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09 maggio, 2021

L’OMELIA DEL CARDINALE MARCELLO SEMERARO

L’OMELIA

Il Cardinale Marcello Semeraro, alla presenza di vescovi e sacerdoti provenienti dalle varie diocesi, ha dato subito lettura della disposizione di Papa Francesco: “Accogliendo il desiderio del cardinale Francesco Montenegro, e di molti altri fratelli nell’episcopato e di molti fedeli, concediamo che il venerabile Rosario Livatino, laico e martire che nel servizi della giustizia fu testimone credibile del Vangelo, d’ora in poi possa chiamarsi beato”.

La data di oggi non è stata scelta a caso. Era il 9 maggio del 1993 quando San Giovanni Paolo II ad Agrigento pronunciò la sua famosa “invettiva” contro la mafia: «Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio».

Il Cardinale Semeraro nell’omelia della Messa di Beatificazione ha commentato: “Rosario Livatino si è collocato come un bambino svezzato in braccio a sua madre. Mi piace pensare cosi al senso di quelle lettere, Sub Tutela Dei. Il beato scriveva queste parole, scriveva in pagine particolari e qualche volta l’ha scritto sovrastato dal segno della croce. I giusti si pongono sotto la croce – ha detto ancora il Cardinale Prefetto nell’omelia -, cioè sotto la tutela della protezione di Dio. Ed è questo che è accaduto a Livatino, è morto perdonando come Gesù i suoi uccisori. Nelle sue parole risentiamo il lamento di Dio. Il pianto del giusto che la liturgia del Venerdì santo pone sulle labbra di Gesù Crocifisso. Ma questo lamento non è un rimprovero, è un invito sofferto a riflettere sulle proprie azioni e a convertirsi”.

CREDIBILITÁ

Poi il Cardinale Semeraro invita tutti a riflettere su una parola in particolare, la credibilità. “C’è una parola di Rosario su cui vorrei riflettere e possa aiutarci a comprendere non soltanto la sua vita ma anche la sua santità e il suo martirio – sottolinea il Cardinale – una parola sul ruolo del giudice in una società che cambia. L’indipendenza del giudice è nella sua credibilità che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni e in ogni momento delle sue attività. La parola è credibilità. È Gesù l’uomo credibile ed è credibile non soltanto perché predicava ma perché agiva coerentemente. Quella del Signore era una vita trasparente limpida, una vita affidabile. È proprio la credibilità la condizione posta da Gesù per essere suoi amici. La giustizia sostenuta dalla credibilità, perché per la giustizia ci si spende. La credibilità è lo specchio della giustizia. Perché la credibilità e la giustizia o stanno insieme o cadono insieme. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. Il nostro beato lo fu nel martirio, la sua morte non è solo un sacrificio ed è anche più dell’uccisione di un magistrato cattolico. Livatino è il testimone della giustizia del Regno di Dio. Seppure dunque Livatino è un eroe dello Stato e della legalità è anche martire di Cristo. La chiesa noi qui ad Agrigento lo onora come martire”.

Share on FacebookShare on TwitterShare on PinterestShare on LinkedinIl Cardinale Marcello Semeraro, alla presenza di vescovi e sacerdoti provenienti dalle varie diocesi, ha dato subito lettura della disposizione di Papa Francesco: “Accogliendo il desiderio del cardinale Francesco Montenegro, e di molti altri fratelli nell’episcopato e di molti fedeli, concediamo che il venerabile Rosario Livatino, laico e martire che nel servizi della giustizia fu testimone credibile del Vangelo, d’ora in poi possa chiamarsi beato”.

La data di oggi non è stata scelta a caso. Era il 9 maggio del 1993 quando San Giovanni Paolo II ad Agrigento pronunciò la sua famosa “invettiva” contro la mafia: «Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio».

