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28 marzo, 2020

Preghiera a Sant'Ubaldo nella dura prova della Pandemia di Coronavius

 Una preghiera a sant'Ubaldo per invocare la cura e l'intercessione del Patrono di fronte alla dura prova della pandemia da Coronavirus. L'ha scritta il vescovo di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini che in questi giorni, insieme ai Canonici regolari lateranensi e ad altri sacerdoti diocesani, sta celebrando quotidianamente la Santa Messa proprio nella Basilica sulla cima del monte Ingino. E' l'atto di affidamento di una comunità intera - quella della diocesi di Gubbio - al suo amato protettore.

 
Preghiera a Sant'Ubaldo
nella dura prova della Pandemia di Coronavius

Nostro Padre Ubaldo,
tu che hai sofferto il timore,
il turbamento e l'umiliazione della malattia
proprio nel tempo della quaresima,
prega per noi e aiutaci a pregare con fiducia il Signore.
 
Custodisci le famiglie, i piccoli e gli anziani.
Riscalda i cuori di chi è solo in casa.
Proteggi i più fragili e deboli tra noi.
Difendi gli ammalati e i contagiati.
Sostieni i sanitari che lottano per curare tutti.
Incoraggia chi ha responsabilità per il nostro bene.
Consola chi ha subito la perdita di una persona cara.
Rafforza lo spirito di chi prega con fede.
Benedici ogni atto di amore che ci doniamo.
Aiutaci a credere nella forza della Pasqua!
 
Custode santo della nostra terra,
veglia su tutti i tuoi figli
ed abbi cura di noi. Amen.
 



10 marzo, 2020

Martedì 10 marzo: Camus e l’amicizia


Da questa sera, martedì 10 marzo 2020, il vescovo Massimo condivide con noi il suo pensiero serale. Ecco il primo.

08 marzo, 2020

Le sorelle Brilleslijper Janny e Lien Le Donne della Resistenza Ebraica Olandese buona festa della donna

 Le sorelle Brilleslijper Janny e Lien Le Donne della Resistenza Ebraica Olandese

Il tuo nome JANNY, significa Dio, è grazia, dall'ebraico e tu sei stata una grazia una luce, insieme a tua sorella Lien nel buio fitto dell'inferno che l'umanità potesse conoscere sulla Terra.
Continuate, a proteggere chi vi ha amato, vi ama e, continua ad amarvi nel ricordo.
Cara Janny, e Lien, vi giungano i miei più affettuosi e, sinceri auguri di cuore, fin lassù in quel cielo, dove un giorno, ci abbracceremo.
Baci da Barbara buona festa della donna



17 febbraio, 2020

LA DEPORTAZIONE, LA LIBERTÀ E LA NUOVA CATTURA

 Ma ormai la Seconda Guerra Mondiale era alle porte e padre Kolbe, presagiva la sua fine e quella della sua Opera, preparando per questo i suoi confratelli; infatti dopo l’invasione del 1° settembre 1939, i nazisti ordinarono lo scioglimento di Niepokalanow; a tutti i religiosi che partivano spargendosi per il mondo, egli raccomandava “Non dimenticate l’amore”, rimasero circa 40 frati, che trasformarono la ‘Città’ in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi. Il 19 settembre 1939, i tedeschi prelevarono padre Kolbe e gli altri frati, portandoli in un campo di concentramento, da dove furono inaspettatamente liberati l’8 dicembre; ritornati a Niepokalanow, ripresero la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati di cui 1500 erano ebrei, ma durò solo qualche mese, poi i rifugiati furono dispersi o catturati e lo stesso Kolbe, dopo un rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, visto l’origine del suo cognome, il 17 febbraio 1941 insieme a quattro frati, venne imprigionato. Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, indossò un abito civile, perché il saio francescano li adirava moltissimo.



07 febbraio, 2020

Lutto per la Diocesi di Reggio e Guastalla: morto don Raimondo Zanelli

 Lutto per la Diocesi di Reggio e Guastalla: morto don Raimondo Zanelli


Aveva 90 anni. Era parroco emerito di Cavola di Toano, Corneto e Cerrè Marabino. 

CASTELNOVO MONTI (Reggio Emilia) – Lutto in montagna per la morte, questa mattina a quasi 91 anni (li avrebbe compiuti l’8 aprile) di don Raimondo Zanelli, parroco emerito di Cavola di Toano, Corneto e Cerrè Marabino, ritiratosi da alcuni anni presso Villa Paola a Castelnovo Monti. Era ricoverato da ieri all’ospedale “Sant’Anna” per un aggravamento improvviso delle sue condizioni di salute.

