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01 settembre, 2022

Rosario Livatino nel ricordo del cugino Salvatore Insenga

 Rosario Livatino nel ricordo del cugino Salvatore Insenga

di Francesco Inguanti
Salvatore Insenga è il cugino di Rosario Livatino. Lo abbiamo incontrato al Meeting di Rimini all’ingresso della mostra del magistrato ucciso dalla mafia e gli abbiamo chiesto di riscostruirne il ritratto dall’interno della famiglia.
Qual era con precisione il rapporto di parentela con Rosario Livatino?
Io e Rosario eravamo cugini, perché mia mamma e suo papà erano fratello e sorella. Siamo entrambi figli unici, quindi non ci sono altri cugini in famiglia. Con lui si estingue quel ramo della famiglia Livatino, anche se ci sono altri Livatino che sono parenti appartenenti ad un altro ramo.
Rosario era più grande di lei?
Tra me e lui ci sono 18 anni di differenza. Quindi io da bambino lo ricordo già universitario.
Che cosa ricorda di quei primi anni?
Il ricordo più caro è questa foto scattata per una festa di compleanno. Lui non era ancora laureato. Questa foto mi è cara perché è l’unica in cui lui è rivolto verso la macchina fotografica e sorride. Il piccolo in braccio sono io. Più avanti ci fu un avvenimento che cambiò le nostre vite e il nostro rapporto.
Quale?
La morte di mia nonna a seguito della quale il nostro rapporto si intensificò molto. Io avevo 12 anni e lui era già magistrato. Come era uso in quei tempi, la famiglia decise di affidarmi idealmente e non solo idealmente a lui. In quei giorni successivi al lutto, lui si occupò in tutti i modi di me, facendomi compagnia, consolandomi, mi distraeva in tutti i modi, mi comprava il gelato. Mi ha aiutato ad affrontare l’adolescenza. Da lì è nato un rapporto che da quel momento in poi si è fatto sempre più significativo.
Ma poi lei cresceva e diventava adolescente. Come cambiavano le cose?
Man mamo che io crescevo in conoscenza, curiosità, domande, (in quel periodo mi proclamavo ateo, avevo 16 anni, eravamo nel 1986) il rapporto si incrementava tra telefonate e incontri (la mia famiglia abitava a Palermo e la sua a Canicattì), e altro perché lui ci teneva a questo rapporto. Avevamo fortissimi scambi di opinioni.
Ma c’era sempre una certa differenza di età. Come influiva?
Certo, lui era già un uomo maturo, però mi provocava, mi stuzzicava, mi portava a intuire le cose, non mi dava mai risposte compiute. È stato per me una sorta di “precettore” sia dal punto di vista politico, cioè nell’accezione di polis, sia da un punto di vista religioso.
E quando divenne ancora più grande?
Mi iscrissi a Lettere e quindi erano molti gli spunti di discussione. Inoltre, sei mesi dopo la sua morte, io ho perso mio padre, perdendo così in breve tempo le due guide autorevoli della mia persona. Ed impressi una svolta alla mia vita.
Quale?
Decisi di lasciare Lettere per fare Teologia, all’Istituto di Scienze Religiose di Monreale. I miei maestri furono Francesco Conigliaro, Cosimo Scordato, ed anche altri che mi ricordavano in alcuni aspetti il modo di ragionare di mio cugino Rosario. Ricordo in particolare che Rosario chiedeva sempre la mia opinione. C’era una sorte di “corrispondenza d’amorosi sensi”, anche a livello letterario ma non solo, infatti, discutevano anche di cinema e teologia.
Perché a livello letterario?
Perché se vuoi conoscere Rosario devi leggere quello che lui leggeva. Non era solo un magistrato competente e basta, era un finissimo intellettuale che di professione era magistrato, ed era dotato di grande spiritualità. Ho imparato moltissimo da lui.
Un ricordo particolare?
Quando a 16 anni ero prossimo alla conversione ricordo che mi diceva presso a poco così: “non è importante che tu creda in Dio perché tanto Lui crede in te”. Questa espressione modificò il mio modo di ragionare; nel nostro rapporto vedevo che lui parlando con me parlava anche con sé stesso. Lui stava dandosi le risposte. Parlare con un ragazzo come me gli serviva per ritornare ragazzo, per ritrovare forse quella genuinità tipica dei giovani Quindi eravamo cugini atipici.
