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08 luglio, 2023

✝ Pensiero del 08 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, oggi, sarebbe stata la vigilia, della TUA LAUREA. Auguri, dolcissimo Amore mio!

Barbara


Versetto del Giorno

Del Signore è la salvezza: «Sul tuo popolo la tua benedizione».

Salmo 3:9


Memoria


Nel 1902 in questo giorno, si svolsero i funerali di Maria Goretti, nella 

Parrocchia di Santa Barbara, parrocchia, adiacente all’ospedale.





06 luglio, 2023

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina...:  Pensiero su Santa Maria Goretti e la Beata Pierina Morosini In me, viene tanta rabbia, quando certe persone si paragonano a Santa Maria Gor...

Memoria Nel 1902 in questo giorno, in ospedale a Nettuno (Rm) Maria Goretti, prima di esalare, l’ultimo respiro, perdonò il suo assassino: «Dicendo, lo Perdono, e lo voglio vicino a me, in Paradiso!».

Memoria


Nel 1902 in questo giorno, in ospedale a Nettuno (Rm) Maria Goretti, prima di esalare, l’ultimo respiro, perdonò il suo assassino: «Dicendo, lo Perdono, e lo voglio vicino a me, in Paradiso!».

Morì, alle ore 15.45.






Santa Maria Goretti

 Santa Maria Goretti

Nome: Santa Maria Goretti
Titolo: Vergine e martire
Nome di battesimo: Maria Teresa Goretti
Nascita: 16 ottobre 1890, Corinaldo
Morte: 5 luglio 1902, Nettuno
Ricorrenza: 6 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:
Latina
Protettrice:
giovani
Canonizzazione:
24 giugno 1950, Roma , papa Pio XII


Il 16 ottobre 1890 a Corinaldo la terzogenita Maria veniva a rallegrare con i suoi vagiti la povera e laboriosa famiglia dei coniugi Goretti.

Ebbe una buona e cristiana educazione dai genitori esemplari. Divenuta orfana di padre ancora in tenera età, aiutò la mamma, fu custode vigile dei fratellini, contribuì alla loro educazione cristiana, si applicò a sbrigare la maggior parte delle faccende domestiche, affinché la mamma potesse dedicarsi al lavoro per guadagnare il pane.

Prendeva tutto con rassegnazione e con filiale abbandono nel Signore.

Il 16 giugno 1901 Marietta, con una gioia indescrivibile, si accostò per la prima volta alla Mensa dell'Agnello Immacolato. A soli dodici anni, per il precoce sviluppo, era divenuta una giovanetta che si distingueva per la sua semplicità e per una purezza angelica. Coi Goretti coabitava un giovane, Alessandro Serenelli. Costui, divenuto orfano di madre quando ne aveva maggiormente bisogno, era di carattere chiuso, solitario. Il vizio dell'impurità, fomentato dalla lettura di stampe immorali, aveva guastato il suo cuore. Per due volte ebbe l'ardire di tentare Marietta. La fanciulla si rifiutò energicamente, anzi racchiudendosi in un'amara angoscia, pregò sempre di più Gesù affinché le desse la forza di combattere e di vincere. Ma, mentre la giovanetta confidava nell'aiuto divino, Alessandro macchinava un orrendo delitto, se, non fosse riuscito nel suo intento.

Il 5 luglio 1902 nell'aia adiacente al caseggiato, il lavoro agricolo ferveva come sempre. Alessandro montò su un carro; era serio e preoccupato: ad un certo punto con un pretesto qualsiasi lasciò la guida del carro a mamma Assunta, salì in fretta le scale ed entrò in casa; sul pianerottolo Marietta stava rammendando una camicia; passati alcuni istanti, riapparve sull'uscio e fissatala con occhio infuocato le intimò: « Maria, vieni dentro ».

Marietta non si mosse; il suo cuore innocente presagiva e tremava. Alessandro allora, invaso da satanico furore, la prese per un braccio e trascinatala brutalmente dentro, chiuse la porta con un calcio. La giovanetta si trasformò in lottatrice coraggiosa e intrepida. Al seduttore gridò: « No! No! Dio non vuole!... Che fai Alessandro?... Non mi toccare, è peccato; tu vai all'inferno! ». A nulla valsero queste sante parole, anzi la passione si tramutò in odio, e impugnato un coltello la trapassò quattordici volte, lasciando a terra la martire tramortita. L'ultimo grido della martire fece accorrere i vicini. Quale lo strazio di mamma Assunta nel vedere la sua Marietta così ridotta! Vane furono le cure dei medici: ormai le rimanevano poche ore di vita.

