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15 maggio, 2021

Pensiero del 15 maggio 2021

 Il vero fine della preghiera, non è quello di piegare DIO ai nostri bisogni, Lui sa cosa vogliamo e ce lo dona, s'è per il nostro bene. Fino a quando non capiremo questo la nostra preghiera, non sarà mai autentica e profonda.

15 Maggio

Dio è re di tutta la terra

Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo;
ora lascio il mondo e vado al Padre.

(Giovanni 16,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 46)
Rit: Dio è re di tutta la terra.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

I capi dei popoli si sono raccolti
come popolo del Dio di Abramo.
Sì, a Dio appartengono i poteri della terra:

«Egli è eccelso».


Mosè disse al popolo: “Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate”.

(Esodo 20,20)





14 maggio, 2021

San Mattia

 San Mattia


Nome: San Mattia
Titolo: Apostolo
Nascita: I secolo , Gerusalemme
Morte: I secolo, Sebastopoli
Ricorrenza: 14 maggio
Tipologia: Festa




S. Mattia fu uno dei settantadue discepoli di Gesù Cristo, cresciuto alla sua scuola, e testimone dei suoi prodigi.

Salito Gesù al cielo. Mattia rimase nel cenacolo in unione di preghiere con gli Apostoli, in attesa dello Spirito Santo. Dovendosi eleggere un altro apostolo al posto di Giuda prevaricatore, furono presentati agli Apostoli due discepoli: Giuseppe soprannominato il Giusto, e Mattia. Da tutta l'assemblea si pregò dicendo: « Tu, o Signore, che vedi il cuore di tutti, mostra quale dei due tu abbia eletto a prendere, in questo ministero, il posto del prevaricatore Giuda ». Quindi si venne alla sorte, e questa cadde appunto su Mattia, che perciò fu aggregato agli altri undici Apostoli. Fu questa la prima elezione a dignità ecclesiastica.

Mattia accettò quella carica di somma responsabilità con rendimento di grazie a Dio. Rimase quindi nel cenacolo in compagnia degli altri Apostoli fino a quel giorno fortunato in cui il Divin Paraclito scese dal cielo a portare i suoi doni.

Nella divisione del mondo da evangelizzare, S. Mattia ebbe come campo di apostolato l'Etiopia. Da quel momento egli consacrò l'intera vita alla predicazione della dottrina della salute eterna. Copiosissimi furono i frutti riportati. Nelle sue istruzioni insisteva massimamente sulla necessità di mortificare la carne reprimendo i desideri della sensualità, come aveva imparato da Gesù Cristo e come egli stesso praticava.

Per quanti anni abbia predicato, non lo sappiamo con precisione; ma è certo che fu fedele al suo apostolato, e che coronò le sue virtù ed il suo zelo col martirio. Fu ucciso a Sebastopoli dopo essere stato decapitato, e le sue reliquie, molto venerate, si conservano, parte a Treviri nella Germania e parte in Santa Maria Maggiore a Roma.

PRATICA. Il sacerdote è il ministro di Dio, il maestro ed il padre delle anime nostre. Che rispetto ne abbiamo?

PREGHIERA. Dio, che aggregasti il beato Mattia al collegio dei tuoi Apostoli, deh! concedi, per sua intercessione, che sempre sentiamo in noi gli effetti della tua misericordia

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Mattia, apostolo, che seguì il Signore Gesù dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui Cristo fu assunto in cielo; per questo, dopo l’Ascensione del Signore, fu chiamato dagli Apostoli al posto di Giuda il traditore, perché, associato fra i Dodici, divenisse anche lui testimone della resurrezione.

Pensiero del 14 maggio 2021

 Siamo conosciuti da Dio perché figli, amati, voluti e pensati dall'eternità. Noi dobbiamo corrispondere a questo Amore, amandoci gli uni e gli altri. Solo questo il Signore ci chiede.

14 Maggio

Il Signore lo ha fatto sedere tra i principi del suo popolo

Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
ed il vostro frutto rimanga.

 (Giovanni 15,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 112)
Rit: Il Signore lo ha fatto sedere tra i prìncipi del suo popolo.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.

Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.

Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.

 Invocami nel giorno dell’angoscia: «Ti libererò e tu mi darai gloria».

