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10 aprile, 2023

✝ Pensiero del 10 aprile 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Rosario Angelo, oggi è la festa dell’Angelo, TU, lo eri, sulla Terra, poi da quasi trentatré anni, lo sei, Eternamente. Auguri tesoro mio!

Barbara


Versetto del Giorno

Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona.

Apocalisse 3:11

Oggi, si ricorda la nascita di Madre Elena Aiello


LUNEDÍ DELL’ANGELO
Meditazione sul Vangelo di Mt 28,8-15
Scelte per il primo annuncio.

Le donne delle quali parla san Matteo in questo racconto sono le stesse che furono presenti sul Calvario e che l’evangelista Giovanni nomina una ad una. Esse sono quelle che accorsero al sepolcro per completare l’opera di imbalsamazione del corpo di Gesù. Fu per loro una vera sorpresa trovare il sepolcro vuoto e una sorpresa ancor più grande udire dall’angelo l’annuncio della Sua Risurrezione. Certamente fu una gioia addirittura indicibile quella che provarono al vedere lo stesso Gesù il quale le rese, così, portatrici dell’annuncio della Risurrezione. È un vangelo segnato dai contrasti: da un lato la gioia della Risurrezione di Gesù e dall’altro l’atteggiamento di chiusura delle autorità ebraiche. Il tono del vangelo cambia radicalmente con l’evento della Risurrezione: dalla tristezza del Calvario alla gioia straripante della Domenica di Risurrezione. La pedagogia divina nella storia della salvezza è sempre la stessa: la scelta dei più poveri, di coloro che sembrerebbero meno affidabili per comunicare le verità più essenziali della fede. Perché Gesù dovrebbe scegliere delle donne per farne le prime evangelizzatrici della sua Risurrezione? Nel vangelo possiamo constatare una realtà molto confortante per le donne: alcune delle donne che il Maestro incontrò durante la sua vita terrena non dubitarono mai di Lui. Tra le donne del vangelo nessuna lo rinnegò. Il sostegno della fede non si trova tanto nell’intelligenza quanto nel cuore, nell’amore. Mosse dall’amore, furono le donne le più premurose nel voler tornare alla tomba per stare con quel Gesù che esse credevano fosse morto. Quell’amore fu ricompensato in misura sovrabbondante. Cristo lo si scopre più per amore che per ragionamento. Per questo agli scribi e ai farisei costava di più credere in Gesù, nonostante tutte le manifestazioni di benevolenza che aveva dato loro il Signore. Ma essi non seppero corrispondere a tutte quelle dimostrazioni di vicinanza e perfino di affetto. È molto difficile credere quando il cuore è indurito. Quando il cuore riconosce i benefici di Dio, quando il cuore si apre all’amore di Dio, la fede diventa più semplice. È più semplice scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti della propria vita: nei momenti di gioia e nei momenti di dolore: sul Calvario e alla Risurrezione.
In questo primo giorno della settimana che segue la grande festa, è la vita quotidiana della fede che comincia. Una fede che non si accorda spontaneamente alla vita passata. Perché, se quello che noi cantiamo e diciamo a Pasqua è vero, è solamente quando il Cristo risuscitato fa sapere ai suoi che egli resta con loro e per loro fino all’ultimo giorno che tutti gli uomini riscoprono il significato della vita.
I fatti di Pasqua che gli evangelisti hanno vissuto e riassunto nella loro narrazione sono una testimonianza. Testimonianza contestata nella loro epoca, come oggi.
San Matteo parla di Maria di Magdala e dell’“altra Maria”, che incontrano un angelo al levarsi del giorno vicino alla tomba. Quando gli obbediscono e lasciano la tomba, il Cristo risuscitato va ad incontrarle. Conferma egli stesso la missione che li aspetta: “Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.
Ed è anche presso la tomba vuota che si sviluppano la nuova opposizione - che contesta la risurrezione - e il rifiuto di credere. Mentre le due donne sono in cammino, le guardie si recano in città dai loro capi. Questi sanno che è inutile sigillare e sorvegliare la tomba di Gesù, perché nessuna potenza terrestre può resistere od opporsi all’opera di Dio. Pertanto, poiché non possono accettare la verità della Pasqua, danno al mondo una “spiegazione”. Spiegazione che può trarre in inganno solo coloro che si rifiutano di incontrare il Signore.


Lunedì 10 Aprile 

Ottava di Pasqua [LUNEDÍ DELL’ANGELO]

S. Palladio; S. Maddalena di Canossa; S. Fulberto  

At 2,14.22-32; Sal 15; Mt 28,8-15

Proteggimi, o Dio: «In te mi rifugio».


Alleluia, alleluia.
Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

Alleluia.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Proteggimi, o Dio: «In te mi rifugio».

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Alleluia, alleluia.
Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

Alleluia.

