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01 marzo, 2023

✝ Pensiero del 01 marzo 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario, abbiamo sempre bisogno di conferme, a volte le prendiamo, ma senza la preghiera e la fiducia, nel Padre Celeste, non si ottiene nulla.

Barbara

Abbiamo sempre bisogno di segni per credere, in realtà, bisogna prima credere e fare atti di fiducia, e allora si potrà vedere e sperimentare.

Versetto del Giorno
Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
Salmo 20:8

Mercoledì – 1.a Quaresima
Meditazione sul Vangelo di Lc 11,29-32
Ecco, qui vi è uno più grande di Giona.
Questa generazione è una generazione malvagia: domanda un segno. Quanto è dura questa affermazione di Gesù! Risuona ancor oggi, tanto da farci chiedere se anche noi siamo generazione malvagia perché è difficile non chiedere un segno, una posizione, una dimostrazione a chi ti chiede di amare fedelmente senza limiti né di tempo né di stagione, a chi ti chiede di perdonare, di non far del male a nessuno neanche al tuo nemico, di porgere l’altra guancia! E’ troppo se ci pensi! Bisogna riconoscere che tutto ciò può essere chiesto solo da Dio. Riconoscere la voce di Dio allora può essere difficile anche per chi rispetta la legge, per chi fa volontariato, per chi si impegna nel sociale, in politica perché ciò va oltre alla nostra umanità. Il segno alla fine Gesù l’ha dato ed è visibile ancor oggi: la sua morte da giusto in croce. Quei tre giorni che aprono alla risurrezione, alla vita non tolta, ma trasformata, sono segno di colui che è più di Giona e di Salomone! Oggi più che domandare un segno, si potrebbe chiedere: «Dove e come trovarti, Figlio dell’Uomo?». Riuscire a riconoscere chi ci salverà, chi ci farà vivere oltre la nostra umanità richiede ben più di un segno. E ancor più, andare oltre l’esigenza di avere un segno, un miracolo, è da santi. Chiediamo allora di aver coraggio di metterci sul sentiero della santità. E lungo questo cammino spesso in salita ci faccia compagnia la sua Parola, e sulla sua Parola troveremo il coraggio di non chiedere segni, ma di diventare noi stessi annunciatori e testimoni della sua presenza tra noi!
Gesù è “più di Salomone”, del quale l’Antico Testamento celebra la sapienza. Egli vuole farci penetrare in quella “sapienza di Dio” che è “follia” finché noi la vediamo dall’esterno, cioè nel mistero della sua croce.
Di fronte ai giudei che da lui reclamano un segno, Gesù proclama che nella religione che egli istituirà non saranno i segni esteriori i più importanti. Egli compirà ogni genere di miracolo, ma il grande segno, il solo segno che deve essere il sostegno estremo di tutti coloro che credono in lui, è la sua morte e la sua risurrezione. Dio ci concede generalmente molti segni del suo amore, della sua presenza. Ma quando la nostra unione con Gesù diventa più profonda, possiamo conoscere dei momenti di grande debolezza, passare attraverso ogni sorta di purificazione, attraverso delle morti, delle agonie a volte molto dolorose. Ma questi momenti sono sempre seguiti da momenti di grazia, di risurrezione del nostro cuore. Gesù ci insegna a camminare senza timore su questa stretta via che ci unisce a lui nei suoi misteri.

Mercoledì 1 Marzo   

S. Felice III; Sant'Agnese Cao Kuiying Vedova, martire Sant'Albino di Angers; Vescovo Sant'Albino di Vercelli Vescovo e B. Cristoforo da Milano

1.a di Quaresima

Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32


Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito ed affranto

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,

perché sono misericordioso e pietoso.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

(Galati 2,12-13)


SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 50)

Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito ed affranto.


Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro. 

 

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito. 

 

Tu non gradisci il sacrificio;

se offro olocausti, tu non li accetti.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;

un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. 


Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito ed affranto

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,

perché sono misericordioso e pietoso.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

(Galati 2,12-13)


26 febbraio, 2023

26 febbraio 1944 | Un trasporto di 650 ebrei italiani arrivò ad Auschwitz da Fossoli di Carpi. 526 persone sono state uccise nelle camere a gas. 29 donne e 95 uomini sono stati registrati nel campo. Tra questi c'era Primo Levi

 26 febbraio 1944 | Un trasporto di 650 ebrei italiani arrivò ad Auschwitz da Fossoli di Carpi. 526 persone sono state uccise nelle camere a gas. 29 donne e 95 uomini sono stati registrati nel campo. Tra questi c'era Primo Levi - ricevette il numero 174517. Nel settembre 1947 scrisse "Se questo è un uomo".

