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13 maggio, 2023

✝ Pensiero del 13 maggio 2023

 


SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario Angelo, Tu sei il più bel fiore che conosca, per favore insieme al Signore alla Vergine Maria, inebria la mia, vita, con la tua essenza.

Barbara

Versetto del Giorno
Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.
Luca 12:2223

Memoria dell’Apparizione, della Vergine Maria a Fatima il 13 maggio 1917, ai tre pastorelli ed a Ghiaie di Bonate (Bg), alla piccola Adelaide Roncalli, nel 1944.

Sabato – 5.a di Pasqua – BEATA VERGINE MARIA DI FATIMA
Il 5 maggio 1917, nel pieno della prima guerra mondiale, Papa Benedetto XV esortò i fedeli cattolici del mondo intero ad unirsi nella preghiera per implorare la pace al Signore, su intercessione della Vergine Maria. E il 13 di quello stesso mese, in una località in aperta campagna, denominata Conca di lria, la Madonna appariva a tre pastorelli portoghesi: Lucia di 10 anni, Francesco di 9 e Giacinta di 7; e apparve loro in quello stesso luogo, il 13 di ogni mese, fino a ottobre, con la sola eccezione del mese d’agosto, quando i fanciulli vennero imprigionati dalle autorità locali per impedir loro di recarsi all’appuntamento. La Madonna consegnò il suo messaggio: «Recitate il rosario tutti i giorni; pregate molto e fate dei sacrifici per i poveri peccatori, molti dei quali vanno all’inferno perché non c’è nessuno che si curi di pregare e di fare sacrifici per loro… Eliminate il peccato dalla vostra vita personale e lavorate ad eliminarlo dalla vita degli altri, collaborando alla redenzione del Salvatore».
Nel 1946, di fronte a ottocentomila persone, ebbe luogo l’incoronazione della statua della Vergine di Fatima.
Meditazione sul Vangelo di Gv 15,18-21
Non conoscono Colui che mi ha mandato.
Gli Atti degli Apostoli ci raccontano come la missione di Paolo si apre verso Occidente. In particolare, sottolineano come il vero protagonista del diffondersi del Vangelo e del crescere della Chiesa è lo Spirito Santo. Nel Vangelo, Gesù parla delle persecuzioni che i discepoli riceveranno a causa del loro annuncio.
Questo repentino riferimento alla persecuzione all’interno del discorso di Gesù, ne cambia decisamente il tono: non più amore, ma odio; dal rapporto Gesù-discepoli si passa a quello discepoli-mondo. Ma se pensiamo alla nostra esperienza di cristiani o all’esperienza della Chiesa sparsa nel mondo, scopriamo che c’è continuità tra il vivere strettamente uniti a Gesù, il testimoniare il suo amore, e l’essere perseguitati. Sono le stesse parole del Signore a evidenziare questo collegamento: Gesù per primo ha sperimentato l’odio del mondo e, quindi, chi è a Lui strettamente legato non può pensare di subire una sorte diversa. Il mondo, inoltre, si caratterizza per essere capace di accogliere e amare solo coloro che gli appartengono, che vivono secondo la sua logica, e, dunque, non può accogliere i discepoli strappati al suo dominio dall’amore di Cristo. Dalle parole di Gesù sembra che la vera preoccupazione dovrebbe nascere in noi se non sperimentassimo difficoltà, se non soffrissimo a causa del nostro amore per il Signore, perché il vero pericolo non è l’odio del mondo, ma lo scendere a patti con le lusinghe che la mondanità propone, l’annacquare il provocante annuncio del Vangelo, perché smaschera come falsi i desideri del mondo. Davanti alla paura di non essere al “passo con i tempi”, di essere etichettati come “uomini e donne di Chiesa”, siamo spesso tentati di ridurre la nostra fede a qualcosa di privato, che riguarda solo me e Dio, limitandoci ad agire come gli altri nella vita quotidiana. Se ci troviamo in questa situazione, ricordiamoci delle parole di Gesù, “vi ho scelti io dal mondo” e, lasciandoci nuovamente “potare” dalla sua Parola e dal suo amore, rinunciamo alla logica del mondo per ritornare ad annunciare, con le nostre scelte di tutti i giorni, che è l’amore l’unica via che conduce alla felicità e alla pienezza di vita tanto desiderate.
Una fede da proteggere e diffondere con la spada è ben debole. La storia è del resto consapevole del paradosso che fa sì che la fede cristiana diventi più forte quando è perseguitata. Il sangue dei martiri, scriveva Tertulliano, è seme di cristiani. Ai giorni nostri, il termine “martire” è usato per definire chiunque soffra e muoia per una “causa”, che può essere l’idea di nazione, la rivoluzione sociale, persino la “guerra santa” caldeggiata dai fanatici. Ma simili martiri sono causa di sofferenze maggiori di quelle inflitte a loro stessi. Il vero martire (dal greco, che significa testimone) soffre semplicemente perché è cristiano: testimone di Cristo.
Il nostro secolo è stato davvero il secolo del martirio, con innumerevoli martiri, come i cristiani armeni in Turchia, i cattolici in Messico, nella Germania nazista, nell’ex Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est, in Cina, in Corea, in Vietnam, in Sudan... L’elenco potrebbe continuare. E, per restare vicino a noi, molti sono coloro che affrontano un martirio “bianco”, cioè senza spargimento di sangue, tentando semplicemente di vivere la fede in un mondo sempre più ateo o predicando le esigenze integrali dell’insegnamento della Chiesa nel campo della morale, avendo per fondamento la rivelazione di Cristo. Non dobbiamo essere sorpresi, ma piuttosto rallegrarci ed essere felici: è questo che egli ci ha promesso.


