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08 novembre, 2021

Pensiero del 08 Novembre 2012

Meditazione sul Vangelo di Lc 17,1-6

Aumenta la mia fede!

Con il brano del vangelo di oggi, prosegue direttamente la narrazione dei fatti descritti nei giorni scorsi. Gesù procede con gli insegnamenti ai suoi discepoli, che imparano così quali sono i criteri per vivere nella comunità, secondo lo stile di vita del Maestro. L’ immagine della pietra legata al collo e l’affogamento in mare è veramente forte. Gesù sottolinea così la gravità dell’azione che provoca lo scandalo nei confronti di un piccolo. Subito dopo invita a rimproverare chi commette peccato, ma anche a perdonarlo, se questi si pente.

Gesù fa l’esempio di chi pecca contro il fratello fino a sette volte al giorno: chi subisce il peccato o l’offesa deve essere disposto a perdonare sette volte. Sette è un numero simbolico che sta ad indicare un numero perfetto, cioè completo, totale. Quando gli apostoli si rendono conto che l’insegnamento di Gesù contraddice il modo umano di ragionare, gli chiedono di aumentare la loro fede. Solo una fede forte può consentire ai seguaci di Gesù di vivere fino in fondo le esigenze del vangelo. Recare scandalo, soprattutto ai più deboli e innocenti, è uno dei peccati più gravi. Gesù ci mette in guardia dall’essere noi stessi scandalo per gli altri. Dobbiamo perciò vigilare sempre perché le nostre azioni siano gradite a Dio, e perché continuiamo a perdonare chi compie il male verso di noi. In questo modo saremo un’immagine più limpida di Gesù, e avremo nel nostro cuore più pace e serenità. Ma per arrivare a questo traguardo dobbiamo sempre invocare da Dio il dono di una fede sempre più grande, e l’umiltà di non ricordare le offese ricevute.

08 novembre

Guidami, Signore, per una via d'eternità

Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita.

 (Filippesi 2,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 138)
Rit: Guidami, Signore, per una via d'eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Meravigliosa per me la tua conoscenza,
troppo alta, per me inaccessibile.

Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.

Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita.

 (Filippesi 2,15)

07 novembre, 2021

Pensiero del 07 novembre 2021

Non si tratta di dare molto, ma con Gesù, siamo sfidati a dare tutto.


Meditazione sul Vangelo di Mc 12,38-44

Ha dato tutto!
Gesù ha già fatto il suo ingresso messianico nella Città santa. Seccando il fico sterile e cacciando i mercanti dal Tempio, ha voluto dare ai Giudei dei segni profetici perché si ravvedessero; poi, rimasto nel Tempio, risponde a vari quesiti dottrinali ed infine completa i suoi insegnamenti prendendo spunto dalle persone che frequentano la casa di Dio. Partendo dai più in vista, gli scribi, Gesù mette in luce la loro ipocrisia. Essi, che pretendono nei luoghi di culto i primi posti, sono lontanissimi da Dio. All’opposto, il Maestro fa notare l’atteggiamento discreto di «una povera vedova», che facendo la sua piccola elemosina, raggiunge la misura stessa di Dio, perché «ella ha donato tutto».
Se Gesù ritornasse oggi e si fermasse ad osservare ciò che avviene nelle nostre parrocchie, troverebbe situazioni analoghe a quelle descritte nella pagina evangelica. Non mancano anche nei nostri gruppi ecclesiali coloro che vogliono farla da padroni, i quali più che servire la comunità, pretendono d’averla tutta prona al loro servizio. Insieme a questi casi estremi, ci siamo tutti noi, malati di mediocrità, perciò incapaci di comportamenti coerenti con la nostra fede, in famiglia, nel lavoro, in parrocchia. Provvidenzialmente, gli occhi del Maestro sanno scoprire tra noi anche la presenza di qualche “povera vedova”, di qualcuno il quale, discretamente ma realmente, sa «Donare tutto quello che ha», a Dio e al prossimo. Sono queste persone a sostenere la Chiesa con i loro umili servizi, i loro sacrifici, le loro preghiere o la semplice loro presenza. Dobbiamo essere loro grati, perché queste persone, nel donare generosamente e fedelmente quello che hanno e quello che sono, ci testimoniano come si possa e si debba imitare Gesù Cristo, il quale – come scrive la lettera agli Ebrei – «Ha sacrificato se stesso, per liberarci dal peccato e presentarsi al cospetto di Dio in nostro favore». Il dono della vedova è totale come quello di Cristo. Essa, infatti, «Ha gettato nel tesoro del Tempio l’intera sua vita». Ritornando alle nostre comunità parrocchiali: «Il Vangelo ci narra l’episodio avvenuto nel Tempio ai tempi di Gesù, non per farci condannare quegli scribi e lodare quella vedova, ma per aiutarci a discernere quel tanto d’ipocrisia che si nasconde nel cuore d’ognuno di noi, ed aiutarci a far prevalere su d'essa quella generosità motivata dalla fiducia nella provvidenza di Dio, che animò la vedova del Vangelo e la rese simile al Figlio di Dio».