(Salmo 50,15)


13 maggio, 2021

La mia testimonianza sui fatti di Ghiaie di Bonate Sopra - REGINA DELLA FAMIGLIA -

 Le persone, mi hanno chiesto sempre perché non vado ai pellegrinaggi Mariani; ed io ho detto sempre:


«La Vergine Maria, è sempre accanto ad ognuno di noi, nel nostro cuore e poi la Vergine Maria, è apparsa anche a Ghiaie di Bonate Sopra (Bg), a pochi chilometri da casa mia, dal sabato 13 maggio al 21 maggio dal 28 maggio al mercoledì 31 Maggio 1944, ad una bimba di appena sette anni, di nome Adelaide Roncalli e quindi spero che la Vergine Maria, illumini la mente delle persone insieme a suo Figlio Prediletto e faccia una buona giustizia anche per queste Apparizioni Mariane, chiedo perdono alla piccola veggente per tutto il Martirio da lei subito, adesso è diventata adulta e deceduta, domenica 24 agosto 2014 alle ore 3.00, finalmente ha incrociato lo sguardo del Divin Maestro e della Divina Madre».
E' l'unica Veggente Mariana, che nell'ultima apparizione della VERGINE MARIA, ebbe il dono di ricevere un bacio in fronte dalla Madonna, prima di scomparire.
A mio parere, il bacio dato dalla SANTA VERGINE MARIA, è il dono, più bello che possa esistere».


Canzano Barbara


Pensiero del 13 maggio 2021


 Chissà che gioia ha provato Maria nel ritrovarsi con il Figlio tornato vivo dai morti. Dopo il dolore la gioia! Nei nostri dolori portiamo la gioia della Madre e invochiamo con Lei lo Spirito Santo che ci introduce nella Gioia senza misura.

13 Maggio

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia

Non vi lascerò orfani, dice il Signore;
vado e ritorno a voi, e il vostro cuore sarà nella gioia.

(Giovanni 14,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Oppure:
La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Ora, un ragazzo di nome Eutico, seduto alla finestra… fu preso da un sonno profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: “Non vi turbate; è vivo!”

(Atti degli Apostoli 20,9-10)



12 maggio, 2021

1967 intervista ad otto frank, sulla pubblicazione del diario della figl...


BUON COMPLEANNO AD OTTO FRANK

Il 12 maggio 1925, Otto Frank ed Edith Holl änder, si sono sposati nella sinagoga di Aquisgrana, Germania.

Pensiero del 12 maggio 2021

 Ci sono delle verità di noi stessi, di DIO, della nostra storia che già conosciamo, ce ne sono altre che ancora dobbiamo scoprire. Ci sono delle verità, dice Gesù che conosceremo grazie alla Presenza del Suo Spirito in noi, che ci darà la forza e la luce per affrontare la strada.

12 Maggio

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria

Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
perché rimanga con voi per sempre.

(Giovanni 14,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 148)
Rit: I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore.

Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.


Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine.

(Luca 21,9)


11 maggio, 2021

C'è sempre qualcosa da dire sui preti

 C'è sempre qualcosa da dire sui preti


Se il prete una volta parla dieci minuti più a lungo: è un parolaio.

Se durante una predica parla forte: allora urla.
Se non predica forte: non si capisce niente.
Se possiede un'auto personale: è capitalista, è mondano.
Se non ha un'auto personale: non è capace di adattarsi ai tempi.
Se visita i suoi fedeli fuori parrocchia: allora gironzola dappertutto.
Se frequenta le famiglie: non è mai in casa.
Se rimane in casa: non visita le famiglie.
Se parla di offerte e chiede qualcosa: non pensa ad altro che a far soldi.
Se non organizza feste, gite, incontri: nella parrocchia non c'è vita.
Se in confessionale si concede tempo: è interminabile.
Se fa in fretta: non è capace di ascoltare.
Se comincia la Messa puntualmente: il suo orologio è avanti.
Se ha un piccolo ritardo: fa perdere tempo a un sacco di gente.
Se abbellisce la Chiesa: getta via i soldi inutilmente.
Se non lo fa: lascia andare tutto alla malora.
Se parla da solo con una donna: c'è sotto qualcosa.
Se parla da solo con un uomo: eh!
Se prega in Chiesa: non è un uomo d'azione.
Se si vede poco in Chiesa: non è un uomo di Dio.
Se si interessa agli altri: è un impiccione.
Se non si interessa: è un egoista.
Se parla di giustizia sociale: fa della politica.
Se cerca di essere prudente: è di destra.
Se ha un po' di coraggio: è di sinistra.
Se è giovane: non ha esperienza.
Se è vecchio: non si adatta ai tempi.
Se muore: non c'è nessuno che lo sostituisce!



