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22 maggio, 2022

Santa Rita da Cascia

 Santa Rita da Cascia

Nome: Santa Rita da Cascia
Titolo: Vedova e religiosa
Nascita: 1381, Roccaporena
Morte: 22 maggio 1457, Cascia
Ricorrenza: 22 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:CasciaBorgocarbonara


Nacque Rita a Rocca Porena, paesello nei pressi di Cascia nell'Umbria, l'anno 1381.

Sotto la vigile cura dei genitori la bimba cresceva giudiziosa e pia, come un fiore di serra, con particolar tendenza alla solitudine ed alla preghiera.

Era suo vivo desiderio di consacrare a Dio la sua verginità, ma i genitori vollero che si sposasse. Lo sposo era burbero e collerico, ma Rita, armata di pazienza, tutto seppe sopportare, ricambiando bene per male, senza che in diciott'anni di matrimonio la concordia venisse infranta in quella casa.

Uomini pessimi le trucidarono il 'consorte. Ella, anzichè pensare a farne vendetta, pregava Dio per quegli infelici, non solo, ma si studiava di istillare nei suoi due figliuoli l'eroismo del perdono cristiano. Scorgendo che crescevano tuttavia bramosi della vendetta pregò istantemente il Signore che li volesse prendere in cielo prima che avessero tempo a macchiarsi di sangue. Dio l'esaudì.

Libera da ogni cura di famiglia, pregò di essere accolta nel monastero delle Agostiniane. Per ben due volte ricevette un brusco diniego, finché il Signore volle appagare il suo desiderio con un prodigio.

Stando nel cuore della notte in orazione, le comparvero S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola da Tolentino, che le rivolsero parole di conforto, la invitarono a seguirli e miracolosamente la introdussero nel monastero. Quelle vergini, ammirate e commosse, non esitarono più a riceverla per loro consorella.

Non tardò molto la buona vedova a divenire lo specchio di ogni virtù. Ubbidiva colla semplicità di una fanciulla; la Superiora le ordinò un giorno di innaffiare un legno secco ed ella non esitò un istante a farlo.

Rita era l'innamorata del Crocifisso. La passione di Gesù era la sua meditazione prediletta e ne rimaneva così infiammata da versar abbondanti lacrime.

Un giorno, mentre pregava con più intenso fervore e supplicava l'amato Gesù ad associarla alla sua passione, un raggio di luce partì dal Crocifisso, si riflettè sul capo di Rita, poi una spina si staccò dal capo adorabile di Gesù e venne a trafiggere la sua fronte; vi produsse una profonda ferita seguita da un'insanabile piaga, che rimase fino alla morte; piaga che oltre ad acuti dolori esalava un grande fetore, per cui ella per non infastidire le sorelle amava restare solitaria e conversare con Dio.

Gesù la faceva davvero patire a sua imitazione. L'ultima sua malattia durò quattro anni: anni di acuto e lento martirio, che fornirono la misura della sua eroica pazienza e insaziabile brama di patire. Gesù, con un miracolo, mostrò quanto gli fosse caro il suo patire.

Era un rigidissimo inverno; il gelo e la neve erano abbondanti. Rita pregò una donna di Rocca Porena che andasse al suo antico orto e le portasse ciò che v'era di maturo e di fiorito. Si credette scherzasse: però, passando di là, quella signora scorse due freschi fichi ed una bella ed olezzante rosa era un regalo del suo Gesù.

Vicina a morire udì Gesù e la sua santa Madre che la invitavano alla celeste dimora, alla quale volò il 22 maggio del 1439.

I fedeli la chiamano la « Santa degli impossibili ».

PRATICA. Gesù comanda ad ogni cristiano di perdonare e pregare per i propri nemici: ecco il vero eroismo!

PREGHIERA. O Signore, che ti sei degnato di conferire a Rita tanta grazia da amare i suoi nemici e da portare nel cuore e in fronte i segni della tua carità e della tua passione, deh! concedici per l'intercessione e i meriti di lei di amare i nostri nemici e contemplare dolori della tua santa passione, così che conseguiamo il premio promesso agli amanti.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Càscia, in Umbria, santa Rita Vedova, Monaca dell'Ordine degli Eremiti di sant'Agostino, la quale, dopo le nozze del secolo, amò unicamente l'eterno sposo Cristo.

