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29 agosto, 2021

Michael Jackson - Dirty Diana | Oggi sarebbe stato il compleanno di Michael Jackson


Michael Jackson - Dirty Diana
Oggi, sarebbe stato il compleanno di Michael Jackson.
Un grande ballerino del Pop

Martirio di San Giovanni Battista

 Martirio di San Giovanni Battista

autore Fausto Raineri anno XIX sec. titolo Decollazione del Battista

Nome: Martirio di San Giovanni Battista
Titolo: La richiesta di Salome
Ricorrenza: 29 agosto
Tipologia: Memoria liturgica




Nell'anno xv del regno di Tiberio Cesare, Giovanni Battista dal deserto venne alle rive del Giordano, nelle vicinanze di Gerico, per predicarvi il battesimo di penitenza, in preparazione alla venuta del Messia. Tutta Gerusalemme e i paesi circonvicini andavano in massa ad ascoltarlo e molti si convertivano alle sue parole, confessando i loro peccati e ricevendo il battesimo di penitenza.

Un giorno che Giovanni, come d'uso, battezzava ed istruiva i peccatori, anche Gesù di Nazareth venne alle rive del Giordano. Il Battista, alla vista di Gesù, interiormente illuminato, riconobbe in lui il Messia aspettato, onde non voleva battezzarlo, stimandosi indegno anche di sciogliergli i legacci dei calzari. Tuttavia Gesù insistè e Giovanni dovette accondiscendere. In quel tempo Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, conviveva con Erodiade, moglie di suo fratello. Giovanni, all'udire tale mostruosità, riprese il re di quella colpa, dicendogli francamente che non gli era lecito vivere con la moglie di suo fratello. Erode, sdegnato e istigato da Erodiade, lo fece rinchiudere in una tetra prigione del castello di Macheronte. Non contenta Erodiade di vederlo in prigione, voleva anche farlo morire. Erode però si opponeva, temendo una sommossa, perché Giovanni era venerato dal popolo come un profeta.

Qualche tempo dopo, tuttavia, Erodiade ebbe l'occasione tanto desiderata e propizia per soddisfare il suo odio contro il Precursore di Cristo. Mentre Erode celebrava il suo compleanno e teneva un banchetto a tutta la corte, Salome, figliola di Erodiade e nipote di Erode, si presentò nella sala del convito e si pose a danzare. Ciò piacque a tutti, tanto che Erode le promise di concederle qualunque cosa avesse domandato, fosse anche la metà del regno. Salome a queste parole, non sapendo cosa domandare, corse da sua madre e questa le ordinò di chiedere la testa di Giovanni. Salome ritornò in fretta dal re e lo pregò di farle portare subito in un bacile la testa del santo Precursore. Erode, benché sorpreso ed afflitto da questa domanda, ordinò di accontentarla. La fanciulla come ebbe tra le mani quel sacrosanto capo, lo portò a sua madre, la quale, a tal vista, esultò di gioia e si dice che per vendicarsi della libertà con cui il Santo aveva disapprovato i suoi disordini, trafisse con un ago quella sacra lingua.

La morte del Battista avvenne tra la fine dell'anno 31 e il principio del 32 dopo la nascita di Gesù Cristo.

PRATICA. La castità trasforma gli uomini in angeli: e chi è casto, è un angelo ín carne (S. Ambrogio).

PREGHIERA. Nella veneranda festività del tuo santo Precursore e martire Giovanni Battista, deh! Signore, facci sentire gli effetti della tua misericordia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria della passione di san Giovanni Battista, che il re Erode Antipa tenne in carcere nella fortezza di Macheronte nell'odierna Giordania e nel giorno del suo compleanno, su richiesta della figlia di Erodiade, ordinò di decapitare. Per questo, Precursore del Signore, come lampada che arde e risplende, rese sia in vita sia in morte testimonianza alla verità.


Pensiero del 29 agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mc 7,1-8.14-15.21-23

“La legge che ci libera”.

La legge del Signore è giusta, la legge del Signore è stupenda. Davanti alle altre nazioni che circondavano Israele, il popolo eletto si rese conto della predilezione che Dio aveva avuto per esso. Compresero così che essi erano una nazione eletta, santa, prediletta da Dio. La legge che il Signore ha dato al suo popolo serve affinché esso raggiunga la perfezione interiore, quella del cuore, come Gesù stesso spiega nel Vangelo. La perfezione della legge sta nella trasformazione interiore dell’uomo per mezzo della grazia.

