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15 settembre, 2021

Pensiero del 15 settembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Gv 19,25-27

Il cuore di una madre.

La liturgia di oggi ci conduce a contemplare il momento solenne della morte di Gesù, mentre rivolge le sue ultime parole terrene a Giovanni: «Ecco tua madre!». Da quel momento il discepolo che Gesù amava accolse Maria nella sua casa, tra i suoi “beni” più preziosi. Come Giovanni, anche noi siamo invitati ad accogliere Maria nella nostra casa, nel nostro cuore, come una presenza di conforto e sostegno nei momenti di dolore e sofferenza.

Ieri abbiamo celebrato solennemente l’Esaltazione della Croce di Cristo. Oggi ci viene proposto l’atteggiamento irremovibile di Maria, discepola del Signore, sotto la croce. Maria sta sotto la croce, con il dolore che le trapassa l’anima come una spada (cfr. Lc 2,35b), incrollabile nella fede davanti alla morte del Figlio suo. Questo atteggiamento di Maria deve ispirare anche il nostro: dinanzi alle difficoltà e ai dolori che la vita può riservare ad ognuno, rimaniamo saldi nella fede. Celebrare la Vergine Addolorata significa, dunque, far spazio a Maria nel nostro cuore e volgere lo sguardo a Gesù trafitto, non semplicemente sull’onda emotiva di un sentimento di pietà – che può durare solo un momento -, ma volgendo tutta la nostra vita verso il mistero che si cela dietro la morte in croce di Gesù e sostare con fede ai piedi della croce del figlio di Maria. Gesù accettò la morte in croce in obbedienza a Dio per la salvezza dell’umanità. Anche Maria ha sperimentato sin dalla sua gioventù il dolore e la sofferenza. Ma come Gesù, anche Lei ha imparato ad obbedire alla Parola di Dio nella sofferenza. L’esempio di Gesù e di Maria ci  aiuti ad accogliere la volontà di Dio con fede, anche quando la nostra vita è attraversata da grandi esperienze di dolore e sofferenza. Solo così, arriveremo, come Maria, a godere della gioia senza fine in Dio.

15 Settembre

 Salvami, Signore, per la tua misericordia

Beata la Vergine Maria,perché senza morire meritò, sotto la croce del Signore, la palma del martirio.
(Silenzio, Tempo di Quaresima dal Sabato Santo)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 30)
Rit: Salvami, Signore, per la tua misericordia.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Tendi a me il tuo orecchio.

Vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.

Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
la dispensi, davanti ai figli dell’uomo,
a chi in te si rifugia.

SEQUENZA

[Stabat Mater dolorosa
iuxta Crucem lacrimosa,
dum pendebat Fílius.

[Addolorata, in pianto
la Madre sta presso la Croce
da cui pende il Figlio.

Cuius animam gementem,
contristátam et dolentem,
pertransívit gládius.

Immersa in angoscia mortale
geme nell'intimo del cuore
trafitto da spada.

O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigeniti!

Quanto grande è il dolore
della benedetta fra le donne,
Madre dell'Unigenito!

Quae maerebat, et dolebat,
Pia Mater, dum videbat
Nati poenas íncliti.

Piange la Madre pietosa
contemplando le piaghe
del divino suo Figlio.

Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
in tanto supplício?

Chi può trattenersi dal pianto
davanti alla Madre di Cristo
in tanto tormento?

Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
dolentem cum Fílio?

Chi può non provare dolore
davanti alla Madre che porta
la morte del Figlio?

Pro peccátis suae gentis
vidit Iesum in tormentis,
et flagellis súbditum

Per i peccati del popolo suo
ella vede Gesù nei tormenti
del duro supplizio.

Vidit suum dulcem natum
moriendo desolátum,
dum emísit spíritum.

Per noi ella vede morire
il dolce suo Figlio,
solo, nell'ultima ora.

Eia Mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.

O Madre, sorgente di amore,
fa' ch'io viva il tuo martirio,
fa' ch'io pianga le tue lacrime.

Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.

Fa' che arda il mio cuore
nell'amare il Cristo-Dio,
per essergli gradito.

[Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.

[Ti prego, Madre santa:
siano impresse nel mio cuore
le piaghe del tuo Figlio.

Tui nati vulneráti,
Tam dignati pro me pati,
poenas mecum dívide.

Uniscimi al tuo dolore
per il Figlio tuo divino
che per me ha voluto patire.

Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolere,
donec ego víxero.

Con te lascia ch'io pianga
il Cristo crocifisso
finché avrò vita.

Iuxta Crucem tecum stare,
et me tibi sociáre
in planctu desídero.