Sabato 13 Maggio   

B.V. Maria di Fatima; B. Maddalena Albrici; B. Gemma

5.a di Pasqua

At 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21

Acclamate il Signore, voi tutti della terra

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.

(Colossesi 3,1)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 99)
Rit: Acclamate il Signore, voi tutti della terra.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.

(Colossesi 3,1)


12 maggio, 2023

GRAZIE, OTTO FRANK! Buon compleanno

 GRAZIE, OTTO FRANK! Buon compleanno

12 maggio 1889 – 19 agosto 1980
Grazie di cuore, Otto Frank, per tutti i tuoi insegnamenti. Per aver scelto di voltare lo sguardo al bene, sempre. Per aver scelto di non chiederti chi avesse fatto la spia quando tu, la tua famiglia e gli altri clandestini siete stati scoperti nell’Alloggio Segreto, ma di concentrarti solo sul bene, sulle gesta di persone come Miep Gies e gli altri aiutanti. Sui valori di tua figlia Anne Frank.
E, naturalmente, di aver scelto di pubblicare il Diario di Anne, di ricordare la tua famiglia, di dare voce a tutte le vittime del dramma della Shoah, di trasformare il nascondiglio nella Casa-Museo di Anne Frank, di incontrare giovani da tutto il mondo, senza alcuna differenza, e di combattere per chi viene ancora discriminato.
Grazie per essere la nostra luce e la nostra forza.
Non ti dimenticheremo MAI.



BUON ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO

 In questo giorno del 1925, Otto Frank ed Edith Holländer si sposarono nella sinagoga di Aquisgrana, Germania. Si erano incontrati qualche anno prima, quando il fratello di Otto, Herbert, si era fidanzato con un amico di Edith. Nel loro quattordicesimo anniversario di matrimonio, nel 1939, Otto scrisse una lettera a Edith. In esso descrisse il loro matrimonio come armonioso, unito, tollerante e dedito, nonostante le loro difficoltà.

Nella foto, vediamo Edith accanto a suo padre, Abraham Holländer, con davanti la madre di Edith, Rosa Holländer-Stern. La madre di Otto, Alice Frank-Stern, è seduta di fronte a Otto. La seconda foto è Otto e Edith Frank in luna di miele a San Remo, Italia. Sulla terza foto qualche anno dopo Otto ed Edith che fanno una passeggiata a Francoforte sul Meno, marzo 1927. Da sinistra a destra: Edith Frank con Margot, il cugino Bernd Elias in carrozzina, una balia, il cugino Stephan Elias e Otto Frank.



09 maggio, 2023

In questo giorno, nel 1906 nasceva la mamma di Luigi Tenco, Teresa.

 In questo giorno, nel 1906 nasceva la mamma di Luigi Tenco, Teresa.



Auguri di cuore.

V'immagino abbracciati, nell'Amore di Cristo e della Vergine Maria, a Ridere a parlare che la Terra le sia lieve e tutte le sue preghiere, che faceva verso suo figlio siano state esaudite.



