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24 marzo, 2024

✝ Pensiero del 24 Marzo 2024

 

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, TU, hai avuto due passioni, quella per Dio, e per la Giustizia.

Barbara

Versetto del Giorno

Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina.

Zaccaria 9:9


DOMENICA DELLE PALME: PASSIONE DEL SIGNORE SOLENNITÁ

Meditazione sul Vangelo di Mc 14,1 – 15,47

Un silenzio che parla.

Il vangelo della passione secondo Marco si apre con l’immagine di una mensa familiare a Betania dove l’unzione di Maria preannuncia la morte e la sepoltura di Gesù. In qualche modo la donna avverte ed accetta quanto sta per accadere. Gli Apostoli, al contrario, appaiono ancora disarmati, e si trovano così in balia degli eventi che sembrano fuori controllo. Solo Gesù, nonostante l’angoscia che prova, si mostra padrone della situazione. Lo è perché ne conosce il senso e il frutto e perché vive tutto con amore e nell’amore.


Più si avvicina il momento della morte più le parole di Gesù si fanno rarefatte. Sono come contate, nessuna è sprecata e tutte hanno una particolare densità. Durante la sosta a Betania e l’ultima cena esse accompagnano dei gesti e ne rivelano il significato. Poi nel Getsemani diventano una preghiera quanto mai umana, grido di un’anima che «è triste fino alla morte». E sono anche parole di misericordia davanti alla fragilità degli Apostoli che probabilmente non stanno capendo nulla, avvertono un’atmosfera di tensione, di preparazione a qualcosa di grande, ma ne sono sopraffatti come una barca in mezzo alla tempesta. Gesù li guarda con la benevolenza di chi sa di non poter chiedere di più. Ma è entrando nel vivo del processo che Gesù diventa ancora più parco di parole, proprio quando secondo la nostra logica, avrebbe dovuto tirar fuori tutte le sue doti dialettiche. Si esprime per frasi incisive ma brevi, non si difende, non attacca. Viene invece circondato e schiacciato da altre parole: quelle dei falsi testimoni, del sommo sacerdote, di Pilato, quelle beffarde dei soldati e degli scribi, della gente che con una sola parola (e capita ancora oggi) condanna una vita – “Crocifiggilo!”. In mezzo a tutto, il Maestro tace perché sta entrando nell’abisso della morte e la morte elimina ciò che non serve. A Gesù restano le parole di un’ultima preghiera che paradossalmente lo lega ancora di più al Padre, in ogni caso l’unico punto fermo: «Dio mio perché mi hai abbandonato?». E al centurione rimangono sulle labbra le parole che “raccolgono da terra” tutta la vita di Gesù: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio». Queste sono le parole che siamo chiamati a custodire nella settimana che viene: quelle della preghiera così come le troviamo nel cuore, con le sue domande, i suoi dubbi o con la paura di essere abbandonati. Quelle dello stupore davanti all’amore che si lascia crocifiggere. E le parole del silenzio, perché anche il silenzio parla. Il nostro tacere permette a Dio di nutrirci nel modo migliore, e di dare spessore ai nostri gesti. In mezzo a tanta gente che urla, mio Signore, fa di me un silenzio che parla.

È allo stesso tempo l’ora della luce e l’ora delle tenebre.
L’ora della luce, poiché il sacramento del Corpo e del Sangue è stato istituito, ed è stato detto: “Io sono il pane della vita... Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me: colui che viene a me non lo respingerò... E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti l’ultimo giorno” (Gv 6,35-39). Come la morte è arrivata dall’uomo così anche la risurrezione è arrivata dall’uomo, il mondo è stato salvato per mezzo di lui. Questa è la luce della Cena.
Al contrario, la tenebra viene da Giuda. Nessuno è penetrato nel suo segreto. Si è visto in lui un mercante di quartiere che aveva un piccolo negozio, e che non ha sopportato il peso della sua vocazione. Egli incarnerebbe il dramma della piccolezza umana. O, ancora, quello di un giocatore freddo e scaltro dalle grandi ambizioni politiche.
Lanza del Vasto ha fatto di lui l’incarnazione demoniaca e disumanizzata del male.
Tuttavia nessuna di queste figure collima con quella del Giuda del Vangelo. Era un brav’uomo, come molti altri. È stato chiamato come gli altri. Non ha capito che cosa gli si faceva fare, ma gli altri lo capivano? Egli era annunciato dai profeti, e quello che doveva accadere è accaduto. Giuda doveva venire, perché altrimenti come si sarebbero compiute le Scritture? Ma sua madre l’ha forse allattato perché si dicesse di lui: “Sarebbe stato meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”? Pietro ha rinnegato tre volte, e Giuda ha gettato le sue monete d’argento, urlando il suo rimorso per aver tradito un Giusto. Perché la disperazione ha avuto la meglio sul pentimento? Giuda ha tradito, mentre Pietro che ha rinnegato Cristo è diventato la pietra di sostegno della Chiesa. Non restò a Giuda che la corda per impiccarsi. Perché nessuno si è interessato al pentimento di Giuda? Gesù l’ha chiamato “amico”. È veramente lecito pensare che si trattasse di una triste pennellata di stile, affinché sullo sfondo chiaro, il nero apparisse ancora più nero, e il tradimento più ripugnante? Invece, se questa ipotesi sfiora il sacrilegio, che cosa comporta allora l’averlo chiamato “amico”? L’amarezza di una persona tradita? Eppure, se Giuda doveva esserci affinché si compissero le Scritture, quale colpa ha commesso un uomo condannato per essere stato il figlio della perdizione?
Non chiariremo mai il mistero di Giuda, né quello del rimorso che da solo non può cambiare nulla. Giuda Iscariota non sarà più “complice” di nessuno.

Domenica 24 Marzo 
[PASSIONE DEL SIGNORE] – DOMENICA DELLE PALME (anno B)
S. Caterina di Svezia; B. Giovanni dal Bastone; B. Maria Karlowska
Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1 – 15,47
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!

(Filippesi 2,8-9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 21)
Rit: Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!

(Filippesi 2,8-9)

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