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17 giugno, 2021

Pensiero del 17 giugno 2021

 Troppo spesso sprechiamo parole e dimentichiamo che DIO Stesso ci ha insegnato a pregare. Cerchiamo ciò che ci è stato donato.

Meditazione sul Vangelo di Mt 6, 7-15

Non sprecate parole.

Il percorso della liturgia della Parola ci conduce oggi esattamente al centro del discorso della montagna del vangelo di Matteo: chiusa la porta del cuore agli occhi indiscreti, possiamo finalmente spalancarla al Padre e ascoltare le parole da dirgli direttamente dalla profondità del rapporto che con lui vive il Figlio. Gesù consegna la preghiera del Padre nostro ai discepoli come una vera e propria scuola di preghiera comunitaria in cui viene insegnato l’atteggiamento interiore con cui pregare e le cose necessarie e urgenti da chiedere.

A differenza del testo parallelo di Luca che riporta cinque richieste al Padre (Lc 11,24), Matteo ne elenca sette, distribuite in due parti: le prime tre rivolgono l’attenzione a Dio stesso, le altre quattro spostano l’attenzione alla comunità e ai suoi bisogni. Sette non è certo un numero casuale per Matteo, «scriba divenuto discepolo del regno dei cieli» (Mt 13,52), formatosi alla scuola rabbinica: esprime completezza e suggerisce al nostro cuore orante la consapevolezza che il Padre nostro è una preghiera completa. Lì, dice Tertulliano, «sono compendiati gli editti dei profeti, dei vangeli e degli apostoli, i discorsi, le parabole, gli esempi e i precetti del Signore». Le prime tre richieste ci insegnano la prima cosa necessaria: alzare il nostro sguardo al Padre, Donatore di tutti i beni. Chi impara a conoscere Lui e a contemplarlo, impara anche a capire cosa chiedergli, passando dall’adorazione e dalla lode alla vera e propria e supplica. Si ricalca lo stile della preghiera biblica e salmica, che sempre, anche quando è di lamentazione, è preceduta dalla preghiera di lode e intrinsecamente orientata alla lode e al ringraziamento. Ci soffermiamo per un momento proprio su queste prime tre richieste, per lasciarci educare il cuore a guardare al Padre e a chiedere a lui secondo il cuore del Figlio. «Sia santificato il tuo Nome»: il Nome è la sua Persona. Gli chiediamo che egli stesso si comunichi a noi, che venga in mezzo a noi con la sua santità per farci santi della sua stessa santità e manifesti così nella nostra storia umana la sua salvezza. “Venga il tuo Regno”: il Regno è il suo potere sovrano esteso sulla faccia della terra. Chiediamo che si compia il cuore dell’annuncio di Gesù e diciamo la nostra attesa della venuta del Re in persona. «Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra»: volontà di Dio è che tutti gli uomini, nella conoscenza del Cristo, via, verità e vita, siano salvi.

17 Giugno

Le opere delle tue mani sono verità e diritto

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

(Romani 8,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 110)
Rit: Le opere delle tue mani sono verità e diritto.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.

Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore.

Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

(Romani 8,15)

16 giugno, 2021

ACCADE OGGI - 16 GIUGNO 1998

 ACCADE OGGI - 16 GIUGNO 1998


Il 16 Giugno 1998, a Perego, Carlo ha appena compiuto 7 anni e riceve la Prima Comunione, presso il convento delle Monache Romite di Sant'Ambrogio.

16 giugno 2002: Padre Pio è Santo. Cronaca di una giornata storica: la sua Canonizzazione

 16 giugno 2002: Padre Pio è Santo. Cronaca di una giornata storica: la sua Canonizzazione




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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1938: 16 giugno come oggi Rolando Maria Rivi ricev...: 1938: 16 giugno come oggi Rolando Maria Rivi riceve la Prima Comunione da don Olinto Marzocchini, solennità del Corpus Domini  Nella festa d...

