Translate

07 aprile, 2023

✝ Pensiero del 07 aprile 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Rosario Angelo, NOSTRO CIRENEO, aiutaci, a portare la CROCE, di tutti i giorni.

Barbara


Versetto del Giorno

Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.

Luca 23:34


VENERDÍ DELLA SETTIMANA SANTA
Meditazione sul Vangelo di Gv 18,1-19,42
Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto.
Oggi celebriamo la Pasqua dell’immolazione del Figlio di Dio. La liturgia propone all’inizio del rito la prostrazione silenziosa davanti al mistero dell’amore di Dio offerto per noi. Tutto tace, perché ogni parola è assorbita dal Verbo immolato e risorto. Non siamo nella giornata del lutto, ma del mistero. Infatti, il colore della liturgia è il rosso, il colore della vita, del sangue, dei martiri. Siamo di fronte a Colui che non subisce la morte, ma vi va incontro per sconfiggerla e liberare tutti gli uomini dalle sue spire velenose che si esprimono nel peccato. Ecco il perché della lunga preghiera universale che scende dall’ambone per raccontarci i mille rivoli del sangue di Cristo, che raggiunge tutti, dal Papa fino all’ultimo uomo: nessuno è oramai escluso dal potere dell’amore crocifisso. È celebrata l’universalità della salvezza. Il rito dell’adorazione della croce non è un atto di devozione o di pietà. Ci genuflettiamo davanti alla croce il venerdì santo, perché adoriamo il Figlio di Dio nell’atto di immolarsi e gloriosamente sconfiggere il peccato e la morte. Noi con quel gesto adoriamo la presenza della sua Pasqua. Signore Gesù Cristo, per noi bai accettato la sorte del chicco di grano che cade in terra e muore per produrre molto frutto. Ci inviti a seguirti su questa via quando dici: «Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna». Noi, però, siamo attaccati alla nostra vita. Non vogliamo abbandonarla, ma tenerla tutta per noi stessi. Liberaci dalla paura della croce, dalla paura di fronte all’altrui derisione, dalla paura che la nostra vita possa sfuggirci se non afferriamo tutto ciò che essa offre. Aiutaci a smascherare le tentazioni che promettono vita, ma le cui profferte, alla fine, ci lasciano soltanto vuoti e delusi. Aiutaci a non impadronirci della vita, ma a donarla. Aiutaci, accompagnandoti sulla via del chicco di grano, a trovare, nel «perdere la vita», la via dell’amore, la via che veramente ci dona vita, vita in abbondanza.
La più grande lezione che Gesù ci dà nella passione, consiste nell’insegnarci che ci possono essere sofferenze, vissute nell’amore, che glorificano il Padre.
Spesso, è la “tentazione” di fronte alla sofferenza che ci impedisce di fare progressi nella nostra vita cristiana. Tendiamo infatti a credere che la sofferenza è sempre da evitare, che non può esserci una sofferenza “santa”. Questo perché non abbiamo ancora sufficientemente fatto prova dell’amore infinito di Dio, perché lo Spirito Santo non ci ha ancora fatto entrare nel cuore di Gesù. Non possiamo immaginarci, senza lo Spirito Santo, come possa esistere un amore più forte della morte, non un amore che impedisca la morte, ma un amore in grado di santificare la morte, di pervaderla, di fare in modo che esista una morte “santa”: la morte di Gesù e tutte le morti che sono unite alla sua.
Gesù può, a volte, farci conoscere le sofferenze della sua agonia per farci capire che dobbiamo accettarle, non fuggirle. Egli ci chiede di avere il coraggio di rimanere con lui: finché non avremo questo coraggio, non potremo trovare la pace del suo amore.
Nel cuore di Gesù c’è un’unione perfetta fra amore e sofferenza: l’hanno capito i santi che hanno provato gioia nella sofferenza che li avvicinava a Gesù.
Chiediamo umilmente a Gesù di concederci di essere pronti, quando egli lo vorrà, a condividere le sue sofferenze. Non cerchiamo di immaginarle prima, ma, se non ci sentiamo pronti a viverle ora, preghiamo per coloro ai quali Gesù chiede di viverle, coloro che continuano la missione di Maria: sono più deboli e hanno soprattutto bisogno di essere sostenuti.
*******
La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.
In questo giorno la santa comunione ai fedeli viene distribuita soltanto durante la celebrazione della Passione del Signore; ai malati, che non possono prendere parte a questa celebrazione, si può portare la comunione in qualunque ora del giorno.
Il sacerdote e il diacono indossano le vesti di color rosso, come per la Messa.
Si recano poi all’altare e, fatta la debita riverenza, si prostrano a terra o, secondo l’opportunità, s’inginocchiano. Tutti, in silenzio, pregano per breve tempo.

