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31 maggio, 2022

Visitazione della Beata Vergine Maria

 Visitazione della Beata Vergine Maria

autore: Frans Francken II anno: 1618 titolo: La visita di Maria ad Elisabetta luogo: Chiesa di San Paolo, Anversa

Nome: Visitazione della Beata Vergine Maria
Titolo: Visita di Maria a Elisabetta
Ricorrenza: 31 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Quando la Vergine seppe dall'Arcangelo Gabriele che era prossima a divenire madre del Precursore, fu stimolata interiormente dallo Spirito Santo a recarsi alla casa di sua cugina S. Elisabetta, in dolce attesa del Giovanni Battista, per apportarvi i primi frutti della redenzione. Il viaggio da Nazareth, dove abitava la SS. Vergine, fino alla città di Ebron dove stava Elisabetta era di 69 miglia circa. Le montagne e la cattiva stagione rendevano più incomodo tale percorso. Tuttavia la B. Vergine si pose in cammino con sollecitudine, come nota il Vangelo, spinta da quella grande carità che ardeva nel suo cuore. Ella incominciava allora la sua missione di dispensiera di tutte le grazie.

Giunta alla casa di Elisabetta, Maria fu la prima a porgere il saluto alla cugina, ed apportò in quella casa grazie straordinarie: S. Giovanni Battista fu liberato dal peccato originale, Zaccaria riebbe la parola, S. Elisabetta ricevette l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo ed alla vista della Vergine esclamò: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto ».

Maria, in risposta, pronunciò lo stupendo cantico del Magnificat, la più degna lode che Dio ricevesse dalla bocca della sua santa Madre, e che la Chiesa fa recitare ogni giorno ai sacerdoti nell'Ufficio divino.

Magnificat Visitazione


L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.continua >>



Con questo cantico Maria loda Iddio di averla arricchita di tali privilegi; predice la sua gloria nell'avvenire: profetizza che il Salvatore del mondo umilierà i superbi ed esalterà gli umili e spanderà la sua misericordia in tutti i secoli fino alla fine del mondo.

Secondo il S. Vangelo, Maria si trattenne per tre mesi nella casa di S. Elisabetta. In questo tempo Ella prestò alla cugina tutti i più umili servizi, con una bontà che solo la madre di Dio poteva avere.

Come fu ripiena di grazia la famiglia di Elisabetta alla visita di Maria, così può chiamarsi beata l'anima devota di Maria. Maria non solo protegge i suoi devoti, ma, come dice un santo, li serve. Dove vi è l'amore a Maria vi è ogni bene, perché Ella porta con sé Gesù, vera pace dell'anima.

PRATICA. Sull'esempio di Maria proponiamo di essere umili e caritatevoli verso il prossimo.

PREGHIERA. Deh! Signore, accorda ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinché come il parto della B. Vergine fu loro principio di salvezza, così la solennità della sua Visitazione aumenti la loro pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. Visitazione della beata Vergine Maria ad Elisabétta.



ICONOGRAFIA


Nell'iconografia della Visitazione viene sempre raffigurate il momento in cui la Vergine che, come descritto nei Vangeli, incontra Elisabetta. Le due donne tradizionalmente si vendono salutarsi con un inchino formale e una stretta di mano, a volte salutarsi da lontano, o ancora abbracciarsi, oppure santa Elisabetta può inginocchiarsi davanti a Maria. In gran parte delle opere le donne sono sole, accompagnate dai mariti o anche da altri personaggi tra cui le due donne che assisteranno la Vergine durante il parto. Elisabetta è di norma effigiata come una donna anziana, in contrasto con la giovane Maria. Malgrado le parole del Vangelo, la scena è raffigurata il più delle volte all’aperto.

La Visitazione
titolo La Visitazione
autore Raffaello Sanzio anno 1517


Uno delle più celebri opere dedicate alla Visitazione è senza dubbio quella di Raffaello Sanzio. Il pittore marchigiano ritrae la figura monumentale di sant'Elisabetta che incede verso Maria incinta. La prima è anziana e nella sua concitazione si legge tutta la sorpresa per la miracolosa gravidanza che l'ha riguardata in età così avanzata. La scena è ambientata in un luminoso paesaggio, con il Battesimo di Cristo sullo sfondo, corredato da una sfolgorante apparizione del Creatore tra angeli.