Ottantatré anni fa





Pensiero del 16 giugno 2021

 L'ipocrita, ha sempre davanti a sé, il giudizio degli altri. Gesù, c'insegna insegna invece che ciò che conta è lo sguardo, il giudizio di Dio, che scruta il cuore, la mente e non giudica secondo apparenza.

Meditazione sul Vangelo di Mt 6,1-6.16-18

La gente non veda che tu digiuni.

La pietà giudaica sintetizzava ed esprimeva il “fare la giustizia” (così alla lettera le “opere buone” del testo evangelico) attraverso la preghiera, l’elemosina e il digiuno, i tre pilastri della religione che definiscono il rapporto con Dio, con gli altri e con le cose. Gesù ne ripropone la pratica, ma invita a porre attenzione all’atteggiamento con cui le viviamo, allo sguardo sotto il quale ci collochiamo: davanti agli uomini o nel segreto, sotto lo sguardo di Dio?

Il Vangelo ci chiama a una conversione profonda e radicale nel nostro modo di relazionarci a Dio, agli altri e persino a noi stessi. Gesù invita a collocarci sotto lo sguardo di Colui che vede nel segreto: qui sono esclusi gli occhi indiscreti, quelli degli altri certamente, ma soprattutto i nostri, perché i primi curiosi, preoccupati di valutare il guadagno e i meriti dei nostri atti, siamo proprio noi! Lo sguardo del Padre ci libera dal metro con cui ci valutiamo e ci rende capaci di gratuità autentica. Lui sa giudicare e pesare ciò che facciamo e ciò che siamo: conosce dove si nascondono le tenebre del cuore, ma sa anche far emergere quanto di buono, disinteressato, luminoso ci abita e che i nostri occhi non sanno vedere. Come vede il peccato e il limite, così vede i nostri sforzi e la nostra fatica. Per questo può darci la “giusta ricompensa”, quella che neppure noi sappiamo valutare per noi stessi. Sotto lo sguardo del Padre, ritroviamo quella dose di incoscienza che ci permette di non misurare la resa o la quantità dell’amore. Sotto lo sguardo del Padre possiamo entrare nella verità del nostro cuore, della nostra vita e trovare il coraggio di “chiudere la porta”, lasciando fuori le tante cose e persone che ci ingombrano, per rimanere soli, con autenticità, davanti a Lui. La preghiera, la camera con la porta chiusa, è il luogo dove impariamo la qualità del nostro rapporto con il Padre e a guardarci come ci vede lui. Sotto lo sguardo del Padre, infine, scopriamo la gioia e la bellezza dell’impegno di conversione: si digiuna per essere liberi, leggeri da ciò che appesantisce il cuore, protesi alla festa dell’incontro con chi si ama. Chi attende un volto amato al centro del proprio universo non colloca più se stesso, ma l’Altro e i suoi bisogni!

16 Giugno 

Beato l’uomo che teme il Signore

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 111)
Rit: Beato l’uomo che teme il Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:

«Misericordioso, pietoso e giusto».

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

15 giugno, 2021

Pensiero del 15 giugno 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 5, 43-48

Amate i vostri nemici.

Il Vangelo di oggi ci parla della legge nuova, quella evangelica che non ammette più l’odio al nemico. Il discepolo del Signore ama persino il persecutore e prega per lui. Questo lo distingue dagli altri e lo rende conforme alla perfezione di Dio e al suo stile di misericordia universale. Il tempo dell’alleanza antica è ormai concluso in quello della nuova alleanza. Una condizione e una realtà nuova sono iniziate. Non bisogna più conservare gli atteggiamenti di un tempo, perché in Gesù, il Figlio di Dio, sono stati superati. Il cristianesimo ha definitivamente superato il giudaismo: siamo tutti oggetto dell’infinito amore di Dio.