Il Cardinale Semeraro nell’omelia della Messa di Beatificazione ha commentato: “Rosario Livatino si è collocato come un bambino svezzato in braccio a sua madre. Mi piace pensare cosi al senso di quelle lettere, Sub Tutela Dei. Il beato scriveva queste parole, scriveva in pagine particolari e qualche volta l’ha scritto sovrastato dal segno della croce. I giusti si pongono sotto la croce – ha detto ancora il Cardinale Prefetto nell’omelia -, cioè sotto la tutela della protezione di Dio. Ed è questo che è accaduto a Livatino, è morto perdonando come Gesù i suoi uccisori. Nelle sue parole risentiamo il lamento di Dio. Il pianto del giusto che la liturgia del Venerdì santo pone sulle labbra di Gesù Crocifisso. Ma questo lamento non è un rimprovero, è un invito sofferto a riflettere sulle proprie azioni e a convertirsi”.

CREDIBILITA’

Poi il Cardinale Semeraro invita tutti a riflettere su una parola in particolare, la credibilità. “C’è una parola di Rosario su cui vorrei riflettere e possa aiutarci a comprendere non soltanto la sua vita ma anche la sua santità e il suo martirio – sottolinea il Cardinale – una parola sul ruolo del giudice in una società che cambia. L’indipendenza del giudice è nella sua credibilità che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni e in ogni momento delle sue attività. La parola è credibilità. È Gesù l’uomo credibile ed è credibile non soltanto perché predicava ma perché agiva coerentemente. Quella del Signore era una vita trasparente limpida, una vita affidabile. È proprio la credibilità la condizione posta da Gesù per essere suoi amici. La giustizia sostenuta dalla credibilità, perché per la giustizia ci si spende. La credibilità è lo specchio della giustizia. Perché la credibilità e la giustizia o stanno insieme o cadono insieme. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. Il nostro beato lo fu nel martirio, la sua morte non è solo un sacrificio ed è anche più dell’uccisione di un magistrato cattolico. Livatino è il testimone della giustizia del Regno di Dio. Seppure dunque Livatino è un eroe dello Stato e della legalità è anche martire di Cristo. La chiesa noi qui ad Agrigento lo onora come martire”.






Lettera Apostolica Papa Francesco

Lettera Apostolica Papa Francesco 



 

Queste le parole di Papa Francesco con le quali il Santo Padre ha iscritto il servo di Dio Rosario Angelo Livatino nel numero dei Beati della Chiesa.


Rosario Livatino, IL CREDENTE - III Docu-Video

Rosario Livatino, IL MAGISTRATO - II Docu-Video

Rosario Livatino, L'UOMO - I Docu-Video

Aldo Moro e Peppino Impastato uccisi 43 anni fa: simboli della lotta per la libertà


Aldo Moro e Peppino Impastato uccisi 43 anni fa: simboli della lotta per la libertà

Il 9 maggio 1978 la mafia uccideva a Cinisi, Giuseppe Impastato



Il 9 maggio 1978 la mafia uccideva a Cinisi, Giuseppe Impastato, meglio conosciuto come Peppino, che per anni ha denunciato le attività illecite di Cosa Nostra.

ore 10:00 - Beatificazione Livatino - 09/05/2021

Aldo Moro Terziario domenicano

Aldo Moro Terziario domenicano



Testimoni

Maglie, Lecce, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978

‘La Chiesa dovrebbe preoccuparsi della causa di beatificazione di Aldo Moro’. E’ stato questo uno dei passaggi dell’omelia vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro nella funzione della Domenica delle Palme 2008, che ha officiato in una Cattedrale particolarmente affollata per la solennita’ della ricorrenza. Nogaro ha ricordato l’anniversario del rapimento dello statista e l’uccisione dei cinque uomini della scorta. In proposito il Vescovo si e’ chiesto ‘perche’ la Chiesa, che si preoccupa di interessarsi di altre cause ugualmente sentite, non promuove la giusta causa di beatificazione di Aldo Moro’, definito ‘uno dei piu’ alti esempi di misericordia’. Il prelato, prossimo a lasciare per raggiunti limiti d’eta’ la Diocesi di Caserta, ha proseguito ricordando di aver conosciuto a Roma l’esponente della Democrazia Cristiana rapito e ucciso dalle Brigate Rosse e di essere rimasto ‘impressionato dal particolare che ogni suo gesto fosse improntato alla solidarieta’ e all’uguaglianza, alla santita”. Nei giorni della sua prigionia Moro, ha spiegato Nogaro, scriveva: ”Io perdono tutti’. Come Gesu’, uomo di misericordia assoluta’.

