte

sotto il suo peso; e, comunque, dai Vangeli sappiamo che i soldati romani dovettero obbligare Simone di Cirene a portare la croce di Gesù, perché egli non soccombesse ancor prima d’arrivare in cima al Golgota. Anche il calice della sua sofferenza fu tutt’altro che «dolce», tanto che il Signore chiese al Padre che esso «passasse da lui». Gesù, dunque, è troppo rispettoso dell’uomo che soffre, per banalizzare la fatica e la paura che tutti abbiamo di fronte al mistero del dolore. Allora, tenuto conto di ciò, in che modo possiamo comprendere come veri gli aggettivi «dolce e leggero» riferiti alla croce di Cristo e ad ogni croce? La risposta ci viene da Gesù stesso, il quale c’invita ad imitarlo nel suo essere “mite ed umile di cuore” davanti a Dio e agli uomini. Di fatto, siamo rimandati alle beatitudini, nelle quali il Signore ci assicura che, se perseveriamo nel rimanere anche noi «miti ed umili» come lui, nel momento della prova, «quando saremo nel pianto, Dio stesso ci consolerà». Gesù si farà nostro Cireneo, portando con noi il peso maggiore della nostra croce. E questa, pur avendo la stessa pesantezza oggettiva, sarà “sentita” da noi «dolce e leggera», perché percepiremo d’essere sostenuti dall’amore del Padre e dall’efficace solidarietà di Cristo, nostro Fratello.

15 Luglio 

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 104)
Rit: Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

Dio rese molto fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi oppressori.
Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo
ed agissero con inganno contro i suoi servi.

Mandò Mosè, suo servo,
ed Aronne, che si era scelto:

«Misero in atto contro di loro i suoi segni
ed i suoi prodigi nella terra di Cam».

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)


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14 luglio, 2021

Pensiero del 14 luglio 2021

 I piccoli, sono quelli che hanno cuore e, occhi per meravigliarsi, sempre della bellezza, del Signore e s'abbandonano a Lui, con Fiducia.

Meditazione sul Vangelo di Mt 11,25-27

Dio si rivela ai piccoli.

Dopo aver biasimato le città che non si sono lasciate evangelizzare, Gesù rivolge il suo sguardo benevolo ai poveri ed agli ultimi che, invece, hanno accettato il suo messaggio. La sua gioia esplode in un canto di ringraziamento al Padre, il quale, nella sua sapienza, sconvolge tutti i parametri umani e si rivela proprio a quelli che sembrerebbero i meno adatti, mentre «si nasconde» a quelli che per cultura e talenti naturali potrebbero vantare delle priorità nell’ambito religioso. Questo comportamento del Padre consola Gesù di tutti gli insuccessi. Egli, anche come uomo, vive ogni accoglienza o rifiuto del suo messaggio e della sua persona, in piena consonanza col Padre celeste.

Dio si rivela solo ai “piccoli”: afferma in modo perentorio Gesù nel suo inno di giubilo. I piccoli, però, secondo il primo Evangelista, non sono solo i bambini innocenti, o gli ultimi nella scala sociale, sono piuttosto quelli che si fanno piccoli davanti a Dio, come “i poveri in spirito”. Perciò sono “piccoli” anche i convertiti, come Matteo, “lo scriba divenuto discepolo”, che seppe estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Anche Paolo, il fariseo orgoglioso della sua dottrina, una volta incontrato il Signore, riconosce di essere il più piccolo, “l’infimo”, degli apostoli. La conversione, infatti, ci ridimensiona, ci fa riscoprire la verità del nostro essere e ci rende, finalmente piccoli e poveri davanti a Dio e al prossimo. L’occasione della quale Dio si serve per favorire la nostra conversione può essere la più varia. Anche una disgrazia, un lutto o una malattia, possono trasformarsi in un provvidenziale incontro trasformante con il Signore. E’ stata questa l’esperienza di san Camillo de Lellis. Egli, dopo una giovinezza violenta e dissoluta, maturò la sua conversione in ospedale, dove era stato ricoverato per una piaga incurabile. “Ridimensionato” dalla sua infermità, poté, finalmente, essere in grado di scorgere accanto a sé la presenza di Gesù e ne fu così sconvolto da proporre se stesso come “sacramento di Cristo” presso gli altri ammalati. Infatti, il frutto della “piccolezza” acquisita con la conversione, oltre a farci conoscere il Padre, ci fa riconoscere il Figlio presente in quei poveri nei quali egli ha voluto identificarsi. Impostiamo, dunque, la nostra vita in modo che Gesù possa gioire di noi. E se non siamo “piccoli” ed innocenti come santa Teresa di Gesù bambino, impegniamoci a divenirlo, imitando i grandi santi convertiti e servendo Gesù negli “ultimi” che incontreremo.