Restarti sempre vicino
piangendo sotto la croce:
questo desidero.

Virgo vírginum præclára,
mihi iam non sis amára:
fac me tecum plángere.

O Vergine santa tra le vergini,
non respingere la mia preghiera,
e accogli il mio pianto di figlio.

Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac consórtem,
et plagas recólere.

Fammi portare la morte di Cristo,
partecipare ai suoi patimenti,
adorare le sue piaghe sante.

Fac me plagis vulnerári,
fac me Cruce inebriáriet
cruóre Fílii.

Ferisci il mio cuore con le sue ferite,
stringimi alla sua croce,
inebriami del suo sangue.

Flammis ne urar succensus,
per te, Virgo,
sim defensus in die iudícii.

Nel suo ritorno glorioso
rimani, o Madre, al mio fianco,
salvami dall'eterno abbandono.

Christe, cum sit hinc exíre,
da per Matrem me veníre
ad palmam victóriæ.

O Cristo,
nell'ora del mio passaggio
fa' che, per mano a tua Madre,
io giunga alla meta gloriosa.

Quando corpus morietur,
fac ut animæ donetur
paradísi glória.

Quando la morte dissolve il mio corpo aprimi,
Signore, le porte del cielo,
accoglimi nel tuo regno di gloria.


 Beata la Vergine Maria,perché senza morire meritò, sotto la croce del Signore, la palma del martirio.
(Silenzio, Tempo di Quaresima dal Sabato Santo)

14 settembre, 2021

Non togliete il crocifisso dalle aule dai luoghi pubblici e dagli ospedali

 Non togliete il crocifisso, dalle aule, dai luoghi pubblici, e dagli ospedali.

Questo uomo, disteso su questo legno è morto e poi risolto, è morto per donarci la vita, e di conseguenza tutto il suo Amore, la sua Pace, e quindi non dà fastidio a nussuno, se mai, fa riflttere insegnando di non essere violenti contro nessuno; al di la della Religione, d'appartenenza.



É una sensazione orrenda, il solo pensiero che il Santo Crocifisso, non ci sia più, nella aule scolastiche e nei luoghi pubblici, mi fa rabbrividire e mi fa vergognare d'essere italiana, perché noi italiani, dobbiamo rispettare il Credo di tutti, ma gli altri non rispettano il nostro Credo.

Giù le mani dal Santo Crocifisso!!!!!!

Dice: Gesù:

 Dice: Gesù:

«Non fissere, gli occhi su questa Terra! Guarda, le mie braccia, spalancate, su questa Croce, sono spalancate, per te! Abbracciami ed io, ti donerò il mio Amore Eterno».



Preghiera al Crocifisso

 Preghiera al Crocifisso

(Scritto il Venerdì Santo)