Pensiero del 11 maggio 2021

 Quante volte la tristezza riempie il nostro cuore e troppe volte, invece d'invocare lo Spirito Santo ci chiudiamo in noi stessi. Chiediamo questo DONO che cii dà la gioia senza misura.

11 Maggio

La tua destra mi salva, Signore

Manderò a voi lo Spirito della verità, dice il Signore;
egli vi guiderà a tutta la verità.

(Giovanni 16, 7.13)


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 137)
Rit: La tua destra mi salva, Signore.

Oppure:
Signore, il tuo amore è per sempre.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dei, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:

«Non abbandonare l’opera delle tue mani».


 Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha risposto; dal profondo degli inferi mi ha gridato e tu hai ascoltato la mia voce.

(Giona 2,3)



10 maggio, 2021

10 maggio 1940 L'occupazione dei Paesi Bassi - Olanda

Rotterdam è stato un importante obiettivo dell'attacco tedesco #inquestogiorno 10 maggio 1940. L ' esercito olandese ha offerto una resistenza feroce e i tedeschi non sono riusciti a conquistare la città. Il 14 maggio, il generale tedesco Schmidt ha dato un ultimatum al comandante olandese: se Rotterdam non si fosse arreso nello stesso pomeriggio, la città sarebbe stata bombardata.
Anche prima che l'ultimatum fosse scaduto, gli aerei tedeschi hanno iniziato a lanciare le loro bombe sul centro di Rotterdam. Quando il fumo si è sgomberato, circa 80,000 persone erano senzatetto e circa 850 erano morte.
La Germania ha minacciato di bombardare anche Utrecht. I Paesi Bassi non avevano altra scelta che arrendersi. In un edificio scolastico a sud di Rotterdam, il generale Winkelman ha firmato l'accordo di capitolazione il 15 maggio. Con la sua firma, i Paesi Bassi si sono ufficialmente arresi.
Il 15 maggio 1940, soldati tedeschi entrarono ad Amsterdam.
Foto: il centro città rovinato di Rotterdam, 23 maggio 1940; truppe SS su Dam Square (Amsterdam). Amsterdam, 15 maggio 1940. Raccolta fotografica: NIOD, Amsterdam (Beeldbank WO2)







Pensiero del 10 maggio 2021

 Lo Spirito Santo lo attendiamo continuamente e continuamente viene. Non stanchiamoci d'invocarLo perché la Sua Presenza ci è indispensabile. Lui è il Dono più grande da chiedere.

10 Maggio

Il Signore ama il suo popolo

Lo Spirito della verità darà testimonianza di me,
dice il Signore, e anche voi date testimonianza.

(Giovanni 15,26.27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 149)
Rit: Il Signore ama il suo popolo.

Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.

Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.

Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca.
Questo è un onore per tutti i suoi fedeli.


 Esortava perciò i suoi uomini a non temere l’attacco delle nazioni, ma a tenere impressi nella mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa dall’Onnipotente.


II Maccabei 15,8



09 maggio, 2021

L’OMELIA DEL CARDINALE MARCELLO SEMERARO

L’OMELIA

Il Cardinale Marcello Semeraro, alla presenza di vescovi e sacerdoti provenienti dalle varie diocesi, ha dato subito lettura della disposizione di Papa Francesco: “Accogliendo il desiderio del cardinale Francesco Montenegro, e di molti altri fratelli nell’episcopato e di molti fedeli, concediamo che il venerabile Rosario Livatino, laico e martire che nel servizi della giustizia fu testimone credibile del Vangelo, d’ora in poi possa chiamarsi beato”.

La data di oggi non è stata scelta a caso. Era il 9 maggio del 1993 quando San Giovanni Paolo II ad Agrigento pronunciò la sua famosa “invettiva” contro la mafia: «Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio».

Il Cardinale Semeraro nell’omelia della Messa di Beatificazione ha commentato: “Rosario Livatino si è collocato come un bambino svezzato in braccio a sua madre. Mi piace pensare cosi al senso di quelle lettere, Sub Tutela Dei. Il beato scriveva queste parole, scriveva in pagine particolari e qualche volta l’ha scritto sovrastato dal segno della croce. I giusti si pongono sotto la croce – ha detto ancora il Cardinale Prefetto nell’omelia -, cioè sotto la tutela della protezione di Dio. Ed è questo che è accaduto a Livatino, è morto perdonando come Gesù i suoi uccisori. Nelle sue parole risentiamo il lamento di Dio. Il pianto del giusto che la liturgia del Venerdì santo pone sulle labbra di Gesù Crocifisso. Ma questo lamento non è un rimprovero, è un invito sofferto a riflettere sulle proprie azioni e a convertirsi”.

