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14 settembre, 2022

✝ Pensiero del 14 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

La Croce e l'Albero le cui radici affondano, nel cuore del mondo santificandolo.

Mercoledì – 24.a Tempo Ordinario – ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE – P

Questa festa, detta “esaltazione“, giunse a partire dal VII secolo in Occidente dalla Chiesa d’Oriente. In origine legata alla dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo, dopo il primo leggendario ritrovamento ad opera di Elena, madre dell’imperatore Costantino, commemorava il recupero della preziosa reliquia da parte dell’imperatore Eraclio nel 628. Simbolo e compendio della religione cristiana, la croce, “albero della vita”, è il segno con cui, nel Battesimo, veniamo configurati a Cristo nella morte e nella gloria. La glorificazione di Cristo passa attraverso il tormento della croce. L’infamante supplizio (“crux“, in latino “tormento“) riservato agli schiavi, diviene gloria eterna: Cristo si sottomette volontariamente all’umiliante condizione di schiavo. Il cristiano, accogliendo il messaggio evangelico presentato dagli Apostoli (che è, appunto, “presentazione di Cristo crocifisso”), portando quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze come Gesù, “viene crocifisso con Cristo” e partecipa così alla gloria del Risorto.

Meditazione sul Vangelo di Gv 3, 13-17

…perché il mondo si salvi per mezzo di Lui.

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce è nata nei primi secoli, in Gerusalemme. Il 13 settembre del 335 venne consacrata nella Città Santa la basilica della Risurrezione, voluta da Elena e Costantino, e il giorno dopo vennero mostrate per la prima volta al popolo le reliquie della croce del Salvatore. Dal VII secolo l’esposizione del legno della croce alla venerazione dei fedeli è arrivata a Roma, dove la tradizione, fondendosi con la liturgia, ne ha approfondito il significato quale mezzo di salvezza. Le parole che Gesù rivolge a Nicodemo nel Vangelo di oggi ci introducono in questo mistero di amore e di salvezza.

 “Il Dio che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori”; così parlava Papa Benedetto XVI, nel giorno della Messa inaugurale del suo Pontificato. Questa sua affermazione sembra racchiudere per noi, oggi, il senso della Festa dell’Esaltazione della Croce, immettendoci direttamente nel discorso che Cristo fa a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”. Cristo sa di essere mezzo di salvezza, e sa che la croce su cui dovrà salire ed essere confitto diventerà la via della salvezza. Ma chi può introdurci in questo mistero? Dov’è oggi la croce di Cristo che salva? Come riconoscerla? Non abbiamo bisogno di tante parole, ma abbiamo bisogno, il mondo ha bisogno, di testimoni della croce. Negli indimenticabili giorni di agonia del defunto Giovanni Paolo II, lo sguardo e il cuore del mondo sono stati “feriti” da un raggio di quella luce che proviene dalla croce di Cristo. L’umanità, anche quella inconsapevole, ha potuto vedere e partecipare ad un’opera della salvezza: un uomo solo, abbracciato strettamente alla sua croce, visibilmente sfigurato dal dolore, ha fatto alzare gli occhi di tutti verso il cielo. “Attirerò tutti a me”. Non c’è stato uomo, da oriente ad occidente, che anche solo per un attimo non abbia rivolto il pensiero a Dio. Ecco l’opera della salvezza, opera d’amore che ha come compimento ultimo la vita, la vita vera, eterna, in Dio, il ritorno in Dio nostra Patria. “La croce”, diceva Giovanni Paolo Il, “piantata in terra, si proietta in alto, come un indice puntato al cielo, un indice che addita la bontà di Dio”. Esaltare la croce è, allora, professare la nostra fede nel Figlio mandato per amore dal Padre, scoprire il suo dolore legato al nostro, e ritrovarci insieme con Lui trasfigurati nella Risurrezione.

Mercoledì 14 Settembre 2022
Esaltazione della Santa Croce (f); S. Gabriele T.D.
24.a del Tempo Ordinario
Nm 21,4b-9 opp. Fil 2,6-11; Sal 77; Gv 3,13-17
Non dimenticate le opere del Signore!

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)
Rit: Non dimenticate le opere del Signore!

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo.