Visitazione
titolo Visitazione
autore Lagrenée il primogenito anno XVIII sec


Bellissima anche la tela di Lagrenée, Louis-Jean-François, pittore francese del XVIII sec, dove raffigura Elisabetta con la Vergine e probabilmente Zaccaria e San Giuseppe.

Visitazione
titolo Visitazione
autore Federico Barocci anno 1583


Nella splendida tela di Federico Barocci, pittore nativo di Urbino attivo a Roma per gli Oratoriani della Chiesa di Santa Maria in Vallicella, viene raffigurata l'atmosfera domestica, questa volta sotto un portico, dove l'artista traduce, in un tono facile e comprensibile, quella felice occasione che è familiare per le due donne. Federico Barocci aveva studiato diligentemente la sua creazione: dalla prospettiva e dal brano architettonico che sotto ad un arco sfonda su un paesaggio suggestivo, alla modulazione morbida e cangiante dei colori e dei rapporti chiaroscurali, quindi alle fisionomie gaie e ai gesti naturali e spontanei.

Visitazione
titolo Visitazione
autore Francisco Rizi anno circa 1663


Un altro elemento che viene spesso rappresentato nella scena è l'asino che san Giuseppe cercò in prestito per portare tutto il bagaglio e la sua santissima sposa, Regina dell'intero creato. L'animali è ben visibile nella meravigliosa tela di Francisco Rizi, artista spagnolo del XVII, dove sono presenti anche San Giuseppe e Zaccaria. Nell'opera Elisabetta abbraccia affettuosamente la vergine per ringraziare Maria della visita.

✝ Pensiero del 31 maggio 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Ci visiti oggi, la Vergine, col Suo canto di giubilo perché il nostro spirito esulti riconoscendo in Lei l'Arca dell'Alleanza che porta e dona Gesù.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,39-56

L’anima mia magnifica il Signore.
Maria era una donna di squisita carità: «Bastò un piccolo accenno dell’angelo (“Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei”) perché si rendesse conto che lì c’era qualcuno che aveva bisogno del suo aiuto». Raggiunta la casa di Elisabetta, s’incontrò con un’anima perfettamente capace di comprenderla:
«L’annuncio dell’angelo, il miracoloso concepimento del Figlio, la gioia e la grande responsabilità dell’essere la madre di Dio». Anche Elisabetta era una donna di fede profonda, e stava vivendo un’esperienza molto simile. Maria colse questo momento di mutua comprensione per aprire la sua anima.
Il Magnificat, oltre ad essere un piccolo capolavoro letterario, è lo specchio dell’anima di Maria. Dalle parole che lo illuminano, come pure e preziose gemme compongono un semplice, rifulgente diadema, traspaiono le virtù che più caratterizzano la sua vita:
«Il suo atteggiamento di gratitudine verso Dio (“L’anima mia magnifica il Signore”), la consapevolezza della presenza viva e forte della mano di Dio nella sua esistenza (“grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”), l’intima e profonda umiltà (“perché ha guardato l’umiltà della sua serva”), la fede e la fiducia nella fedeltà di Dio (“ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri”). Nell’ultimo giorno di questo mese mariano non si poteva trovare testo più adatto, per far sì che lo splendore della semplicità sfolgorasse limpido ad illuminare i nostri passi sulla via che conduce a Cristo, ed al suo Regno».

Martedì 31 Maggio 
VISITAZIONE B.V. MARIA (f) – P
S. Silvio di Tolosa; S. Petronilla
Sof 3,14-18 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56
Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele

Beata sei tu, o Vergine Maria, che hai creduto:
 

«In te si è adempiuta la parola del Signore».

(Luca 1,45)

ALMO RESPONSORIALE (Isaia 12)
Rit: Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Beata sei tu, o Vergine Maria, che hai creduto:
 

«In te si è adempiuta la parola del Signore».

(Luca 1,45)

30 maggio, 2022

Auguri di cuore, ad Janny Brandes-Brilleslijper, per il suo onomastico.

 Auguri di cuore, ad Janny Brandes-Brilleslijper, per il suo onomastico.