07 Novembre 2021

Loda il Signore, anima mia

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
(Matteo 5,3)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
(Matteo 5,3)


06 novembre, 2021

San Leonardo di Limoges

 San Leonardo di Limoges


Nome: San Leonardo di Limoges
Titolo: Eremita
Nascita: 496 circa, Gallie
Morte: 6 novembre 559, Limoges, Francia
Ricorrenza: 6 novembre
Tipologia: Commemorazione




Nacque nelle Gallie sul finire del secolo V da illustre famiglia, parente del celebre Clodoveo re dei Franchi, che lo tenne a battesimo e lo volle alla sua corte perchè ricevesse una educazione degna del suo rango. Ed il fanciullo crebbe bello, intelligente, gentile e valoroso, degno in tutto dei suoi antenati.

Clodoveo sperava di farne un illustre generale del suo esercito, ma i disegni di Dio su questo fiore dei Franchi erano diversi. Difatti appena raggiunse la pubertà, il giovanetto, segnato dal dito di Dio, si ritirò dalla corte per frequentare la scuola del celebre S. Remigio. Alla scuola ed agli esempi del Santo, il giovane si innamorò talmente di Dio e della vita apostolica, che volle dedicarsi interamente a Dio, e consacrarsi alla propagazione del Vangelo tra i popoli barbari. E predicò coll'esempio e colla parola: visitò poveri, soccorse infermi, liberò carcerati.

Tanta virtù gli attirò ben presto l'ammirazione di tutti, tanto che lo stesso figlio di Clodoveo lo propose per la dignità episcopale. Leonardo, saputo questo, dopo aver rifiutato, credendosene indegno, si ritirò nel territorio di Orléans dandosi qui alla evangelizzazione di quei pagani. Poco dopo entrò nel monastero di Micy e dopo il noviziato vi fece la professione religiosa. Di qui fu inviato quale apostolo nell'Aquitania: con lui entrò in quella regione la sapienza e la carità di Cristo. Gli idoli furono abbattuti, la vera religione stabilita. Memorabile è il prodigio che egli operò in favore della sposa del re Teodeberto: stava per morire durante il parto, quando per le preghiere del nostro Santo immantinente lei e la sua creatura furono liberati dalla morte. Per questo S. Leonardo è stato sempre invocato come protettore delle gestanti.

Intanto il re Teodoberto, riconoscente, volle dare al nostro Santo ingenti ricchezze, ma Leonardo rifiutò e dopo aver esortato il re ad usare quanto avrebbe dato a lui in favore dei poveri, accettò soltanto una selva nella foresta di Pauvain, nel Limosino, per fabbricarvi un monastero. Quella zona, dal nobile dono del re, si chiamerà nobiliacum, da cui Noblat o Noblac, il nome del villaggio fondato da San Leonardo. Da qui in poi fu soprannominato da Limonges (Limosino). Radunati molti suoi seguaci ed ammiratori, li educò alla vera vita religiosa e per mantenerli nel fervore istituì per primo l'adorazione perpetua a Gesù in Sacramento.

Dopo aver compiuto altri miracoli ed aver edificato i suoi religiosi ed il popolo colle sue straordinarie virtù, rendeva la sua bell'anima a Dio il 6 novembre del 559.

PRATICA. Facciamo oggi qualcosa in favore dei poveri.

PREGHIERA. O Signore, ti preghiamo di ascoltare le preghiere del tuo servo Leonardo, affinché colui che noi veneriamo con debito ossequio ci sollevi con la sua intercessione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina vicino a Limoges in Francia in seguito insignita del suo nome, san Leonardo, eremita.