Voi in famiglia cosa percepivate del suo lavoro?
La sua professionalità emergeva nel “come”; nel come si portava il lavoro a casa, nel come assiduamente ci lavorava, nel come non si disperdeva mai quando lavorava. Per lui il lavoro era il lavoro. Però nel momento in cui lasciava il lavoro, esisteva la famiglia, e riusciva a trovare il tempo per i suoi genitori, per me e per tutti. Non mi telefonava quando lavorava, ma quando aveva tempo per potermi chiedere come stavo e cosa stessi facendo. E le telefonate non erano mai brevi né formali.
Ma del contenuto del suo lavoro cosa sapevate?
Lui non parlava certo del contenuto del suo lavoro, ma certamente del suo valore, del concetto del giudice, dell’interesse che aveva per l’anima degli altri. Questa attenzione per le persone e per le loro anime l’ha ricevuta da suo nonno.
Chi era suo nonno?
Il nonno era stato sindaco dal 1920 al 1923, in un tempo molto difficile. Si era dimesso con l’avvento del Fascismo poiché non ne condivideva i valori. Era uomo di grande personalità, avvocato, sindaco, antimafioso e antifascista. So dai racconti di mia madre, che ha fatto da balia a Rosario quando era piccolo e che era anche la sua madrina di battesimo, che erano simbiotici. Da lui ha ereditato e ha trasmesso a me e alla famiglia non solo la passione per gli studi giuridici, ma per la giustizia. Fin da bambino respirava in famiglia l’aria che lo portò a fare il magistrato.
Che rilievo ha avuto ed ha questa figura nella sua famiglia?
Ho tre figlie. La grande vive la figura di Rosario con distacco, perché ne avverte una sorta di paura; lo vede come una figura molto alta e colta e quindi difficile da raggiungere. La seconda invece vorrebbe ripercorrerne la strada e non a caso si è iscritta a giurisprudenza. La terza è ancora al liceo psico-pedagogico ed ha una spiccata tendenza nei rapporti con i ragazzi diversamente abili, che ha ereditato proprio da Rosario.
Torniamo alla formazione di Rosario.
Conosceva benissimo i “sacri testi” del marxismo come altrettanto bene conosceva tutti gli autori cattolici. Era poi particolarmente affezionato e competente di San Paolo VI. Le encicliche sociali di Montini erano per lui come una seconda Bibbia. Ecco perché per capire che tipo di giudice fosse Rosario, bisognerebbe leggere tutti i libri che sono conservati nella Casa Museo.
Cosa vi si trova e come si può visitare?
All’interno della casa Museo vi sono conservati tutti gli oggetti tra i quali è cresciuto e basta rivolgersi ai suoi custodi che prontamente la aprono. È un museo ma dovrebbe essere considerato anche un luogo di culto.
Come è nata la sua scelta di fare il magistrato?
Ho già detto dell’aria che ha respirato in casa. Da piccolo si sapeva che avrebbe fatto giurisprudenza, anche se non necessariamente il giudice. Magari avrebbe fatto l’avvocato, visto che il nonno e il padre erano avvocati.
E della pericolosità del suo lavoro faceva cenno in famiglia?
Mai. La scelta di non avere la scorta si accompagnava anche al fatto che tutta la famiglia e il vicinato vivevano con fastidio il via vai di auto della polizia che transitavano nei pressi. Ma probabilmente il motivo principale fu, come i fatti gli hanno dato ragione, di non coinvolgere altri in un ipotetico attentato.
Quindi la notizia della morte cruenta fu inaspettata?
Nessuno sapeva quali pericoli correva e lui faceva di tutto per occultarli; basti pensare che il giornalaio presso cui si recava tutti i giorni non sapeva che fosse un giudice.
Qual è la più grande eredità che ci lascia suo cugino?
La sua più grande eredità è una vera e propria “rivoluzione Copernicana”: lui non era semplicemente contro la mafia e più in generale contro l’illegalità, lui era sempre pro giustizia e pro legalità. Vedeva nell’altro sempre l’uomo e Dio anche se in quel momento era eclissato dalle azioni delittuose e viveva nella speranza che un giorno sarebbe “risorto”, proprio come Cristo.