14 Luglio 

Misericordioso e pietoso è il Signore

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 102)
Rit: Misericordioso e pietoso è il Signore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

 
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

13 luglio, 2021

Pensiero del 13 lugo 2021

Abbiamo sempre la possibilità della scelta : «Ad accogliere Gesù come Maestro e Signore, come unico DIO che guida la nostra storia, oppure rifiutarLo e vivere come se Lui non ci fosse». A noi la scelta.

 Meditazione sul Vangelo di Mt 11,20-24

Assumiamoci le nostre responsabilità.

Dopo il discorso missionario, l’evangelista Matteo registra alcune reazioni all’opera evangelizzatrice di Gesù: da quella perplessa del Battista, che non sa capacitarsi della benevolenza del Messia verso i peccatori, a quella malevola dei farisei, cui non va bene niente, né l’ascesi di Giovanni, né la condiscendenza di Cristo. Contro costoro e contro le città che si sono lasciate abbindolare da questi falsi maestri, Gesù si scaglia con una veemenza degna degli antichi profeti. Il suo biasimo colpisce Betsaida e Corazin, le città dei suoi primi discepoli, e soprattutto Cafarnao, che lui ha scelto come seconda patria. Il Signore non guarda in faccia a nessuno: chiunque ostacola il Vangelo merita la sua condanna.

Ascoltando questa pagina di Vangelo, c’è da restare sgomenti per la gran quantità di doni che Dio ha fatto a noi italiani. Dalla predicazione degli apostoli Pietro e Paolo fino ai nostri giorni, quanti santi hanno onorato la nostra Nazione! Eppure guardandoci attorno, tutto sembra ormai dimenticato. La nostra società, in tutto il suo agire, manifesta la grande distanza che ci separa dal Vangelo e dagli esempi che ci hanno lasciato i nostri grandi santi. Scuotiamoci dal nostro torpore e, almeno noi che frequentiamo la Chiesa, impegniamoci ad una vera conversione, così che il Signore non debba biasimarci e rinfacciarci tutte le grazie concesse. Mettiamoci a confronto con altre realtà ecclesiali: noi abbiamo la possibilità di partecipare all’Eucaristia anche ogni giorno, mentre alcune Comunità dell’Africa o dell’America Latina possono incontrare il sacerdote solo poche volte l’anno. Eppure, che differenza d’impatto celebrativo e di fruttuosità spirituale tra noi e loro! «Guai a voi!» – potrebbe ancora gridare il Signore – perché se la stessa quantità di doni fossero stati concessi ad altre Comunità ecclesiali, esse avrebbero riempito il mondo di Santi. Prendiamo sul serio l’appello alla conversione che ci viene da Colui che, senza alcun nostro merito, ci colma di grazie. E se per la maggior parte di noi “convertirsi” non significherà farla finita con una situazione di peccato mortale e di lontananza da Dio, tutti dobbiamo uscire dalla nostra pigra mediocrità, per tendere con più generosità verso quella santità cui Dio ci chiama. I sacramenti cui possiamo accedere così frequentemente ci sono donati per questo! Non rendiamoli inefficaci banalizzandoli. Piuttosto, impariamo dalla Cananea a valorizzarne anche «le briciole».