Venerdì 07 Aprile

VENERDÍ SANTO [CENA DEL SIGNORE] 

S. Giovanni Battista de La Salle; S. Ermanno G. di Colonia  

Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte ed a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.


Gloria e lode a te, Cristo Signore!

(Filippesi 2,8-9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 30)
Rit: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.

Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Sul tuo servo fa splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte ed a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.


Gloria e lode a te, Cristo Signore!

(Filippesi 2,8-9)

06 aprile, 2023

Era sabato 06 aprile 1957

 Era sabato 06 aprile 1957

Pierina Eugenia Morosini muore alle ore 11.00, all’ospedale Maggiore di Bergamo
I MEDICI DEL TEMPO ESCLAMARONO: «Abbiamo un’altra Santa Maria Goretti!».


Giovedì Santo

 Giovedì Santo

autore: Daniele Crespi anno: 1625 titolo: L'Ultima Cena luogo: Pinacoteca di Brera, Milano

Nome: Giovedì Santo
Titolo: L'ultima cena
Ricorrenza: 6 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità


Il Giovedì Santo si celebra il rito della benedizione degli olii santi durante la Messa del Crisma al mattino e nel pomeriggio si ricorda l'ultima Cena del Signore nella messa serale dando così inizio al Triduo Santo.

Nella Chiesa, ma anche nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è "solidarietà", saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto». La sorgente di questo dono per la Chiesa e per ogni singolo credente è la Mensa Eucaristica nella quale la comunità radunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, ripetere il gesto compiuto da Gesù con l'istituzione del Sacramento dell'Altare.

Il comando di Gesù rivolto ai suoi discepoli chiamati a perpetuare quanto da lui stesso compiuto nel cenacolo si prolunga poi nel segno della lavanda dei piedi, tanto che lo stesso Maestro e Signore dice ai suoi commensali: «Vi ho dato l'esempio perché come ho fatto io facciate anche voi». Così facendo pone una relazione profonda e indisgiungibile tra l'Eucaristia, sacramento della sua offerta sacrificale al Padre per la salvezza del mondo, e il comandamento dell'amore che si traduce nel servizio incondizionato, sino al dono della vita, ai fratelli.

Dall'Eucaristia la Chiesa trae la sua origine permanente e all'Eucaristia essa deve fare ritorno in ogni istante della sua esistenza e della sua missione perché possa essere e crescere secondo il pensiero e il disegno di Dio. Del resto «la Chiesa è stata fondata, come comunità nuova del Popolo di Dio, nella comunità apostolica di quei dodici che, durante l'ultima cena, sono divenuti partecipi del corpo e del sangue del Signore sotto le specie del pane e del vino. Cristo aveva detto loro: "Prendete e mangiate...", "prendete e bevete". Ed essi, adempiendo questo suo comando, sono entrati, per la prima volta, in comunione sacramentale col Figlio di Dio, comunione che è pegno di vita eterna.

Da quel momento sino alla fine dei secoli, la Chiesa si costruisce mediante la stessa comunione col Figlio di Dio, che è pegno di pasqua eterna». La ricchezza di questo mistero di salvezza è sapientemente raccolta in un'opera in avorio che fa parte di una collezione più vasta di tavolette eburnee istoriate, molte delle quali illustrano scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, probabilmente costituenti nel loro insieme un paliotto d'altare. Oggi sono conservate al Museo S. Matteo di Salerno.