 

   

Memoria di Aldo Moro e di Peppino Impastato

 Memoria di Aldo Moro e di Peppino Impastato


09 MAGGIO 1978 09 MAGGIO 2023



Trenta anni fa

 I Genitori del Giudice Rosario Angelo Livatino Rosalia Corbo, Vincenzo Livatino con Papa Giovanni Paolo II Il 09 maggio 1993





Trenta anni fa

Sant'Isaia

 Sant'Isaia



Nome: Sant'Isaia
Titolo: Profeta
Nascita: 765 a. C., Regno di Giuda
Morte: 700 a. C., Regno di Giuda
Ricorrenza: 9 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Isaia, profeta ebreo, nacque attorno all’anno 765 a.c dal padre Amoz e visse in un periodo di forti tensioni dal punto di vista sociale e politico, sotto minaccia di un’invasione assira in Israele.

Nel 740 a.C., anno in cui morì il re Ozio, Isaia ebbe nel tempio di Gerusalemme una visione nella quale il Signore lo inviava ad annunciare al popolo la rovina di Israele. Sacerdote della tribù di Levi, Isaia è uno dei cinque più importanti profeti di cui si parla nella Bibbia. Ciò che di importante si può dire circa la vita del profeta Isaia è che, differentemente da quanto accada per altri profeti, in Isaia prevale l’aspetto poetico, politico e visionario dell’essere un profeta.

Il suo peso politico, in maniera particolare, fece sì da renderlo un personaggio molto noto al suo tempo grazie soprattutto ai suoi continui e costanti tentativi di impedire alleanze militari, dietro il sostegno dell’unica strada possibile: la fiducia in Dio. La sua attività profetica, invece, fu quella di costante impegno nel denunziare il degrado morale diffuso tra il popolo a causa della prosperità del paese.

Del profeta Isaia si perde ogni traccia attorno al 700 a.C. e secondo quanto detto dalla tradizione ebraica fu molto probabilmente arrestato e successivamente condannato a morte sotto Manasse. I vangeli apocrifi, diversamente, ritengono che venne torturato e che il suo corpo venne squarciato in due parti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant’Isaia, profeta, che, nei giorni di Ozia, Iotam, Acaz ed Ezechia, re di Giuda, fu mandato a rivelare al popolo infedele e peccatore la fedeltà e la salvezza del Signore a compimento della promessa fatta da Dio a Davide. Presso i Giudei si tramanda che sia morto martire sotto il re Manasse.

✝ Pensiero del 09 maggio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi due anni che stato beatificato e trenta anni, fa i tuoi cari genitori incontravano Giovanni Paolo II.

Barbara


Versetto del Giorno

Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie.