09 aprile, 2023

Beato Ubaldo da San Sepolcro

 Beato Ubaldo da San Sepolcro

Nome: Beato Ubaldo da San Sepolcro
Titolo: Frate Servita
Nome di battesimo: Ubaldo Adimari
Nascita: 1245 circa, Firenze
Morte: 9 aprile 1315, Monte Senario, Firenze
Ricorrenza: 9 aprile
Tipologia: Commemorazione


Ubaldo Adimari nacque a Firenze da famiglia agiata; da giovane condusse una vita piuttosto dissoluta, godendosi le proprie ricchezze e giocando un ruolo importante nelle turbolente vicende politiche del tempo, dalla parte dell'imperatore contro il papa. All'età di circa trent'anni sentì una predica di S. Filippo Benizi (23 ago.), che si trovava a Firenze per una missione di pace, e ne rimase così toccato da abbandonare la carriera militare promettendo di passare il resto della vita in penitenza per farsi perdonare il passato. S. Filippo lo ammise nell'Ordine dei. Servi di Maria e fu ordinato sacerdote.

Divenne famoso per la sua gentilezza, tanto che si narrava che al suo ingresso nel giardino del monastero gli uccelli gli si appoggiassero sulla testa e sulle spalle. Gli furono attribuiti vari miracoli e lo stesso S. Filippo rimase così impressionato dalla sua santità da sceglierlo come proprio confessore, oltre che condurlo con sé nelle missioni di predicazione.

Ubaldo visse gran parte della vita nel monastero servita di Monte Senario, dove mori il 9 aprile 1315. Nella chiesa di S. Maria Annunziata di Firenze è conservato un ritratto del xvi secolo che lo mostra come persona scarna, dallo sguardo ascetico. Il suo culto fu approvato nel 1821.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso il monte Senario in Toscana, beato Ubaldo da Borgo Sansepolcro, sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, che san Filippo Benizi convertì dalla milizia terrena al servizio di Maria.

Pasqua di Risurrezione del Signore

 Pasqua di Risurrezione del Signore

autore: Noël Coypel anno: 1700 titolo: La resurrezione di Cristo luogo: Museo delle Belle Arti, Francia

Nome: Domenica di Pasqua
Titolo: Risurrezione del Signore
Ricorrenza: 9 aprile
Tipologia: Solennità movibile
Patrono di:
Cherasco


Alla sera del venerdì, appena Gesù aveva reso lo spirito un soldato per assicurarsi che era veramente morto gli aveva passato il cuore con una lancia. Giuseppe d'Arimatea, nobile decurione, e Nicodemo chiesero a Pilato il corpo adorabile di Gesù e, ottenutolo, lo avvolsero in una sindone con aromi e lo deposero in un sepolcro nuovo, scavato nel vivo sasso. Il giorno seguente i Principi dei Sacerdoti, ricordandosi che Gesù aveva detto che dopo tre giorni sarebbe risuscitato, domandarono a Pilato che ne facesse custodire il sepolcro per tre giorni, affinchè, dicevano essi, non vengano i suoi discepoli a rapirne il corpo, e poi dicano ch'è risorto. Pilato acconsentì, e furono posti i soldati a guardia del sepolcro, e venne suggellata la pietra. Al terzo giorno, di buon mattino, si sentì un gran terremoto; un Angelo sfolgoreggiante di luce discese dal cielo, rovesciò la pietra del sepolcro e vi sedette sopra. Gesù vincitore della morte e dell'inferno era risorto come aveva promesso. Le guardie sbigottite caddero come morte, ma poi riavutesi, corsero in città a dar l'avviso dell'accaduta ai Principi dei Sacerdoti. Questi però diedero loro del denaro, affinchè dicessero che mentre esse dormivano erano venuti i discepoli, e ne avevano portato via il corpo.

Al mattino presto (le donne) si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"».

È ancora buio e le donne si recano al sepolcro di Gesù, le mani cariche di aromi. Vanno a prendersi cura del suo corpo, con ciò che hanno, come solo loro sanno. Sono quelle donne che l'avevano seguito dalla Galilea, sostenendolo con i loro beni in ciò che era necessario. Con lui avevano assaporato la ricchezza del «più che necessario», giorni di libertà felice, germogli di un mondo nuovo. Sono quelle che stavano sotto la croce. L'avevano guardato morire. E nessuno a soccorrerlo. Ora vanno al sepolcro: ciò che le muove non è un atto di fede nella divinità di Gesù, non una speranza segreta, ma un atto d'amore. Lo amano ancora, semplicemente, ma è ciò che rimette in marcia la vita: «non è possibile amare la divinità di Cristo se non amando prima la sua umanità» (Heidewick di Anversa).

Il racconto di Luca è di estrema sobrietà: «entrarono e non trovarono il corpo del Signore». Tutto si blocca, l'assenza del corpo di Gesù entra dolorosamente in loro come uno smarrimento, un vuoto pieno solo di domande. E alla desolazione si aggiunge paura: due uomini vestiti di lampi. Come è contrastata la fede di Pasqua! Quasi fossero doglie di parto. Si innesta su di una ferita, su di una assenza patita dolorosamente, su di una perdita.

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?


Voi state cercando il vostro tesoro perduto, avete fame di colui che vi ha riempito di senso le vite.

Perché cercate colui che è vivo?


