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23 gennaio, 2023

Sposalizio di Maria e Giuseppe

 Sposalizio di Maria e Giuseppe

autore: Adeodato Malatesta anno: 1844 titolo: Sposalizio della vergine luogo: Chiesa di San Giuseppe, Bologna
Nome: Sposalizio di Maria e Giuseppe
Titolo: Giuseppe prende Maria in moglie
Ricorrenza: 23 gennaio
Tipologia: Commemorazione


Della vita di San Giuseppe, sposo della Madonna non conosciamo se non quelle poche notizie che attingiamo dal Vangelo di Matteo (era un uomo giusto, della discendenza di Davide, falegname, promesso sposo di Maria) e di Luca (uomo della casa e della famiglia di Davide della città di Betleem).

Sempre dal Vangelo di Matteo apprendiamo che Maria prima che lei e Giuseppe abitassero insieme, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre rifletteva su questo, ecco un Angelo del Signore gli apparve in sogno e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché colui che in lei è concepito è opera dello Spirito Santo. Essa darà alla luce un figlio a cui porrai nome Gesù: egli, infatti, salverà il popolo suo dai suoi peccati…. Giuseppe, destatosi dal sogno, fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato e condusse sua moglie con sé.

Dopo la partenza dei Magi un Angelo del Signore apparve a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi il Bambino e sua Madre, fuggi in Egitto, e resta lì, finché non ti avviserò, perché Erode ricercherà il Bambino per farlo morire. Egli si alzò e di notte, preso il Bambino e sua Madre, si ritirò in Egitto, e vi restò fino alla morte di Erode.Morto Erode, ecco un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto. E gli disse: Alzati, prendi il Bambino e sua Madre e va’ nella terra d’Israele; poiché quelli che volevano la vita del Bambino sono già morti. Egli si alzò, prese il Bambino e sua Madre e tornò nella terra di Israele… Andò ad abitare in una città chiamata Nazaret.

Quando Maria si mette in viaggio in tutta fretta verso la montagna, a una città di Giuda, per far visita alla cugina Elisabetta, che era in attesa della nascita del figlio Giovanni, e si trattiene con lei circa tre mesi, l’evangelista Luca non cita San Giuseppe.

Maria e Giuseppe, compiuto il tempo della purificazione, secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per offrire Gesù al Signore, secondo quanto è scritto nella legge del Signore.

Quando Gesù ebbe dodici anni, siccome i suoi genitori erano soliti andare a Gerusalemme ogni anno, per la festa di Pasqua, si recarono alla festa, secondo il solito. Poiché al ritorno Gesù, all’oscuro dei genitori era rimasto a Gerusalemme, dopo tre giorni di cammino lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, ad ascoltarli e ad interrogarli. Vedendolo ne furono meravigliati e sua madre gli disse: Perché ci hai Fatto così? Ecco, tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te. Tornarono a Nazareth e sua Madre custodiva tutti questi ricordi in cuor suo.

Sotto la Croce di Gesù era presente la Madonna; non abbiamo notizie di San Giuseppe, forse era già morto, dovendo aver avuto l’età di 110 anni.

San Giuseppe dalle Sacre Scritture appare come un uomo obbediente e dedito al lavoro di falegname ed a proteggere Maria e Gesù. Nei momenti di consigli e di richiami e quindi nell’educazione e nella gestione della famiglia il compito sembra essere riservato alla Madonna.

✝ Pensiero del 23 gennaio 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario, alle volte ti chiamo Rosario, alle volte il giudice Rosario Angelo, perché ho timore di mancarti di rispetto, ma credimi che ti voglio tanto bene.

Barbara

NELLA MEMORIA, dello SPOSALIZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA E DI SAN GIUSEPPE DI NAZARETH.
Auguri di cuore