13 Luglio

Voi che cercate Dio, fatevi coraggio

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 68)

Rit: Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.

Affondo in un abisso di fango,
non ho nessun sostegno;
sono caduto in acque profonde
e la corrente mi travolge.

Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.

Io sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94)

12 luglio, 2021

Pensiero del 12 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 10,34-11.1

Nulla anteporre all’amore di Cristo.

Gesù termina il suo discorso missionario chiedendo ai suoi apostoli ed a tutti i discepoli di fare per lui e per il Vangelo una scelta radicale. Siamo avvertiti: alla sua sequela non aspettiamoci pace ma “spada”, cioè conflittualità e separazioni, e questo anche all’interno delle nostre famiglie. Il discepolo che sceglie Cristo non può anteporlo a nessuno, neanche alle persone più care. Solo allora il Signore s’identificherà con l’apostolo da lui inviato, fino al punto che accogliere e ascoltare un Ministro del Vangelo equivarrà ad accogliere e ascoltare lo stesso Cristo; e tutto ciò che faremo o daremo ad un evangelizzatore, «anche un solo bicchiere d’acqua fresca», avrà dal Signore la sua ricompensa.

Quando Matteo scriveva questa pagina del suo Vangelo, i seguaci di Gesù, il Nazareno, la vedevano realizzarsi alla lettera. Quanti cristiani, infatti, subivano il martirio, perché denunciati dai propri parenti! E quanti, andando incontro alla pena capitale, trovavano la forza di separarsi dai loro cari, perché il loro amore per Cristo superava lo strazio che veniva loro dall’amore paterno, materno o filiale. Dunque, nessuno si scandalizzava nel sentire Gesù che affermava: «Sono venuto a portare non pace, ma guerra». D’altronde, è stato lo stesso Signore a distinguere «la sua pace» da quella “presunta”, quella «che dà il mondo». La pace che dona Gesù, come frutto dello Spirito Santo, è vera e profonda, capace di rimanere in noi anche nel momento della prova e della persecuzione. È quanto hanno sperimentato i Martiri di tutte le epoche; ed è quanto siamo chiamati a credere vero anche per noi. Nel nostro piccolo, infatti, anche noi dobbiamo fare scelte coerenti con la nostra fede cristiana. Per esempio: se la domenica non andiamo a Messa, perché vengono a trovarci i figli con le loro famiglie, come potremo poi restare a nostro agio sentendo Gesù dirci: «Chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me». Non cediamo, dunque, al richiamo degli affetti umani; diamo, invece, al Signore il posto che egli merita nella nostra vita. Non trasformiamo in nemici coloro che vivono nella nostra casa. Anche se alcune decisioni lì per lì saranno dolorose, chiediamo l’aiuto dello Spirito Santo e optiamo per quelle evangeliche. Ne avranno giovamento spirituale – che è quello più importante – i nostri stessi familiari. Il nostro gesto sarà un’efficace forma d’evangelizzazione. E noi sperimenteremo d’essere divenuti discepoli degni di Cristo, perché lo seguiamo prendendo la nostra croce.

12 Luglio

Il nostro aiuto è nel nome del Signore

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 123)
Rit: Il nostro aiuto è nel nome del Signore.

Se il Signore non fosse stato per noi
– lo dica Israele –,
se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.

Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.
Sia benedetto il Signore,
che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.

Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:

«Egli ha fatto cielo e terra».

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

(Matteo 5,10)




11 luglio, 2021

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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1981: 11 luglio come oggi avveniva IL RECUPERO DEL...:   1981: 11 luglio come oggi avveniva IL RECUPERO DEL CORPICINO SENZA VITA DI ALFREDINO RAMPI Alle 15 dell’11 luglio il recupero. Sarà Sparta...