Ultima Cena Avori Salernitani


La "tavola" qui illustrata è divisa in verticale in due scene distinte e complementari. La parte superiore è occupata dall'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, chiaro rimando al mistero eucaristico. Gesù è intento a consegnare il pane moltiplicato ai suoi discepoli che a loro volta lo distribuiscono alla folla. La parte inferiore è invece costituita a sua volta da due scene. Innanzitutto l'ultima cena, in cui possiamo vedere Gesù seduto assieme ai suoi discepoli a una tavola imbandita con al centro un grande pesce, simbolo cristologico ed eucaristico, poco prima di annunciare il tradimento di Giuda. Poi ecco la lavanda dei piedi, lì dove Gesù, dopo aver deposto la veste su uno sgabello posto alle sue spalle ed essersi cinto di un asciugatoio, lava i piedi a Pietro e agli altri discepoli. Il suo gesto ha una forte connotazione liturgica e richiama immediatamente ciò che durante la celebrazione della Cena Domini compie il sacerdote quando ripete l'azione compiuta da Gesù nel cenacolo.

Le due scene sono strettamente relazionate e celebrano un solo mistero: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». Verso Cristo, il quale «ci nutrisce con tutto il sangue del suo corpo e del suo cuore, sotto il peso di inauditi dolori, pressato come in un torchio, solo per la forza del suo amore infinito» (M. S. Scheeben), si muove il cuore della Chiesa alla quale il Maestro «prima di consegnarsi alla morte, affidò il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore» (Preghiera Colletta).




ICONOGRAFIA


"Una casa. Al suo interno c’è una tavola con focacce e piatti colmi di cibo; c’è una coppa e un grande recipiente per il vino. Cristo è seduto a tavola con gli apostoli. Sul lato sinistro, Giovanni è disteso sul suo grembo; a destra Giuda allunga la mano nel piatto e guarda Cristo." Così recita il manoscritto d’iconografia bizantina redatto tra il X e l’XI secolo d. C. che detta le regole per rappresentare l'ormai tradizionale culto eucaristico con la figura di Cristo tra i discepoli.

Fractio Panis delle Catacombe di Priscilla
titolo Fractio Panis delle Catacombe di Priscilla


In epoca paleocristiana il rito del banchetto sacro, l'agape, veniva rappresentato nel contesto di un’abitazione, come nella Fractio Panis delle Catacombe di Priscilla risalenti al III sec sicuramente una delle più antiche raffigurazione della Cena Eucaristica. Col passare dei secoli troviamo un Cristo-Filosofo tra i discepoli, disposti a semicerchio coi pesci al centro come nel mosaico di Sant’Apollinare Nuovo (inizio del VI sec.) che non si discosta troppo dalla Codex Purpureus Rossanensis già ispirata a modelli orientali.

Codex Purpureus Rossanensis
titolo Codex Purpureus Rossanensis


Se con Giotto e Duccio possiamo ammirare i commensali sui due lati del tavolo con Cristo al centro, con Andrea del Castagno, il Ghirlandaio e Luca Signorelli vediamo gli apostoli allineati lungo un tavolo con Cristo al centro e Giuda da solo di fronte agli altri.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Giotto anno 1303-1305


Ma la rappresentazione più celebre di sempre è quella vinciana, che ne rivoluziona i dettami con i 13 commensali tutti dallo stesso lato, le profonde fughe prospettiche e soprattutto la scelta del momento da rappresentare, ovvero l’annuncio dell’imminente tradimento e la conseguente reazione degli apostoli.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Leonardo Da Vinci anno 1494-1498


Da lì a poco le varianti del Cenacolo saranno sempre più importanti. Perde di linearità e sintesi per arricchirsi di personaggi, animali e nuovi elementi con il capolavoro del Tintoretto.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Tintoretto anno 1592-1594


O come la magnifica rappresentazione del pittore spagnolo Juan Vicente Macip realizzato tra il 1555-1562 e conservato nel Museo del Prado a Madrid.

Ultima Cena
titolo Ultima Cena
autore Juan Vicente Macip anno 1555 - 1562


Oltre alla raffigurazione dell'ultima cena nel Giovedì Santo viene rappresentata la lavanda dei piedi che è il gesto che Gesù fece durante l'Ultima Cena narrato nel Vangelo secondo Giovanni, atto che simbolizza l'amore di Cristo per gli umili. Uno dei dipinti più rappresentativi della scena è sicuramente quello di Giotto conservato nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Lavanda dei piedi
titolo Lavanda dei piedi
autore Giotto anno 1303-1305 circa


Ma anche il capolavoro del Caracciolo mostra come umilmente Gesù si inginocchia al cospetto di Pietro. Questi, che non può comprendere il gesto del Signore, tenta umilmente di sottrarvisi non ritenendosene degno. Gli altri apostoli si interrogano stupefatti con sguardi e gesti d'incredulità. Sul tavolo alle spalle di Gesù, ben illuminato, vi è un pane, ovvia allusione al pane eucaristico.