PROVERBIO. Per Santa Rita ogni rosa è fiorita.

SUPPLICA A SANTA RITA





Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O' eccelsa Taumaturga del mondo cattolico, o' gloriosa S. Rita da Cascia, come sale bel la a te, dal nostro cuore, la preghiera in questo giorno, dedicato dalla Chiesa, alla tua solennità.

In quest'ora solenne in cui, mille e mille cuori, a te si rivolgono fidenti e pieni di santa speranza nella tua celeste protezione, anch'io unisco la mia umile preghiera perché dal Cuore Sacratissimo di Gesù, per i meriti della sua Madre Immacolata, mi ottenga le grazie di cui ho bisogno.

O gran Santa della Chiesa di Dio, non sarà possibile che la mia fiducia, nel tuo patrocinio, resti delusa! Non sei tu che i popoli chiamano la Santa degli impossibili, l’Avvocata dei casi disperati? Ed io appunto mi trovo in tante infelici condizioni per le mie colpe! Tu non vorrai allontanare da me il tuo sguardo: non sarà per me chiuso il tuo cuore; che anzi sono certo che sperimenterò la tua potente intercessione. Capisco, che ne sono indegno per i miei peccati; ebbene si rifulgerà la tua celeste carità, il tuo grande amore, ottienimi la salvezza dell’anima mia.

È questa la grazia che principalmente domando a Dio, per la tua intercessione in questo giorno sacro al tuo Natale in Paradiso; e con questa le altre grazie necessarie al mio stato.

O buona Santa Rita, appaga i miei voti, ascolta i miei gemiti, asciuga le mie lacrime, ed anche io proclamerò al mondo, che chi vuol grazia e la domanda a Dio, per mezzo di Santa Rita da Cascia, sicuramente sarà esaudito.

In questo giorno di gloria, in cui maggiore e più viva si ridesta la comune fiducia nel tuo patrocinio, ti prego di ottenere da Dio la benedizione, che imploro su me, sui presenti, sul Vicario di Gesù Cristo, sul cattolico Episcopato e Sacerdozio, sui tuoi Religiosi Confratelli e Consorelle, che formano l’eletta figliolanza del grande Sant'Agostino, sui benefattori del tuo Monastero di Cascia, sui promotori del tuo culto, sugli infermi, sui poveri, sui derelitti, sui peccatori, su tutti ed anche sulle Anime sante del Purgatorio.

O Santa Rita, Sposa amabilissima di Gesù Crocifisso, dal quale avesti in dono una delle spine della sua sacratissima corona, in questo giorno del tuo trionfo, aiutami e la tua protezione non mi venga mai meno nella vita e nel punto della mia morte. Amen.

Tre Padre nostro, Ave e Gloria.
D) Segnasti o Signore, la Tua serva Rita.
R) Col suggello della tua carità e della tua passione.


Orazione

O Dio, che Ti degnasti elargire a Santa Rita tanta grazia da amare i nemici, e da portare in cuore e in fronte i segni della Tua carità e passione, per l’intercessione ed i meriti di lei, Ti preghiamo concedici di perdonare i nostri nemici, e di meditare i dolori della Tua passione così che noi otteniamo il premio promesso ai miti e piangenti. Amen.

ICONOGRAFIA


Nell'iconografia Santa Rita è spesso rappresentata con l’abito agostiniano, l’attributo iconografico più importante è la stigmate in fronte, un segno della corona di spine di Cristo, che ricevette come sigillo della sua santità e ricompensa del suo grande amore, come nella tela di Tito Troja nel santuario di Santa Rita .

Santa Rita da Cascia
titolo Santa Rita da Cascia
autore Tito Troja anno 1888


Nel dipinto Santa Rita è rappresentata vestita da monaca, in ginocchio mentre riceve dal Salvatore la stigmate sulla fronte. L’ambiente richiama l’epoca e la cella monastica: il pavimento di mattoni a lisca di pesce, l’inginocchiatoio ligneo gotico, il crocifisso e il vangelo aperto. Alla base dell’inginocchiatoio è presente un flagello di corda, simbolo della penitenza. In alto, affiorano angeli con in mano un ramo di fichi e delle rose, attributi iconografici della Santa.

Anche nel dipinto di un autore bergamasco poco conosciuto è un classico esempio dell'iconografia classica di Santa Rita.

