Translate

29 settembre, 2021

Santi Michele, Gabriele e Raffaele

 Santi Michele, Gabriele e Raffaele

autore Marco d'Oggiono anno 1516 circa titolo Pala dei tre Arcangeli

Nome: Santi Michele, Gabriele e Raffaele
Titolo: Arcangeli
Ricorrenza: 29 settembre
Tipologia: Festa




Gli Arcangeli, per Dionigi l'Areopagita, sono altissime gerarchie angeliche con specifici compiti, tra i quali: servire Dio, contemplare il suo volto, cantarne incessantemente le lodi, lottare contro Satana sino alla sua sconfitta finale e aiutare l'uomo portandogli i messaggi di Dio e sconfiggere le suggestioni del male, per ricondurlo dopo la morte terrena a Dio.

San Michele



San Michele


Un tempo, al termine di ogni messa, il sacerdote pregava così: «San Michele arcangelo, difendici nella battaglia; sii il nostro aiuto contro la malvagità e l'insidia del diavolo... continua

San Gabriele



San Gabriele


Gabriele, forza di Dio (questo significa il suo nome), è l'angelo messaggero per eccellenza. L'ambasciata più clamorosa l'ha fatta a Maria, la giovane fidanzata del falegname di Nazaret... continua

San Raffaele



San Raffaele


Raffaele, che in ebraico significa «Dio guarisce», è l'arcangelo che, sotto forma di giovane bellissimo, accompagna Tobiolo, incaricato dal padre... continua

PRATICA: Affidiamo oggi alla Corte Celeste il nostro passato per essere perdonati; il nostro presente perché Dio conceda a tutti il dono della Pace, del lavoro, della dignità; il nostro futuro per accettarlo sotto la vostra guida col sorriso nel cuore e sulle labbra.

PREGHIERA: O gloriosi Arcangeli, proteggeteci da ogni attacco del maligno, preservateci da tutto ciò che ci distoglie dal bene, ed otteneteci da Dio le grazie che ci sono necessarie per vivere in terra senza mai allontanarci da Lui e in cielo per contemplarlo nella Sua gloria.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.

Invocazione ai Santi Arcangeli
Invocazione ai Santi Arcangeli

Pensiero del 29 settembre 20211

 Meditazione sul Vangelo di Gv 1,47-51

Con l’occhio penetrante.

Oggi facciamo festa con tutta la Chiesa per il dono degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. La Scrittura ce li presenta come “compagni di viaggio”, messaggeri di Dio, alleati che giungono in nostra difesa nella nostra lotta quotidiana. Nelle letture proposte siamo afferrati dalla dimensione cosmica e sconvolgente, e restiamo un po’ sorpresi come davanti a uno spettacolo. Sia la visione gloriosa descritta dal profeta Daniele

che la battaglia violenta narrata nel brano dell’Apocalisse, ci dicono invece che ognuno di noi fa parte di un disegno che lo supera, in cui è coinvolto, e per il quale ci è chiesta piena partecipazione: non siamo semplici spettatori, ma apparteniamo a Dio, siamo coinvolti nel suo mistero eterno.

Il dialogo tra Gesù e Natanaele si muove attorno al verbo “vedere”. Egli per primo vede Natanaele venirgli incontro e già lo conosce in profondità; in quel pio israelita vede oltre le apparenze. Nel suo andare incontro ad ogni uomo, Gesù ci insegna a guardare l’altro così come lo guarda Dio, senza fermarsi a giudizi e facili preconcetti. L’attenzione all’altro, lo sguardo buono su di lui, parte dalla sorpresa della novità che sempre ogni fratello rappresenta. Questo anche nei rapporti con chi crediamo di conoscere bene e che magari vive accanto a noi. La festa odierna ci insegna proprio ad avere questa purezza di sguardo, ad affinare al gusto di Dio il nostro guardare gli altri, la storia, noi stessi. Come Natanaele, restiamo spesso anche noi stupiti da cose semplici: l’espressione di fede di quell’uomo nasce dalla constatazione di una verità rivelata da Gesù, che tra l’altro esclama «perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Restiamo frequentemente stupiti da cose evidenti e rimaniamo magari indifferenti di fronte al fatto che siamo immersi nella vita di Dio: la battaglia raccontata nell’Apocalisse e la gloria vigorosa del Figlio dell’uomo descritta dal profeta Daniele, ci appartengono. Siamo invitati a riconoscere nella nostra vita gli infiniti prodigi di cui Dio ci circonda, i molteplici angeli che ci accompagnano, perché realmente cielo e terra in Gesù sono entrati nella nostra vita.

