ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara sono una ragazza disabile, dalla nascita. Sono devota a Maria Regina della Famiglia apparsa nel maggio 1944 a Ghiaie di Bonate (Bg) ad Adelaide Roncalli a soli sette anni. Scopo mantenere viva la Memoria. Sono devota al GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE
Siamo terra, per accogliere il seme, siamo farina per accogliere il lievito. In questa accoglienza, sta la nostra vocazione.
Meditazione sul Vangelo di Lc 13,18-21
Senape e lievito.
Il dolore del mondo è come le doglie del parto: «Indica l’imminenza di una vita nuova». La comunità cristiana è l’unica realtà decisiva per le sorti del mondo. Il Vangelo parla di due caratteristiche del Regno di Dio: «Possiede un dinamismo di crescita miracoloso (da insignificante a travolgente: «Il granello di senape), e ha una capacità d'impatto che va ben al di là dei suoi confini». (il lievito).
Il Regno di Dio: «Una realtà misteriosa, sfuggente. Non lo si può descrivere direttamente, così come non si può guardare il sole; se ne può parlare solo usando metafore, parabole. Il Regno possiede un dinamismo di crescita travolgente. È vero, le nostre chiese si spopolano, ci sono sempre meno presbiteri, eppure il Regno possiede una vitalità straordinaria. È come una freccia scagliata verso il bersaglio; niente e nessuno la potrà fermare; non le persecuzioni, non le ideologie, nemmeno il nostro pessimismo. Non siamo noi i padroni del Regno; siamo i servi. Il Regno dipende dalla forza dello Spirito. Noi siamo parte del Regno, siamo parte di questo albero destinato ad affondare radici sempre più profonde nell’humus della storia, a slanciare verso il cielo un fusto sempre più alto, e a protendere rami imponenti. Il Regno è una casa per tutti i diseredati, il “condominio” degli esclusi, di coloro che si riconoscono bisognosi. Il Regno non c'appartiene, noi gli apparteniamo; il Regno non dipende da noi, ma ha bisogno del nostro contributo; il Regno si espande a nostra insaputa, eppure a noi è data la consapevolezza della sua esistenza e del suo centro; Cristo. Il Regno è come il lievito: la sua capacità di impatto sulla società e sulla creazione va oltre i suoi confini. Pensiamo al bambino che prega in camera, all’adolescente che decide di donarsi ai valori del Regno; all’adulto che si lascia consumare come pane spezzato per la fame dei fratelli. Anche il più piccolo pensiero di amore viene messo in circolo dallo Spirito per il bene dell’universo. Noi cristiani non siamo affatto insignificanti: la creazione intera attende con trepidazione le nostre decisioni, anche quelle intime e personali, perché siamo, se lo vogliamo, le punte avanzate del Regno. Siamo la luce del mondo!».
26 Ottobre
Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
(Matteo 11,25)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 125)
Rit: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
(Matteo 11,25)
Preghiera per la giornata internazionale degli Artisti – 25 Ottobre 2021
Beato Carlo Gnocchi
Meditazione sul Vangelo di Lc 13,10-17
Diciotto anni.
Il Vangelo parla di “figliolanza”: la donna curva da diciotto anni viene definita da Gesù “figlia di Abramo”. L’incontro con Cristo la rende libera e figlia di Dio. Quella donna siamo noi in quanto Chiesa. Curva, cioè prigioniera. La donna viene privata di una parte della sua umanità, non può volgere lo sguardo verso il Cielo. Essa rappresenta l’umanità incurvata su di sé, chiusa nel proprio egoismo, schiava del peccato. Da diciotto anni. Nel libro dei Giudici si racconta che gli Israeliti vengono oppressi due volte per diciotto anni (Gdc 3,14; 10,8). Diciotto risulta dalla moltiplicazione di 6 x 3. Il 6 indica l’imperfezione, è il numero dell’umanità (creata il sesto giorno) segnata dal limite, mentre il 3 è, come il 7, un numero divino. Il diciotto rappresenta l’intervento di Dio all’interno del limite dell’uomo. L’incontro con Cristo doveva accadere il diciottesimo anno. Gesù la raddrizza, cioè la libera. Gesù vede la donna, la chiama e le parla. L’inferma esce dall’anonimato, diviene un soggetto di relazione. Gesù si prende cura di lei personalmente, la eleva al rango di individuo. Il giorno di sabato. La risposta di Gesù presenta un gioco di parole in greco: l’atto dello slegare il bue o l’asino, e la liberazione della donna, vengono espressi con un unico verbo: lyo, che significa “sciogliere”. Israele viene finalmente liberato, slegato, sciolto dalle catene. Gesù restituisce al sabato il suo significato originario: è tempo di liberazione. Lì, Dio agisce per salvare quelli che sperano in lui. La domenica, il giorno del Signore (compimento del sabato), è il tempo segnato dal numero diciotto: l’irruzione del dinamismo di Dio (3) nel limite dell’uomo (6). La Chiesa, figlia di Abramo e discepola di Cristo, sperimenta la grazia della “posizione eretta”. Nessuno è più più curvo, legato, limitato a una prospettiva chiusa, ma tutti siamo abilitati ad alzare lo sguardo, a innalzarci verso l’orizzonte sconfinato di Dio.