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Santa Giovanna d'Arco

 Santa Giovanna d'Arco

autore: Jean-Auguste-Dominique Ingres anno: 1854 titolo: Giovanna d'Arco all'incoronazione del re Carlo VII nella cattedrale di Reims luogo: Museo del Louvre
Nome: Santa Giovanna d'Arco
Titolo: Vergine
Nascita: 1412, Domrémy, Francia
Morte: 30 maggio 1431, Rouen, Francia
Ricorrenza: 30 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


S. Giovanna nacque l'anno 1412 nel remoto villaggio di Domrémy, dolcemente adagiato sulle sponde della Mosa. Crebbe pura come un giglio, semplice ed incline alla vita austera e penitente: le sue compagne, che la vedevano condurre il gregge al pascolo, non avrebbero certo immaginato quale avvenire straordinario l'attendeva. Un giorno, mentre recitava l'Angelus, la fanciulla udì dalla parte della chiesa una voce pronunciare distintamente il suo nome: « Giannetta, Giannetta! ».

La voce era così penetrante e soave, che la fanciulla si commosse fino alle lacrime. Volse lo sguardo verso il santuario, e vide una gran luce: un personaggio dalle fattezze nobili e graziose, accompagnato da una legione di esseri angelici, ripetè: « Giannetta, Giannetta, sii buona, pia, ama Dio e frequenta la chiesa ». Le apparizioni si ripeterono e in Giovanna crebbe il desiderio d'essere più perfetta e di abbandonarsi all'azione della grazia: Dio le affidava la salvezza della Francia.

Giovanna, conosciuta la sua missione, si raccolse per un istante, levò gli occhi al cielo, poi chinando la fronte soffusa dal rossore e giunte la mani sul seno, esclamò: « Sia fatta la volontà di Dio ». Vinta dopo lungo tempo l'opposizione della famiglia, l'inerme fanciulla si presentò al re Carlo VII, nella città di Chinet.

Ivi tutti erano in preda allo scoraggiamento. Il nemico vinceva; la bandiera inglese sventolava già sulle torri di Parigi: l'ultima speranza era Orléans, ma anch'essa era assediata; espugnata questa, la Francia sarebbe stata inghiottita dall'imperialismo inglese. Giovanna, forte della protezione divina, dopo infinite difficoltà e diffidenze, ebbe il comando di uno scaglione di truppe; ella riordinò quelle poche milizie, fece pregare il Signore, Dio degli eserciti, e mosse contro il nemico che tosto fu sconfitto.

Vinse ripetutamente e liberò Orléans ove entrò entusiasticamente acclamata. La nazione si riscosse, tornò la speranza, ed il nome della giovane guerriera corse su tutte le labbra. A Reims fece incoronare il re, ed ella, chiamata d'ora in poi « Pulzella d'Orléans », venne nominata Contessa del giglio.

Morte di Giovanna d'Arco
titolo Morte di Giovanna d'Arco
autore Eugène Lenepveu anno 1886-1890


Riprese poi le armi e si volse verso Parigi: vinse ancora e fu di nuovo il terrore degli Inglesi; ma il giorno nero venne. Dopo aspra ed infelice battaglia, a Compiègne, la giovane, tradita dai generali invidiosi, cadde nelle mani dei nemici. Aveva 18 anni. Le vendette e le ingiurie a cui soggiacque sono indicibili. L'infame processo che ne seguì fu tra le più abominevoli ingiustizie che si siano mai commesse contro un innocente e coperse di eterna infamia i giudici iniqui. Fu condannata ad essere arsa viva come « eretica, recidiva, apostata, idolatra ».

Abbandonata da tutti e assistita soltanto da un religioso, la prigioniera salì il patibolo baciando il Crocifisso. Le fiamme che avvolsero ed arsero la verginella posero fine alle sue sofferenze. Era il 30 maggio 1431.

L'innocenza di S. Giovanna d'Arco brillò fulgida al mondo intero, quando Benedetto XV, il 18 aprile 1919, l'innalzò alla gloria degli altari e il giorno 16 maggio 1920 il medesimo Papa la dichiarò santa.

PRATICA Quando Gesù parla, rispondiamo con il regale Profeta: «Pronto è il mio cuore, o Dio » (Salmo 56).

PREGHIERA. Dio, che a difendere la Chiesa e la patria suscitasti prodigiosamente la beata Giovanna, deh! fà, per la sua intercessione, che la tua Chiesa, superate le insidie dei nemici, goda perpetua pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Rouen santa Giovànna d'Arco Vergine, detta la Pulzella d'Orléans, la quale, avendo combattuto strenuamente per la sua patria, in fine, consegnata nelle mani dei nemici, fu con iniquo giudizio condannata ed arsa sul rogo, e dal Sommo Pontefice Benedétto decimoquinto fu ascritta nel numero dei Santi.


