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SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato
Il Giudice Rosario Angelo, i suoi occhi, emanano luce d’eternità.
Barbara
Versetto del Giorno
Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.
Salmo 119:2
Buona festa a tutti papà, a quelli defunti ed anche a quei papà che purtroppo, hanno perso troppo presto i loro figli.
SOLENNITÁ DI SAN GIUSEPPE
La memoria del natale di san Giuseppe si è diffusa tra il XIV e il XV secolo. Tra i suoi promotori nel nostro paese, va ricordato principalmente san Bernardino da Siena, che ne elogiò la fedeltà e l’obbedienza silenziosa ed adorante alla volontà di Dio Giuseppe, uomo “giusto” nel senso biblico, è l’ultimo patriarca che riceve le rivelazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come il Giuseppe dell’Antico Testamento, il falegname di Nazaret è l’uomo che Dio ha voluto come custode e sostegno di Maria e Gesù. Pilastro della famiglia terrena del Redentore, Giuseppe congiunge Gesù, re messianico, alla discendenza di Davide. Sposo di Maria e padre putativo, guida la Sacra Famiglia nella fuga e nel ritorno dall’Egitto, rifacendo il cammino dell’Esodo. Pio IX lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale, e Giovanni XXIII ha inserito il suo nome nel Canone romano. È Patrono della Chiesa, Famiglia di Dio, e di ogni famiglia cristiana.
Meditazione sul Vangelo di Mt 1,16.18-21.24
Tu lo chiamerai Gesù.
«Maria darà alla luce un figlio e tu gli metterai nome Gesù». Anche così si esprimeva la paternità di un uomo al tempo di Gesù: mettendo il nome. Dare il nome è dare identità, riconoscimento, perfino personalità al piccolo tutto nuovo che arriva in famiglia. Oggi il nome è decisione comune dei genitori, a volte sono coinvolti nella scelta anche i fratellini. Per Giuseppe dare il nome a Gesù deve essere stato davvero fondamentale, un modo semplice e profondo per riconoscere quel figlio che non era suo. La mamma genera il figlio nella carne, portandolo, sentendolo, imparando a conoscerlo in quei nove mesi che trascorre nella sua pancia, sconvolgendo ritmi, forme, dimensioni del corpo, dei pensieri, delle emozioni. Per il papà è più lungo e complicato, anche oggi, riconoscere il figlio: la percezione è che se ne stia lontano fino al momento fortissimo della nascita. Dare il nome é un altro modo per generare: «Ti riconosco personalità e dignità, sei persona uguale a me nel valore, ma diversissima da me nelle caratteristiche e nella storia che stai cominciando». Per madre e padre la fatica e la bellezza è accogliere il mistero di un altro che non è sé, non è proprietà, non è del tutto conoscibile. È l’esperienza di Maria e Giuseppe, di ogni papà o mamma e di ogni educatore che accompagna un altro nella nascita, nella vita, nell’incontro con Gesù. Sposo di colei che sarebbe stata Madre del Verbo fatto carne, Giuseppe è stato prescelto come “guardiano della parola”. Eppure non ci è giunta nessuna sua parola: ha servito in silenzio, obbedendo al Verbo, a lui rivelato dagli angeli in sogno, e, in seguito, nella realtà, dalle parole e dalla vita stessa di Gesù.
Anche il suo consenso, come quello di Maria, esigeva una totale sottomissione dello spirito e della volontà. Giuseppe ha creduto a quello che Dio ha detto; ha fatto quello che Dio ha detto. La sua vocazione è stata di dare a Gesù tutto ciò che può dare un padre umano: l’amore, la protezione, il nome, una casa.
La sua obbedienza a Dio comprendeva l’obbedienza all’autorità legale. E fu proprio essa a far sì che andasse con la giovane sposa a Betlemme e a determinare, quindi, il luogo dell’Incarnazione. Dio fatto uomo fu iscritto sul registro del censimento, voluto da Cesare Augusto, come figlio di Giuseppe. Più tardi, la gioia di ritrovare Gesù nel Tempio in Giuseppe fu diminuita dal suo rendersi conto che il Bambino doveva compiere una missione per il suo vero Padre: egli era soltanto il padre adottivo. Ma, accettando la volontà del Padre, Giuseppe diventò più simile al Padre, e Dio, il Figlio, gli fu sottomesso. Il Verbo, con lui al momento della sua morte, donò la vita per Giuseppe e per tutta l’umanità. La vita di Giuseppe fu offerta al Verbo, mentre la sola parola che egli affida a noi è la sua vita.
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