29 Settembre

Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria

Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, suoi ministri, che eseguite la sua volontà.

 (Salmo 102,20.21)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 137)
Rit: Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, suoi ministri, che eseguite la sua volontà.

 (Salmo 102,20.21)

28 settembre, 2021

Albino Luciani 28 settembre 1878 28 settembre 2021

Albino Luciani
28 settembre 1878 28 settembre 2021
quarantatré anni senza Papa Giovanni Paolo I
Trentatré giorni, sul soglio di San Pietro, per vivere ernamente, nel cuore di tutta l'umanità.

Viva Papa Luciani, il Papa Sorriso!



Buon compleanno alla Beata Caterina Orsola Cittadini

Buon compleanno alla Beata Caterina Orsola Cittadini



Beata Madre Caterina, nel giorno della tua festa, volgi benevola il tuo sguardo al nostro operato, benedici e sostieni tutta la comunità educante, accompagna bambini e ragazzi per un cammino di Bene.

Madre Maria Saccomandi - Madre Generale delle suore Orsoline in Somasca

Pensiero del 28 settembre 2021

 La determinazione, con cui Gesù, va verso Gerusalemme, è la decisione d'amare fino alla fine. L'Amore non ha ripensamenti perché l'Amore è Dio.

Meditazione sul Vangelo di Lc 9,51-56

Sono segno di benedizione o di maledizione?

La prima lettura, tratta dal libro del profeta Zaccaria, ci presenta la gloria di Gerusalemme e il suo ruolo, nei confronti degli altri popoli, di essere luce, irradiazione della salvezza che l’ha visitata. Di fronte a questo quadro luminoso che contagia libertà e desiderio, appare contrastante il clima presentato dal Vangelo: a Gesù che si sta recando a Gerusalemme per la Pasqua, si oppone un rifiuto netto da parte dei Samaritani.

“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto” (Lc 9,51). Questo primo versetto del Vangelo odierno, ci dice che il cammino terreno con i suoi discepoli è ormai concluso. Quanti insegnamenti, quante parabole, quanti miracoli! La loro reazione ci suggerisce però l’ostinata difficoltà a credere, l’infinita pazienza di Gesù e la sua delicatezza pedagogica nei loro confronti. Nell’incontrare la resistenza degli abitanti di un villaggio della Samaria, Giacomo e Giovanni – ma possiamo immaginare che anche nel cuore degli altri albergassero analoghi senti menti – si scagliano con violenza. È impressionante la consapevolezza del potere che essi hanno: possono mandare un fuoco dal cielo a consumare il villa io ostile! E veramente ciascuno di noi può consumare il fratello non con un fuoco dal cielo ma con uno sguardo, una parola offensiva, un gesto di disprezzo. Abbiamo il potere di essere segno di benedizione o segno di maledizione! Questa è un’altissima responsabilità, non solo verso le persone con cui abbiamo quotidianamente a che fare, ma in una dimensione universale, ecclesiale. Ogni nostro gesto e parola ha sempre una ricaduta positiva o negativa. Cristo risponde e agisce solo benedicendo: è pervaso di dignità estrema. Questa sua modalità di stare nella storia, di entrare nelle relazioni, di reagire agli eventi anche bruschi, è nobile, è semplicemente umana. Non acquista grettezza e deformità l’uomo violento e arrogante? La buona novella insegnata da Gesù non parlava di mitezza, perdono, accoglienza? Nei versetti di poco recedenti al brano di oggi non spiegava loro Gesù che il più grande é colui che si fa piccolo (Lc 9,48)? L’inclinazione alla violenza, a rivendicare le proprie opinioni, a imporsi è davvero fortemente radicata non solo nel cuore dei discepoli ma anche nei nostri.