ICONOGRAFIA


La più antica raffigurazione di Giovanna D’Arco, presente in un registro della città d’Orleans da Clément de Fauquembergue, è costituita da un disegno ad inchiostro realizzato il 10 maggio 1429 quando la giovane cacciò gli inglesi dalla città e dalle campagne circostanti. Giovanna è raffigurata come una fanciulla dai capelli mossi sciolti sulle spalle ed un elegante vestito femminile; la giovane brandisce un massiccio spadone e il sacro stendardo del suo esercito.

Santa Giovanna D'Arco
titolo Santa Giovanna D'Arco
autore Ignoto anno 1429


Giovanna è da sempre un soggetto molto amato nella storia dell’arte, nelle opere più famose è raffigurata come una giovane donna dai capelli sciolti fin sulle spalle, con l'armatura e l’oriflamme, lo stendardo del re di Francia in sella ad un maestoso cavallo. Un classico esempio lo possiamo trovare nell'opera di Jean Jacques Scherrer "L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans".

L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans
titolo L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans
autore Jean Jacques Scherrer anno 1887


Oltre alla sua classica raffigurazione Santa Giovanna è rappresentata spesso durante i momenti della sua vita di maggior rilievo. Nell'opera di Michael Eugene Thirion, pittore parigino dell'800, "Giovanna e l’Arcangelo" risalente al 1876, si nota il momento in cui viene svelato alla giovane il suo futuro di condottiera. Giovanna è al centro della tela con occhi terrorizzati che fissano l’osservatore rivelando uno suo stato d’animo scosso dall’apparizione. Al di sopra di Giovanna, l'arcangelo che indossa un vestito di azzurro e le sussurra qualcosa all’orecchio. Giovanna è una ragazzina non troppo avvenente, scalza e vestita da contadina, ma l’angelo e l’individuo armato raffigurati sopra la sua testa preannunciano per lei un futuro di gloria. L’opera si ispira ad un quadro di Léon François Bénouville.

Giovanna e l’Arcangelo
titolo Giovanna e l’Arcangelo
autore Michael Eugene Thirion anno 1876


Nella tela di Isidore Patrois, altro pittore parigino dell'800, Giovanna è seduta su una panca e indossa la parte superiore di un’armatura e una gonna, con una rozza coperta marrone cerca di proteggersi da due loschi individui che allungano le mani verso di lei sotto la volta cupa di una prigione. I due uomini ridono, ma Giovanna sostiene risoluta il loro sguardo.

Giovanna D’Arco insultata in prigione
titolo Giovanna D’Arco insultata in prigione
autore Isidore Patrois anno 1866


Un’altra scena molto rara riguarda l’interrogazione di Giovanna da parte di un minaccioso soggetto in porpora in Giovanna viene interrogata dal cardinale di Winchester di Paul Delaroche, anche lui artista parigino del 1824. L’immagine del religioso seduto si impone al centro della tela, mentre Giovanna è raffigurata in un angolo ammanettata in precarie condizioni di salute. Alle spalle del religioso, un uomo barbuto si occupa del verbale.

Giovanna viene interrogata
titolo Giovanna viene interrogata
autore Paul Delaroche anno 1824


E’ estremamente tragico il quadro che raffigura Giovanna D’Arco poco prima che venga acceso il rogo. Questa rappresentazione abbastanza diffusa vede Giovanna, legata stretta al palo con una catena, e vestita con abiti popolari con gli occhi affranti dal dolore. Si tratta dell'opera di Hermann Stilke, artista tedesco dell'800, "La morte di Giovanna d'Arco sul rogo".

La morte di Giovanna d'Arco sul rogo
titolo La morte di Giovanna d'Arco sul rogo
autore Hermann Stilke anno 1843

✝ Pensiero del 30 maggio 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 16,29-33

Ho vinto il mondo.