«Infatti – dice il libro del Deuteronomio – quale grande nazione ha gli déi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?». Questa Parola di Dio è un richiamo per la nostra coscienza. Riusciamo a percepire la presenza di Dio nella nostra esistenza? O siamo lontani dal poter dire con intima certezza che, sì, Dio ci è vicino ogni volta che l’invochiamo? Non solo. Siamo davvero persuasi che la legge del Signore è giusta? E “Legge del Signore” significa “tutti i comandamenti interpretati ed esplicitati secondo il magistero della Chiesa”. Rinnoviamo la nostra vocazione cristiana; essere cristiani è un privilegio e non, come taluni credono, un pesante fardello del quale non resta che liberarsi. La legge del Signore, cioè la legge dell’amore è una liberazione autentica. E’ vero, all’inizio è faticoso abituarsi, perché la nostra natura umana si sente più attratta dalle cose facili, comode e accattivanti. Ma solo l’amore ci rende veramente liberi. Gesù insegna che è “dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, che escono i propositi di male”. E la legge dell’Amore è l’unica in grado di estirpare dal nostro cuore le radici di tutti questi peccati. Cosa devo fare per vivere la legge di Dio, cioè i suoi comandamenti con gioia? Credere nella Parola di Dio, vivere la preghiera, accostarmi ai sacramenti e coltivare le virtù; e presto il giogo della legge divina si farà dolce e leggero.

29 Agosto

Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda

Per sua volontà il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.

(Giacomo 1,18)

28 agosto, 2021

Sant' Agostino

 Sant' Agostino

autore Philippe de Champaigne anno 1645 - 1650 titolo Sant'Agostino

Nome: Sant' Agostino
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 13 novembre 354, Tagaste, Africa
Morte: 28 agosto 430, Ippona, Africa
Ricorrenza: 28 agosto
Tipologia: Memoria liturgica
Sito ufficiale:www.augustinus.it




(LA) « Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te. »
(IT) « Ci hai creati per Te, [Signore,] e inquieto è il nostro cuore fintantoché non trovi riposo in Te. »

Agostino nacque a Tagaste in Africa da famiglia benestante. Il padre, Patrizio, era pagano, ma sua madre Monica era un'ardente cristiana.

Verso la fine dell'anno 370 si portò a Cartagine per studiare rettorica. Trovava nello studio un'attrattiva sì grande, che era costretto a farsi violenza per lasciarlo; ma le cognizioni che acquistava non gli servivano che a nutrire l'orgoglio.

I manichei, conosciuta la sua bramosia per gli studi, solleticarono la sua vanità e l'indussero ad abbracciare la loro dottrina. Nauseato però dalle loro ciance, li abbandonò e si recò a Roma. Da Roma andò a Milano, per insegnare eloquenza.

Monica, addolorata della partenza del figlio, lo raggiunse. Una sera il giovane si sentiva afflitto nello spirito e provava un grande bisogno di spargere lacrime. Si ritirò nel giardino, sotto la chioma di un ombroso fico, e diede libero sfogo al pianto. Sentiva la sua anima coperta di peccati e se ne rammaricava. Ad un certo momento gli parve di sentire nel giardino una cantilena come di fanciullo che diceva: Prendi e leggi, prendi e leggi! Aprì il libro delle lettere di S. Paolo e lesse: Non nei condii e nelle ubriachezze, non nelle morbidezze e nelle disonestà si trova la pace... Bastò questo perchè scosso dalla grazia divina si risolvesse a darsi senza riserva al servizio di Dio.

Ritornato in Africa, ad Ippona, si diede a vita ascetica. Qualche tempo dopo fu consacrato prete e poi vescovo.

Allora ebbe inizio la sua grande attività contro gli eretici. Ario, Nestorio, Donato, Pelagio tentavano di sfaldare la chiesa.