Santa Rita
titolo Santa Rita
autore Andreini A. anno sec. XX


Lo stesso stile lo possiamo notare anche nella grande tela di autore ignoto presente nella Chiesa di Santa Rita da Cascia alle Vergini a Roma dove Rita riceve la stimmate in fronte e un angelo che le pone una corona di fiori sul capo che a volte è fatta di spine come segno di devozione al Signore visibile nel dipinto successivo anch'esso di un autore ignoto.

Santa Rita da Cascia


Santa Rita da Cascia

✝ Pensiero del 22 maggio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 14,23-29

Amici, dimora di Dio.

I testi biblici di questa domenica si sovrappongono in parte a quelli della settimana, come accade per la prima lettura e per il Vangelo. La seconda lettura prosegue il libro dell’Apocalisse, come nelle precedenti domeniche di Pasqua. Viene presentata l’opera conclusiva di Gesù, cioè la Chiesa, nuova Gerusalemme che scende dal cielo come “Città santa”, costruita sul fondamento degli Apostoli, bene ordinata e adornata, abitata e illuminata dalla presenza dell’Onnipotente e dell’Agnello, che è Gesù stesso. Il Paradiso è una città santa e gloriosa, nella quale abita il Signore.

Il Signore non abita soltanto la Gerusalemme celeste del Paradiso, ma continua ad abitare tra gli uomini attraverso la vita dei suoi seguaci. Dopo aver preso dimora tra le case degli uomini, in un determinato territorio e in un determinato tempo, Dio vuole abitare nel loro cuore. Le parole del Vangelo di Giovanni rappresentano una vetta dell’opera che Gesù è venuto a compiere per noi. Egli è venuto a farci amici, legandoci a sé non tanto in un rapporto esteriore, ma in modo tale che diventassimo sua dimora, dimora del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo: “Verremo a lui e faremo dimora presso di lui”. Dimora di Dio erano la tenda e l’arca, era il tempio, era il grembo di Maria. Dimora di Dio è la Chiesa. Dimora di Dio è il battezzato. Papà Leonida baciava il petto del piccolo Origene dicendo: “Qui abita la Trinità”. Ridiventiamo dimora di Dio quando accogliamo il corpo di Cristo nell’Eucaristia. Dio Padre vuole ancora trovare la sua compiacenza in noi, suoi figli. Gesù ci vuole amici in modo tale da diventare con lui un solo cuore e una sola

anima. Lo Spirito Santo viene su di noi per condurre a compimento l’opera di Gesù: “Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”, affinché Gesù non sia un avvenimento del passato, ma una presenza viva ed attiva. Il miracolo della grazia trasforma il cuore delle persone e ne conforma la vita nell’azione di carità e nello slancio della missione. È la novità che vediamo nei santi, quelli più contemplativi e quelli più attivi la percepiamo anche in alcuni cristiani che ci vivono accanto, ed a volte abbiamo la grazia d'apprezzarla nella nostra stessa vita.

Domenica 22 Maggio 
S. Rita da Cascia; S. Giulia
6.a di Pasqua (anno C)
At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 66)
Rit: Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

21 maggio, 2022

Memoria del compleanno di Yara Gambirasio

 Memoria del compleanno di Yara Gambirasio

Giglio di primavera
Giglio di Primavera, che emani, la tua essenza, nell'immensità celeste, brillando in ogni stella.
Accarezza, i nostri cuori, inebriandoli, con il tuo dolce Sorriso.
Signore, ascolta la nostra preghiera, innalza il tuo sguardo misericordioso, facendo finalmente giustizia ad Yara Gambirasio. L'Angelo di Brembate.



✝ Pensiero del 21 maggio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 15,18-21

Non siete del mondo.