"Concedici, te ne preghiamo, che per i suoi meriti e preghiere possiamo pentirci dei nostri peccati" 🙏
Preghiera a San Leonardo per purificare i propri peccati
Il santo francescano guarì miracolosamente dalla tisi e dedicò la sua vita a servire i poveri e gli ammalati.
PREGHIERA
O Dio, che per ridurre a penitenza i cuori ostinati dei peccatori hai reso potente in opere ed in parole il beato Leonardo tuo confessore, concedici, te ne preghiamo, che per i suoi meriti e preghiere possiamo pentirci dei nostri peccati.
Per Cristo Nostro Signore, Amen
3 Padre Nostro, 3 Ave Maria, 3 Gloria al Padre.

Pensiero del 06 novembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 16,9-15

La vita, un dono da donare.

Dopo aver ribadito il valore della generosità, che apre le dimore eterne, Gesù condanna con forza l’ipocrisia dei farisei, che si mostrano persone pie, mentre nel loro cuore sono attaccati al denaro. C’è un uso buono del denaro, ma guai se diventa idolo, perché Dio è uno e a lui solo dobbiamo rendere culto (cfr. Mt 4,10).  non possiamo servire due padroni: o Dio, o mammona! Gli atti compiuti con amore e nel silenzio, inoltre, attesteranno la nostra fedeltà davanti a Dio, che legge nei cuori.

Gesù, infatti, affonda la spada a due tagli della sua Parola nell’ipocrisia dei farisei, che si ritengono giusti perché religiosi; in realtà sono attaccati ai denaro, la più grande tentazione dell’umanità. Ma Gesù è intransigente: nessun servo può servire a due padroni! Per i farisei rinunciare al denaro per amore di Dio è da sognatori e da ingenui. Preferiscono scegliere il compromesso: avere una vita comoda che richiede soldi e, nello stesso tempo, apparire pii. In questo modo, secondo loro, si guadagna Dio e gli uomini, si possiede la terra e il Cielo. Attenzione, però! Anche chi si definisce persona “di chiesa” può correre questo grave pericolo. Spesso, Dio viene escluso dalle nostre scelte; molti si ritengono proprietari dei beni loro affidati: non è raro sentir affermare “io ho la mia vita”. Gli stessi poveri non sono immuni dal veleno dell’avidità. Ma nel Padre Nostro, Gesù ci insegna a dire “sia fatta la Tua volontà”; non possiamo, dunque, amministrare contro la volontà di Dio ciò che ci è stato donato. Anche se abbiamo poco, salute, denaro, beni materiali, dobbiamo, in ogni occasione, rimanere fedeli alla sua volontà, vincendo il Male con il Bene. Allora, verrà accresciuto in noi il dono dello Spirito Santo.

06 Novembre

Ti voglio benedire ogni giorno, Signore

Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: Ti voglio benedire ogni giorno, Signore.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

05 novembre, 2021

Christus vincit

 Christus vincit

Christus vincit, Christus regnat,
Christus, Christus imperat!

Laudate Dominum omnes gentes;
laudate eum omnes populi.
Quoniam confirmata est
super nos misericordia eius,
et veritas Domini manet in aeternum.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto,
sicut erat in principio, et nunc, et semper
et in saecula saeculorum. Amen.

Cristus vincit, Christus regnat,
Christus imperat!

 

Con strofe in italiano:

Christus vincit! Christus regnat!
Christus, Christus imperat!

A te, N.N., successore di Pietro
e pastore di tutto il gregge di Dio,
pace, vita e salvezza
in questo giorno e per sempre!

A te, N.N., vescovo di questa Chiesa,
a tutti i ministri e a tutto il popolo dei credenti
pace, vita e salvezza
in questo giorno e per sempre.

Venga la gioia di Cristo!
Venga la pace di Cristo!
Venga il regno di Cristo!

Pensiero del 05 novembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 16,1-8

Condividi quanto t'ho dato.

Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.

Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita ed i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso ed a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Condividi quanto ti ho dato».

Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.

Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita e i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso e a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Condividi quanto ti ho dato».

Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.

Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita e i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso e a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli d'un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso. costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli di un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso. costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli di un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso».