Bellissimo nome di Gesù: Lui è il vivente. Non solo è vivo adesso, come uno che non è più un morto, ma è il vivente, colui che continuamente vive, cui appartiene il vivere, l'autore della vita: la sua missione, la sua azione è germinare vita, fiorire vita.

Non è qui, è risuscitato, si è alzato.


I Vangeli raccontano la risurrezione di Gesù con i due verbi del mattino dell'uomo, svegliarsi e alzarsi. Come se i nostri giorni fossero una piccola risurrezione quotidiana, e la Pasqua un giorno senza più tramonto. Ma la tomba vuota non basta, gli angeli non bastano perché la fede venga alla luce: Ricordatevi come vi parlò: bisogna che io sia crocifisso e risorga... ed esse ricordarono le sue parole.
Adesso tutto esplode. Le donne ricordano, credono perché ricordano, credono non per le parole degli angeli, ma per la parola di Gesù. Credono prima di vedere. Non sono le apparizioni che fanno credere, né le vesti sfolgoranti, ciò che fa credere è sempre la sua Parola, Vangelo custodito anche nei giorni della perdita e dell'assenza. Le donne hanno conservato quelle parole perché le amano, perché nell'uomo si imprime e persiste solo ciò che ci sta davvero a cuore. Principio di ogni incontro con il Vivente è, anche per noi, la custodia amorosa della sua Parola.

MASSIMA. Il nostro Agnello pasquale, Cristo, è stato immolato. Perciò facciam festa non col vecchia lievito della malizia, ma con gli azimi della parità e della verità. S. Paolo ai Corinti.

PRATICA. La solennità di tutte le solennità che la Provvidenza ha voluto assegnarvi in questo mese, sollevi al cielo il vostro spirito, la mente ed il cuore: tutto quello che non è pel cielo, è tutto perduto. O Adamo, felice il tuo peccato Che un sì gran Redentor ci ha meritato!

MARTIROLOGIO ROMANO. In questo giorno, che il Signore ha fatto, solennità delle solennità e nostra Pasqua: Risurrezione del nostro Salvatore Gesù Cristo secondo la carne.





ICONOGRAFIA


L'iconografia della Resurrezione di Cristo vanta di tantissime opere d'arte quasi sempre raffiguranti il Cristo che risorge dal sepolcro con una bandiera crociata simbolo della resurrezione, insieme a lui in basso quasi sempre troviamo i soldati che erano di guardia al sepolcro, in molte rappresentazioni sono presenti anche le donne che portarono gli aromi sulla tomba del Signore, Maria Maddalena, Maria di Cleofa e Giovanna la Mirofora o Maria Solome. Una delle più celebri rappresentazioni della resurrezione è sicuramente quella di Raffaello che con i suoi meravigliosi colori esalta la forza e la bellezza della scena dove oltre ai tipici soggetti sono visibili anche due splendidi angeli che sono i primi testimoni e gli interpreti del Risorto e che aprono la strada all’annuncio di vittoria sulla morte e avranno un ruolo importante nell'incontro con le Tre Marie

Resurrezione di Crist
titolo Resurrezione di Cristo
autore Raffaello anno 1501-1502


Anche la magnifica opera di Piero della Francesca conservata nel Museo Civico di Sansepolcro è una grande rappresentazione della scena con i soldati che sono addormentati.

Resurrezione
titolo Resurrezione
autore Piero Della Francesca anno 1458-1474


Anche la celebre opera di Peter Paul Rubens conservata a Palazzo Pitti di Firenze rappresenta come Cristo si leva trionfante, reggendo il vessillo crociato, con un angelo che lo scopre e due putti che gli reggono la corona di spine.

Resurrezione di Cristo
titolo Resurrezione di Cristo
autore Pieter Paul Rubens anno 1616 circa


Di notevole fascino anche l'opera di Domenico Ghirlandaio artista del XV sec

Resurrezione di Cristo
titolo Resurrezione di Cristo
autore Domenico Ghirlandaio anno 1490-1498

✝ Pensiero del 09 aprile 2023

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SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Rosario Angelo, Siamo morti con Cristo, ed oggi siamo Risorti, con Cristo nostro Salvatore.


Barbara


Versetto del Giorno

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva.

I Pietro 1:3


Auguri di una Santa Pasqua di Risurrezione a tutti.

PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE 

Meditazione sul Vangelo di  Gv 20,1-9

Il terzo giorno risuscitò da morte.