Il Vangelo d’oggi usa parole molto forti: “Voi non siete del mondo, vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia, giacché prima ha odiato me. E siccome il mondo vi odia, perseguiteranno anche voi, come hanno perseguitato me”. D’altra parte, è vero anche il contrario: “se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra”.  “Il mondo vi odia”. Ed allora, il mondo è cattivo? Dobbiamo dunque separarci dal mondo, separarci dalla “gente cattiva”, vivere in una specie di “torre d’avorio”, disprezzando gli uomini? Quando Gesù parla del “mondo” come nemico del cristianesimo, non si riferisce alle cose, ai boschi e mari, perché tutto ciò è buono, giacché Dio stesso lo ha fatto. Gesù ama questo mondo. E neanche si riferisce alle persone: Gesù non è venuto al mondo per disprezzare le persone e separarsi da loro, ma è venuto per cercarle, amarle, mostrar loro la via della felicità. Quando dice che “il mondo vi odia”, si riferisce piuttosto ad un atteggiamento: l’atteggiamento di chi vuol fare a meno di Dio, di vivere come se Dio non esistesse, come se il mondo con le sue soddisfazioni potesse essere da sé il senso e il fine di tutto. Da questo punto di vista, il Vangelo non si capisce; semplicemente non ha senso: abnegazione, prescindere dai propri gusti, fare sacrifici perché gli altri non debbano sacrificarsi, essere umili, servire senza cercare ricompensa, tutto questo è assurdo dal punto di vista del “mondo”. Per chi non aspira a qualcosa che è più alto, per chi non aspira alla vita eterna, all’amicizia con Dio, alla felicità vera, è semplicemente inspiegabile che si possa prescindere dalle ricchezze, dai piaceri, dagli onori del mondo. Lo spirito del mondo non è lo spirito del cristiano. Per questo dice Gesù che non siamo del mondo, e dobbiamo guardarci dall’esserlo. Grazie, Gesù, per avermi scelto dal mondo, e per avermi dato la tua amicizia. Aiutami a guardarmi dai falsi criteri del mondo, e a rimanere sempre saldamente radicato al Vangelo.

Sabato 21 Maggio 
Ss. Cristoforo Magallanes e c. (mf); S. Carlo Eugenio de Mazenod
5.a di Pasqua
At 16,1-10; Sal 99; Gv 15,18-21
Acclamate il Signore, voi tutti della terra

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.

(Colossesi 3,1)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 99)
Rit: Acclamate il Signore, voi tutti della terra.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:

«Egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo».


Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.

(Colossesi 3,1)

20 maggio, 2022

Salve Regina (Al Bano Carrisi, La Mía Opera 2009)


Buon compleanno ad Albano Carrisi
AUGURI DI CUORE

✝ Pensiero del 20 maggio 2022

  

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 15,12-17

L’amicizia con Cristo.

Non è facile amare come Cristo ha amato! Eppure è proprio questo ciò che Lui ci chiede. E non senza un motivo ben preciso: Egli vuole che noi siamo realmente felici. «Solo se amate come io ho amato – sembra dire – la mia gioia sarà piena in voi così come lo è in me». I falsi profeti dei nostri giorni parlano spesso d’amore, ma, in realtà, confondono l’amore con la passione, con il sesso, con il sentimento, con l’appagamento dei propri istinti. L’amore vero si apprende solo alla sequela di Cristo che, consapevole della nostra pochezza e della nostra difficoltà, ci chiede di obbedirgli. Ma si può ordinare di amare? Sì, quando la richiesta è fatta da un nostro amico: “non vi chiamo più servi… vi ho chiamati amici...”. Noi, che ci vantiamo di essere amici di Cristo, abbiamo ancora molto da apprendere. Anzitutto, oggi, devo chiedermi: cosa amo e cosa non devo amare per essere un vero amico di Cristo? Tutti i cristiani sono chiamati ad amare coloro che Gesù stesso mette sulla loro strada. Talvolta, amare gli altri come Cristo ci ha amati risulta particolarmente difficile. Ma, nonostante alcuni siano antipatici, scostanti, pedanti nel loro comportamento verso di noi, se non riusciamo ad amarli, la colpa è solo nostra: non siamo ancora capaci di vedere l’altro come un fratello, figlio, come noi, dello stesso Padre Celeste.

Venerdì 20 Maggio 
S. Bernardino da Siena (mf); S. Lidia; B. Luigi Talamoni
5.a di Pasqua
At 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17
Ti loderò fra i popoli, Signore

Vi ho chiamato amici, dice il Signore, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

(Giovanni 15,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 56)
Rit: Ti loderò fra i popoli, Signore.

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:

«Svegliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora».


Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:

«Grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
Innalzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria».

Vi ho chiamato amici, dice il Signore, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

(Giovanni 15,15)


19 maggio, 2022

Sette anni fa, ci salutava, Riccardo Rampi.

 Sette anni fa, ci salutava, Riccardo Rampi.

