Translate

04 ottobre, 2022

San Francesco d'Assisi

 San Francesco d'Assisi

autore: Guido Reni anno: 1606 / 1607 titolo: San Francesco confortato da angelo musicante luogo: Pinacoteca Nazionale, Bologna


Nome: San Francesco d'Assisi
Titolo: Patrono d'Italia
Nome di battesimo: Giovanni di Pietro di Bernardone
Nascita: 26 settembre 1182, Assisi
Morte: 3 ottobre 1226, Assisi
Ricorrenza: 4 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa

Nome: San Francesco d'Assisi
Titolo: Patrono d'Italia
Nome di battesimo: Giovanni di Pietro di Bernardone
Nascita: 26 settembre 1182, Assisi
Morte: 3 ottobre 1226, Assisi
Ricorrenza: 4 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


S. Francesco nacque ad Assisi l'anno 1182 da Pietro Bernardone e da madonna Pica, ricchi commercianti. La sua nascita fu circondata da avvenimenti misteriosi: un mendicante, presentatosi a madonna Giovanna Pica, pochi giorni prima della nascita di Francesco, le disse: « Fra queste mura spunterà presto un sole... »; il giorno stesso della nascita, essendo la madre oltremodo accasciata per i dolori del parto, un altro pellegrino le disse: « Tutto andrà bene, purchè la madre sia condotta nella stalla », e così avvenne. Un altro giorno fu udito pér le vie di Assisi un romito che gridava: « Pace e bene, pace e bene! » il futuro motto di Francesco. La dolce madonna Pica taceva e pregava, pensando: cosa mai sarà di questo fanciullo così prediletto da Dio?

Intanto Francesco cresceva vivace, allegro, amante delle spensierate brigate, delle laute cene, dei suoni e dei canti. Siccome gli affari andavano bene, il padre lo avviò alla mercatura. Di ingegno vivace, riusciva a meraviglia; combattè anche contro Perugia e sostenne lunga prigionia.

La grazia di Dio intanto lavorava. Un giorno gli amici, vedendolo assorto, gli domandarono: « Pensi a prendere moglie? ». « Sì, rispose Francesco, e sposerò la donna più bella e più amabile del mondo ». Si riferiva a « madonna povertà »! Una mattina, è colpito, in una chiesetta di campagna davanti al Crocifisso di San Damiano, da un brano del Vangelo, che dice: "Non tenere né oro né argento né altra moneta; non borse, non sacchi, non due vesti, non scarpe, non bastone". Fu allora che il Crocifisso gli parlò con commovente bontà: “Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restauramela”. Tremante e stupefatto, il giovane rispose: “Lo farò volentieri, Signore”. Egli aveva però frainteso: pensava si trattasse di quella chiesa che, per la sua antichità, minacciava prossima rovina. Per quelle parole del Cristo egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell’anima ch’era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio.

Preghiera in San Damiano
titolo Preghiera in San Damiano
autore Giotto anno XIII sec.




Si spogliò dunque di tutto, diede quanto aveva in elemosina, e a suo padre che l'aveva citato davanti al Vescovo, diceva rendendogli anche i vestiti: « Finora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, d'ora in poi a maggior ragione dirò: Padre mio che sei nei cieli ». Esce all'aperto e, immediatamente. mette in pratica il consiglio evangelico. Si scalza, s'infila una tunica contadinesca, getta la cintura di cuoio e al suo posto s'annoda sui fianchi una corda. (La cintura di cuoio era nel medioevo la parte più importante dell'abito, tanto importante che Dante. quando vorrà lodare la rude semplicità dei vecchi fiorentini, li dirà "cinti di cuoio e d'osso")

Da quel giorno l'eroismo di Francesco non ebbe più limiti: i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di ogni specie furono la sua parte életta. Fu trattato da pazzo, percosso, vilipeso, maledetto, ed egli ricambiava tutto con preghiere, carità, amore. Ai suoi seguaci che volle chiamare « Frati Minori » insegnava il lavoro, l'elemosina, la preghiera e la povertà più assoluta.