CREDIBILITÁ

Poi il Cardinale Semeraro invita tutti a riflettere su una parola in particolare, la credibilità. “C’è una parola di Rosario su cui vorrei riflettere e possa aiutarci a comprendere non soltanto la sua vita ma anche la sua santità e il suo martirio – sottolinea il Cardinale – una parola sul ruolo del giudice in una società che cambia. L’indipendenza del giudice è nella sua credibilità che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni e in ogni momento delle sue attività. La parola è credibilità. È Gesù l’uomo credibile ed è credibile non soltanto perché predicava ma perché agiva coerentemente. Quella del Signore era una vita trasparente limpida, una vita affidabile. È proprio la credibilità la condizione posta da Gesù per essere suoi amici. La giustizia sostenuta dalla credibilità, perché per la giustizia ci si spende. La credibilità è lo specchio della giustizia. Perché la credibilità e la giustizia o stanno insieme o cadono insieme. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. Il nostro beato lo fu nel martirio, la sua morte non è solo un sacrificio ed è anche più dell’uccisione di un magistrato cattolico. Livatino è il testimone della giustizia del Regno di Dio. Seppure dunque Livatino è un eroe dello Stato e della legalità è anche martire di Cristo. La chiesa noi qui ad Agrigento lo onora come martire”.

Share on FacebookShare on TwitterShare on PinterestShare on LinkedinIl Cardinale Marcello Semeraro, alla presenza di vescovi e sacerdoti provenienti dalle varie diocesi, ha dato subito lettura della disposizione di Papa Francesco: “Accogliendo il desiderio del cardinale Francesco Montenegro, e di molti altri fratelli nell’episcopato e di molti fedeli, concediamo che il venerabile Rosario Livatino, laico e martire che nel servizi della giustizia fu testimone credibile del Vangelo, d’ora in poi possa chiamarsi beato”.

La data di oggi non è stata scelta a caso. Era il 9 maggio del 1993 quando San Giovanni Paolo II ad Agrigento pronunciò la sua famosa “invettiva” contro la mafia: «Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio».

Il Cardinale Semeraro nell’omelia della Messa di Beatificazione ha commentato: “Rosario Livatino si è collocato come un bambino svezzato in braccio a sua madre. Mi piace pensare cosi al senso di quelle lettere, Sub Tutela Dei. Il beato scriveva queste parole, scriveva in pagine particolari e qualche volta l’ha scritto sovrastato dal segno della croce. I giusti si pongono sotto la croce – ha detto ancora il Cardinale Prefetto nell’omelia -, cioè sotto la tutela della protezione di Dio. Ed è questo che è accaduto a Livatino, è morto perdonando come Gesù i suoi uccisori. Nelle sue parole risentiamo il lamento di Dio. Il pianto del giusto che la liturgia del Venerdì santo pone sulle labbra di Gesù Crocifisso. Ma questo lamento non è un rimprovero, è un invito sofferto a riflettere sulle proprie azioni e a convertirsi”.

CREDIBILITA’

Poi il Cardinale Semeraro invita tutti a riflettere su una parola in particolare, la credibilità. “C’è una parola di Rosario su cui vorrei riflettere e possa aiutarci a comprendere non soltanto la sua vita ma anche la sua santità e il suo martirio – sottolinea il Cardinale – una parola sul ruolo del giudice in una società che cambia. L’indipendenza del giudice è nella sua credibilità che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni e in ogni momento delle sue attività. La parola è credibilità. È Gesù l’uomo credibile ed è credibile non soltanto perché predicava ma perché agiva coerentemente. Quella del Signore era una vita trasparente limpida, una vita affidabile. È proprio la credibilità la condizione posta da Gesù per essere suoi amici. La giustizia sostenuta dalla credibilità, perché per la giustizia ci si spende. La credibilità è lo specchio della giustizia. Perché la credibilità e la giustizia o stanno insieme o cadono insieme. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. Il nostro beato lo fu nel martirio, la sua morte non è solo un sacrificio ed è anche più dell’uccisione di un magistrato cattolico. Livatino è il testimone della giustizia del Regno di Dio. Seppure dunque Livatino è un eroe dello Stato e della legalità è anche martire di Cristo. La chiesa noi qui ad Agrigento lo onora come martire”.