Ora VIVETE, nella GIOIA ETERNA DI DIO, INSEME.
Proteggete, i vostri cari GENITORI, MOGLIE FIGLI, e tutti noi.
Vi vogliamo tanto bene, Alfredino e Riccardo.
Il tempo scorre, ma la VOSTRA MEMORIA VIVE, IN TUTTI NOI!



✝ Pensiero del 19 maggio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 15,9-11

La pienezza della gioia.

Nel vangelo di oggi, Gesù ci parla della gioia che viene dal rimanere uniti a Lui, e di come questa colmi il cuore dell’uomo, quando si sforza di ascoltare la Parola e seguire l’esempio del Maestro. Questa è la gioia vera, letizia del cuore, non mera allegria passeggera. E se la cerchiamo per appagamento egoistico, essa non si lascia trovare. L’amore di Cristo si rivela nell’intimità con cui parla ai suoi apostoli nell’Ultima Cena. Vuole lasciar loro tutto ciò che possa aiutarli a vivere il comandamento dell’amore.

Queste raccomandazioni di Cristo non valgono solo per i momenti speciali, per i tempi difficili della vita. Sono consigli per tutti, e per tutta la vita, chiavi di volta di una vita autenticamente cristiana, indipendentemente dalle circostanze concrete che si stanno attraversando. Sono consigli validi per il bambino, per il giovane, per l’adulto e per l’anziano, per il coniugato e per il celibe… Tutti abbiamo la possibilità di realizzare questi insegnamenti nella nostra vita. La crescita nell’amore ha una meta: arrivare ad amare come Dio, come Cristo. Possiamo progredire continuamente in quella direzione. La vita cristiana è un costante sforzo per crescere nell’amore per Dio e per i nostri fratelli, per amare ogni giorno di più e meglio, alla maniera di Cristo che ci ama come il Padre lo ama. La strada è chiara: seguire l’esempio di Cristo, che rimane nell’amore del Padre, perché osserva i suoi comandamenti. Ciò che stiamo meditando è il segreto della felicità: “Vi ho detto questo affinché la mia gioia (cioè, l’infinita felicità di Dio) sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Man mano che la vita passa e l’eternità si avvicina, ci rendiamo conto che le gioie umane sono relative e non riempiono completamente il nostro cuore. Solo il cammino dell’amore cristiano è in grado di farlo.

Giovedì 19 Maggio 
S. Pietro Celestino; S. Crispino da Viterbo; S. Ivo
5.a di Pasqua
At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11
Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

18 maggio, 2022

FRANCO BATTIATO ......Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...... Caro Maestro, ci protegga da lassù!

 18 MAGGIO 2021 18 MAGGIO 2022

Un anno fa, lasciava questa dolorosa Terra
un grande maestro della musica italiana
FRANCO BATTIATO
......Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te......
Caro Maestro, ci protegga da lassù!



Buon compleanno a Giovanni Paolo II Papa ed al Giudice Giovanni Falcone

 Buon compleanno a Giovanni Paolo II Papa ed al Giudice Giovanni Falcone



Memoria del Battesimo di Carlo Acutis

 Il 18 maggio è stato il 31°Anniversario del Battesimo di Carlo Acutis


18 maggio 1991 a Londra, Inghilterra

✝ Pensiero del 18 maggio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Staccarsi da Dio, significa seccare, morire, come il tralcio che separato dalla vite muore perché senza linfa.

Meditazione sul Vangelo di Gv 15,1-8

Vita di grazia.

La parabola della vite e dei tralci ci introduce nel cosiddetto secondo discorso di addio di Gesù. Desideroso di rivelare pienamente il mistero della Sua incarnazione e della Sua missione tra gli uomini così come tutto il mistero della relazione di Dio con l’umanità, Gesù si serve di immagini accessibili agli uomini e stavolta trova lo spunto dalla vite e dal lavoro dei vignaioli così come i profeti Isaia, Osea ed Ezechiele avevano fatto a loro volta. Questa immagine ricorda ai suoi uditori l’amore di Dio verso Israele.