Etimologia: Aldo = vecchio, inteso come esperto, saggio, dal longobardo


Aldo Moro nacque a Maglie, in Puglia, nel 1916 e meglio di chiunque altro seppe condurre la propria attività politica all'insegna della moderazione, del dialogo e della ricerca del compromesso e dell'accordo tra le diverse parti politiche.
Fin dai tempi dell'Assemblea Costituente Moro applicò il dialogo e la ricerca di convergenza tra le parti in causa nella sua opera politica.
Alla Costituente rappresentò la Democrazia Cristiana di cui era stato eletto deputato e si fece promotore delle istanze più solidali del gruppo vicino alle posizioni di Giorgio La Pira e di Giuseppe Dossetti; era il "personalismo cattolico" per cui il ruolo e la funzione dello Stato erano da vedere nel rispetto della persona umana: lo Stato era in funzione dell'uomo e del cittadino e non viceversa.
L'opera del giovane Aldo Moro fu di straordinaria utilità per l'evoluzione e la buona riuscita dell'Assemblea Costituente.
Fin dalla fine degli anni '40 Moro ricopri importanti cariche pubbliche politiche e di governo: fu sottosegretario, ministro ed infine segretario generale organizzativo dello "scudo crociato" dopo la disfatta fanfaniana nel secondo decennio degli anni '50.
Dalla segreteria di Piazza del Gesù, Moro iniziò a tessere una sottile ragnatela di peculiari rapporti politici il cui compito principale era il contribuire, pur mantenendo inalterato il ruolo fondamentale della DC, allo sviluppo della democrazia italiana.
Moro, uomo di potere e di governo, capiva i limiti ed i disagi del sistema politico e sociale della Repubblica italiana, della salvezza e dello sviluppo dell'Italia repubblicana era sicuro a patto che esso avvenisse all'insegna del dialogo tra tutte le forze politiche democratiche e tutte le parti sociali ed economiche legittimate alla partecipazione a tale processo di convergenza democratica.
L'elemento cardine e lo spirito della politica morotea consistevano nel progressivo e lento "allargamento delle basi della democrazia" italiana coinvolgendo e legittimando tutte le forze politiche democratiche e figlie della Resistenza componenti "l'arco costituzionale".
Ciò doveva avvenire senza colpire o minare la centralità democristiana, che nell'ottica di Moro era vista come elemento base per la salvezza del sistema; la DC era "condannata a governare" per il bene del nostro Paese e della nostra Democrazia.
In nome di tale interesse supremo Moro cadde come un martire, martire della civiltà e delle proprie idee, alle quali fu fedele fino alla fine proprio come altri due famosi Martiri, questi però della fede, a cui sembra giusto affiancare lo statista pugliese: San Thomas Bechet e San Tommaso Moro (mai nessuna omonimia fu più appropriata!).La politica morotea diede i suoi primi frutti all'inizio degli anni '60 quando l'aliora segretario democristiano si fece portavoce, dopo l'esperienza tambroniana del 1959, della "apertura a sinistra", ossia del coinvolgimento dei socialisti del PSI di Pietro Nenni, che dopo i fatti d'Ungheria del 1956 si erano allontanati dai comunisti rompendo l'unità d'azione con il PCI ed imboccando la strada dell'autonomismo, prima, con i governi presieduti da Fanfani, nell'area della maggioranza di governo, poi, con i governi presieduti dallo stesso Moro, l'ingresso di ministri socialisti nell'esecutivo.
Moro diede al suo centro-sinistra un'impronta più moderata nel campo economico e sociale rispetto all'esperienza fanfaniana, ma fu all'avanguardia per quanto riguarda gli equilibri politici.
Il centro-sinistra subì un duro colpo dal tentativo di colpo di stato del generale Giovanni De Lorenzo (Piano Solo) che pose fine alla fase propulsiva di tale formula politica di governo.