Oggi, come ogni anno in questo stesso giorno, l’uomo si risveglia dal suo sonno profondo e si leva in piedi di fronte ai fantasmi dei Secoli, guardando con occhi colmi di lacrime verso il monte Calvario per assistere alla crocifissione di Gesù il Nazareno… Ma quando il giorno è finito e giunge la sera, gli esseri umani tornano ad inginocchiarsi in preghiera davanti agli idoli eretti sulla cima di ogni colle, in ogni prateria e in ogni baratto di grano.
Oggi le anime cristiane volano sulle ali dei ricordi fino a Gerusalemme, dove si radunano in massa a battersi il petto e a fissare Gesù, che porta sul capo una corona di spine e tende le braccia verso il cielo e, da dietro il velo della Morte, guarda nelle profondità della Vita…
Ma quando cala il sipario della notte sul palcoscenico del giorno e il breve dramma è concluso, i cristiani se ne tornano a gruppi e vanno a coricarsi all’ombra dell’oblio, tra le coltri dell’ignoranza e dell’indolenza.
Ogni anno in questo giorno, i filosofi abbandonano le loro oscure grotte; i pensatori le loro fredde celle, i poeti i loro alberi immaginari, e tutti, su quel monte silenzioso, s’alzano in piedi con riverenza ad ascoltare la voce di un giovane che dice dei suoi assassini: “O Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno”.
Ma mentre l’oscuro silenzio soffoca le voci.della luce, i filosofi e i pensatori tornano ai loro angusti rifugi e avvolgono le loro anime in insignificanti fogli di pergamena.
Le donne, indaffarate nello splendore della vita, oggi si muoveranno dai loro cuscini per vedere la donna addolorata che sta ai piedi della Croce come un tenero arboscello, investito dalla furia della tempesta; e avvicinandosi a lei udranno un profondo gemito di dolore.
Oggi i giovani e le donne che seguono la corsa del torrente della civiltà moderna si fermeranno per un momento e si volteranno a guardare la giovane Maddalena che lava via con le sue lacrime le macchie di sangue dai piedi del Santo sospeso tra il Cielo e la Terra; e quando i loro occhi vacui si stancheranno della scena, se ne andranno e presto si rimetteranno a ridere.
Ogni anno in questo giorno, l’Umanità intera si sveglia insieme alla primavera, e si mette a piangere ai piedi del Nazareno che soffre; poi chiude gli occhi e si abbandona ad un sonno profondo. Ma la Primavera rimarrà desta, sorridendo e procedendo fino a fondersi con l’Estate, ornata di profumate vesti dorate. L’umanità è come una prefica a cui piace piangere sui ricordi e sugli eroi che si sono succeduti nel corso dei Secoli… Se l’umanità fosse in grado di comprendere, gioirebbe della loro gloria. L’umanità è come un bambino che se ne sta allegro accanto ad un animale ferito. L’Umanità ride di fronte al torrente che si fa sempre più impetuoso e conduce all’oblio i rami secchi degli alberi, e spazza via ogni cosa che non sia saldamente ancorata a qualcosa.
L’Umanità considera Gesù il Nazareno come un uomo nato povero che ha sofferto la miseria e l’umiliazione insieme a tutte le persone deboli, e lo compatisce perché crede che la sua crocifissione sia stata dolorosa… E l’Umanità non sa offrirGli altro che pianti, gemiti e lamenti. Per secoli l’Umanità ha venerato la debolezza nella persona del Salvatore.
Il Nazareno non era debole! Era forte e lo è ancora! Ma la gente rifiuta di prestare attenzione al vero significato della forza.
Gesù non ha mai vissuto una vita di paura, ne morì soffrendo o lamentandosi… Visse come un capo, fu crocifisso come un crociato e, morendo, diede prova di un eroismo che spaventò i suoi stessi assassini e torturatori.
Gesù; non era un uccello dalle ali rotte; era una violenta tempesta che spezzava tutte le ali deformi. Non temeva i Suoi persecutori né i Suoi nemici. Non soffrì davanti ai suoi assassini. Era libero, coraggioso e audace. Sfidò tutti i despoti e gli oppressori. Vide le pustole contagiose e le amputò… Indebolì il Male, schiacciò la Falsità e soffocò il Tradimento.
Gesù non venne dal cuore del cerchio di Luce per distruggere le case e costruire sulle loro macerie i conventi e i monasteri. Non convinse l’uomo forte a farsi monaco o prete, bensì venne per portare su questa terra un nuovo spirito, in grado di sgretolare le fondamenta di qualsiasi monarchia costruita su ossa e teschi umani… Venne per demolire i maestosi palazzi costruiti sulle tombe dei deboli, e per frantumare gli idoli eretti sul corpo dei poveri. Gesù non fu inviato qui per insegnare alla gente a costruire chiese e templi splendidi in mezzo a capanne fredde e squallide e a lugubri tuguri… Venne per fare del cuore umano un tempio, dell’anima un altare e della mente un sacerdote.
Era questa la missione di Gesù il Nazareno, e questi sono gli insegnamenti che provocarono la sua crocifissione. E se l’Umanità fosse saggia, oggi si alzerebbe in piedi a cantare con forza il canto della conquista e l’inno del trionfo.
O Gesù crocifisso, che guardi con dolore dal monte Calvario la mesta processione dei Secoli, ascolti il clamore delle nazioni oscure e comprendi i sogni dell’Eternità… Tu possiedi, sulla Croce, più gloria e più dignità di mille re assisi su mille troni in mille imperi…
Tu sei, nell’agonia della morte, più potente di mille generali in mille guerre…
Nonostante le tue pene, sei più gioioso della primavera con i suoi fiori…
Nonostante la tua sofferenza, sei più coraggioso, nel tuo silenzio, degli angeli che piangono in cielo…
Davanti a chi ti flagella, sei più risoluto della rocciosa montagna…
La tua corona di spine è più luminosa e sublime della corona di Bahran… I chiodi che ti trafiggono le mani sono più belli dello scettro di Giove…
Gli schizzi di sangue sui Tuoi piedi sono più splendenti della collana di Ishtar.
Perdona i deboli che oggi Ti compiangono, poiché non sanno compiangere se stessi…
Perdonali, poiché non sanno che, con la Tua morte. Tu hai sconfitto la morte e hai ridato la vita ai morti…
Perdonali, perché non sanno che la Tua forza ancora li attende…
Perdonali, poiché non sanno che ogni giorno è il Tuo giorno.

