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16 settembre, 2019

l’omelia del Vescovo di Reggio Emilia nella XXV domenica del Tempo Ordinario, a conclusione del Convegno in ricordo dei sacerdoti martiri della Diocesi. La celebrazione si è svolta in Cattedrale.

 l’omelia del Vescovo di Reggio Emilia nella XXV domenica del Tempo Ordinario, a conclusione del Convegno in ricordo dei sacerdoti martiri della Diocesi. La celebrazione si è svolta in Cattedrale.

“Cari fratelli e sorelle,

celebriamo questa Santa Messa dopo aver partecipato a un incontro di riflessione storica e biblica sul tema della Riconciliazione. 

Riconciliazione di cui ha tanto bisogno la nostra terra, segnata, durante la Seconda Guerra Mondiale e negli anni immediatamente successivi, da tanti lutti e da tante tragedie di morte, causate dall’odio che albergava nel cuore di alcuni uomini. Quest’odio ha portato a una guerra fratricida, a uccisioni indiscriminate, provocando non raramente rastrellamenti, rappresaglie, eccidi, morte di persone innocenti. Che cosa causò tante tensioni e tali tragedie? Molto spesso la lotta politica e soprattutto la terribile appartenenza a dittature senza Dio, che avevano oscurato i cuori delle persone. Il mio predecessore, monsignor Socche, ha parlato molti anni fa non semplicemente di dittature “atee”, ma di dittature “negatrici di Dio”: egli con queste parole voleva descrivere un ateismo attivo, che si prefiggeva cioè di lottare contro Dio, e soprattutto contro la Chiesa e i suoi sacerdoti.

‎In questo contesto tragico è brillata l’opera luminosa di molti eroi, che hanno protetto, accolto, nascosto e difeso uomini e donne che si trovavano, per varie ragioni, in gravissime difficoltà, e che vedevano perfino minacciata la propria vita. In particolare, oggi, abbiamo voluto e vogliamo ricordare dodici nostri fratelli sacerdoti e un seminarista, barbaramente uccisi dall’uno e dall’altro fronte in lotta, ad opera cioè di nazisti, fascisti e comunisti: il beato Rolando Rivi, don Pasquino Borghi, don Battista Pigozzi, don Giuseppe Donadelli, don Luigi Ilariucci, don Adelmiro Corsi, don Sperindio Bolognesi, don Luigi Manfredi, don Pietro De Carli, don Dante Mattioli , don Giuseppe Iemmi, don Carlo Terenziani e don Umberto Pessina. ‎

Alcuni di loro sono stati, grazie a Dio, ampiamente ricordati nel loro sacrificio durante questi anni. Altri, invece, sono stati in parte dimenticati. 

È proprio per questa ragione che ho desiderato, assieme a tutta la nostra Chiesa, questa giornata di Riconciliazione. Se per la storia, che spesso è scritta dai vincitori, solamente alcuni hanno avuto ragione, mentre altri hanno avuto torto, per la Chiesa non è così: il sacrificio della vita, se offerta con un cuore puro in ragione della propria fede e della propria carità, è sempre prezioso davanti a Dio, ed è sempre fonte di un numero infinito di grazie. 

La preghiera eucaristica di oggi è perciò paradossalmente una preghiera di ringraziamento a Dio, per avere donato alla nostra terra questi fratelli che l’hanno resa feconda con il proprio sangue, testimoniando così che l’amore è più grande dell’odio, che la vita è più grande della morte. Hanno realizzato tutto ciò proprio morendo, nella certezza che Dio avrebbe accolto il loro sacrificio e avrebbe, proprio attraverso di esso, risanato i cuori degli uomini. 

L’opera di riconciliazione non è mai compiuta una volta per sempre. Anche chi riceve una grande grazia, come abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa sera (cf. Lc 16,1-13), può rivoltarsi contro il fratello, misconoscendo così l’opera di Dio. Ci sono radici di male così profonde dentro di noi che solo l’intervento del Signore può sradicare. Affinché la nostra terra possa camminare in avanti, occorre che essa si lasci rinnovare in profondità. 

***

Il ricordo di così tanti sacerdoti uccisi ci spinge oggi a ringraziare Dio per il dono del sacerdozio. I preti morti martiri per la fede, ci insegnano che non si possono pronunciare le parole: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”, senza che la propria vita, in un modo o in un altro, venga attratta nel mistero di croce e di resurrezione che Gesù ha vissuto per noi. 

Nello stesso tempo, la celebrazione di oggi è un invito a tutti, innanzitutto ai credenti segnati dal battesimo – evento di riconciliazione tra Dio e l’uomo – ad accettare il grido accorato che viene da questi testimoni: “Lasciatevi riconciliare con Dio (2Cor 5,20), riconciliatevi tra di voi”. Lasciate cadere ogni pensiero di odio, di rivendicazione, di rivalità, di superiorità ingiusta. Entrate nel perdono, nell’esperienza dell’umiltà che rende grande l’uomo e gli permette di dare frutti duraturi, per il tempo e per l’eternità. Entrate in questa logica della Riconciliazione voi mariti e mogli, voi figli, voi amici, voi datori di lavoro, voi lavoratori di ogni categoria. Il perdono non ci fa rinunciare ai nostri diritti, non elimina la differenza tra il bene e il male, ma ci permette di entrare in una dimensione più grande della vita, in cui tante lacerazioni e ansie possono essere superate, permettendoci di accedere alla pace e alla serenità. 

Chiedo a Nostro Signore Gesù Cristo che questa celebrazione eucaristica, a cui so essere associati tanti uomini e donne della nostra terra, ottenga un nuovo anno di grazia per la Città di Reggio Emilia e per tutta la sua Provincia. Amen”.

✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla





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