Alle 15 dell’11 luglio il recupero. Sarà Spartaco Stacchini, 37 anni all’epoca, a separare il corpo di Alfredino dalla terra indurita dall’azoto liquido. «Quando arrivò in superficie - sottolineò Stacchini nelle cronache dell’epoca - era ridotto a un blocco di ghiaccio, fu un momento molto emozionante».


San Benedetto da Norcia

 San Benedetto da Norcia


Nome: San Benedetto da Norcia
Titolo: Abate, patrono d'Europa
Nascita: 480, Norcia
Morte: 21 marzo 547, Montecassino, Frosinone
Ricorrenza: 11 luglio
Tipologia: Festa
Sito ufficiale:ora-et-labora.net


monachismo d'Occidente, restauratore dello spirito cristiano dei suoi tempi, nacque a Norcia, nell'Umbria, dalla nobile famiglia Anicia nel 480. Inviato a Roma per addottorarsi nelle discipline liberali, tosto si ritirò dal mondo. Prese dimora nello speco di Subiaco ove rimase per tre anni nascosto e ignoto a tutti, conducendo vita penitente e angelica. Essendosi sparsa la fama della sua santità, alcuni monaci si posero sotto la sua guida sapiente ed illuminata. Ma la sua condotta era un continuo rimprovero e uno stridente contrasto con la loro vita rilassata. Non volendo essi sottomettersi ai suoi richiami, tentarono di avvelenarlo: però, fatto egli, come era suo costume, il segno della croce, ii bicchiere che gli veniva presentato si spezzò.

Allora ii nostro Santo si ritirò nuovamente nella solitudine, e accorrendo a lui gran numero di discepoli, dovette costruire dodici monasteri. Si trasferì poi a Montecassino, ove, abbattuta la statua di Apollo, fondò quel celebre monastero, meraviglia di bellezza e di arte, da cui partirono i primi apostoli benedettini. Qui creò la sua nota regola nella quale si organizzava nei minimi particolari la vita dei monaci all'interno di una "corale", questa filosofia dava nuova ed autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I concetti principali erano due stabilitas loci (l'obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero) e la conversatio(la buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'abate), il "padre amoroso" (il nome deriva proprio dal siriaco abba, "padre") mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora ("prega e lavora").

S. Benedetto fu dotato da Dio del dono della profezia: predisse. tra l'altro le gesta e il tempo della morte a Totila, re del Goti. Pochi mesi prima predisse la propria morte: sei giorni innanzi si fece aprire il sepolcro; il sesto giorno, portatosi in chiesa a ricevervi l'eucarestia, spirò tra le braccia dei suoi monaci. La sua anima fu vista salire al cielo su un fulgore di luci mentre un uomo diceva: «Questa è la via per cui Benedetto ascende al cielo ». Aveva oltre sessanta anni.

« S. Benedetto, scrive D. Guéranger, è il padre dell'Europa perché egli per mezzo dei suoi figli numerosi come le stelle del cielo e l'arena del mare, ha rialzato gli avanzi della società romana, schiacciata sotto l'invasione dei barbari; ha presieduto allo stabilimento del diritto pubblico e privato delle nazioni, ha portato il Vangelo e la civiltà nell'Inghilterra, nella Germania, tra i popoli del Nord e perfino tra gli Slavi; ha distrutto la schiavitù, insegnata l'agricoltura e salvato infine il deposito delle lettere e delle arti dal naufragio che sembrava inghiottirle senza speranza di salvezza ».

Tanto fu grande il suo spirito di mortificazione ed estrema e delicata la sua purezza, che non esitò a ravvolgersi tra le spine per vincere una violenta tentazione.

Grandissima fu la sua prudenza di legislatore e di direttore di anime: egli è uno dei quattro grandi patriarchi d'Occidente e le sue regole sono tutt'ora adottate e seguite da molte famiglie religiose.

L'ordine religioso fondato da S. Benedetto si estese in tutto il mondo, e diede un numero grandissimo di santi, papi, vescovi e personaggi illustri. Tra i santi benedettini più celebri si annoverano S. Mauro Abate e S. Placido Martire, S. Willibrodo, S. Vifrido, S. Ruberto, S. Bonifazio, S. Gregorio Magno, S. Agostino di Canterbury, per non dire di tanti altri.