"Tu che vivi al sicuro
Nelle vostre case calde,
Voi che trovate, ritornando la sera,
Cibo caldo e facce amichevoli:
Considera se questo è un uomo
Chi lavora nel fango,
Chi non conosce la pace,
Chi combatte per un pezzo di pane,
Chi muore per un sì o un no.
Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome,
Senza più forza di ricordare,
I suoi occhi vuoti e il suo grembo freddo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è successo:
Vi raccomando queste parole.
Scolpiteli nei vostri cuori
A casa, in strada,
Andare a letto, alzarsi;
Ripetili ai tuoi figli.
O che la tua casa vada a pezzi,
Possa la malattia ostacolarti,
Possano i vostri figli voltare la faccia da voi. "
---
"Per te e i tuoi figli le ceneri di Auschwitz conservano un messaggio. Agisci affinché il frutto dell'odio, di cui hai visto le tracce qui, non porti nuovi semi, né domani né per sempre. "
Primo Levi



Ci lasciava oggi, 52 anni fa, Fernand-Joseph-Désiré Contandin in arte Fernandel.

 Ci lasciava oggi, 52 anni fa, Fernand-Joseph-Désiré Contandin in arte Fernandel.

Il suo debutto cinematografico avvenne nel 1931 con un piccolo ruolo nel film “Le Blanc et le noir”.
La svolta avvenne nel 1951, quando, grazie a Julien Duvivier e al primo della serie di film incentrati sulla figura di don Camillo ideata da Giovannino Guareschi, Fernandel vestì il ruolo di un prete italiano di provincia, irascibile e sempre in lotta con il sindaco comunista, Peppone, interpretato da Gino Cervi.
Il suo primo film a Hollywood fu “Il giro del mondo in ottanta giorni” (1956), nel quale interpretava un conduttore di carrozza.
In seguito interpretò il film “Era di venerdì 17 “ (1956) che fu un rifacimento del film “4 passi fra le nuvole” (1942), nel quale Fernandel interpretò il ruolo che fu di Gino Cervi e al quale partecipò anche Carlo Romano, suo doppiatore nei film di Don Camillo.
Alla fine della carriera interpretò circa 150 film , ma la sua interpretazione di Don Camillo lo consegnò, per sempre, alla storia.



25 febbraio, 2023

San Gerlando di Agrigento

 San Gerlando di Agrigento

autore: Bottega siciliana anno: sec. titolo: San Gerlando
Nome: San Gerlando di Agrigento
Titolo: Vescovo
Nascita: 1030 circa, Besançon, Francia
Morte: 25 febbraio 1100, Agrigento
Ricorrenza: 25 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Al vescovo Gerlando si deve la riorganizzazione della diocesi di Agrigento dopo la lunga occupazione musulmana che durò dall'829 al 1086. Nominato primicerio della Schola cantorunt della chiesa di Mileto (Catanzaro) dal gran conte di Sicilia Ruggero I degli Mtavilla, dopo la riconquista di Agrigento dall'occupazione araba e il ristabilimento della gerarchia ecclesiastica nell'isola, Gerlando fu nominato, dallo stesso conte, vescovo della città nel 1088, consacrato poi a Roma da papa Urbano 11 (la bolla di conferma pontificia è del 1098).

La sua opera di riorganizzazione della comunità cristiana di Agrigento, che dopo l'occupazione musulmana contava pochi cristiani, lo portò in sei anni a costruire l'episcopio e la cattedrale, dedicati alla Madonna e a san Giacomo.

Fortificò il castello di Agrigento (nome assunto dalla città nel 1927, ma che allora si chiamava Girgenti dal nome Gergent datole dagli arabi). Partecipò poi al convegno di Mazara del 1098, in cui il conte Ruggero I e i vescovi della Sicilia giunsero a un accordo per la ripartizione delle decime; sempre a Gerlando è dato il merito di aver battezzato e convertito il signore arabo Charnud, chiamato poi Ruggero Achmet.