Nato a Palareto di Felina l’8 aprile 1929 da famiglia numerosa e tradizionalmente molto attaccata alla parrocchia, dopo gli studi seminaristici a Marola e Albinea, aveva ricevuto la consacrazione sacerdotale nella chiesa di Felina per le mani del vescovo compaesano monsignor Sergio Pignedoli il 4 luglio 1954.
Ancora seminarista, fu testimone dell’uccisione del suo “cappellanino” don Giuseppe Iemmi, il 19 aprile 1945. Sulla salma insanguinata del giovane sacerdote aveva chiesto alla Madonna la grazia di poter prendere il suo posto, di diventare anche lui sacerdote con quell’ardore missionario, quella serenità di spirito, quella capacità di apertura e di servizio che aveva caratterizzato il breve sacerdozio di don Iemmi. Dopo l’ordinazione don Raimondo fu subito parroco a Succiso (1954-1962) e vicario economo a Miscoso (1957-1962). Nel 1962 divenne parroco di Cavola, poi anche di Cerrè Marabino e di Corneto: parrocchie che il presbitero ha voluto continuare a curare anche quando le energie fisiche si sono rarefatte.

Nelle comunità che ha servito don Zanelli ha mostrato l’innato desiderio della fraternità sacerdotale e un legame fortissimo con il suo popolo: era infatti capace di stare vicino alla gente con grande umanità. A Cavola sono soprattutto i giovani di allora e di adesso a ricordarlo. Già dai primi anni entrava nelle classi elementari per le lezioni integrative di religione e gli alunni pendevano dalle sue labbra. Dirette e vivaci erano anche la sua predicazione e le sue relazioni con i parrocchiani. Un sacerdote umile, servizievole, capace di parlare con tutti, con linguaggio semplice, ma, nel medesimo tempo, preciso nel dogma e nella morale. La sua ultima malattia lo ha visto costantemente circondato da parrocchiani. Sempre sereno, sorridente e con quella scherzosità che ha caratterizzato la sua vita donando al prossimo tanto buon umore.

Nel pomeriggio di venerdì 7 febbraio la salma di don Raimondo viene trasferita nella chiesa di Cavola, dove si reciterà il santo Rosario sia venerdì che sabato alle ore 20.30. Il funerale sarà celebrato domenica 9 febbraio alle ore 14.30 nella palestra del “CavolaForum”, in via Santa Maria a Cavola di Toano; presiederà la Messa il Vicario generale monsignor Alberto Nicelli. Il vescovo Massimo Camisasca, impegnato nella visita pastorale, celebrerà la Messa di suffragio in una successiva occasione.
Dopo le esequie la salma di don Zanelli verrà sepolta nel cimitero di Cavola.







PROFILO DI UN SACERDOTE AMICO

60° di Parocato



Raccontare di Don Raimondo Zanelli da Pallareto di Felina, è come iniziare una favolosa “soap opera” a capitoli per poi collocare il titolo alla fine, come nei libri arabi, perché si conosce il tutto solo dopo.



Altri attiveranno la cronologia della sua azione pastorale che io non intendo scandire per non dare la impressione di scrivere un epitaffio, un memoriale, e più marcatamente una commemorazione.

Come amico intendo solo evidenziare alcuni aspetti della sua poliedrica personalità.



In primo luogo si deve sottolineare la gara che i confratelli ingaggiano per assicurarsi la sua compagnia in occasione di gite, incontri, simposi, cene, pranzi …



Il suo arguto e fine umorismo è in grado di insaporire anche i cibi più scialbi e le gite più sciatte.



Con lui ogni piccolo evento diventa “un girotondo” di gioia e di allegria.



Quando giungerà alla casa del Padre, fra molti anni, il Signore lo affiderà a San Filippo Neri o a Trilussa se già si trova lì.



Ha inoltre un modo di esporre le fede che è lontano anni luce dal linguaggio dei politici: il suo è un incedere lineare e comprensibile.





Quando ci si pone in ascolto delle sue omelie o catechesi, è come entrare nella Cappella degli Scrovegni a Padova, dove i colori, le figure, la luce ti prendono e sono di immediata comprensione.