Lavanda dei piedi
titolo Lavanda dei piedi
autore Battistello Caracciolo anno 1622

✝ Pensiero del 06 aprile 2023

 


SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Rosario Angelo, anche TU, come Gesù, li hai AMATI FINO ALLA FINE.
Barbara

Versetto del Giorno
Al mattino ascolta la mia voce; fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
Salmo 5:4

Buon Triduo Pasquale a tutti.

GIOVEDÍ DELLA SETTIMANA SANTA
Meditazione sul Vangelo di Gv 13,1-15
Cominciò a lavare i piedi dei discepoli.
La messa «in cena Domini» è il preludio sacramentale al Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Mentre contempliamo il momento in cui Gesù istituisce il sacramento dell’Eucaristia e dell’Ordine (che ne permette la celebrazione), ecco che il mistero pasquale si apre davanti a noi. Quando noi celebriamo l’Eucaristia non riviviamo l’ultima cena, ma celebriamo l’alleanza nuova stabilita con noi dal Padre per mezzo della morte e risurrezione di Cristo. Due sono gli aspetti che ci guidano in questa celebrazione: l’umiltà di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli, prefigurando con questo la donazione totale di se stesso; e i tre giorni nella terra, l’amore con il quale Gesù Cristo, riprendendo i segni del pane e del vino dell’antica alleanza, inaugura una nuova alleanza. Mangiando e bevendo a quel mistico banchetto noi, ogni volta annunciamo la morte del Signore, proclamiamo la sua risurrezione e attendiamo la sua venuta. L’Eucaristia, vertice dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, ci permette di vivere dentro il Cristo risorto con umiltà ed amore.
In questa messa che si svolge nella cattedrale, si manifesta il mistero del sacerdozio di Cristo, partecipato dai ministri costituiti nelle singole Chiese locali, che rinnovano oggi il loro impegno al servizio del popolo di Dio.
Il Vescovo, circondato dagli altri sacerdoti, benedice gli oli che verranno adoperati nei diversi sacramenti: il crisma (olio mescolato con profumi), per significare il dono dello Spirito Santo nel Battesimo, nella Cresima, nell’Ordine; l’olio per i catecumeni e quello per i malati, segno della forza che libera dal male e sostiene nella prova della malattia.
Attraverso una realtà terrena, già trasformata dal lavoro dell’uomo (l’olio) e un gesto semplice e familiare (l’unzione), si esprime la ricchezza della nostra esistenza in Cristo, che lo Spirito continua a trasmettere alla Chiesa sino alla fine dei tempi.
Nella nuova ed eterna alleanza tutto ha valore perché tutto procede dall'Unto per eccellenza, da Gesù Cristo.
In lui, come egli stesso dichiara, si realizza in pieno il testo di Is 61,1-2. Gesù dimostra attraverso le opere la sua missione (Atti 10,38).

Giovedì 06 Aprile       

GIOVEDÍ SANTO [CENA DEL SIGNORE] 

B. PIERINA MOROSINI S. Pietro da Verona; B. Caterina da Pallanza 

Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: 

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 115)
Rit: Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: 

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!


05 aprile, 2023

Auguri di cuore di buon onomastico all'Avv. Vincenzo Livatino

 

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi la Chiesa, san Vincenzo Ferreri, fai tanti auguri di cuore, al tuo caro papà Vincenzo, e dai un abbraccio anche la tua cara mamma Rosalia.

In questa SETTIMANA SANTA, fateci da guida, e proteggeteci tutti, ne abbiamo bisogno. Dio, benedica e dia un bacio, ciascuno di voi.