Gerlando morì il 25 febbraio 1100, e le sue reliquie subirono varie traslazioni ad opera dei vescovi agrigentini nel 1159 e 1264. Tuttora è venerato come patrono della città siciliana

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Agrigento, san Gerlando, vescovo, che riordinò la sua Chiesa liberata dal potere dei Saraceni.

22 febbraio, 2023

Sabato 22 e domenica 23 febbraio 1941, l'Ordnungspolizei (polizia tedesca) radunò uomini ebrei presso Jonas Daniël Meijerplein ad Amsterdam.

 Sabato 22 e domenica 23 febbraio 1941, l'Ordnungspolizei (polizia tedesca) radunò uomini ebrei presso Jonas Daniël Meijerplein ad Amsterdam. Arrestati 427 uomini tra i 18 e i 35 anni, spinti con la forza nei camion e deportati. La razzia era la punizione nazista per le risse avvenute tra ebrei, teppisti antisemiti e polizia tedesca.

Gli ebrei arrestati sono stati portati a Camp Schoorl. Da lì, furono deportati nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria, dove morirono tutti tranne uno. La popolazione di Amsterdam è rimasta scioccata da questa brutale azione tedesca. Pochi giorni dopo, è stato organizzato un grande sciopero per protesta.
Foto: incursione in piazza Jonas Daniël Meijerplein. Amsterdam, 22 o 23 febbraio 1941.



Nasce al Cielo don Luigi Giussani

 Nasce al Cielo don Luigi Giussani


Cattedra di San Pietro Apostolo

 Cattedra di San Pietro Apostolo

autore: Guido Reni anno: XVII sec. titolo: La consegna delle chiavi luogo: Museo del Louvre

Nome: Cattedra di San Pietro Apostolo
Titolo: Consegna delle chiavi
Ricorrenza: 22 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno

* Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».




S. Pietro, prima di portare il Vangelo a Roma, stabili la sua sede in Antiochia. Era giusto che la capitale dell'Oriente avesse per primo vescovo il Principe degli Apostoli, a cui Gesti aveva detto: « Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle ». E colà S. Pietro suscitò in breve tempo una eletta schiera di convertiti che per i primi ebbero l'onore di portare il titolo di Cristiani, ossia seguaci di Cristo.

Non si sa precisamente quanto tempo S. Pietro governasse la Chiesa di questa città. Tuttavia la festa di questa Cattedra è antichissima. Nella primitiva Chiesa i Cristiani e quelli d'Oriente in modo speciale, celebravano l'anniversario della loro rigenerazione spirituale. Non si davano ai diletti corporali, ma rinnovavano solennemente i voti fatti nel Battesimo, e ringraziavano Dio di averli ricevuti per sua misericordia nel novero dei suoi figliuoli. Questo lo chiamavano il giorno della loro rinascita spirituale. I vescovi, conforme a questa pia pratica, celebravano anche l'anniversario della loro consacrazione, e il popolo si univa a loro. Tale fu l'origine delle festa della cattedra di S. Pietro.

« Noi dobbiamo celebrare la festa della Cattedra di S. Pietro, scriveva già S. Leone Papa, colla stessa gioia con cui celebreremo il martirio del Principe degli Apostoli. Con ciò noi richiamiamo alla memoria contemporaneamente e la sua entrata in cielo, e l'innalzamento alla dignità di primo pastore della Chiesa militante ». Nelle lezioni del Breviario sono riportate le belle parole di S. Agostino: « Il Signore ha eletto Pietro a fondamento della sua Chiesa stessa; perciò la Chiesa onora questo fondamento sopra il quale si erige l'altezza dell'edificio ecclesiastico. Onde convenientemente il salmo dice: Lo esalteranno nella Chiesa della plebe e lo loderanno nella cattedra dei seniori". Sia benedetto il Dio che si degnò di esaltare nella Chiesa il beato Apostolo, poiché è giusto che sia onorato questo fondamento per mezzo del quale si può salire al cielo ».

Sappiamo le parole che il Divino Maestro disse ai Capo degli Apostoli: « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa ». Commenta S. Agostino: « Sei pietra, perché la mia virtù che ti consolida cosicché quelle cose che sono di mia proprietà sono pure tue per partecipazione ». Ecco la dignità conferita a Pietro, per cui merita tutta la nostra venerazione.

PRATICA. Ricordiamoci nelle nostre preghiere del successore di S. Pietro, il Papa, perché il Signore lo conservi, lo vivifichi, e gli dia la grazia di estendere il suo regno fino ai confini del inondo.