Salmo 25:8-9


Memoria di Aldo Moro e di Peppino Impastato


09 MAGGIO 1978 09 MAGGIO 2023



Martedì – 5.a di Pasqua
Meditazione sul Vangelo di Gv 14,27-31a
Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Dopo aver fondato varie comunità cristiane, Paolo designa degli anziani perché se ne prendano cura. Nel Vangelo, il Signore dona ai suoi discepoli la sua pace, diversa da quella promessa dal mondo.
“Pace”, ovvero “shalom”, era il saluto abituale tra gli ebrei. Il termine non indica solo la mancanza di conflitti, ma una vita piena, vissuta nella felicità e in salute. Le parole di Gesù non sono parole di augurio ma di dono: egli possiede quella pace che nella Bibbia è presentata come dono che Dio farà nei tempi messianici (Sal 72,7; Is 66,12). Gesù, dunque, può donare quella pienezza di vita, perché con la sua vittoria sulla morte si presenta come la via che conduce verso il Padre. Una pace che sarà accompagnata dalla gioia per chi, davanti alla morte e alla risurrezione del Signore, crederà alle sue parole e ricorderà che la croce non è il segno della vittoria del principe del mondo, ma solo un evento che lo riporterà al Padre e che aprirà in modo definitivo e per ogni uomo l’accesso alla comunione con Dio stesso. Per Gesù, infatti, la morte è sì separazione, ma soprattutto ricongiungimento con il Padre e con i discepoli: dice, infatti: «vado e tornerò da voi». Non sempre, però, nella nostra vita sperimentiamo questa pace che viene da Gesù, questa pienezza di Vita. Ma quando questo avviene, cosa possiamo fare? Sant’Ignazio di Loyola, nelle sue regole di discernimento all’interno degli Esercizi Spirituali, offre indicazioni concrete per approfittare di questi momenti di consolazione, di comunione profonda con il Signore. La prima indicazione è di godersi questo momento di pace e consolazione diventando consapevoli del dono ricevuto: questo permette di fortificare il nostro cuore, accumulando forze e fiducia per quando verrà la tristezza. La seconda, invece, invita a non “gonfiarsi” perché il Signore è con noi, ma a ricordare quanto poco valiamo quando siamo presi dal turbamento e dal dolore.
Ad Auschwitz, nel campo di concentramento, c’era un carcere: il famigerato Blocco II. Là, in una cella sotterranea san Massimiliano Kolbe è morto d’inanizione dopo una lunga e penosa agonia, attorniato da ogni tortura e miseria umana. Fuori c’era il cortile in cui circa ventimila uomini furono assassinati; di fianco, l’“ospedale” in cui si praticava la vivisezione su esseri umani, mentre, in fondo alla strada, si trovava il forno crematorio. Eppure, nel cuore di padre Kolbe regnava quella pace che Cristo aveva promesso di dare ai discepoli che, seguendo il suo esempio, sarebbero morti per la vita di altri.
In circostanze simili, san Tommaso More pregava nella torre di Londra: “La perdita dei beni temporali, degli amici, della libertà, della vita e di tutto il resto non è nulla se si guadagna Cristo”.
Il potente di questo mondo regna per mezzo della paura e dell’intimidazione. Ma Cristo dice: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.
Ci dà in dono la pace, non la pace del mondo, cioè la pace della sazietà e della noia, la pace nata dal compromesso, la pace dei morti viventi, ma la pace dell’unione con Dio, nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Una tale pace, nata nel perdono dei peccati e nutrita dall’amore, l’amore di Dio per noi, aumenta in proporzione a ciò che soffriamo per Cristo.

Martedì 09 Maggio  

S. Pacomio; S. Isaia pr.; B. Forte Gabrielli

5.a di Pasqua

At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31

I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno

 

Cristo doveva patire e risorgere dai morti, ed entrare così nella sua gloria.

(Luca 24,46.26)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome,
in eterno e per sempre.

Cristo doveva patire e risorgere dai morti, ed entrare così nella sua gloria.

(Luca 24,46.26)



05 maggio, 2023

05 maggio 2013 05 maggio 2023

 05 maggio 2013 05 maggio 2023


Agnese Piraino Leto, moglie di Paolo Emanuele Borsellino.



Beata Caterina Cittadini, prega, per noi

 Beata Caterina Cittadini, prega, per noi

05 Maggio 1857 05 maggio 2023.

✝ Pensiero del 05 maggio 2023

 


SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Rosario Angelo, dai un bacio alla tua cara famiglia Vi voglio tanto bene, proteggeteci dal Cielo

Barbara

Versetto del Giorno
Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.
Matteo 18:20

05 maggio 1945 05 maggio 2023, settant’otto anni. dalla liberazione dei Paesi Bassi dalla persecuzione dei nazisti.

Non dobbiamo avere paura, perché Gesù ci ha preparato un posto, la nostra vita non è perduta.

05 maggio 1945 05 maggio 2023, settant’otto anni. dalla liberazione dei Paesi Bassi dalla persecuzione dei nazisti.


Venerdì 05 Maggio 

S. Gottardo; B. Nunzio Sulprizio; B. Caterina Cittadini

4.a di Pasqua

At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6

Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

(Giovanni 14,6)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 2)
Rit: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato.

«Io stesso ho stabilito il mio sovrano
sul Sion, mia santa montagna».
Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.

Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane.
Le spezzerai con scettro di ferro,
come vaso di argilla le frantumerai».

E ora siate saggi, o sovrani;
lasciatevi correggere, o giudici della terra;
servite il Signore con timore
e rallegratevi con tremore.

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

(Giovanni 14,6)

01 maggio, 2023

San Giuseppe

 San Giuseppe


Nome: San Giuseppe
Titolo: Lavoratore
Ricorrenza: 1 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Nel Vangelo S. Giuseppe viene chiamato fabbro. Quando i Nazaretani udirono Gesù insegnare nella loro sinagoga, dissero di lui: « Non è Egli il figlio del legnaiuolo? ». E altra volta con stupore e disprezzo: « Non è costui il falegname? ».