Quel giorno, quel primo giorno della settimana, quel primo giorno del tempo nuovo, iniziò di corsa. La corsa di Maria di Magdala. Una corsa spaventata e disperata: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro». La corsa agile del giovane Giovanni e la corsa più lenta del “provato” Pietro: due corse cariche di ansia, curiosità e perplessità. Sono un po’ come le nostre, tante corse quotidiane, fatte con il cuore, la mente e i piedi. Anche noi corriamo per trovare un senso a questa nostra vita. Cerchiamo spiegazioni, motivi validi, spazi e luoghi per donare un volto alla felicità. La felicità è infatti una necessità che ci sfugge facilmente e di cui sentiamo il vuoto. Le corse di questi tre apostoli della risurrezione, Maria di Magdala, Giovanni e Simon Pietro, hanno dei tratti che ci possono aiutare per far sì che le nostre corse quotidiane siano intessute di speranza, di verità e felicità. Il primo tratto è l’amore, l’affetto per la persona che si sente importante nella vita. Non si va al sepolcro al mattino presto quando ancora era buio, se non per amore… Nelle nostre giornate forse manca un pizzico d’amore in più per il Cristo Signore di cui siamo testimoni e al quale come cristiani abbiamo affidato la nostra vita. C’é da risvegliare in noi una fede, quindi, più carica di amore e di affetto per lui, nostro Signore. Un secondo tratto è l’incontro con l’altro, il confidare ai fratelli e sorelle di fede le nostre fatiche di credere, le paure, i dubbi e le incertezze. «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno portato!». La fede oggi, come sempre, non è scontata! Passa per i suoi momenti e tempi di incertezza. Siamo chiesa, comunità cristiana, appunto per narrarci questa fede: come è salutare aiutarci, sostenerci per continuare a credere e trovare motivi per non buttarla all’aria. C’è poi il vedere, l’osservare i segni della risurrezione proprio lì dove la morte giaceva. Non è facile oggi scorgere questi segni e germogli dove sembra che la morte festeggi la vittoria. Eppure ce ne sono. E sono tanti. Non sempre evidenti, perché sono germogli. La Pasqua del Signore è proprio questo: piccoli germogli che hanno profumato e stanno coinvolgendo persone, popoli e il mondo intero. Perché «il male perde vincendo. La sua vittoria è la sua sconfitta, si autodistrugge scaricandosi sul Giusto che lo porta e non lo fa. Il bene invece vince perdendo. La sua resa totale è la sua vittoria. Assoluta realizzazione di un amore più grande di ogni male, della morte stessa».

Buona Pasqua di risurrezione e di corsa, anche a te fratello e sorella! Le tue corse quotidiane, a volte inevitabili in questo mondo frenetico nel quale ci troviamo a vivere, siano allora segnate dal ritmo della Pasqua del Signore. Si, perché anche il nostro “correre” nella vita ha il traguardo certo della risurrezione con Lui. E poi a te e a ciascuno è consegnata “la pasqualizzazione” degli altri, di tutti e di tutte le realtà, con il nostro contagio di speranza e di felicità.

Don Valentino Sguotti

Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.
“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltanto Dio può procurarci ciò. È la testimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio.

Domenica 09 Aprile                                        

PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE

B. Ubaldo Adimari S. Demetrio; S. Liborio 

At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp. 1Cor 5,6-8; Gv 20,1-9 (sera: Lc 24,13-35)

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

Alleluia, alleluia.

Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: «Facciamo festa nel Signore».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 117)
Rit: Questo è il giorno che ha fatto il Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
«Una meraviglia ai nostri occhi».

Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: «Facciamo festa nel Signore».

(I Corinzi 5,7-8)

08 aprile, 2023

Sabato Santo

  Sabato Santo

autore: Domenico Beccafumi anno: 1530-1535 titolo: Discesa di Cristo al Limbo luogo: Pinacoteca nazionale, Siena

Nome: Sabato Santo
Titolo: La discesa agli inferi
Ricorrenza: 8 aprile
Tipologia: Solennità movibile


Il terzo giorno del Triduo Pasquale è il Sabato santo che commemora la discesa agli inferi di Nostro Signore Gesù. Gesù resta negli inferi per un breve tempo compiendo la sua vittoria sulla morte e sul diavolo, liberando le anime dei buoni e giusti morti prima di lui apre loro le porte del Paradiso.

Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Adamo fu il primo ad incontrare Gesù e percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: « Sia con tutti il mio Signore ». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: « E con il tuo spirito ».

E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.

Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.

Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.

Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.

Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli »


Compiuta tale missione, l'anima di Gesù si ricongiunge al corpo nel sepolcro: e ciò costituisce il mistero della risurrezione, centro della fede di tutti i cristiani, che verrà celebrato nella seguente domenica di Pasqua.

Questo giorno è dunque incentrato sull'attesa dell'annuncio della risurrezione che avverrà nella solenne veglia pasquale. Viene professato da alcuni Simboli antichi e tuttora dalla preghiera eucaristica, quale annuncio di salvezza per ogni uomo: nessuno è escluso dalla salvezza che Dio ha preparato per gli uomini in Cristo, nessuno è smarrito, Dio si fa solidale anche nella morte.

Per quanto le tradizioni delle Chiese siano unanimi nel ritenere per fede questo aspetto della Pasqua, si tratta di un articolo del Simbolo sovente trascurato. Introducendo la celebrazione comunitaria dell'Ufficio delle Letture e delle Lodi del mattino o come breve omelia, questo mistero può essere adeguatamente presentato quale tesoro di fede della Chiesa.