Barbara





San Vincenzo Ferreri

 San Vincenzo Ferreri

autore: Alonso Cano anno: 1644 titolo: San Vincenzo Ferrer Predicazione



Nome: San Vincenzo Ferreri
Titolo: Sacerdote
Nascita: 23 gennaio 1350, Valencia, Spagna
Morte: 5 aprile 1419, Vannes, Francia
Ricorrenza: 5 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
3 giugno 1455, Roma, papa Callisto III


S. Vincenzo Ferreri nacque a Valenza nella Spagna il 23 gennaio 1350 da Guglielmo Ferreri e Costanza Miguel. Prima ancora che nascesse, la madre aveva avuto un segno della futura grandezza di lui: perciò lo tenne sempre come dono speciale di Dio e come tale lo andava educando. Frequentò le prime scuole nella natia Valenza, ove studiò la grammatica e la dialettica; in questa, per felice disposizione del suo carattere, superò tutti i condiscepoli.

A 17 anni vestì l'abito di S. Domenico, mostrandosi per tutta la vita un modello di osservanza religiosa. Per l'elevatezza del suo ingegno, venne tosto designato a maestro di filosofia dei suoi condiscepoli di Valenza. A 28 anni conseguiva la laurea di dottore. Il cardinal Pietro De Luna lo ebbe carissimo e lo volle con sè in importanti uffici. Rifiutò però ripetutamente le dignità ecclesiastiche che di continuo gli venivano offerte.

Spinto da celeste visione, domandò ed ottenne titolo e facoltà di missionario apostolico per cui, novello Paolo, si diede a evangelizzare tutti i paesi più importanti d'Europa: Spagna, Francia, Inghilterra, Italia, Germania; i principi e i vescovi andavano a gara per averlo. La predicazione fu il campo dove impiegò il suo grande ingegno e profuse l'ardente suo zelo: la sua fu una vita veramente apostolica, poiché in mezzo a tante fatiche, viaggi e predicazioni, non smorzò mai il rigore con cui trattava se stesso.

Molto si adoperò per l'estinzione dello scisma d'Occidente e per far convocare un concilio generale a questo scopo: concilio che fu poi convocato nel 1417, a Costanza, e nel quale venne eletto Papa, con unanime consenso, Martino V. A lui Vincenzo rese prontamente omaggio della dovuta ubbidienza come al solo pastore legittimo.

Oltre che essere un uomo di grande zelo S. Vincenzo era pure un uomo di pari virtù: era solito dire di sé; « Io sono un servo inutile e un povero religioso: tutta la mia vita non è che fetore, io non sono che corruzione nel corpo e nell'anima ». Digiunava tutti i giorni eccetto la domenica, e vegliava buona parte della notte in orazione. Il demonio, invidioso di tanta virtù, cercò coi più formidabili assalti di indurlo a peccare, ma fu tutto inutile, essendo egli forte della preghiera e della devozione a Maria SS. Immacolata.

Dio fece molti miracoli per mezzo di lui, a conferma della sua santa vita e predicazione.

Dopo tante fatiche, avendo speso tutte le sue forze per il servizio di Dio, andò a ricevere il premio degli Apostoli il 5 aprile del 1419. Fu canonizzato nel 1453 da Callisto III, al quale, ancor giovanetto, Vincenzo predicatore aveva profetizzato il pontificato e la propria canonizzazione per mezzo suo.

PRATICA. Facciamo frutto della parola divina.

PREGHIERA. Dio, che ti sei degnato illustrare la tua Chiesa coi meriti e la predicazione del tuo confessore Vincenzo, concedi a noi, tuoi servi, di essere ammaestrati dai suoi esempi e di essere liberati per il suo patrocinio da tutte le avversità.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Vannes, nella Bretagna minore, san Vincénzo Ferréri, dell'Ordine dei Predicatori, Confessore, il quale, potente per le opere e per la predicazione, convertì a Cristo molte migliaia di infedeli.

ICONOGRAFIA



San Vincenzo Ferreri
titolo San Vincenzo Ferreri
autore seguace di G.B.Gaulli anno sec.XVII



Nell'iconografia di San Vincenzo Ferreri viene spesso raffigurato in compagnia di angeli e con l'abito domenicano (saio bianco e mantello nero), con l'indice della mano rivolto verso il cielo e con la fiamma dello Spirito Santo ardente sul capo o a volte sulla mano. Quasi sempre stringe una croce o regge un giglio.


