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07 aprile, 2023

VIA CRUCIS

 VIA CRUCIS

 

Prima stazione: Gesù è condannato a morte

IL PADRE: O mio popolo, o figlio mio, tu percuoti le labbra che cercavano la tua anima e vuoi uccidere la Vita e mettere a morte l'Amore. Tu istituisci un tribunale per giudicare la Giustizia, oscuri la Luce e percuoti con le verghe la sola carne veramente casta del Figlio dell'uomo, e leghi le mani del Creatore come se temessi il suo abbraccio.

 

L'ANIMA: Sono diventato un figlio delle tenebre colpendo le palpebre del Sole nascente venuto a visitarci. Ho condannato il mio Salvatore e ho lasciato inaridire la fonte della mia vita. Pietà, Signore, perdona nella tua grande misericordia l'umanità che cerca di sbarazzarsi del suo solo mezzo di salvezza. Liberaci attraverso il sangue di colui che abbiamo messo in catene.

 

GESÙ: Tu sia benedetto, Padre, per la potenza del tuo amore che mi ha restituito il giudizio e mi ha permesso di prendere su di me la condanna che pesava sul genere umano. Ti benedico per la gloriosa libertà dei tuoi figli, acquisita attraverso la vittoria riportata sulle potenze delle tenebre.

 

Seconda stazione: Gesù è caricato della croce

IL PADRE: Figlio mio, mio Unico, mio Prediletto, al quale tengo infinitamente più di quanto non potesse tenere Abramo ad Isacco, ecco che giunge a me la domanda del figlio che portava sulle spalle il legno del suo olocausto: "Dov'è l'agnello del sacrificio?". Figlio mio, mio Amore, tu sei la risposta che lo spirito suggerì ad Abramo: "Dio provvederà". Tu sei la fine di ogni fatalità e di ogni maledizione.

 

L'ANIMA: Ho tagliato, nella mia follia di figlio rabbioso e infelice, l'albero che Dio aveva piantato al centro del giardino. L'albero della vita io l'ho maledetto, ed eccolo ora come strumento di morte sulle spalle di colui le cui membra porteranno i frutti della vita e faranno di questo luogo di tormenti un nuovo Eden.

 

GESÙ: Ho tolto la trave che era nel tuo occhio, e lo splendore di ciò che tu ora percepisci ti rende cieco. Sii paziente in questa prova, caricati della mia croce, essa ti condurrà; tu vedrai che l'amore alleggerisce il giogo di chiunque si affidi alla mia scuola, vedrai come è dolce il fardello di colui che porta gli altri, di colui che porta i poveri. E perciò egli porta Dio, porta il mondo.

 

Terza stazione: Gesù cade per la prima volta

IL PADRE: Spargerò la mia sapienza come un vento impetuoso e folle per confondere la sapienza dei saggi, e spargerò una debolezza nuova e santa che confonderà la forza dei potenti. Ecco la mia saggezza, ecco la follia dell'amore che bacia la polvere dalla quale ho creato gli uomini. Ecco la mia debolezza, e la potenza della mia umiltà: voi non avete voluto tornare a me e il vostro Dio si è convertito alla vostra natura umana, ma ormai è nella polvere che noi abbiamo appuntamento.

 

L'ANIMA: Non posso sopportare di vederti cadere come un idolo di pietra. Mi sembra di osservare la mia propria caduta, e non posso sopportarlo. Le tue mani sono legate alla trave e tu cadi senza poter proteggere il Santo Volto. Insegnami il vero abbandono, insegnami a non cercare di attutire le mie cadute con l'autogiustificazione. Insegnami a prendere su di me la violenza dell'umiliazione, perché crescano in me la dolcezza e l'umiltà.

 

MARIA: È caduto mio Figlio, è caduto il mio piccolo Bambino, è caduto come quando gli insegnavo a camminare nella polvere delle vie di Nazaret. E oggi una nuova umanità fa i suoi primi passi e cade, e sa subito rialzarsi poiché non conta più sulla sua forza ma su quella di Dio. Essa tace e benedice silenziosamente i suoi carnefici, poiché non è più essa che vive, è mio Figlio che vive in essa come ha vissuto in me.

 

Quarta stazione: Gesù incontra sua Madre

IL PADRE: Mio popolo, la tua miseria mi sconvolge più dei tuoi peccati, è arrivato a me il grido che non posso contenere: "Consolate, consolate il mio popolo". E ciò che nessun profeta ha potuto fare, lo fa una giovinetta. Tra le figlie di Eva, ella ha trovato grazia ai miei occhi; ecco la Sposa del Consolatore. E, attraverso di lei, io consolo mio Figlio che porta l'afflizione del mondo.

 

L'ANIMA: Maria, che fa tuo Figlio? Perché cammina verso la morte? Resti con noi, poiché si è levata una nube e le tenebre presto oscureranno la terra. Donna, chi sei tu perché egli ti guardi così, che cosa c'è tra te e lui? È il tuo sguardo di dolore e di forza, di gioia segreta e di agonia misteriosa e le vostre anime che si toccano e si appoggiano l'una all'altra, e si riposano e comunicano alle radici della sofferenza! È mai esistita una tale intima unione tra l'uomo e la donna?

