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21 agosto, 2021

Pensiero del 21 agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 23,1-12

“Chi si abbasserà sarà innalzato”.
In questo brano evangelico Gesù rimprovera gli scribi ed i farisei, i capi e i maestri del popolo. Non per quello che dicono, che deve essere accolto, ma per la loro incoerenza, infedeltà, ipocrisia e per la loro volontà d'apparire perfetti senza esserlo. Essi amano primeggiare e sono esigenti e rigidi nei riguardi degli altri, ma estremamente accondiscendenti con se stessi. La verità della vita non è affidata all’esteriorità, o a un’osservanza formalistica. È più esigente e più essenziale, ed è l’intimo del cuore che deve essere puro e non, invece, pieno di ogni sorta di sozzura. Si è poi veramente mondi se si pratica la carità.
Gesù contesta coloro che al momento, nella comunità, siedono sulla cattedra di Mosè e non fanno ciò che insegnano. Un giorno Egli ha detto dei falsi profeti, che si presentano in vesti di pecore, cioè come dei veri discepoli: “Li riconoscerete dai loro frutti…” (Mt 7,16); qui raccomanda di considerare quello che essi in realtà desiderano e fanno: mettono in pratica il messaggio, o cercano piuttosto soltanto d'apparire, d'avere i primi posti, d'essere salutati e riconosciuti come veri maestri? A volte anche il modo di vestire è significativo: qui è segno che essi vogliono imporsi, e che non sono veri pastori del gregge. Di qui il comando di Gesù a tutta la comunità, fedeli e soprattutto pastori, di non farsi chiamare, maestri, o guide, o padri, seguito dall’affermazione: “Voi siete tutti fratelli”. Ciò che conta nella comunità è questo: sentirsi tutti fratelli. L’essere fratelli riunisce tutti, sia chi ascolta, sia chi deve predicare o insegnare, nel mutuo ascolto e nell’obbedienza a quanto ha detto l’unico Maestro, l’unica Guida, inviato dall’unico Padre. Fare forza su quello che ci unisce, costruisce comunione; mentre, invece, si sottolinea quello che ci distingue: l’essere maestri, guide, padri: ciò causa divisione. Il ministero ha senso se visto come servizio: “Il più grande tra voi, sia vostro servo”. Così l’ha inteso san Paolo quando dice ai Corinzi: “Che cosa è Apollo? Che cosa è Paolo? Servi, mediante i quali siete venuti alla fede e ciascuno come il Signore gli ha concesso” (ICor 3,5). Questo significa capire la parola di Gesù. Chi, invece, fa della propria autorità un motivo di onore o di privilegio, sarà umiliato da Dio. Nulla può essere paragonato all’umiltà, perché tale virtù è troppo importante per il bene della comunità.

21 Agosto

Benedetto l’uomo che teme il Signore

Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

(Matteo 9,23)

SALMO RESPONSORIALE (Sal 127)
Rit: Benedetto l’uomo che teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

(Matteo 9,23)



20 agosto, 2021

Pensiero del 20 agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 22,34-40

“Chi ama compie tutta la legge”.

Il brano evangelico odierno ci ricorda che il cristiano fondamentalmente è un uomo libero. Nel senso che non lo impaccia nessun giogo che non sia quello liberante dell’amore. E proprio l’amore costituisce la sintesi della S. Scrittura e della Rivelazione. In esso vi si risolvono tutti gli altri comandamenti. L’amore a Dio, anzitutto. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. Ma l’amore al prossimo ne deriva e vi si assimila. E non importa tanto definire chi è il nostro prossimo, conta invece comportarsi da prossimo; e si comporta come tale chi lo introduce nel corso della sua vita, e se ne fa carico con intimo e operoso amore.