25 Ottobre
Il nostro Dio è un Dio che salva
La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.
(Giovanni 17,17)
SALMO RESPONSORIALE (Sal 67)
Rit: Il nostro Dio è un Dio che salva.
Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.
La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.
(Giovanni 17,17)
Tanti Auguri di cuore, ad una donna speciale, come Janny Brandes-Brilleslijper, oggi, sarebbe stato il suo compleanno.
Onore e gloria a quest'uomo
Oggi, Gesù, passa nella nostra vita............Apri il tuo cuore, a Lui, e manifesta la tua preghiera, come Bartimeo. Non temere, Lui, è la Luce del mondo, chi crede ed accoglie il suo Amore incomincia a vedere veramente.
Meditazione sul Vangelo di Mc 10,46-52
Il nostro grido sopra ogni rumore.
Domenica scorsa avevamo lasciato i discepoli in cammino con Gesù. Oggi arriviamo a Gerico, circondati da una grange folla. La scena si incentra oggi tutta sulla figura del cieco Bartimèo che ci è subito simpatico. Egli è circondato da altre figure: Gesù, gli apostoli e la folla, animata da sentimenti contrastanti verso quest’uomo che grida. Da che parte ci mettiamo noi all’interno di questa scena?
Entriamo anche noi a Gerico, assieme alla folla che segue Gesù. Ci sembra una scena caotica: le grida della gente, la polvere, gli abitanti del paese che si affacciano sulla strada, le botteghe dei mercanti. In questo brusio si leva il grido di un uomo: «Gesù, abbi pietà di me!». Quest’uomo è Bartimèo. Ci viene presentato con cura, una rarità per un mendicante cieco. Vuole “vederci di nuovo”, segno che non è cieco dalla nascita, ma era un uomo di una certa importanza, se viene così bene identificato con nome e parentela. Bartimèo, con audacia, inizia a gridare e a gridare sempre più forte quando viene ammonito a tacere. Anche se la folla è indifferente al suo dolore, anche se la gente, che lo conosceva, non si cura di lui, egli non spegne la sua preghiera, ma la rafforza. C’è una speranza che lo anima, un desiderio, una fede forte che lo spinge a non interessarsi del pensiero dei suoi compaesani, ma solo dell’incontro con quel Maestro di cui avrà tanto sentito parlare. Questo ci conforta e anima la nostra preghiera: non c’è buio, non c’è sofferenza, non c’è angoscia che Dio non ascolti. Il nostro grido deve aprirsi nella notte più fonda ed essere animato dalla certezza che Dio ascolta sempre! E, infatti, Gesù si ferma rivolgendogli una domanda inattesa: «Cosa vuoi che io faccia per te?». scontata la risposta, ma Gesù aspetta che sia Bartimèo a chiedergli la vista. Poteva fermarsi a brontolare della sua sofferenza, delle difficoltà, della solitudine. Con assoluta dignità esplicita la sua richiesta. Chiedere a Dio le cose giuste non è così semplice. Quale bisogno mi porto dentro, quale desiderio anima la mia preghiera? Restiamo comodi sul ciglio della strada a mendicare, o come Bartimèo siamo chiamati ad altro? Bartimèo ci insegna a tener vivo il desiderio di incontrare il Signore, ad aver fede che Lui ascolta il nostro grido.
24 Ottobre
Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte, e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
(II Timoteo 1,10)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 125)
Rit: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte, e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
(II Timoteo 1,10)
Meditazione sul Vangelo di Lc 13,1-9
L’albero di fichi.