Nemico è una parola senza la quale non si può scrivere la storia dei popoli. Gli eroi delle nazioni sono quelli che hanno vinto i nemici e scacciato gli invasori dalla propria terra. Anche nella storia biblica è avvenuto così, con qualche sfumatura in più. I nemici appaiono solo quando Israele è infedele a Dio: appena Israele si converte nuovamente al Signore, Egli invia dei liberatori che, con la sua forza, sbaragliano i nemici, intimoriti dalla potenza del Signore. Ma c’è ancora qualcosa. Il territorio dei nemici è terra dei pagani: fra il popolo di Israele i nemici non dovrebbero esistere, tutti sono fratelli e hanno un padre comune, Abramo. Il Nuovo Testamento porta a compimento l’idea di nemico del popolo di Israele. Anche il cristiano è consapevole che nessun nemico può prevalere su di lui, che gode di una speciale protezione divina. Chi ha questa certezza non può odiare nessuno, perché non si odia chi non si teme. E anche l’altro motivo della storia di Israele viene reso universale. Non ci sono nemici fra il popolo di Dio: il nuovo popolo di Dio è la Chiesa, destinata ad accogliere tutta l’umanità. In essa non c’è posto per nessun nemico. Già, ma in concreto i nemici ci sono, e come si può amarli? L’amore cristiano è immagine del Padre che dà i suoi doni a tutti, senza fare distinzioni fra chi gli mostra gratitudine e chi no. Cristo afferma che i suoi discepoli si riconosceranno proprio da questo tipo di amore. Se si possiedono la grazia e la felicità di Dio, volentieri le si comunicano agli altri che ne sono privi, senza badare se sono amici o nemici. Dunque, contro chi deve combattere il cristiano? Non contro gli uomini ma contro gli spiriti maligni, che entrano nelle loro coscienze sotto forma di pensieri e proposte di compiere il male.

15 Giugno

Loda il Signore, anima mia

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore finché ho vita,
canterò inni al mio Dio finché esisto.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene,
che rimane fedele per sempre.

Rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)



14 giugno, 2021

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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 80° anniversario della prima deportazione dei prig...:   80° anniversario della prima deportazione dei prigionieri polacchi a KL Auschwitz. La giornata nazionale del ricordo delle vittime dei cam...

 Apertura dei cancelli del campo di Concentramento di Aushwitz 81° anniversario


Aushwitz – Apertura per la prima volta dei cancelli del campo di Concentramento era il 14 giugno 1940


Nel 1944, quando fummo deportati a Birkenau, ero una ragazza di quattordici anni, stupita dall'orrore e dalla cattiveria. Sprofondata nella solitudine, nel freddo e nella fame. Non capivo neanche dove mi avessero portato: nessuno allora sapeva di Auschwitz.”


LILIANA SEGRE


Solo quando a tutti gli esseri sarà riconosciuta la dignità, ci sarà memoria.”


RINALDO SIDOLI


"...eri ad Auschwitz, sapevi delle camere a gas come non lo so ma noi, sapevamo d'aver visto quella grande fiamma nera che abbiamo vissuto la mia bandiera fumo "profumato" che non puoi dimenticare...."


JANNY BRANDES BRILLESLIJPER

Pensiero del 14 giugno 2021

 L'unica forza, che vince l'odio, la violenza, la superbia, l'orgoglio e l'ipocrisia è l'Amore, solo l'Amore.


Meditazione sul Vangelo di Mt 5, 38-42

Dona a chi ti domanda.

Il Vangelo di oggi si mostra esigente in fatto di amore per il prossimo. Lo era già l’Antico Testamento, ma Gesù dice che persino i nemici vanno amati e che proprio questo amore è il segno che distingue veramente i suoi discepoli. Appartenere a Cristo implica il divenire uomini assolutamente nuovi. Tale è la grande certezza cristiana. Mediante il battesimo e la grazia, le cose vecchie sono passate. Ormai il modo di considerare il prossimo è radicalmente cambiato: ci porta ad esso, non il giudizio o l’attrattiva puramente naturale, ma il fatto che tutti gli uomini sono stati amati dal Signore sulla croce.