Gibran




L'Esaltazione della Santa Croce

 L'Esaltazione della Santa Croce

autore Lázaro Pardo Lagos anno 1640/1660 titolo Esaltazione della Croce

Nome: Esaltazione della Santa Croce
Titolo: Trofeo della vittoria pasquale
Ricorrenza: 14 settembre
Tipologia: Festa




La festa dell'Esaltazione della S. Croce si celebrava in memoria delle parole profetiche del Divin Maestro: « Quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me » e « quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo allora conoscerete chi sono io ». Questa festa, secondo molti autori, era già fissata il 14 settembre e celebrata con gran solennità, prima ancora che l'imperatore Eraclio riportasse il Santo Legno nel luogo da dove Cosroe, quattordici anni prima, lo aveva asportato.

Cosroe II, re dei Persiani, nel 614, approfittando della dissoluzione dell'impero, mosse guerra ai Romani, col futile pretesto di vendicare l'imperatore Maurizio ed i suoi figli, che Foca aveva barbaramente trucidati. La condotta però ch'egli tenne ben presto diede a conoscere che egli non bramava altro che di saziare la sua ambizione e sfogare il suo odio contro i cristiani. Depredò la Mesopotamia, occupò successivamente le città di Edessa, Cesarea, Damasco e Gerusalemme e dopo aver fatto il solito bottino, abbandonò la Città Santa al saccheggio. Tra i tesori rapiti si trovava quello della Croce del Redentore che S. Elena aveva lasciata come pegno prezioso nella basilica del S. Sepolcro.

Eraclio, successore di Foca, alla vista delle gravi calamità provocate dalla guerra, propose a Cosroe la pace che venne respinta. Eraclio allora con digiuni e preghiere implorò l'aiuto di Dio e radunato l'esercito ingaggiò battaglia campale contro i Persiani che rimasero definitivamente sconfitti presso le rovine di Ninive. Cosroe fuggì ed associò al trono il figliuolo Medarse. Ciò spiacque immensamente al figlio maggiore di Cosroe, Siro, a cui per diritto di primogenitura toccava il regno. Sdegnato dell'affronto, giurò vendetta, e al passaggio del Tigri barbaramente uccise il padre ed il fratello. Eraclio, che come condizione di pace aveva posto la restituzione della Croce, tornò a Gerusalemme, ringraziando la Provvidenza della vittoria riportata.

L'imperatore stesso con vesti imperiali volle portare a spalle la preziosa reliquia alla chiesa di S. Croce sul Calvario, ma una mano invisibile lo arrestò presso la porta che conduceva al colle. Preso da timore, Eraclio si volse al patriarca Zaccaria e questi gli disse: « Guarda, imperatore, che con questi ornamenti di trionfo non imiti la povertà e l'umiltà con cui Gesù Cristo portò il pesante legno nella sua passione ». L'imperatore comprese, e indossato un umile vestimento, riprese la Croce, proseguendo speditamente il cammino. Nella Chiesa, la santa reliquia fu esposta alla pubblica adorazione: la cerimonia fu accompagnata da strepitosi miracoli.

Questa solennità fu poi celebrata ogni anno, premettendo alla festa quattro giorni di preparazione, e numerose turbe accorrevano a Gerusalemme in tale circostanza. Un anno vi si recò anche Maria Egiziaca, che ebbe la grazia della conversione, principio della sua santità.

« Attesa l'importanza religiosa della santa città, scrive il card. Schuster, questa festa si diffuse presto nel mondo cristiano, soprattutto orientale, tanto più che delle particelle della vera Croce fin dal quarto secolo venivano trasportate da Gerusalemme in molte altre chiese di Oriente e d'Occidente; e ci si teneva a riprodurre nelle principali città le cerimonie solenni del culto gerosolimitano verso la S. Croce, il vessillo trionfale della salute cristiana ».

PRATICA. Fermiamoci un istante a considerare í dolori di Gesù sulla Croce, e per amor suo abbracciamo volentieri la nostra croce.

PREGHIERA. O Dio, che in questo giorno ci rallegri colla solennità dell'Esaltazione della S. Croce, fa, te ne preghiamo, che possiamo godere in cielo dei frutti di quella redenzione del cui mistero avemmo conoscenza in terra.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della esaltazione della Santa Croce, che, il giorno dopo la dedicazione della basilica della Risurrezione eretta sul sepolcro di Cristo, viene esaltata e onorata come trofeo della sua vittoria pasquale e segno che apparirà in cielo ad annunciare a tutti la seconda venuta del Signore.