Il primo e più importante comandamento è amare il Signore Dio con tutto il cuore, e amarlo così significa tendere alla perfezione del Padre che è nei cieli; e vi è un solo criterio per sapere se c’è in noi questa tensione: l’amore al prossimo. Ora, “prossimo” è anche il nemico. Gesù conclude dicendo: “Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti”. Sono due comandamenti inseparabili, non c’è la pratica dell’uno senza quella dell’altro. Anzi, il secondo è l’unico criterio per sapere se osserviamo il primo. Lo dice San Paolo che in questo comandamento sono contenuti tutti gli altri: “Chi ama compie tutta la legge” (Rm 13,40). Ma il commento più bello a questo brano evangelico l’ha fatto sant’Agostino, quando cerca di spiegare la frase del Signore che dice: “Il mio carico è leggero” (Mt 11,30). Egli paragona questo carico alle ali e dice: “Un’ala è: amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Ma non rimanere attaccato a una sola ala, poiché se credi di averne una, non hai neppure quella. Amerai il prossimo tuo come te stesso. Poiché se non ami tuo fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? (lGv 4,20). Aggiungi anche un’altra ala; in tal modo potrai volare, così estirperai la cupidigia delle cose terrene e potrai porre stabilmente la carità nei beni celesti. In quanto ti appoggerai a queste due ali, frattanto avrai il tuo cuore in alto, affinché il cuore, tenuto alto, a suo tempo trascini in alto anche il tuo corpo. Non devi nemmeno credere che avere tutte le penne ti sia difficile: di questo amore veramente si possono cercare nelle Scritture molteplici precetti che potranno essere meditati da chi legge e da chi ascolta, ma tutta la Legge e i Profeti si compendiano in essi” (Discorso 68).

20 Agosto 

Loda il Signore, anima mia

Insegnami, Signore, i tuoi sentieri, guidami nella tua fedeltà ed istruiscimi.

(Salmo 24,4)

SALMO RESPONSORIALE (Samo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene.

Egli rimane fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Insegnami, Signore, i tuoi sentieri, guidami nella tua fedeltà ed istruiscimi.

(Salmo 24,4)

19 agosto, 2021

Rosario Livatino

 «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere, quanto siamo stati credenti, ma credibili».

(Rosario Livatino)

1980: 19 agosto come oggi moriva Otto Frank padre di Margot Sarah Betti ed Annelies Marie detta ANNE FRANK

1980: 19 agosto come oggi moriva Otto Frank padre di Margot Sarah Betti ed Annelies Marie detta ANNE FRANK


In questo giorno, nel 1980, Otto Frank morì a Basilea all'età di 91. anni. La notizia della sua morte è stata nota in tutto il mondo. Senza di lui, il diario di sua figlia Anna non sarebbe stato pubblicato, e senza di lui, non ci sarebbe stata una Anna Frank House.
Poco prima della morte, disse in un'intervista: ′′ Ho quasi novanta anni e la mia forza sta lentamente svanendo. Ma la missione che Anne ha trasmesso, continua a darmi nuova forza, per lottare per la riconciliazione e per i diritti umani in tutto il mondo. '




Buon compleanno di Suor Maria Valsecchi

 Oggi, sarebbe stato il compleanno di sr. Maria Valsecchi.

Io non muoio entro nella vita
Santa Théresé di Lisieux
Auguri di vero cuore



Pensiero del 19 agosto 2021

Solo in Paradiso, capiremo la pienezza di gioia e beatitudine, che DIO ha riservato a coloro che lo amano. Nel frattempo, prepariamo, con la nostra vita il vestito di nozze.

Meditazione sul Vangelo di Mt 22,1-14

“Molti sono chiamati, ma pochi gli eletti”.

In questo brano evangelico il Signore parla di un re che ha preparato un banchetto di nozze per il figlio. Tale è il banchetto messianico, ossia il banchetto della comunione di grazia, dell’amicizia con Dio, dell’eliminazione della morte, della fine della sofferenza: ecco l’oggetto della promessa e, quindi, della speranza! Ciò, però, vale per coloro che si affidano a Dio. La parabola evidenzia che non tutti sono disponibili: l’una o l’altra scusa serve a sottrarsi dall’accogliere l’invito. Comunque, è certo che coloro che vi prenderanno parte dovranno indossare l‘“abito nuziale”, che equivale alla preparazione, alla fedeltà e alla coerenza di una vita cristiana.