Tappe fondamentali dell'incontro tra democristiani e socialisti furono i congressi dei due partiti, rispettivamente a Firenze ed a Napoli ed al teatro La Fenice di Venezia, l'incontro tra Nenni e Moro al residence della Camilluccia ed infine la convenzione degli economisti della sinistra democristiana di Pasquale Saraceno a San Pellegrino.
L'incontro tra Nenni e Moro doveva riprendere il filo interrotto di un dialogo mai nato tra don Sturzo e Turati, unica possibilità, nel 1922, di sbarrare il passo alle camicie nere di Benito Mussolini.
Finita la spinta propulsiva del governo con i socialisti vi fu la bufera del 1968 con la contestazione studentesca e l'autunno caldo del 1969 con le lotte operaie.
Aldo Moro fu uno dei pochi politici a capire la portata storica di quegli eventi che, forse, egli stesso aveva contribuito a provocare, avendo addormentato, dopo il 1964, il centro-sinistra convincendo i socialisti a rinviare le riforme strutturali del sistema, riforme che tanto stavano a cuore a Riccardo Lombardi ed ad Antonio Giolitti, "a data da destinarsi".
In risposta a tale ondata impetuosa di richieste di innovazione del sistema e della vita italiana, il moderatissimo Aldo Moro formulò una nuova teoria politica: il progressivo incontro con il Partito Comunista allora guidato da Enrico Berlinguer.
Ciò doveva avvenire in tre differenti e successive fasi: astensione di tutti i partiti dell'arco costituzionale, quindi compresi anche i comunisti, su di un governo monocolore democristiano; successivo voto favorevole dei sopracitati partiti nei confronti del medesimo governo ed infine la partecipazione diretta di esponenti di tutti i partiti dell'arco costituzionale ad un nuovo ed innovativo governo.
Le prime due fasi (astensione e voto favorevole) di tale programma politico si realizzarono realmente e Moro le diresse in qualità di Presidente della DC, la terza fase, invece, non si ebbe mai: per impedirla menti e braccia crudeli la soffocarono nel sangue dello stesso Moro, che la avrebbe dovuta guidare dal Quirinale, essendo il candidato naturale dei partiti democratici alla successione del Presidente della Repubblica, che proprio nel 1978 vedeva scadere il proprio mandato, Giovanni Leone nell'oneroso ed onorato compito di ricoprire la Somma Magistratura dello Stato.
Ancora oggi nella vita politica italiana c'è il ricordo di quella immane tragedia; mai la vita pubblica repubblicana fu così duramente scossa: aleggia tuttora il fantasma.
In una calda primavera di vent'anni fa si consumò l'evento più tragico della storia della Repubblica italiana: un gruppo di terroristi composto da brigatisti rossi, dopo averne trucidato la scorta, rapi Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e, dopo più di un mese di prigionia, lo uccise causando una ferita nel tessuto democratico del Paese che non è stata più sanata.
Non è intenzione delle seguenti pagine analizzare la vicenda Moro dal punto di vista giudiziario e non si vuole nemmeno formulare giudizi morali sul comportamento dei differenti attori della vicenda.
Le righe che seguiranno hanno come obiettivo una breve e sintetica analisi storica-politica degli eventi precedenti all'omicidio del leader DC e delle conseguenze che tale atto ebbe nella vita del Paese.
Le elezioni del 1976 avevano visto l'affermazione del PCI di Enrico Berlinguer che era giunto a sfiorare il sorpasso sullo storico avversario, la DC in quel momento guidata dal moroteo Benigno Zaccagnini: furono le elezioni dei due vincitori.
I comunisti si facevano portavoce di richieste di rinnovamento della politica nazionale e furono i primi ad affrontare la denuncia della "questione morale", ossia della disinvoltura con cui molti politici agivano.