Se l’acqua urta un argine con la forza della corrente impetuosa, lo rompe e distrugge tutto ciò che incontra. Se, invece, la stessa acqua finisce sulla sabbia anche con violenza, viene assorbita. Il male è violenza: con la dolcezza e l’umiltà viene assorbito e “disinnescato”, reso innocuo. Negli scritti dei Padri del deserto troviamo la seguente parabola sull’umiltà. I cedri dissero alle rose di campagna: “Siete piccole e deboli eppure le tempeste non vi spezzano, mentre noi siamo grandi e forti e le tempeste ci sradicano”. I cespugli di rose risposero: “Ma noi quando vengono la tempesta e il vento forte ci flettiamo da una parte all’altra, voi invece vi opponente al vento”. L’anziano che aveva raccontato questa parabola aggiunse: “Bisogna cedere alle offese, lasciare che l’iracondo si adiri e non resistergli in alcun modo. Solo così tratterremo la bocca dalle parole cattive e non ci lasceremo provocare a commettere cattive azioni”. Per quanto riguarda la distribuzione dell’elemosina, invece, la tradizione cristiana ha stabilito una regola generale. Dai suoi beni e dalle sue rendite ognuno deve riservare per se stesso ciò che gli è necessario per vivere; il superfluo deve essere dato a chi è nel bisogno. Ci sono però, diversi fattori variabili: la salute, la posizione sociale, la scelta personale nel seguire l’ideale di Cristo. In concreto, non possiamo prescrivere a nessuno quanto deve dare in beneficenza. La regola resta – dare secondo le possibilità -, ma rimanendo convinti di una cosa: che donando non si perde nulla, al contrario, si guadagna per l’eternità quando sentiremo la voce di Cristo che ci dirà: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

14 Giugno 
Il Signore ha rivelato la sua giustizia

Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.

(Salmo 118)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Il Signore ha rivelato la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.

(Salmo 118)

13 giugno, 2021

Per non dimenticare Alfredino Rampi

Per non dimenticare Alfredino Rampi 

Quarant'anni senza Alfredino! 

10 -13 giugno 1981 - 10 -13 giugno 2021

 Ti odo, gioventù lacrimante

che incompiuta rantoli,
tra le fauci di quel pozzo,
che sequestrò per sempre i miei respiri,
bimbo che coccolava ancora acerbo,
sogni incandescenti e deformi,
e disegnava con i suoi occhi corallo,
sentieri di compiutezza,
per donare loro
il senso del cammino e del destino.
Ma quel giorno il gioco
traditore scelse di condurmi,
dove la morte, subdola e mascherata,
mi attendeva per consumare
il suo nuovo sanguinante pasto
di insensatezza e ineluttabilità;
Vermicino era intrappolata,
in un lago di silenzio irreale,
e stava intanto per incenerirsi
il mio esiguo cammino umano,
nella bocca color serpente,
di un profondo pozzo artesiano;
spiegare non so nè mai saprò,
la lacerazione di quell'urlare,
più forte di tutti i dolori,
nel voler riemergere
ma non riuscire più a venire fuori;
udivano forse le mie orecchie,
con la dolcezza di tutti i bambini,
gli inviti ai soccorritori,
del mitico presidente Pertini,
che tutta notte trascorse in quel luogo,
dove la morte volle abbracciarmi,
sfidando il sonno
con la tenerezza e la speranza d'un nonno.
Grazie, presidente,
grazie a tutta la gente che sperò,
che solo potei vedere cadavere,
quando la mia anima sottrassero,
ormai inerte e statica,
ai morsi maledetti
di quella falda freatica.
Mi chiamo Rampi, Rampi Alfredino,
ed in un frammento di maledizione,
ho visto consumarsi il mio destino,
senza neppure potergli dare un nome,
od immortalarlo nelle note d'una canzone.
Non temere, diletta mamma Franca,
nella notte tenebrosa
sono sempre l'angelo che t'affianca,
da quella bara bianca ho vinto la morte,
ora ho per amico Dio,
ed insegnerò alla tua vita,
ad essere sempre forte.