Cappella delle Rose
Capella delle Rose, il luogo dove sorgeva originariamente la capanna che ospitava San Francesco. Venne trasformato in cappella per volere di San Bonaventura intorno al 1260 ed fu definitivamente ampliata formando l'attuale "Cappella delle Rose", da San Bernardino da Siena, nel 1440 circa. Sotto l'altare della cappella, accanto alla statua del Santo in preghiera, si trovano i resti delle travi che formarono il pulpito dal quale egli annunciò, in presenza dei vescovi dell'Umbria, la grande Indulgenza della Porziuncola




All'inizio del 1209 Francesco assieme ai suo adepti si riunì così in una capanna nella località di Rivotorto, nella pianura sottostante la città di Assisi, presso la Porziuncola, iniziando così la prima scuola di formazione dove oltre ad insegnare i suoi principi fondamentali istruì i discepoli alla questua per sostenersi e per riparare le chiese danneggiate.

Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l'amore fra i nemici: convertì peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi.

San Francesco
autore Cigoli anno tra il 1597 e il 1599 titolo San Francesco


I tre voti francescani, obbedienza, povertà e castità, non erano pesi che il figlio di Pietro Bernardone prendeva sulle sue grame spalle e che imponeva ai compagni d'avventura. Al contrario, quei voti rendevano lui e i suoi seguaci più presti e leggeri. L'obbedienza scioglieva da ogni dubbio; la povertà liberava da ogni cupidigia; la castità sollevava da ogni impegno carnale. I vizi contrari a quei voti, cioè la superbia, l'avarizia e la lussuria, erano tre mostruose fibbie, che imbrigliavano l'uomo mondano.

Benedetto dal papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera; istituì le Clarisse; fondò e diffuse il Terz'Ordine. Andò in Egitto e Palestina per far cessare le ostilità tra i due popoli, mandò apostoli dappertutto a portare «pace e bene ».

Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate.

Compose laudi in onore del suo Dio perchè esclamava: « L'amore non è amato, l'amore non è amato! ». Morì, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara città di Assisi, il 3 ottobre 1226.

Fu chiamato il più santo degli Italiani, e il più Italiano dei santi; assieme a S. Caterina da Siena è il grande protettore della nostra amata patria.

PRATICA. Ad onore di S. Francesco facciamo oggi una mortificazione ed una elemosina.

PREGHIERA. O Dio, che per i meriti di S. Francesco accrescesti la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici di disprezzare a suo esempio le cose terrene, e di poter partecipare alla gioia dei doni celesti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Assisi, in Umbria, il natale di San Francésco, Levita e Confessore. Fondatore di tre Ordini, cioè dei Frati Minori, delle Povere Donne, e dei Fratelli e delle Sorelle della Penitenza. La sua vita, piena di santità e di miracoli, fu scritta da san Bonaventura.

SAN FRANCESCO E IL NATALE


Per Francesco il Natale era la festa delle feste, appunto perché Dio stesso, con la sua adorabile incarnazione, scendeva in terra, e si faceva fratello degli uomini. Frate, non monaco. L'eterno entrava nel tempo; l'immobile diventava viandante. Dal Natale in poi, tutte le strade sarebbero state come quella d'Emmaus.
continua >>

San Francesco Presepe
Il presepe di Greccio di Benozzo Gozzoli,
Chiesa di San Francesco, Montefalco



SAN FRANCESCO E GLI ANIMALI


San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati.
continua >>

San Francesco e gli animali


LA CROCE TAU


San Francesco aveva molto a cuore questo simbolo per via della forte somiglianza con la croce, tanto che rivestì un ruolo rilevante nella sua vita così come nei suoi gesti. Nel TAU si identificava la forza salvatrice e veniva rappresentata la beatitudine della povertà, uno dei pilastri fondamentali della vita francescana. Il TAU era il simbolo rivelatore di una convinzione spirituale profonda che vede nella croce di Cristo l’unica possibilità di salvezza di ogni uomo. “Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera” (FF 980); “Con esso dava inizio alle sue azioni” (FF 1347).

La croce TAU
La croce TAU


I "FIORETTI" DI SAN FRANCESCO


  Come Santo Francesco convertì tre ladroni micidiali, e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l'uno di loro,il quale fu santissimo frate.