Lettera Apostolica Papa Francesco

Lettera Apostolica Papa Francesco 



 

Queste le parole di Papa Francesco con le quali il Santo Padre ha iscritto il servo di Dio Rosario Angelo Livatino nel numero dei Beati della Chiesa.


Rosario Livatino, IL CREDENTE - III Docu-Video

Rosario Livatino, IL MAGISTRATO - II Docu-Video

Rosario Livatino, L'UOMO - I Docu-Video

Aldo Moro e Peppino Impastato uccisi 43 anni fa: simboli della lotta per la libertà


Aldo Moro e Peppino Impastato uccisi 43 anni fa: simboli della lotta per la libertà

Il 9 maggio 1978 la mafia uccideva a Cinisi, Giuseppe Impastato



Il 9 maggio 1978 la mafia uccideva a Cinisi, Giuseppe Impastato, meglio conosciuto come Peppino, che per anni ha denunciato le attività illecite di Cosa Nostra.

ore 10:00 - Beatificazione Livatino - 09/05/2021

Aldo Moro Terziario domenicano

Aldo Moro Terziario domenicano



Testimoni

Maglie, Lecce, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978

‘La Chiesa dovrebbe preoccuparsi della causa di beatificazione di Aldo Moro’. E’ stato questo uno dei passaggi dell’omelia vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro nella funzione della Domenica delle Palme 2008, che ha officiato in una Cattedrale particolarmente affollata per la solennita’ della ricorrenza. Nogaro ha ricordato l’anniversario del rapimento dello statista e l’uccisione dei cinque uomini della scorta. In proposito il Vescovo si e’ chiesto ‘perche’ la Chiesa, che si preoccupa di interessarsi di altre cause ugualmente sentite, non promuove la giusta causa di beatificazione di Aldo Moro’, definito ‘uno dei piu’ alti esempi di misericordia’. Il prelato, prossimo a lasciare per raggiunti limiti d’eta’ la Diocesi di Caserta, ha proseguito ricordando di aver conosciuto a Roma l’esponente della Democrazia Cristiana rapito e ucciso dalle Brigate Rosse e di essere rimasto ‘impressionato dal particolare che ogni suo gesto fosse improntato alla solidarieta’ e all’uguaglianza, alla santita”. Nei giorni della sua prigionia Moro, ha spiegato Nogaro, scriveva: ”Io perdono tutti’. Come Gesu’, uomo di misericordia assoluta’.