12 settembre, 2022

Santissimo Nome di Maria

 Santissimo Nome di Maria

autore: Ilian Rachov anno: 2003 titolo: Madonna col Bambino luogo: Collezione privata

Nome: Santissimo Nome di Maria
Titolo: L'amore di Maria verso il Figlio
Ricorrenza: 12 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria facoltativa


Dopo il nome di Gesù non v'è nome più dolce, più potente, più consolante che quello di Maria; nome dinanzi a cui s'inchinano riverenti gli Angeli, la terra si allieta, l'inferno trema.

Tre sono i principali significati di questo nome:

Mare: dall'ebraico Maryam, nome adatto ad esprimere la sovrabbondanza delle grazie sparse sopra di lei. Come invero tutti i fiumi sboccano nell'oceano, così tutti i tesori delle grazie celesti, tutte le eccelse prerogative e carismi furono versati sopra l'anima della Vergine, la quale è chiamata: « Madre di grazie ».

Amarezza: anche questo conviene moltissimo alla Vergine il cui cuore nuotò in un mare di angoscia, precisamente come aveva predetto il Profeta: « Immenso come il mare è il tuo cordoglio ». Come la Vergine era stata colmata più di tutti i Santi di grazia, così più di tutti loro doveva bere il calice amaro della passione del suo Figliuolo Gesù.

Stella: con questo appellativo la Chiesa invoca la Vergine nel bellissimo inno « Ave, Maris Stella ». S. Bernardo intreccia sapientemente a questo significato le più belle pagine di eloquenza e le più consolanti considerazioni: « Ella è la pura e gloriosa stella che sorge da Giacobbe ed illumina tutto il mondo; la sua luce brilla nei cieli e penetra negli abissi, percorre la terra, infiamma d'amor divino ogni cuore, suscita le virtù e distrugge il vizio. Ella è la candida e dolce stella dalla Provvidenza innalzata sopra il profondo mare dell'universo, per illuminarlo con lo splendore del suo esempio ». Maria è ancora giubilo al cuore, melodia soave all'orecchio, balsamo salutare ad ogni sorta di miserie; come l'arcobaleno indica la fine della tempesta ed annunzia il ritorno della calma, così il nome di Maria entrato in un'anima ne allontana il peccato e la dispone alla pace col Signore.

Il culto del Santissimo Nome della beata Vergine Maria che il Martirologio Romano ricorda in questo giorno, rievoca l' amore della Madre di Dio verso il suo Figlio santissimo ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore, perché sia invocata con profonda devozione. E' un culto che si diffuse nel corso dei secoli in tutta la Chiesa, ed i Pontefici arricchirono d'indulgenze l'invocazione dei nomi di Gesù e di Maria.

Nel 1513 il Papa Giulio II da Roma concesse alla Spagna una festa in onore del nome di Maria. San Pio V la sopprese, Sisto V la ripristinò e si estese poi nel 1671 al Regno di Napoli fino a raggiungere Milano. Dopo la vittoria riportata nel nome di Maria contro i Turchi da Giovanni Sobieski, re di Polonia, il Beato Pontefice Innocenzo XI il 12 settembre 1683, in memoria e grato del prodigio, estese questa festa a tutta la Chiesa, fissandola alla domenica fra l'Ottava della Natività. Fu infine san Pio X a riportarla al 12 settembre.

PRATICA. S. Bernardo ci raccomanda: «Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, invoca Maria. Un sì bel nome non si parta dalla tua bocca, non si parta dal tuo cuore ».

PREGHIERA. Deh! concedi, Dio onnipotente, che tuoi fedeli, i quali si rallegrano del nome e della protezione della SS. Vergine Maria, siano liberati, per la sua amorevole intercessione, da tutti i mali in terra, e meritino di giungere ai gaudii eterni nel cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. In questo giorno si rievoca l'ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.

Santissimo Nome di Maria
autore Ilian Rachov titolo Madonna col Bambino


Scrive il Manzoni:

IL NOME DI MARIA


Tacita un giorno a non so qual pendice Salia d'un fabbro nazaren la sposa; Salia non vista alla magion felice D'una pregnante annosa;

E detto: "Salve" a lei, che in reverenti Accoglienze onorò l'inaspettata, Dio lodando, sclamò: Tutte le genti Mi chiameran beata.

Deh! con che scherno udito avria i lontani Presagi allor l'età superba! Oh tardo Nostro consiglio! oh degl'intenti umani Antiveder bugiardo!