05 Novembre

Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia

Chi osserva la parola di Gesù Cristo in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

(I Giovanni 2,5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Chi osserva la parola di Gesù Cristo in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

(I Giovanni 2,5)

04 novembre, 2021

Oggi come quarantasei anni fa veniva ordinato sacerdote Massimo Camisasca

Questa parte della preghiera in genere viene fatta in canto

«Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo spirito di santità; adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni cooperatori dell’ordine episcopale, perché la parola del vangelo mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini, e raggiunga i confini della terra.
Siano insieme con noi fedeli dispensatori dei tuoi misteri, perché il tuo popolo sia rinnovato con il lavacro di rigenerazione e nutrito alla mensa del tuo altare; siano riconciliati i peccatori ed i malati ricevano sollievo. Siano uniti a noi, o Signore, nell’implorare la tua misericordia per il popolo a loro affidato e per il mondo intero. Così la moltitudine delle genti, riunita a Cristo, diventi il tuo unico popolo, che avrà il compimento nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli».

Oggi. come quarantasei anni fa, veniva, ordinato sacerdote Massimo Camisasca.

Auguri di cuore.


San Carlo Borromeo

 San Carlo Borromeo

autore: Orazio Borgianni anno: 1611-1612 titolo: San Carlo Borromeo in adorazione della Trinità luogo: Chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane, Roma

Nome: San Carlo Borromeo
Titolo: Vescovo
Nascita: 2 ottobre 1538, Arona, Novara
Morte: 3 novembre 1584, Milano
Ricorrenza: 4 novembre
Tipologia: Memoria liturgica




S. Carlo, fulgida gloria della Chiesa, nacque ad Arona sul Lago Maggiore il giorno 2 ottobre 1538 dal conte Gilberto Borromeo e Margherita de' Medici.

Dopo i primi studi, fu inviato all'Università di Pavia per il diritto; qui gli giunse notizia che un suo zio materno, il cardinal de' Medici, era stato fatto Papa col nome di Pio W. Dobbiamo riconoscere che egli cedette alquanto alle consuetudini mondane del suo secolo; ma la morte del fratello Federico gli mostrò la vanità delle cose umane, ed egli docile alla voce di Dio riformò completamente se stesso e i suoi familiari, dandosi ad una vita austera e penitente.

Poco più che ventenne fu creato cardinal segretario del Papa ed in seguito fatto arcivescovo di Milano. Come segretario lavorò con zelo indefesso per il Concilio di Trento, e poi per la pratica attuazione dei decreti di quel concilio.

Morto Pio IV, suo zio, S. Carlo lasciò Roma per recarsi alla sua sede arcivescovile allora ridotta in tale stato da scoraggiare qualsiasi tentativo di riforma; ma l'Arcivescovo non indietreggiò. Con prudenza e con fortezza si diede ad abbattere e poi a riedificare. Pubblicò subito i decreti del Concilio di Trento, praticandoli egli per primo : eliminò dal suo palazzo ogni pompa secolaresca e vendette quanto aveva di superfluo, dandone il ricavato ai poveri.

Sapeva che il mezzo migliore per riformare il popolo era quello di formare dei buoni sacerdoti, ed a questo scopo, seguendo le norme del concilio, fondò diversi seminari ed istituì la Congregazione degli Oblati.

Infiammato dal suo zelo apostolico percorse più volte la sua vasta archidiocesi per le visite pastorali. Sarebbe certo suggestivo poterlo seguire nei suoi innumerevoli viaggi a Roma, in Piemonte, a Trento, nella Svizzera e dovunque vi fosse del bene da compiere. Visitava i più celebri santuari che incontrava sul suo cammino, lasciando ovunque segni di grande pietà.

Però dove maggiormente rifulsero la sua carità e il suo zelo, fu nella terribile peste scoppiata a Milano, mentre egli si trovava in visita pastorale nel 1572. Tutti i personaggi più distinti fuggivano terrorizzati: San Carlo invece, tornato prontamente in città, organizzò l'assistenza agli appestati, il soccorso ai poveri, l'aiuto ai moribondi, dappertutto era il primo, ovunque dava l'esempio. Per invocare poi l'aiuto divino, indisse processioni di penitenza, alle quali partecipò a piedi scalzi e prescrisse preghiere e digiuni. Alla peste seguì la più grave miseria, e il santo prelato, dopo aver dato quanto possedeva, vendette i mobili dell'arcivescovado, contraendo anche forti debiti.