Versetto del Giorno

Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri.
Romani 12:4-5

Lunedì – 3.a Tempo Ordinario
Meditazione sul Vangelo di Mc 3,22-30
Il rifiuto del perdono e della salvezza.
Il racconto del Vangelo proclamato oggi ci presenta Gesù in Giudea, quando la sua fama si sta diffondendo e da Gerusalemme arrivano degli scribi per contrastarlo. Essi arrivano a dire che Gesù opera in nome del nemico che vuole combattere. Il momento è critico: alla popolarità di chi ha già ricevuto tanti benefici da Gesù, si aggiunge subito una reazione opposta, piena di sospetto e di ipocrisia. Gesù non si lascia impaurire, non risponde con le stesse armi chi lo combatte. L’episodio di oggi ci spinge a considerare non solo le parole di Gesù, ma anche il suo atteggiamento, caratterizzato dalla coerenza tra il suo agire e le sue parole.
Una risposta alla domanda “chi è Gesù?” è offerta dagli scribi – persone importanti, esperti della legge di Dio – venuti da Gerusalemme. Essi tengono una specie di consulto, al termine del quale esprimono il loro giudizio: «è posseduto da Beelzebul, principe dei demoni”, “è posseduto da uno spirito immondo”. Queste due risposte definiscono Gesù indegno di essere preso in considerazione. Lui che guarisce i malati è giudicato malato; Lui che scaccia i demoni è giudicato posseduto dal demonio. C’è nell’uomo qualcosa di demoniaco quando si ripiega su se stesso e rifiuta la luce dello Spirito Santo. L’accusa degli scribi non è solamente una calunnia, ma anche una bestemmia. Attribuire a satana la potenza di cui Gesù dispone, significa opporsi all’azione dello Spirito Santo e rendere inefficace la misericordia divina. L’unico caso in cui il perdono può essere inefficace è il rifiuto di lasciarsi perdonare: è questo il peccato contro lo Spirito Santo. Peccare contro lo Spirito Santo significa rifiutare di credere che in Gesù agisce Dio salvatore. Questo rifiuto è il peccato più grande che l’uomo possa commettere. Finché l’uomo rimane in tale situazione di rifiuto, la salvezza è impossibile. Non è Dio che non perdona: è l’uomo che non vuol essere perdonato. Gesù denuncia questo peccato “eterno”, non per condannare gli scribi, ma per chiamarli a conversione, mostrando loro la gravità di quanto stanno facendo.

Lunedì 23 Gennaio  

Sposalizio di Maria e Giuseppe; S. Emerenziana; S. Ildefonso di Toledo; S. Amasio

3.a del Tempo Ordinario

Eb 9,15.24-28; Sal 97; Mc 3,22-30

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie


Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)

22 gennaio, 2023

San Vincenzo di Saragozza

 San Vincenzo di Saragozza

autore: Francisco Ribalta anno: secolo XVII titolo: San Vincenzo di Saragozza in prigione luogo: Museo statale Ermitage

Nome: San Vincenzo di Saragozza
Titolo: Diacono e martire
Nascita: III secolo , Saragozza, Spagna
Morte: 22 gennaio 304, Valencia, Spagna
Ricorrenza: 22 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Protettore:
vinai
Canonizzazione:
pre canonizzazione


S. Vincenzo, illustre martire di Gesù. Cristo, nacque a Saragozza in Spagna. Sotto la disciplina di Valerio, vescovo di quella città, fu istruito nelle scienze e nella pietà. In breve fece tali progressi che meritò di essere consacrato diacono coll'incarico (nonostante fosse ancora assai giovane) di predicare la parola divina.

Incrudeliva allora la persecuzione contro i Cristiani, mossa dagli imperatori Diocleziano e Massimiano nell'anno 303. Tra i persecutori si distinse Daciano, governatore della Spagna, il quale ordinò che tutti i Cristiani fossero arrestati e rinchiusi in orride prigioni.

Fra questi furono arrestati Vincenzo ed il vescovo Valerio. Tradotti davanti al giudice, Vincenzo, cui Valerio aveva ceduto la parola, disse: « Noi siamo cristiani, disposti a soffrire qualunque pena per il culto del vero Dio ».

Daciano si contentò di mandare Valerio in esilio, rivolgendo tutto il suo furore contro il giovane 'Vincenzo.

Prima di tutto fu condannato allo stiramento delle membra ed ai flagelli, il che gli venne fatto con tanto strazio che alla fine si videro scoperte le ossa. Il giudiet a tal vista si raddolcì un po'; ma vedendo che Vincenzc era desideroso di soffrire maggiormente, lo condannò al supplizio del fuoco, che è senza dubbio la più crudele di tutte le pene. Vincenzo, intrepido in mezzo a quei nuovi tormenti, novello S. Lorenzo, diceva ai carnefici: « Tagliate e mangiate, da questo lato sono già cotto » Il governatore, disperato di non poter vincere queste campione della fede, lo rimandò in carcere, con l'ordine di farlo distendere sopra appuntite schegge di vasi rotti e di mettergli i piedi tra i ceppi. Ma Iddio non abbandonò il suo servo: gli Angeli del cielo vennero z confortarlo e a cantare con lui le lodi al Signore.