Santo Francesco andò una volta per lo distretto del Borgo a Santo Sipolcro, e passando per uno castello che si chiama Monte Casale, venne a lui uno giovane nobile e molto dilicato, e dissegli: "Padre, io vorrei molto volentieri essere de' vostri frati". Rispuose Santo Francesco: "Figliuolo, tu se' giovane, dilicato e nobile: forse che tu non potresti sostenere la povertà e l'asprezza nostra". Ed egli: "Padre, non sete voi uomini come io? dunque, come la sostenete voi, così potrò io colla grazia di Cristo". Piacque molto a Santo Francesco quella risposta; di che benedicendolo, immantanente Io ricevette all'ordine e puosegli nome frate Agnolo. E portassi questo giovane sì graziosamente che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale. continua >>


CANTICO DELLE CREATURE



San Francesco Giotto
autore: Giotto anno 1292-1296 titolo La predica agli uccelli (Storie di san Francesco)



Altissimu; onnipotente bon Signore,
  tue so' le laude, la gloria e l'onore et orme benediczione.
  Ad te solo, Altissimo, se confano et nullu omu ène dignu te mentovare.

Laudato si, mi Signore, curo tucte le tue creature,
  spezialmente messor lo frate sole,
  lo quale jorna, et allumini per lui;
  et ellu è bellu e radiante rum grande splendore;
  de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle;
  in celo l'hai formate clarite et preziose et belle.

Laudato si, mi Signore, per frate vento
  et per aere et nubilo et sereno et orme tempo,
  per le quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si, mi Signore, per sor'acqua,
  la quale è multo utile, et umele, et preziosa et casta.

Laudato si, mi Signore, per frate focu,
  per lo quale ennallumini la nocte,
  et elio è bellu, et jucundo. et robustoso et forte.

Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra,
  la quale ne sustenta e governa,
  e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.

Laudato si, mi Signore, per quilli che perdonano per lo tuo amore
  e sostengo infirmitate et tribulazione.
  Beati quilli che sosterranno in pace,
  ca de te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si, mi Signore, per sona nostra morte corporale,
  da la quale nullu orno vivente pò scappare.
  Guai a quilli che morrano ne le peccata mortali.
  Beati quilli che se trovarà ne le tue sanctissime voluntati;
  ca la morte secunda no '1 farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore, e rengraziate.
  e serviteli cum grande umilitate.

Versione italiana

«Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni benedizione.

A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.

Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci dai la luce. E lui è bello e raggiante con grande splendore: te, o Altissimo, simboleggia.

Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle.

Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l'aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature dai vita.

Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.

Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. Egli è bello, giocondo, robusto e forte.

Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.

Lodato sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e sofferenze.

Beati quelli che le sopporteranno serenamente, perché dall'Altissimo saranno premiati.

Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.

Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà. In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.

Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»

TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO (1226)



Tomba di San Francesco


Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. continua >>



PREGHIERA SEMPLICE



San Francesco di Cimabue
autore: Cimabue anno 1285-1288 titolo Particolare nella Maestà di Assisi



Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:

Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.


BENEDIZIONE A FRATE LEONE



Benedizione a Frate Leone


Il Signore ti benedica e ti custodisca.
Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.
Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore ti dia la sua grande benedizione.

Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur
tui convertat vultum suum ad te
et det tibi pacem
Dominus benedicat frater Leo, te
Benedicat, benedicat,
benedicat tibi Dominus
et custodiat te Frater Leo, te



Benedizione di San Francesco


FRATELLO SOLE E SORELLA LUNA


Dolce è sentire
Come nel mio cuore
Ora umilmente
Sta nascendo amore
Dolce è capire
Che non son più solo
Ma che son parte di una immensa vita
Che generosa
Risplende intorno a me
Dono di Lui
Del Suo immenso amore
Ci ha dato il Cielo
E le chiare Stelle
Fratello Sole
E Sorella Luna
La Madre Terra
Con Frutti, Prati e Fiori
Il Fuoco, il Vento
L'Aria e l'Acqua pura
Fonte di Vita
Per le Sue Creature
Dono di Lui
Del suo immenso amore
Dono di Lui
Del suo immenso amore


 


✝ Pensiero del 04 ottobre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

03 - 04 ottobre SAN FRANCESCO D'ASSISSI

San Francesco, è il Santo dell'amore fraterno, della semplicità e della gioia.