 

GESÙ: O Madre, tu sei venuta, attratta dalla mia umanità divina come lo era Davide dall'arca dell'Alleanza. Tu mi cercavi nella città come la fidanzata tra le guardie. Tu mi hai trovato, amata dalla mia anima, e il tuo sguardo trafigge il mio cuore con la sicurezza della lancia del soldato, e io so che nel vedermi il tuo cuore è già trafitto, e si unisce perfettamente al mio.

 

Quinta stazione: Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la sua croce

IL PADRE: Miei piccoli figli, miei poveri figli, volevo sinceramente che voi viveste nel mio amore e nella condivisione della mia gioia, ed ecco salire grida di dolore, gemiti di sorde sofferenze, e l'amarezza del vivere si mischia anche ai vostri piaceri. Essa trasmette la vostra guarigione; fatela vostra, prendete la croce, se amate la vita.

 

L'ANIMA: Tu mi inviti a portare la tua croce quando io so appena portare il peso dei miei giorni e delle mie pene; soffro come uomo, come potrei portare la sofferenza di Dio? Ma tu mi dici che il tuo fardello non mi schiaccerà, che aprirà il mio cuore e che, se avrò diviso la croce di un altro, la mia tristezza si tramuterà in gioia e questa gioia nessuno potrà togliermela.

 

GESÙ: Il mio corpo è il tuo corpo. Il mio corpo è immenso e tutte le croci non sono che una sola croce, e tutte le sofferenze ne formano una sola e si posano sulle mie spalle, e pesano sul mio cuore. Ma il mio corpo è anche il tuo corpo, e il mio cuore è anche il tuo cuore. Io ti do la forza e ti associo come l'amico più prezioso alla redenzione del mondo.

 

Sesta stazione: Veronica asciuga il volto di Gesù

IL PADRE: O mia immagine infranta! Chi ha visto il Figlio ha visto il Padre. Ed ecco che si manifestano i tratti del grande dolore dell'amore messo alla porta e il tormento della misericordia. Figlio mio, io amo te e il tuo viso, ti amo sfigurato dalla lebbra del peccato, ti amo come una madre coccola il suo figlio malato, il suo piccolo deforme; egli è unico perché è il suo.

 

VERONICA: Ricevi il bacio di questo panno, o viso dell'amore, più bello tra i figli degli uomini. Il nuovo Adamo sta per nascere, lo vedo in questo miscuglio di acqua, sangue e fango. Più che su questo panno, posati come un sigillo sul mio cuore, imprimi per sempre la tua immagine nella carne del cuore dell'uomo.

 

GESÙ: Ama ogni uomo che porti questo viso. Ama al di sopra di ogni cosa colui che è stato percosso senza motivo, o con ragione, ama colui che ha ricevuto gli sputi del disprezzo e dell'anatema. Ama la diversità ogni volta che la incontri, sappi che essa porta la mia immagine. Segui l'insegnamento di questa donna che, trasportata dal suo amore, si è precipitata verso di me come Francesco verso i lebbrosi.

 

Settima stazione: Gesù cade per la seconda volta

IL PADRE: "Ecco deserta la città celebre, la città gioiosa! Anche i suoi giovani cadranno ai loro posti...". Eppure l'avevo promesso: "Il suo piede non si scontrerà con la pietra". Ma io amo le pietre di questo cammino di dolore, ognuna di esse potrà diventare un figlio dell'alleanza se io non trattengo mio Figlio che si dona all'umanità che è caduta e rimane a terra. Non è forse venuto per la caduta e per il risollevarsi di una moltitudine?

 

L'ANIMA: Mio Dio, non ho né il coraggio né il desiderio di rialzarmi. E un sottile orgoglio mi dice: a cosa serve mantenersi in piedi e tendere al cielo quando si fatto per la terra che ti attira? Oh, la vanità dei miei giorni che volevano innalzarsi fino a te e che ritornano inesorabilmente verso la notte originale! Vorrei che tu mi lasciassi alla mia miseria ma mi affascina la tua forza nella prova della via della croce.

 

GESÙ: Risollevo Adamo dalla sua caduta ripetuta infinitamente, e questa forza che si rinnova nelle mie braccia te la prometto e te la darò ogniqualvolta ti avvicinerai al sacramento della riconciliazione. Se tu ti spogli, verrò a cercarti come ho cercato Adamo che, nella sua vergogna, si nascondeva a Dio. L'Amore non sa null'altro che amare e l'Amore copre una moltitudine di peccati.

 

Ottava stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme

IL PADRE: O mistero della donna che rallegra la creazione, o figlie di Sion venute a consolare il cuore di Dio! Maria, Veronica, e voi figlie di Gerusalemme, figlie della città che uccide i profeti. In mezzo a voi è colei il cui cuore sarà trafitto, l'onore della vostra razza. Silenziosa, ella camminerà tra di voi nelle fiamme della sinagoga incendiata dagli pseudosoldati di Cristo, ella camminerà fra voi nelle fiamme di tutte le Auschwitz scaturite dall'odio degli uomini verso Dio, fino a quanto tutto Israele sarà salvato.