Nel racconto Gesù dice che la festa messianica ha avuto inizio, e che Lui è il Figlio del re (Dio), lo sposo. È logico che, essendo Lui stato inviato anzitutto alle pecore sperdute della casa d’Israele, il suo invito sia rivolto principalmente a loro. Ed ecco che gli invitati, tutto il popolo d’Israele, vengono chiamati a parteciparvi. Ma nel testo risuona il “non vollero venire”; tale appare come un rifiuto volontario, meditato, ben calcolato. Non vogliono entrare nella sala del banchetto perché non riconoscono lo sposo come il Messia inviato da Dio, non riconoscono che questo invito prepara alla partecipazione al banchetto che un giorno avverrà nel Regno dei cieli con Abramo, Isacco e Giacobbe. A questo punto scoppia la collera del re, che non causa solo l’esclusione dal banchetto, ma anche la guerra: egli manda infatti le sue truppe e fa perire quegli assassini, parola quest’ultima, che sembra riferirsi all’uccisione, non solo dei servi loro inviati, ma anche del figlio. Malgrado l’uccisione dei servi inviati e malgrado il loro rifiuto, le nozze messianiche si celebrano lo stesso. Nella sala del banchetto entrano altri, essa si riempie di buoni e cattivi; ciò indica che ci troviamo nel tempo dell’attesa, tempo nel quale già si celebrano le nozze messianiche ma anche tempo di preparazione alla festa delle nozze eterne, e tempo fatto per prepararsi l’abito di nozze. Chi quel giorno, infatti, non l’avrà, non parteciperà al banchetto con i Patriarchi. L’esistenza dell’inferno è reale, ma non è voluta da Dio, bensì da colui che non si converte e che volontariamente rifiuta l’abito di nozze. In tal senso va inteso l’epilogo: “molti infatti sono chiamati ma pochi eletti”. Si tratta di un avvertimento. E per quanto ciò possa urtare, c’è la possibilità di rimanere fuori!

19 Agosto

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore
e non si volge verso chi segue gli idoli
né verso chi segue la menzogna.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo.

Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8)

18 agosto, 2021

Buon onomastico alla Beata Elena Aiello

 Buon onomastico alla Beata Elena Aiello

A SUOR ELENA EMILIA SANTA AIELLO
Impronta del Signore
Madre Elena la luce di Cristo nei tuoi occhi sofferenti,
nelle tue membra doloranti, nei tuoi sguardi gioiosi,
nei tuoi discorsi carichi di fede e di profonda gioia
nel vederti contornata dai tuoi bambini e dalle tue consorelle.
Il tuo parlare della morte,
con la serenità che tutti noi vorremmo avere,
il pensare in che momento della giornata,
sarebbe venuta a farti visita.
La grande dignità con cui hai sopportato gli atroci dolori della Santa Croce porta con se.
La tua bontà nel pensare sempre agli altri,
nonostante la grande sofferenza che provavi nel tuo fisico.
La forza con cui sopportavi nel silenzio.
La nostra gioia quando Gesù è venuto fisicamente a farti visita,
donando Se Stesso a Te, come fece tanti anni fa sul Calvario per tutti noi.
Grazie alla tua Amica fedelissima Madre Luigina Mazza che ha veramente condiviso con te il Calvario facendosi la buona Cirenea, impegnandosi a tempo pieno nella tua cura e assistenza.
Grazie Gesù per questi due grandi doni, Madre Elena
e Madre Luigina Mazza.
Tu Gesù fattoti presente a noi nelle persone di Madre Elena
e Madre Luigina Mazza,
esempi d'amore e d'amicizia. Grazie Gesù.

Buon onomastico a Madre Angelica Defendi

Cara Madre ANGELICA, LEI di nome battesimale, si chiama ELENA, nella consacrazione perpetua, al Signore ha acquisito, il nome di ANGELICA, è stato il nome più adatto e più bello, che la sua Madre Generale, le potesse donare, la Madre, secondo me, l'aveva, intuito immediatamente, che LEI, era un Angelo vivente, sulla Terra, adesso lo è diventata definitivamente, risorgendo in Cristo. Interceda, presso l'Onnipotente pregando, per tutti noi! Le voglio tanto bene.
Buon onomastico a Madre Angelica Defendi



Buon compleanno a Mons. Ubaldo Nava

 Oggi, il mio pensiero va, a mons. Ubaldo Nava, per il suo compleanno.

Un sacerdote veramente unico
Auguri ed ancora auguri... che sia per lei un Compleanno meraviglioso!

Sant'Elena Imperatrice

 Sant'Elena Imperatrice


Nome: Sant'Elena Imperatrice
Titolo: Madre di Costantino
Nascita: 250, Roma
Morte: 329, Roma
Ricorrenza: 18 agosto
Tipologia: Commemorazione




È impossibile parlare dei primi secoli del Cristianesimo senza ricordare con particolare affetto il nome di S. Elena, della quale si rinvengono notizie contrastanti presso gli storici. Nata in Roma da genitori pagani verso il 250, dimostrò subito eccellentissime doti di ingegno e di bontà d'animo. Divenuta grandicella, per la sua delicatezza e per la sua modestia, piacque al giovane ufficiale Costanzo Cloro, che la volle in sposa, e la condusse seco in Dardania, dove egli era nato e possedeva delle terre. Altri studiosi vogliono sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia); città rinominata in seguito Helenopolis ("città di Elena") in suo onore, dal futuro figlio Costantino, il che ha causato anche l'incerta e successiva interpretazione dell' indicazione di Drepanum come luogo di nascita di Elena stessa.