✝ Pensiero del 01 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

01 settembre 1939 01 settembre 2022
ottantatré anni fa come oggi iniziava LA SECONDA GUERRA MONDIALE.

Meditazione sul Vangelo di Lc 5, 1-11
Signore, sono un peccatore.
Il quadro rappresentato da Luca è quello dell’incontro con Cristo e della sua proposta esigente che interpella la nostra vita. Nella vita di Pietro non sembra esserci spazio per la parola di Gesù, per un’interferenza nei suoi programmi, soprattutto quando si tratta della situazione in cui si sente sicuro, come è il suo mestiere di pescatore e la conoscenza del mare. “Non abbiamo preso nulla” (v.5), esclama con la sicurezza di chi sa che non c’è nessuna possibilità. Eppure, si fida e più di quanto sembrerebbe giusto. E lo stupore è grande per l’abbondanza della pesca. C’è una missione affidata, in Pietro a ciascuno di noi, e il Vangelo di oggi ce la ripropone: è la risposta che supera sempre ogni nostra sicurezza, ogni nostra capacità e si fida solo della Parola di Dio.
Gesù è la Parola feconda. Ogni volta che si obbedisce alla Parola, si sperimenta la realtà della Sua promessa. Per questo l’essenziale è giungere a questa obbedienza di fede. Nell’obbedienza Pietro scopre la potenza effettiva di colui che spera ciò che dice: cade in ginocchio e si scopre uomo peccatore. Davanti alla verità di Dio e al suo dono di misericordia, l’uomo scopre la sua verità. Dio può agire; la sua signoria è in grado di manifestarsi. Pietro si arrende di fronte allo sguardo di Gesù, getta la maschera, abbandona le proprie certezze per far spazio all’imprevisto di Dio, che invade la sua vita. “D’ora in poi…” (Lc 5,10 b). La notte della pesca senza successo si trasforma così nel giorno dell’abbondanza di Dio. Rimanere pescatori significa ora per Pietro, e in Pietro per tutti noi, incarnare nell’esperienza quotidiana la Parola che salva. Inaspettatamente si apre una breccia, un dubbio sorge nel cuore di Pietro: …e se avesse ragione? E in questo spazio si insinua la fede, che cambierà per sempre la sua esistenza. Riconoscersi peccatori è ammettere il proprio limite, rimettere in discussione le proprie certezze, è restituire nella propria esistenza il primato a Dio. Quante volte nelle nostre giornate, cediamo alla tentazione di non vedere la mano di Dio perché noi siamo troppo autosufficienti, troppo abili nei nostri campi. E ci priviamo della possibilità di farci pescatori dell’uomo, di farci partecipi con Dio di quanto è umanamente impossibile.

Giovedì 01 Settembre 2022
S. Egidio abate; S. Giosuè; B. Giuliana da Collalto
22.a del Tempo Ordinario
1Cor 3,18-23; Sal 23; Lc 5,1-11
Del Signore è la terra e quanto contiene

Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini.
(Matteo 4,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 23)
Rit: Del Signore è la terra e quanto contiene.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini.
(Matteo 4,19)

29 agosto, 2022

Martirio di San Giovanni Battista

 Martirio di San Giovanni Battista

autore: Fausto Raineri anno: XIX sec. titolo: Decollazione del Battista

Nome: Martirio di San Giovanni Battista
Titolo: La richiesta di Salome
Ricorrenza: 29 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica


Nell'anno xv del regno di Tiberio Cesare, Giovanni Battista dal deserto venne alle rive del Giordano, nelle vicinanze di Gerico, per predicarvi il battesimo di penitenza, in preparazione alla venuta del Messia. Tutta Gerusalemme e i paesi circonvicini andavano in massa ad ascoltarlo e molti si convertivano alle sue parole, confessando i loro peccati e ricevendo il battesimo di penitenza.