Il segreti del suo fascino? E’ una persona rassicurante, è un uomo paziente, è un parroco paterno, non entra in competizione con nessuno.



La sua bellezza somatica non intimorisce le persone che incontra, perché non è eccessiva, non ti tramortisce! La cordialità e la simpatia sono in Don Raimondo ridondanti, inversamente proporzionali al suo incedere dinoccolato!



La sua bellezza è “pura astrazione” stride con lo splendore della Venere di Milo, attraverso la quale, tuttavia, come in uno specchio appannato si intravede una grande ricchezza e bellezza dello Spirito.



Il segmento maggiore della sua vita sacerdotale si innesta nel corsivo del grazioso paese di Cavola.

Non si può immaginare Cavola disgiunto dell’amabile presenza del parroco Don Raimondo Zanelli.

Cavola rimane il suo anello nuziale.



Io “in primis” come fraterno amico, e assieme a me molti sacerdoti e fedeli di Cavola, rivolgiamo un sincero ringraziamento a Don Raimondo per i molti anni trascorsi in questa parrocchia, da lui profondamente amata.

Ci uniamo a tutti, per un augurio di lungo percorso.



Don Achille Lumetti

e amici Sacerdoti.


Addio a don Raimondo Zanelli, parroco della montagna

La montagna piange il suo parroco, don Raimondo Zanelli. Si è spento nella mattinata di oggi dopo un brevissimo ricovero dalla giornata di ieri.

Il 90enne religioso era nato a Felina l’8 aprile 1929 ed era sicuramente conosciuto per essere stato per oltre mezzo secolo parroco di Cavola –  parrocchia dove entrava il 5 agosto 1962, cui presto si sarebbero aggiunte Corneto e Cerrè Marabino -. Però era assai apprezzato ben oltre i confini montanari.

Terzultimo di nove fratelli, nacque dai genitori Maria Ganapini ed Enrico, che morì quando Raimondo aveva solo 13 anni.  Bambino ubbidiente, disciplinato e studioso, su insistenza di don Anastasio Corsi, a dieci anni il piccolo Zanelli varcò il portone del seminario di Marola, rischiando anche lui – Rolando Rivi, il seminarista ucciso pochi giorni prima della liberazione, fu compagno di banco – l'occupazione per mano di partigiani rossi. Venne ordinato sacerdote nella chiesa di Felina il 4 luglio 1954 dal vescovo Sergio Pignedoli. L’8 dicembre dello stesso anno, a Roma, diventava prete anche il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei e Vicario di Roma. Fu parroco a Succiso, dal 1952 al 1962, vice economo a Miscoso dal 1957 al 1962, quindi a Toano dal 1977 al 1978. Divenne parroco di Cavola il 5 agosto del 1962, giorno del santo patrono, la Madonna della Neve. Poi prese servizio anche a Cerrè Marabino, nel 1970, e a Corneto, nel 1995. È stato anche professore alle scuole superiori. A Don Raimondo si devono la restaurazione del santuario della Madonna della Neve, della chiesa di S. Michele Arcangelo e della torre campanaria, distrutta nel terremoto del 1920, in cui si trovano cinque antiche campane dedicate alla Madonna, ai Santi e ai defunti. Nel 2002, in occasione dei festeggiamenti dei quarant’anni di presenza di don Raimondo a Cavola, è stato pubblicato un opuscolo sulla vita del sacerdote, a cura di Ivo Rondanini, che ha delineato una figura di prete “calamitante”, dalla personalità poliedrica. e, quindi, parroco di Cavola, Cerrè Marabino, Corneto sino al momento del ritiro. Dopo la rottura del femore e un lungo ricovero, era da due anni ospite a Villa Paola di Castelnovo Monti.

Chi lo ha conosciuto personalmente sa che era un parroco alla vecchia maniera di quelli che, potevi starne certo, avevano un dialogo diretto con Dio, forse alla don Camillo. E, certo, con le sue parole, degne della nota figura di Guareschi, riusciva a esprimersi alquanto bene nelle prediche, nel dialogo con le persone, nell’accudire e visitare gli ammalati. Un profilo che emerge anche da alcune sue interviste negli anni a Redacon.