Etimologia: Aldo = vecchio, inteso come esperto, saggio, dal longobardo


Aldo Moro nacque a Maglie, in Puglia, nel 1916 e meglio di chiunque altro seppe condurre la propria attività politica all'insegna della moderazione, del dialogo e della ricerca del compromesso e dell'accordo tra le diverse parti politiche.
Fin dai tempi dell'Assemblea Costituente Moro applicò il dialogo e la ricerca di convergenza tra le parti in causa nella sua opera politica.
Alla Costituente rappresentò la Democrazia Cristiana di cui era stato eletto deputato e si fece promotore delle istanze più solidali del gruppo vicino alle posizioni di Giorgio La Pira e di Giuseppe Dossetti; era il "personalismo cattolico" per cui il ruolo e la funzione dello Stato erano da vedere nel rispetto della persona umana: lo Stato era in funzione dell'uomo e del cittadino e non viceversa.
L'opera del giovane Aldo Moro fu di straordinaria utilità per l'evoluzione e la buona riuscita dell'Assemblea Costituente.
Fin dalla fine degli anni '40 Moro ricopri importanti cariche pubbliche politiche e di governo: fu sottosegretario, ministro ed infine segretario generale organizzativo dello "scudo crociato" dopo la disfatta fanfaniana nel secondo decennio degli anni '50.
Dalla segreteria di Piazza del Gesù, Moro iniziò a tessere una sottile ragnatela di peculiari rapporti politici il cui compito principale era il contribuire, pur mantenendo inalterato il ruolo fondamentale della DC, allo sviluppo della democrazia italiana.
Moro, uomo di potere e di governo, capiva i limiti ed i disagi del sistema politico e sociale della Repubblica italiana, della salvezza e dello sviluppo dell'Italia repubblicana era sicuro a patto che esso avvenisse all'insegna del dialogo tra tutte le forze politiche democratiche e tutte le parti sociali ed economiche legittimate alla partecipazione a tale processo di convergenza democratica.
L'elemento cardine e lo spirito della politica morotea consistevano nel progressivo e lento "allargamento delle basi della democrazia" italiana coinvolgendo e legittimando tutte le forze politiche democratiche e figlie della Resistenza componenti "l'arco costituzionale".
Ciò doveva avvenire senza colpire o minare la centralità democristiana, che nell'ottica di Moro era vista come elemento base per la salvezza del sistema; la DC era "condannata a governare" per il bene del nostro Paese e della nostra Democrazia.
In nome di tale interesse supremo Moro cadde come un martire, martire della civiltà e delle proprie idee, alle quali fu fedele fino alla fine proprio come altri due famosi Martiri, questi però della fede, a cui sembra giusto affiancare lo statista pugliese: San Thomas Bechet e San Tommaso Moro (mai nessuna omonimia fu più appropriata!).La politica morotea diede i suoi primi frutti all'inizio degli anni '60 quando l'aliora segretario democristiano si fece portavoce, dopo l'esperienza tambroniana del 1959, della "apertura a sinistra", ossia del coinvolgimento dei socialisti del PSI di Pietro Nenni, che dopo i fatti d'Ungheria del 1956 si erano allontanati dai comunisti rompendo l'unità d'azione con il PCI ed imboccando la strada dell'autonomismo, prima, con i governi presieduti da Fanfani, nell'area della maggioranza di governo, poi, con i governi presieduti dallo stesso Moro, l'ingresso di ministri socialisti nell'esecutivo.
Moro diede al suo centro-sinistra un'impronta più moderata nel campo economico e sociale rispetto all'esperienza fanfaniana, ma fu all'avanguardia per quanto riguarda gli equilibri politici.
Il centro-sinistra subì un duro colpo dal tentativo di colpo di stato del generale Giovanni De Lorenzo (Piano Solo) che pose fine alla fase propulsiva di tale formula politica di governo.
Tappe fondamentali dell'incontro tra democristiani e socialisti furono i congressi dei due partiti, rispettivamente a Firenze ed a Napoli ed al teatro La Fenice di Venezia, l'incontro tra Nenni e Moro al residence della Camilluccia ed infine la convenzione degli economisti della sinistra democristiana di Pasquale Saraceno a San Pellegrino.
L'incontro tra Nenni e Moro doveva riprendere il filo interrotto di un dialogo mai nato tra don Sturzo e Turati, unica possibilità, nel 1922, di sbarrare il passo alle camicie nere di Benito Mussolini.
Finita la spinta propulsiva del governo con i socialisti vi fu la bufera del 1968 con la contestazione studentesca e l'autunno caldo del 1969 con le lotte operaie.
Aldo Moro fu uno dei pochi politici a capire la portata storica di quegli eventi che, forse, egli stesso aveva contribuito a provocare, avendo addormentato, dopo il 1964, il centro-sinistra convincendo i socialisti a rinviare le riforme strutturali del sistema, riforme che tanto stavano a cuore a Riccardo Lombardi ed ad Antonio Giolitti, "a data da destinarsi".
In risposta a tale ondata impetuosa di richieste di innovazione del sistema e della vita italiana, il moderatissimo Aldo Moro formulò una nuova teoria politica: il progressivo incontro con il Partito Comunista allora guidato da Enrico Berlinguer.
Ciò doveva avvenire in tre differenti e successive fasi: astensione di tutti i partiti dell'arco costituzionale, quindi compresi anche i comunisti, su di un governo monocolore democristiano; successivo voto favorevole dei sopracitati partiti nei confronti del medesimo governo ed infine la partecipazione diretta di esponenti di tutti i partiti dell'arco costituzionale ad un nuovo ed innovativo governo.