Un giorno che Giovanni, come d'uso, battezzava ed istruiva i peccatori, anche Gesù di Nazareth venne alle rive del Giordano. Il Battista, alla vista di Gesù, interiormente illuminato, riconobbe in lui il Messia aspettato, onde non voleva battezzarlo, stimandosi indegno anche di sciogliergli i legacci dei calzari. Tuttavia Gesù insistè e Giovanni dovette accondiscendere. In quel tempo Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, conviveva con Erodiade, moglie di suo fratello. Giovanni, all'udire tale mostruosità, riprese il re di quella colpa, dicendogli francamente che non gli era lecito vivere con la moglie di suo fratello. Erode, sdegnato e istigato da Erodiade, lo fece rinchiudere in una tetra prigione del castello di Macheronte. Non contenta Erodiade di vederlo in prigione, voleva anche farlo morire. Erode però si opponeva, temendo una sommossa, perché Giovanni era venerato dal popolo come un profeta.

Qualche tempo dopo, tuttavia, Erodiade ebbe l'occasione tanto desiderata e propizia per soddisfare il suo odio contro il Precursore di Cristo. Mentre Erode celebrava il suo compleanno e teneva un banchetto a tutta la corte, Salome, figliola di Erodiade e nipote di Erode, si presentò nella sala del convito e si pose a danzare. Ciò piacque a tutti, tanto che Erode le promise di concederle qualunque cosa avesse domandato, fosse anche la metà del regno. Salome a queste parole, non sapendo cosa domandare, corse da sua madre e questa le ordinò di chiedere la testa di Giovanni. Salome ritornò in fretta dal re e lo pregò di farle portare subito in un bacile la testa del santo Precursore. Erode, benché sorpreso ed afflitto da questa domanda, ordinò di accontentarla. La fanciulla come ebbe tra le mani quel sacrosanto capo, lo portò a sua madre, la quale, a tal vista, esultò di gioia e si dice che per vendicarsi della libertà con cui il Santo aveva disapprovato i suoi disordini, trafisse con un ago quella sacra lingua.

La morte del Battista avvenne tra la fine dell'anno 31 e il principio del 32 dopo la nascita di Gesù Cristo.

PRATICA. La castità trasforma gli uomini in angeli: e chi è casto, è un angelo ín carne (S. Ambrogio).

PREGHIERA. Nella veneranda festività del tuo santo Precursore e martire Giovanni Battista, deh! Signore, facci sentire gli effetti della tua misericordia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria della passione di san Giovanni Battista, che il re Erode Antipa tenne in carcere nella fortezza di Macheronte nell'odierna Giordania e nel giorno del suo compleanno, su richiesta della figlia di Erodiade, ordinò di decapitare. Per questo, Precursore del Signore, come lampada che arde e risplende, rese sia in vita sia in morte testimonianza alla verità.

✝ Pensiero del 29 agosto 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Giovanni Battista, vero amico di Gesù, non esitò di preparare la strada al Signore sino al dono della vita.

Lunedì – 22.a Tempo Ordinario – MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA – P

Meditazione sul Vangelo di Mc 6, 17-29

Testimoniamo Cristo con la vita.

Gesù sta svolgendo la sua missione nella Galilea, territorio che i Romani avevano affidato alla giurisdizione di Erode Antipa. Questi, sentendo parlare del rabbi Nazareno e dei miracoli che egli faceva, da uomo superstizioso qual era – e per esorcizzare i fantasmi che lo perseguitavano – disse che Gesù non era altri che «Giovanni Battista risuscitato dai morti». Quel Giovanni che lo stesso Erode aveva fatto decapitare. Partendo da ciò, l’evangelista Marco narra il perché e il come Giovanni fu ucciso.