 (...)




Nella memoria di:

  Nella memoria di: 

Nella memoria, di don Antonio Seghezzi

Nella memoria del Vescovo Antonio Bello

Nella memoria di Antonietta di Meo

Nella memoria di don Antonio Maffucci FSCB

Nella memoria di don Antonio Anastasio FSCB







Buon buon onomastico a voi, che siete in Cielo.

La vostra memoria, ci riscaldi il cuore, e ci dia la forza d'andare avanti! 

Auguri di cuore, e Dio, vi benedica!

O Signore buono

 O Signore buono

e misericordioso;
sono qui a recitare
questa preghiera
per chiederti grazia,
in ciò che sai.
Tu puoi tutto,
e so che c'è un motivo
e un disegno sugli eventi,
tuttavia come mi insegni,
busso alla tua porta,
sperando che si apra
alla richiesta
che mi tiene in afflizione.
Aiutami Signore,
abbia pietà di me.
Aiutami almeno a capire,
illumina il mio percorso
e rendimi forte
nell’affrontare i nodi
a me assegnati.
Dammi il coraggio
per accettare
la tua volontà ;
ho bisogno
del tuo sostegno
e di sentire vicino
il tuo amore.
Mi inginocchio
dinnanzi a te e
ti ringrazio
per tutto quello sin ora
mi hai concesso
e per tutto quello che
inaspettatamente mi darai.
Amen.


Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Nella memoria, della morte di Alfredino Rampi

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Nella memoria, della morte di Alfredino Rampi:   Nella memoria, della morte di Alfredino Rampi Accoglilo tra le tue braccia, oh Signore e conforta i nostri cuori straziati dal dolore, per...



Sant'Antonio da Padova

 Sant'Antonio da Padova


Nome: Sant'Antonio da Padova
Titolo: Sacerdote e dottore della Chiesa
Nascita: 15 agosto 1195, Lisbona, Portogallo
Morte: 13 luglio 1231, Arcella, Padova
Ricorrenza: 13 giugno
Tipologia: Commemorazione
Sito ufficiale:www.santantonio.org




Sant'Antonio nacque a Lisbona nel 1195 da genitori favoriti da Dio di ricchezze spirituali e di un certo benessere. Dopo la prima educazione ricevuta nella casa paterna da uno zio canonico, continuò la sua istruzione nella scuola vescovile annessa alla Curia. Con l'età cresceva pure nell'umiltà, unita al disprezzo per le glorie mondane; virtù che, unitamente alla fama di taumaturgo, lo distingueranno sempre.

Sentendosi portato alla solitudine, il Santo pensò presto di ritirarsi in un convento e scelse i Canonici Regolari di S. Agostino. Quivi si diede con tale fervore alla mortificazione della carne, alla ritiratezza e ad un silenzio operoso, da divenire uno specchio per i suoi confratelli.

Ma le sue brame non erano ancora pienamente appagate: il Santo desiderava di ricevere il martirio, se cosi fosse piaciuto al Signore; e a questo scopo, abbandonato il convento di S. Croce, si ritirò tra i Frati Minori ai quali erano permesse le Missioni.

Ma chi può scrutare i disegni altissimi dell'Onnipotente? Antonio, appena giunto in terra di Missione, è assalito da una malattia tale che lo costringe alla più assoluta inazione, e lo inchioda inesorabilmente in un letto, tanto che è costretto al ritorno. Si imbarca allora per ritornare in Portogallo, ma la nave, sbattuta da violenta tempesta, dopo una fortunosa navigazione, viene a sfasciarsi contro il litorale della Sicilia.

Soccorso da alcuni pescatori, viene trasportato a braccia al più vicino convento. Antonio adora la volontà di Dio, ed appena è in grado di camminare si reca ad Assisi. Quivi ebbe la grazia di vedere il suo caro padre S. Francesco, e di assistere al capitolo delle stuoie. Ma in questa circostanza il nostro Santo non parlò, nè fu notato. Dopo l'umiliazione però la Provvidenza, in modo inaspettato, gli apriva la via della predicazione.