La legge funziona come una segnaletica stradale, indica la meta, ma non ti ci porta. Lo Spirito, invece, oltre a indicare la meta, fornisce l’energia necessaria per raggiungerla. Questo è reso possibile grazie a Cristo: la forza del peccato (“carne”, egoismo) è definitivamente superata nella sua croce e risurrezione. Il brano del Vangelo tratta la necessità della conversione e del portare frutto. I due testi si illuminano a vicenda: la conversione è il primo passo fondamentale verso Dio, ma non significa conquista della salvezza, bensì accoglienza di Cristo nello Spirito.
Il tema del brano evangelico è la conversione: quegli eventi tragici richiamano la necessità di essere costantemente preparati all’incontro definitivo con Dio. Il richiamo alla conversione ci insegna l’arte di vivere intensamente ogni attimo nell’amore, nel dono e nella condivisione. L’assurdità dell’esistenza può essere contrastata solo da un cuore convertito, che riconosce la propria meta, che non teme di cambiare mentalità, di assumere nuovi paradigmi di pensiero. Il passaggio dalla mancanza di significato alla pienezza di senso è simile alla scalata compiuta dal sotterraneo alla terrazza dell’ultimo piano del grattacielo. Cambia la prospettiva. L’orizzonte è lo stesso, ma nell’ottica della fede posso abbracciare molti più elementi, posso considerare il tutto all’interno del quale ogni singolo dato è inserito. Scopro il significato di un evento solo nella misura in cui lo metto in relazione con un orizzonte globale di senso. Se l’orizzonte è ampio, diminuisce la porzione di assurdo, di tutto ciò che apparentemente è privo di significato. È vero, a volte la vita è crudele, certe cose non dovrebbero succedere, e non sappiamo perché accadono, ma sappiamo almeno due cose: 1) l’uomo, come spiega Viktor Frankl, ha sempre la possibilità di dare un significato all’esistenza; questa è l’espressione massima della sua libertà e dignità; 2) la nostra vita non si esaurisce qui, è chiamata a una dimensione di pienezza finale: “L’avvenire è più bello di tutti i passati, questa è la mia fede” (T. de Chardin). L’uomo che accoglie la relazione con Dio conosce la propria meta, non spreca energie in altre cose, non perde tempo, e si lascia affascinare dalla bellezza e dalla complessità del reale, perché è in grado di vedere un orizzonte infinitamente più vasto. La parabola finale ci inserisce in una storia al fine di farci assumere l’atteggiamento fondamentale del portare frutto. Il tempo a nostra disposizione è limitato. Dio usa tutti i mezzi per aiutarci ad accogliere la relazione con lui, ma un giorno non ci sarà più tempo.
23 Ottobre 2021
Noi cerchiamo il tuo volto, Signore
Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore, ma che si converta dalla sua malvagità e viva.
(Ezechiele 33,11)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 23)
Rit: Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.
Del Signore è la terra e quanto contiene,
il mondo con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore, ma che si converta dalla sua malvagità e viva.
(Ezechiele 33,11)
Ognuno di noi, attraverso la fede, la preghiera, la creazione, la Parola di Dio, i Sacramenti, l'amore verso il prossimo, scorgerà i segni della presenza del Signore e la nostra vita sarà ricolma di gioia e di pace.
Meditazione sul Vangelo di Lc 12,54-59
Abilitati a interpretare i segni dei tempi.
Al centro del brano della lettera ai Romani troviamo la nozione di “salvezza”, intesa come la pienezza della vita dell’uomo. Essa non può essere raggiunta con le nostre forze, ma va accolta da Dio, in Cristo. Al grido di disperazione dell’uomo che basa la propria fiducia sull’osservanza della legge, fa da contrappunto il canto di grazie del cristiano. Dalla pretesa di auto-salvezza, si passa alla lode a Dio per “Gesù Cristo nostro Signore”. Il Vangelo ci esorta a “valutare questo tempo”, cioè a riconoscere che Cristo è l’unico mediatore della salvezza.