E proprio in tal senso ne parla ricorda don Giancarlo Bertolini, parroco dell’Unità Pastorale Santa Maria in Castello di Toano: “Umanamente lo ricordo come un parroco zelante, un vero uomo di Dio che ha seminato la sua parola con gioia e col sorriso sulle labbra. Si è preso cura delle persone, dai piccoli ai vecchi. Ma sapeva anche scherzare. Aveva il grande dono di sapere comunicare facilmente e stava volentieri tra le persone. Lo ricordo per il suo essersi speso, in tutti questi anni, anni per le sue comunità”.

Negli ultimi anni don Raimondo Zanelli era balzato agli onori della cronaca per avere alzato il dito sul tema della discarica di Poiatica, promuovendo silenziose fiaccolate a fianco dei comitati. E, forse, non avrebbe immaginato di riuscire portare a termine questa lotta così come poi è accaduto lo scorso anno.


02 febbraio, 2020

Festa della Candelora festa della luce e della vita consacrata

Festa della Candelora festa della luce e della vita consacrata 

02 febbraio 2020


Don Antonio Maffucci FSCB

 ✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla


Sacerdoti della diocesi Bergamo



 ✝ Vescovo della diocesi di Bergamo  Mons. Francesco Beschi

 



Don Pino Puglisi



Don Giuseppe Diana















































.....E TUTTI I SACEDOTI E SUORE CHE IN OGNI TEMPO TI FURONO GRADITI/TE









27 gennaio, 2020

Scritta sul muro di una cantina di Colonia, dove alcuni ebrei si nascosero per tutta la durata della guerra

Credo nel sole anche quando non splende, credo nell'amore anche quando non lo sento, credo in Dio, anche quando tace.


Scritta sul muro di una cantina di Colonia, dove alcuni ebrei si nascosero per tutta la durata della guerra.


Ho sempre creduto che la fede sia l’intima convinzione dell’esistenza di Dio Amore, anche quando non se ne percepisce la presenza. La fede è un dono, ma anche una conquista. Va cercata, va alimentata, va custodita. Un errore clamoroso è pensare si tratti di un rifugio per anime semplici e sprovvedute, di proiezioni delle nostre illusioni e speranze, di un escamotage per trovare una qualche consolazione. No! Al contrario la fede è un’esperienza reale e concreta dell’Amore di Dio, tale da continuare a dare forza anche quando questa esperienza sembra svanire. E’ come se all’improvviso il sole venisse oscurato da nubi così nere da non permetterci di avere alcuna percezione del suo calore, della luce che emana, della sua esistenza. A questo punto, solo l’esperienza fatta del suo calore e, della sua luce, può sostenere la fiducia della sua esistenza nonostante il difficile presente.


LUIGI TENCO - MI SONO INNAMORATO DI TE


LUIGI TENCO - MI SONO INNAMORATO DI TE 

Mi sono innamorato di te
Perché non avevo niente da fare
Il giorno volevo qualcuno da incontrare
La notte volevo qualcosa da sognare
Mi sono innamorato di te
Perché non potevo più stare solo
Il giorno volevo parlare dei miei sogni
La notte parlare d'amore
Ed ora che avrei mille cose da fare
Io sento i miei sogni svanire
Ma non so più pensare
A nient'altro che a te
Mi sono innamorato di te
E adesso non so neppur io cosa fare
Il giorno mi pento d'averti incontrata
La notte ti vengo a cercare

Luigi Tenco, morto suicida a soli vent'otto anni, perché la sua canzone "Ciao Amore ciao" fu esclusa dal festival di Sanremo nel '67 , credette d'essere un fallito e d'aver fatto perdere anche Dalida. 


27 gennaio per non domenticare Mai



 27 gennaio per non domenticare Mai

08 gennaio, 2020

1931: Giovedì 8 gennaio come oggi veniva battezzata da don Antonio Sovoldi con i nomi di Pierina Eugenia Morosini

  1931: Giovedì 8 gennaio come oggi veniva battezzata con i nomi di Pierina Eugenia Morosini da don Antonio Savoldi, nella Chiesa Parrocchiale di Fiobbio (Bg)





1931: Giovedì 08 gennaio come oggi veniva battezzato da don Luigi Lemmi con i nomi Rolando Maria Rivi

 1931: Giovedì 08 gennaio come oggi veniva battezzato da don Luigi Lemmi con i nomi Rolando Maria 








Gli venne messo come secondo nome Maria perché il suo papà fu molto devoto alla Madonna del Carmelo 



07 gennaio, 2020

1931: Mercoledì 07 gennaio come oggi nasceva Pierina Eugenia Morosini

 1931: Mercoledì 07 gennaio come oggi nasceva Pierina Eugenia Morosini 


Mercoledì 07 gennaio 1931 Pierina Morosini, nasce da Rocco Morosini e Sara Noris, primogenita nasce nella cascina “Stalle” di Fiobbio, frazione del comune di Albino (Bergamo).