Nella Memoria del compleanno di SANTA GIANNA BERETTA MOLLA GIOVANNA FRANCESCA

Martedì – 27.a Tempo Ordinario – SAN FRANCESCO D’ASSISI – Patrono d’Italia – P

Francesco, il “poverello di Assisi”, è il santo più celebre, ammirato e amato in tutto il mondo, anche in ambienti assai lontani dalla Chiesa cattolica e perfino dalla cultura cristiana e occidentale, come il lontano Oriente. Ma ciò che lo rende così sorprendente agli occhi di uomini e donne di ogni epoca e cultura è proprio il fatto che, con la sua personale esperienza di vita, fondata sull’umiltà e sulla semplicità, è stato forse il più fedele imitatore di Cristo, oltre che fedele annunciatore del messaggio evangelico. Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, si converti al Vangelo vivendo con estrema coerenza lo spirito delle beatitudini. Attratti dalla forza del suo esempio, molti lo seguirono e, in un’epoca difficile, la loro predicazione si diffuse via via ovunque, contribuendo al rinnovamento della Chiesa. Portò nel suo corpo i segni della Passione. Fu ispiratore e padre delle famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome. Pio XII lo proclamò patrono d’Italia il 18 giugno 1939.

Meditazione sul Vangelo di Mt 11, 25-30

Povero per amore.

San Francesco è uno dei santi più amati in assoluto. La sua storia e il suo messaggio affascinano anche i non credenti. La sua bontà, il suo distacco dalle cose materiali e la sua carità fanno di lui una figura piena di incanto e di fascino. Nato in una famiglia assai agiata, viveva spensieratamente insieme ai suoi coetanei. Convertito dalla Parola di Dio, si spoglia letteralmente di tutto, perfino dei suoi vestiti e della sua eredità, e ascolta la voce di Cristo che lo chiama a “riparare la mia Chiesa che va in rovina”. Presto si uniscono a lui sette compagni, che danno inizio ad una vita di comunità. Con il motto “Pace e bene”, diede origine ad uno degli ordini religiosi che più hanno contribuito e contribuisce tuttora, nella Chiesa, all’edificazione del Regno di Cristo.

Dio permette che vi siano situazioni difficili e dolorose nella vita degli uomini, come in quella di san Francesco, come momento di purificazione, di distacco da se stessi e come richiamo forte alla nostra anima. L’esempio di Cristo ci mostra che Egli viveva con distacco e abnegazione la sua esistenza terrena, tutto orientato a compiere la volontà di Dio e a portare la salvezza all’umanità, che nel suo egoismo e nella sua superbia voleva prescindere da Dio. Ciascuno deve accettare con umiltà e con generosità la realtà del proprio essere, della propria vita, così come Dio l’ha creato e amato, nella continua lotta, a volte drammatica, tra lo spirito e la carne, tra il bene e il male. Il Signore permette che viviamo in questa tensione, affinché raggiungiamo il distacco da noi stessi e dai beni terreni, e sappiamo guardare al bene della nostra anima, che è immortale. Scegliere Cristo significa far sì che nella nostra vita non vincano il male, il mondo e la carne, consapevoli che a Dio piace più una lotta incessante che una vittoria facile.

Martedì 4 Ottobre 

S. FRANCESCO D’ASSISI, patrono d’Italia (f); S. Petronio; S. Aurea

27.a del Tempo Ordinario

Gal 6,14-18; Sal 15; Mt 11,25-30

Tu sei, Signore, mia parte d'eredità

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Tu sei, Signore, mia parte d'eredità.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
«Nelle tue mani è la mia vita».


Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

03 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 03 ottobre 2022



S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella memoria del compleanno del GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO

AUGURI DI CUORE MIA DOLCISSIMA CREATURA TI AMO

Meditazione sul Vangelo di Lc 10, 25-37

Chi è il mio prossimo?

