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26 luglio, 2023

Memoria La PRIMA COMUNIONE DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO


Memoria


La PRIMA COMUNIONE DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO


26 LUGLIO 1961 26 LUGLIO 2023


La prima comunione, avvenne a Napoli, all' Istituto Santa Caterina di Siena, dove c'era la zia suor Maria lattuca, che era l'economa dell'istituto.

Divenne, anche Madre Superiora.












Auguri di cuore, tesoro mio.  

Santi Anna e Gioacchino

 Santi Anna e Gioacchino

autore: Giovanni Carnovali anno: 1826 titolo: Educazione della Vergine luogo: Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, Almenno San Bartolomeo

Nome: Santi Anna e Gioacchino
Titolo: Genitori della Vergine Maria
Ricorrenza: 26 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patroni di:
VillongoGarzigliana


S. Anna nacque a Betlemme in umile dimora, e fu predestinata da Dio ad andare sposa a Gioachino. Entrambi erano della stirpe di David. I due sposi scelti dal Cielo a darci l'Immacolata da tanti anni sospiravano un figlio e pregavano con lacrime l'Onnipotente affinché esaudisse i loro desideri. Come l'antica Anna, madre di Samuele, effondeva presso il Signore le sue preci e faceva voto di consacrargli interamente il figlio che le avrebbe mandato, così la madre di Maria prometteva di consacrare a Dio la prole che le avrebbe concesso... continua

Avanzata ormai d'età e sterile, il suo stato era allora considerato come un castigo del cielo, come un'esclusione dal partecipare alla nascita del Messia. Tanto che Gioacchino, giunto in tarda età senza prole, venne allontanato dal tempio di Gerusalemme dallo scriba Ruben, perché non era consentito accedervi a chi non avesse procreato.

Gioacchino cacciato dal tempio
titolo Gioacchino cacciato dal tempio
autore Gaudenzio Ferrari anno 1508 - 1510


Gioacchino si ritirò nel deserto, tra i pastori. Mentre era separato da Anna un angelo le sarebbe apparso e le avrebbe annunciato l'imminente concepimento di un figlio: lo stesso angelo sarebbe apparso contemporaneamente in sogno anche a Gioacchino. I due si ricongiunsero alla Porta Aurea di Gerusalemme scambiandosi un affettuoso bacio e in quell'istante si narra si ebbe l'Immacolata Concezione di Maria.

Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro
titolo Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro
autore Giotto anno 1303-1305 circa


Anna seppe così pazientare e soffrire la ignominia e il compatimento delle donne nazaretane e Iddio le preparò la più grande consolazione, eleggendola a genitrice della Madre del Salvatore.

I due si ritirarono in disparte per pregare e ottenere da Dio la grazia che arrivò con l'annuncio di un angelo: « Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo »

« Veramente beata, e mille volte beata sei tu, o Anna, esclama il Damasceno, che hai messo al mondo quella bambina che Dio ricolmò di beatitudine, Maria, che il suo nome stesso rende singolarmente veneranda; la quale ha prodotto Cristo, il fiore di vita: la Vergine, la cui nascita fu gloriosa, e il suo parto sarà ancor più sublime. Noi pure, o beatissima donna, ci felicitiamo con te d'aver avuto il privilegio di darci la speranza di tutti i cuori, la prole cioè della promessa. Sì, sei beata, e beato è il frutto del tuo seno. Le anime pie glorificano il tuo germe, ed ogni lingua celebra con gioia la tua maternità. E certo, è degno, sommamente degno, lodare colei che Dio favorì di un oracolo e diede a noi il meraviglioso frutto, donde è uscito il grazioso Gesù ».

La santità di Anna fu certamente in rapporto con la sua dignità. La fede, l'amore vivissimo a Dio, l'intima unione con Lui, l'esattissima osservanza della legge divina, la purità, la carità, la prudenza, la fortezza, tutte le virtù si intrecciarono in lei. La santità eccelsa della figlia doveva pure esser per lei un continuo stimolo per crescere ogni giorno nella virtù. E se la Vergine, col visitare S. Elisabetta e col trattenersi con lei per tre mesi, riempì di benedizioni quella casa, chi può mai dire quanto abbondantemente fosse ricolma di grazia Anna, che per più anni visse con la Vergine e l'ebbe soggetta ed ubbidiente?