Noi testimoni che alla tua parola Ubbidiente l'avvenir rispose, Noi serbati all'amor, nati alla scola Delle celesti cose,

Noi sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne L'alta promessa che da Te s'udia, Ei che in cor la ti pose: a noi solenne È il nome tuo, Maria. continua >>



Nome di Maria



PREGHIERA AL NOME DI MARIA



O potente Madre di Dio e Madre mia Maria, è vero che non sono degno neppure di nominarti, ma Tu mi ami e desideri la mia salvezza.

Concedimi, benché la mia lingua sia immonda, di poter sempre chiamare in mia difesa il tuo santissimo e potentissimo nome, perché il tuo nome è l'aiuto di chi vive e la salvezza di chi muore.

Maria purissima, Maria dolcissima, concedimi la grazia che il tuo nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita. Signora, non tardare a soccorrermi ogni volta che Ti chiamo, poiché in tutte le tentazioni e in tutte le mie necessità non voglio smettere di invocarti ripetendo sempre: Maria, Maria. continua >>




INNO AL NOME DI MARIA



Inno al Nome di Maria


O dolce Nome, Maria, Maria,
speme e conforto dell’alma mia,
col cuor sul labbro, finché vivrò:
o dolce Nome, t’invocherò.

Allor che l’alba rimena il giorno,
allor che il sole fa in mar ritorno,
ovunque stia, ovunque andrò:
o dolce Nome, t’invocherò.

Nel mar crudele di questa vita,
se la mia nave andrà smarrita,
a te mia stella mi volgerò;
o dolce nome t’invocherò.

Tu sei la stella che fuga i venti,
che doma e placa l’onde frementi,
che mille e mille navi salvò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

La sospirata placida calma
per te sicura godrà quest’alma:
per te beato ognor sarò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

Perché sia lungi timore e doglia,
perché sia lungi ogni rea voglia,
a te, Maria. sol penserò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

Quando al confine del viver mio,
a quel confine pur giunto anch’io,
l’estreme voci proferirò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

In quei tremendi mortali affanni,
del fier nemico le insidie, i danni,
per sì bel nome non temerò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

✝ Pensiero del 12 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Donna amata da Dio

Lunedì – 24.a Tempo Ordinario – Ss. NOME DI MARIA

Meditazione sul Vangelo di Lc 7, 1-10

Comanda con una parola, e il mio servo sarà guarito.

L’Evangelista Luca, nei capitoli precedenti (5 e 6) ci ha presentato Gesù che si rivolgeva agli Israeliti; nel capitolo che oggi inizieremo a leggere ci presenta il Maestro, che si rivolge ai pagani, cioè a coloro che non conoscono la Legge. Gesù entra a Cafarnao, città di confine, e inizia la sua attività missionaria destinata ai lontani. Il centurione è pagano, un uomo buono, stimato da tutti, fa opere buone, aveva costruito loro la Sinagoga… Ma non crede! Egli ha sentito parlare di Gesù e intraprende un viaggio: “il viaggio dell’abbandono, il viaggio della fede”; gli affida il suo servo che ama come un figlio, “l’aveva molto caro”.

Un servo amato dal padrone… la sua vita gli era preziosa! Anche il “padrone” era prezioso agli occhi di Dio Creatore e, attraverso il suo servo, anche questo pagano viene raggiunto dall’Amore Creatore. “Tu sei prezioso ai miei occhi, …sei degno di stima e io ti amo!” (Is 43,4). Il centurione ha solo sentito parlare di Gesù, non lo ha mai incontrato… La Parola – Gesù – lo ha raggiunto. Un annuncio ha messo in movimento un cuore che amava. Amava il suo servo, amava il popolo che serviva, per questo ha potuto conoscere l’Amore vero, il solo che può ridonare la vita. Dio è amore! Dice san Giovanni nella sua lettera: “e chi vive nell’amore dimora in Dio e Dio in lui” (cf. 4,613). Con umiltà e fiducia il centurione pone la sorte del suo amato servo nelle “mani” di Gesù, pone una vita prossima alla morte nelle mani della Vita Vera; riconosce in Gesù Colui che offre la vita per tutte le sue pecorelle, a qualsiasi ovile appartengano. L’umiltà e la fiducia sono le due virtù che introducono ogni uomo nel cammino di fede: il centurione dimostra di possederle entrambe. La salvezza è entrata nella casa del centurione perché prima era entrata nel suo cuore: aveva accolto l’annuncio, si era lasciato evangelizzare dalla Parola.