La Chiesa cattolica considera degno di lode protrarre il digiuno ecclesiastico e l'astinenza dalla carne anche per tutto il sabato santo, tuttavia non ne fa un obbligo per i fedeli.



07 aprile, 2023

VIA CRUCIS

 VIA CRUCIS

 

Prima stazione: Gesù è condannato a morte

IL PADRE: O mio popolo, o figlio mio, tu percuoti le labbra che cercavano la tua anima e vuoi uccidere la Vita e mettere a morte l'Amore. Tu istituisci un tribunale per giudicare la Giustizia, oscuri la Luce e percuoti con le verghe la sola carne veramente casta del Figlio dell'uomo, e leghi le mani del Creatore come se temessi il suo abbraccio.

 

L'ANIMA: Sono diventato un figlio delle tenebre colpendo le palpebre del Sole nascente venuto a visitarci. Ho condannato il mio Salvatore e ho lasciato inaridire la fonte della mia vita. Pietà, Signore, perdona nella tua grande misericordia l'umanità che cerca di sbarazzarsi del suo solo mezzo di salvezza. Liberaci attraverso il sangue di colui che abbiamo messo in catene.

 

GESÙ: Tu sia benedetto, Padre, per la potenza del tuo amore che mi ha restituito il giudizio e mi ha permesso di prendere su di me la condanna che pesava sul genere umano. Ti benedico per la gloriosa libertà dei tuoi figli, acquisita attraverso la vittoria riportata sulle potenze delle tenebre.

 

Seconda stazione: Gesù è caricato della croce

IL PADRE: Figlio mio, mio Unico, mio Prediletto, al quale tengo infinitamente più di quanto non potesse tenere Abramo ad Isacco, ecco che giunge a me la domanda del figlio che portava sulle spalle il legno del suo olocausto: "Dov'è l'agnello del sacrificio?". Figlio mio, mio Amore, tu sei la risposta che lo spirito suggerì ad Abramo: "Dio provvederà". Tu sei la fine di ogni fatalità e di ogni maledizione.

 

L'ANIMA: Ho tagliato, nella mia follia di figlio rabbioso e infelice, l'albero che Dio aveva piantato al centro del giardino. L'albero della vita io l'ho maledetto, ed eccolo ora come strumento di morte sulle spalle di colui le cui membra porteranno i frutti della vita e faranno di questo luogo di tormenti un nuovo Eden.

 

GESÙ: Ho tolto la trave che era nel tuo occhio, e lo splendore di ciò che tu ora percepisci ti rende cieco. Sii paziente in questa prova, caricati della mia croce, essa ti condurrà; tu vedrai che l'amore alleggerisce il giogo di chiunque si affidi alla mia scuola, vedrai come è dolce il fardello di colui che porta gli altri, di colui che porta i poveri. E perciò egli porta Dio, porta il mondo.

 

Terza stazione: Gesù cade per la prima volta

IL PADRE: Spargerò la mia sapienza come un vento impetuoso e folle per confondere la sapienza dei saggi, e spargerò una debolezza nuova e santa che confonderà la forza dei potenti. Ecco la mia saggezza, ecco la follia dell'amore che bacia la polvere dalla quale ho creato gli uomini. Ecco la mia debolezza, e la potenza della mia umiltà: voi non avete voluto tornare a me e il vostro Dio si è convertito alla vostra natura umana, ma ormai è nella polvere che noi abbiamo appuntamento.

 

L'ANIMA: Non posso sopportare di vederti cadere come un idolo di pietra. Mi sembra di osservare la mia propria caduta, e non posso sopportarlo. Le tue mani sono legate alla trave e tu cadi senza poter proteggere il Santo Volto. Insegnami il vero abbandono, insegnami a non cercare di attutire le mie cadute con l'autogiustificazione. Insegnami a prendere su di me la violenza dell'umiliazione, perché crescano in me la dolcezza e l'umiltà.

 

MARIA: È caduto mio Figlio, è caduto il mio piccolo Bambino, è caduto come quando gli insegnavo a camminare nella polvere delle vie di Nazaret. E oggi una nuova umanità fa i suoi primi passi e cade, e sa subito rialzarsi poiché non conta più sulla sua forza ma su quella di Dio. Essa tace e benedice silenziosamente i suoi carnefici, poiché non è più essa che vive, è mio Figlio che vive in essa come ha vissuto in me.

 

Quarta stazione: Gesù incontra sua Madre

IL PADRE: Mio popolo, la tua miseria mi sconvolge più dei tuoi peccati, è arrivato a me il grido che non posso contenere: "Consolate, consolate il mio popolo". E ciò che nessun profeta ha potuto fare, lo fa una giovinetta. Tra le figlie di Eva, ella ha trovato grazia ai miei occhi; ecco la Sposa del Consolatore. E, attraverso di lei, io consolo mio Figlio che porta l'afflizione del mondo.

 

L'ANIMA: Maria, che fa tuo Figlio? Perché cammina verso la morte? Resti con noi, poiché si è levata una nube e le tenebre presto oscureranno la terra. Donna, chi sei tu perché egli ti guardi così, che cosa c'è tra te e lui? È il tuo sguardo di dolore e di forza, di gioia segreta e di agonia misteriosa e le vostre anime che si toccano e si appoggiano l'una all'altra, e si riposano e comunicano alle radici della sofferenza! È mai esistita una tale intima unione tra l'uomo e la donna?