Maria contava tre anni ed allora Anna con Gioachino, suo santo sposo, condusse la figliuola al Tempio e l'abbandonò nelle mani di Dio.

Fu grande dolore per lei, ma lo seppe sopportare con la serenità dei giusti che vedono in tutti gli eventi un disegno della Provvidenza per il bene delle anime.

La missione a lei assegnata era ormai compiuta ed ella spirava in Gerusalemme tra le braccia della figlia benedetta. Pare che morisse all'età di 69 anni.

PREGHIERA Doloroso fu per Anna il distacco dall'eletta figliuola, ma seppe compierlo prontamente. Sappiamo anche noi lasciar liberi i figli di seguire la via per cui Dio li chiama.

PREGHIERA. Dio, che ti sei degnato di conferire alla beata Anna la grazia di diventare madre della Genitrice dell'Unigenito Figlio tuo, concedici propizio, che mentre ne celebriamo la festa, siamo soccorsi dal suo patrocinio.

MARTIROLOGIO ROMANO Memoria dei santi Gioacchino e Anna, genitori dell’immacolata Vergine Maria Madre di Dio, i cui nomi sono conservati da antica tradizione cristiana.

✝ Pensiero del 26 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi, si fa Memoria, della TUA PRIMA COMUNIONE. Auguri di cuore, dolcissimo Amore mio!

Barbara


Versetto del Giorno

Fa splendere il tuo volto, sul tuo servo, salvami per la tua misericordia.

Salmo 31:17


Memoria di GIOACCHINO ED ANNA GENITORI DELLA BEATA VERGINE MARIA


Memoria


La PRIMA COMUNIONE DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO


26 LUGLIO 1961 26 LUGLIO 2023

Mercoledì – 16.a Tempo Ordinario Memoria di GIOACCHINO ED ANNA GENITORI DELLA BEATA VERGINE MARIA
Meditazione del Vangelo di Mt 13,1-9
Parte del seme cadde sulla terra e diede frutto.
Il racconto inizia mettendo in risalto con quanta naturalezza Gesù esca di casa per andare a sedersi sulla riva del lago, come potrebbe fare chiunque di noi in una giornata tranquilla. Ma la tranquillità di Gesù dura ben poco. La folla a poco a poco gli si stringe intorno e lo obbliga a salire su di una barca, per parlare con loro guardandoli negli occhi. Gesù vuole cogliere i loro problemi guardandoli in faccia per capire meglio le loro difficoltà e il senso di richieste che restano spesso sospese nell’aria, come attendendo che Lui indovini e provveda. E Gesù questa volta vede un mondo fatto soprattutto di contadini, di persone che conoscono la dura disciplina dei campi e sanno bene come i frutti che se ne ottengono dipendano dalla qualità del seme, ma anche dalle condizioni del tempo e dalla natura del terreno. La fatica dell’uomo può molto, con la sua esperienza intelligente e riflessiva, ma non tutto. C’è sempre un fattore imponderabile, che ci fa stare con il fiato sospeso. E Gesù asseconda la loro immaginazione disegnando un quadro in cui è facile intravedere le speranze deluse, le frustrazioni derivanti da eventi che non si possono controllare, ma anche la raccolta di frutti, più o meno generosa. Per chi lo ascolta appare tutto chiaro, naturale. È il grande mistero della natura che scorre ogni giorno sotto i loro occhi. Ma i discepoli sanno che il Maestro vuol dire qualcosa di più, che segue un suo filo logico e non vuol dare lezioni a contadini assai più esperti di Lui. Ma Gesù non spiega subito la parabola, la lancia come un enigma di cui cercare il senso. Stimola la loro capacità di ragionare, vuole che pensino e si concentrino su domande che reclamano una risposta personale. È lo spirito d’esame con cui il Signore ci chiede di esaminarci per evitare qualunque forma di anonimato, che ci deresponsabilizzi. Ci interpella invece uno ad uno, si mette a tu per tu con noi… Il quesito che affiora piano piano nella nostra mente, come in quella dei discepoli, ha un carattere squisitamente esistenziale: e io, di che terreno sono fatto, che frutti ho dato finora?
"Facciamo l'elogio degli uomini illustri" dice il Siracide, ma sappiamo ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si verifica la legge del segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha applicato alla vita di Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù.
I Vangeli apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che certamente Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno preparato l'avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di essere stati genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra fiducia: Dio è buono e nella storia dell'umanità, storia di peccato e di misericordia, ciò che resta alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha costruito in noi.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di dura cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore di santità, e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell'amore misericordioso di Dio.
Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la nostra gioia: noi siamo coloro che hanno la beatitudine di vedere "quello che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere".
La parola definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui.