Le prime due fasi (astensione e voto favorevole) di tale programma politico si realizzarono realmente e Moro le diresse in qualità di Presidente della DC, la terza fase, invece, non si ebbe mai: per impedirla menti e braccia crudeli la soffocarono nel sangue dello stesso Moro, che la avrebbe dovuta guidare dal Quirinale, essendo il candidato naturale dei partiti democratici alla successione del Presidente della Repubblica, che proprio nel 1978 vedeva scadere il proprio mandato, Giovanni Leone nell'oneroso ed onorato compito di ricoprire la Somma Magistratura dello Stato.
Ancora oggi nella vita politica italiana c'è il ricordo di quella immane tragedia; mai la vita pubblica repubblicana fu così duramente scossa: aleggia tuttora il fantasma.
In una calda primavera di vent'anni fa si consumò l'evento più tragico della storia della Repubblica italiana: un gruppo di terroristi composto da brigatisti rossi, dopo averne trucidato la scorta, rapi Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e, dopo più di un mese di prigionia, lo uccise causando una ferita nel tessuto democratico del Paese che non è stata più sanata.
Non è intenzione delle seguenti pagine analizzare la vicenda Moro dal punto di vista giudiziario e non si vuole nemmeno formulare giudizi morali sul comportamento dei differenti attori della vicenda.
Le righe che seguiranno hanno come obiettivo una breve e sintetica analisi storica-politica degli eventi precedenti all'omicidio del leader DC e delle conseguenze che tale atto ebbe nella vita del Paese.
Le elezioni del 1976 avevano visto l'affermazione del PCI di Enrico Berlinguer che era giunto a sfiorare il sorpasso sullo storico avversario, la DC in quel momento guidata dal moroteo Benigno Zaccagnini: furono le elezioni dei due vincitori.
I comunisti si facevano portavoce di richieste di rinnovamento della politica nazionale e furono i primi ad affrontare la denuncia della "questione morale", ossia della disinvoltura con cui molti politici agivano.
All'inizio degli anni '70, a seguito del colpo di stato reazionario effettuato in Cile dal generale Pinochet, Berlinguer si era fatto promotore di un accordo di sistema tra le grandi culture politiche di massa: comunisti, cattolici e socialisti; il "compromesso storico".
I principali interlocutori del leader comunista furono Moro ed il leader repubblicano Ugo La Malfa, entrambi sostenitori di un forte rinnovamento del sistema politico italiano.
II "compromesso storico" doveva servire alla legittimazione del PCI potendo rendere possibile un'alternanza ed una alternativa anche nella vita politica italiana.
Si prospettava una soluzione di tipo tedesco: negli anni '60 in Germania(RFT) vi era stata una "grande coalizione" tra democristiani e socialdemocratici la cui conclusione fu una serie di governi a guida socialdemocratica.
I governi Andreotti (DC) che si formarono dopo le elezioni del 1976 ebbero, in un primo momento l'astensione di tutti i partiti dell'arco costituzionale (DC, PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI] che successivamente, tranne i liberali che si espressero contro, tramutarono tale voto in voto favorevole.
A tale esperimento si opposero numerose forze, sia palesi, sia occulte, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale.
La morte di Moro comportò la fine dell'esperienza della solidarietà nazionale e si assistette alla trasformazione dello scenario politico italiano.
II ruolo riformatore dei comunisti italiani venne di molto ridimensionatoci PCI venne rimandato all'opposizione) e si affacciò nel panorama politico italiano l'on. Bettino Craxi il cui ruolo di "ago della bilancia" fruttò per tutti gli anni '80 una notevole rendita di posizione.
Durante i cinquantacinque giorni del sequestro ci fu il dibattito e lo scontro tra la linea della fermezza eia linea favorevole alla trattativa: fu giusto non trattare, fare altrimenti sarebbe stato come legittimare, rinforzandole, le Brigate Rosse; ciò che è da condannare furono i ritardi e le omissioni che avrebbero potuto portare alla salvezza del Presidente democristiano.
Ancora oggi attorno al caso Moro esistono numerosi ed irrisolti misteri.
Non si sa neppure e non sembra, quindi, giusto esprimersi al riguardo nulla di preciso a riguardo della veridicità delle lettere inviate da Moro durante la prigionia.
Probabilmente ha ragione Alessandro Natta, anche se ciò può apparire di un grado di cinismo molto elevato, quando dice che la grande sfortuna di Moro, la cui sorte era ormai stata decisa al momento del rapimento, fu quella di non essere rimasto ucciso in via Fani, seguendo, cosi, il truce e tragico destino del maresciallo Oreste Leonardi e degli altri agenti della scorta.
Chi scrive, anche per ragioni anagrafiche, non può essere iscritto tra i nostalgici del compromesso storico ed è ben conscio dell'impossibilità e della difficoltà di avanzare ipotesi storiche postume, ma è altrettanto convinto che se la sorte dello statista DC, non avesse il dialogo tra i cattolici ed i social-comunisti, all'Italia ed agli italiani si sarebbero risparmiati i rampanti anni '80, gli anni del craxismo imperante, della "governabilità craxiana" e del "successo senza moralismi", alla fine dei quali gli Italiani si sono trovati pieni di debiti e con forti lacerazioni nel rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni.
Sarebbe ora di poter trovare la verità conclusiva del caso Moro, appurando la verità e trovando tutti i responsabili di tale efferato atto di barbarie.
Aldo Moro e le altre vittime hanno il diritto di poter riposare in pace e gli italiani di conoscere la verità: lo sviluppo democratico dell'Italia non può avvenire mantenendo tali scheletri negli armadi.
Di Aldo Moro resta, come lo defini Papa Paolo VI, il ricordo di "un uomo mite e buono", il cui pensiero politico è ora più che mai attuale ed utile all'Italia democratica e repubblicana.


DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI PER L'UCCISIONE DELL'ON. ALDO MORO

Mercoledì, 10 maggio 1978

Ragazzi carissimi!
Come certamente voi tutti sapete, ieri è stato compiuto, qui a Roma, un fatto tristissimo, un delitto orribile. È stato ucciso vilmente l'onorevole Aldo Moro, e abbandonato in un'automobile nel centro della città. Era una persona di grande autorità, un uomo politico di molta importanza e di carattere buono e tranquillo. La sua uccisione premeditata, calcolata, compiuta di nascosto e senza pietà ha fatto inorridire la città, tutta l'Italia e ha commosso di sdegno e di pietà il mondo intero. Noi lo abbiamo conosciuto fino dagli anni della sua giovinezza, fino a quando era Studente all'Università. Era uomo buono e savio, incapace di fare male ad alcuno; professore molto bravo e uomo di politica e di governo, persona di grande valore, padre di famiglia esemplare, e ciò che più conta era un uomo di ottimi sentimenti religiosi, sociali ed umani. Questo delitto ha scosso tutto il mondo delle persone oneste, tutta la società; è come una macchia di sangue, che disonora il nostro Paese; tutti ne parlano, tutti ne sono indignati; e anche voi, giovani e fanciulli riuniti in questa Basilica, provate orrore e dolore per questo avvenimento.
Ebbene, Figli carissimi, e voi Insegnanti e Parenti che siete qui con loro per un momento comune di preghiera serena e solenne, in occasione specialmente della santa Comunione di questa fanciullezza col Signore Gesù, sollevate il vostro pensiero con noi, e recitate, ora, all'inizio della nostra breve cerimonia, una preghiera per Aldo Moro, per la sua desolata Famiglia e per tutta la Nazione.

Successivamente alle 11,30, nell'Aula delle udienze, ai numerosissimi visitatori provenienti da ogni parte del mondo, Paolo VI ricorda ancora il tristissimo evento con le seguenti parole, che premette al discorso sulla Pentecoste.

Figli carissimi e Fedeli e Visitatori tutti presenti!
Sembrerebbe a noi una mancanza di sincerità e di pietà, se prima di rivolgere a voi le brevi parole spirituali preparate per questa Udienza, noi non associassimo voi tutti al dolore che ha colpito il nostro cuore per la barbara morte dell'onorevole Aldo Moro, della quale voi pure dalla pubblicità che ne è fatta dovete essere informati. Noi ora vi diremo soltanto che questo fatto omicida è grave in se stesso e per le ripercussioni morali e sociali che esso può avere. Noi vorremmo invece che la stessa riflessione su tale avvenimento richiamasse tutti a pensieri molto seri e pratici circa la nostra partecipazione, privata o pubblica che sia, alla vita sociale del nostro tempo, la quale deve farci sentire non solo partecipi, ma in parte responsabili del suo svolgimento, nel senso che dobbiamo tutti procurare che la nostra mentalità ed il nostro costume siano guidati da una forte coscienza morale.
Bisogna che la bontà delle idee e delle opere di tutti sia più presente e più operante nel nostro mondo, affinché gli sia risparmiata la degenerazione di cui la ingiusta e tragica fine d'un uomo di Stato, buono, sereno, colto e pio come fu Aldo Moro è un segno che fa paura e rossore. Noi desideriamo a tal fine pregare per lui, per i suoi familiari e per tutta questa società, che ci circonda e per la quale noi abbiamo, tanto di più quanto più tristi si prospettano i tempi, il nostro pastorale interesse e la nostra paterna affezione. Pregate, soffrite ed amate anche voi.