Nella città di Naisso, nacque da Elena nell'anno 272 Costantino, il grande imperatore che avrebbe data la libertà al Cristianesimo. Quando Cloro venne dal Senato creato Cesare assieme a Galerio per ordine degli imperatori Diocleziano 'e Massimiano, dovette legalmente ripudiare la sua sposa Elena nel 293 per volere di Diocleziano e sposare Teodora, la figliastra dell'imperatore Massimiano, allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l'elevazione di Costanzo a Cesare di Massimiano all'interno della Tetrarchia. Di fatto Elena fu lasciata libera di vivere tranquillamente col figlio Costantino nella quiete della loro villa nell'Illiria.

Quantunque ammirabili e singolari fossero le virtù di Elena durante il governo dell'imperatore suo marito, tuttavia non erano che virtù umane, non essendo ancor cristiana. La grazia però del battesimo non era più lontana. Infatti Costantino suo figlio, proclamato imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo, la chiamò subito presso di sé, conferendole il titolo prestigioso di Augusta, e facendole conoscere il vero Dio. È impossibile dire con quanto fervore Elena si mise a far opere di pietà, quantunque fosse in età di circa sessant'anni; cercò in ogni modo di ricuperare il tempo perduto, edificando coi suoi esempi la chiesa di Dio, che suo figlio cercava di dilatare colla sua autorità.

Avendo Elena largamente a sua disposizione i tesori dell'impero, se ne servì per fare abbondanti elemosine, e per arricchire di vasi e arredi sacri le chiese della cristianità. Dopo il Concilio di Nicea, l'imperatore Costantino si diede con grandissimo slancio a far costruire templi e basiliche al vero Dio, specialmente in Terra Santa. La piissima Elena si assunse l'incarico di curare le costruzioni di Palestina a nome del figlio, recandosi essa stessa sul luogo. Partì per Gerusalemme l'anno 326: e quel viaggio non fu che una continua effusione di elemosine ch'essa andava spargendo a larghe mani ovunque passava e a chiunque ricorreva a lei. Giunta a Gerusalemme, fece tosto gettare a terra il tempio di Venere che era stato edificato sul Calvario dai pagani, che avevano così voluto profanare il luogo della morte e della risurrezione di Gesù. Ivi essa scoprì e ritrovò il S. Sepolcro ed il legno della S. Croce. In processione, col Vescovo di Gerusalemme, la Croce su cui Gesù era morto fu portata nella cattedrale della città.

Dopo questo, Elena si trattenne ancor un po' a Gerusalemme per vedere iniziata la sontuosa basilica fatta da lei erigere sul S. Sepolcro; indi, ordinate le costruzioni di altre chiese sul luogo della nascita e della Crocifissione di Gesù, si preparò per il ritorno. Prima di partire da Gerusalemme volle servire a tavola ella stessa le Vergini che erano ricoverate nel monastero da lei fatto costruire. Ritornata a Roma, il Signore la chiamò a godere il premio delle sue fatiche e delle sue elette virtù. Spirò tra le braccia del figlio Costantino l'anno 329.

Gli storici non sono sempre concordi nel riferire la vita di Elena e i particolari della sua conversione alla religione ortodossa. Alcuni ne additano la causa ai motivi politici che avrebbero indotto lo stesso Costantino a spingerla a ciò, per riconquistare il favore da lui perso presso i popoli orientali dell'Impero.

PRATICA. Facciamo elemosine per soccorrere poveri e promuovere il culto di Dio.

PREGHIERA. Concedi, o Signore, che ad imitazione della tua serva Elena disprezziamo i beni della terra, e ci dedichiamo tutti al tuo santo servizio e a procurare la tua gloria.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande basiliche

Pensiero del 18 agosto 2021

DIO, è giusto perché dà a ciascuno il suo. Dobbiamo sempre, ricordare che tutti siamo operai dell'ultima ora. Graziati, da una Misericordia senza misura.

Meditazione sul Vangelo di Mt 20,1-6

“Tutto è dono”.