All'inizio degli anni '70, a seguito del colpo di stato reazionario effettuato in Cile dal generale Pinochet, Berlinguer si era fatto promotore di un accordo di sistema tra le grandi culture politiche di massa: comunisti, cattolici e socialisti; il "compromesso storico".
I principali interlocutori del leader comunista furono Moro ed il leader repubblicano Ugo La Malfa, entrambi sostenitori di un forte rinnovamento del sistema politico italiano.
II "compromesso storico" doveva servire alla legittimazione del PCI potendo rendere possibile un'alternanza ed una alternativa anche nella vita politica italiana.
Si prospettava una soluzione di tipo tedesco: negli anni '60 in Germania(RFT) vi era stata una "grande coalizione" tra democristiani e socialdemocratici la cui conclusione fu una serie di governi a guida socialdemocratica.
I governi Andreotti (DC) che si formarono dopo le elezioni del 1976 ebbero, in un primo momento l'astensione di tutti i partiti dell'arco costituzionale (DC, PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI] che successivamente, tranne i liberali che si espressero contro, tramutarono tale voto in voto favorevole.
A tale esperimento si opposero numerose forze, sia palesi, sia occulte, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale.
La morte di Moro comportò la fine dell'esperienza della solidarietà nazionale e si assistette alla trasformazione dello scenario politico italiano.
II ruolo riformatore dei comunisti italiani venne di molto ridimensionatoci PCI venne rimandato all'opposizione) e si affacciò nel panorama politico italiano l'on. Bettino Craxi il cui ruolo di "ago della bilancia" fruttò per tutti gli anni '80 una notevole rendita di posizione.
Durante i cinquantacinque giorni del sequestro ci fu il dibattito e lo scontro tra la linea della fermezza eia linea favorevole alla trattativa: fu giusto non trattare, fare altrimenti sarebbe stato come legittimare, rinforzandole, le Brigate Rosse; ciò che è da condannare furono i ritardi e le omissioni che avrebbero potuto portare alla salvezza del Presidente democristiano.
Ancora oggi attorno al caso Moro esistono numerosi ed irrisolti misteri.
Non si sa neppure e non sembra, quindi, giusto esprimersi al riguardo nulla di preciso a riguardo della veridicità delle lettere inviate da Moro durante la prigionia.
Probabilmente ha ragione Alessandro Natta, anche se ciò può apparire di un grado di cinismo molto elevato, quando dice che la grande sfortuna di Moro, la cui sorte era ormai stata decisa al momento del rapimento, fu quella di non essere rimasto ucciso in via Fani, seguendo, cosi, il truce e tragico destino del maresciallo Oreste Leonardi e degli altri agenti della scorta.
Chi scrive, anche per ragioni anagrafiche, non può essere iscritto tra i nostalgici del compromesso storico ed è ben conscio dell'impossibilità e della difficoltà di avanzare ipotesi storiche postume, ma è altrettanto convinto che se la sorte dello statista DC, non avesse il dialogo tra i cattolici ed i social-comunisti, all'Italia ed agli italiani si sarebbero risparmiati i rampanti anni '80, gli anni del craxismo imperante, della "governabilità craxiana" e del "successo senza moralismi", alla fine dei quali gli Italiani si sono trovati pieni di debiti e con forti lacerazioni nel rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni.
Sarebbe ora di poter trovare la verità conclusiva del caso Moro, appurando la verità e trovando tutti i responsabili di tale efferato atto di barbarie.
Aldo Moro e le altre vittime hanno il diritto di poter riposare in pace e gli italiani di conoscere la verità: lo sviluppo democratico dell'Italia non può avvenire mantenendo tali scheletri negli armadi.
Di Aldo Moro resta, come lo defini Papa Paolo VI, il ricordo di "un uomo mite e buono", il cui pensiero politico è ora più che mai attuale ed utile all'Italia democratica e repubblicana.


DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI PER L'UCCISIONE DELL'ON. ALDO MORO

Mercoledì, 10 maggio 1978

Ragazzi carissimi!
Come certamente voi tutti sapete, ieri è stato compiuto, qui a Roma, un fatto tristissimo, un delitto orribile. È stato ucciso vilmente l'onorevole Aldo Moro, e abbandonato in un'automobile nel centro della città. Era una persona di grande autorità, un uomo politico di molta importanza e di carattere buono e tranquillo. La sua uccisione premeditata, calcolata, compiuta di nascosto e senza pietà ha fatto inorridire la città, tutta l'Italia e ha commosso di sdegno e di pietà il mondo intero. Noi lo abbiamo conosciuto fino dagli anni della sua giovinezza, fino a quando era Studente all'Università. Era uomo buono e savio, incapace di fare male ad alcuno; professore molto bravo e uomo di politica e di governo, persona di grande valore, padre di famiglia esemplare, e ciò che più conta era un uomo di ottimi sentimenti religiosi, sociali ed umani. Questo delitto ha scosso tutto il mondo delle persone oneste, tutta la società; è come una macchia di sangue, che disonora il nostro Paese; tutti ne parlano, tutti ne sono indignati; e anche voi, giovani e fanciulli riuniti in questa Basilica, provate orrore e dolore per questo avvenimento.
Ebbene, Figli carissimi, e voi Insegnanti e Parenti che siete qui con loro per un momento comune di preghiera serena e solenne, in occasione specialmente della santa Comunione di questa fanciullezza col Signore Gesù, sollevate il vostro pensiero con noi, e recitate, ora, all'inizio della nostra breve cerimonia, una preghiera per Aldo Moro, per la sua desolata Famiglia e per tutta la Nazione.

Successivamente alle 11,30, nell'Aula delle udienze, ai numerosissimi visitatori provenienti da ogni parte del mondo, Paolo VI ricorda ancora il tristissimo evento con le seguenti parole, che premette al discorso sulla Pentecoste.

Figli carissimi e Fedeli e Visitatori tutti presenti!
Sembrerebbe a noi una mancanza di sincerità e di pietà, se prima di rivolgere a voi le brevi parole spirituali preparate per questa Udienza, noi non associassimo voi tutti al dolore che ha colpito il nostro cuore per la barbara morte dell'onorevole Aldo Moro, della quale voi pure dalla pubblicità che ne è fatta dovete essere informati. Noi ora vi diremo soltanto che questo fatto omicida è grave in se stesso e per le ripercussioni morali e sociali che esso può avere. Noi vorremmo invece che la stessa riflessione su tale avvenimento richiamasse tutti a pensieri molto seri e pratici circa la nostra partecipazione, privata o pubblica che sia, alla vita sociale del nostro tempo, la quale deve farci sentire non solo partecipi, ma in parte responsabili del suo svolgimento, nel senso che dobbiamo tutti procurare che la nostra mentalità ed il nostro costume siano guidati da una forte coscienza morale.
Bisogna che la bontà delle idee e delle opere di tutti sia più presente e più operante nel nostro mondo, affinché gli sia risparmiata la degenerazione di cui la ingiusta e tragica fine d'un uomo di Stato, buono, sereno, colto e pio come fu Aldo Moro è un segno che fa paura e rossore. Noi desideriamo a tal fine pregare per lui, per i suoi familiari e per tutta questa società, che ci circonda e per la quale noi abbiamo, tanto di più quanto più tristi si prospettano i tempi, il nostro pastorale interesse e la nostra paterna affezione. Pregate, soffrite ed amate anche voi.