La prima lettura ci porta a seguire l’Apostolo Paolo nel suo secondo viaggio di cui la prima tappa fu Efeso. Qui si ripete in un certo modo l’effusione pentecostale: “Avete ricevuto lo Spirito Santo, quando siete venuti alla fede… Non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano”. Nel Vangelo Gesù dice chiaramente ai suoi discepoli che, per capire profondamente la sua persona e testimoniarlo al mondo intero, è necessario abbandonarsi in Lui e confidare nella misericordia del Padre: “…abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”.

Credere in Gesù significa conoscerlo, amarlo e accogliere tutto ciò che Egli ci ha rivelato. Per fare questo non basta l’assenso della nostra ragione. Non si può amare solo con la razionalità o attraverso una evidenza scientifica o matematica. Per amare e credere in colui che si ama è necessario aprire il proprio cuore. Occorre l’umiltà di riconoscere che nell’amato c’è un mistero da accogliere come una novità e una ricchezza che ci riempie. La fede, pertanto, non è soltanto costituita da giudizi razionali o da una serie di conoscenze intellettive. È innanzitutto vivere con Dio una vita di comunione e di amore. Avere fede e credere in Gesù significa amarlo, accettando di Lui anche tutto ciò che ora ci rimane un mistero. Per questo è necessario aprirci a Lui con fiducia e abbandono. Gesù stesso ci dice: “Io ho vinto il mondo”: il nostro mondo interiore con tutti i suoi ostacoli, debolezze, mancanze, e con la sua superbia e la sua vanagloria. Ma il Signore è vittorioso anche sul mondo esterno che non lo vuole riconoscere e pertanto lo ridicolizza, lo ridimensiona od addirittura finge che non esista, o lo ritiene una pura invenzione. Ed è necessario, dunque, abbandonarsi alla potenza del suo amore. Lo Spirito Santo è l’amore divino personificato che invadendo il nostro cuore ci permetterà di vincere le nostre paure, le fragilità, i nostri peccati. Chi si lascia investire dalla forza dello Spirito Santo, Amore di Dio per noi, sarà come un docile strumento nelle sue mani. Sarà un vero testimone della verità, che recherà autentica libertà nel cuore di ogni uomo che incontrerà. Nel nostro cammino di fede lasciamoci, allora, condurre dallo Spirito di verità.

Lunedì 30 Maggio 
S. Giovanna d’Arco; S. Ferdinando III; S. Giuseppe Marello
7.a di Pasqua
At 19,1-8; Sal 67; Gv 16,29-33
Regni della terra, cantate a Dio

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.

(Giovanni 3,1)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 67)
Rit: Regni della terra, cantate a Dio.

Oppure:
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi;
come si scioglie la cera di fronte al fuoco,
periscono i malvagi davanti a Dio.

I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:

«Signore è il suo nome».


Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.

(Giovanni 3,1)

29 maggio, 2022

Festa liturgica del Beato Rolando Rivi Martire - 29 maggio 2022

Beato Rolando Maria Rivi

 





Nome: Beato Rolando Rivi

Titolo: Seminarista e martire
Nascita: 7 gennaio 1931, San Valentino, Reggio Emilia
Morte: 13 aprile 1945, Piane di Monchio, Modena
Ricorrenza: 29 maggio
Tipologia: Commemorazione


Rolando Rivi nasce il 7 gennaio 1931, nella Casa del Poggiolo, a San Valentino, nel Comune di Castellarano (Reggio Emilia). Il padre si chiama Roberto Rivi e la madre Albertina Canovi.

Fanciullo intelligente e vivace, intimamente amico di Gesù, chierichetto assiduo nel servizio all'altare, si sente presto chiamato da Dio a diventare sacerdote. Nell'ottobre del 1942, a undici anni, Rolando Rivi entra nel Seminario minore di Marola, nel Comune di Carpineti (Reggio Emilia), e veste l'abito talare. Qui si distingue per lo studio, l'amore al Signore Gesù, la preghiera intensa, la bontà verso gli altri.

Nell'estate del 1944 il Seminario viene chiuso per motivi di guerra. Rolando torna a casa, ma continua a fare vita da seminarista, indossando sempre l'abito talare e alimentando il suo desiderio di diventare sacerdote e missionario con la Confessione, la Comunione quotidiana e il Santo Rosario alla Madonna.

Venerdì 13 aprile 1945, nel clima di odio contro i sacerdoti diffusosi in quel periodo sul finire della seconda guerra mondiale, Rolando Rivi viene barbaramente ucciso da un gruppo di partigiani comunisti in località Piane di Monchio (Modena) per la sola colpa di indossare l'abito talare e testimoniare la sua fede cristiana. Il Comitato Amici di Rolando Rivi ha promosso la causa di beatificazione.