Sant'Antonio di Padova e San Francesco
autore Simone Martini anno 1322-1326 titolo San Francesco d'Assisi e sant'Antonio di Padova


Fu una rivelazione: in poco tempo divenne celebre e dovette passare a Montpellier, a Tolosa, a Bologna, a Rimini e a Padova. Nella quaresima che tenne in quest'ultima città, i frutti della grazia divina furono copiosissimi: riconciliò nemici, ridusse i dissoluti a vita migliore, persuase gli usurai alla restituzione. La sua parola era come un dardo che trapassava i cuori e li infiammava d'amore alla virtù.

Il Signore confermava la santità del Santo con numerosissimi miracoli.

Conoscendo per rivelazione che suo padre era accusato ingiustamente della morte di un nobile, pregò Dio e si trovò miracolosamente a Lisbona accanto al padre. Quivi richiamò a vita l'ucciso che indicò l'omicida: suo padre fu salvo.

Sentendosi vicino al termine della vita ottenne il permesso di ritirarsi nel romitorio di Camposampiero; ,qui passò i suoi ultimi giorni nella contemplazione e nell'esercizio sempre più puro dell'amor di Dio. Morì ad Arcella, presso Padova, il 13 giugno del 1231 a 36 anni d'età.

Dopo la sua morte i fanciulli di Padova e dei dintorni andavano gridando: «È morto il Santo, è morto il Santo ». Ed era veramente morto un santo ed un grande santo, che lasciò tracce indelebili di ogni virtù.

PRATICA. Mentre ammiriamo il Santo, cerchiamo di imitarlo nella corrispondenza alla. divina grazia e nel disprezzo delle cose terrene e nell'amore delle celesti.

PREGHIERA. L'annua solennità del tuo beato confessore Antonio allieti, o Dio, la tua Chiesa, affinché munita sempre e d' aiuti spirituali, meriti di godere le • gioie eterne.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Padova sant'Antonio Portoghese, Sacerdote dell'Ordine dei Minori, Confessore e Dottore della Chiesa, illustre per la vita, pei miracoli e per la predicazione, il quale, non essendo ancora trascorso un anno dalla sua morte, dal Papa Gregorio nono fu ascritto nel numero dei Santi.

SUPPLICA A SANT'ANTONIO


(da recitare ogni martedì ed ogni 13 del mese)


San Antonio da Padova


Glorioso sant'Antonio, scrigno delle Sacre Scritture, tu che con lo sguardo sempre fisso nel mistero del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo hai conformato la vita a lode della Trinità perfetta e della semplice unità, ascolta la mia supplica, esaudisci i miei desideri. Mi rivolgo a te, certo di trovare ascolto e comprensione; mi rivolgo a te che immergendo il cuore nella Sacra Scrittura l'hai studiata, assimilata, vissuta e fatta tuo respiro, tuo sospiro, tua parola: fa che anch'io possa col tuo aiuto capirne l'importanza, percepirne l'assolutezza, assaporarne la bellezza, gustarne la profondità. Fa' che possa gustare il Vangelo di quel Gesù che tu hai tanto amato; fa che possa vivere nella mia vita di quel mistero che tu hai tanto celebrato; fa' che possa annunciare a tutti la lieta novella che tu hai proclamato alle persone e agli animali. Rendi forti i miei passi, coraggiose le strade, decise le scelte, prudenti le prove.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