Le comunità benedettine e il calendario della Forma straordinaria lo ricordano il 21 marzo, mentre la Chiesa cattolica invece lo celebra l'11 luglio, da quando Papa Paolo VI il 24 ottobre 1964 con il breve Pacis nuntius proclamò san Benedetto da Norcia patrono d'Europa in onore della consacrazione della Basilica di Montecassino.

PRATICA. Da questo Santo impariamo la prontezza e l'estrema decisione nello scacciare le tentazioni.

PREGHIERA. Deh! Signore, ci renda accetti l'intercessione del San Benedetto, affinché quello che non possiamo con i nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio

MARTIROLOGIO ROMANO. A Montecassino il natale di san Benedetto Abate, il quale restaurò e meravigliosamente propagò nell'Occidente la disciplina monastica, che era quasi estinta. La sua vita, gloriosa per virtù e per miracoli, fu scritta dal beato Gregório Papa.

Pensiero del 11 luglio 2021

 L'Annuncio più credibile è la comunione. A due a due, insieme e mai da soli, per annunciare che DIO si è fatto vicino da farsi Pane.

Meditazione sul Vangelo di Mc 6,7-13

Tutti siamo missionari.

Gesù chiamò i Dodici e cominciò a inviarli a due a due perché annunciassero, con le opere e le parole, il regno di Dio. Finora era stato solo lui, Gesù, a predicare. I discepoli lo seguivano, lo ascoltavano e imparavano da lui. Ora sono loro a partire. In seguito all’invio degli apostoli, Gesù «designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (cfr. capitoli 9 e 10 di Luca).

Gesù invia tutti i suoi discepoli. Ha bisogno di tutti. Tutti siamo inviati da Gesù come evangelizzatori, come testimoni. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma io ho tanti impegni, il lavoro, la famiglia, preoccupazioni… Questo è compito dei sacerdoti, dei missionari”. Certo, in effetti essi hanno consacrato la loro intera vita per essere missionari. Nondimeno, tutti quanti noi, mossi dall’amore che il Signore ha per noi e in virtù del battesimo e degli altri sacramenti che abbiamo ricevuto, siamo chiamati ad essere evangelizzatori. Possiamo rispondere a questo mandato del Maestro nella quotidianità, nella famiglia, nel lavoro, nelle situazioni in cui ci imbattiamo nella nostra comunità, mediante le opere e le parole, cioè con l’amore che mettiamo nelle azioni della nostra giornata e attraverso le parole che pronunciamo, badando che le une e le altre siano secondo il Vangelo. Prima di pensare ai mezzi e ai modi di evangelizzare è però necessario essere “innamorati” di Dio, aver fatto esperienza della sua intimità. Tra il momento della scelta e quello dell’invio si colloca il tempo in cui gli apostoli stanno con il Signore per apprendere il suo stile e farlo proprio, per imparare a rileggere la storia personale e universale come storia di salvezza, per sperimentare “incarnato” e vero, il lieto messaggio che sono chiamati a proclamare. Il cristiano, in quanto “missionario”, sa di essere un povero e un misero, di possedere mezzi poveri. Egli sa di non poter contare sulle proprie forze, ma vive nella fede e nella speranza, poiché riconosce di essere benedetto da Dio, che lo ha pensato e voluto da sempre, che lo ha amato fino ad arrivare a lavarlo nel sangue del suo Figlio. E’ la consapevolezza dell’elezione e dell’amore di Dio, rivelato in Gesù Cristo, che spinge a portare il lieto annuncio della salvezza. Per evangelizzare, dunque, è necessario essere interiormente poveri, liberi da ogni condizionamento, da schemi o da interessi, per spendersi così in una donazione totale nella fedeltà alla Parola, rispettosi della libertà degli altri che, tuttavia, possono accogliere o meno il messaggio evangelico.