Il 21 settembre 2013 Papa Francesco ha firmato la Lettera Apostolica che proclama Rolando Beato per aver testimoniato la fede sino al martirio. La cerimonia di beatificazione si è svolta a Modena il 5 ottobre 2013.

✝ Pensiero del 29 maggio 2022

   

‎S. T. D. E DELLA B. V. M.‎‎ ‎

‎Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede‎

Gesù, ora presso il Padre, TU sei più che mai vicino a noi Attiraci a Te perché la nostra umanità, sia elevata a DIO e che ci sia dentro di noi un ardente desiderio di cielo.
Santa Domenica D'ascensione del Signore
NELLA MEMORIA LITURGICA DIOCESANA EMILIA ROMAGNA DEL BEATO ROLANDO MARIA RIVI ADOLESCENTE SEMINARISTA MARTIRE IN ODIO ALLA FEDE ED ALLA VESTE TALARE
Santa MEMORIA A TUTTI

Meditazione sul Vangelo di Lc 24,46-53

Verso il compimento.

La festa dell’Ascensione è il punto di arrivo del cammino compiuto da Gesù tra gli uomini. Si presenta anche come il punto di sintesi dei testi liturgici proposti nelle ultime settimane. Gesù raccoglie la Sua vita, la Sua opera, la Sua storia e la consegna al Padre, conducendole nella gloria. Gesù giunge al Padre con la nostra stessa carne, cioè con la nostra umanità glorificata. Inizia il cammino di ritorno al Padre di tutta l’umanità, e si realizza il fine della storia, cioè la raccolta della messe che il Padre aveva seminato fin dall’origine e che aveva protetto e salvato attraverso Gesù. L’Ascensione è la festa di Gesù e dell’intera umanità.

L’evangelista Luca è consapevole che la storia di Gesù si svolge in due momenti: uno nella sua vicenda in Palestina, l’altro nell’avventura dei discepoli dopo la salita di Gesù al cielo. Il punto di separazione, ma anche di collegamento, è l’Ascensione al cielo. Gesù, venuto tra gli uomini nella povertà della condizione umana e nella straordinaria normalità della Sua gestazione, nascita, crescita, maturazione, fino al compimento della croce e risurrezione, ora viene introdotto nella gloria. Ritorna al Padre e siede glorioso alla Sua destra non soltanto nella condizione divina com’era prima dell’Incarnazione, ma anche nella sua condizione umana, pienamente realizzata ed esaltata. Il destino di Gesù apre un nuovo destino anche per l’uomo, e segna il punto d'arrivo della strada umana verso la felicità del Paradiso. Da questo momento Gesù inaugura anche una nuova presenza tra gli uomini. Egli non patisce più le limitazioni della condizione umana, ma penetra in tutta la struttura dell’universo e domina il cuore dell’uomo. La Sua presenza gloriosa in cielo è condizione per una presenza tra gli uomini senza limiti e senza restrizioni. Gesù vive nel Suo corpo che è la Chiesa e in tutte le membra che la compongono. Vive nell’Eucaristia e negli altri sacramenti e viene ad identificarsi con ogni uomo bisognoso di soccorso e salvezza. L’Ascensione apre la suprema comunicazione tra cielo e terra, tra Dio e gli uomini. Anche noi, nella nostra condizione umana, diventiamo già partecipi della condizione celeste e riconosciamo Dio come nostro familiare. Qui in terra non si patisce un’assenza, ma si allarga una presenza riconoscibile da tutti. Si inaugura il tempo della Chiesa e quello della missione, il tempo della speranza e del lavoro consapevolmente compiuto con uno scopo e una certezza.

Domenica 29 Maggio 
S. Massimino; S. Orsola (Giulia) Ledochowska; S. Paolo VI
ASCENSIONE DEL SIGNORE (anno C) – P
At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53
Ascende il Signore tra canti di gioia

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore, ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

(Matteo 28,19.20)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 46)
Rit: Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore, ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

(Matteo 28,19.20)

28 maggio, 2022

Nel 1941 il 28 maggio come oggi

 28 maggio 1941 | In serata arrivò ad #Auschwitz un trasporto di 304 polacchi inviati dai tedeschi da Varsavia. Tra loro c'erano 12 sacerdoti, tra cui il francescano Massimiliano Kolbe (n. 16670), morto il 29 luglio 1941 ha dato la vita per un prigioniero scelto di morire di fame.