PREGHIERA. Dio, che istruisti la moltitudine delle nazioni con la predicazione del beato Pietro apostolo, fa' che, come ne veneriamo la memoria, così ne risentiamo il patrocinio presso di Te.

MARTIROLOGIO ROMANO. La Cattedra di san Piétro Apostolo ad Antiochia, dove per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.

Mercoledì delle ceneri

 Mercoledì delle ceneri


Nome: Sacre Ceneri
Titolo: Inizio della Quaresima
Ricorrenza: 22 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa mobile


Il Mercoledì delle Ceneri è il giorno nel quale ha inizio la quaresima, il periodo di quaranta giorni che precedono la Pasqua di Risurrezione e nei quali al Chiesa cattolica invita i fedeli ad un cammino di penitenza, di preghiera, di carità per giungere convertiti al rinnovamento delle promesse battesimali, che si compirà appunto la Domenica di Pasqua.

Momento caratteristico della liturgia del Mercoledì delle Ceneri è lo spargimento, da parte del celebrante, di un pizzico di cenere benedetta sul capo dei fedeli. Si accompagna tale rito con le parole «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15), frase introdotta dal Concilio Vaticano II, mentre prima si utilizzava l'ammonimento, contenuto nel Libro della Genesi, «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris» («Ricordati uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai»), forma quest'ultima ancora in uso nella Messa tridentina.

È consuetudine che le ceneri utilizzate per l'imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli si ricavino dalla bruciatura dei rametti di palme o di ulivo benedetti in occasione della Domenica delle Palme, dell'anno precedente.

Altro aspetto caratteristico della liturgia che ha inizio il Mercoledì delle Ceneri è l'uso del colore viola per i paramenti sacri nonché il fatto che per tutto il periodo quaresimale non si canta l'alleluia e non si recita il gloria.

PREGHIERA. «L'umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui ? dice l'Apostolo ? vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2 Tim. 2, 11. 12)» (Sant'Agostino Sermoni, 206, 1).

PRATICA. La chiesa richiede in questo giorno si osservi il digiuno e l'astinenza dalle carni. Per quanto attiene il periodo di quaresima, che inizia con il Mercoledì delle Ceneri, insegna Sant'Agostino: «Il cristiano anche negli altri tempi dell'anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose».

MARTIROLOGIO ROMANO. Giorno delle Ceneri, e principio del digiuno della sacratissima Quaresima.

✝ Pensiero del 22 Febbraio 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Alla fine, di tutto Dio, giudicherà la nostra credibilità, dalla quale, verrà esaltata la Fede in Cristo e come premio, avremo il suo Amore Eterno.

Buona Quaresima

Barbara

Versetto del Giorno
A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme.
I Pietro 2:21