San Vincenzo predica al popolo
titolo San Vincenzo predica al popolo
autore Guglielmo Borremans anno 1722



Nei molteplici dipinti, affreschi e statue a lui dedicati spesso è raffigurato come angelo dell'apocalisse. Raffigurato con le ali e regge la tromba e a volte il libro della Bibbia aperto al versetto di Apocalisse di Giovanni: «Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius» ('Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l'ora del suo giudizio').


San Vincenzo predica alle folle
titolo San Vincenzo predica alle folle
autore Saverio De Musso anno XVIII sec.



San Vincenzo
titolo San Vincenzo
autore Giuseppe Antonio Luchi detto il Diecimino anno 1756



San Vincenzo Ferreri
titolo San Vincenzo Ferreri
autore Antonio Magnoni anno 1745



San Vincenzo Ferreri
titolo San Vincenzo Ferreri
autore Juan Masip anno 1445/1450



San Vincenzo Ferreri
titolo San Vincenzo Ferreri
autore Graziani E. junior anno sec. XVII

Mercoledì Santo

 Mercoledì Santo

Nome: Mercoledì Santo
Titolo: Il tradimento di Giuda
Ricorrenza: 5 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Nel terzo giorno della Settimana Santa, il mercoledì, si ricorda una triste vicenda, il tradimento di Gesù da parte di uno dei suoi discepoli, Giuda Iscariota, si approfondisce questa parte del Vangelo già accennata il giorno precedente.

Il brano in questione recita “In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: -Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”- E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.”

Mentre sono a cena  tutti assieme, Gesù annuncia l'imminente tradimento da parte di uno di loro, e risponde a chi gli chiede chi sia : “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?” Gli rispose: “Tu l’hai dettoquasi come a lasciargli una scelta, la possibilità di ripensarci.

Ma cosa ha portato Giuda a questa decisione? Che Gesù non abbia accettato le sue critiche su quanto successo giorni prima, la sua osservazione sullo spreco che fa la donna dell'olio profumato che ha usato per lavargli i piedi.

La tristezza di questo tradimento è resa dalle parole “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto”  perché questo è un gesto che indica espressione di intimità e fiducia. Il racconto serve a ricordarci che chiunque di noi potrebbe comportarsi come Giuda, chiunque, pur affermando di amare il Signore,  potrebbe  tradirlo  con le proprie azioni, i compromessi. Ma nonostante tutto, l'amore di Gesù supera il tradimento e la negazione, perché è immenso e gratuito, non dipende cioè da quello che facciamo per lui. Questa è la sua grandezza.




✝ Pensiero del 05 aprile 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Rosario Angelo, aiutaci ad essere delle persone umili e non perfetti, perché un giorno tutti verremo giudicati, per l’amore che abbiamo donato.

Barbara

Quante volte, abbiamo già tradito Gesù, nel nostro cuore, ma ci presentiamo davanti a LUI, con l'ipocrisia di chi si crede "perfetto".

Versetto del Giorno
L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.
I Timoteo 6:10