Il carceriere ne fu profondamente colpito e si convertì, ricevendo poco dopo il santo Battesimo.

La notizia di questa conversione ferì il cuore di Daciano, che pianse di rabbia. Ciononostante, il Santo in quiete, e permise ai fedeli di andarlo a visitare. Questi, piangendo, baciavano le cicatrici delle sut piaghe e raccoglievano il suo sangue con pannolini che poi ritenevano come preziose reliquie.

In seguito il Santo fu messo sopra di un morbide letto di piume, ma tosto morì.

Daciano ordinò che il suo cadavere fosse gettato in un campo, come cibo alle bestie; ma Iddio mandò un corvo a difenderlo dagli uccelli rapaci.

Daciano neppur a questo prodigio si arrese, ma fece gettare il cadavere in alto mare cucito in un sacco, attaccandolo ad una macina, affinché andasse a fondo.

Il santo corpo però, per virtù divina, galleggiò sopra le acque finché le onde lo sospinsero sul lido, dove i Cristiani lo raccolsero e lo riposero nel sepolcro, sopra del quale fu poi fabbricata una grande chiesa in suo onore.

PRATICA. Chi mi separerà dalla Carità di Cristo? La tribolazione... la fame... la persecuzione? Sono sicuro che né questa, né tutte le potenze del mondo, saranno bastanti a separarmi dall'amor di Dio (S. Paolo).

PREGHIERA. Sii propizio, Signore, alle nostre suppliche affinché noi che ci riconosciamo rei per la nostra iniquità, ne siamo liberati per intercessione del santo martire Vincenzo.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Vincenzo, diacono di Saragozza e martire, che dopo aver patito nella persecuzione dell’imperatore Diocleziano il carcere, la fame, il cavalletto e le lame incandescenti, a Valencia in Spagna volò invitto in cielo al premio per il suo martirio.

✝ Pensiero del 22 gennaio 2023


SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario, oggi la Chiesa, san Vincenzo, fai tanti auguri di cuore, al tuo caro papà Vincenzo, e dai un abbraccio anche la tua cara mamma Rosalia.

E proteggeteci tutti, ne abbiamo bisogno. Dio, benedica, ciascuno di voi.


Barbara


Versetto del Giorno

O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

I Corinzi 6:19-20


Domenica – 3.a Tempo Ordinario
Meditazione sul Vangelo di Mt 4, 12-23
Nel Vangelo, Gesù è presentato come colui che realizza quanto annunciato dal profeta Isaia nella prima lettura: è lui la luce che illumina il popolo immerso nelle tenebre.
Il racconto della chiamata dei primi discepoli è preceduto dalla notizia che Gesù va ad abitare a Cafarnao: questa sottolineatura non ha semplicemente lo scopo di aggiornarci sul contesto geografico in cui si svolgerà il suo ministero, ma ci fa scoprire come il suo muoversi e il suo agire siano finalizzati all’esclusiva realizzazione del disegno del Padre. Le prime parole di Gesù testimoniano che il tempo della promessa è terminato: in lui, il regno dei cieli, la regalità del Padre, è presente e si realizza nella storia. Davanti a questo annuncio, l’uomo è chiamato a convertirsi, a lasciare una vita incentrata solo su se stessi per aprirsi alla relazione con Gesù. È in questo contesto che si colloca la chiamata dei primi discepoli, dei primi che vivono questo “ri-orientamento”. A quei tempi, la realtà del discepolato non era una novità: i rabbini erano circondati da discepoli. Vi è però un aspetto nuovo: normalmente sono i discepoli a scegliersi il maestro, qui, invece, è Gesù che li sceglie. Tutto parte dal suo sguardo che vede prima Simone e Andrea, poi Giacomo e Giovanni, intenti a svolgere il loro lavoro e li chiama. Il loro andare dietro a Gesù, quindi, è un gesto che testimonia obbedienza alla sua parola. Porsi alla sequela di Cristo è il modo concreto di realizzare quello stato di conversione che permette di accogliere la regalità di Dio nella propria esistenza, perché significa accettare di vivere in obbedienza alla parola del Signore, rinunciando a far sì che siano unicamente i propri desideri e progetti ad orientare la vita. Che questo sia l’essenza della sequela è indicato anche da ciò che attende i discepoli: “Vi farò diventare pescatori di uomini”. Qualunque sia il senso di questa immagine, una cosa è chiara: sarà il Signore a fare di loro dei pescatori di uomini. Seguire Cristo, quindi, significa accettare che egli divenga veramente l’unico Signore della vita lasciandosi plasmare dalla sua parola, significa vivere come lui, costantemente protesto a realizzare nella vita quotidiana il progetto del Padre.