1931: Mercoledì 07 gennaio come oggi nasceva Rolando Maria Rivi

 1931: 07 gennaio come oggi nasceva Rolando Maria Rivi  


Rolando Rivi nasce Mercoledì 07 gennaio 1931, figlio di contadini cristiani, nella casa del Poggiolo, a San Valentino, nel Comune di Castellarano (Reggio Emilia). Il padre si chiama Roberto Rivi e la madre Albertina Canovi. 

08 ottobre, 2019

In occasione del suo settantesimo compleanno

«L’8 ottobre per me è un giorno dove non si può che ringraziare per il dono della vita. Potevamo non esserci…e non ho fatto nulla per essere dentro questa immensa realtà! Esisto ed esistiamo non come una delle tante cose, ma come persona, con la libertà, la volontà e l’intelligenza. ‘Chiamati’ nella vita. Questa è la cosa grande che ad un certo punto si scopre e si capisce. Non un semplice esserci, un esserci inconsapevole, inconscio, ma con la coscienza di essere persone! E la caratteristica dell’esserci come ‘persona’ porta alla scoperta della vita come responsabilità, chiamati per nome a ‘rispondere’. E’ vertiginoso. Un compito!!! Questo vuol dire riconoscere un autore del tutto che ci invita ad essere collaboratori della sua creazione. Per me l’avvenimento cristiano, con il suo apice che è l’Incarnazione – il Dio che si fa uomo come noi (Verbum caro factum est) – è stato ciò che mi ha permesso di comprendere e capire la grandezza e la bellezza della vita e soprattutto scoprire il mio essere voluto e amato, proprio nel potere essere parte di una storia. Una storia dove ha potuto prendere forma quella modalità con cui sono stato chiamato a vivere la ‘responsabilità’, che è la caratteristica fondamentale dell’esistenza: il Sacerdozio”.

don Antonio Maffucci (FSCB)


Il papà di Padre Pio -07 OTTOBRE 1946


 Muore Grazio Mario Forgione

22 settembre, 2019

La Diocesi ricorda i suoi sacerdoti uccisi negli anni 1943-1946. Messa in Cattedrale presieduta dal Vescovo

 La Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, proseguendo nel cammino che l’anno scorso, nel Santuario del beato Rolando Rivi a San Valentino (Castellarano), ha condotto a uno storico gesto di perdono, intende ricordare tutti i sacerdoti martiri del periodo 1943-1946 con una giornata di riconciliazione e di preghiera intitolata “Vexilla Regis prodeunt” (“Avanzano i vessilli del Re”, dall’incipit dell’inno liturgico composto da san Venanzio Fortunato in occasione dell’arrivo della reliquia della Vera Croce a Poitiers).

L’iniziativa si svolge oggi pomeriggio, domenica 22 settembre, in due momenti: alle 16, nella sala conferenze del Museo Diocesano, un convegno con l’intervento storico del professor Giuseppe Giovanelli, condirettore del Centro Diocesano di Studi Storici, e quello teologico di don Carlo Pagliari, biblista e direttore del Servizio per la Pastorale Giovanile; alle 18, in Cattedrale, la Messa sarà presieduta dal vescovo Massimo Camisasca.

Insieme al seminarista Rolando Rivi saranno commemorati don Pasquino Borghi, don Battista Pigozzi, don Giuseppe Donadelli, don Luigi Ilariucci, don Aldemiro Corsi, don Sperindio Bolognesi, don Luigi Manfredi, don Pietro De Carli, don Dante Mattioli, don Giuseppe Iemmi, don Carlo Terenziani, don Umberto Pessina e tutti i confratelli che, pur non arrivando al sacrificio della vita, vennero minacciati, incarcerati, perseguitati o torturati a causa della loro testimonianza di fede e di carità. 

Il cardinale Siri nel 1958, commemorandoli a Reggio Emilia insieme agli altri 40 sacerdoti uccisi in Emilia Romagna e ai 300 caduti nello stesso periodo in Italia, ebbe a dire: “Allora questi uomini che non maneggiavano armi, che erano generalmente inermi, sono diventati dei protettori, si sono fatti scudi, hanno dato garanzie, si sono offerti in ostaggio, hanno fermato spade brandite, non facendosi di parte mai, soltanto salvando uomini perché uomini”. 