Lunedì 12 Settembre 2022
Ss. Nome di Maria (mf); S. Albeo; S. Guido
24.a del Tempo Ordinario
1Cor 11,17-26.33; Sal 39; Lc 7,1-10
Annunciate la morte del Signore, finché egli venga

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.

(Giovanni 3,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo.

Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: «Il Signore è grande!»
quelli che amano la tua salvezza.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.

(Giovanni 3,16)

11 settembre, 2022

✝ Pensiero del 11 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Si alzò, e tornò da suo padre, il perdono ha una sola condizione: «Voler essere perdonati».

Meditazione sul Vangelo di Lc 15,1-32

La via del ritorno.

Una pecora si smarrisce. Un pastore la va a cercare per far festa quando la trova. Una donna perde una moneta. La cerca, e quando la ritrova chiama le vicine per festeggiare. Un figlio che se ne va e uno che resta. Un padre con un amore immenso tra le mani e nel cuore, e due figli che non sanno amare. Se si resta fuori della parabola, non si comprende come mai i figli non vedano l’amore di quel loro padre. È così palese! Se si entra nella parabola e si entra nell’animo dei figli, si percepisce quanto sia difficile amare quel padre. Il parametro usato dai figli per misurare l’amore paterno è nell’ottenere qualcosa per sé. A uno la casa sta stretta, chiede quanto gli spetta, si allontana e consuma l’amore ricevuto fino ad esaurirlo: non ha messo del suo nel patrimonio. All’altro che resta a casa, il cuore langue, non osa chiedere quanto gli è dovuto, non respira l’amore che ha intorno ma lo consuma finché si sente privato di quanto gli spetta. Il padre non si arrende e la casa diventa il luogo discriminante: c’è vita dove c’è il padre: dentro casa per il figlio che è tornato, e fuori casa per il figlio che non vuole entrare.

Il pastore cerca la pecora, la donna cerca la moneta, il padre non va a cercare il figlio. Perché tanta differenza? Lo dice la parabola in sé. La pecora e la moneta sono smarrite, non conoscono la strada del ritorno. Se nessuno le cercasse, resterebbero perdute per sempre. Il figlio invece conosce la strada di casa perché ha scelto di allontanarsi da essa. Di fronte ad una pecora smarrita è bene andare, caricarla sulle spalle e riportarla a casa. Di fronte ad una persona che si allontana, si può solo continuare ad amare e ad attendere. Il figlio più piccolo torna a casa spinto dalla fame. Non conosce fino in fondo l’amore del padre, ha il cuore di servo, scopre la sua dignità di figlio nel perdono che riceve. Il figlio maggiore, fedele ai suoi doveri di figlio, vive la logica dello schiavo, di chi non si sente libero ma subisce la relazione di figlio. L’amore del padre non mette condizioni né all’uno né all’altro, né prima né dopo: è la logica della libertà che dona e si dona secondo le necessità. “Figlio, tu sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo”. Ecco la chiave dell’amore filiale!

Domenica 11 Settembre 
Ss. Proto e Giacinto; S. Adelfio; B. Maria Pierina De Micheli
24.a del Tempo Ordinario (anno C)
Es 32,7-11.13-14; Sal 50; 1Tm 1,12-17; Lc 15,1-32
Ricordati di me, Signore, nel tuo amore

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

09 settembre, 2022

✝ Pensiero del 09 settembre 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Cristo è la Luce, seguire LUI è avere un cammino sicuro che porta alla salvezza.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6, 39-42

Chi è ben preparato, sarà come il suo Maestro.

Gesù propone una serie di brevi parabole su chi non riesce a vedere il proprio peccato. Chi non vede non può guidare un altro cieco, né chi ha una trave in un occhio può togliere dall’occhio di un altro un pezzetto di paglia. Pretendere di farlo comunque è presunzione, è non avere la giusta coscienza di sé. Tali persone il Maestro le definisce ipocrite. Gesù invita prima a purificare dal peccato se stessi, ad assumere atteggiamenti di carità vera e d'umiltà. Solo allora è possibile aiutare, con carità, il fratello nel suo cammino di purificazione.