Il vangelo di oggi ci presenta la celebre parabola del buon samaritano: un uomo viene assalito da alcuni banditi, che lo rapinano e lo abbandonano mezzo morto al margine della strada. Si trovano a passar di lì un sacerdote ed un levita, irreprensibili per la legge ebraica, ma i loro pregiudizi e il loro cuore indurito li portano a passare oltre, senza esitazioni. Poi, giunge un samaritano, cioè un rappresentante di una etnia disprezzata dai giudei; eppure, proprio questi ha compassione e misericordia di quel poveretto, che per lui non è un avversario, ma soltanto il suo prossimo. Quel samaritano e quello sventurato sono uomini che Dio ama, perché sono opera delle sue mani, come lo siamo pure noi. Saremmo capaci di fare altrettanto?

Molte volte ci domandiamo cosa fare, in quale direzione camminare per vivere secondo Dio in questo mondo, che pare essersi dimenticato di Lui. La domanda non è nuova: nel Vangelo di oggi vediamo che fu già posta proprio al Maestro. Anche i grandi santi gliela rivolsero: “Signore, cosa vuoi che faccia?”. Ogni santo ha vissuto nell’impegno ad amare Dio sempre più, trasformandosi in un “altro Cristo”, sapendo vedere il volto di Dio in ogni creatura, come un riflesso della sua Gloria. I santi hanno tentato di vivere il vangelo come uno splendido dono e come un dono tanto immenso, non possiamo far altro che vivere amando Dio e le altre creature. Per questo la Chiesa, quando porta “agli onori dell’altare” un cristiano, lo fa con l’intento di mostrarci qual è la strada che ogni credente deve percorrere per giungere alla meta della beatitudine celeste. Il Vangelo di oggi ha suscitato sempre un grande fascino in tutti gli uomini, anche in coloro che non credono. Certamente, la carità disinteressata che sa guardare oltre le differenze di razza e di religione, se operata nel nome di Gesù, è capace di attrarre verso l’Amore che l’ha suscitata. Anche noi, illuminati dalla parabola evangelica, siamo chiamati a guardare all’amore misericordioso di Dio che non ricorda le nostre mancanze, se chiediamo perdono e ritorniamo a Lui.

Lunedì 3 Ottobre 2022

S. Gerardo di Brogne; S. Candida; S. Dionigi l’Areopagita

27.a del Tempo Ordinario

Gal 1,6-12; Sal 110; Lc 10,25-37

Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 110)
Rit: Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:

«Le ricerchino coloro che le amano».


Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.

Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
La lode del Signore rimane per sempre.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)

21 settembre, 2022

Trentadue anni SENZA IL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO.

 l più bel complimento che puoi fare ad un Uomo è chiamarlo “Uomo”. Non galantuomo, non superuomo. Voglio essere Uomo. Semplicemente ed immensamente Uomo. Chiamami Uomo e mi farai felice. Padre Maurizio Patriciello.

Semplicemente, un Uomo questo, era ed è il GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO!!
Canzano Barbara
Non chiamatelo ragazzino, il Giudice Rosario Angelo Livatino, perché Egli fu sempre stato un Uomo, anche quando fu veramente un ragazzino, perché ebbe sempre la capacità, d'essere un Uomo molto responsabile, anche in tenera età.
Canzano Barbara
Trentadue anni SENZA IL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO.
RICORDIMOCI CHE TUTTE LE VOLTE CHE LO SI APPELLA CON L'APPELLATTIVO "Il GIUDICE RAGAZZINO O PICCOLO GIUDICE" LO FAREMO MORIRE OGNI GIORNO.
Canzano Barbara



Beato Rosario Angelo Livatino

 Beato Rosario Angelo Livatino


Nome: Beato Rosario Angelo Livatino
Titolo: Martire di mafia
Morte: 21 settembre
Ricorrenza: 29 ottobre
Tipologia: Commemorazione


Rosario Angelo Livatino nacque a Canicattì, in provincia di Agrigento, in Sicilia, il 3 ottobre 1952 e nel 1975 conseguì la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti; membro dell'Azione Cattolica sin da giovane, aiutava nei corsi prematrimoniali e partecipava agli incontri organizzati dalle associazioni cattoliche, abitudine conservata anche una volta divenuto Magistrato.

Svolgendo la sua attività lavorativa ad Agrigento, mentre si recava a lavoro si fermava spesso presso la chiesa di San Giuseppe per porgere il suo saluto al Santissimo Sacramento.