Mercoledì 26 Luglio 

Ss. Gioacchino ed Anna (m); B. Tito Brandsma

16.a del Tempo Ordinario

Es. 16,1-5.9-15; Sal. 77; Mt 13,1-9

Il Signore gli darà il trono di Davide suo padre


Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13)


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 77)
Rit: Diede loro pane dal cielo.

Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per la loro gola.
Parlarono contro Dio,
dicendo: «Sarà capace Dio
di preparare una tavola nel deserto?».

Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.

L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Scatenò nel cielo il vento orientale,
con la sua forza fece soffiare il vento australe.

Su di loro fece piovere carne come polvere
e uccelli come sabbia del mare,
lì fece cadere in mezzo ai loro accampamenti,
tutt’intorno alle loro tende.

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13)


Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13)


25 luglio, 2023

San Giacomo il Maggiore

San Giacomo il Maggiore


Nome: San Giacomo il Maggiore
Titolo: Apostolo
Nascita: Betsaida
Morte: 43 circa, Gerusalemme
Ricorrenza: 25 luglio
Tipologia: Commemorazione


S. Giacomo il Maggiore fu uno dei dodici Apostoli. Perchè i Samaritani non avevano voluto ricevere i discepoli mandati da Gesù, Giacomo, col fratello Giovanni, si accostò al Divino Maestro e gli disse: « Signore, vuoi che diciamo al fuoco di discendere dal cielo a consumarli? ».

Ma Gesù benignamente rispose: « Non sapete di che spirito siete. Il Figlio dell'uomo non è venuto a perder le anime, ma a salvarle ». E S. Giacomo mostrò poi d'aver fatto frutto dell'eloquente lezione.

Nacque in Galilea circa dodici anni prima di Gesù. Era fratello di S. Giovanni, figlio di Zebedeo pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade e di Salome, discepola di Gesù. L'appellativo « maggiore » gli venne dal fatto che la sua chiamata fu antecedente a quella dell'altro S. Giacomo, figlio di Alfeo, che fu detto perciò « minore ».

Chiamato all'apostolato da Gesù stesso, lo segui generosamente, abbandonando le reti e la barca del padre. Questa generosità gli fruttò una speciale benevolenza da parte del Divin Maestro sì da aver parte alle più intime confidenze di Lui: assistette con S. Pietro e S. Giovanni alla risurrezione della figlia di Giàiro, alla tua Trasfigurazione, partecipando pure molto da vicino all'agonia di Gesù nell'orto del Getsemani.

Essendo anch'egli uomo soggetto alle miserie, con S. Giovanni, come narra il Vangelo, consigliò sua madre Salome di domandare a Gesù che essi potessero entrare nel suo regno, e sedere alla destra e alla sinistra di Lui. Ed il Divin Maestro volto a loro disse: « Potete voi bere il calice che sto per bere, ed essere battezzati col battesimo col quale io sarò battezzato? ».

« Si, lo possiamo », risposero in fretta i due Apostoli. Ma Gesù replicò che in effetto essi avrebbero bevuto il suo calice, ma quanto all'essere collocati nei primi posti nel regno dei cieli era cosa spettante al Padre suo.