Nel nostro cammino siamo spesso tentati di voler cambiare il mondo, o almeno le persone con cui siamo in contatto ogni giorno. Abbiamo spesso la pretesa di sapere noi quale è il loro problema, il difetto da correggere, il peccato da sanare. E magari ci alteriamo con Dio che non “corregge” in modo pronto e adeguato. Poi, magari, il nostro cammino personale è tutto accidentato di cadute, abbiamo peccati di cui non riusciamo a liberarci da anni, e difetti nel nostro comportamento che non vogliamo o non riusciamo a correggere. Verso noi stessi, però, non poniamo l’attenzione necessaria per guardarci con verità, a smascherare le nostre meschinità, le nostre pigrizie e negligenze. Se c’è un’energia che sprechiamo, semmai, è quella che occorre a nascondere a noi stessi e a Dio il nostro peccato, come se si potesse nascondergli qualcosa. Un cieco non può guidare un altro cieco, specialmente se il suo peccato è più nascosto, ma anche più grande. È necessario metterci nella verità di noi stessi, prendere coscienza della nostra debolezza di fragilità, della nostra piccolezza di fronte alla grandezza di Dio e alla sua onnipotente misericordia. Continuare a nascondere a noi stessi e a Dio il nostro peccato è una mancanza di fiducia: «Nella sua amorosa paternità, ed è un atto di superbia. Il cristiano non può essere più grande di Cristo. Al limite, può essere come Cristo, se lo imita fino a dare la vita per amore». Il Signore c'invita, allora, all’umiltà di fronte a Lui e alle persone che ci vivono accanto; c'invita alla pazienza dei tempi lunghi, che rientrano a volte in una logica di Dio che noi non conosciamo o che noi non capiamo; c'invita alla fede in Lui, perché è Lui che trasforma e cambia i cuori.

Venerdì 9 Settembre 2022
S. Pietro Claver; S. Giacinto
23.a del Tempo Ordinario
1Cor 9,16-19.22b-27; Sal 83; Lc 6,39-42
Quanto sono amabili le tue dimore, Signore!

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 83)
Rit: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:

«Senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore».


Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene a chi cammina nell’integrità.

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

(Giovanni 17,17)


08 settembre, 2022

BUON COMPLEANNO ALLA VERGINE MARIA

 Nella Festa della Tua Natività, m'immergo, nel Tuo Cuore, Maria. T'affido la mia vita: «Possa somigliare alla Tua».



✝ Pensiero del 08 settembre 2022


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Sotto la vostra protezione ieri oggi e per sempre e spero anche per tutta l'eternità anche se so di non meritarmelo

Giovedì – 23.a Tempo Ordinario – NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA – P

Meditazione sul Vangelo di Mt 1, 1-16.18-23

Non temere di prendere con te Maria!

Oggi con tutta la Chiesa celebriamo la nascita di Maria, la Vergine che concepisce e porta in sé l’Emmanuele: questo è celebrare l’iniziativa di Dio nella storia, il suo intervento attraverso il “sì” di una giovane donna, verso tutto il popolo. Il Vangelo di Matteo ce lo ricorda bene, narrandoci la genealogia di Gesù come una litania di nascite che sfocia nel Figlio di Dio.

Matteo, nel Vangelo di oggi, fa precedere la narrazione della nascita di Gesù dal racconto della sua genealogia. La lettura di questi numerosi antenati è accompagnata da un’attesa: c’è in effetti un’attesa di compimento di tutte le promesse di Dio a favore del suo popolo. Giuseppe è l’ultimo anello della genealogia, è lo sposo di Maria, dalla quale “nacque Gesù, chiamato il Cristo”: Lui, il Dio con noi, realizza ogni promessa. Tutti, uomini e donne, sono stati una tappa di questa storia di salvezza: nella nascita e nella vita di ciascuno di essi, sempre c’è l’iniziativa di Dio. Il punto di forza nella scoperta dell’importanza di una nascita sta nella scoperta che Dio è il protagonista di quella nascita e del destino di quella persona, quindi, anche nella nascita e nella vicenda di Maria. Scaturisce spontanea la lode e il ringraziamento per il dono della vita, che oggi, la figura di Maria, ci porge in modo evidente. Dio pone in lei le sorgenti della vita (così ripetiamo nel salmo), come anche le pone in ciascuno di noi, nella responsabilità di farle scorrere come vita per il mondo.

Giovedì 8 Settembre 2022
Natività B.V. Maria (f); S. Sergio I; B. Federico Ozanam
23.a del Tempo Ordinario
Mi 5,1-4 opp. Rm 8,28-30; Sal 12; Mt 1,1-16.18-23
Gioisco pienamente nel Signore

Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna di ogni lode: «Da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 12)
Rit: Gioisco pienamente nel Signore.

Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi.

Io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato.

Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna di ogni lode: «Da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio».


06 settembre, 2022

Sub Tutela Dei: la mostra su Rosario Livatino al Meeting di Rimini

Sub Tutela Dei: la mostra su Rosario Livatino al Meeting di Rimini



di Francesco Inguanti

Tra le mostre del Meeting di Rimini di quest’anno quella dal titolo: Sub Tutela Dei, sulla figura del beato Rosario Livatino ha riscosso un notevole successo. Anche la sua storia è particolarmente significativa ed è per questo che l’abbiamo in parte ricostruita con le testimonianze di alcuni tra i promotori. Pubblichiamo oggi la prima parte.

È giunto il momento. Dopo 6 giorni l’edizione 2022 del Meeting di Rimini si conclude. La soddisfazione generale è palpabile: il covid non ha ucciso il Meeting, che ha ripreso la sua marcia, iniziata nel lontano 1980. Mentre gli ultimi visitatori si apprestano a lasciare gli stand espositivi in uno c’è ancora gente che attende. È quello dove è stata allestita la mostra “Sub Tutela Dei”, in ricordo di Rosario Livatino, il magistrato agrigentino ucciso dalla mafia locale il 21 settembre del 1990. Ci siamo dati appuntamento con alcuni degli organizzatori, con cui non è stato possibile intrattenerci nei giorni precedenti perché indaffaratissimi ad accogliere ed illustrare la mostra ai visitatori.

L’inizio di questa splendida storia si deve all’avvocato veronese Guido Facciolo, colui che per primo si è imbattuto con la personalità di Rosario Livatino e che da quel giorno ha trascinato in una impensabile avventura tante altre persone.

Gli chiediamo un primo giudizio su come è andata, a partire dal numero dei visitatori. “Il numero finale lo avremo fra qualche giorno, ma una valutazione sulle presenze giornaliere ci porta a dire che sono stati più di 10.000 coloro che sono venuti a visitarla”. Gli chiediamo allora che tipo di pubblico è transitato tra le sale. “Il pubblico del Meeting è molto variegato: ci sono tanti nonni ed anche tanti nipotini, oltre agli adulti. Possiamo dire che son venuti un po’ tutti. Tantissimi non conoscevano né la persona né le vicende dell’uccisione del magistrato, ma moltissimi uscivano commossi”.

Ne chiediamo il motivo a Paolo Tosoni, un altro avvocato tra i curatori della mostra. “Rosario Livatino è stato un eroe civile perché cattolico e non viceversa. Il suo fascino è legato al fatto che è una figura ordinaria, cioè alla nostra portata che ha fatto delle cose straordinarie, ma nella normalità. Faceva il suo lavoro, era dedito alla famiglia, rivolgeva molta attenzione ai suoi amici, aveva una particolare attenzione per gli anniversari. In questa sua normalità ha esplicato qualcosa di veramente straordinario che è da una parte una umanità fortissima e dall’altra anche una intelligenza che possiamo definire come l’intelligenza della fede”.  Lo invitiamo a spiegare cos’è questa intelligenza della fede. “E’ la capacità di vedere – risponde – al di là del cliché che in genere si usa per amministrare la giustizia. In genere si parte dal reato, poi si individua la norma che contempla il reato e quindi si applica la pena. Che dietro tutto ciò ci sia una persona diventa una questione secondaria. L’intelligenza della fede fa vedere tutti i fattori in campo. Livatino aveva una visione del mondo a 360 gradi. È una visione diversa dalla nostra anche se noi ce la mettiamo tutta per fare il meglio. Di fronte ad ogni elemento di indagine non si fermava al primo impatto, cercava di scavare sempre e scopriva cose che altri non notavano”.