Scopri di più sul destino della vita spirituale e religiosa cristiana ad Auschwitz nella nostra lezione online: http://lekcja.auschwitz.org/pl_19_duchowienstwo/

A page from the the list of newly arrived prisoners deported from Warsaw created in the Auschwitz camp on 29 May 1941. Father Maximilian Kolbe was registered as no. 16670)

Maximilian Maria Kolbe (born on 8 January 1894), a Franciscan of the Order of Friars Minor Conventual (OFM Conv), was arrested on 17 February 1941 in Niepokalanów, where he was the father superior, guardian. After a few months’ investigation in the Warsaw prison of Pawiak, he was transported to Auschwitz on 25 May 1941. Late in July, one of the inmates decided to escape from the camp. In retaliation, 10 inmates from the same block were sentenced to death by starvation. During the selection, one of the chosen, Franciszek Gajowniczek, asked to save his life as he had wife and children. Hearing these words, Father Kolbe stepped forward, and addressed the SS offering to stand in for the despairing fellow inmate. The commander of the selection, Karl Fritzsch, agreed and Father Kolbe joined the remaining inmates. They were then taken to the cellars of Block 11. Emptying of the cell was ordered two weeks later. Most inmates were already dead, yet some still showed signs of life, and Father Kolbe was one of them. Therefore, the SS staff decided to finish off the living inmates with injections of phenol. Father Kolbe was recognised a martyr by the Roman Catholic Church and announced a blessed by Paul VI in 1971. In 1982, Pope John Paul II canonized him.

✝ Pensiero del 28 maggio 2022

  

‎S. T. D. E DELLA B. V. M.‎‎ ‎

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Meditazione sul Vangelo di Gv 16,23b-28

ConoscerLo e amarLo.

Gesù ha parlato ai Suoi discepoli attraverso figure e similitudini. In questo particolare brano del Vangelo, preannuncia loro che, d’ora in avanti, non parlerà più del Padre attraverso similitudini, ma lo farà apertamente. Insiste, poi, sulla preghiera di domanda fatta nel suo nome. Il Padre che li ama sa che loro hanno amato il Figlio e hanno creduto alle sue parole e alla sua origine divina. Amare Gesù e credere in Lui sono le condizioni necessarie per una preghiera efficace.

«Voi mi avete amato, e avete creduto». C’è una relazione fondamentale tra credere ed amare. “Noi crediamo perché amiamo” (Card. John Henry Newman). Il fondamento della nostra fede non è un qualche particolare aspetto della dottrina o delle parole che diciamo nel Credo. La nostra fede è fondata nella persona di Gesù. “Conoscere Dio è amare Dio” ha detto san Tommaso d’Aquino. In altre parole, se davvero abbiamo incontrato personalmente il Signore, non possiamo fare a meno di amarlo. Altrove, san Tommaso d’Aquino ci insegna che il contrario della fede non è l’ateismo o il dubbio, ma la disobbedienza. Ciò implica che non possiamo limitarci a dire che crediamo in Cristo senza obbedire al suo insegnamento, perché non farlo significa dimostrare che non crediamo a quel che ci insegna. Questo atteggiamento rende inevitabilmente infondata qualsiasi nostra dichiarazione d’amore per il Signore. È In altre parole, più che un atto della mente, nostro Signore ci chiede un atto del cuore. Amarlo rende possibile a qualsiasi cosa egli ci ha rivelato e che la Sua Chiesa ci insegna. Egli ci ha già spiegato qual è la prova infallibile del nostro amore: «L’obbedienza ai Suoi comandamenti».

Sabato 28 Maggio 
S. Germano; S. Ubaldesca; S. Lodovico Pavoni; B. Maria B. Bagnesi
6.a di Pasqua
At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28
Dio è re di tutta la terra

Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e vado al Padre.

(Giovanni 16,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 46)
Rit: Dio è re di tutta la terra.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

I capi dei popoli si sono raccolti
come popolo del Dio di Abramo.
Sì, a Dio appartengono i poteri della terra:

«Egli è eccelso».

Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e vado al Padre.

(Giovanni 16,28)