18 settembre, 2019

Domenica alle 16 convegno al Museo diocesano, alle 18 la Messa in Cattedrale presieduta dal Vescovo

La Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, proseguendo nel cammino che l’anno scorso, nel Santuario del beato Rolando Rivi a San Valentino (Castellarano), ha condotto a uno storico gesto di perdono, intende ricordare tutti i sacerdoti martiri del periodo 1943-1946 con una giornata di riconciliazione e di preghiera intitolata “Vexilla Regis prodeunt” (“Avanzano i vessilli del Re”, dall’incipit dell’inno liturgico composto da san Venanzio Fortunato in occasione dell’arrivo della reliquia della Vera Croce a Poitiers). L’iniziativa si terrà domenica 22 settembre in due momenti: alle 16, nella sala conferenze del Museo Diocesano, un convegno con l’intervento storico del professor Giuseppe Giovanelli, condirettore del Centro Diocesano di Studi Storici, e quello teologico di don Carlo Pagliari, biblista e direttore del Servizio per la Pastorale Giovanile; alle 18, in Cattedrale, la Messa sarà presieduta dal vescovo Massimo Camisasca.

Insieme al seminarista Rolando Rivi saranno commemorati don Pasquino Borghi, don Battista Pigozzi, don Giuseppe Donadelli, don Luigi Ilariucci, don Aldemiro Corsi, don Sperindio Bolognesi, don Luigi Manfredi, don Pietro De Carli, don Dante Mattioli, don Giuseppe Iemmi, don Carlo Terenziani, don Umberto Pessina e tutti i confratelli che, pur non arrivando al sacrificio della vita, vennero minacciati, incarcerati, perseguitati o torturati a causa della loro testimonianza di fede e di carità.

Il cardinale Siri nel 1958, commemorandoli a Reggio Emilia insieme agli altri 40 sacerdoti uccisi in Emilia Romagna e ai 300 caduti nello stesso periodo in Italia, ebbe a dire: “Allora questi uomini che non maneggiavano armi, che erano generalmente inermi, sono diventati dei protettori, si sono fatti scudi, hanno dato garanzie, si sono offerti in ostaggio, hanno fermato spade brandite, non facendosi di parte mai, soltanto salvando uomini perché uomini”.


 

16 settembre, 2019

l’omelia del Vescovo di Reggio Emilia nella XXV domenica del Tempo Ordinario, a conclusione del Convegno in ricordo dei sacerdoti martiri della Diocesi. La celebrazione si è svolta in Cattedrale.

 l’omelia del Vescovo di Reggio Emilia nella XXV domenica del Tempo Ordinario, a conclusione del Convegno in ricordo dei sacerdoti martiri della Diocesi. La celebrazione si è svolta in Cattedrale.

“Cari fratelli e sorelle,

celebriamo questa Santa Messa dopo aver partecipato a un incontro di riflessione storica e biblica sul tema della Riconciliazione. 

Riconciliazione di cui ha tanto bisogno la nostra terra, segnata, durante la Seconda Guerra Mondiale e negli anni immediatamente successivi, da tanti lutti e da tante tragedie di morte, causate dall’odio che albergava nel cuore di alcuni uomini. Quest’odio ha portato a una guerra fratricida, a uccisioni indiscriminate, provocando non raramente rastrellamenti, rappresaglie, eccidi, morte di persone innocenti. Che cosa causò tante tensioni e tali tragedie? Molto spesso la lotta politica e soprattutto la terribile appartenenza a dittature senza Dio, che avevano oscurato i cuori delle persone. Il mio predecessore, monsignor Socche, ha parlato molti anni fa non semplicemente di dittature “atee”, ma di dittature “negatrici di Dio”: egli con queste parole voleva descrivere un ateismo attivo, che si prefiggeva cioè di lottare contro Dio, e soprattutto contro la Chiesa e i suoi sacerdoti.