È giunto il momento di conoscere la genesi dell’iniziativa e la parola torna a Guido Facciolo. “Se vogliamo datare l’inizio di questa avventura dobbiamo andare al settembre del 2019 quando ho letto sul quotidiano Avvenire un articolo del postulatore della causa di beatificazione mons. Vincenzo Bertolone, nel quale c’era riportata una frase di Rosario, che abbiamo riportato anche nella mostra: Perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio e poi aggiungeva che questo rapporto diretto con Dio passa attraverso un rapporto indiretto con Dio che è il rapporto d’amore con la persona che devo giudicare o che è inquisita. Quando ho letto questo articolo, (conoscevo Livatino come tanti, cioè poco più che niente), ho avuto come una folgorazione e mi sono subito detto che era importante per me andare a fondo di questa personalità, entrare in sintonia con lei”. Prosegue poi il racconto: “Ho cominciato a parlare con amici e colleghi, soprattutto quelli che fanno parte della LAF (Libera Associazione Forense), riscontrando un certo interesse che però non produceva effetti immediati, se non il desiderio di conoscere meglio questa figura”.

La LAF è un’associazione di avvocati senza scopo di lucro, attiva presso il Tribunale di Milano già dal 1997, e con sedi in varie città d’Italia, la quale offre formazione a praticanti e avvocati e organizza, convegni e corsi di aggiornamento accreditati per professionisti. La LAF è una delle tre realtà associative che hanno promosso la mostra. La seconda è il Centro Studi Rosario Livatino; e la terza è il Centro Culturale di Palermo di cui si dirà dopo.

Riprende la parola Guido Facciolo. “In quella fase il nostro massimo obiettivo era fare un convegno a Verona. Lo avevamo fissato per il 7 maggio del 2020, ma ovviamente il covid lo ha fatto abortire prima della nascita. Ma non ci siamo fermati, ed abbiamo proseguito leggendo e confrontandoci con i tre scritti di Rosario per trovare sostegno nel nostro lavoro. L’incontro è stato poi fatto il 16 settembre del 2021 a Verona e ha riscosso un grande successo, grazie anche al Presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati del consiglio di verone e al Presidente del Tribunale locale che ha sostenuto la nostra idea e ci ha invitato ad aprirlo a tutta la città, non solo agli ambiti forensi, perché diceva: Rosario appartiene a tutti”.

Ma la storia prosegue. Il salto di qualità dal convegno alla mostra al Meeting nasce da una telefonata fatta al presidente del Meeting Bernhard Scholz, il quale propose subito che la figura di Livatino fosse fatta conoscere a Rimini non con una semplice conferenza, ma con una mostra che avrebbe richiesto certo più fatica, ma che avrebbe coinvolto ovviamente molte più persone. Ma questa grande possibilità aprì al gruppo degli organizzatori un nuovo problema: la copertura dei costi.

Guido Facciolo prosegue nel suo racconto: “Il preventivo che avevamo fatto era di una certa somma ma noi curatori non eravamo riusciti a recuperarla per intero e mancavano ancora diverse migliaia di euro. Abbiamo deciso di chiedere aiuto a Rosario. Uno altro dei curatori Carlo Torti ci riferisce che un suo parente, imprenditore bresciano e grande amico del Meeting, era morto da qualche giorno. A suo giudizio forse i familiari li avrebbero potuti aiutare, sostenendo in parte i costi dell’opera, dedicandola a lui. La moglie del defunto non mostra alcune esitazione e devolve la somma mancante. “Questo è uno dei motivi – precisa Faccioli – per cui sostengo senza infingimenti che la mostra l’ha fatta Rosario e noi siamo stati semplici strumenti”.

Carlo Torti racconta allora la sua personale sperienza. “Mi sono inserito in questa bella avventura nel 2021, quando alcuni colleghi avvocati mi hanno parlato dell’idea di una mostra su Rosario Livatino al Meeting. Tra l’altro il titolo di quest’anno “Una passione per l’uomo” era molto in sintonia con la figura del giudice siciliano.   L’aspetto che mi ha maggiormente coinvolto è stato la ricostruzione e la sintesi dei video che erano stati realizzati in Sicilia. Per questo motivo mi sono recato più volte a Verona e con Roberta e Guido abbiamo realizzato il prodotto finale che è stato proiettato nelle varie sale. Un compito tanto semplice quanto impegnativo per giungere ad una sintesi di qualità”.

Gli chiediamo quale è stato il suo apporto specifico. “Ho organizzato tutto il lavoro di conoscenza e studio con le guide, costituite soprattutto da studenti universitari, ma anche da magistrati, avvocati ecc. che hanno presentato la mostra al Meeting. Mi ha colpito il loro entusiasmo, la loro voglia di partecipare ed il riscontro di questo lavoro è stato la soddisfazione e la commozione di quanti uscivano dopo aver visto la mostra. In particolare conservo il ricordo delle illustrazioni fatte ad alcuni ragazzi stranieri, i quali certamente non conoscevano prima Livatino. Mi ha colpito il fatto che un uomo semplice, competente e dedito al lavoro come Livatino, che ha saputo dare un’anima alla amministrazione della giustizia, sia stato in grado di parlare anche a loro.