Il re Erode, la sua nuova compagna Erodiade e la figlia di lei, Salomè, evocano situazioni familiari oggi non più rare o nascoste. Quando non si fa più riferimento a Dio e si calpesta la sua Legge, quando si odiano e si perseguitano coloro che denunciano la nostra cattiva condotta, ecco i risultati: il peccato e la morte. Erode ed Erodiade sono uniti tra loro più che dall’amore, dal mero tornaconto. Infatti, quando “venne il giorno propizio”, Erodiade tese un terribile tranello al suo compagno, per appagare così la sua smisurata sete di vendetta contro chi osava denunciare, di fronte a tutti, la sua vita licenziosa. Però, a ben leggere, la peggiore del terzetto sembra essere la giovane Salomè, che vediamo danzare davanti a tutti, quasi fosse l’ultima delle schiave o una prostituta. Ed essendo riuscita con il suo fascino a stregare Erode, su perfido suggerimento della madre, chiede come paga non «la metà del regno», ma «la testa di Giovanni il Battista». In questa ragazza il male è assolutamente “gratuito”. Se Erode e la compagna avevano dei motivi “personali” contro Giovanni, Salomè non aveva nulla per cui odiare l’austero profeta, eppure, ubbidendo alla madre, ne chiede la testa; probabilmente perché è entrata anche lei in quel gioco perverso di ricatti reciproci. D’altronde, “da un albero cattivo non si possono aspettare frutti buoni”! Questa frase sapienziale di Gesù ci obbliga ad un severo esame di coscienza. Ci lamentiamo spesso dei giovani e dei loro comportamenti, oggettivamente condannabili; domandiamoci, però, quali esempi abbiano ricevuto da noi. E poi, siamo stati, come il Battista, severi prima con noi stessi, per poter rimproverare con autorevolezza i nostri figli? In conclusione, tutti dobbiamo accogliere l’appello che Giovanni ci dà, anche nel momento della sua morte cruenta: «Fate frutti degni della conversione».

Lunedì 29 Agosto 
Martirio di S. Giovanni Battista – P
S. Adelfo
Ger 1,17-19; Sal 70; Mc 6,17-29
La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
(Matteo 5,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 70)
Rit: La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
«Davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!».
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
ed oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
(Matteo 5,10)

24 agosto, 2022

San Bartolomeo

 San Bartolomeo

autore: Pompeo Batoni anno: 1749 titolo: Martirio di San Bartolomeo luogo: Museo Nazionale di Palazzo Mansi, Lucca

Nome: San Bartolomeo
Titolo: Apostolo
Nascita: I sec, Cana, Galilea
Morte: I sec, Albanopolis, Caucasia
Ricorrenza: 24 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


L'apostolo S. Bartolomeo era galileo e probabilmente pescatore come la maggior parte degli Apostoli. Scelto da Gesù, Natanaele, il suo nome originario, ebbe anch'egli la felice sorte di nutrire l'anima sua delle parole di vita che uscivano dal labbro benedetto del Divin Maestro per tutto il tempo della sua predicazione, e di essere testimonio dei suoi miracoli.

Insieme con gli altri Apostoli, predicò il Vangelo nella Giudea, operando miracoli e cacciando i demoni dagli ossessi. Nel giorno di Pentecoste ricevette egli pure la pienezza dello Spirito Santo, dopo di che annunziò intrepidamente il S. Vangelo agli Ebrei e soffrì come gli altri Apostoli obbrobri e battiture per amore di Gesù Cristo.

Rigettato dai Giudei, S. Bartolomeo si portò prima nella Libia, poi nell'Arabia, nelle Indie Orientali e nell'Armenia Maggiore. La sua parola, congiunta ad una vita mortificata e allo spirito di preghiera, operò un bene immenso.

Celebre è specialmente la conversione del re Polimio e della regina sua consorte.

Però tanto zelo eccitò la gelosia e il furore degli idolatri, i quali, spinti da odio diabolico, tramarono contro di lui. Per meglio riuscire nel sacrilego intento, attirarono dalla loro parte il fratello del re, Astiage, che incatenato il santo Apostolo lo condannò ad essere scorticato vivo.

Mentre essi compivano quest'opera, San Bartolomeo scongiurava il Signore perchè volesse perdonare ai suoi carnefici. I manigoldi, dopo avergli tolta la pelle, lo decapitarono.

Il corpo del santo Apostolo venne seppellito in Albanopoli, ove restò fino a quando l'imperatore Ottone II lo fece trasportare a Roma.

Gli fu edificata una chiesa nell'Isola Tiberina e il suo corpo si trova sotto l'altar maggiore, in un sarcofago di porfido.

PRATICA. Tutte le avversità, quando si mettono a confronto dei premi eterni che per esse ci saranno resi, non sono che ragnatele, ombra e fumo (S. Giovanni Crisostomo).