 

L'ANIMA: Dov'ero, Signore, nell'ora della tua angoscia? Cos'ho detto per consolarti? Quale mano rassicurante ti ho teso? Solamente le donne si avvicinano a te; dove sono i discepoli di cui faccio parte? Eppure l'amore perfetto annienta la paura, e io ho una tale vergogna della mia mancanza d'amore e di questa terribile cecità! Uniscimi ulteriormente alla tua passione affinché io ti ami di una passione così forte da dimenticare i miei tormenti.

 

GESÙ: Quanto siete benedette tra le donne, voi che capite che la rovina di Gerusalemme è vicina, poiché è il Tempio che sta per essere abbattuto. Dimenticate la mia sofferenza, che essa non sia per voi che un incoraggiamento a soffrire i dolori di una genesi terribile e nuova. Siate benedette per la vostra misericordia; vi sarà fatta misericordia nella stessa misura nel giorno della disgrazia. Siano benedetti coloro che dimenticano le proprie pene per consolare gli altri.

 

Nona stazione: Gesù cade per la terza volta

IL PADRE: Ho mandato mio figlio pensando che l'avrebbero risparmiato, ma ecco che essi uccidono il mio Amore, se ne burlano e lo beffeggiano. Il suo viso non ha più un aspetto umano. Questo viso essi lo cercheranno dappertutto, ma hanno infranto lo specchio e ucciso le loro anime. Nonostante questo, essi sono sempre miei figli; se essi conoscessero il mio dolore, capirebbero fino a che punto sono amati. Cesserebbero di sfigurare il Volto dell'Amore.

L'ANIMA: Ho commesso l'irreparabile e soffocato in me la voce ancora capace di chiamare Dio. Non so più chi sia. Abramo non può ottenere la grazia per Sodoma e il fuoco del cielo consuma il vizio, il suicidio e l'assassinio, la vertigine dei drogati e degli alcolisti. Non vi è più speranza.

 

GESÙ: Io sono il giusto, il solo a giustificare tutte le Sodoma della terra. È per te, è per loro che io cado più in basso della più profonda decadenza umana, perché è Dio che cade e attraverso la sua caduta viene a cercare e a salvare coloro che erano perduti. E il fuoco che era destinato a te mi divora in un battesimo d'amore, la mia lingua è incollata al mio palato e il grido che sale in me giustifica il mondo: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".

 

Decima stazione: Gesù è spogliato dei suoi vestiti

IL PADRE: Ecco che i fratelli omicidi hanno preso il mantello di Giuseppe prima di far scendere nelle tenebre colui che li libererà dalle tenebre d'Egitto.  Essi non sanno quello che fanno, essi accelerano l'ora del trionfo di colui che perseguitano. Il mantello del nuovo Elia sconfiggerà le acque della morte. Coloro che hanno spogliato Cristo, io li rivestirò di Cristo per la Pasqua eterna, ed essi appariranno davanti a me vestiti di lui come d'un vestito nuziale.

L'ANIMA: Il Padre si è fatto mediatore d'amore. Egli non possedeva che una sola pecora e, come mio padre Davide, gliel'ho rubata, gli ho preso il suo solo abito. Attraverso la tua nudità, o Cristo, voglio ormai rivestire coloro che sono nudi nel mondo. Colmare di tenerezza i maltrattati, colmare di giustizia e di misericordia coloro che sono stati privati del pane e della dignità, colmare del tuo Santo Spirito coloro che hanno fame e sete di conoscerti. Non vivrò abbastanza per riparare alla vergogna della tua nudità.

 

GESÙ: Non viene soltanto strappato il velo del Tempio, viene denudato Dio. Il cuore che ha tanto amato gli uomini si scopre, pronto a ricevere il colpo di lancia. Vi restituisco il mantello che copriva la mia carne per restituire a mio Padre il vestito della mia carne e dirgli: "Non ho altro abito che il sudore del sangue dell'angoscia dei tuoi figli, che il fango della loro miseria. Ora, Padre, rivestimi della tua gloria, affinché a mia volta io possa avvolgerli nel mantello della misericordia".

 

Undicesima stazione: Gesù è messo in croce

IL PADRE: Sono io che vi ho creato e voi mi inchiodate le mani perché non benedica più, perché cessi l'opera delle mie mani. Trafitte, esse diventano sorgenti di vita abbondante e gli angeli si chinano su questo mistero grande e bello. Voi legate l'Amore e, attraverso questi legami, l'Amore vi legherà a me in modo indissolubile. Per una sfida suicida, volete estinguere l'Amore per mezzo di tutte queste torture, ma alla fine dell'Amore vi è ancora l'Amore del mio figlio prediletto.

 

L'ANIMA: Gesù, fa' di me l'amante della tua croce. Concedimi di desiderare l'attraversamento di ogni opacità perché sia identificato in te, fa' passare attraverso le mie ferite la luce della gloria che hai acquisito. Soffrire con te non è più soffrire, e la sofferenza della croce apre una fonte inesauribile di gioia. La prova di colui che è inchiodato con te, prigioniero dell'Amore, apre

l'immenso campo della libertà spirituale.

 

GESÙ: Padre, tu non hai voluto sacrificio né olocausto, è la misericordia che volevi; essa aveva disertato il frutto delle tue mani, ma tu mi hai dato un corpo e io ti dico: Eccomi qui per fare la tua volontà. È arrivata l'ora della grande messa per il mondo ed eccomi, ostia elevata sopra la terra. Che io ami i chiodi, che io ami la croce e l'acqua con l'aceto, e tutti gli elementi di questa

liturgia che salva il mondo!