Domenica 22 Gennaio    

S. Vincenzo (mf); S. Vincenzo Pallotti; B. Guglielmo G. Chaminade, B. Laura Vicuna

3.a del Tempo Ordinario (Anno A)

Is 8,23b – 9,3; Sal 26; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23

Il Signore è la mia luce e la mia salvezza


Gesù predicava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta d'infermità nel popolo.

(Matteo 4,23)

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)
Rit: Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
«Di chi avrò timore?»
Il Signore è difesa della mia vita:

«Di chi avrò paura?».


Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
«Abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
ed ammirare il suo santuario».


Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Gesù predicava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta d'infermità nel popolo.

(Matteo 4,23)



21 gennaio, 2023

Orazione finale tenuta da Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino e vice-presidente del Centro Studi Livatino, in occasione della Santa Messa conclusiva della peregrinatio della reliquia del Beato Rosario Angelo Livatino, tenutasi a Roma a Santa Maria degli Angeli il 21 gennaio 2023.

 Orazione finale tenuta da Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino e vice-presidente del Centro Studi Livatino, in occasione della Santa Messa conclusiva della peregrinatio della reliquia del Beato Rosario Angelo Livatino, tenutasi a Roma a Santa Maria degli Angeli il 21 gennaio 2023.

Eccellenza reverendissima,
Autorità tutte,
Signore e Signori,
Cari amici,

una camicia insanguinata ha commosso Roma!

È la camicia di un piccolo giudice, venuto da una remota provincia siciliana, vissuto senza clamori, per lunghi anni quasi ai margini nel pantheon dei caduti per la Giustizia di questa nostra Nazione.

Perché tanta partecipazione? Perché tanto interesse, e non solo fra gli addetti ai lavori? Certo, d’impatto hanno colpito la sua giovane età, il suo sguardo limpido, quel suo volto pulito, il suo consapevole sacrificio per la giustizia. E poi, il suo stile riservato, la sua forte mitezza, il timore di esporre a pericolo i suoi collaboratori, il rispetto per le persone chiamate a giudicare, non hanno lasciato indifferente chi si lascia attrarre da lui.

Ma alla partecipazione e all’interesse si è accompagnata la commozione. Perché? Perché è difficile rimanere indifferenti dinanzi a quella reliquia. Perché essa ti scava dentro, ti toglie i falsi alibi, ti cambia la vita, ti dimostra che un’alternativa è possibile.

È possibile essere giudici veri e autorevoli senza pretendere di sentirsi investiti del compito di scrivere le nuove tavole della Legge; è possibile essere uomini delle istituzioni unanimemente riconosciuti per il disinteressato servizio al bene comune; è possibile essere bravi cristiani, buoni cittadini e apprezzati servitori della cosa pubblica senza nascondere la propria fede.

Ma vi è di più.

La peregrinazione di quella reliquia è stata accompagnata sì dal calore di un popolo, ma anche e soprattutto dall’atteggiamento di devoto rispetto di tanti esponenti delle istituzioni, quasi essi stessi sorpresi dalla potenza evocativa della camicia di quel piccolo giudice. E’ come se tutto un mondo disincantato avesse dinanzi a quel segno riscoperto la bellezza disarmante del reincanto dinanzi al sacro.

Il sacro! Quanto ne abbiamo bisogno! Ci siamo sbarazzati troppo sbrigativamente di qualsiasi dimensione verticale del nostro agire, come singoli e come comunità. Ed oggi ne avvertiamo il vuoto, siamo in questo vuoto, che è anche mancanza di senso, del senso ultimo delle nostre azioni e del nostro impegno.

Ed allora quella camicia risponde ad una domanda, risponde alla domanda:  è come trovare una fonte d’acqua pura in un deserto disperante.

Benedetto XVI ha insegnato che (…) il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni”. La sua eclissi ha finito “per lasciare campo libero (…) ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli”.