Sant'Isaia

 Sant'Isaia

Nome: Sant'Isaia
Titolo: Profeta
Nascita: 765 a. C., Regno di Giuda
Morte: 700 a. C., Regno di Giuda
Ricorrenza: 9 maggio
Tipologia: Commemorazione




Isaia, profeta ebreo, nacque attorno all’anno 765 a.c dal padre Amoz e visse in un periodo di forti tensioni dal punto di vista sociale e politico, sotto minaccia di un’invasione assira in Israele.

Nel 740 a.C., anno in cui morì il re Ozio, Isaia ebbe nel tempio di Gerusalemme una visione nella quale il Signore lo inviava ad annunciare al popolo la rovina di Israele. Sacerdote della tribù di Levi, Isaia è uno dei cinque più importanti profeti di cui si parla nella Bibbia. Ciò che di importante si può dire circa la vita del profeta Isaia è che, differentemente da quanto accada per altri profeti, in Isaia prevale l’aspetto poetico, politico e visionario dell’essere un profeta.

Il suo peso politico, in maniera particolare, fece sì da renderlo un personaggio molto noto al suo tempo grazie soprattutto ai suoi continui e costanti tentativi di impedire alleanze militari, dietro il sostegno dell’unica strada possibile: la fiducia in Dio. La sua attività profetica, invece, fu quella di costante impegno nel denunziare il degrado morale diffuso tra il popolo a causa della prosperità del paese.

Del profeta Isaia si perde ogni traccia attorno al 700 a.C. e secondo quanto detto dalla tradizione ebraica fu molto probabilmente arrestato e successivamente condannato a morte sotto Manasse. I vangeli apocrifi, diversamente, ritengono che venne torturato e che il suo corpo venne squarciato in due parti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant’Isaia, profeta, che, nei giorni di Ozia, Iotam, Acaz ed Ezechia, re di Giuda, fu mandato a rivelare al popolo infedele e peccatore la fedeltà e la salvezza del Signore a compimento della promessa fatta da Dio a Davide. Presso i Giudei si tramanda che sia morto martire sotto il re Manasse.

Pensiero del 09 maggio 2021

 Amare non è solo un sentimento, ma un cammino che dura tutta una vita Amare è riconoscere l'altro, rispettarlo, essere paziente...........Lasciamoci riempire da DIO con il Suo Amore, con il Dono del Suo Spirito e scopriremo cos'è l'Amore vero. Impareremo ad amare come ama Gesù.

09 Maggio

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Non temere se un uomo arricchisce, se aumenta la gloria della sua casa. Quando muore, infatti, con sé non porta nulla né scende con lui la sua gloria.

(Salmo 49,17-18)

«Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani».

(Isaia 49:15-16)


08 maggio, 2021

Pensiero del 08 maggio 2021

 Se il mondo ci odia è perché apparteniamo a Gesù ed allora non dobbiamo preoccuparci. L'odio che deve intimorirci sono le tenebre del peccato quando prendono sopravvento in noi. Scegliamo l'alleanza con Gesù, diventiamo suoi servitori e nulla temeremo. 

08 Maggio 

Acclamate il Signore, voi tutti della terra

Se siete risorti con Cristo,
cercate le cose di lassù,
dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.

(Colossesi 3,1)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 99)
Rit: Acclamate il Signore, voi tutti della terra.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

 Non temere la sentenza della morte, ricordati di chi ti ha preceduto e di chi ti seguirà.

(Siracide 41,3)




07 maggio, 2021

7 MAGGIO 1945: FINISCE LA SECONDA GUERRA MONDIALE

 7 MAGGIO 1945: FINISCE LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Il Generale tedesco Alfred Jodl firma la resa incondizionata a Reims, in Francia, ponendo fine alla partecipazione tedesca alla guerra. Il documento entrerà in vigore il giorno seguente.
Terminerà così in Europa la Seconda Guerra Mondiale.