 

Dodicesima stazione: Gesù muore sulla croce

IL PADRE: Il grande grido dell'Amore è giunto fino a me. Risuonerà eternamente; nulla ormai lo farà tacere. Si alzerà in ogni istante, ad ogni eucaristia, ad ogni atto di carità, ad ogni sacrificio di santi che sono altri "Cristo", della folla immensa dei fratelli dei quali mio Figlio è il primogenito. Mai più sarà proclamata la vittoria della morte e della distruzione. Il grido che sale fino a me copre le grida di odio e le grida blasfeme.

 

L'ANIMA: O mio re, piego le ginocchia davanti alla tua sovranità. O mio unico amore, vorrei rispondere alle tue sette parole d'amore ma nessuna parola può fare eco all'infinito. Ho preso con me tua madre e il mio cuore si è aperto ancora di più, la mia casa è grande come il cielo che risuona del canto della lode dei cori angelici. O mia attesa superata, come ti restituirò tutto il bene che mi hai fatto?

 

GESÙ: La Vita non muore. Il grappolo è spremuto, non è più frutto ma vino novello. Ed è in questo nuovo inebriamento, fatto di dolore e di amore, che io mi addormento sul petto del Padre, poiché tutto è compiuto. Ora sappi che nulla potrà fermarti nel tuo cammino verso il regno. Regola i tuoi passi su quelli di colui che ha camminato sul mare e domato gli elementi scatenati. Dov'è l'odio degli uomini nell'ora della mia morte? L'amore ha avuto l'ultima parola.

 

Tredicesima stazione: Gesù è deposto dalla croce

IL PADRE: Si compie l'elevazione mediante la quale l'Agnello, al quale ritorna la beatitudine: "Beati i miti", prende possesso della terra e la strappa alla forza del nemico. Tenevo il corpo di Adamo tra le mie braccia divine, che egli non avrebbe mai dovuto abbandonare, come non si sarebbe mai dovuto interrompere il bacio attraverso il quale gli donavo il soffio vitale. Golgota, dove si è appena giocata la felicità dell'umanità, luogo del cranio, luogo dove ho visto morire Adamo. Se l'uomo avesse conosciuto il grande dolore che provavo vedendo morire il primo uomo, il mio grande dolore nel vedere il figlio dell'Eterno scendere nel regno dei morti! E il dolore nel vedere la terribile agonia di mio Figlio, l'agonia della mia anima che mette fine ad ogni disperazione! La morte è morta, l'Amore è vita e seme di vita.

 

MARIA: Mio Dio, abbandonato nelle mie braccia, Figlio mio, mio Amore e mio Dio. Mio Signore, totalmente abbandonato, come nel giorno di Natale il Figlio nelle mie braccia. E in questo silenzio dopo le tenebre un altro patto si compie, nel quale non è più il mio ventre ad aprirsi ma il mio cuore. E nel dolore di questa rivelazione, io avverto il Corpo di mio Figlio, la Chiesa, più grande del mondo. O Figlio mio, il cielo e la terra sono pieni dell'eco della tua morte e del tuo amore.

 

Quattordicesima stazione: Gesù è portato al sepolcro

IL PADRE: Si è fatto silenzio, il silenzio della pienezza che precedeva l'istante della creazione, l'esplosione luminosa, l'estasi dell'Amore che partorì l'uomo e la bellezza del mondo e di tutto ciò che esso contiene. In silenzio il mio Verbo scende nel regno dei morti. La luce della Vita apre gli occhi di coloro che brancolavano nella valle dell'ombra. In silenzio egli ritorna, tenendo Adamo ed Eva per mano. Non li lascerà mai più; insieme essi ritorneranno perché esploda il grande Alleluia di Pasqua.

 

MARIA: Il Padre ha riempito il mio cuore del balsamo della saggezza e io veglio come la sola Vergine saggia di un mondo divenuto folle. E tutta la speranza del mondo e tutta la sua fede ardono nel mio cuore. E il soffio dello Spirito mi colma e dice: "No, tuo Figlio non è morto, dorme. E nel silenzio di questo grande sabato del mondo io offro tutte le sofferenze, tutte le umiliazioni e tutta la miseria degli uomini".

 

Venerdì Santo

 Venerdì Santo

autore: Pieter Paul Rubens anno: 1620 titolo: Gesù in croce tra i due ladroni luogo: Museo reale di belle arti, Anversa

Nome: Venerdì Santo
Titolo: La passione del Signore
Ricorrenza: 7 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


La Chiesa con la meditazione della passione dei Cristo e con l'adorazione della Croce commemora la sua origine dal fianco del Signore, che sulla croce intercede per la salvezza di tutto il mondo. In questo giorno non si celebra l'Eucaristia. Il sacerdote e i ministri si recano all'altare in silenzio, senza canto né musica, fatta la riverenza all'altare, si prostrano in terra; questa prostrazione, come rito proprio di questo giorno, assume il significato di umiliazione dell'uomo terreno e partecipazione alla sofferenza di Cristo.