L’Esaltazione della Santa Croce
titolo L’Esaltazione della Santa Croce
autore Giovan Battista Gaulli anno XVI sec




O CROCE DI CRISTO


O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei cuori impietriti di coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a condannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei distruttori della nostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.

O Croce di Cristo, immagine dell’amore senza fine e via della Risurrezione, ti vediamo ancora oggi nelle persone buone e giuste che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volti delle suore e dei consacrati – i buoni samaritani – che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite delle povertà e dell’ingiustizia.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei misericordiosi che trovano nella misericordia l’espressione massima della giustizia e della fede.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno!

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo.

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto. In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e vediamo l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro preferiscono le tenebre alla luce.

O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal diluvio del peccato, salvaci dal male e dal maligno! O Trono di Davide e sigillo dell’Alleanza divina ed eterna, svegliaci dalle seduzioni della vanità! O grido di amore, suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce.

O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte. O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire.

Amen!

Papa Francesco

Pensiero del 14 settembre 2021

 La contraddizione...oggi il Signore Gesù è sulla Croce e noi facciamo festa perché impariamo così che la Croce e' FESTA e SOLENNITÀ dello spirito.

Meditazione sul Vangelo di Gv 3,13-17

La croce, salvezza del mondo.

La festa dell’Esaltazione della Croce non è la celebrazione di uno strumento ligneo di morte; la croce in se stessa, infatti, non ha valore di salvezza e sarebbe assurdo celebrare uno strumento di supplizio. Siamo invitati, dunque, a celebrare e adorare Dio che, nonostante la sua grandezza, si è umiliato ed abbassato per assumere la condizione di ogni uomo rinunciando alla sua gloria e alla sua grandezza divina.

La celebrazione di oggi è la celebrazione del mistero della croce di Cristo, che, da strumento di ignominia e di supplizio, è divenuta strumento di salvezza. Questo grande mistero della nostra salvezza è espresso con chiarezza nella lettera di san Paolo ai Filippesi: «Cristo umiliò se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome». Il vangelo ci ha insegnato che l’amore di Dio è la spiegazione della Croce: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna». Cristo, infatti, ha accolto volontariamente la condizione umiliante di servo (la morte in croce, infatti, era riservata agli schiavi) e il suo supplizio viene trasformato in gloria eterna. La croce custodisce ed esprime, nella fede, il senso vero della vita di ciascuno e della storia del mondo. Per questo è il segno più grande della speranza. Diventa anche il segno e la forza della testimonianza cristiana che la Chiesa intera è chiamata ad offrire al mondo in ogni epoca della storia. Ogni sofferenza che noi stessi patiamo e che l’umanità intera patisce, se vissute come partecipazione alla croce di Cristo, sono per la salvezza del mondo. Celebriamo, quindi, la gloria di Dio Padre e la nostra salvezza. Tutto questo ci infonde speranza luce e forza: legati alla Croce e alla sofferenza di Cristo, saremo esaltati perché anche noi siamo chiamati a risorgere con Lui.

14 Semttembre

Non dimenticate le opere del Signore!

Noi t'adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo.

(Dalla Via Crucis, Tempo di Quaresima e Venerdì Santo)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)
Rit: Non dimenticate le opere del Signore!

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

Noi t'adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo.

(Dalla Via Crucis, Tempo di Quaresima e Venerdì Santo)

13 settembre, 2021

Pensiero del 13 settembre 2021

 La fiducia, del centurione, si basa sull'umiltà di riconoscersi bisognosi di DIO, avere fede che nulla, è impossibile a LUI. Chiediamo al Signore, d'imparare a camminare ogni giorno in questa fiducia.

Meditazione sul Vangelo di Lc 7,1-10

Il pio centurione.

Nei versetti che precedono il brano odierno, Gesù aveva illustrato le caratteristiche di una fede autentica. Di seguito aveva esortato i suoi discepoli a fondare la propria vita sulla roccia, ascoltando e mettendo in pratica la sua Parola. Nel vangelo di oggi, l’amore misericordioso di Dio che abbiamo potuto conoscere nel vangelo delle parabole della misericordia proclamato ieri, ha trovato una loro attuazione nei gesti del centurione romano che, per salvare il suo servo, non esita ad umiliarsi rivolgendo la sua supplica a Gesù.