28 Settembre

Il Signore è con noi

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire, e dare la propria vita in riscatto per molti.

(Marco 10,45)

ALMO RESPONSORIALE (Salmo 86)
Rit: Il Signore è con noi.

Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose,
città di Dio!

Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato.
Si dirà di Sion:
«L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda».

Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti».

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire, e dare la propria vita in riscatto per molti.

(Marco 10,45)

27 settembre, 2021

Pensiero del 27 settembre 2021

 DIO, non fa confronti, ma nel Suo Cuore immenso e pieno d'Amore, esistono i nostri nomi, le nostre storie, i nostri volti.....siamo unici, irripetibili, ma soprattutto infinitamente amati.

Meditazione sul Vangelo di Lc 9,46-50

La misura di Dio.

Con la lettura del profeta Zaccaria, siamo introdotti a Gerusalemme, ricostruita dopo l’esilio. Gerusalemme sarà di nuovo grandiosa, piena di vita. Ora la visione reale è certamente più misera, mai la profezia è chiara. Questo è anche l’insegnamento di Gesù nel Vangelo: il saggio, colui che vede lo splendore anche là dove emerge miseria, colui che sa assaporare la presenza di Dio anche in ciò che sembra estraneo o in contraddizione con lo stesso Dio, è come il bimbo! La misura di Dio, e di ogni suo figlio, è un bambino!

I versetti che precedono immediatamente il Vangelo odierno, ci raccontavano dell’annuncio che Gesù dà ai suoi della sua Passione e morte. Oggi ci imbattiamo nella insensata discussione tra i suoi discepoli su chi sia il più grande. C’è stridore tra la tragicità della rivelazione di Gesù e la mediocrità dei ragionamenti dei Dodici. Quanto ci rispecchiamo in loro nel nostro innato desiderio di prevalere e di emergere sull’altro! La paura di chi ci sta accanto, di non essere all’altezza delle situazioni, di non sentirci apprezzati dagli altri, questo ci porta a ritenere che solo “il più grande”, possa davvero essere felice e realizzato. Ma l’ insegnamento di Dio è tutt’altro: il bambino, per noi simbolo di debolezza e di dipendenza da chi si cura di lui, è per Dio segno di grandezza. Gesù è davvero come un bambino: anche lui si mette da parte insegnando così ai suoi discepoli quale sia lo stile che deve prevalere nei loro rapporti. E’ la logica del fanciullo che dipende dagli adulti, logica di chi accetta di essere condotto, di chi non pretende nulla da sé. Come il bambino che accoglie tutto e tutti nella sua ingenuità, così Gesù ci insegna che dobbiamo fare anche noi. C’è sempre un bene da riconoscere e da accogliere, anche se non rientra in quei parametri che ci aspettiamo, c’è una bellezza da vedere e gustare anche se l’apparenza non ci attira. Nel segno del bambino è raccolto il richiamo ad abbracciare, come si abbraccia il fanciullo, ogni segno di bene (a chi cacciava i demoni senza appartenere ai seguaci di Gesù, i discepoli oppongono un rifiuto). È la logica della fragilità e del fallimento che la stessa croce di Gesù ci insegna, ma dietro e dentro cui c’è tutto lo spessore della gloria e della grandezza.

27 Settembre

Il Signore ha ricostruito Sion ed è apparso nel suo splendore

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.

 (Marco 10,45)

SALMO RESPONSORIALE (Samol 101)
Rit: Il Signore ha ricostruito Sion ed è apparso nel suo splendore.

Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera.

Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte.

I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza,
perché si proclami in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
quando si raduneranno insieme i popoli
ed i regni per servire il Signore.

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.