La Croce è al centro di questo giorno e della celebrazione: la Croce, infatti, è narrata nella liturgia della Parola, mostrata e celebrata nell'adorazione del Legno e ricevuta, quale mistero di salvezza, nella Comunione eucaristica.

La celebrazione della passione di Cristo fa emergere proprio questa ricchezza del simbolo della Croce: morte e vita, infamia e gloria.

Tre aspetti, tra gli altri, possono essere oggetto di particolare cura:
la Liturgia della Parola di questo giorno ci fa capire come il Venerdì santo non è un giorno di lutto, ma di amorosa contemplazione dell'amore del Dio Padre, per purificare e rinnovare nel suo sangue l'alleanza sponsale. Nella prima lettura ascoltiamo il IV canto del servo del Signore, disprezzato e reietto dagli uomini. Ma è più di tutto nel racconto della Passione del Signore secondo il Vangelo di Giovanni che emerge la glorificazione di Cristo, la sua esaltazione sulla croce, il compimento dell'Ora in cui la nuova alleanza viene sancita in modo definitivo da Dio nel sangue del vero Agnello pasquale.

la Preghiera Universale in forma tradizionale «per il significato che essa ha di espressione della potenza universale della passione del Cristo, appeso sulla croce per la salvezza di tutto il mondo». La salvezza per l'uomo credente, tribolato ed oppresso, è proprio il frutto che pende dall'albero della croce.

l'Adorazione della Croce da svolgersi «con lo splendore di dignità che conviene a tale mistero della nostra salvezza». In questa articolata sequenza rituale la Croce è al centro dell'attenzione: non è semplicemente un'immagine da guardare, ma in quanto portata, velata e velata, contemplata e baciata, entra in contatto con i corpi e i vissuti dei fedeli. Un'esecuzione veloce e maldestra di questo momento impedirebbe quel coinvolgimento totale della persona che si qualifica come autentica professione di fede, espressa nella pluralità dei linguaggi

La Via Crucis


Versione tradizionale


















Versione del 1991 di Giovanni Paolo II


GESÙ NEL GETSEMANI


Prima Stazione Gesù nel campo degli ulivi


* dal vangelo secondo Luca. 22, 39-46
Gesù se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

GESÙ TRADITO DA GIUDA


Seconda Stazione Gesù tradito da Giuda

* dal Vangelo secondo Luca. 22, 47-53
Mentre Gesù ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a lui per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì . Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».

GESÙ È CONDANNATO DAL SINEDRIO


Terza Stazione Gesù è condannato dal sinedrio

Dal Vangelo secondo Luca. 22, 66-71
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio». Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

GESÙ RINNEGATO DA PIETRO


Quarta Stazione Gesù rinnegato da Pietro

Dal Vangelo secondo Luca. 22, 54-62
Dopo averlo preso, condussero via Gesù e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente.

GESÙ È GIUDICATO DA PILATO


Quinta Stazione Gesù è giudicato da Ponzio Pilato

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 13-25
Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

GESÙ È FLAGELLATO E CORONATO DI SPINE


Sesta Stazione Gesù flagellato e coronato di spine

Dal Vangelo secondo Luca. 22, 63-65
Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». E molti altri insulti dicevano contro di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni. 19, 2-3
I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

GESÙ È CARICATO DELLA CROCE


Settima Stazione Gesù è incaricato della croce

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 20
Dopo averlo schernito, spogliarono Gesù della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

GESÙ È AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE


Ottava Stazione è aiutato dal cireneo a portare la croce

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 26
Mentre conducevano via Gesù, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.

GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME


Nona Stazione Gesù incontra le donne di Gerusalemme

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 27-31
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

GESÙ È CROCIFISSO


Decima Stazione Gesù è crocifisso

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 33-38
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

GESÙ PROMETTE IL SUO REGNO AL BUON LADRONE


Undicesima Stazione Gesù promette il suo regno al buon ladrone

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 39-43
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: « Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: « In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

GESÙ IN CROCE, LA MADRE E IL DISCEPOLO


Dodicesima Stazione Gesù in croce, la madre e il discepolo

Dal Vangelo secondo Giovanni. 19, 25-27
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

GESÙ MUORE SULLA CROCE


Tredicesima Stazione Gesù muore sulla croce

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 44-47
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto».

GESÙ È DEPOSTO NEL SEPOLCRO


Quattordicesima Stazione Gesù è deposto nel sepolcro

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 50-54
C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato.

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✝ Pensiero del 07 aprile 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Rosario Angelo, NOSTRO CIRENEO, aiutaci, a portare la CROCE, di tutti i giorni.

Barbara


Versetto del Giorno

Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.