Non un lamento uscì dalle labbra della santa martire nelle lunghe venti ore di agonia, ma solo preghiere, e negli ultimi istanti di vita anche parole di perdono per il suo uccisore: « Sì, lo perdono; lo Perdono di cuore e spero che anche Dio lo perdoni, perché lo voglio con me in Paradiso ».

PRATICA. Chi ama veramente la purezza rinuncia a tutto, anche alla vita.

PREGHIERA. Ascoltaci, o Dio nostro Salvatore, e fa' che impariamo ad imitare S. Maria Goretti, tua vergine e martire, nelle molte tentazioni di questa misera vita, per poi conseguire l'eterna beatitudine in Cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Maria Goretti, vergine e martire, che trascorse una difficile fanciullezza, aiutando la madre nelle faccende domestiche; assidua nella preghiera, a dodici anni, per difendere la sua castità da un aggressore, fu uccisa a colpi di pugnale vicino a Nettuno nel Lazio.

ICONOGRAFIA


Nonostante la sua venerazione molto diffusa le opere importanti dedicate a Santa Maria Goretti non sono molte, sono tanti invece gli artisti contemporanei che hanno realizzato opere che la ritraggono. Molte opere che esistono insieme alle immaginette sacre (santini) la raffigurano sempre con in mano la palma, simbolo del suo martirio, e il giglio simbolo della sua purezza.

Santa Maria Goretti
titolo Santa Maria Goretti
autore Leo Masirelli anno 1953


Santa Maria Goretti
titolo Santa Maria Goretti
autore Bottega veneta anno XX sec

✝ Pensiero del 06 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, dai un bacio a Marietta, da parte mia. Grazie di cuore!

Barbara


Versetto del Giorno

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui.

Giovanni 3:36


Memoria

Nel 1902 in questo giorno, in ospedale a Nettuno (Rm) Maria Goretti, prima di esalare, l’ultimo respiro, perdonò il suo assassino: «Dicendo, lo Perdono, e lo voglio vicino a me, in Paradiso!».

Morì, alle ore 15.45.