 

GESÙ: O Madre, tu sei venuta, attratta dalla mia umanità divina come lo era Davide dall'arca dell'Alleanza. Tu mi cercavi nella città come la fidanzata tra le guardie. Tu mi hai trovato, amata dalla mia anima, e il tuo sguardo trafigge il mio cuore con la sicurezza della lancia del soldato, e io so che nel vedermi il tuo cuore è già trafitto, e si unisce perfettamente al mio.

 

Quinta stazione: Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la sua croce

IL PADRE: Miei piccoli figli, miei poveri figli, volevo sinceramente che voi viveste nel mio amore e nella condivisione della mia gioia, ed ecco salire grida di dolore, gemiti di sorde sofferenze, e l'amarezza del vivere si mischia anche ai vostri piaceri. Essa trasmette la vostra guarigione; fatela vostra, prendete la croce, se amate la vita.

 

L'ANIMA: Tu mi inviti a portare la tua croce quando io so appena portare il peso dei miei giorni e delle mie pene; soffro come uomo, come potrei portare la sofferenza di Dio? Ma tu mi dici che il tuo fardello non mi schiaccerà, che aprirà il mio cuore e che, se avrò diviso la croce di un altro, la mia tristezza si tramuterà in gioia e questa gioia nessuno potrà togliermela.

 

GESÙ: Il mio corpo è il tuo corpo. Il mio corpo è immenso e tutte le croci non sono che una sola croce, e tutte le sofferenze ne formano una sola e si posano sulle mie spalle, e pesano sul mio cuore. Ma il mio corpo è anche il tuo corpo, e il mio cuore è anche il tuo cuore. Io ti do la forza e ti associo come l'amico più prezioso alla redenzione del mondo.

 

Sesta stazione: Veronica asciuga il volto di Gesù

IL PADRE: O mia immagine infranta! Chi ha visto il Figlio ha visto il Padre. Ed ecco che si manifestano i tratti del grande dolore dell'amore messo alla porta e il tormento della misericordia. Figlio mio, io amo te e il tuo viso, ti amo sfigurato dalla lebbra del peccato, ti amo come una madre coccola il suo figlio malato, il suo piccolo deforme; egli è unico perché è il suo.

 

VERONICA: Ricevi il bacio di questo panno, o viso dell'amore, più bello tra i figli degli uomini. Il nuovo Adamo sta per nascere, lo vedo in questo miscuglio di acqua, sangue e fango. Più che su questo panno, posati come un sigillo sul mio cuore, imprimi per sempre la tua immagine nella carne del cuore dell'uomo.

 

GESÙ: Ama ogni uomo che porti questo viso. Ama al di sopra di ogni cosa colui che è stato percosso senza motivo, o con ragione, ama colui che ha ricevuto gli sputi del disprezzo e dell'anatema. Ama la diversità ogni volta che la incontri, sappi che essa porta la mia immagine. Segui l'insegnamento di questa donna che, trasportata dal suo amore, si è precipitata verso di me come Francesco verso i lebbrosi.

 

Settima stazione: Gesù cade per la seconda volta

IL PADRE: "Ecco deserta la città celebre, la città gioiosa! Anche i suoi giovani cadranno ai loro posti...". Eppure l'avevo promesso: "Il suo piede non si scontrerà con la pietra". Ma io amo le pietre di questo cammino di dolore, ognuna di esse potrà diventare un figlio dell'alleanza se io non trattengo mio Figlio che si dona all'umanità che è caduta e rimane a terra. Non è forse venuto per la caduta e per il risollevarsi di una moltitudine?

 

L'ANIMA: Mio Dio, non ho né il coraggio né il desiderio di rialzarmi. E un sottile orgoglio mi dice: a cosa serve mantenersi in piedi e tendere al cielo quando si fatto per la terra che ti attira? Oh, la vanità dei miei giorni che volevano innalzarsi fino a te e che ritornano inesorabilmente verso la notte originale! Vorrei che tu mi lasciassi alla mia miseria ma mi affascina la tua forza nella prova della via della croce.

 

GESÙ: Risollevo Adamo dalla sua caduta ripetuta infinitamente, e questa forza che si rinnova nelle mie braccia te la prometto e te la darò ogniqualvolta ti avvicinerai al sacramento della riconciliazione. Se tu ti spogli, verrò a cercarti come ho cercato Adamo che, nella sua vergogna, si nascondeva a Dio. L'Amore non sa null'altro che amare e l'Amore copre una moltitudine di peccati.