 (Marco 10,45)

Il 27 settembre 1920 nasceva il generale Carlo Alberto della Chiesa

 "Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli".

#Accaddeoggi Il 27 settembre 1920 nasceva il generale Carlo Alberto della Chiesa. Lottò contro il terrorismo delle brigate rosse e poi contro la mafia, che lo uccise nel 1982.



27 novembre 2020 - 27 settembre 2021 dieci mesi senza don Antonio Maffucci FSCB

  27 novembre 2020 - 27 settembre 2021 dieci mesi senza don Antonio Maffucci FSCB

La sua improvvisa morte, ha lasciato un grande smarrimento in quanti l'hanno amato; il suo ricordo sarà impresso nella nostra anima.

La sua essenza, ed il suo ricordo sopravviveranno nella memoria di quanti l'hanno conosciuto ed amato.


REQUIEM AETERNAM
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.

L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona a don Antonio, o Signore,
e splenda a Lui la luce perpetua.
Riposi in pace. Amen.

26 settembre, 2021

Beatificazione di don Giovanni Fornasini


Beatificazione di don Giovanni Fornasini

Christus vincit

 Christus vincit

Christus vincit, Christus regnat, Christus ímperat.

…o Summo Pontífici et universáli patri pax, vita et salus perpétua.

…o Reverendíssimo Epíscopo et univérso clero ac pópulo ei commísso pax, vita et salus perpétua.

Témpora bona véniant, pax Christi véniat, regnum Christi véniat.


Traduzione

Cristo vince Cristo regna, Cristo trionfa.

A … Sommo Pontefice e padre universale sia pace, vita e salute perenne.

A … Reverendissimo Vescovo e a tutto il clero e al popolo a lui affidato sia pace, vita e salute perenne.

Vengano tempi felici, venga la pace di Cristo, venga il regno di Cristo.