Tentiamo di applicare la parabola di Gesù alla nostra vita. I tralci di una vite vengono annualmente tagliati per cui non deve sorprendere che nella nostra vita ci sia sofferenza. Il punto importante è il motivo per il quale i tralci vengano tagliati. Alcuni, quelli che sono morti e non danno frutto, vengono asportati con un taglio netto e gettati nel fuoco, immagine dell’eternità in assenza di Dio, mentre altri, quelli che danno frutto, sono potati solo affinché diano più frutto. Dobbiamo cercare di essere tralci nei quali circoli la linfa della vite, che è Cristo. Solo in questo modo potremo dar frutti di vita eterna, di carità, di virtù. È la stessa vita di Cristo, la vita della grazia, quella che produce in noi i frutti di opere buone. Da ciò l’importanza dei sacramenti. Attraverso di essi entriamo in comunione con Dio, e possiamo veramente dire di avere in noi la vita divina. La nostra vita unita a quella di Cristo, per mezzo della preghiera e dei sacramenti produce frutti per l’eternità, anche se non li vediamo, e la sofferenza che Dio permette, rappresentata dalla potatura, ha lo scopo di produrre un frutto maggiore. Qualche domanda sulla nostra vita spirituale può aiutarci a migliorare il nostro cammino di vita cristiana: com’è la mia vita di grazia? Quando è stata l’ultima volta che mi sono accostato alla confessione? Con quale frequenza ricevo l’Eucaristia? Credo fermamente che senza questi sacramenti la mia vita cristiana sarebbe quella di un tralcio morto, che merita solo di essere tagliato e gettato nel fuoco?

Mercoledì 18 Maggio 
S. Giovanni I (mf); S. Felice da Cantalice; B. Blandina
5.a di Pasqua
At 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8
Andremo con gioia alla casa del Signore

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.

(Giovanni 15,4.5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 121)
Rit: Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:

«Vivano sicuri quelli che t'amano».

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.

(Giovanni 15,4.5)

17 maggio, 2022

Beata Antonia Mesina

 Beata Antonia Mesina



Nome: Beata Antonia Mesina
Titolo: Martire della purezza
Nascita: 21 giugno 1919, Orgosolo, Nuoro
Morte: 17 maggio 1935, Orgosolo, Nuoro
Ricorrenza: 17 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Antonia proveniva da una famiglia di undici figli. Un giorno, all'età di sedici anni (periodo in cui era iscritta alle "ben iamine" dell'Azione cattolica), stava raccogliendo legna nel bosco per il fabbisogno famigliare con un'amica di nome Annetta, quando un giovane l'assalì alle spalle.

Antonia resistette molte volte alle sue profferte con un rifiuto deliberato e completo, e mentre Annetta correva a cercare aiuto, il giovane, di nome Giovanni Ignazio Catgiu, tentò ripetutamente di farle violenza e infine la uccise a colpi di pietra.

Catgiu fu condannato a morte e la sentenza fu eseguita nel 1937; nel frattempo si era pentito e ricevette la comunione prima dell'esecuzione. La famiglia di Antonia pregò per il giovane e non mostrò alcun odio o desiderio di vendetta. La vita virtuosa di Antonia e il suo impegno in parrocchia a sostegno dell'ideale della castità fu attestato da numerosi testimoni. È stata beatificata da Giovanni Paolo II nel 1987, esattamente cinquant'anni dopo la sua morte.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Orgosolo in Sardegna, beata Antonia Mesina, vergine e martire, che, impegnata nella vita della Chiesa, all’età di sedici anni difese fino alla morte la propria castità.

✝ Pensiero del 17 maggio 2022

 ✝

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 14,27-31

La vera pace.

Quasi tutti i brani evangelici di questi giorni sono tratti dai discorsi che san Giovanni mette sulle labbra di Cristo al momento dell’Ultima Cena. Gli insegnamenti di Cristo sono rivolti a preparare gli apostoli agli eventi che accadranno di lì a poco, e che saranno causa di perplessità, dubbio e sconforto per loro.