Due sono gli aspetti che l’evangelista fa emergere dalla figura del centurione romano: l’amore per il suo servo e la fede-fiducia che nutre nei confronti del Maestro. Si tratta di una fiducia così forte da fargli pronunciare quelle parole che tutti i cristiani ancora oggi pronunciano durante la liturgia eucaristica: «O Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito». Questo centurione diviene immagine del vero credente, cioè di colui che crede sia sufficiente anche solo una parola del Maestro per ottenere la salvezza. Nella sua richiesta egli dimostra una grande umiltà. La sua richiesta a Gesù rivela un autentico amore verso colui che considera più un familiare e un amico che un servo. Ma ciò che maggiormente risplende in questo soldato è la sua incrollabile fiducia nella forza guaritrice di Gesù e nella potenza della sua Parola. Il testo evidenzia l’ammirazione del Maestro dinanzi a tanta fede: «Neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». Gesù ricalca l’accento sulla fede. E’ un invito per noi a verificare sia la qualità della nostra adesione a Dio, sia la capacità di riconoscere i valori degli altri, di chi è diverso da noi per cultura, razza, religione…

13 Settembre

Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.

 (Giovanni 3,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 27)
Rit: Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.

Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.

Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie.

Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.

 (Giovanni 3,16)

12 settembre, 2021

La Preghiera a Maria

 Preghiera della sera

"Aiutaci, Madre del Divino Amore, a conformarci al volere del Padre e a fare ciò che ci dirà Gesù, che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce, alla gioia della risurrezione" 🙏
La Preghiera a Maria
O Maria, Tu risplendi sempre nel nostro cammino come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a Te, Salute dei malati,
che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede. Tu, Salvezza del popolo romano,
sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai perché,
come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova.



Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione.
Amen.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio.
Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
(News.va)

Oggi è il nome di MARIA Marianne Janny Brandes-Brillelijper


 Oggi, è il nome di MARIA

Marianne Janny Brandes-Brillelijper
Nel nome di Maria, la sua memoria, sia alta e benedetta nei secoli e così sia per sempre.
Auguri di cuore a te, oh Donna della resistenza ad ogni discriminazione.
Auguri di cuore, per il tuo onomastico, tanto affetto e stima da Barbara

Santissimo Nome di Maria

 Santissimo Nome di Maria


autore Ilian Rachov titolo Madonna col Bambino


Nome: Santissimo Nome di Maria
Titolo: L'amore di Maria verso il Figlio
Ricorrenza: 12 settembre
Tipologia: Memoria facoltativa




Dopo il nome di Gesù non v'è nome più dolce, più potente, più consolante che quello di Maria; nome dinanzi a cui s'inchinano riverenti gli Angeli, la terra si allieta, l'inferno trema.

Tre sono i principali significati di questo nome:

Mare: dall'ebraico Maryam, nome adatto ad esprimere la sovrabbondanza delle grazie sparse sopra di lei. Come invero tutti i fiumi sboccano nell'oceano, così tutti i tesori delle grazie celesti, tutte le eccelse prerogative e carismi furono versati sopra l'anima della Vergine, la quale è chiamata: « Madre di grazie ».

Amarezza: anche questo conviene moltissimo alla Vergine il cui cuore nuotò in un mare di angoscia, precisamente come aveva predetto il Profeta: « Immenso come il mare è il tuo cordoglio ». Come la Vergine era stata colmata più di tutti i Santi di grazia, così più di tutti loro doveva bere il calice amaro della passione del suo Figliuolo Gesù.

Stella: con questo appellativo la Chiesa invoca la Vergine nel bellissimo inno « Ave, Maris Stella ». S. Bernardo intreccia sapientemente a questo significato le più belle pagine di eloquenza e le più consolanti considerazioni: « Ella è la pura e gloriosa stella che sorge da Giacobbe ed illumina tutto il mondo; la sua luce brilla nei cieli e penetra negli abissi, percorre la terra, infiamma d'amor divino ogni cuore, suscita le virtù e distrugge il vizio. Ella è la candida e dolce stella dalla Provvidenza innalzata sopra il profondo mare dell'universo, per illuminarlo con lo splendore del suo esempio ». Maria è ancora giubilo al cuore, melodia soave all'orecchio, balsamo salutare ad ogni sorta di miserie; come l'arcobaleno indica la fine della tempesta ed annunzia il ritorno della calma, così il nome di Maria entrato in un'anima ne allontana il peccato e la dispone alla pace col Signore.

Il culto del Santissimo Nome della beata Vergine Maria che il Martirologio Romano ricorda in questo giorno, rievoca l' amore della Madre di Dio verso il suo Figlio santissimo ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore, perché sia invocata con profonda devozione. E' un culto che si diffuse nel corso dei secoli in tutta la Chiesa, ed i Pontefici arricchirono d'indulgenze l'invocazione dei nomi di Gesù e di Maria.