Per finire gli chiediamo cosa gli ha lasciato la mostra. “La cosa più significativa di questo lavoro è stata la pubblicazione del libro guida della mostra, che grazie alla disponibilità del vescovo di Agrigento, contiene gran parte delle agendine di Livatino, che non erano mai stata pubblicate. Le agendine sono servite a due cose: recuperare l’umanità del magistrato e la sua profonda fede. Queste mio hanno insegnato ciò che mi porto da questa esperienza: anch’io posso vivere l’ordinario in modo straordinario, come lui ha fatto”.

Si aggiunge alla conversazione un’altra promotrice, Roberta Masotto che racconta delle modalità con cui è proseguito il lavoro. “Assunta la decisione di proporre una mostra al Meeting ci siamo divisi i compiti tra noi della LAF ed io mi sono occupata in modo particolare insieme a Guido di fare le interviste. Attraverso testi, amicizie, telefonate abbaiamo individuato un buon numero di testimoni da intervistare. Questa particolare esperienza è stata bellissima: tutti coloro che abbiamo incontrato erano felici di poter parlare di Rosario e lo ricordavano con affetto. Anche nei suoi colleghi ha lasciato una sensibilità particolare. Tutti ci hanno dato una immagine molto concreta della sua persona. Decisivo è stato poi il nostro viaggio in Sicilia e ad Agrigento”.

Ce lo racconta ancora Guido Facciolo. “L’altro grande segno dell’impegno di Rosario nella mostra è l’amicizia che è nata con gli amici della diocesi di Agrigento, a partire dal Vescovo, il quale alla nostra richiesta si è detto subito disponibile a che la reliquia fosse esposta al Meeting ed anzi di portarle personalmente. Inoltre ci ha dato la possibilità di pubblicare parte delle agendine su cui Rosario annotava ogni piccolo o grande avvenimento della sua giornata. Ecco perché mi sento di affermare che la mostra l’ha fatta Rosario. Il motivo per cui esiste la mostra è la presenza di Rosario. La sua prima eredità è la sua presenza”.

 

Il Vescovo di Agrigento mons. Alessandro Damiano si è fermato alcuni giorni al Meeting intrattenendosi lungamente con i tanti visitatori e acquisendo una ulteriore testimonianza del seguito che la figura del beato Livatino gode anche a tanti km di distanza da Agrigento.

Chiediamo a Roberta Masotto il segreto di questa storia, cosa l’ha resa possibile: “Premesso che il merito di tutto ciò è di Rosario, come ha detto Guido, il segreto si può individuare nella nostra amicizia all’interno della LAF che siamo riusciti ad allargare a tante altre persone, ed anche nella fiducia che ciascuno ripone nell’amico. Ci siamo dati credito l’un l’altro di fronte ad una persona e ad un avvenimento che conoscevamo appena. Quando un amico ti propone una cosa che lo ha entusiasmato tu gli dai credito e ti entusiasmi a tua volta. E la figura di Livatino non può non entusiasmare. E quindi ha entusiasmato noi e tantissimi altri, come ad esempio coloro che hanno fatto da guida alla mostra. Questa è la forza di attrattiva di Rosario, non sarebbe bastata la nostra capacità organizzativa per conseguire questo risultato”.

“L’ultima e più importante sorpresa – aggiunge Paolo Tosoni – è stata immergersi nella vita e nel lavoro del beato Rosario Livatino: l’unità profonda da lui vissuta tra fede, vita e lavoro di magistrato – la sua lucidità di giudizio, fino a coniugare l’esercizio del giudicare con la misericordia – è stata per me e per gli amici coinvolti un segno, una testimonianza che ci porteremo dentro per sempre se, come lui, sapremo affidarci alla Sua tutela. Sub Tutela Dei, STD, appunto, l’acronimo, trovato nelle sue agende e che è stato scelto come titolo della mostra”.

04 settembre, 2022

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Oggi, la chiesa celebra SANTA ROSALIA. TANTI AUGURI DI BUON ONOMASTICO ALLA SIGNORA ROSALIA CORBO
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