Quanti idoli hanno popolato e popolano l’orizzonte delle nostre vite e delle nostre città! Talora con il sembiante dell’invincibilità, dell’ineluttabilità. Fra questi, vi è certamente la mafia che ha ucciso Rosario Livatino.

Le vicende siciliane che hanno accompagnato la peregrinatio della reliquia ci hanno interrogato ancora una volta sulle cause dell’incistamento del cancro mafioso e sulle ragioni della perdurante soggezione alle organizzazioni mafiose di intere comunità. Sbaglieremmo se pensassimo che le cause vadano ricercate in un terreno solo di tipo economico. È indubbio che i sodalizi mafiosi occupano vuoti lasciati colpevolmente da altri. Ma è altrettanto indubbio che essi si alimentano delle scelte di uomini che hanno smarrito il senso morale e religioso. Il sacrificio di Rosario Livatino, ucciso dalla mafia perché giudice incorruttibile e perché cristiano vero, dimostra che è possibile sconfiggere la tracotanza mafiosa se torniamo alle radici etiche e spirituali del nostro popolo.

Il beato Livatino testimonia, per quanto ha fatto da vivo e per quanto sta facendo dal Cielo, che non abbiamo bisogno di idoli, che non possiamo barattare la nostra dignità di uomini con nessun surrogato.

E dimostra che la Provvidenza è all’opera, che non dorme.

Mai beatificazione, infatti, fu più provvidenziale!

Non solo per i giudici, ma per tutti gli uomini delle istituzioni, per tutti i laici cristiani, per tutti coloro che hanno a cuore il bene comune.

Si discute di questioni morali, di perdita del senso stesso del giusto: la via d’uscita non è, al pari degli idoli, quelle delle ideologie, che hanno fallito. Tutte. La via d’uscita richiede il ritorno alla casa comune, quella il cui indirizzo è scritto nel cuore di ogni uomo e che nessuna mano umana può cancellare. Quella casa cui deve tornare anche un diritto fattosi orbo per aver rinunciato al vero ed al giusto per natura.

Quella camicia insanguinata è la prova che per noi che abitiamo questo mondo disperato e disperante una via di uscita c’è, anche se costa sacrificio. Un sacrificio quotidiano, come fu quello di Rosario Livatino, il cui martirio comincia in quell’”usque”, in quel “fino” che prelude all’effusione del sangue.

Stiamo vivendo una notte che sembra non avere fine.

Il Beato Livatino ci insegna, però, che non ha senso maledire il buio e che piuttosto occorre portare la luce, accendere fuochi.

Rosario Livatino rivolge il suo sguardo a tutti. A tutti. Quella sua camicia deve diventare la nostra camicia.

Che il Signore ci conceda la grazia, per l’intercessione del beato Livatino, di non arretrare innanzi a questa nobile missione.

Dobbiamo portare il fuoco della Verità in questo nostro mondo.

Perché da una crisi così profonda si esce solo se nel sangue di ciascuno torna a scorrere la passione per ciò che è giusto, perché, è scritto: “praticare la giustizia e l’equità è cosa che il Signore preferisce ai sacrifici”.

Beato Rosario Angelo Livatino prega per noi e per l’Italia intera!





Oggi, la chiesa celebra, Sant'Agnese, Vergine e Martire.

 Oggi, la chiesa celebra, Sant'Agnese, Vergine e Martire.

Agnese Piraino Leto, moglie di Paolo Emanuele Borsellino.
Auguri di cuore, buon onomastico!
Ora, siete riuniti in Cristo, nulla più vi turbi.



19 gennaio, 2023

18 gennaio, 2023

Messaggio del Presidente Mattarella in occasione del Convegno dal titolo "L'attualita' del Beato Rosario Angelo Livatino"

 C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Presidente del Centro Studi Rosario Livatino, Mauro Ronco, il seguente messaggio:
«Autentico testimone dei valori della Repubblica, Rosario Livatino, ucciso in un vile agguato mafioso mentre si recava al Tribunale di Agrigento, sua sede di servizio, ha sacrificato la propria vita per affermare i valori dello Stato di diritto contro la cieca violenza della criminalità. Nella consapevolezza del ruolo che la Costituzione affida alla Magistratura, Livatino ha svolto le sue funzioni con rigore morale, autorevolezza, instancabile dedizione, senso del dovere.
La memoria del suo esempio invita tutti a proseguire nella battaglia a difesa della legalità, rinnovando l’impegno a cui tutti siamo chiamati per contrastare ogni forma di criminalità, con la stessa coerenza e determinazione che hanno contraddistinto il suo agire.
L’odierno convegno costituisce preziosa occasione per mantenere vivo il ricordo del giudice Livatino e mi è grato rivolgere a quanti vi interverranno il saluto più cordiale».