Luca 23:34


VENERDÍ DELLA SETTIMANA SANTA
Meditazione sul Vangelo di Gv 18,1-19,42
Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto.
Oggi celebriamo la Pasqua dell’immolazione del Figlio di Dio. La liturgia propone all’inizio del rito la prostrazione silenziosa davanti al mistero dell’amore di Dio offerto per noi. Tutto tace, perché ogni parola è assorbita dal Verbo immolato e risorto. Non siamo nella giornata del lutto, ma del mistero. Infatti, il colore della liturgia è il rosso, il colore della vita, del sangue, dei martiri. Siamo di fronte a Colui che non subisce la morte, ma vi va incontro per sconfiggerla e liberare tutti gli uomini dalle sue spire velenose che si esprimono nel peccato. Ecco il perché della lunga preghiera universale che scende dall’ambone per raccontarci i mille rivoli del sangue di Cristo, che raggiunge tutti, dal Papa fino all’ultimo uomo: nessuno è oramai escluso dal potere dell’amore crocifisso. È celebrata l’universalità della salvezza. Il rito dell’adorazione della croce non è un atto di devozione o di pietà. Ci genuflettiamo davanti alla croce il venerdì santo, perché adoriamo il Figlio di Dio nell’atto di immolarsi e gloriosamente sconfiggere il peccato e la morte. Noi con quel gesto adoriamo la presenza della sua Pasqua. Signore Gesù Cristo, per noi bai accettato la sorte del chicco di grano che cade in terra e muore per produrre molto frutto. Ci inviti a seguirti su questa via quando dici: «Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna». Noi, però, siamo attaccati alla nostra vita. Non vogliamo abbandonarla, ma tenerla tutta per noi stessi. Liberaci dalla paura della croce, dalla paura di fronte all’altrui derisione, dalla paura che la nostra vita possa sfuggirci se non afferriamo tutto ciò che essa offre. Aiutaci a smascherare le tentazioni che promettono vita, ma le cui profferte, alla fine, ci lasciano soltanto vuoti e delusi. Aiutaci a non impadronirci della vita, ma a donarla. Aiutaci, accompagnandoti sulla via del chicco di grano, a trovare, nel «perdere la vita», la via dell’amore, la via che veramente ci dona vita, vita in abbondanza.
La più grande lezione che Gesù ci dà nella passione, consiste nell’insegnarci che ci possono essere sofferenze, vissute nell’amore, che glorificano il Padre.
Spesso, è la “tentazione” di fronte alla sofferenza che ci impedisce di fare progressi nella nostra vita cristiana. Tendiamo infatti a credere che la sofferenza è sempre da evitare, che non può esserci una sofferenza “santa”. Questo perché non abbiamo ancora sufficientemente fatto prova dell’amore infinito di Dio, perché lo Spirito Santo non ci ha ancora fatto entrare nel cuore di Gesù. Non possiamo immaginarci, senza lo Spirito Santo, come possa esistere un amore più forte della morte, non un amore che impedisca la morte, ma un amore in grado di santificare la morte, di pervaderla, di fare in modo che esista una morte “santa”: la morte di Gesù e tutte le morti che sono unite alla sua.
Gesù può, a volte, farci conoscere le sofferenze della sua agonia per farci capire che dobbiamo accettarle, non fuggirle. Egli ci chiede di avere il coraggio di rimanere con lui: finché non avremo questo coraggio, non potremo trovare la pace del suo amore.
Nel cuore di Gesù c’è un’unione perfetta fra amore e sofferenza: l’hanno capito i santi che hanno provato gioia nella sofferenza che li avvicinava a Gesù.
Chiediamo umilmente a Gesù di concederci di essere pronti, quando egli lo vorrà, a condividere le sue sofferenze. Non cerchiamo di immaginarle prima, ma, se non ci sentiamo pronti a viverle ora, preghiamo per coloro ai quali Gesù chiede di viverle, coloro che continuano la missione di Maria: sono più deboli e hanno soprattutto bisogno di essere sostenuti.
*******
La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.
In questo giorno la santa comunione ai fedeli viene distribuita soltanto durante la celebrazione della Passione del Signore; ai malati, che non possono prendere parte a questa celebrazione, si può portare la comunione in qualunque ora del giorno.
Il sacerdote e il diacono indossano le vesti di color rosso, come per la Messa.
Si recano poi all’altare e, fatta la debita riverenza, si prostrano a terra o, secondo l’opportunità, s’inginocchiano. Tutti, in silenzio, pregano per breve tempo.

Venerdì 07 Aprile

VENERDÍ SANTO [CENA DEL SIGNORE] 

S. Giovanni Battista de La Salle; S. Ermanno G. di Colonia  

Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte ed a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.


Gloria e lode a te, Cristo Signore!

(Filippesi 2,8-9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 30)
Rit: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.

Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Sul tuo servo fa splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte ed a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.


Gloria e lode a te, Cristo Signore!

(Filippesi 2,8-9)

06 aprile, 2023

Era sabato 06 aprile 1957

 Era sabato 06 aprile 1957

Pierina Eugenia Morosini muore alle ore 11.00, all’ospedale Maggiore di Bergamo
I MEDICI DEL TEMPO ESCLAMARONO: «Abbiamo un’altra Santa Maria Goretti!».


Giovedì Santo

 Giovedì Santo

autore: Daniele Crespi anno: 1625 titolo: L'Ultima Cena luogo: Pinacoteca di Brera, Milano

Nome: Giovedì Santo
Titolo: L'ultima cena
Ricorrenza: 6 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità


Il Giovedì Santo si celebra il rito della benedizione degli olii santi durante la Messa del Crisma al mattino e nel pomeriggio si ricorda l'ultima Cena del Signore nella messa serale dando così inizio al Triduo Santo.