Contro di essi combatterono i grandi Padri della Chiesa: Atanasio, Gregorio Nazianzeno, Cirillo di Gerusalemme, Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Gregorio Magno, ma sopra tutti il grande Agostino. Ben duecentotrentadue sono le sue opere. Nell'anno 400 scrisse il De libero arbitrio per confutare le dottrine manichee. Nel 411 e 412 diresse un'epistola ai cattolici sull'Unità della Chiesa contro i Donatisti. Contro Pelagio scrisse il trattato Della natura e della grazia nel quale dimostra la necessità della grazia divina per sostenere la volontà indebolita dal peccato originale. A quest'opera si riannoda l'altra De gratia et libero arbitrio. Quando poi finalmente il Pelagianesimo veniva condannato da Papa Zosimo, S. Girolamo ormai vecchio, entusiasta per la grande vittoria riportata dai cattolici, per merito specialmente di S. Agostino, non esitò a scrivergli: Salve! Ti onora l'universo! I cattolici ti venerano e ti ammirano come il nuovo fondatore dell'antica fede!

Non vanno poi dimenticate le opere colossali: La Città di Dio e l'altro libro De Trinitate contro Ario.

Nell'anno 430, allorchè i Vandali invasa l'Africa assediavano Ippona, Agostino esalò l'ultimo respiro: era il 28 agosto.

Fu pure il fondatore degli Agostiniani e la sua è una delle quattro regole fondamentali dello stato religioso.

PRATICA. Leggiamo un tratto delle Lettere di San Paolo.

PREGHIERA. Sii propizio, Dío onnipotente, alle nostre suppliche, e poiché ci infondi la speranza, concedici benigno per intercessione del tuo beato confessore e vescovo Agostino, l'abbondanza della tua misericordia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant'Agostino, vescovo e insigne dottore della Chiesa: convertito alla fede cattolica dopo una adolescenza inquieta nei princípi e nei costumi, fu battezzato a Milano da sant'Ambrogio e, tornato in patria, condusse con alcuni amici vita ascetica, dedita a Dio e allo studio delle Scritture. Eletto poi vescovo di Ippona in Africa, nell'odierna Algeria, fu per trentaquattro anni maestro del suo gregge, che istruì con sermoni e numerosi scritti, con i quali combatté anche strenuamente contro gli errori del suo tempo o espose con sapienza la retta fede.



Lettera di Sant'Agostino all'uomo per amare una donna in pienezza e per sempre



Lettera di Sant'Agostino
autore Cecco del Caravaggio anno 1610-1620
 titolo Sant'Agostino allo scrittoio


Giovane amico, se ami questo è il miracolo della vita.

Entra nel sogno con occhi aperti e vivilo con amore fermo.

Il sogno non vissuto è una stella da lasciare in cielo.

Ama la tua donna senza chiedere altro all'infuori dell'eterna domanda che fa vivere di nostalgia i vecchi cuori.

Ma ricordati che più ti amerà e meno te lo saprà dire.

Guardala negli occhi affinché le dita si vincolino con il disperato desiderio di unirsi ancora; e le mani e gli occhi dicano le sicure promesse del vostro domani. Ma ricorda ancora, che se i corpi si riflettono negli occhi, le anime si vedono nelle sventure.

Non sentirti umiliato nel riconoscere una sua qualità che non possiedi.

Non crederti superiore poiché solo la vita dirà la vostra diversa sventura.

Non imporre la tua volontà a parole, ma soltanto con l'esempio.

Questa sposa, tua compagna di quell'ignoto cammino che è la vita, amala e difendila, poiché domani ti potrà essere di rifugio.

E sii sincero giovane amico, se l'amore sarà forte ogni destino vi farà sorridere.

Amala come il sole che invochi al mattino.

Rispettala come un fiore che aspetta la luce dell'amore.

Sii questo per lei, e poiché questo deve essere lei per te, ringraziate insieme Dio, che vi ha concesso la grazia più luminosa della vita!



Pensiero del 28 agosto 2021

 Cosa te ne fai d'una barca, se tutto l'anno la tieni ferma senza uscire mai? La vita è come una barca che devi cercare di saper guidare.......a volte la terra ed a riva. A volte uscirai e farai esperienze stupende, l'importante è osare.

Meditazione sul Vangelo di Mt 25,14-30

“A ciascuno secondo la sua capacità”.

Il brano evangelico di oggi ci ricorda che saremo giudicati in base all’impegno con il quale avremo messo a frutto i doni di Dio. Non verranno valutati tanto i risultati in assoluto, poiché i doni di Dio sono diversamente distribuiti. Risorgeremo, ma non tutti allo stesso modo e non tutti per uno stesso destino eterno. Dipende dalle opere che avremo compiuto, non per una predestinazione. Domandiamo al Signore che ci ottenga la grazia di servirlo fedelmente, senza pigrizia e incostanza, perché non sappiamo quando verrà il Cristo giudice che porrà fine a tutte le realtà terrene e vaglierà definitivamente tutti gli uomini.