 

Ottava stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme

IL PADRE: O mistero della donna che rallegra la creazione, o figlie di Sion venute a consolare il cuore di Dio! Maria, Veronica, e voi figlie di Gerusalemme, figlie della città che uccide i profeti. In mezzo a voi è colei il cui cuore sarà trafitto, l'onore della vostra razza. Silenziosa, ella camminerà tra di voi nelle fiamme della sinagoga incendiata dagli pseudosoldati di Cristo, ella camminerà fra voi nelle fiamme di tutte le Auschwitz scaturite dall'odio degli uomini verso Dio, fino a quanto tutto Israele sarà salvato.

 

L'ANIMA: Dov'ero, Signore, nell'ora della tua angoscia? Cos'ho detto per consolarti? Quale mano rassicurante ti ho teso? Solamente le donne si avvicinano a te; dove sono i discepoli di cui faccio parte? Eppure l'amore perfetto annienta la paura, e io ho una tale vergogna della mia mancanza d'amore e di questa terribile cecità! Uniscimi ulteriormente alla tua passione affinché io ti ami di una passione così forte da dimenticare i miei tormenti.

 

GESÙ: Quanto siete benedette tra le donne, voi che capite che la rovina di Gerusalemme è vicina, poiché è il Tempio che sta per essere abbattuto. Dimenticate la mia sofferenza, che essa non sia per voi che un incoraggiamento a soffrire i dolori di una genesi terribile e nuova. Siate benedette per la vostra misericordia; vi sarà fatta misericordia nella stessa misura nel giorno della disgrazia. Siano benedetti coloro che dimenticano le proprie pene per consolare gli altri.

 

Nona stazione: Gesù cade per la terza volta

IL PADRE: Ho mandato mio figlio pensando che l'avrebbero risparmiato, ma ecco che essi uccidono il mio Amore, se ne burlano e lo beffeggiano. Il suo viso non ha più un aspetto umano. Questo viso essi lo cercheranno dappertutto, ma hanno infranto lo specchio e ucciso le loro anime. Nonostante questo, essi sono sempre miei figli; se essi conoscessero il mio dolore, capirebbero fino a che punto sono amati. Cesserebbero di sfigurare il Volto dell'Amore.

L'ANIMA: Ho commesso l'irreparabile e soffocato in me la voce ancora capace di chiamare Dio. Non so più chi sia. Abramo non può ottenere la grazia per Sodoma e il fuoco del cielo consuma il vizio, il suicidio e l'assassinio, la vertigine dei drogati e degli alcolisti. Non vi è più speranza.

 

GESÙ: Io sono il giusto, il solo a giustificare tutte le Sodoma della terra. È per te, è per loro che io cado più in basso della più profonda decadenza umana, perché è Dio che cade e attraverso la sua caduta viene a cercare e a salvare coloro che erano perduti. E il fuoco che era destinato a te mi divora in un battesimo d'amore, la mia lingua è incollata al mio palato e il grido che sale in me giustifica il mondo: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".

 

Decima stazione: Gesù è spogliato dei suoi vestiti

IL PADRE: Ecco che i fratelli omicidi hanno preso il mantello di Giuseppe prima di far scendere nelle tenebre colui che li libererà dalle tenebre d'Egitto.  Essi non sanno quello che fanno, essi accelerano l'ora del trionfo di colui che perseguitano. Il mantello del nuovo Elia sconfiggerà le acque della morte. Coloro che hanno spogliato Cristo, io li rivestirò di Cristo per la Pasqua eterna, ed essi appariranno davanti a me vestiti di lui come d'un vestito nuziale.

L'ANIMA: Il Padre si è fatto mediatore d'amore. Egli non possedeva che una sola pecora e, come mio padre Davide, gliel'ho rubata, gli ho preso il suo solo abito. Attraverso la tua nudità, o Cristo, voglio ormai rivestire coloro che sono nudi nel mondo. Colmare di tenerezza i maltrattati, colmare di giustizia e di misericordia coloro che sono stati privati del pane e della dignità, colmare del tuo Santo Spirito coloro che hanno fame e sete di conoscerti. Non vivrò abbastanza per riparare alla vergogna della tua nudità.

 

GESÙ: Non viene soltanto strappato il velo del Tempio, viene denudato Dio. Il cuore che ha tanto amato gli uomini si scopre, pronto a ricevere il colpo di lancia. Vi restituisco il mantello che copriva la mia carne per restituire a mio Padre il vestito della mia carne e dirgli: "Non ho altro abito che il sudore del sangue dell'angoscia dei tuoi figli, che il fango della loro miseria. Ora, Padre, rivestimi della tua gloria, affinché a mia volta io possa avvolgerli nel mantello della misericordia".

 

Undicesima stazione: Gesù è messo in croce

IL PADRE: Sono io che vi ho creato e voi mi inchiodate le mani perché non benedica più, perché cessi l'opera delle mie mani. Trafitte, esse diventano sorgenti di vita abbondante e gli angeli si chinano su questo mistero grande e bello. Voi legate l'Amore e, attraverso questi legami, l'Amore vi legherà a me in modo indissolubile. Per una sfida suicida, volete estinguere l'Amore per mezzo di tutte queste torture, ma alla fine dell'Amore vi è ancora l'Amore del mio figlio prediletto.