Mercoledì – 7.a Tempo Ordinario – LE CENERI
L’origine di questa celebrazione risale all’antica forma penitenziale. Originariamente, infatti, il sacramento della penitenza non veniva celebrato con le modalità attuali, ma aveva una forte dimensione pubblica, e la celebrazione “delle ceneri” costituiva il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli, che sarebbero stati assolti dai loro peccati nella celebrazione mattutina del Giovedì Santo. Col tempo, il gesto dell’imposizione delle ceneri si è esteso a tutti i fedeli, non solo ai pubblici penitenti. Dalla Bibbia ricaviamo il duplice significato della cenere: in primo luogo, è segno della debole e fragile condizione dell’uomo. In secondo luogo, la cenere rappresenta anche il segno esterno di chi si pente del proprio peccato e decide di riprendere il cammino verso il Signore. La semplice ma coinvolgente liturgia del Mercoledì delle Ceneri conserva questo duplice significato espresso nelle formule di imposizione: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” e “Convertitevi e credete al Vangelo”.
INDICAZIONI PER IL DIGIUNO E L’ASTINENZA
Il digiuno quaresimale ha certamente una dimensione fisica: oltre l’astinenza dal cibo, può comprendere altre forme, come la privazione del fumo, di alcuni divertimenti, della televisione. Tutto questo però non è ancora la realtà del digiuno; è solo il segno esterno di una realtà interiore, un rito che deve rivelare un contenuto salvifico.
Il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo sono giorni di digiuno dal cibo e di astinenza dalla carne e dai cibi ricercati e costosi. I venerdì di Quaresima sono giorni di astinenza dalla carne e dai cibi ricercati o costosi.
Negli altri venerdì dell’anno, i fedeli possono sostituire l’astinenza dalla carne con altre opere di carattere penitenziale.
Al digiuno sono tenuti i fedeli dai diciotto anni compiuti ai sessanta incominciati; all’astinenza dalla carne i fedeli che hanno compiuto i quattordici anni.
Anche coloro che non sono tenuti all’osservanza del digiuno, i bambini e i ragazzi, vanno formati al genuino senso della penitenza cristiana.
Meditazione sul Vangelo di Mt 6,1-6.16-18
Gesti di bene.
Il bisogno di riconoscimento è essenziale nella vita relazionale della persona. Gesù ci suggerisce che, se lo si cerca negli altri, si potrebbe restare schiavi del loro giudizio; se invece lo si cerca in Dio, allora è possibile ritrovare la dimensione vera del proprio valore, perché il Signore ama ciascuno come un figlio e ai suoi occhi si è degni di stima. Così il digiuno, l’elemosina e la preghiera sono atteggiamenti religiosi che non hanno bisogno di essere mostrati agli altri in pubblico, ma fanno parte del rapporto intimo che la persona instaura con il Signore. Gesù chiede trasparenza, non di esaltare gesti che sfigurano il volto o che facciano pensare alla morte. Il nostro è il Dio dei viventi, Egli restituisce a ciascuno la propria vera immagine.
“Fa più rumore un solo albero mentre cade di un’intera foresta mentre cresce”. Questo proverbio ci ricorda l’agire discreto del bene. Si apre il tempo di Quaresima e in tutti i cristiani cresce l’impegno verso il bene. Sappiamo che ogni volta che compiamo un gesto di bene esso non rimane chiuso in se stesso o circoscritto nell’ambiente di origine, ma si espande e raggiunge molte persone, molte di più di quante ne aveva toccato il primo gesto. Con un fare molto concreto, Gesù ci dà una lista di gesti di bene; dobbiamo semplicemente compierli affinché il Vangelo sia efficacemente vissuto. Basterebbe un po’ di semplicità per alleggerire tanti rapporti e fare, attraverso gesti semplici, un servizio gradito alle persone che ci stanno accanto. Non c’è grandezza che tenga di fronte alla semplicità di un gesto che dice cortesia, delicatezza, affetto. Scrive sant’Ambrogio: «Questa è la giustizia: se Dio dona, anche l’uomo deve distribuire a chi ha bisogno. Egli vuole che noi siamo come amministratori che, scegliendo il meglio non danno valore alle cose del tempo presente, concentrando la propria attenzione sulle cose di Dio. Dio presta soccorso a ciascuno secondo la propria buona volontà. Sono pertanto santi quelli che non vogliono possedere niente qui su questa terra se non il vitto e il vestito. Dio stesso si fa tutore di coloro che vogliono possedere solo questi beni essenziali. Cbi li amministrerà bene e con semplicità, crescerà secondo la volontà di Dio, perché abbia sempre ciò di cui donare, ricco nel presente e nel futuro». Gesù predilige il servizio vicendevole e invita tutti a fare altrettanto.
Il mercoledì delle Ceneri, la cui liturgia è marcata storicamente dall’inizio della penitenza pubblica, che aveva luogo in questo giorno, e dall’intensificazione dell’istruzione dei catecumeni, che dovevano essere battezzati durante la Veglia pasquale, apre ora il tempo salutare della Quaresima.
Lo spirito comunitario di preghiera, di sincerità cristiana e di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulle nostre teste, al quale noi ci sottomettiamo umilmente in risposta alla parola di Dio. Al di là del senso che queste usanze hanno avuto nella storia delle religioni, il cristiano le adotta in continuità con le pratiche espiatorie dell’Antico Testamento, come un “simbolo austero” del nostro cammino spirituale, lungo tutta la Quaresima, e per riconoscere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale, come un sacrificio reso al Dio della vita in unione con la morte del suo Figlio Unigenito. È per questo che il mercoledì delle Ceneri, così come il resto della Quaresima, non ha senso di per sé, ma ci riporta all’evento della Risurrezione di Gesù, che noi celebriamo rinnovati interiormente e con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati come il suo.
Il rinnovamento pasquale è proclamato per tutta l’umanità dai credenti in Gesù Cristo, che, seguendo l’esempio del divino Maestro, praticano il digiuno dai beni e dalle seduzioni del mondo, che il Maligno ci presenta per farci cadere in tentazione. La riduzione del nutrimento del corpo è un segno eloquente della disponibilità del cristiano all’azione dello Spirito Santo e della nostra solidarietà con coloro che aspettano nella povertà la celebrazione dell’eterno e definitivo banchetto pasquale. Così dunque la rinuncia ad altri piaceri e soddisfazioni legittime completerà il quadro richiesto per il digiuno, trasformando questo periodo di grazia in un annuncio profetico di un nuovo mondo, riconciliato con il Signore.