Fino al versetto 18 compreso della parabola, si narra solo l’antefatto; ciò che conta viene dopo. E il versetto 19 è un richiamo alle precedenti parabole che parlano del “ritardo” della venuta del Signore. Ritorna, infatti, “solo dopo molto tempo”. Ma, appena tornato, egli chiede subito conto ai suoi servi, del denaro che aveva loro affidato “secondo le loro capacità”. Già questo dice che quel padrone tiene conto delle capacità di ciascuno e che non è uno che vuole esigere più di quello che i servi possono fare; ma dice anche che il ritorno segna la resa dei conti, il momento del giudizio e della ricompensa. I servi, dunque, dicono quello che hanno fatto e il padrone non prende per sé il denaro che hanno guadagnato, ma dà loro di più e li associa alla gioia della sua vita. Constatato questo, siamo ora in grado di capire quanto avviene con colui che aveva ricevuto solo una moneta d’oro. Qui risiede il culmine della parabola ed è centrato sulla sorte di colui che, pur avendo qualche capacità, non ha fatto nulla, si è solo preoccupato di conservare intatta la moneta ricevuta. Cerca di giustificarsi, e lo fa attaccando il padrone e accusandolo di essere un uomo duro. Ma noi sappiamo che non lo è stato con gli altri due. Infine, per scusarsi meglio, dice che ha fatto ciò perché preso dalla paura di lui. Il suo è davvero un atteggiamento da schiavo, egli non è mai riuscito a conoscere davvero il suo padrone. Ora, per chi non ha vissuto un’attiva attesa, per chi non è vissuto come terreno buono, c’è solo la condanna. E condanna è vivere lontani dal Signore, vivere fuori dalla Sua casa, vivere nei tormenti. E per l’ennesima volta, tale situazione viene descritta con l’immagine: “là sarà pianto e stridor di denti”.

28 Agosto

Il Signore viene a giudicare i popoli con rettitudine

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Il Signore viene a giudicare i popoli con rettitudine.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
ed il suo braccio santo.

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne.

Davanti al Signore che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
ed i popoli con rettitudine.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)


27 agosto, 2021

1998: 27 agosto come oggi moriva Cornelis Teunis (Bob) Brandes-Brilleslijper

 1998: 27 agosto come oggi moriva Cornelis Teunis (Bob) Brandes-Brilleslijper

Ventitré anni fa

Coniuge di Marianne Janny Brandes-Brilleslijper



La vostra memoria, sia benedetta, ora e sempre. 

Le prime parole di Papa Giovanni Paolo I


Le prime parole di Papa Giovanni Paolo I

27 agosto 1978 27 agosto 2021

Quarantatré anni fa 

Santa Monica

 Santa Monica


Nome: Santa Monica
Titolo: Madre di S. Agostino
Nascita: 331, Tagaste, Numidia
Morte: 27 agosto 387, Ostia
Ricorrenza: 27 agosto
Tipologia: Memoria liturgica
Patrona di:SardegnaBevilacqua




S. Monica, sempre grandemente venerata dalla Chiesa e posta a modello delle madri cristiane, nacque a Tagaste, in Africa nel 331, da famiglia cristiana, nella quale fin dall'infanzia imparò a conoscere e ad amare Iddio. Ebbe anch'essa, come tutti i fanciulli, certi difetti propri dell'età giovanile, come la golosità, che si manifestava in lei con una spiccata tendenza verso il vino, ma ammonita in tempo dai parenti e aiutata dalla grazia ben presto si corresse.

Fatta giovanetta, i suoi genitori la sposarono ad un legionario romano di nome Patrizio, galantuomo, ma pagano di religione. Non si smarrì la Santa, anzi, suo primo pensiero, unendosi al compagno della sua vita, fu di guadagnarlo a Gesù Cristo mediante una vita sottomessa, fatta di rispetto e di amore.

Per questo ella mantenne sempre una condotta irreprensibile, soffrendo pazientemente senza permettersi mai alcun rimprovero. Tanti sacrifici nascosti agli occhi degli uomini, ma manifesti a Dio, Padre di tutti gli uomini, non potevano non essere esauditi e ripagati.