O Antonio, Santo di tutto il mondo, a te mi raccomando, a te mi affido, a te rivolgo il mio sguardo e in te ripongo ogni fiducia. Non lasciare che le preoccupazioni della vita tolgano tempo alla lode di Dio, che le agitazioni del tempo presente offuschino lo sguardo verso di lui, che le ansie e i dolori cancellino la consapevolezza che tutto è grazia, dono, delicatezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Dona agli uomini di oggi, sensibilità verso i poveri, attenzione verso i bisognosi, amore verso gli ammalati. Aiuta tutte le famiglie del mondo ad essere chiese domestiche: aperte per chi bussa, ospitali per chi cerca, caritatevoli per chiunque chiede. Proteggi i giovani dalle insidie del male, orientali alla ricerca del bene; illuminali nelle scelte della loro vita e fa' che sentano l'urgente bisogno di quel Dio da te tanto cercato, incontrato e amato; inoltre esaudiscili nei loro desideri: il lavoro, la serena amicizia, la realizzazione personale.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

O sant'Antonio, Santo dei miracoli, ti chiedo con cuore sincero di accogliere la supplica che elevo al tuo celeste sguardo: che comprenda pienamente il miracolo della vita, la promuova, la rispetti e la faccia progredire in tutte le sue dimensioni e forme; che sappia donare con cuore generoso e disponibile ed essere felice con chi è nella gioia e partecipe del pianto di chi soffre.
Concedi sempre, o glorioso Santo, la tua benigna protezione a chi viaggia, la tua potente assistenza a chi smarrisce qualcosa, la tua efficace benedizione a chi intraprende un'opera.
Che quel bambino Gesù, teneramente in dialogo con te, possa, tramite la tua intercessione, volgere anche su di noi il suo penetrante sguardo, allungare la sua forte mano per proteggerci e benedirci. Amen.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

Pensiero del 13 giugno 2021

 Il più piccolo nel Regno dei cieli diventa grande. Così è in noi, è lo Spirito Santo, che dal Battesimo, è Germe di Vita Divina che ci fa figli di Dio, cittadini del Regno.

Meditazione sul Vangelo di Mc 4, 26-34

Il seme.

Il Vangelo presenta le due parabole del seme che cresce spontaneamente, e del granello di senape che, da più piccolo dei semi, diviene il più grande degli ortaggi. La prima lettura è agganciata al Vangelo perché contiene il contrasto piccolo-grande in connessione con l’immagine arborea.

Il Regno è come un seme. Il seme rappresenta una realtà dinamica, ancora in potenza, ma che può svilupparsi in modi sorprendenti. Il seme è piccolo, privo di un potere immediatamente spendibile; simboleggia, pertanto, la pazienza, la fiducia in un futuro aperto. Così è il Regno. Per la prima parabola il Regno è simile a un seme che germoglia e cresce spontaneamente. La presenza di Dio nella storia (il Regno) può apparire insignificante, priva di consistenza, segnata persino dall’impotenza. A volte possiamo scoraggiarci: se Gesù è il Signore, come mai il mondo è ancora segnato da violenza, morte, miseria? Se il Regno è già operativo, come mai non se ne vedono gli effetti in modo più consistente? La Parola di Gesù ci dice che il Regno si sta sviluppando secondo un dinamismo proprio, misterioso, ma efficace. Il Regno non è una favola, è una realtà, e non può più essere fermato. Esso produce “spontaneamente” le proprie strutture. Questo non significa che il nostro apporto sia inutile, ma che il Regno non dipende da noi per quanto riguarda la certezza dell’esito finale. Nella seconda parabola il Regno è simile a un seme piccolo che origina un arbusto grande. Il Regno è una struttura di potere, di influenza sulle persone. Mentre le altre strutture di potere sono orientate al raggiungimento di obiettivi parziali, a beneficio di alcuni e a scapito di altri, il Regno è l’Amore in azione, proteso verso il conseguimento della pienezza per ogni uomo. Il Regno si distingue dai sistemi mondani anche per il fatto che manifesta una sconvolgente debolezza apparente, ma questo non deve ingannare: esso possiede al suo interno l’energia che lo porterà a svilupparsi ben oltre i più grandi centri di potere.

13 Giugno 

È bello rendere grazie al Signore

Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:

«chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Marco 4,30)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 91)
Rit: È bello rendere grazie al Signore.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:

«chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Marco 4,30)

Alfredino Rampi, la tua memoria sia una benedizione per noi!