Nel 1513 il Papa Giulio II da Roma concesse alla Spagna una festa in onore del nome di Maria. San Pio V la sopprese, Sisto V la ripristinò e si estese poi nel 1671 al Regno di Napoli fino a raggiungere Milano. Dopo la vittoria riportata nel nome di Maria contro i Turchi da Giovanni Sobieski, re di Polonia, il Beato Pontefice Innocenzo XI il 12 settembre 1683, in memoria e grato del prodigio, estese questa festa a tutta la Chiesa, fissandola alla domenica fra l'Ottava della Natività. Fu infine san Pio X a riportarla al 12 settembre.

PRATICA. S. Bernardo ci raccomanda: «Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, invoca Maria. Un sì bel nome non si parta dalla tua bocca, non si parta dal tuo cuore ».

PREGHIERA. Deh! concedi, Dio onnipotente, che tuoi fedeli, i quali si rallegrano del nome e della protezione della SS. Vergine Maria, siano liberati, per la sua amorevole intercessione, da tutti i mali in terra, e meritino di giungere ai gaudii eterni nel cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. In questo giorno si rievoca l'ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.

Santissimo Nome di Maria
autore Ilian Rachov titolo Madonna col Bambino


Scrive il Manzoni:

IL NOME DI MARIA


Tacita un giorno a non so qual pendice Salia d'un fabbro nazaren la sposa; Salia non vista alla magion felice D'una pregnante annosa;

E detto: "Salve" a lei, che in reverenti Accoglienze onorò l'inaspettata, Dio lodando, sclamò: Tutte le genti Mi chiameran beata.

Deh! con che scherno udito avria i lontani Presagi allor l'età superba! Oh tardo Nostro consiglio! oh degl'intenti umani Antiveder bugiardo!

Noi testimoni che alla tua parola Ubbidiente l'avvenir rispose, Noi serbati all'amor, nati alla scola Delle celesti cose,

Noi sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne L'alta promessa che da Te s'udia, Ei che in cor la ti pose: a noi solenne È il nome tuo, Maria. continua >>



Nome di Maria



PREGHIERA AL NOME DI MARIA



O potente Madre di Dio e Madre mia Maria, è vero che non sono degno neppure di nominarti, ma Tu mi ami e desideri la mia salvezza.

Concedimi, benché la mia lingua sia immonda, di poter sempre chiamare in mia difesa il tuo santissimo e potentissimo nome, perché il tuo nome è l'aiuto di chi vive e la salvezza di chi muore.

Maria purissima, Maria dolcissima, concedimi la grazia che il tuo nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita. Signora, non tardare a soccorrermi ogni volta che Ti chiamo, poiché in tutte le tentazioni e in tutte le mie necessità non voglio smettere di invocarti ripetendo sempre: Maria, Maria. continua >>




INNO AL NOME DI MARIA



Inno al Nome di Maria


O dolce Nome, Maria, Maria,
speme e conforto dell’alma mia,
col cuor sul labbro, finché vivrò:
o dolce Nome, t’invocherò.

Allor che l’alba rimena il giorno,
allor che il sole fa in mar ritorno,
ovunque stia, ovunque andrò:
o dolce Nome, t’invocherò.

Nel mar crudele di questa vita,
se la mia nave andrà smarrita,
a te mia stella mi volgerò;
o dolce nome t’invocherò.

Tu sei la stella che fuga i venti,
che doma e placa l’onde frementi,
che mille e mille navi salvò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

La sospirata placida calma
per te sicura godrà quest’alma:
per te beato ognor sarò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

Perché sia lungi timore e doglia,
perché sia lungi ogni rea voglia,
a te, Maria. sol penserò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

Quando al confine del viver mio,
a quel confine pur giunto anch’io,
l’estreme voci proferirò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

In quei tremendi mortali affanni,
del fier nemico le insidie, i danni,
per sì bel nome non temerò:
o dolce Nome, t’ invocherò.

Pensiero del 12 settembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mc 8,27-35