Ed ecco che Monica ebbe la consolazione di vedere il marito, un anno prima della sua morte, abbracciare la fede cattolica, rinunziando ai suoi vizi e passando nella pratica delle virtù il rimanente della vita.

Intanto ella era divenuta madre di tre figli: Agostino, Novigio e una figlia, di cui ignoriamo il nome.

Le cure che la santa madre profuse per la buona educazione dei figli furono certamente grandi; pur tuttavia, Agostino, attirato più dagli amici che lo invitavano al male che dalle raccomandazioni materne, deviò, ponendo così a durissima prova la virtù della sua povera mamma. Ella infatti vedendo il figlio adescato dall'errore e dal vizio, non faceva che elevare al cielo fervorose preghiere, unite a calde lacrime, per impetrarne la conversione. Le sue abbondanti lacrime e fervorose preghiere ottennero la conversione del figlio.

Nel 375 Agostino si trasferì a Cartagine per insegnarvi eloquenza. Nel 383 si imbarcò nottetempo per Roma dove, dopo aver superato una lunga malattia, cominciò ad insegnare eloquenza e retorica. Finché ottenne un posto, tramite il prefetto di Roma Simmaco, a Milano.

A Milano, venne raggiunto dalla mamma, la quale, non considerando le fatiche del viaggio ma solo il bene del figlio, era partita, sola, alla ricerca di lui. Quivi finalmente sarebbero stati appagati i suoi desideri ed esaudite le sue suppliche. Infatti unitasi nel suo apostolato col grande arcivescovo S. Ambrogio che la incoraggiava dicendole: « Non puó andar perduto un figlio di tante lacrime », riuscì con la grazia di Dio a trarre alla fede cattolica Agostino alla fine del 386, che l'anno seguente, ricevette il Battesimo per mano di Ambrogio nella Pasqua del 387 e cominciò una vita santa e feconda di apostolato.

Ringraziato Iddio per tanto favore, Monica e Agostino decisero di prendere la via del ritorno; ma la pia madre, che ormai aveva compiuta la sua missione su questa terra, ad Ostia si ammalò gravemente ed in pochi giorni, felice per la conversione del figlio ottenuta, rese la bell'anima a Dio. Era il 27 agosto dello stesso anno 387.

PRATICA. Imparino i genitori a vigilare sull'educazione cristiana dei figli e a prodigare ad essi le loro maggiori cure.

PREGHIERA. Dio, consolatore degli afflitti e salvezza di quelli che sperano in te, che misericordioso riguardasti alle pie lacrime della beata Monica per la conversione del figliuolo suo Agostino, donaci per l'intervento d'ambedue di deplorare i nostri peccati e di ottenere il favore della tua grazia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Monica, che, data ancora giovinetta in matrimonio a Patrizio, generò dei figli, tra i quali Agostino, per la cui conversione molte lacrime versò e molte preghiere rivolse a Dio, e, anelando profondamente al cielo, lasciò questa vita a Ostia nel Lazio, mentre era sulla via del ritorno in Africa.

Pensiero del 27 agosto 2021

 Il Signore, conta le nostre lacrime e le asciuga al modo a Lui solo noto. Così con la vedova del Vangelo, così con Santa Monica, così con tutti noi.

Meditazione sul Vangelo di Mt 25,1-13

“Incontro allo Sposo!”.

La liturgia ci ripropone il brano evangelico della parabola delle vergini. È per noi l’occasione di ribadire che il cristiano deve attendere sempre, e vigilando, il “giorno del Signore”, per non lasciarsi imprudentemente sorprendere “dal buio”. La sua condotta deve essere luminosa, unita già fin da ora a Gesù Cristo, grazie al quale è stato salvato. Egli deve camminare saldo nella fede nel Signore, senza lasciarsi fuorviare da alcuna ideologia che metta in discussione il primato assoluto di Gesù. Pur essendo ancora sulla terra, la sua aspirazione è rivolta a Cristo. La vera vita del cristiano non si svolge, infatti, quaggiù, perché non è quella che appare: essa è un legame stretto con il Signore, che deve rivelarsi nelle opere.