 

L'ANIMA: Gesù, fa' di me l'amante della tua croce. Concedimi di desiderare l'attraversamento di ogni opacità perché sia identificato in te, fa' passare attraverso le mie ferite la luce della gloria che hai acquisito. Soffrire con te non è più soffrire, e la sofferenza della croce apre una fonte inesauribile di gioia. La prova di colui che è inchiodato con te, prigioniero dell'Amore, apre

l'immenso campo della libertà spirituale.

 

GESÙ: Padre, tu non hai voluto sacrificio né olocausto, è la misericordia che volevi; essa aveva disertato il frutto delle tue mani, ma tu mi hai dato un corpo e io ti dico: Eccomi qui per fare la tua volontà. È arrivata l'ora della grande messa per il mondo ed eccomi, ostia elevata sopra la terra. Che io ami i chiodi, che io ami la croce e l'acqua con l'aceto, e tutti gli elementi di questa

liturgia che salva il mondo!

 

Dodicesima stazione: Gesù muore sulla croce

IL PADRE: Il grande grido dell'Amore è giunto fino a me. Risuonerà eternamente; nulla ormai lo farà tacere. Si alzerà in ogni istante, ad ogni eucaristia, ad ogni atto di carità, ad ogni sacrificio di santi che sono altri "Cristo", della folla immensa dei fratelli dei quali mio Figlio è il primogenito. Mai più sarà proclamata la vittoria della morte e della distruzione. Il grido che sale fino a me copre le grida di odio e le grida blasfeme.

 

L'ANIMA: O mio re, piego le ginocchia davanti alla tua sovranità. O mio unico amore, vorrei rispondere alle tue sette parole d'amore ma nessuna parola può fare eco all'infinito. Ho preso con me tua madre e il mio cuore si è aperto ancora di più, la mia casa è grande come il cielo che risuona del canto della lode dei cori angelici. O mia attesa superata, come ti restituirò tutto il bene che mi hai fatto?

 

GESÙ: La Vita non muore. Il grappolo è spremuto, non è più frutto ma vino novello. Ed è in questo nuovo inebriamento, fatto di dolore e di amore, che io mi addormento sul petto del Padre, poiché tutto è compiuto. Ora sappi che nulla potrà fermarti nel tuo cammino verso il regno. Regola i tuoi passi su quelli di colui che ha camminato sul mare e domato gli elementi scatenati. Dov'è l'odio degli uomini nell'ora della mia morte? L'amore ha avuto l'ultima parola.

 

Tredicesima stazione: Gesù è deposto dalla croce

IL PADRE: Si compie l'elevazione mediante la quale l'Agnello, al quale ritorna la beatitudine: "Beati i miti", prende possesso della terra e la strappa alla forza del nemico. Tenevo il corpo di Adamo tra le mie braccia divine, che egli non avrebbe mai dovuto abbandonare, come non si sarebbe mai dovuto interrompere il bacio attraverso il quale gli donavo il soffio vitale. Golgota, dove si è appena giocata la felicità dell'umanità, luogo del cranio, luogo dove ho visto morire Adamo. Se l'uomo avesse conosciuto il grande dolore che provavo vedendo morire il primo uomo, il mio grande dolore nel vedere il figlio dell'Eterno scendere nel regno dei morti! E il dolore nel vedere la terribile agonia di mio Figlio, l'agonia della mia anima che mette fine ad ogni disperazione! La morte è morta, l'Amore è vita e seme di vita.

 

MARIA: Mio Dio, abbandonato nelle mie braccia, Figlio mio, mio Amore e mio Dio. Mio Signore, totalmente abbandonato, come nel giorno di Natale il Figlio nelle mie braccia. E in questo silenzio dopo le tenebre un altro patto si compie, nel quale non è più il mio ventre ad aprirsi ma il mio cuore. E nel dolore di questa rivelazione, io avverto il Corpo di mio Figlio, la Chiesa, più grande del mondo. O Figlio mio, il cielo e la terra sono pieni dell'eco della tua morte e del tuo amore.

 

Quattordicesima stazione: Gesù è portato al sepolcro

IL PADRE: Si è fatto silenzio, il silenzio della pienezza che precedeva l'istante della creazione, l'esplosione luminosa, l'estasi dell'Amore che partorì l'uomo e la bellezza del mondo e di tutto ciò che esso contiene. In silenzio il mio Verbo scende nel regno dei morti. La luce della Vita apre gli occhi di coloro che brancolavano nella valle dell'ombra. In silenzio egli ritorna, tenendo Adamo ed Eva per mano. Non li lascerà mai più; insieme essi ritorneranno perché esploda il grande Alleluia di Pasqua.

 

MARIA: Il Padre ha riempito il mio cuore del balsamo della saggezza e io veglio come la sola Vergine saggia di un mondo divenuto folle. E tutta la speranza del mondo e tutta la sua fede ardono nel mio cuore. E il soffio dello Spirito mi colma e dice: "No, tuo Figlio non è morto, dorme. E nel silenzio di questo grande sabato del mondo io offro tutte le sofferenze, tutte le umiliazioni e tutta la miseria degli uomini".