Mercoledì 22 Febbraio 

CATTEDRA DI SAN PIETRO (f); S. Pascasio; S. Margherita da Cortona

MERCOLEDI’ DELLE CENERI

Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20 – 6,2; Mt 6,1-6.16-18

Perdonaci, Signore: abbiamo peccato

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

(Salmo 94,8)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.


Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

(Salmo 94,8)

20 febbraio, 2023

Nel 1912 il 20 febbraio come oggi, nasceva, Cornelis Teunis Brandes auguri di vero cuore.

 Nel 1912 il 20 febbraio come oggi, nasceva, Cornelis Teunis Brandes auguri di vero cuore.

Marito di Jenny Brandes-Brilleslijper



Santa Giacinta Marto

 Santa Giacinta Marto


Nome: Santa Giacinta Marto
Titolo: Veggente di Fatima
Nome di battesimo: Jacinta de Jesus Marto
Nascita: 11 marzo 1910, Aljustrel, Portogallo
Morte: 20 febbraio 1920, Lisabona, Portogallo
Ricorrenza: 20 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
13 maggio 2000, Fátima, papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione:
13 maggio 2017, Fátima, papa Francesco


Jacinta de Jesus Marto, settima figlia di Manuel Pedro Marto e Olimpia de Jesus, era una pastorella nata ad Aljustrel, in Portogallo l'11 marzo 1910, ma è diventata famosa, assieme a suo fratello Francisco e alla loro cuginetta Lucia, per essere stata testimone di alcuni eventi miracolosi: le apparizioni della Madonna.

Giacinta era una bambina come le altre e conduceva una vita semplice: le piaceva giocare e ballare quando possibile.

Ma la sua esistenza cambiò quel 13 maggio 1917 quando, in un luogo chiamato Cova da Iria, nei pressi di Fatima, assistè alla prima apparizione di quella conosciuta in seguito come Madonna di Fatima.

Nonostante la sua giovanissima età il cambiamento fu radicale, ella infatti si fece seria e modesta, e il suo spirito di sacrificio divenne parte integrante della sua giovane vita: si privava anche della merenda per aiutare i bambini di due famiglie bisognose, e la sua preoccupazione più grande era la salvezza delle anime dei peccatori, per le quali pregava ininterrottamente.

Per i successivi sei mesi da quella prima apparizione, così come aveva loro annunciato la “Signora più brillante del sole” tornarono in quel luogo ogni 13 del mese fino per raccogliere il Suo messaggio.

Nella sua semplicità capì che l'inferno era una realtà terribilmente seria e che a lei era chiesto di impegnarsi perché tante persone potessero evitare un castigo così severo. Continuava a chiedere a Lucia: «Non si esce mai di là?» «No». «E dopo tanti e tanti anni?» «No, l'inferno non finisce mai». «E se noi preghiamo molto per i peccatori, Nostro Signore li libererà di lì? Poverini! Dobbiamo fare tanti sacrifici».

Giacinta fu vittima dell'epidemia di febbre spagnola che la colpì assieme a tante altre persone e morì all'età di 9 anni il 20 febbraio 1920. Beatificata da Giovanni Paolo II il 13 maggio 2000, è stata proclamata santa da Papa Francesco il 13 maggio 2017, in occasione del centenario della prima apparizione. Il suo corpo attualmente è conservato nel Santuario di Fatima.