Amare: «Il dono di sé».
Il Vangelo e la prima lettura di questa domenica si muovono sull’onda delle celebrazioni della Croce e dell’Addolorata, e riprendono l’avvenimento della Passione, Morte e Risurrezione del Signore, secondo la figura del servo di Dio. La seconda lettura procede con il testo di Giacomo e il suo forte richiamo a una carità, non verbosa e astratta, ma concreta ed efficace, perché capace di tradurre la fede in opere, riconoscendo nel povero la visibilità di Cristo.
Alla fine dell’avventura della fede, come pure al suo principio, si impone sempre la domanda che oggi Gesù rivolge ai suoi discepoli: «E voi, chi dite che io sia?». Chi è veramente Gesù? Quale tipo di Messia egli manifesta, quale volto di Salvatore presenta? Pietro riconosce Gesù come il Messia promesso e atteso, ma Gesù svela la sua nuova identità messianica e l’imprevisto percorso che la realizza: Egli è un Messia rifiutato, sofferente, risorto. Gesù annuncia il duro percorso della Croce e lo propone ai discepoli. La reazione scandalizzata di Pietro di fronte alle parole di Gesù, si trova riflessa e riprodotta anche in noi. Ci siamo certo abituati a riconoscere e accogliere il Messia crocifisso, e ci gloriamo con Lui della sua risurrezione, ma ci scandalizza ancora l’essere chiamati ad associarci al suo destino di Crocifisso risorto. Gesù ci dice che l’andare dietro a lui comporta tre cose: rinnegare se stessi, prendere la propria croce, seguirlo. Come è possibile questo? Pietro si oppone e rimprovera Gesù, così come avremmo fatto anche noi. Ma Gesù procede e lancia una promessa che merita di essere verificata: «Chi vuol salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. C’è da pensare. Ci giochiamo tutto ma non giochiamo in perdita; puntiamo tutto sulla vita, non per perderla ma per guadagnarla. Così ha fatto Gesù, che ha perso tutto con la morte in croce, ma tutto ha abbondantemente e definitivamente guadagnato con la risurrezione. Questo percorso ha valore non solo per l’aldilà; possiamo verificarlo anche nelle vicende della vita terrena. È evidente nel modo d'amare quando si ama senza possedere e senza pretendere, se ne riceve in contraccambio una pienezza più grande che non quando si ama volendo trattenere la propria vita e volendo possedere quella altrui. La gioia del dare è più grande.

12 Settembre

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi

Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.

(Galati 6,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 114)
Rit: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.

(Galati 6,14)

11 settembre, 2021

Io non dimentico

 Io non dimentico

America
Torri Gemelle
11 settembre 2001
11 settembre 2021
Vent'anni fa......

Pensiero del 11 settembre 2021

Chi costruisce su DIO, rimane forte, e tutto ciò che la vita di bello e di brutto ti dà, diventa un dono, se vissuto insieme a LUI.

Meditazione sul Vangelo di Lc 6,43-49

Dove hai messo le tue radici?

San Paolo, nella prima lettura, continua a manifestare il suo stupore per la grande bontà che Dio ha usato con lui. Questa gratitudine, gli fa riconoscere la grandezza della sua missione di apostolo. È un uomo che ha davvero messo le sue radici in Dio, e che rinnova sempre la sua adesione alla volontà di Dio. Sa che Dio lo ha chiamato a collaborare, strappandolo dalla sua cecità. A questo ci richiama lo stesso Vangelo: mettere radici, come ha fatto l’apostolo Paolo, sulla roccia che è il Signore, appoggiarsi alla Sua volontà che desidera il nostro pieno bene.

Il Vangelo ci attesta subito una verità innegabile: la piena delle acque verrà. Le preoccupazioni, le malattie, le sofferenze, sono una certezza che la fede non elimina. La fede non è una protezione per la vita, come un’assicurazione contro le disgrazie e gli infortuni! Anche la casa dell’uomo di fede, (dell’uomo saggio che costruisce la casa sulla roccia) è colpita dalle inondazioni! La fede dona la salvezza, non un comodo soccorso, ma è una salvezza che sgorga nell’attimo in cui si sceglie di farsi raggiungere dal Signore. “Chi viene a me”, ci esorta Gesù! Essere con Lui, stare attaccati a Lui che è roccia, essere conquistati dalla consapevolezza del Suo amore, questo rende stabile la casa, quando inevitabilmente sarà sconvolta dal male. Allora è possibile “fare, mettere in pratica, trarre frutti buoni” dando così pienezza di senso alla nostra identità. Non il solo invocare Dio, ma scavare in profondità e mettere solide radici in Lui fa reggere la nostra vita. Se pensiamo alle esemplari figure dei santi riconosciamo in loro uomini e donne che non sono stati preservati dalle tempeste della vita, tutt’altro! Ci insegnano però come stare dentro le sofferenze, come affrontare il male, come sostenere le avversità: trovando la nostra radice, la nostra identità in Dio. Ci incoraggia sant’Agostino: «Chi ebbe cura di te prima che tu esistessi, non si curerà di te, quando ormai sei fedele? …Il Signore ha cura di te, stai tranquillo. Ti sostiene colui che ti ha fatto, non cadere dalla mano del tuo artefice. La buona volontà ti aiuta a rimanere nelle mani di Colui che ti ha creato. . . Mai Egli ti mancherà, tu non mancargli, non mancare a te stesso» (Esp. Sal. 39,27).