Lo Spirito ci abilita a diventare interpreti della storia, ermeneuti del tempo. Solo nello Spirito possiamo scorgere i segni di Cristo vivo nelle dinamiche storiche. Dio fa storia con l’uomo, e l’uomo non è solo nel suo viaggio. Lo Spirito ci rende capaci di elaborare una teologia della storia, di ogni storia. Il tempo lo si valuta nello Spirito, la prospettiva è quella del Padre, e il criterio di valutazione è Cristo. Lo Spirito è l’energia, il Padre è l’orizzonte, e Cristo è il modo con cui guardare l’orizzonte. Questo tempo è gravido di speranza; c’è molto da fare. Molte dimore sono da costruire, e abbiamo tanta strada da percorrere. Questo è il tempo dell’edificazione del sogno di Dio, del suo progetto originario. Se ogni generazione non fosse convinta di essere particolarmente importante per la costruzione del Regno, questo non verrebbe mai edificato. Il momento dell’azione è ora. Questo è il tempo della gioia, del canto e della danza. Ma è anche il tempo del lavoro, del sudore, delle lacrime e del sangue. Ed il tempo della festa, del vino inebriante, ma è anche il tempo dei piedi stanchi e impolverati, delle scarpe consumate, della fretta e della partenza. Questo è sì, il nostro tempo, ma soprattutto il tempo di Dio. Ed è il nostro tempo nell’ordine dell’impegno e della vocazione, ma appartiene a Dio nell’ordine del progetto e del possesso. “E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (v. 57). Non siamo abilitati, in quanto cristiani a elaborare pensiero, a esprimere idee, ad annunciare Cristo? Siamo dichiarati idonei a giudicare la storia, a dare significati. Il mondo aspetta questo da noi, anche se non lo sa. Ogni battezzato ha il diritto e il dovere, in virtù dello Spirito, di introdurre nel mondo il punto di vista di Cristo.
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 118)
Rit: Insegnami, Signore, i tuoi decreti.
Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.
Tu sei buono e fai il bene:
insegnami i tuoi decreti.
Il tuo amore sia la mia consolazione,
secondo la promessa fatta al tuo servo.
Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,
perché la tua legge è la mia delizia.
Mai dimenticherò i tuoi precetti,
perché con essi tu mi fai vivere.
Io sono tuo: salvami,
perché ho ricercato i tuoi precetti.
Sant' Orsola e compagne
Nome: Sant' Orsola e compagne
Meditazione sul Vangelo di Lc 12,49-53
Il fuoco e l’acqua.
L’Apostolo usa tre metafore per indicare il destino della persona che vive nel peccato, o in Cristo. Il contadino e il frutto, il viaggiatore e la strada, il lavoratore e il salario. Il peccato è una promessa di felicità non mantenuta. Il dono di Dio, invece, conduce a una pienezza al di là di ogni immaginazione. Il Vangelo ci ricorda che la via di Cristo non è facile: ci “immerge” (battesimo) nella divisione, nella battaglia, ma l’esito è un mondo animato dal “fuoco” dello Spirito.
Il fuoco evoca lo Spirito (Lc 3,16). La missione di Gesù consiste nell’inondare l’umanità con un oceano di Spirito Santo, nell’“immergerla” (“battesimo” = “immersione”) nell’Amore stesso di Dio, che è lo Spirito. Questo si realizzerà con la Pentecoste (At 2,1-13). Lo Spirito è fuoco perché trascende le nostre categorie, ci muta nell’intimo, ci fa essere cibo per il mondo, pane spezzato, lampade che ardono e risplendono (Gv 5,35) nelle tenebre della storia. Grazie a lui siamo elaboratori di senso, focolari, dimore per ospitare gli uomini, donatori di fecondità, indicatori verso ciò che veramente conta. Egli ci rende forgiatori di uomini, maniscalchi dell’educazione, fabbri della maieutica; purificatori e disboscatori, incaricati di rammentare all’umanità l’essenziale. Solo in lui, fuoco che arde nei nostri cuori e nelle nostre ossa, possiamo parlare le innumerevoli lingue degli uomini, che si esprimono nelle culture, nelle religioni, nei sistemi di pensiero, nelle organizzazioni del vivere civile. Lo Spirito è il fuoco che prepara l’alba di un mondo nuovo. Il fuoco che Gesù viene a gettare si compie solo mediante la croce. Il “battesimo” indica l’“immersione” nell’abisso di sofferenza della croce. Se possiamo aspirare a vivere nella dimensione dello Spirito, è solo in virtù della croce di Cristo. E la sua croce è anche la nostra. Siamo misteriosamente associati alle sue sofferenze. Allora nessuna sofferenza del cristiano è priva di senso, nessuna lacrima è orfana di significato profondo e salvifico. Tutto quello che viviamo è inserito nell’orizzonte di Cristo. Le potenzialità di salvezza della sua croce sono disponibili per noi, e le ritroviamo nelle nostre esistenze. Il credente, così, non solo è consapevole che alla fine è destinato a un avvenire di pienezza, ma anche che il dolore del suo presente, il suo apparente non-senso, è gravido di una ricchezza inimmaginabile di significati.
21 Ottobre
Beato l’uomo che confida nel Signore
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.
(Filippesi 3,8)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 1)
Rit: Beato l’uomo che confida nel Signore.
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.
(Filippesi 3,8)