PREGHIERA. O Dio onnipotente ed eterno, che in questo giorno ci concedi di celebrare la festa del tuo beato Apostolo Bartolomeo e per questo ci riempi di santa gioia, deh! da' alla tua Chiesa d'amare ciò che egli credette e di praticare ciò che insegnò.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Bartolomeo Apostolo, comunemente identificato con Natanaele. Nato a Cana di Galilea, fu condotto da Filippo a Cristo Gesù presso il Giordano e il Signore lo chiamò poi a seguirlo, aggregandolo ai Dodici. Dopo l’Ascensione del Signore si tramanda che abbia predicato il Vangelo del Signore in India, dove sarebbe stato coronato dal martirio.

ICONOGRAFIA


Nell'iconografia san Bartolomeo viene spesso raffigurato come un uomo che porta sulle spalle la propria pelle come fosse un mantello e stringe in mano il coltello, simbolo del suo martirio. Un classico esempio lo troviamo nella magnifica Cappella Sistina di Michelangelo dove l'apostolo regge con la mano sinistra la sua pelle.

San Bartolomeo scuoiato, nel Giudizio Universale
titolo San Bartolomeo scuoiato, nel Giudizio Universale
autore MIchelangelo anno tra il 1536 e il 1541


L’atroce supplizio di Bartolomeo, scorticato vivo come viene tramandato da alcune fonti apocrife, sollecitò particolarmente la fantasia di molti artisti tra cui Andrea Vaccaro pittore napoletano vissuto nel XVII secolo o come la bellissima tela di Jusepe de Ribera.

Martirio di San Bartolomeo
titolo Martirio di San Bartolomeo
autore Andrea Vaccaro anno XVII sec


Martirio di San Bartolomeo
titolo Martirio di San Bartolomeo
autore Jusepe de Ribera anno 1616-18

✝ Pensiero del 24 agosto 2022

  

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Gesù conosceva Natanaele, come conosce ognuno di noi, perché nulla, gli è nascosto di quanto c'è nel cuore dell'uomo.

Meditazione sul Vangelo di Gv 1, 45-51

Come mi conosci?

Il Vangelo ci presenta la vocazione di Natanaèle che si può identificare con l’Apostolo che nei sinottici è chiamato “Bartolomeo”. Gesù non solo lo chiama ma gli dimostra anche di conoscerlo bene. Natanaèle cambia repentinamente atteggiamento: dopo un inizio critico, anche un po’ ironico, alla fine sarà lui stesso a fare una genuina ed inaspettata professione di fede: «Tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d’Israele».

Cosa ha portato Natanaèle a mettere da parte il suo iniziale scetticismo? Ha scoperto che Gesù lo scrutava nell’intimo: «Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità», «Ti ho visto mentre eri sotto il fico». Ha scoperto che Gesù conosceva la sua onestà, il suo non essere menzognero, ha scoperto che Gesù sapeva quanto si applicava allo studio della Scrittura. La sua sorpresa è stata il sentirsi conosciuto da un uomo che per lui era uno sconosciuto. Quando ci capita di parlare con qualcuno e sentirci da lui (o lei) conosciuti, quando vediamo che non c’è tanto bisogno di parole perché il nostro interlocutore ha già capito, allora ci sentiamo sollevati, consolati, compresi e di conseguenza anche liberati. Proviamo allora a pensare come tutto questo si moltiplica in qualità e quantità con Gesù. Cristo realizza il salmo 139: «Tu mi scruti e mi conosci, penetri da lontano i miei pensieri… Tu mi conosci fino in fondo». Quando la grazia di Dio ci tocca il cuore e ci permette di sperimentare questa certezza, il sentirsi conosciuti da Dio fino in fondo, allora non si può più lasciare Gesù per intraprendere un’altra strada. Natanaèle avrà sicuramente incontrato tutte le difficoltà di cui parla san Paolo a proposito dell’essere apostoli: «Soffriamo la fame, la sete, la nudità, andiamo vagando di luogo in luogo… Insultati benediciamo, perseguitati sopportiamo, calunniati confortiamo». Ma, immerso in queste difficoltà, la sua forza sarò proprio stata il pensiero che nulla della sua vita, del suo intimo, della sua situazione, delle persone a lui affidate, era a Gesù sconosciuto. È la certezza che dona d'andare avanti con il cuore pacificato.