 



Finalmente Domenica (TV2000) 15 gennaio 2023 - Le reliquie del Beato Liv...



Le reliquie del Beato Livatino
Finalmente domenica, il programma di Tv2000 condotto da Lucia Ascione, dedica la puntata al Beato Rosario Livatino, in occasione dell’arrivo a Roma delle reliquie. Il card. Francesco Montenegro, Arcivescovo emerito di Agrigento, ospite in studio, ricorda le virtù eroiche del giovane magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 e beatificato il 9 maggio 2021.
Dominica, 15 gennaio 2023.

16 gennaio, 2023

Oggi, si celebra, la memoria, del loro matrimonio.

 Oggi, si celebra, la memoria, del loro matrimonio.

❤Matrimonio Lien and Eberhard Rebling
Il loro Amore, sia d'esempio a tutti noi.
Auguri di cuore.



11 gennaio, 2023

Miep Gies muore all'età di cento anni #onthisday 11 gennaio 2010, oggi esattamente 13 anni fa.

 Miep Gies muore all'età di cento anni #onthisday 11 gennaio 2010, oggi esattamente 13 anni fa.

Il 16 marzo 2003 Miep Gies torna nella cucina del Secret Annex, dove spesso provava i prodotti dell'azienda Opekta di Otto Frank. Sarà la sua ultima visita al museo. "Mi è piaciuto stare al museo. Se sono sano voglio tornare l'anno prossimo. "
Foto: Miep Gies nella casa di Anna Frank nel 2003.



09 gennaio, 2023

9 gennaio 1844, Bernadette fu battezzata.

9 gennaio 1844, Bernadette fu battezzata.
Il biografo René Laurentin scrive:
"Bernadette è nata in un mulino, a suon di mulini che macinavano formaggio. Le sue urla hanno coperto la cerimonia del suo battesimo, il giorno dopo la sua nascita.



08 gennaio, 2023

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1931: Giovedì 08 gennaio come oggi veniva battezza...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1931: Giovedì 08 gennaio come oggi veniva battezza...:  1931: Giovedì 08 gennaio come oggi veniva battezzato da don Luigi Lemmi con i nomi Rolando Maria  Gli venne messo come secondo nome Maria p...

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Battesimo di Gesù

 Battesimo di Gesù

autore: Paolo Veronese anno: 1570-80 titolo: Il Battesimo di Cristo luogo: Palazzo Pitti


Nome: Battesimo di Gesù
Titolo: Gesù è dichiarato Figlio di Dio
Ricorrenza: 8 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Gesù Cristo giunto all'età di trent'anni, prima di andare nel deserto a passare quaranta giorni e quaranta notti continue in perfetto digiuno, si recò alla riva del fiume Giordano, ove si trovava S. Giovanni Battista, e là si fece da lui battezzare.

S. Giovanni Battista stava alla riva del fiume Giordano a predicare la penitenza al popolo, a battezzarlo in segno di tal penitenza, e così a disporlo alla venuta del Messia, che era Gesù Cristo istesso.

Intanto che Gesù Cristo usciva dall'acqua si aprirono i Cieli sopra di Lui, il Padre Eterno fece udire la sua voce, dicendo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto... ascoltatelo; e lo Spirito Santo discese, in forma di colomba sul Capo di Gesù Cristo, alla presenza di tutto il popolo; quindi si vennero a conoscere chiaramente le Tre Persone della SS. Trinità; imperocché nel Padre Eterno, che parlava, abbiamo la prima Persona; in Gesù Cristo che veniva battezzato, la seconda Persona e nello Spirito Santo che discendeva in forma di colomba, la terza Persona; quindi abbiamo un Dio solo in Tre Persone veramente distinte.

Gesù Cristo non aveva bisogno del Battesimo, perchè non aveva peccato, anzi ma l'isteessa Santità infinita: pure volle essere battezzato al fiume Giordano, per istituire il Sacramento del Battesimo santificando le acque, onde avessero la virtù dl santificare quelli che dovevano ricevere questo Sacramento.


PRATICA. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d'amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli. Oggi ricordate o ricercate la data del vostro Battesimo, sarà molto bello per ringraziare Dio del dono del Battesimo.