Nell'ottobre 1584 si ritirò sul monte Varallo per un corso di esercizi spirituali. Ivi s'ammalò e trasportato a Milano spirò il giorno 3 novembre.

PRATICA. Riconosciamo nei sacerdoti, e specialmente nei vescovi, il diritto di pascere le anime e condurre i popoli a Dio, e siamo docili alle loro direttive.

PREGHIERA. Custodisci, o Signore, la tua Chiesa colla continua protezione di S. Carlo, confessore e vescovo, sicchè, come la sollecitudine pastorale lo rese glorioso, così la sua intercessione ci renda sempre fervorosi nel tuo servizio.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Carlo Borromeo, vescovo, che, fatto cardinale da suo zio il papa Pio IV ed eletto vescovo di Milano, fu in questa sede vero pastore attento alle necessità della Chiesa del suo tempo: indisse sinodi e istituì seminari per provvedere alla formazione del clero, visitò più volte tutto il suo gregge per incoraggiare la crescita della vita cristiana ed emanò molti decreti in ordine alla salvezza delle anime. Passò alla patria celeste il giorno precedente a questo.


Preghiera a San Carlo Borromeo

"Vi supplichiamo la grazia d'essere vostri imitatori, come voi lo foste di Gesù Cristo" 🙏

Il suo motto era 'Humilitas'. Riformò profondamente la Chiesa

O Gloriosissimo San Carlo, modello per tutti di fede, di umiltà, di purità, di costanza nel patire, di ogni più eletta virtù, Voi che arricchito dall'Altissimo dei doni più eccelsi, tutti li impiegaste nel promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime fino a restar vittima del vostro zelo, impetrateci dal Signore, vi supplichiamo, la grazia di essere vostri imitatori, come voi lo foste di Gesù Cristo.

Otteneteci ancora, vi preghiamo, lo spirito di sacrificio, lo zelo indefesso per il bene dei nostri fratelli, la fedeltà a Dio, l'amore alla Chiesa, la rassegnazione nelle avversità e la perseveranza nel bene.

E voi, Dio delle misericordie, e Padre di ogni consolazione, che vedete i mali onde è afflitta la cristiana famiglia, muovetevi a pietà di noi, soccorreteci e salvateci.

Non guardate, no, ai nostri meriti, ma a quelli del vostro servo e nostro protettore San Carlo. Esaudite le sue preghiere a favor nostro, ora che trionfa nei Cieli, come esaudite quelle che vi innalzava pel suo popolo quaggiù sulla terra. Così sia.




Pensiero del 04 novembre 2021

Qualunque sia, il burrone od il cespuglio in cui ci siamo intrappolati, se abbiamo fiducia in Gesù, Lui, ci salverà.

Meditazione sul Vangelo di Lc 15,1-10

Sia la misericordia!

Il Vangelo presenta due delle tre parabole della misericordia. Nella terza, un padre accoglie con infinita tenerezza il figlio che se n’era andato rompendo ogni rapporto con la casa d’origine, ma poi, pentitosi, ritorna. In tutte , qualcosa è andato perduto, lo si cerca o lo si attende con amore. La passione è premiata, ciò che era perduto viene ritrovato. C’è grande allegria e, insieme, si fa festa. È la misericordia a muovere questo vortice di gaudio e Gesù la indica a scribi e farisei come medicina capace di guarire la loro durezza di cuore.

Protagonista è la misericordia, il massimo attributo di Dio, secondo Faustina Kowalska, la messaggera della Divina Misericordia del XX secolo. Il profeta Osea così la definisce: “Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione”. È il sentimento di tenerezza profonda, viscerale, che una madre nutre per il suo bambino. Nel Vangelo la vediamo all’opera. Ci sono due gruppi di persone, che guardano a Gesù con sentimenti opposti. Scribi e farisei, depositari della legge, gente ritenuta perbene, mormorano contro Gesù. Puntano il dito contro il prossimo, da scartare, perché impuro. Peccatori e pubblicani, spazzatura della società, si avvicinano a Gesù, lo ascoltano. Ma questo è l’atteggiamento del pio israelita che mette in pratica il comando che Dio stesso aveva dato al suo popolo nel deserto (Dt 5,27). In mezzo c’è Gesù che “disse loro” le parabole della misericordia. Dio non giudica, compie un atto creativo come alla Creazione del mondo, quando Dio disse: “Sia la luce! E luce fu”. Qui Gesù dice a tutti, peccatori veri e falsi innocenti: Sia la misericordia! Con Gesù inizia la Nuova Creazione. “Il Figlio dell’Uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Si tratta ancora una volta, di convertirsi, mettendoci all’ascolto della Parola incarnata, ed Egli ci farà nuove creature.