Disceso lo Spirito Santo nella Pentecoste, S. Giacomo fu uno dei più zelanti predicatori del Vangelo. tanto da spingersi fino in Spagna. Quivi lasciò un'impronta tale che molti secoli dopo, quando i Mori invasero quella terra mettendola a ferro e a fuoco, S. Giacomo era universalmente invocato e più di una volta fu veduto un guerriero celeste su di un cavallo bianco che faceva terribile strage degli infedeli.

Dalla Spagna tornato in Gerusalemme verso il 43, per ordine del re Erode Agrippa che voleva rendersi grato ai Giudei, fu fatto incarcerare e poi decapitare.

L'eroica confessione della sua fede convertì il soldato che l'aveva condotto ai giudici, il quale perciò ebbe anch'egli la grazia di morire martire. Il suo corpo, mèta di continui pellegrinaggi, riposa nella basilica di Compostela in Spagna.

Il Cammino di Santiago di Compostela è legato alla presenza della tomba di Giacomo e al suo ritrovamento, che risale al IX secolo. Sebbene l'Apostolo venne decapitato in Palestina nell'anno 44 d.C. dal re Erode Agrippa I, la Legenda Aurea racconta che i suoi discepoli, con una barca guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo in Galizia, regione dove Giacomo si spinse per evangelizzare le popolazioni di cultura celtica, per poi seppellirlo in un bosco vicino a Iria Flavia, il porto romano più importante della zona.

PRATICA. In ogni sventura vediamo noi pure la mano di Dio che ci porge il calice, e diciamo prontamente: «O Signore, sia fatta sempre la tua santa volontà».

PREGHIERA. O Signore, santifica e custodisci il tuo popolo, affinchè, muniti dell'assistenza del tuo apostolo Giacomo, possiamo piacerti con una degna vita, e servirTi con tranquillità di spirito.

MARTIROLOGIO ROMANO Festa di san Giacomo, Apostolo, che, figlio di Zebedeo e fratello di san Giovanni evangelista, fu insieme a Pietro e Giovanni testimone della trasfigurazione del Signore e della sua agonia. Decapitato da Erode Agrippa in prossimità della festa di Pasqua, ricevette, primo tra gli Apostoli, la corona del martirio.


San Giacomo viene raffigurato come un uomo maturo e severo, spesso vestito come un pellegrino, con una semplice tunica, con il bordone che rappresenta la fede e la bisaccia per le provviste.

San Giacomo il Maggiore
titolo San Giacomo il Maggiore
autore Lorenzo Lotto anno 1512


Ma il suo attributo principale, come pellegrino, è la conchiglia, simbolo stesso del pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Veniva usata per raccogliere le offerte e i pellegrini l’appuntavano sulla veste per attestare di essere stati a Santiago.

San Giacomo il Maggiore
titolo San Giacomo il Maggiore
autore Giuseppe Vermiglio anno ca. 1620


Altre volte è rappresentato con un libro, simbolo della predicazione del Vangelo e la spada, che fu lo strumento del suo martirio a Gerusalemme.

San Giacomo il Maggiore
titolo San Giacomo il Maggiore
autore Jusepe de Ribera anno 1634

✝ Pensiero del 25 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, c’incamminiamo, tutti verso la Giustizia e la Legalità!

Barbara


Versetto del Giorno

Non c'è nulla di nascosto, che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.