PREGHIERA. O Signore, quando fui battezzato ero un bambino inconsapevole. Ora però so la grandezza del dono che mi hai fatto: mi hai innestato in Cristo tuo figlio immergendomi nella sua morte e risurrezione e sono rinato tuo figlio. Mi hai inserito nella tua Chiesa, comunità di salvezza, come un membro attivo e responsabile, mi hai dato un futuro e una speranza nella fede e nell'amore. Grazie, Signore! Aiutami, ti prego, a essere coerente al mio Battesimo vivendo una vita d'amore per te e per i fratelli sull'esempio di Gesù. Amen.

Approfondimento


Oggi la Liturgia ricorda il Battesimo di Gesù: si tratta di un momento simbolico molto importante poiché apre la strada della nuova concezione dei cristiani quali figli di Dio. La celebrazione liturgica di oggi ci invita a riflettere sul nostro Battesimo, sul giorno della nostra rinascita come figli di Dio, come più volte ha ricordato Papa Francesco nel corso delle proprie catechesi e delle omelie in Casa Santa Marta.

Il Battesimo cristiano, istituito da Gesù, differisce da quello che veniva impartito da Giovanni Battista: l'ultimo dei Profeti del Vecchio Testamento, ovvero Giovanni Battista il Precursore, impartiva un Battesimo di purificazione, secondo quanto profetizzato da Ezechiele: «Le nazioni sapranno che io sono il Signore, quando mostrerò la mia santità in voi davanti a loro. Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli»

Lo spirito di purificazione è proprio al centro del Battesimo di Giovanni Battista: infatti, sempre secondo quanto spiegato dal profeta Ezechiele, Israele per vivere nuovamente in relazione con Dio e ricevere il suo Spirito, dopo il peccato verso Dio, che gli ha meritato l'esilio, doveva essere purificato, azione questa simboleggiata dell'acqua, «vi aspergerò con acqua e sarete purificati».


Per questo la folla dei penitenti che accorreva da Giovanni simboleggia il Popolo di Dio che si avviava al rito di purificazione di perdono. Tuttavia, a questi che vedevano in Giovanni il Messia, il Battista stesso precisava «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali; costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».


Così all'età di 30 anni anche Gesù, benché privo di ogni peccato, si presenta a Giovanni per solidarizzare con il Popolo penitente che cercava la salvezza dell'anima - rappresentando così la riconciliazione divina con il genere umano, dopo il peccato universale - e per santificare il Battesimo, che grazie alla sua presenza non sarà più un atto di sola purificazione, ma di rinascita in virtù della venuta in ognuno dello Spirito di Dio.

Il Battista, al vedere Gesù, riconosce in Lui il Messia e, secondo il Vangelo di Matteo (Mt 3,13-17) si ritrasse dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?» al ché la risposta di Gesù fu «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Appena compiuto il Battesimo, Gesù uscì dall'acqua e «si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento"».

Con il Battesimo al Giordano inizia il cammino pubblico di Gesù, che avrà la sua conclusione in un altro Battesimo, il Battesimo nella Passione: in tal senso il rito penitenziale al Giordano viene considerato una prefigurazione della morte di Gesù sulla croce, compimento del progetto di salvezza di Dio.

La decisione di Gesù di farsi solidale coi peccatori, confondendosi con questi e chiedendo il Battesimo, esprime la sua volontà di redimere dal di dentro l'umanità con la sofferenza e l'offerta della propria vita. Tale scelta viene approvata da Dio ed è in tale chiave di lettura che va vista la manifestazione del Padre e dello Spirito che ha luogo al Giordano.


Infine, la manifestazione della colomba esprime la particolare unzione dello Spirito Santo: non si pensi che nel Battesimo di Gesù vi sia un aumento della santità di Gesù. La santità in Gesù è perfetta e totale fin dal momento dell'unione del Verbo con la natura umana nel grembo di Maria, ma per mezzo della manifestazione della colomba viene rivelato pubblicamente la Sua qualità di consacrato a cui viene affidata la missione del Servo sofferente (cfr. Is 53).

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa del Battesimo di nostro Signore Gesù Cristo, in cui egli mirabilmente è dichiarato Figlio di Dio, l'amato, le acque sono santificate, l'uomo è purificato e tutto il creato esulta.
autore: Paolo Veronese anno: 1570-80 titolo: Il Battesimo di Cristo luogo: Palazzo Pitti