La parabola è presente solo nel Vangelo di Matteo, che la legge in chiave escatologica, riferendola al futuro della venuta del Signore. Il ritardo dello sposo indica il ritardo del ritorno di Cristo. La sala del banchetto nuziale raffigura la salvezza ultima e l’invocazione delle fanciulle stolte – “Signore, Signore…” – riecheggia come un appello liturgico a Gesù. Infine, la risposta dello sposo: “non vi conosco”, costituisce la condanna del giudice finale. Il racconto non si attarda a descrivere il cerimoniale delle nozze e non menziona neppure la sposa. L’attenzione è focalizzata sul comportamento delle dieci fanciulle che attendono il corteo dello sposo. Di esse, cinque sono sagge e le altre stolte, in quanto le prime, a differenza delle compagne, si procurano l’olio di riserva per alimentare le lampade. Solo questo elemento le distingue. Di fatto, tutte dormono nella lunga attesa. La loro saggezza, infatti, non consiste nello stare sveglie, ma nell’essere pronte ed equipaggiate per seguire, con le lampade accese, lo sposo, nella sala del banchetto nuziale. In cosa consiste, per la comunità di Matteo, l’essere pronti ad andare incontro allo sposo nel giorno della Sua venuta finale? La risposta la troviamo nella duplice analogia di questa parabola con la parte finale del “discorso della montagna” (7,24-27): saggezza e stoltezza dipendono, in ultima analisi, dall’agire o meno in conformità alle parole di Cristo. La comunità cristiana – quindi noi tutti – deve prepararsi al futuro salvifico, mediante una vigilanza che non consiste, in un’attesa sterile e inerte, ma che si incarna in opere concrete, che traducano in atto il volere di Dio. In estrema sintesi: è la carità che esprime nell’oggi il dinamismo della speranza.

27 agosto

Gioite, giusti, nel Signore

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

(Luca 21,36)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 96)
Rit: Gioite, giusti, nel Signore.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Odiate il male, voi che amate il Signore:
egli custodisce la vita dei suoi fedeli,
li libererà dalle mani dei malvagi.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

(Luca 21,36)

27 novembre 2020 - 27 luglio 2021 nove mesi senza don Antonio Maffucci FSCB

 27 novembre 2020 - 27 agosto 2021 nove mesi senza don Antonio Maffucci FSCB



La sua memoria, è un'ebrezza che riscalda il nostro cuore.

REQUIEM AETERNAM
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.

L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona a don Antonio, o Signore,
e splenda a Lui la luce perpetua.
Riposi in pace. Amen.


26 agosto, 2021

Preghiera a Sant'Alessandro martire e patrono di Bergamo

  Preghiera a Sant'Alessandro martire e patrono di Bergamo  

"Concedi che mentre celebriamo la festa di S. Alessandro martire per la sua intercessione ed il suo patrocinio fedeli alle tradizioni religiose e civili dei nostri padri ne imitiamo gli esempi di fede invitta di zelo operoso e d'ardente carità" 🙏
O Dio onnipotente che nei tuoi santi
fai splendere i prodigi della grazia e doni a noi mirabili esempi di virtù
concedi che mentre celebriamo la festa di S. Alessandro martire
per la sua intercessione ed il suo patrocinio fedeli alle tradizioni religiose e civili
dei nostri padri ne imitiamo gli esempi di fede invitta di zelo operoso e d'ardente carità.
Per Cristo Nostro Signore. Amen



Elezione di Giovanni Paolo I

Elezione di Giovanni Paolo I

26 agosto 1978  26 agosto 2021

Quarantatré anni fa

Giornata Mondiale del cane 26 Agosto

 Giornata Mondiale del cane 26 Agosto 


 Giornata Mondiale del cane 26 Agosto 

Un dolce ricordo Blu.

La mia cagnolina maltese

Sant' Alessandro di Bergamo

 Sant' Alessandro di Bergamo


Nome:
 Sant' Alessandro di Bergamo

Titolo: Martire
Nascita: III secolo , Tebe
Morte: 26 agosto 303, Bergamo
Ricorrenza: 26 agosto
Tipologia: Commemorazione




Ai primi giorni d'autunno, l'esercito di Massimiano Cesare si trovava nelle valli svizzere, non lontano dalla conca del lago Lemano. Più che una guerra guerreggiata, lo aspettava una insidiosa guerriglia contro i fieri montanari del paese, sempre ribelli e costantemente inquieti.