Stabat Mater dolorósa

 Latino

Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.
Cuius ánimam geméntem,
contristátam et doléntem
pertransívit gládius.
O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!
Quae moerébat et dolébat,
Pia Mater dum videbat
nati poenas íncliti.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
in tanto supplício?
Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
doléntem cum Filio?
Pro peccátis suae gentis
vidit Jesum in torméntis
et flagéllis sùbditum.
Vidit suum dulcem natum
moriéndo desolátum,
dum emísit spíritum.
Eia, mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.
Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.
Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.
Tui Nati vulneráti,
tam dignáti pro me pati,
poenas mecum dívide.
Fac me tecum pìe flere [Fac me vere tecum flere],
Crucifíxo condolére
donec ego víxero.
Iuxta crucem tecum stare,
Et me tibi sociáre [te libenter sociare]
in planctu desídero.
Virgo vírginum praeclára,
mihi iam non sis amára,
fac me tecum plángere.
Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac consòrtem
et plagas recólere.
Fac me plagis vulnerári,
cruce hac inebriári
et cruòre Fílii.
Flammis ne urar succènsus [Inflammatus et accensus],
per te, Virgo, sim defénsus
in die iudícii.
Fac me cruce custodíri
morte Christi praemuníri,
confovéri grátia.
Quando corpus moriétur,
fac, ut ánimae donétur
paradísi glória.
Amen.
Italiano (traduzione letterale)
La Madre addolorata stava
in lacrime presso la Croce
mentre pendeva il Figlio.
E il suo animo gemente,
contristato e dolente
era trafitto da una spada.
Oh, quanto triste e afflitta
fu la benedetta
Madre dell'Unigenito!
Come si rattristava, si doleva
la Pia Madre vedendo
le pene del celebre Figlio!
Chi non piangerebbe
al vedere la Madre di Cristo
in tanto supplizio?
Chi non si rattristerebbe
al contemplare la pia Madre
dolente accanto al Figlio?
A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù nei tormenti,
sottoposto ai flagelli.
Vide il suo dolce Figlio
che moriva abbandonato
mentre esalava lo spirito.
Oh, Madre, fonte d'amore,
fammi provare lo stesso dolore
perché possa piangere con te.
Fa che il mio cuore arda
nell'amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.
Santa Madre, fai questo:
imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso
fortemente nel mio cuore.
Del tuo figlio ferito
che si è degnato di patire per me,
dividi con me le pene.
Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso,
finché io vivrò.
Accanto alla Croce desidero stare con te,
in tua compagnia,
nel compianto.
O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.
Fa che io porti la morte di Cristo,
fammi avere parte alla sua passione
e fammi ricordare delle sue piaghe.
Fa che sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri della Croce
e del sangue del tuo Figlio.
Fa che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso
nel giorno del giudizio.
Fa che io sia protetto dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di Cristo,
consolato dalla grazia.
E quando il mio corpo morirà
fa che all'anima sia data
la gloria del Paradiso.
Amen.
Italiano (traduzione liturgica)
Addolorata, in pianto
la Madre sta presso la Croce
da cui pende il Figlio.
Immersa in angoscia mortale
geme nell’intimo dei cuore
trafitto da spada.
Quanto grande è il dolore
della benedetta fra le donne,
Madre dell'Unigenito!
Piange la Madre pietosa
contemplando le piaghe
del divino suo Figlio.
Chi può trattenersi dal pianto
davanti alla Madre di Cristo
in tanto tormento?
Chi può non provare dolore
davanti alla Madre
che porta la morte del Figlio?
Per i peccati del popolo suo
ella vede Gesù nei tormenti
del duro supplizio.
Per noi ella vede morire
il dolce suo Figlio,
solo, nell'ultima ora.
O Madre, sorgente di amore,
fa ch'io viva il tuo martirio,
fa ch’io pianga le tue lacrime.
Fa che arda il mio cuore
nell’amare il Cristo-Dio,
per essergli gradito.
Ti prego, Madre santa:
siano impresse nel mio cuore
le piaghe del tuo Figlio.
Uniscimi al tuo dolore
per il Figlio tuo divino
che per me ha voluto patire.
Con te lascia ch'io pianga
il Cristo crocifisso
finché avrò vita.
Restarti sempre vicino
piangendo sotto la croce:
questo desidero.
O Vergine santa tra le vergini,
non respingere la mia preghiera,
e accogli il mio pianto di figlio.
Fammi portare la morte di Cristo,
partecipare ai suoi patimenti,
adorare le sue piaghe sante.
Ferisci il mio cuore con le sue ferite,
stringimi alla sua croce,