Entrato in Magistratura nel 1978 come Uditore giudiziario, fu Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Agrigento dal 1984 al 1988, risultando il Magistrato più produttivo.

Continuando la sua partecipazione alla cristianità, a 35 anni ricevette il Sacramento della Cresima.

Nel 1989 divenne Giudice nella sezione penale, in un momento storico in cui i clan emergenti della Stidda si contrapponevano a Cosa Nostra in una vera guerra tra mafiosi, nel territorio di Agrigento; uno dei capi di quest'ultima, Giuseppe Di Caro, abitava nello stesso palazzo del Giudice.

Il 21 settembre 1990 Rosario Angelo Livatino venne assassinato in un agguato mentre si recava a lavoro ad Agrigento, con il colpo di grazia esploso in pieno volto dopo che pare ebbe chiesto agli assassini: «Picciotti [ragazzi], che cosa vi ho fatto?» ; definito Santocchio da Di Caro, fu ucciso perché, uomo di fede, risultava incorruttibile.

Nella sua infinita bontà, il Giudice, sapendo i rischi del suo lavoro, non volle sposarsi né avere una scorta per non mettere in pericolo altre persone.

Il 9 maggio 1993 Papa San Giovanni Paolo II, a colloquio con i poveri genitori dichiarò che lui e gli altri uccisi dalla mafia sono «martiri della giustizia e indirettamente della fede»; e dopo che Papa Francesco il 21 dicembre 2020 definisce la sua morte come martirio perché il movente ultimo è l'odio contro la fede, Rosario Angelo Livatino, detto anche il giudice ragazzino, è stato beatificato il 9 maggio 2021

San Matteo Apostolo

 San Matteo

autore: Caravaggio anno: 1602 titolo: San Matteo e l'angelo luogo: Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma

Nome: San Matteo
Titolo: Apostolo ed evangelista
Nascita: I secolo a. C., Cafarnao (Galilea)
Morte: I secolo, Etiopia
Ricorrenza: 21 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa
Luogo reliquie:Cattedrale di Salerno


S. Matteo, che prima si chiamava Levi, è l'autore del primo Vangelo, che scrisse in aramaico, ed è uno dei primi Apostoli che Gesù chiamò alla sua sequela.

Giudeo di nascita, figlio di Alfeo, secondo S. Marco egli esercitava il mestiere di gabelliere in Cafarnao. Quando il Maestro Divino gli disse di seguirlo, stava appunto seduto al banco delle gabelle sulle rive del lago. Ecco il tratto evangelico : « E Gesù tornò verso il mare; e tutto il popolo andava a lui e li ammaestrava. E nel passare vide Levi d'Alfeo, seduto al banco della gabella, e gli disse : Seguimi. Ed egli, alzatosi, lo segui ».

Mirabile generosità! Matteo aveva un ufficio che gli assicurava una certa agiatezza. Ma questa pronta rinuncia ai beni per seguire Gesù gli meritò una tale abbondanza di grazia da raggiungere le più alte cime della perfezione cristiana. S. Matteo ebbe in seguito la fortuna di ospitare in casa sua il Salvatore, onde i Farisei si scandalizzarono moltissimo, perché Gesù mangiava coi pubblicani e coi peccatori. Ma conosciamo la solenne risposta di Gesù: « Non son venuto per i sani, ma per i malati ».

Ricevuto lo Spirito Santo nella Pentecóste, predicò il Vangelo nella Giudea e nelle contrade vicine e poco dopo la dispersione degli Apostoli per il 'mondo, scrisse il Vangelo destinato ai Giudei.

S. Matteo, siccome scriveva per i suoi connazionali, volle dimostrare che Gesù Crocifisso era il Messia aspettato, il Redentore d'Israele profetato dalle Scritture. Ad ogni passo infatti si trova l'espressione: « Come è stato scritto da Isaia profeta, dai profeti », ecc. ecc.; e minuziosamente prova come le profezie e le promesse dell'Antico Testamento si siano compiute in Gesù Cristo.

Predicò poi il Vangelo nell'Africa, in Etiopia, e si sa per testimonianza di Clemente Alessandrino, che praticava l'esercizio della contemplazione e conduceva vita austerissima, non mangiando altro che erbe, radici e frutta selvatica.