Nessun dubbio quindi che S. Giuseppe non fosse un operaio vero, un lavoratore, un uomo di fatica. Si ritiene che sia stato falegname, e all'occasione anche fabbro, carpentiere, carradore. Maneggiava la pialla, la scure, la sega, il martello. Così tutti i giorni, dal mattino alla sera, per tutta la vita, faticando, sudando, consumando le forze.

Una delle raffigurazioni più frequenti del Santo Patriarca è quella in cui viene ritratto al banco con la pialla in mano e la sega accanto.

Uomo giusto, sapeva che il lavoro è legge per tutti. Non si ribellò, non si lamentò del suo mestiere, nè della fatica. Lavorò con assiduità, non di malavoglia, eseguendo bene, disimpegnando onestamente gli obblighi e i contratti.

Amò il lavoro. Nella sua umiltà non badò a tutte quelle ragioni che potevano parer buone e che avrebbero potuto indurlo a non occuparsi in cose materiali: l'essere discendente del grande Re Davide, l'essere sposo della Madre di Dio, il Padre putativo del Verbo Incarnato e la di lui guida. L'umiltà gli insegnò a conciliare la sua dignità con l'esercizio di un mestiere molto ordinario e faticoso.

Non si rammaricava di lasciare le sante conversazioni e la preghiera assieme a Gesù e Maria, che tanto consolavano ed elevavano il suo cuore, per attendere per lunghe ore ai lavori dell'officina.

Non ebbe mai la preoccupazione che gli mancasse il necessario. Non ebbe l'ansia e l'assillo di chi non ha fede in quella Provvidenza che sfama i passeri. Perciò, da uomo giusto, osservava esattamente il riposo settimanale del sabato prescritto da Dio agli Ebrei. Lasciava l'officina quando i doveri delle celebrazioni religiose glielo imponevano, o quando speciali voleri di Dio lo ispiravano a intraprendere dei viaggi.

S. Giuseppe non cercò nel lavoro il mezzo di soddisfare la cupidigia di guadagno o di ricchezza. Non fu un operaio incontentabile, pur essendo previdente. Non volle essere ricco, e non invidiò i ricchi. Sapeva essere sempre contento. Da uomo di fede trasformò la fatica quotidiana in un grande mezzo di elevazione, di merito, di esercizio di virtù.

Nutrire e crescere il Fanciullo Divino che si preparava a essere la vittima per la redenzione del mondo: questo era il motivo che rendeva sante e sommamente meritorie le fatiche di S. Giuseppe.

« Chi lo crederebbe? Un uomo acquista col sudore della sua fronte vestiario, nutrimento e sostentamento per il suo Dio! Mani consacrate, destinate a mantenere una vita così bella, quanto è glorioso il vostro ministero, e quanto mi sembra degna degli angeli la vostra sorte! Sudori veramente preziosi! » (Huguet). Col canto nel cuore e la preghiera sulle labbra, S. Giuseppe fu il più fortunato di tutti i lavoratori.

PRATICA. Stimiamo il lavoro. Lavoriamo con onestà, con diligenza, con pazienza, di buona voglia. Amiamo il lavoro. Santifichiamolo e rendiamolo meritorio vivendo abitualmente in grazia e offrendolo ogni giorno al Signore.

PREGHIERA. O Dio, Creatore delle cose, che hai stabilito la legge del lavoro al genere umano, concedici propizio che, sull'esempio e col patrocinio di S. Giuseppe, facciamo bene le opere che ci comandi e raggiungiamo il premio che prometti.

MARTIROLOGIO ROMANI. Solennità di san Giuseppe Lavoratore, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore, Patrono dei lavoratori.


✝ Pensiero del 01 maggio 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Rosario Angelo, Oggi inizia il mese di Maggio dedicato alla Madonna, donale un bacio da parte mia, e dai un abbraccio anche a mio nonno Angelo, in questo compiva gli anni.
Barbara

Versetto del Giorno
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
Giovanni 13:14