Mercoledì 24 Agosto 
S. Bartolomeo ap. (f); S. Giovanna Antida Thouret
S. Bartolomeo, apostolo (f) – P
Ap 21,9b-14; Sal 144; Gv 1,45-51
I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno

Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!

(Giovanni 1,49)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!

(Giovanni 1,49)

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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Adelaide Roncalli in Bissola:   Nel 1944, al Torchio, sottofrazione delle Ghiaie di Bonate Sopra, abitava la famiglia Roncalli composta da un figlio Luigi e da sette figl...


Oggi sono otto anni



23 agosto, 2022

✝ Pensiero del 23 agosto 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Pace Amore e Giustizia, s'uniranno e vinceranno.

 Meditazione sul Vangelo di Mt 23, 23-26

Rendere vivo il Vangelo.

«Avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio ma la nostra stessa vita». Le difficoltà e gli oltraggi subiti non avevano indurito il cuore di san Paolo, anzi, leggendo con attenzione la prima lettura, scopriamo quanto le sue parole abbiano un accento di dolcezza.

Sembra strano, ma in chi vive di Dio, in Dio, con Dio e per Dio, le sofferenze non “inacidiscono”. In queste persone si stabilisce un atteggiamento di fermezza unita a tenerezza. Si ama talmente Dio e il prossimo da aver purificato il cuore, da non cercare altro che di piacere a Lui. Il giudizio degli uomini perde perciò consistenza. È un cammino lungo, che porta però a quella libertà interiore che diventa terreno fertile per la crescita di sentimenti di bontà ed accoglienza. Paolo, che certo non aveva un carattere dimesso, appare ora “amorevole come una madre”. Ma non si ferma qui: è così libero da se stesso, disinteressato agli “inganni, torbidi motivi, frodi”, da donare non solo il vangelo ma la sua stessa vita. È un passaggio necessario: perché Cristo entri nei cuori, nella società, nella vita degli uomini, alla fine non ci si può fermare alle parole, ai proclami, alla difesa della fede. Si deve andare oltre, si deve dare la propria vita. Gesù ad un certo punto non ha più parlato ed è salito sulla croce: «Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto». Paolo, da discepolo del Signore, aveva “care” le persone che incontrava e per esse era pronto a tutto. Gli erano care non solo per i rapporti di amicizia ma perché sapeva che tutte erano care a Cristo. Ogni persona è cara a Gesù. Non basta allora il vangelo, ci si deve rivolgere a ciò che ha reso il vangelo vivo, efficace ed attuale: il dono che Gesù ha fatto di sé ha dato alle sue parole una forza unica. Il dono che possiamo fare di noi stessi rende le nostre parole su Gesù “operanti”. La tentazione sarà sempre quella di risparmiarsi, di fermarsi a proclamare la verità di Cristo. Ma questo non basta. Le persone hanno bisogno di vedere che ti spendi per loro, che tieni a loro, che ti sono care.

Martedì 23 Agosto 
S. Rosa da Lima (mf); S. Zaccheo; S. Flaviano
21.a del Tempo Ordinario
2Ts 2,1-3a.13-17; Sal 95; Mt 23,23-26
Vieni, Signore, a giudicare la terra

La parola di Dio è viva, efficace:

«Discernere i sentimenti ed i pensieri del cuore».

(Ebrei 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Vieni, Signore, a giudicare la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene.

Acclamino tutti gli alberi della foresta
davanti al Signore che viene:

«Sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli».

La parola di Dio è viva, efficace:

«Discernere i sentimenti ed i pensieri del cuore».

(Ebrei 4,12)

22 agosto, 2022

Beata Vergine Maria, Regina dell'universo, conduci tutti noi con Te alle gioie del cielo.

 Beata Vergine Maria, Regina dell'universo, conduci tutti noi con Te alle gioie del cielo.

Buona festa di Maria Regina a tutti
La festa di Maria c'inserisce nella contemplazione della storia della salvezza che riguarda anche noi. La vita consiste nello scoprire ed aderire al progetto di DIO per noi. Santa festa.