MERCOLEDÍ DELLA SETTIMANA SANTA
Meditazione sul Vangelo di Mt 26,14-25
Il mio tempo è vicino, farò la Pasqua da te con i miei discepoli.
«Il mio tempo è vicino: farò la Pasqua da te con i miei discepoli». Noi sappiamo che il messaggio del vangelo è per noi: è come se l’autore si rivolgesse direttamente a chi legge e medita il testo. Ecco allora il grande annuncio: «Il tempo di Gesù è vicino ed Egli verrà a mangiare la Pasqua nella nostra casa». Meravigliosa affermazione che ci mette in guardia: il tempo del Signore è sempre vicino; stiamo attenti a non lasciar correre questa occasione imperdibile! Il lettore non deve infatti lasciarsi trarre in inganno dal ricorrente racconto del tradimento di Giuda (ieri nel vangelo di Giovanni, oggi in quello di Matteo). Il centro del messaggio non è tanto il gesto di Giuda, quanto l’annuncio che Gesù viene a mangiare la Pasqua da noi! Oggi poi la sottolineatura è ancora più precisa. Perché Giuda ha tradito il Signore? Sostanzialmente perché ha lasciato cadere l’occasione propizia della presenza del Signore nella sua vita e, non avendo compreso la grazia di quel momento, è diventato, forse inconsapevolmente, strumento di Satana. «Il mio tempo è vicino»: è il tempo in cui Gesù consegna se stesso per amore, il tempo in cui viene glorificato dal Padre; è il momento in cui il Signore indica all’uomo la strada di una vita spesa bene, fino in fondo, per te e dei fratelli. Impariamo da Lui!
Gesù, vedendo che la sua ora si avvicina, fa preparare la Pasqua. Durante la cena, annuncia il tradimento di Giuda. Il salmista aveva già previsto il tradimento dell’amico (Sal 041,10). Il popolo di Giuda condanna Gesù e lo consegna ai pagani. I lavoratori della vigna, dopo aver ucciso i servitori, uccidono anche il figlio del padrone. “Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi” (Mi 6,3). Giuda vende Gesù per trenta monete d’argento. Il valore di un servo era di trenta sicli d’argento (Es 21,32). Si valutò con lo stesso valore il profeta che era decaduto (Zc 11,12s). Ed è ancora questa somma che il sinedrio dà per Gesù.
Quando ciò che era stato annunciato si realizza, le Scritture terminano. Tutto, da sempre, era presente agli occhi di Dio. L’azione dell’uomo era prevista, ma non predeterminata. Ed è per questo che Gesù non toglie la responsabilità a colui che lo consegna, poiché egli ha utilizzato male la sua libertà.
Anche noi possiamo tradire Cristo, vendendolo per qualche moneta. La parola del Signore ci insegna, e il Signore stesso apre le nostre orecchie, affinché possiamo fare parte dei convitati di Gesù, che celebrano con lui la Pasqua, come membra vive della sua Chiesa.

Mercoledì 05 aprile

Settimana Santa
S. Vincenzo Ferreri; S. Irene; S. Giuliana

Is50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25
Oh Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.


Lode e onore a te, Signore Gesù!
Salve, nostro Re, obbediente al Padre: «Sei stato condotto alla croce, come agnello mansueto al macello».
Lode e onore a te, Signore Gesù!

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 68)
Rit: Oh Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.

Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento,
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Salve, nostro Re, obbediente al Padre: «Sei stato condotto alla croce, come agnello mansueto al macello».
Lode e onore a te, Signore Gesù!


04 aprile, 2023

Anniversario del MARTIRIO DELLA BEATA PIERINA MOROSINI


Oggi, 04 aprile, anniversario del MARTIRIO DELLA BEATA PIERINA MOROSINI

Santo Francesco Marto

 Beato Francesco Marto


Nome: Francesco Marto
Titolo: Veggente di Fatima
Nome di battesimo: Francisco de Jesus Marto
Nascita: 11 giugno 1908, Aljustrel, Portogallo
Morte: 04 aaprile 1919,  Povoação de Aljustrel
Ricorrenza: 4 aprile
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
13 maggio 2000, Fátima, Portogallo, papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione:
13 maggio 2017, Fátima, Portogallo, papa Francesco

 
Francisco Marto, fratello di Jacinta e assieme a lei e alla cugina Lucia testimone delle apparizioni della Madonna a Fatima nel 1917, nacque ad Aljustrel in Portogallo l'11 giugno 1908 ed era, come descritto dai genitori Manuel Pedro Marto e Olimpia de Jesus, un bambino “paziente, gentile e riservato, incline alla contemplazione”. Obbediente, tendeva a isolarsi e non cercava mai la lite, amava la natura e aveva un grande cuore. Durante la sua prima apparizione la Madonna gli predisse che sarebbe andato in cielo molto presto e fino ad allora avrebbe dovuto recitare molti rosari, cosa che puntualmente fece. A motivo delle sue esperienze mistiche subì molteplici umiliazioni da parte dei compagni e di un maestro che lo accusava di essere un “falso veggente”.

Si racconta che a chi gli chiedesse cosa avrebbe voluto fare da grande, egli rispondesse “voglio morire e andare in cielo!”.

Morì, come la sorella, di febbre spagnola il 4 aprile 1919 dopo aver preso, secondo suo grande desiderio, la sua prima e ultima Comunione. Beatificato assieme a Jacinta il 13 maggio 2000 da Giovanni Paolo II, è stato canonizzato da Papa Francesco il 13 maggio 2017. Il suo corpo riposa nella Basilica di Nostra Signora del Rosario di Fatima.