04 Novembre

Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 26)
Rit: Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)


Don Camillo

 Don Camillo: “Il sole ritornerà a splendere, le acque si ritireranno ed il sole ritornerà a splendere. E allora la fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili, con la tenacia che Dio ci ha dato, ricominceremo a lottare perché il sole sia più splendente".



03 novembre, 2021

Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Massimo Camisasca


Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Massimo Camisasca

Tanti Auguri di cuore, a Massimo Camisasca FSCB ed a suo fratello gemello Franco

 Tanti Auguri di cuore, a Massimo Camisasca FSCB Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla, è a suo fratello gemello Franco.




Dio, gli benedica, conceda a loro, una buona salute ed un buon cammino, ancora su questa Terra, con l'aiuto del Signore, della Vergine Maria, di tutti Santi che in ogni tempo gli furono graditi, e di tutti noi.
Auguri di cuore, ad entrambi.

Il Collegio 6, il prof. Andrea Maggi in diretta risponde alle vostre domande


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Santa Silvia

 Santa Silvia


Nome: Santa Silvia
Titolo: Madre di S. Gregorio Magno
Nascita: VI Secolo, Roma
Morte: 3 novembre 592, Italia
Ricorrenza: 3 novembre
Tipologia: Commemorazione




Silvia nacque a Roma intorno al 520 in una famiglia di modeste condizioni, terza di tre figlie tra cui Emiliana e Tarsilla, anch'esse sante. Nel 538 sposò il senatore Gordiano appartenente ad una nobile famiglia romana. La coppia andò ad abitare nella villa degli Anici sul colle Celio al Clivo di Scauro, dove oggi si trova la chiesa di San Gregorio al Celio. Ebbe due figli, il primogenito fu Gregorio, poi eletto al soglio pontificio nel 590.

Rimasta vedova intorno al 573, si ritirò in una casa sull'Aventino chiamata Cella Nova, seguendo la regola benedettina e dedicando il resto della sua vita alla preghiera, alla meditazione e all'aiuto dei malati e dei più bisognosi. Il figlio Gregorio continuò invece ad abitare nella villa paterna, che trasformò in monastero e dove eresse una chiesa dedicata a sant'Andrea (l'attuale oratorio di Sant'Andrea al Celio). In questo periodo sua madre si preoccupava di fargli recapitare ogni giorno un pasto caldo, temendo che l'austerità della vita eremitica compromettesse ulteriormente la salute già cagionevole di Gregorio.

Silvia morì nel 592; papa Gregorio la fece seppellire nel monastero di Sant'Andrea, nel sepolcro dove già si trovavano le sorelle Tarsilla ed Emiliana, e vi fece dipingere la sua immagine con la croce nella destra e un libro nella sinistra recante la scritta: «Vivit anima mea et laudabit te, et iudicia tua adiuvabunt me» ("Vive la mia anima e ti loderà, e i tuoi giudizi mi aiuteranno").

Qui, nel 1603, il cardinale Cesare Baronio fece erigere l'oratorio di Santa Silvia al Celio e in quello stesso anno ottenne da papa Clemente VIII che il nome di santa Silvia venisse inserito nel Martirologio Romano al 3 novembre.

Su sollecitazione invece di papa Giovanni XXIII, il 23 febbraio del 1959, nel quartiere Portuense, venne istituita una parrocchia dedicata alla madre di San Gregorio Magno, la cui chiesa fu aperta al culto nel 1968

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di santa Silvia, madre del papa san Gregorio Magno, che, secondo quanto lo stesso Pontefice riferì nei suoi scritti, raggiunse il vertice della vita di preghiera e di penitenza e fu per il prossimo un eccelso esempio.