Non dobbiamo essere invidiosi, vedendo che Dio elargisce i suoi doni secondo la sua generosità e secondo il suo gratuito e insindacabile disegno di salvezza. Poiché dalla gelosia e dallo spirito di contesa provengono ogni sorta di liti, e la comunità dà allora spettacolo di aggressività, di divisione e di disordine. Dobbiamo, invece, godere della elargizione che Dio fa della sua grazia, al di là di ogni merito umano. In noi deve sempre prevalere la sapienza, che porta con sé mitezza, gioia e pace, consapevoli che nessuno ha meriti da vantare, ma solo motivi per lodare la misericordia infinita del Signore.

Non ci dobbiamo meravigliare che il padrone inizi dagli ultimi e che nulla si dica di quelli che sono stati chiamati alle nove, a mezzogiorno o alle tre del pomeriggio: lo esige il racconto. Il narratore vuole semplicemente chiamare l’attenzione sulla reazione dei primi di fronte all’agire del padrone nel modo di trattare gli ultimi. Perché ciò sia possibile è necessario farli passare per ultimi, solo così possono essere testimoni oculari di quanto avviene. Certo, è qualcosa di insolito e di inverosimile: ciò in una parabola indica che questo dato è portatore di un significato importante. Gli ultimi, quelli che hanno lavorato solo un’ora, ricevono il salario di un’intera giornata di lavoro ed è logico che sia avvenuto lo stesso per quelli chiamati alle nove, a mezzogiorno e alle tre del pomeriggio. Ma è più logico che il confronto sia fatto tra i primi e gli ultimi arrivati, e che i primi pensino di ricevere di più; invece, ricevono solo quello che avevano concordato con il padrone: un denaro! Ciò che “scotta non è tanto la “mancanza di giustizia”, quanto il comportamento del padrone, ed essi glielo dicono. La protesta, umanamente, è più che legittima ed è questo il vero problema della parabola. Ma il datore di lavoro come si giustifica? Sostanzialmente attraverso tre concetti: non ho mancato di giustizia, mi è lecito disporre dei miei beni come meglio credo e, forse, tu sei invidioso perché io sono buono! In definitiva, nei confronti di Dio nessuno può vantare privilegi di sorta: la paga è uguale per tutti, e supera ogni immaginabile merito. Nel Regno dei Cieli tutti sentiremo di aver ricevuto più di quello che ci aspettavamo e gioiremo insieme, cantando in eterno la generosità del Signore: accoglieremo tutto come puro dono!

18 Agosto

Signore, il re gioisce della tua potenza!

La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

(Ebrei 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 20)
Rit: Signore, il re gioisce della tua potenza!

Signore, il re gioisce della tua potenza!
Quanto esulta per la tua vittoria!
Hai esaudito il desiderio del suo cuore,
non hai respinto la richiesta delle sue labbra.

Gli vieni incontro con larghe benedizioni,
gli poni sul capo una corona di oro puro.
Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa,
lunghi giorni in eterno, per sempre.

Grande è la sua gloria per la tua vittoria,
lo ricopri di maestà e di onore,
poiché gli accordi benedizioni per sempre,
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.

La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

(Ebrei 4,12)

17 agosto, 2021

Pensiero del 17 agosto 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 19,23-30

“A Dio tutto è possibile”.

Colui che ha il cuore legato alla ricchezza difficilmente entrerà nel Regno dei Cieli. Vi può entrare, infatti, solo chi è distaccato e libero e, quindi, si fa discepolo del Signore. E il cuore del discepolo del Signore non è dove ci sono i beni terreni, ma in cielo, dove i tesori non si logorano e sono veramente al sicuro. Solo la forza di Dio riesce a operare questa libertà. Quanto agli apostoli, hanno lasciato tutto per amore di Cristo: avranno, perciò, come premio, l’eredità della vita eterna e una condizione di bene già in questa vita: un bene che consiste nella pace, nella gioia interiore e nella consolazione della provvidenza amorosa di Dio.