Fu trucidato da una squadra di feroci pagani, mentre celebrava il santo sacrificio. Le sue reliquie furono trasportate dopo trecento anni in Bretagna, e di qui nella sontuosissima cattedrale a lui dedicata nella città di Salerno.

Martirio di San Matteo
titolo Martirio di San Matteo
autore Caravaggio anno 1599-1600


Come gli altri Evangelisti, anche S. Matteo è figurato dai quattro misteriosi animali descritti dal profeta Ezechiele, e nell'Apocalisse da S. Giovanni. È comune sentenza dei Ss. Padri della Chiesa che l'animale che aveva la figura quasi d'uomo raffigura S. Matteo, il quale appunto comincia il Vangelo colla generazione temporale di Gesù.

PRATICA. Ad onore di S. Matteo leggiamo oggi un tratto di Vangelo.

PREGHIERA. Ci vengano in aiuto, o Signore, le preghiere del tuo beato apostolo ed evangelista Matteo, affinché ciò che non ottengono le nostre forze, ci sia donato per sua intercessione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, lasciò l'ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell'Antico Testamento.

Il Cristo benedicente
titolo Il Cristo benedicente
autore Fernando Gallego anno 1492


IL TETRAMORFO

Il tetramorfo è una raffigurazione iconografica di “Quattro esseri viventi” citati nell’Apocalisse accanto al Trono dell’Altissimo e divenuti simbolo degli Evangelisti, derivano dalle creature dal quadruplice aspetto descritte dal profeta Ezechiele nel racconto della sua visione: “Avevano sembianza umana, ma ciascuno quattro volti e quattro ali. Le loro gambe erano diritte e i piedi simili agli zoccoli di un bue, lucenti come bronzo fuso. Di sotto le ali, ai lati apparivano mani d’uomo; tutti e quattro avevano lo stesso aspetto e identiche ali. Il loro aspetto era: davanti d’uomo, di leone a destra, di bue a sinistra e di aquila dietro.”

Sant'Ireneo di Lione fu il primo a collegare il quaternario con i Vangeli, specificando come il leone esprima il concetto della regalità, il bue del sacrificio, l’uomo dell’incarnazione e l’aquila dello Spirito che sorregge la Chiesa.

Fu invece san Girolamo ad associare gli “animali” agli Evangelisti:
  • il Vangelo di Matteo inizia con l’incarnazione ed è simboleggiato dall'uomo simili ad un angelo, probabilmente perché egli insiste, con la genealogia, sull’umanità di Gesù;

  • Marco è raffigurato con un leone il suo racconto comincia con la figura del Battista, “Voce di uno che grida nel deserto”;

  • Luca è simboleggiato con un bue ovvero con un vitello, simbolo del sacrificio di Zaccaria che apre il vangelo;

  • Giovanni, infine viene raffigurato con un'aquila, compie con il suo Prologo al Vangelo con una visione maggiormente spirituale e teologica, rivolta verso l'Assoluto.


ICONOGRAFIA


Nell'iconografia San Matteo viene raffigurato come un uomo anziano e barbuto, mentre scrive il suo Vangelo, molto spesso chinato e appoggiato su un tavolo. Il suo attributo iconografico è sempre un angelo, che lo aiuta a scrivere il vangelo come nella magnifica tela di Vincenzo Campi artista cremonese del XVI sec.

San Matteo scrive il suo vangelo
titolo San Matteo scrive il suo vangelo
autore Vincenzo Campi anno 1588


Talvolta è raffigurato durante la sua attività di esattore come nell'opera del Guercino.

Vocazione di San Matteo
titolo Vocazione di San Matteo
autore Caravaggio anno 1600


San Matteo è anche spesso riprodotto durante il suo martirio come nella tela di Cloude Vignon o la tela del Caravaggio.

Martirio di San Matteo
titolo Martirio di San Matteo
autore Claude Vignon anno 1617



✝ Pensiero del 21 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Gesù, non aspetta a chiamare Matteo quando è già santo, ma lo chiama a seguirlo quando è ancora peccatore. Non aspettano a seguire il Signore quando siamo perfetti, ma ora...così come siamo.