11 Luglio

Mostraci, Signore, la tua misericordia

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, illumini gli occhi del nostro cuore, per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.

(Efesini 1,17-18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 84)
Rit: Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, illumini gli occhi del nostro cuore, per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.

(Efesini 1,17-18)

10 luglio, 2021

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Famiglia Brilleslijper

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Famiglia Brilleslijper:   Janny, Lien ed Jaap Brilleslijper Janny e Lien Brilleslijper,  Jaap, tre figli della famiglia ebraica di Joseph e Fijtje Brilleslijper-Ger...



Pensiero del 10 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 10,24-33

“Non abbiate paura!”.

Gesù vuole che alla sua sequela ci siano solo discepoli coraggiosi; perciò, usando “il metodo preventivo”, avverte i futuri apostoli che essi subiranno il rifiuto e le angherie che lui stesso, loro Maestro, ha dovuto patire. Pur tuttavia egli li invita, per ben tre volte, a non aver paura degli uomini che «possono si uccidere il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima». L’unico da temere è Dio, perché soltanto lui «ha il potere di far perire nell’inferno l’anima e il corpo». Il discepolo chiamato all’apostolato deve avere il santo timore di offendere Dio, rinnegando con le parole o le azioni suo Figlio. Un timore che può e deve unirsi alla fiducia filiale, perché per il Padre celeste «noi valiamo più di molti passeri», che pure egli nutre.

«Non abbiate paura!». Con quest’invito Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato in Piazza San Pietro. Il suo appello veniva da un figlio d’una Nazione e di una Chiesa allora perseguitata da un regime ostile al cristianesimo. Il grido del Papa polacco fu profetico, tanto che, anche grazie alla sua opera coraggiosa, quei regimi crollarono, ed ora nell’Est europeo le Chiese sono tornate ad essere libere. L’invito sempre attuale a non avere paura, non riguarda solo i cristiani perseguitati, esso si rivolge anche a noi che, pur avendo piena libertà religiosa, spesso omettiamo di compiere il bene e di testimoniare Cristo, perché ci lasciamo condizionare dal timore del giudizio degli altri. Quante discussioni su problemi morali o religiosi ci hanno trovato perdenti, perché non abbiamo avuto il coraggio della testimonianza evangelica! E, al contrario, quanti pettegolezzi, mormorazioni e maldicenze nei confronti della Chiesa e dei suoi Ministri, invece d’essere state stroncati dal nostro intervento, si sono prolungati con il nostro contributo attivo! Tutto ciò è stato reso possibile perché non abbiamo saputo vincere la nostra vigliaccheria. Per non cadere di nuovo in questo grave peccato, prendiamo sul serio la terribile minaccia di Cristo: «Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Perciò, pur consapevoli dei nostri limiti e dovendo confessare un’enorme distanza tra il credo che professiamo e il nostro comportamento quotidiano, impegniamoci a raggiungere la sufficienza “del discepolo diventato come il suo Maestro”, fino ad imitare l’audacia del profeta Isaia. Come lui lasciamoci purificare dal fuoco dello Spirito Santo, per rispondere all’appello del Signore dicendogli: «Ecco, manda me» a portare e vivere il Vangelo in famiglia, al lavoro, ovunque.

10 Luglio 

Voi che cercate Dio, fatevi coraggio

Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito di Dio riposa su di voi.

(I Pietro 4:14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 104)
Rit: Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

È lui il Signore, nostro Dio:

«Su tutta la terra i suoi giudizi».

Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito di Dio riposa su di voi.

(I Pietro 4:14)

09 luglio, 2021

Pensiero del 09 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 10,16-23

Lo Spirito del Padre parla in noi.