Le Alpi, tutt'intorno, erano già incappucciate di neve. Faceva freddo. I soldati della legione risognavano la calda sabbia della loro terra natale. Era infatti una legione di soldati egiziani, detta Legione Tebana perché reclutata nella Tebaide, attorno alla città di Tebe.

Ad Agaunia, il primicerius Maurizio ordinò l'alt ai suoi legionari. Fece disporre il campo, in attesa di ordini da Octodurum. Da Octodurum, Massimiano Cesare ordinò che, in attesa di attaccar battaglia, si celebrasse un sacrificio propiziatorio agli dei.

I soldati cristiani della Legione Tebana si rifiutarono di eseguire l'ordine sacrilego. Massimiano minacciò rappresaglie, ma nessuno cedette. Giunse allora un reparto di littori per le misure disciplinari. Un soldato su ogni dieci della Legione Tebana cadde sotto il gladio. Ma i superstiti non si lasciarono intimorire, e si fecero vicendevolmente animo, spronati dal primicerius Maurizio. A Massimiano, mandarono a dire che la loro fedeltà agli insegnamenti del Signore era la più sicura garanzia della lealtà anche verso l'Imperatore. Seguì una seconda decimazione; poi una terza, finché tutti i legionari della cristiana legione furono giustiziati, ad Agaunia, in quell'autunno della fine del III secolo.

Anche il Sant'Alessandro festeggiato oggi, vien detto soldato della Legione Tebana, come molti altri Santi venerati nell'Italia settentrionale, perché aver appartenuto alla legione dei Martiri, per un cristiano e un soldato, appariva come il maggior titolo di nobiltà d'animo e di eroismo.

Egli sarebbe stato uno di quei pochi legionari i quali, trovandosi momentaneamente distaccati in altre località, sfuggirono all'eccidio di Agaunia, per subire poi il martirio in altri luoghi dove fiori la loro devozione.

Sant'Alessandro, per esempio, è l'amatissimo Patrono della città di Bergamo: perciò la leggenda lo fa morire a Bergamo, dopo essere sfuggito due volte al carcere e avere infranto gli idoli davanti al suo comandante e persecutore, Massimiano Cesare.

A lui, primo Martire e Patrono di Bergamo, è dedicata la Cattedrale della città, che sembra proteggere con la sua mole gli altri due bellissimi monumenti di Bergamo antica: la Chiesa di Santa Maria Maggiore, e la Cappella Colleoni, nel suggestivo e silenzioso scenario della Città Alta.

Al glorioso Patrono son dedicate poi altre due chiese nella Città Bassa: Sant'Alessandro della Croce e Sant'Alessandro in Colonna, tutt'e due ricche di antiche memorie. Il soldato egiziano, il superstite della Legione Tebana, ha dunque in Bergamo la sua seconda e più vera patria, dove al calore del sole si sostituisce il tepore dell'affetto, nell'estate della fede, che non conosce autunni.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Bergamo, sant’Alessandro, martire.






Pensiero del 26 Agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 24,42-51

“State pronti!”.

Il brano evangelico di oggi esorta alla vigilanza, nell’attesa del Signore che può apparire da un momento all’altro, senza preavviso. Dobbiamo comportarci come servi fedeli e saggi, che lavorano con coscienza e impegno, in attesa del ritorno del padrone lontano. Da tale attesa saggia e attiva dipende la fiducia e il premio che il padrone ci darà. Agire diversamente è da sommi imprudenti, fa correre il rischio di buttar via la vita, per un calcolo improvvido. Dobbiamo sempre ricordare che non possiamo calcolare nulla, poiché non siamo noi a decidere del tempo e delle sue evenienze e, in particolare, del momento della venuta di Cristo.