‎In questo contesto tragico è brillata l’opera luminosa di molti eroi, che hanno protetto, accolto, nascosto e difeso uomini e donne che si trovavano, per varie ragioni, in gravissime difficoltà, e che vedevano perfino minacciata la propria vita. In particolare, oggi, abbiamo voluto e vogliamo ricordare dodici nostri fratelli sacerdoti e un seminarista, barbaramente uccisi dall’uno e dall’altro fronte in lotta, ad opera cioè di nazisti, fascisti e comunisti: il beato Rolando Rivi, don Pasquino Borghi, don Battista Pigozzi, don Giuseppe Donadelli, don Luigi Ilariucci, don Adelmiro Corsi, don Sperindio Bolognesi, don Luigi Manfredi, don Pietro De Carli, don Dante Mattioli , don Giuseppe Iemmi, don Carlo Terenziani e don Umberto Pessina. ‎

Alcuni di loro sono stati, grazie a Dio, ampiamente ricordati nel loro sacrificio durante questi anni. Altri, invece, sono stati in parte dimenticati. 

È proprio per questa ragione che ho desiderato, assieme a tutta la nostra Chiesa, questa giornata di Riconciliazione. Se per la storia, che spesso è scritta dai vincitori, solamente alcuni hanno avuto ragione, mentre altri hanno avuto torto, per la Chiesa non è così: il sacrificio della vita, se offerta con un cuore puro in ragione della propria fede e della propria carità, è sempre prezioso davanti a Dio, ed è sempre fonte di un numero infinito di grazie. 

La preghiera eucaristica di oggi è perciò paradossalmente una preghiera di ringraziamento a Dio, per avere donato alla nostra terra questi fratelli che l’hanno resa feconda con il proprio sangue, testimoniando così che l’amore è più grande dell’odio, che la vita è più grande della morte. Hanno realizzato tutto ciò proprio morendo, nella certezza che Dio avrebbe accolto il loro sacrificio e avrebbe, proprio attraverso di esso, risanato i cuori degli uomini. 

L’opera di riconciliazione non è mai compiuta una volta per sempre. Anche chi riceve una grande grazia, come abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa sera (cf. Lc 16,1-13), può rivoltarsi contro il fratello, misconoscendo così l’opera di Dio. Ci sono radici di male così profonde dentro di noi che solo l’intervento del Signore può sradicare. Affinché la nostra terra possa camminare in avanti, occorre che essa si lasci rinnovare in profondità. 

***

Il ricordo di così tanti sacerdoti uccisi ci spinge oggi a ringraziare Dio per il dono del sacerdozio. I preti morti martiri per la fede, ci insegnano che non si possono pronunciare le parole: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”, senza che la propria vita, in un modo o in un altro, venga attratta nel mistero di croce e di resurrezione che Gesù ha vissuto per noi. 

Nello stesso tempo, la celebrazione di oggi è un invito a tutti, innanzitutto ai credenti segnati dal battesimo – evento di riconciliazione tra Dio e l’uomo – ad accettare il grido accorato che viene da questi testimoni: “Lasciatevi riconciliare con Dio (2Cor 5,20), riconciliatevi tra di voi”. Lasciate cadere ogni pensiero di odio, di rivendicazione, di rivalità, di superiorità ingiusta. Entrate nel perdono, nell’esperienza dell’umiltà che rende grande l’uomo e gli permette di dare frutti duraturi, per il tempo e per l’eternità. Entrate in questa logica della Riconciliazione voi mariti e mogli, voi figli, voi amici, voi datori di lavoro, voi lavoratori di ogni categoria. Il perdono non ci fa rinunciare ai nostri diritti, non elimina la differenza tra il bene e il male, ma ci permette di entrare in una dimensione più grande della vita, in cui tante lacerazioni e ansie possono essere superate, permettendoci di accedere alla pace e alla serenità. 

Chiedo a Nostro Signore Gesù Cristo che questa celebrazione eucaristica, a cui so essere associati tanti uomini e donne della nostra terra, ottenga un nuovo anno di grazia per la Città di Reggio Emilia e per tutta la sua Provincia. Amen”.

✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla





04 agosto, 2019

Luca Carissimo 21 anni e Matteo Ferrari 18 anni due Angeli

 Due ragazzi, un'unica Amicizia, un'unica Passione, QUELLA DEL CALCIO ED, UNICO TRAGICO DESTINO BEFFARDO

Con la consapevolezza, che ora, voi vivete in Cristo.

Cari Luca, e Matteo, non vi ho mai conosciti di persona, ma, vi voglio mondo di bene.

Spero in Dio, che avrete giustizia, perché non si può morire, così....

Lo sgomento, e, smarrimento è tanto.....
Requiem

Canzano Barbara