Lunedì – 4.a di Pasqua – SAN GIUSEPPE LAVORATORE
Poche sono le notizie dei Vangeli su san Giuseppe: sappiamo che era discendente del re Davide, e che faceva il falegname. Ma questa “riservatezza” degli evangelisti sul suo conto è forse anche un’ulteriore riprova del suo stile di vita umile e discreto. Come Maria, sua sposa, anche Giuseppe, infatti, disse il suo umile “sì” al progetto di Dio; come lei, nutriva in sé una fede profonda. La loro unione sponsale era vera comunione di cuori, cementata da profonde affinità spirituali. Giuseppe, padre adottivo di Gesù e sposo di Maria, è l’uomo che è stato loro più vicino nella vita terrena e, a maggior ragione, lo è ora in cielo. Per questo motivo, innumerevoli sono i patronati a lui affidati. ln questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell’uomo, esercizio benefico del dominio dell’uomo sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell’opera del Creatore, contributo al piano della salvezza. Pio XII nel 1955 istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente celebrata in questa data.
Meditazione sul Vangelo di Mt 13,54-58
Non é forse il figlio del carpentiere?
L’atteggiamento degli abitanti di Nazaret davanti alla predicazione di Gesù riflette stupore misto ad invidia: il figlio del carpentiere, uno qualunque, non può possedere il livello di saggezza e di popolarità che né loro né i loro figli hanno. È uno dei tanti paradossi della vita del Signore; molti lo seguono dovunque vada, altri lo rifiutano perché non lo capiscono e altri – come i suoi concittadini – lo rifiutano per- ché credono di conoscerlo troppo. Sanno chi è sua madre e suo padre, di quest’ultimo sanno pure che mestiere fa, hanno visto crescere Gesù con i loro figli e non possono credergli ora che parla del Padre suo che è nei cieli e dice di essere venuto a compiere la Sua volontà. La sua predicazione non rientra nella loro composizione mentale, è fuori dal loro schema. Seguirla li obbligherebbe a cambiare certi atteggiamenti, ad entrare in una logica diversa e non si sentono disposti a rinunciare alle loro piccole sicurezze quotidiane per vivere l’avventura divina che Gesù promette loro. ln definitiva non vogliono convertirsi. Inutili appaiono ai loro occhi non solo le parole del Signore, ma anche i suoi stessi miracoli. E cosi perdono un’occasione straordinaria, perché per la loro durezza di cuore Gesù farà ben pochi miracoli nella sua patria. C’è un contrasto stridente con l’entusiasmo e l’affetto con cui invece è accolto da tante altre persone semplici, che scorgono in Lui una sapienza, che viene da Dio e che giunge facilmente al loro cuore. Se ne lasciano conquistare senza resistenze e si aprono all’azione della grazia, che li guida alla conversione del cuore, senza particolari difficoltà. Ciò che sembra impossibile quando lottiamo da soli, perché la nostra volontà è sfibrata dall’egoismo, diventa facilmente accessibile con l’aiuto della grazia. Ciò che gli abitanti di Nazareth non hanno capito allora, e molti non capiscono neppure oggi, è che il Signore non viene a chiederci l’impossibile, viene piuttosto a darci ciò che per noi può sembrare impossibile: un cuore nuovo per amare Lui e per vivere in pace con tutti gli altri.
La reazione della gente di Nazaret a proposito della sapienza di Gesù fa pensare al capitolo del Siracide, che contrappone il lavoro manuale e la legge. La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siracide, mette tutta la sua attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città.
La gente di Nazaret si domanda: "Da dove mai viene a costui questa sapienza? Non è il figlio del carpentiere?", che non ha studiato e non può avere cultura?
È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha insistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi "che dicono e non fanno".
D'altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario accogliere la parola di Dio E soltanto se ispirato alla parola di Dio il lavoro vale. "Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre".
"Tutto quello che fate", siano lavori materiali, siano discorsi. Il Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, che ha dichiarato di essere venuto a servire.
La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio.
Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio.

Lunedì 01 Maggio 

S. GIUSEPPE, lavoratore (mf); S. Riccardo Pampuri

4.a di PaIsqua

Gen 1,26 – 2,3; opp. Col 3,14-15.17.23-24; Sal 89; Mt 13,54-58

Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani


SALMO RESPONSORIALE (Sal 89)

 Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani.

Prima che nascessero i monti

e la terra e il mondo fossero generati,

da sempre e per sempre tu sei, o Dio. 

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,

quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».

Mille anni, ai tuoi occhi,

sono come il giorno di ieri che è passato,

come un turno di veglia nella notte. 

Insegnaci a contare i nostri giorni

e acquisteremo un cuore saggio.

Ritorna, Signore: fino a quando?

Abbi pietà dei tuoi servi! 

Saziaci al mattino con il tuo amore:

esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera

e il tuo splendore ai loro figli. 

 Alleluia, alleluia.

Di giorno in giorno benedetto il Signore: A noi Dio porta la salvezza. Alleluia.

 (Salmo 68,20)