Il brano parla di un servo fedele nella prima parte e infedele nella seconda. Ogni discepolo, infatti, deve scegliere ogni giorno se vivere nella fedeltà, nell’infedeltà o nella pigrizia che gli impedisce di vivere un’attiva attesa. Qui si parla di un ricco padrone che ha preposto alla sua servitù un incaricato delle mense, affinché non manchi mai ai servi il cibo al momento stabilito. Un incarico piccolo ma importante in una comunità; assolverlo bene non è sempre facile. La parabola, però, non si sofferma su come quel servo organizza il suo servizio alla servitù, ma viene subito alla conclusione e si immagina che, al ritorno del padrone, quel servo venga trovato nel compimento fedele dell’incarico che gli è stato affidato. Ebbene, il padrone lo dichiara “beato” e gli affida l’amministrazione di tutti i suoi beni. Diversa è la situazione se quel servo, invece di fare il buono, fa il cattivo. E “fare il cattivo” significa trattar male gli altri e godersela, spendendo male i beni del suo padrone, con gli ubriaconi. Motivo del suo agire è la convinzione che “il padrone tarda a venire”. Ha dimenticato che questo padrone può tornare da un momento all’altro: non è più in atteggiamento di attesa. E, invece, il padrone giunge proprio nel giorno in cui meno se l’aspetta, a un’ora che egli non conosce. Quel che avviene è triste: il padrone lo separa, assegnandogli la sorte degli ipocriti. Ipocriti sono coloro la cui vita non corrisponde alla loro fede, perciò nel giorno della venuta del Signore saranno cacciati via, verranno per sempre separati da Lui. Tale dato essenziale la teologia lo chiama “inferno” e, servendosi di immagini, Matteo descrive la situazione con una frase che indica la sofferenza terribile, continua ed eterna, della separazione da Dio per l’eternità: “là sarà pianto e stridor di denti”.

26 Agosto

 Saziaci, Signore, con il tuo amore

Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

 (Matteo 24,44)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 89)
Rit: Saziaci, Signore, con il tuo amore.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

 (Matteo 24,44)


25 agosto, 2021

Pensiero del 25 Agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 23,27-32

“Senza alcuna ipocrisia”.
In questo brano evangelico è sottolineato il fatto che l’ “aspetto esteriore” della condotta dei farisei appare impeccabile, mentre quello interiore è pieno di ogni sorta di iniquità. Come è di un sepolcro, “bello” soltanto a vedersi. Tale è il rimprovero di Gesù, che giunge ad assimilare i farisei, che lo ascoltano e che non lo accolgono, ai loro padri, che hanno ucciso i profeti, salvo onorarli dopo la morte. Ascoltare la parola di Dio e renderla principio di condotta concreta, infatti, significa istituire il vero vincolo di comunione con Gesù. E non dimentichiamo che proprio dallo spirito farisaico verrà la spinta per l’eliminazione di Cristo.
Dall’uomo può uscire solo quello che ha dentro, ed è solo questo ciò che lo rende puro, ovvero vicino a Dio, o impuro, ovvero lontano da Dio. Secondo Matteo, i farisei e gli scribi si limitano a considerare la situazione esterna, mentre è quello che hanno dentro che li rende impuri secondo la legge, perché li rende simili ai sepolcri (Nm 19,16). Fuori possono sembrare belli fin che si vuole, ma è solo un inganno. In realtà sono sempre un oggetto impuro, esternamente e internamente. Ebbene, tali sono i farisei i quali, avendo rifiutato Cristo, il solo e vero Maestro, sono diventati guide cieche, non possono quindi insegnare quello che Dio realmente vuole. Perciò, il contatto con loro rende impuri. Il loro esterno non corrisponde a quello che hanno dentro: sono pieni di ipocrisia e di iniquità. L’ultima parola significa disprezzo, inosservanza avvertita della legge. Iniquo, infatti, è colui che agisce contro la legge di Dio e ha il suo cuore lontano da Lui. L’agire di scribi e farisei è tutto falso anche il costruire e rendere belle le tombe dei profeti. In realtà essi ripetono il passato e affossano per sempre la voce dei profeti, che si è fatta sentire in Gesù e stanno per affossarla pure nei suoi inviati, uccidendoli e colmando l’opera dei loro padri. Noi cristiani che leggiamo oggi questi versetti evangelici, dobbiamo rileggere insieme anche Mt 6,1-6.16-18, dove Gesù, per tre volte, dice ai suoi discepoli di non fare come gli ipocriti; così anche Mt 7,1-5, dove Gesù chiama “ipocrita” quel discepolo che pretende dagli altri quello che lui non vuole fare. È sempre presente, infatti, nella comunità, il pericolo di essere come i farisei. Per questo Matteo ci ricorda tali parole di Gesù.

25 Agosto

Signore, tu mi scruti e mi conosci

Chi osserva la parola di Gesù Cristo, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

(I Giovanni 2,5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 138)
Rit: Signore, tu mi scruti e mi conosci.

Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.

Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte»,
nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno.

Chi osserva la parola di Gesù Cristo, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

(I Giovanni 2,5)