Pensiero del 07 maggio 2021

 La vita cristiana è scuola d'Amore vero e Gesù è il Maestro e l'Amico vero da cui imparare. Se vogliamo vivere relazioni vere chiediamo a LUI che ci guarirà, ci consolerà e c'aiuterà ad amare gli altri ogni giorno sempre di più. Così rimarremmo nella Suo Amicizia.

07 Maggio 

Ti loderò fra i popoli, Signore

Vi ho chiamato amici, dice il Signore,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
l’ho fatto conoscere a voi.

(Giovann 15,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 56)
Rit: Ti loderò fra i popoli, Signore.

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.

Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.

 Per questo mi affatico e lotto, con la forza che mi viene da lui e che agisce in me con potenza.

(Colossesi 1,29)

06 maggio, 2021

Messa e Vespri di giovedi 6 maggio 2021 BEATA PIERINA MOROSINI

Sulla sua tomba fu collocata un’epigrafe in latino - composta da don Antonio Ubiali

Sulla sua tomba fu collocata un’epigrafe in latino - composta da don Antonio Ubiali - «A memoria senza fine di Caterina Cittadini, Fondatrice del Monastero delle Orsoline in Somasca: stupenda per pietà, integrità ed austerità di vita e per saggezza. Alla Croce di Gesù affissa col cuore e vivendo per Lui, continuò, instancabile ad educare le compagne e le ragazze a virtù benché consumata dalla lunga malattia. Morì nel bacio del Signore, il 5 maggio 1857, all'età di 56 anni, lasciando una grande di sé».

In ricordo delle virtù di Caterina, la sua dedizione alla Croce del Signore, l’impegno nel formare a virtù compagne e fanciulle e il rimpianto lasciato.
Ciò che Caterina aveva tanto desiderato avvenne dopo la sua morte: il 14 dicembre dello stesso anno il Vescovo di Bergamo Mons. Pietro Luigi Speranza emette il Decreto di erezione canonica dell’Istituto. È un giorno, questo, in cui Caterina fu protagonista perché il suo spirito viveva nelle donne che avevano condiviso la sua vocazione. Così è il destino dei Santi: gustare nell’al di là, nella luce di Dio, il premio delle loro fatiche.



Pensiero del 06 maggio 2021

 Rimanere per essere nella gioia piena. Ma la Gioia piena è nella Croce gloriosa, in quel restare nonostante, perché l'amore che si radica in Cristo nella fedeltà alle scelte fatte resta per sempre.

06 Maggio

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Godolia giurò a loro ed ai loro uomini e disse loro: “Non temere gli ufficiali dei Caldei; rimanete nella terra e servite il re di Babilonia e vi troverete bene”.

(II Re 25,24)



05 maggio, 2021

BEATA CATERINA CITTADINI

Liberazione dell'Olanda - Paesi Bassi dall'occupazione nazista Liberation of the Netherlands - may 1945



Janny Brandes-Brilleslijper, diventò una comunista attiva. Odiava qualsiasi romanticismo sulla guerra ed era appassionata della verità raccontata sull'Olocausto. Decisa a non dimenticare mai, ogni anno organizzava una grande festa il 5 maggio, per commemorare il giorno in cui l'Olanda fu finalmente liberata dall'occupazione nazista.







Liberazione dell'Olanda - Paesi Bassi dall'occupazione nazista.

Pesiero del 05 maggio 2021

 La nostra vocazione, consiste nel portare frutto ed il frutto è la santità, ch'è sempre la fede, che opera per mezzo della carità, e nella carità porta frutti di vita per il mondo.

05 Maggio

Andremo con gioia alla casa del Signore

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore;
chi rimane in me porta molto frutto.

(Giovanni 15,4.5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 121)
Rit: Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano.


Allora Oloferne le disse: “Sta tranquilla, o donna, non temere in cuor tuo, perché io non ho mai fatto male a nessuno che abbia accettato di servire Nabuchodònosor, re di tutta la terra”

(Giuditta 11,1)