La pace di Cristo non è la pace del mondo. Il mondo identifica la pace con la tranquillità, con il non essere in inquieto o preoccupato, con il non pensare a niente, con l’assenza di disturbi da arte degli altri: una pace egoista. La pace di Cristo è quella che dà la presenza di Dio nell’anima per opera della grazia, quella che l’operare il bene nella nostra vita produce nell’intimo, benché ciò comporti sacrifici e richieda da parte nostra uno sforzo, una sana tensione. Si tratta della pace di chi sa di essere nella Verità e di stare compiendo la volontà di Dio con la propria vita. Non è la pace di chi evade dalla realtà, dal mondo, dalle esigenze della sua coscienza, attraverso le distrazioni, la frivolezza, il rumore, la superficialità e le tante altre cose che il mondo mette a nostra disposizione, pensando che in esse si trovi la felicità. Signore, fa che non mi lasci ingannare dal mondo, cercando la pace in cose che sono al di fuori di Te. Solo Tu sei la fonte della pace vera e solo compiendo la Tua volontà, quella stessa che Tu mi riveli nei Tuoi comandamenti e con la voce della mia coscienza, potrò sperimentarla ed essere autenticamente felice.

Martedì 17 Maggio 
S. Pasquale Baylon; S. Giulia Salzano; B. Antonia Mesina
5.a di Pasqua
At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31

I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno

Cristo doveva patire e risorgere dai morti, ed entrare così nella sua gloria.

(Luca 24,46.26)

Salmo responsoriale (Salmo 144)

I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno.


Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese

e la splendida gloria del tuo regno.

Il tuo regno è un regno eterno,

il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Canti la mia bocca la lode del Signore

e benedica ogni vivente il suo santo nome,

in eterno e per sempre.


Cristo doveva patire e risorgere dai morti, ed entrare così nella sua gloria.

(Luca 24,46.26)

16 maggio, 2022

MEMORIA del compleanno della Signora Rosalia Corbo in Livatino


 MEMORIA del compleanno della Signora Rosalia Corbo in Livatino

MAMMA DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO
AUGURI DI CUORE! Ci protegga dal Cielo, insieme alla sua amorevole famiglia.


Oggi, 16 maggio, la Chiesa celebra SANT' UBALDO, VESCOVO DI GUBBIO.

 Oggi, 16 maggio, la Chiesa celebra SANT' UBALDO, VESCOVO DI GUBBIO.

Tanti auguri di cuore, mons. Ubaldo Nava, per il suo onomastico.
Tanti auguri di cuore, d'ogni bene.



Sant' Ubaldo di Gubbio

 Sant' Ubaldo di Gubbio


Nome: Sant' Ubaldo di Gubbio
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 16 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Ubaldo nacque a Gubbio intorno al 1085. Orfano di entrambi i genitori, venne educato da uno zio molto religioso, il quale tuttavia ostacolò il suo progetto, manifestato quando aveva quindici anni, di ritirarsi a vita solitaria; gli consentì, però, di associarsi ai canonici di San Secondo.

Ordinato nel 1114 sacerdote dal vescovo Giovanni, Ubaldo intraprese r opera di riforma della chiesa ritirandosi, come già aveva fatto san Pier Damiani, nel monastero di Fonte Avellana. A Gubbio fece ritorno nel 1129 per reggere come vescovo la diocesi su preciso ordine dello stesso papa Onorio II.

Gubbio era allora una città piuttosto inquieta, divisa da feroci discordie che contrapponevano fazione a fazione, casato a casato. E sulle strade cittadine spesso correva il sangue. 11 vescovo Ubaldo si offrì a fare da paciere e un giorno mise a repentaglio la propria vita nel tentativo di sedare una delle tante violente sommosse. Si era gettato tra i contendenti supplicandoli di desistere, ma era stato travolto. Solo quando gli eugubini si accorsero d'averlo lasciato malconcio sul terreno, posero fine alla rissa, preoccupati della sorte del loro vescovo e pentiti della loro insensatezza. Da quel giorno gli animi si calmarono. Ubaldo, amato dal popolo perché era sempre pronto a difenderlo dall'arroganza dei potenti, resse la città per oltre trent'anni, salvandola dalla distruzione minacciata da Federico Barbarossa.

Come papa Leone aveva fatto con Attila, il vescovo Ubaldo andò incontro all'imperatore, armato solo della forza della fede e del prestigio della sua dignità episcopale. Barbaross, colpito da tanto coraggio, mutò proposito e risparmiò la città.

Ubaldo morì il 16 maggio 1160. Trent'anni dopo sull'onda della sincera venerazione tributata degli eugubini al loro santo vescovo eletto anche a patrono della città. Ubaldo venne incluso nell'albo dei santi.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Gubbio in Umbria, sant’Ubaldo, vescovo, che si adoperò per il rinnovamento della vita comunitaria del clero.