Luca 12:2


Martedì – 16.a Tempo Ordinario Festa di San GIACOMO APOSTOLO
Meditazione del Vangelo di Mt 20,20-28
Berrete il mio calice.
Non per essere servito, ma per servire. Non esiste una decisione più rivoluzionaria e più folle. Essere servi di qualcuno è un programma di vita irrazionale, inaccettabile. Si è cercato di adattarlo alla cultura del non rischio, del calcolo. Servire sì, ma fino ad alcune condizioni e per un certo tempo. La parola “servizio” è stata addomesticata al punto di coniugarsi con la parola “ricompensa”. Tradotta in “service”, nel linguaggio dell’efficienza, indica il contrario di un gesto gratuito e di amore. Eppure non pochi hanno accolto e accolgono l’invito di Colui che, pur avendo pieno titolo per essere servito, si è fatto servo e ha dato la sua vita in riscatto per molti. Un elenco di folli. Non è solo quello dei santi sui calendari. Innumerevoli uomini e donne sulle strade del mondo continuano a fare di quell’invito il loro stile di vita. Mettono in campo una fantasia che rivela un amore che non ha confini. Essere servi di qualcuno per questi folli è una scelta consapevole, libera, responsabile. Conoscono motivi, significati, obiettivi del programma a cui aderiscono. Hanno incontrato Colui che ha lavato i piedi agli altri. Sono rimasti segnati dal gesto di questo ribelle per amore. Ed ecco che proprio in questa ribellione alla logica del calcolo, del tornaconto del perbenismo, la figura di chi serve per amore assume i tratti della dignità e della fierezza. Mai figure dimesse, trasandate. Guardando i loro volti scopriamo i tratti di una bellezza e di una nobiltà che erano e sono nel volto del Signore. Del Servitore. Ancor più siamo interrogati sulla nostra vita. Domande scomode e dure. Come tutte quelle del Vangelo. Non ci sono sconti. Nessuna scorciatoia verso il Calvario e oltre il Calvario.
La domanda della madre dei figli di Zebedeo che si prostra davanti a Gesù con i suoi due figli, Giacomo e Giovanni, riflette l’ambiguità con la quale il popolo e i discepoli, anche quelli che sono stati scelti, i Dodici, capiscono Gesù, la sua persona e il suo messaggio, e cosa significa seguirlo. Essi chiedono un posto influente in politica, un potere nel mondo. La risposta di Gesù li forza ad un cambiamento radicale di prospettiva in rapporto con lui. Essi si dichiarano disposti a bere dal calice da cui lui stesso deve bere. Si tratta di un regno, quello che annuncia Gesù, che si trova completamente nelle mani del Padre e che si raggiunge con un cammino di dolore e di passione, non una qualsiasi passione o dolore, ma del dolore e della passione del Figlio, di Gesù. Per entrare in questo regno, nel regno del Padre, non è sufficiente bere dal calice ma bisogna bere dal calice di Cristo.
Gli altri dieci non hanno un’opinione di Cristo diversa da quella della madre e dei figli di Zebedeo. Reagiscono con indignazione e gelosia. Tutti pretendono il primo posto al fianco di colui che sperano sia il futuro Re di Israele. La lezione che dà Gesù, riunendoli, approfondisce fino all’estremo il contenuto paradossale della sua azione liberatrice - incomprensibile per gli uomini, ineffabilmente luminosa vista secondo l’amore di Dio: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”. Di qui nasce l’esigenza fondamentale per chi vuole essere suo discepolo: l’esigenza del servizio che va fino al dono della vita per il Maestro e per i fratelli.
Giacomo, il figlio di Zebedeo, ha assimilato la lezione, rapidamente e in modo eroico. Fu il primo degli apostoli a bere dal calice del Signore. Il suo primo martire.
Una venerabile tradizione della Chiesa di San Giacomo di Compostella e delle altre diocesi della Spagna lo riconosce come il suo primo evangelizzatore. Attraverso l’esperienza di un apostolato intrepido - rendere testimonianza del Vangelo fisicamente fino al “Finis terrae” allora conosciuto - egli seppe che cosa significa servire nel senso di Cristo. Per la Chiesa, e per i suoi membri più giovani, rimangono e rimarranno sempre il suo esempio affascinante e la sua intercessione.

Martedì 25 Luglio    
S. Giacomo ap. (f); S. Cristoforo; B. Antonio Lucci
16.a del Tempo Ordinario
2Cor 4,7-15; Sal 125; Mt 20,20-28 
Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia

Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto ed il vostro frutto rimanga.
(Giovanni 15,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 125)
Rit: Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
«Eravamo pieni di gioia».


Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto ed il vostro frutto rimanga.

(Giovanni 15,16)