«Un giorno, quando Giacinto e Francesco avevano ormai contratto la malattia che li costringeva a letto, la Vergine Maria venne a visitarli in casa, come racconta Giacinta: "A me ha chiesto se volevo ancora convertire peccatori. Le ho detto di sì: E, quando si avvicina il momento della dipartita di Francesco, la piccola gli racco-manda: "Da parte mia porta tanti saluti a nostro Signore alla Madonna e di' loro che sono disposta a sopportare tutto quanto vorranno per convertire i peccatori". Giacinto potrebbe benissimo esclamare con san Paolo: "Mi rallegro di soffrire per voi, completando in me stesso quello che manca alle tribolazioni di Cristo a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa"» (Giovanni Paolo li).

MARTIROLOGIO ROMANO. In località Aljustrel vicino a Fatima in Portogallo, Santa Giacinta Marto, che, sebbene ancora fanciulla di tenera età, sopportò con pazienza il tormento della malattia da cui era affetta e testimoniò con fervore la sua devozione alla beata Vergine Maria.

✝ Pensiero del 20 Febbraio 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Il GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO, CREDEVA, NELLA GIUSTIZIA SACRA, NON C'È NULLA CHE VENGA GIUDICATO DA DIO.

Barbara

Versetto del Giorno
Ogni parola di Dio è appurata; egli è uno scudo per chi ricorre a lui.
Proverbi 30:5

Lunedì – 7.a Tempo Ordinario
Meditazione sul Vangelo di Mc 9,14-29
Tutto è possibile per chi crede.
Credere significa affidarsi, cioè darci nella fiducia in colui di cui ti fidi. Chi si affida a Dio partecipa della sua onnipotenza d’amore. Chi crede diventa capace di perdonare e perdonando guarisce tutte le ferite dal cuore e sta meglio anche fisicamente. Chi crede si libera dalla sua solitudine, entra nella comunione divina e guarisce dalla solitudine che lo logora. Chi crede entra nell’amore di Dio ed esce dal non senso dell’esistenza, perché trova il senso e vive la vita in positivo, nell’amore, guarendo da tutte le paure. Signore, accresci la mia fede! Cioè: Signore, ti apro la porta del mio cuore, possiedimi!
Possiamo paragonare il nostro mondo a questo ragazzo posseduto dallo spirito maligno; in realtà esso è sovente in preda alle convulsioni. "Lo butta nel fuoco e nell'acqua", nel fuoco della violenza e della guerra, nell'acqua della facilità, della frenesia di godere. E questo mondo noi abbiamo il dovere di guarirlo. Il Signore ci ha detto che siamo il sale della terra e la luce del mondo, dobbiamo dunque strapparlo dalla follia, dalle convulsioni. Ma come? Ci sentiamo così incapaci, così impotenti! Gesù ci ha indicato i mezzi: la fede e la preghiera. Bisogna credere veramente, allora si può fare qualcosa anche nelle circostanze più difficili. E con la fede si può pregare in modo efficace.
Perché anche la preghiera è necessaria? Nel Vangelo di oggi vediamo che il rimedio è una morte che si apre a una risurrezione. San Marco ha condotto il suo discorso in modo da evocare la morte per la risurrezione.
Questo ragazzo per guarire deve passare attraverso la morte: "Il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: E morto. Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi". Morte e risurrezione.
E anche il nostro mondo, scosso da tante convulsioni, ha bisogno di una morte, ma non di una qualunque morte: di una morte preparante la risurrezione, di un rinnegamento che conduca alla risurrezione. Per questo la preghiera è necessaria. Avviene come per Gesù. Egli stesso, per accettare di morire per risorgere, ha dovuto pregare a lungo e intensamente durante la sua agonia e così ha trovato, attraverso la morte, la strada della risurrezione.
Questa è l'imperscrutabile sapienza divina, dalla quale dobbiamo sempre chiedere di essere illuminati.
Domandiamo dunque il dono della fede e della preghiera, perché tutto il mondo trovi attraverso la morte la via della risurrezione.

Lunedì 20 Febbraio 

S. Eucherio; B. Giacinta Marto; S. Leone di Catania

7.a del Tempo Ordinario (anno A)

Sir 1,1-10; Sal 92; Mc 9,14-29

Il Signore regna, si riveste di maestà


Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 92)
Rit: Il Signore regna, si riveste di maestà.

Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.

È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)



17 febbraio, 2023

Oggi, sarebbe stato il compleanno di Matteo Ferrari.

 Oggi, sarebbe stato il compleanno di Matteo Ferrari.

Gli Angeli, durano troppo poco sulla Terra.
Una preghiera, un bacio a te. ed a Luca Carissimi.
Auguri di cuore, caro Matteo!