Dopo aver detto che per un ricco è difficile entrare nel Regno dei cieli, Gesù va oltre e dimostra che è impossibile; anzi, non solo è impossibile, ma è assolutamente impossibile e lo fa capire bene attraverso l’esempio dell’ago e del cammello. I discepoli, allora, gente che ha lasciato tutto, si spaventano e domandano: “Chi si potrà dunque salvare?”. Gesù li rassicura, tanto con il suo sguardo pieno di dolcezza, quanto con le sue parole, adducendo l’onnipotenza di Dio e invitandoli in tal modo, ad avere fiducia. Certo, è necessario decidersi: o a favore di Dio, o a favore della ricchezza. Le due cose insieme non stanno. La ricchezza, se non è condivisa, ma goduta e fatta centro della propria vita, soffoca ogni senso di bene, rendendo impossibile la salvezza. A questo punto, Pietro a nome dei suoi compagni, che pure hanno lasciato tutto per seguire Gesù, domanda: “Che cosa dunque ci sarà per noi?”. Ovvero, entreremo nella vita eterna?”. La risposta di Gesù è più che affermativa, ma non promette nulla di terreno, solo i beni eterni. Quando tutto sarà rinnovato, essi avranno la ricompensa del centuplo di ciò che hanno abbandonato e con questa nota di speranza, Gesù li lascia, aggiungendo una frase che induce molto a riflettere: “Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”. Qual è la sua vera interpretazione? Il richiamo può essere inteso come un avvertimento ai discepoli che, secondo Mt 18,16, si sono messi a discutere su chi è il più grande e Gesù ha insegnato loro a farsi piccoli. Certo, il Signore assicura i suoi che avranno la vita eterna, ma quanto dice non è assolutamente un “assegno in bianco”. Dipende sempre da come in realtà essi si comporteranno.

17 Agosto

Il Signore annuncia la pace per il suo popolo

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 84)
Rit: Il Signore annuncia la pace per il suo popolo.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con fiducia.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

15 agosto, 2021

Ad Janny Brandes-Brilleslijper

 Ad Janny Brandes-Brilleslijper

Appartenente alla Resistenza Ebraica Olandese insieme a sua sorella Rebekka Lintje Lien Lin Jaldati Rebling

Riposa in pace, caro angelo, accanto al tuo amato marito Cornelis Teunis. resta accanto a quelli che abbiamo amato ed abbiamo perso, troppo presto, per una grande tragedia. La tua vita, è stata vissuta nell'amore, non sarai mai dimenticata. Riposati dolcemente e proteggi tutti noi dal cielo. Amen.

Canzano Barbara


15 agosto 2003-15 agosto 2021 18 anni senza di Janny Brandes-Brilleslijper



15 agosto 2003 15 agosto 2021 18 anni senza JANNY BRANDES-BRILLESLIJPER

 Janny Brandes-Brilleslijper

Lume di Speranza
Lume di Speranza per chi non aveva più niente.
Lume di Gioia per chi la parola Gioia non ne conosceva neanche il significato.
Lume di Fede per chi non voleva credere più a niente.
Luce che illuminava l'anima ad ogni persona fonte di conforto per chi sapeva che doveva morire.
Grazie...!!! D'essere anche il mio Angelo Custode, ti voglio tanto...Tanto bene!
15 agosto 2003 15 agosto 2021
18 anni, senza JANNY BRANDES-BRILLESLIJPER
La sua anima, e sua memoria, siano benedette.



1866: 15 agosto come oggi nasceva Assunta Carlini in Goretti, la mamma di Santa Maria Goretti detta Marietta

 1866: 15 agosto come oggi nasceva Assunta Carlini in Goretti, la mamma di Santa Maria Goretti detta Marietta  


Assunta Carlini Senigallia 15/08/1866 – Corinaldo 18/10/1954

Assunta Carlini, la mamma di Marietta, nasce il 15 Agosto 1866 a Senigallia, nelle Marche. Viene battezzata con il nome di Assunta. Abbandonata dai genitori viene condotta alla “Casa degli Esposti” di Senigallia, ricovero per i “figli di nessuno” dove trascorre i primi sei anni della sua vita. Viene adottata dalla famiglia Gattarelli, gente molto povera ma rigorosa in fatto morale. La sua è un’infanzia di stenti e di lavoro. Il matrimonio con Luigi si rivelerà un’unione affiatata e serena. Anche nella disavventura la famiglia Goretti manterrà sempre una grande dignità alla cui base vi sono valori autentici e profondi e il sano tenace realismo proprio della gente di campagna. Quando rimane vedova, a 34 anni, dopo l’abbattimento dei primi giorni, sostituisce il marito nel lavoro dei campi con grande forza d’animo. Nonostante il lavoro non le lasci molto tempo e molte energie, riesce a dare un’educazione sana ai figli per i quali rimane un costante punto di riferimento.