Gesù inviando in missione i suoi discepoli non li illude, anzi, prospetta loro un futuro pieno di difficoltà e persecuzioni. Egli «li manda come pecore in mezzo a lupi». Essi troveranno ostracismo da parte delle autorità politiche e religiose e – cosa più dolorosa – anche dei propri familiari. Potranno superare vittoriosamente tutto ciò perseverando nella fede in Colui che li ha inviati, e affidandosi all’azione del suo Spirito Santo, che li sosterrà in ogni frangente. Forti di quest’aiuto essi potranno dare testimonianza al Signore e al suo Vangelo, anche di fronte ai persecutori più agguerriti. Sarà, infatti, il Paraclito che parlerà in loro in quel terribile momento.

La coincidenza tra il Vangelo proclamato e la memoria dei Martiri cinesi che dal 1648 al 1930 dettero a Cristo l’estrema testimonianza del sangue, e provvidenziale. Essi ci rivelano come lo Spirito Santo continui a sostenere i discepoli di Gesù di tutte le epoche, a tutte le latitudini, in modo che essi diano buona testimonianza al Vangelo. Lo Spirito del Padre che parlò in sant’Agostino Zhao Rong e nei suoi compagni, dando loro il coraggio del martirio, continua a farlo, con la stessa forza, nei Martiri dei nostri giorni, e vuole aiutare ognuno di noi a fare della propria vita una credibile testimonianza cristiana. Accettiamo con gratitudine quest’aiuto divino, perché, se in Italia non soffriamo gravi persecuzioni, tuttavia la nostra fede è continuamente messa in questione dai discorsi e dagli atteggiamenti dei colleghi di lavoro, o dai nostri stessi familiari. Cosa rispondere – per esempio – ai colleghi che continuamente attaccano la Chiesa e deridono chi manifesta d’essere un cristiano praticante? Quali argomenti trovare per dire, in modo rispettoso e pacato, ai nostri figli che convivono al di fuori del matrimonio, la nostra sofferenza e i nostri desideri di genitori cristiani? Gesù stesso ci dà la risposta: “Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché in quell’ora lo Spirito del Padre parlerà in voi”. A noi è chiesto di essere sempre docili all’azione dello Spirito, in modo che nei momenti decisivi sappiamo riconoscere la sua voce, così da lasciarlo parlare in noi, ed essere testimoni credibili di Gesù e del suo Vangelo. Questa “sintonia con lo Spirito Santo” la impariamo nella preghiera quotidiana. Infatti, come ci ricorda l’Apostolo, poiché «noi non sappiamo pregare in modo conveniente», dobbiamo lasciare che sia «lo stesso Spirito ad intercedere per noi secondo i disegni di Dio». In un certo senso, anche davanti al Padre onnipotente non dobbiamo preoccuparci di cosa dire, perché «lo Spirito Santo parla in noi”.

09 luglio

La salvezza dei giusti viene dal Signore

Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

(Giovanni 16,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 36)
Rit: La salvezza dei giusti viene dal Signore.

Confida nel Signore e fa il bene:

«Abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:

«Esaudirà i desideri del tuo cuore».


Il Signore conosce i giorni degli uomini integri:

«la loro eredità durerà per sempre.
Non si vergogneranno nel tempo della sventura
e nei giorni di carestia saranno saziati».


Sta lontano dal male e fa il bene
e avrai sempre una casa.
Perché il Signore ama il diritto
e non abbandona i suoi fedeli.

La salvezza dei giusti viene dal Signore:

«Nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati».

Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

(Giovanni 16,14)

08 luglio, 2021

Anne Frank scrisse

  ' I ricordi sono più importanti per me dei vestiti. ′′ Anna Frank scrisse nel suo diario il 8 luglio 1942.



1902: 08 luglio Funerale di Santa Maria Goretti

 Quando la mattina


dell’8 luglio venne celebrato il funerale nella Chiesa dei Fatebenefratelli, uno folla strabocchevole, venuta da Nettuno e da Anzio, accorse alla Messa Solenne, presieduta da Don Signori con tutto il Capitolo della Collegiata e poi un lungo corteo i snodò per accompagnare verso il cimitero, sito all’altro lato del paese, il feretro, che fu portato a spalla attraverso le vie cittadine.