Nella Chiesa, ma anche nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è "solidarietà", saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto». La sorgente di questo dono per la Chiesa e per ogni singolo credente è la Mensa Eucaristica nella quale la comunità radunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, ripetere il gesto compiuto da Gesù con l'istituzione del Sacramento dell'Altare.

Il comando di Gesù rivolto ai suoi discepoli chiamati a perpetuare quanto da lui stesso compiuto nel cenacolo si prolunga poi nel segno della lavanda dei piedi, tanto che lo stesso Maestro e Signore dice ai suoi commensali: «Vi ho dato l'esempio perché come ho fatto io facciate anche voi». Così facendo pone una relazione profonda e indisgiungibile tra l'Eucaristia, sacramento della sua offerta sacrificale al Padre per la salvezza del mondo, e il comandamento dell'amore che si traduce nel servizio incondizionato, sino al dono della vita, ai fratelli.

Dall'Eucaristia la Chiesa trae la sua origine permanente e all'Eucaristia essa deve fare ritorno in ogni istante della sua esistenza e della sua missione perché possa essere e crescere secondo il pensiero e il disegno di Dio. Del resto «la Chiesa è stata fondata, come comunità nuova del Popolo di Dio, nella comunità apostolica di quei dodici che, durante l'ultima cena, sono divenuti partecipi del corpo e del sangue del Signore sotto le specie del pane e del vino. Cristo aveva detto loro: "Prendete e mangiate...", "prendete e bevete". Ed essi, adempiendo questo suo comando, sono entrati, per la prima volta, in comunione sacramentale col Figlio di Dio, comunione che è pegno di vita eterna.

Da quel momento sino alla fine dei secoli, la Chiesa si costruisce mediante la stessa comunione col Figlio di Dio, che è pegno di pasqua eterna». La ricchezza di questo mistero di salvezza è sapientemente raccolta in un'opera in avorio che fa parte di una collezione più vasta di tavolette eburnee istoriate, molte delle quali illustrano scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, probabilmente costituenti nel loro insieme un paliotto d'altare. Oggi sono conservate al Museo S. Matteo di Salerno.

Ultima Cena Avori Salernitani


La "tavola" qui illustrata è divisa in verticale in due scene distinte e complementari. La parte superiore è occupata dall'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, chiaro rimando al mistero eucaristico. Gesù è intento a consegnare il pane moltiplicato ai suoi discepoli che a loro volta lo distribuiscono alla folla. La parte inferiore è invece costituita a sua volta da due scene. Innanzitutto l'ultima cena, in cui possiamo vedere Gesù seduto assieme ai suoi discepoli a una tavola imbandita con al centro un grande pesce, simbolo cristologico ed eucaristico, poco prima di annunciare il tradimento di Giuda. Poi ecco la lavanda dei piedi, lì dove Gesù, dopo aver deposto la veste su uno sgabello posto alle sue spalle ed essersi cinto di un asciugatoio, lava i piedi a Pietro e agli altri discepoli. Il suo gesto ha una forte connotazione liturgica e richiama immediatamente ciò che durante la celebrazione della Cena Domini compie il sacerdote quando ripete l'azione compiuta da Gesù nel cenacolo.

Le due scene sono strettamente relazionate e celebrano un solo mistero: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». Verso Cristo, il quale «ci nutrisce con tutto il sangue del suo corpo e del suo cuore, sotto il peso di inauditi dolori, pressato come in un torchio, solo per la forza del suo amore infinito» (M. S. Scheeben), si muove il cuore della Chiesa alla quale il Maestro «prima di consegnarsi alla morte, affidò il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore» (Preghiera Colletta).




ICONOGRAFIA


"Una casa. Al suo interno c’è una tavola con focacce e piatti colmi di cibo; c’è una coppa e un grande recipiente per il vino. Cristo è seduto a tavola con gli apostoli. Sul lato sinistro, Giovanni è disteso sul suo grembo; a destra Giuda allunga la mano nel piatto e guarda Cristo." Così recita il manoscritto d’iconografia bizantina redatto tra il X e l’XI secolo d. C. che detta le regole per rappresentare l'ormai tradizionale culto eucaristico con la figura di Cristo tra i discepoli.

Fractio Panis delle Catacombe di Priscilla
titolo Fractio Panis delle Catacombe di Priscilla


In epoca paleocristiana il rito del banchetto sacro, l'agape, veniva rappresentato nel contesto di un’abitazione, come nella Fractio Panis delle Catacombe di Priscilla risalenti al III sec sicuramente una delle più antiche raffigurazione della Cena Eucaristica. Col passare dei secoli troviamo un Cristo-Filosofo tra i discepoli, disposti a semicerchio coi pesci al centro come nel mosaico di Sant’Apollinare Nuovo (inizio del VI sec.) che non si discosta troppo dalla Codex Purpureus Rossanensis già ispirata a modelli orientali.