inèbriami del suo sangue.
Nel suo ritorno glorioso
rimani, o Madre, al mio fianco,
salvami dall’eterno abbandono.
O Cristo, nell'ora del mio passaggio
fa che, per mano a tua Madre,
io giunga alla mèta gloriosa.
Quando la morte dissolve il mio corpo
aprimi, Signore, le porte del cielo,
accoglimi nel tuo regno di gloria.
Amen.
Italiano (traduzione che preserva la metrica originale)
Sta la Madre dolorosa
presso il legno lacrimosa
mentre pende il Figlio;
e quell'anima gemente,
contristata e insiem dolente,
una spada penetra.
Quanto triste e al duol soggetta
mai quella benedetta
Madre all'Unigenito!
E piangeva e si doleva
Madre pia, mentre vedeva
del Figliuol gli spasimi.
Chi n'avrebbe il ciglio asciutto
se vedesse in tanto lutto
quella Madre tenera?
Chi non resta contristato
contemplando col suo Nato
spasimar la Vergine?
Pel fallir delle sue genti
Gesù vide fra tormenti,
dai flagelli lacero.
Ella vide il Figlio amato
negli estremi desolato
esalar lo spirito.
Madre, orsù, fonte d'amore,
fa ch'io senta il tuo dolore,
fammi teco piangere.
Fa che avvampi il cuore mio
nell'amor di Cristo Dio.
affinché io piacciagli.
Santa Madre, deh! m'appaga
di Gesù l'acerba piaga
forte in cuore infiggimi.
Del tuo Figlio sì piagato
ch'ha per me tanto penato
il dolor dividimi.
Fa che teco, o Madre, io pianga
e il trafitto Dio compianga
finché duri il vivere.
Presso il Legno con te starmi
ed a Te, Madre, associarmi
nel pianto desidero.
Tra le vergini preclara,
non volermi essere amara
fammi teco piangere.
Fa ch'io pensi a la sua morte,
del suo duolo sia consorte,
le sue piaghe io veneri.
Fa ch'io sia con Lui piagato,
della Croce sia inebriato,
del suo sangue vivido.
Perché sia dal fuoco illeso
per Te, Vergin, sia difeso
nel dì del giudizio.
Giunto, o Cristo, al mio partire
Per tua Madre, deh venire
Fammi alla vittoria.
Quando il corpo morto fia,
fa che all'alma data sia
la celeste gloria!
Amen.
La penultima terzina Fac me cruce custodíri/ morte Christi praemuníri, / confovéri grátia. può essere sostituita dai versi Christe, cum sit hinc exìre, / Da per Matrem te venìre / Ad palmam victòriae.
Alla recita dello Stabat mater è attribuita l'indulgenza di 100 giorni ogni volta. Tra parentesi quadre sono riportate le poche differenze del testo latino rispetto al Manuale di Filotea di Riva
Traduzione e preghiera adattata
La traduzione seguente è proposta nel 1860. Il 1º settembre 1681, il beato Papa Innocenzo XI concesse l'indulgenza di 100 giorni, cui può essere associata l'ulteriore indulgenza per la preghiera a San Giuseppe.
Stava Maria dolente
Senza respiro e voce
Mentre pendeva in croce
Del mondo il redentor.
E nel fatale istante
Crudo materno affetto
La trafiggeva il petto
Le lacerava il cor.
Qual di quell'anima bella
Fosse lo strazio indegno
No che l'umano ingegno
Immaginar no ' l può.
Veder un Figlio... un Dio...
Che palpita, che muore...
Sì barbaro dolore
Qual madre mai provò?
Alla luttuosa scena
Chi tiene il pianto a freno,
Ha un cor di pietra in seno,
O amore in core non ne ha.
Chi può non mirare in tanto
dole una madre pia col Figlio,
E non sentire pietà?
Per cancellar le colpe
D'un popol empio, ingrato,
Vide Gesù piagato
Languire e spasimar.
Vide sul maligno monte infame
Il Figlio suo diletto
Chinar la fronte al petto
E l'anima esalar.
O dolce Madre, o pura
Fonte di Santo Amore
Parte del tuo dolore
Fa che a me possa arrivar.
Fa ch'ogni altro ardor profano
Sdegnosamente io sprezzi,
Che a compiacer m'avvezzi
Sol nel divin amor.
Santa Madre, le barbare ferite,
Prezzo del mio delitto,
Dal Figlio tuo trafitto,
Passino in me.
A me dovuti son, gli strazi
ch'Ei per me soffrio
fa ch' almen io possa
pianger anche qui con te.
Teco si strugga in lagrime
Quest'anima gemente
E se ella non fu innocente,
Terga le di Lui piaghe almen.
Teco alla giusta croce accanto
Stare, Santa Madre, io voglio
Compagno del cordoglio,
Che ti divora il sen.
A tu che delle vergini
Reina in ciel t'assidi,
A tu propizia arridi
Ai voti del mio cor.
Del buon Gesù spirante
Sul fero legno esangue
La croce, le piaghe, il sangue
Fa ch'io rammenti ognor.
Del Salvator rinnova
In me lo scempio atroce:
Il sangue, il fiel, la croce
Per amor del Figlio, provar mi fa.
Ma Infiammato di te e d'amor acceso,
Nell'estremo giorno,
Rendalo a me placato,
Maria, la tua pietà.
Cristo che nulla neghi,
A chi Tua madre implora,
Del mio morir nell'ora,
Grazia dalla croce mi ristori.
E quando fia disciolto
Dal suo corporeo velo,
Fa che la mia alma in cielo
Voli a regnar con Te.