Preghiera a Santa Silvia
Silvia nacque a Roma intorno al 520 in una famiglia di modeste condizioni, terza di tre figlie tra cui Emiliana e Tarsilla, anch'esse sante. Ebbe due figli, il primogenito fu Gregorio, poi eletto al soglio pontificio nel 590.
Benedetto sei Tu Signore, Dio nostro Padre, che assicuri sempre alla tua Chiesa e al mondo uomini e donne testimoni della tua santità e della tua gloria.
Noi ti rendiamo grazie per averci donato come modello di vita cristiana Santa Silvia, sposa fedele e madre amorevole, maestra di preghiera e di contemplazione, donna generosa nel servizio dei poveri.
Fa che il suo esempio aiuti le nostre famiglie a vivere unite in un amore più forte di ogni debolezza, siano da lei sostenute nell'impegno di accogliere la vita e farla crescere, siano aiutate nella fatica di guidare i figli sulla strada della verità e della fede, siano rese disponibili ad aprirsi alle necessità dei fratelli.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Amen.
da Lagioiadellapreghiera.

Pensiero del 03 novembre 2021

 Non segue Gesù, e non lo ama, chi mette altro al primo posto. Nell'amore, per Dio, ogni cosa che facciamo, è trasformata.

Meditazione sul Vangelo di Lc 14,25-33

Ognuno porti la propria croce.

Continuando la lettura del vangelo di Luca oggi troviamo un brano sul tema della sequela di Gesù. Egli ha acquistato una certa fama e molta gente inizia a seguirlo e, dunque, si pone il problema di capire perché tanti vanno dietro al Maestro. Il linguaggio può sembrarci un po’ strano ma rispecchia i modi espressivi della lingua ebraica; infatti l’espressione “chi non odia suo padre, sua madre…” vuol dire “chi ama suo padre e sua madre più di Me”.

Tra quanti seguono Gesù vi sono certamente coloro che vogliono semplicemente ascoltare un modo di ragionare nuovo rispetto agli schemi conosciuti, ma non sono interessati alla persona che parla. Alcuni lo seguono perché non hanno altri motivi di interesse, altri ancora seguono il Maestro perché hanno capito l’importanza della sua persona, del suo messaggio e della sua opera. Gesù vuole avvertire tutti costoro che mettersi alla sua sequela non è facile, bisogna pensarci bene, senza prendere le cose con troppa leggerezza. Luca qui parla espressamente di croce (ma Gesù non è ancora arrivato al Golgota!) perché i suoi ascoltatori e lettori sanno già come è finita la vicenda di Gesù. Le parole del Maestro sono dirette agli ascoltatori della sua viva voce, ma anche ai discepoli di tutte le epoche, e dunque pure a noi. Ci rendiamo veramente conto che siamo chiamati a portare una croce per seguire davvero Gesù? Questo non significa che la morte di Gesù è inutile, ma che anche noi come lui, dobbiamo essere servitori dei nostri fratelli e sorelle. Dobbiamo camminare facendoci carico delle nostre e delle altrui difficoltà e tristezze.

03 Novembre 

Felice l’uomo pietoso, che dona ai poveri

Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito di Dio riposa su di voi.

(I Pietro 4,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 111)
Rit: Felice l’uomo pietoso, che dona ai poveri.

‎Beato l’uomo che teme il Signore‎
‎ e nei suoi precetti trova grande gioia. ‎
‎ Potente sulla terra sarà la sua stirpe,‎
‎ la discendenza degli uomini retti sarà benedetta. ‎
‎ ‎
‎ Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:‎
‎ misericordioso, pietoso e giusto. ‎
‎ Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,‎
‎ amministra i suoi beni con giustizia. ‎
‎ ‎
‎ Egli dona largamente ai poveri,‎
‎ la sua giustizia rimane per sempre,‎
‎ la sua fronte s’innalza nella gloria.‎

Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito di Dio riposa su di voi.

(I Pietro 4,14)

02 novembre, 2021

Un anno senza il "MATTATORE" - GIGI PROIETTI Recita : C’è un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu




Un anno senza il "MATTATORE" 

IO LO VOGLIO RICORDARE COSÎ......

Ciao Gigi!

Viva la Memoria, viva Gigi Proietti!
 

O mio amato Creatore

 O mio amato Creatore, consolate le anime dei defunti ed in modo particolare dei miei cari e di tutti quelli che ho conosciuto in vita dona a loro l’eterno Riposo. Amen