Codex Purpureus Rossanensis
titolo Codex Purpureus Rossanensis


Se con Giotto e Duccio possiamo ammirare i commensali sui due lati del tavolo con Cristo al centro, con Andrea del Castagno, il Ghirlandaio e Luca Signorelli vediamo gli apostoli allineati lungo un tavolo con Cristo al centro e Giuda da solo di fronte agli altri.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Giotto anno 1303-1305


Ma la rappresentazione più celebre di sempre è quella vinciana, che ne rivoluziona i dettami con i 13 commensali tutti dallo stesso lato, le profonde fughe prospettiche e soprattutto la scelta del momento da rappresentare, ovvero l’annuncio dell’imminente tradimento e la conseguente reazione degli apostoli.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Leonardo Da Vinci anno 1494-1498


Da lì a poco le varianti del Cenacolo saranno sempre più importanti. Perde di linearità e sintesi per arricchirsi di personaggi, animali e nuovi elementi con il capolavoro del Tintoretto.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Tintoretto anno 1592-1594


O come la magnifica rappresentazione del pittore spagnolo Juan Vicente Macip realizzato tra il 1555-1562 e conservato nel Museo del Prado a Madrid.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Juan Vicente Macip anno 1555 - 1562


Oltre alla raffigurazione dell'ultima cena nel Giovedì Santo viene rappresentata la lavanda dei piedi che è il gesto che Gesù fece durante l'Ultima Cena narrato nel Vangelo secondo Giovanni, atto che simbolizza l'amore di Cristo per gli umili. Uno dei dipinti più rappresentativi della scena è sicuramente quello di Giotto conservato nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Lavanda dei piedi
titolo Lavanda dei piedi
autore Giotto anno 1303-1305 circa


Ma anche il capolavoro del Caracciolo mostra come umilmente Gesù si inginocchia al cospetto di Pietro. Questi, che non può comprendere il gesto del Signore, tenta umilmente di sottrarvisi non ritenendosene degno. Gli altri apostoli si interrogano stupefatti con sguardi e gesti d'incredulità. Sul tavolo alle spalle di Gesù, ben illuminato, vi è un pane, ovvia allusione al pane eucaristico.

Lavanda dei piedi
titolo Lavanda dei piedi
autore Battistello Caracciolo anno 1622

✝ Pensiero del 06 aprile 2023

 


SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Rosario Angelo, anche TU, come Gesù, li hai AMATI FINO ALLA FINE.
Barbara

Versetto del Giorno
Al mattino ascolta la mia voce; fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
Salmo 5:4

Buon Triduo Pasquale a tutti.

GIOVEDÍ DELLA SETTIMANA SANTA
Meditazione sul Vangelo di Gv 13,1-15
Cominciò a lavare i piedi dei discepoli.
La messa «in cena Domini» è il preludio sacramentale al Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Mentre contempliamo il momento in cui Gesù istituisce il sacramento dell’Eucaristia e dell’Ordine (che ne permette la celebrazione), ecco che il mistero pasquale si apre davanti a noi. Quando noi celebriamo l’Eucaristia non riviviamo l’ultima cena, ma celebriamo l’alleanza nuova stabilita con noi dal Padre per mezzo della morte e risurrezione di Cristo. Due sono gli aspetti che ci guidano in questa celebrazione: l’umiltà di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli, prefigurando con questo la donazione totale di se stesso; e i tre giorni nella terra, l’amore con il quale Gesù Cristo, riprendendo i segni del pane e del vino dell’antica alleanza, inaugura una nuova alleanza. Mangiando e bevendo a quel mistico banchetto noi, ogni volta annunciamo la morte del Signore, proclamiamo la sua risurrezione e attendiamo la sua venuta. L’Eucaristia, vertice dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, ci permette di vivere dentro il Cristo risorto con umiltà ed amore.
In questa messa che si svolge nella cattedrale, si manifesta il mistero del sacerdozio di Cristo, partecipato dai ministri costituiti nelle singole Chiese locali, che rinnovano oggi il loro impegno al servizio del popolo di Dio.
Il Vescovo, circondato dagli altri sacerdoti, benedice gli oli che verranno adoperati nei diversi sacramenti: il crisma (olio mescolato con profumi), per significare il dono dello Spirito Santo nel Battesimo, nella Cresima, nell’Ordine; l’olio per i catecumeni e quello per i malati, segno della forza che libera dal male e sostiene nella prova della malattia.
Attraverso una realtà terrena, già trasformata dal lavoro dell’uomo (l’olio) e un gesto semplice e familiare (l’unzione), si esprime la ricchezza della nostra esistenza in Cristo, che lo Spirito continua a trasmettere alla Chiesa sino alla fine dei tempi.
Nella nuova ed eterna alleanza tutto ha valore perché tutto procede dall'Unto per eccellenza, da Gesù Cristo.
In lui, come egli stesso dichiara, si realizza in pieno il testo di Is 61,1-2. Gesù dimostra attraverso le opere la sua missione (Atti 10,38).

Giovedì 06 Aprile       

GIOVEDÍ SANTO [CENA DEL SIGNORE] 

B. PIERINA MOROSINI S. Pietro da Verona; B. Caterina da Pallanza 

Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: 

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 115)
Rit: Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: 

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!


05 aprile, 2023

Auguri di cuore di buon onomastico all'Avv. Vincenzo Livatino

 

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi la Chiesa, san Vincenzo Ferreri, fai tanti auguri di cuore, al tuo caro papà Vincenzo, e dai un abbraccio anche la tua cara mamma Rosalia.

In questa SETTIMANA SANTA, fateci da guida, e proteggeteci tutti, ne abbiamo bisogno. Dio, benedica e dia un bacio, ciascuno di voi.


Barbara