NELLA MEMORIA MARTIRIO DEL MARTIRIO DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO

Mercoledì – 25.a Tempo Ordinario – SAN MATTEO APOSTOLO EVANGELISTA – P
Matteo, detto Levi, era un pubblicano, cioè esattore delle tasse per conto dei Romani, che occupavano la Palestina. Detestato dai suoi concittadini, sedeva al suo banco all’aperto, quando il Maestro passò e lo chiamò: ormai predisposto alla conversione, seguì Gesù senza esitazioni e con grande entusiasmo, liberandosi subito dei suoi beni terreni, restituendo ogni cosa e risarcendo tutti. Mise per iscritto gli insegnamenti del Maestro, e condivise con noi la sua esperienza di apostolo. Egli stesso, infatti, ci riporta queste parole di Gesù: «Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,3- 4). Redatto dopo quello di Marco, il vangelo di Matteo è scritto in aramaico ed è rivolto soprattutto ai cristiani di origine ebraica; è evidente, infatti, lo sforzo dell’autore nel dimostrare che Gesù è il Messia che realizza le promesse dell’Antico Testamento. È per questo che, nel suo vangelo, offre spesso collegamenti tra gli insegnamenti del Maestro e i libri della Legge e dei Profeti.
Meditazione sul Vangelo di Mt 9, 9-13
Sono venuto a chiamare i peccatori
Oggi la Chiesa festeggia san Matteo, apostolo ed evangelista; è lui stesso a raccontare con profonda umiltà il suo incontro con il Signore. E attraverso di lui la liturgia della Parola ci rammenta la bellezza e l’esigenza della chiamata a seguire il Maestro. Gesù stesso è nel cuore di questa liturgia: passa e attrae a sé, e con la stessa forza risponde a chi lo contesta. “Seguimi” è l’unica parola rivolta a Matteo, ma “solo chi è sicuro di poter rendere felici può parlare così” (H. U. von Balthasar). E Matteo lo seguirà.
“Gesù passando vide un uomo”; di certo non ne vide uno soltanto, ma colui che era lì, seduto al banco delle imposte, doveva averlo colpito, forse per l’espressione triste del volto. Levi, un esattore delle imposte per conto del governo romano, di certo un uomo solo, un pubblico peccatore, un traditore. Un uomo schiacciato dal suo peccato e, ancor più, prigioniero di un ingranaggio difficile da spezzare; lui ha riconosciuto nella parola di Gesù – quel “Seguimi” – una parola di libertà: qualcuno si rivolgeva a lui, leggeva nel suo cuore il desiderio di essere liberato, spezzava finalmente la sua solitudine. Ecco la motivazione della prontezza della sua risposta: “si alzò e lo seguì”, come se non vedesse l’ora di essere liberato. Libertà: parola oggi sulla bocca di tutti. In nome della libertà, meramente identificata con il diritto di scegliere, si compiono spesso scelte insensate, che non hanno nemmeno il sapore della libertà e che, piuttosto, ci rendono schiavi del male che ci fanno. Pensiamo all’aborto, all’eutanasia, al matrimonio omosessuale, o anche all’adesione ad un modo di essere già confezionato, globalizzato, su un modello di libertà che, appunto libero non è, nella ricerca ossessiva di un’immagine: tatuaggi, pearcing, pubblicità, moda, diete dimagranti. Riconoscersi schiavi, bisognosi di liberazione è il primo passo vero che l’uomo può compiere verso Cristo e alla sua sequela. “La verità vi farà liberi”, non altro; solo la Verità, e la Verità è Cristo. Ecco il vero modello di libertà: Gesù è libero perché testimonia la verità, non pensa a se stesso ma ama, ama i suoi e li vuole salvare, ama le guardie che lo deridono, ama Pilato, ama i suoi crocifissori. Solo l’amore ci farà liberi.

Mercoledì 21 Settembre                                      

NELLA MEMORIA MARTIRIO DEL MARTIRIO DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO

S. Matteo ap. ev. (f); S. Giona profeta; S. Maura

25.a del Tempo Ordinario

Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio 

Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 18)
Rit: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
ed ai confini del mondo il loro messaggio.

Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.