Giovedì – 13.a Tempo Ordinario
Meditazione del Vangelo – Mt 9,1-8
Ed i presenti resero gloria a Dio.
Quattro barellieri portano un povero paralitico allettato. Gesù vede la loro fede; non sappiamo se ce l’avesse anche il paralitico, ma questa è la nostra missione, portare il mondo malato di fronte a Cristo. Qui la fede indica la fiducia, una fiducia cieca e intraprendente, che porta a non scoraggiarsi e a superare ogni difficoltà. Non é questa fede la causa del miracolo, ma la sua condizione di possibilità. Il primo dono che Gesù fa al paralitico è il perdono: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”: la redenzione viene prima della guarigione! Per Cristo il vero male è il peccato. Noi invece siamo più preoccupati della guarigione fisica, del cambiamento esteriore più che della conversione del cuore. Il peccato é una paralisi della relazione tra Dio e l’uomo; non è un problema fra gli uomini, o tra l’uomo e il creato, ma innanzitutto tra l’uomo e Dio! È incontrando Gesù che si guarisce. Ma l’intervento di Gesù non finisce qui; qui si aggiunge che la guarigione spirituale è più difficile della guarigione fisica, ma è più facile dirla, perché non si può verificare esternamente. Matteo conclude con l’entusiasmo della folla per il potere dato non solo al Figlio dell’uomo, ma agli uomini; è chiara l’allusione al potere ecclesiale di rimettere i peccati, conferito da Gesù ai ministri della Chiesa. La missione di Gesù é essenzialmente spirituale; la guarigione fisica che Egli accorda non é che un segno a misura della debolezza degli uomini, incapaci di credere al rinnovamento da Lui suscitato. Gli specialisti della Bibbia (gli scribi) non possono mandare giù la Parola di Gesù che ha rimesso i peccati ad un malato, che – per essere in quella situazione, essi pensavano – era un peccatore. Considerandosi rappresentanti della vera religione, reagiscono interiormente alla “pretesa” di Gesù, che ad essi pare blasfema. Invece la folla delle persone semplici capisce il senso del segno e rende gloria a Dio. La guarigione del cuore, attraverso il perdono dei peccati, è il dono più grande che Gesù ci possa portare; più grande e più importante anche della guarigione fisica. E la conversione del cuore il Signore la dona a tutti, anche a coloro a cui non restituisce la salute del corpo. Ma perché il dono diventi effettivamente mio, occorre che io creda in Gesù e mi assuma la mia responsabilità, come quel paralitico a cui il Maestro ha ordinato di caricarsi il suo letto e di tornarsene a casa. L’incontro con Gesù cambia la vita; una volta che ti ha rimesso in piedi, non devi più farti “portare”: puoi camminare con le tue gambe. Per andare a dire a tutti le meraviglie del suo amore. Alzati e va’!
Siamo di fronte alla pagina densissima del sacrificio di Abramo. Dio gli domanda una cosa terribile: "Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va ... e offrilo in olocausto". Abramo non rifiuta, non risparmia il proprio figlio. Egli ha il vero senso del sacrificio, sa che è un atto di unione a Dio, sa che è un atto più di Dio che dell'uomo, perché solo Dio può santificare e ciò che è offerto in sacrificio è santificato. E parte. Non capisce, non sa come Dio farà, ma ha fiducia in lui, "cammina nella fede", come dice san Paolo: "Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere dai morti" (Eb 11,19). Un sacrificio è sempre una risurrezione, perché è azione divina; se fosse un'azione umana sarebbe semplice distruzione, ma è azione di Dio.
È bellissimo, nel racconto biblico di Gn 22, il dialogo fra Abramo e Isacco. "Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: Padre mio! Rispose: Eccomi, figlio mio. Riprese: Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?". Il racconto dice che l'agnello è lui, Isacco, ma egli non lo sa e chiede dove sia l'agnello. "Abramo rispose: Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!". Non è un modo per sfuggire alla domanda: veramente egli stesso non sa dove sia l'agnello. Egli fa quello che pensa di dover fare per adempiere il comando di Dio, ma intuisce che qualcosa dovrà succedere, che Dio procurerà la vittima per l'olocausto. E la fiducia, la fede di Abramo sono ricompensate. Al momento estremo, Dio interviene:
"Abramo, Abramo! Non stendere la mano contro il ragazzo... Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio". Non Isacco viene sacrificato, ma un ariete che Abramo vede con le corna impigliate in un cespuglio. "Poi l'Angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: Perché tu hai fatto questo... io ti benedirò con ogni benedizione... Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce".
Adesso noi sappiamo che questa pagina è profezia del sacrificio di Gesù, che realmente Dio ha provveduto l'agnello per l'olocausto. L'agnello non è Isacco, non è l'ariete, è l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo di cui parla il Vangelo. Quando vediamo Isacco caricato della legna per il sacrificio, è Gesù che vediamo, caricato della croce, Gesù che sale al Calvario, offerto da Dio stesso. "Dio scrive san Paolo non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi". L'unico sacrificio gradito al Padre è quello di Gesù, il grande dono del Padre agli uomini. Noi dobbiamo inserirci in questo sacrificio, per crescere nell'unione con Dio. Chiediamo la grazia di capire il vero significato del sacrificio nella nostra vita e di riconoscere, con la fede e la fiducia di Abramo che è Dio stesso che lo realizza: "Sul monte Dio provvede". Noi offriamo, Dio santifica. Quando Dio ci chiama ad un sacrificio, sovente non vediamo bene, ci sembra che la strada non abbia sbocchi. Allora è il momento della massima fiducia: "Dio provvederà". Dio provvede l'agnello per l'olocausto e Dio realizza in noi il sacrificio alla sua maniera divina, sempre positiva.

Giovedì 06 Luglio 

S. Maria Goretti (mf); S. Maria Teresa Ledochowska

13.a del Tempo Ordinario

Gen 22,1-19; Sal 114; Mt 9,1-8

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi


Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 114)
Rit: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)


05 luglio, 2023

Memoria Nel 1902, in questo giorno, viene martirizzata Maria Teresa Goretti

 Memoria

Nel 1902, in questo giorno, viene martirizzata Maria Teresa Goretti, con quattordici ferite, da un
punteruolo, inferti da Alessandro Serenelli.






04 luglio, 2023

03 luglio, 2023

Memoria 03 luglio 1937 03 luglio 2023 Muore la piccola Antonietta Meo

Memoria 

Muore la piccola Antonietta Meo, viene, trasfigurata la piccola Antonietta Meo di Gesù, dall’Amore di Cristo.




San Tommaso

 San Tommaso

autore: Marco Richiedei anno: XVII sec titolo: Incredulità di san Tommaso luogo: Chiesa dei Santi Faustino e Giovita, Brescia


Nome: San Tommaso
Titolo: Apostolo
Nascita: I secolo a. C., Galilea
Morte: 3 luglio 72, Mylapore, India
Ricorrenza: 3 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Tommaso, chiamato Didimo che significa gemello, era giudeo: ebbe il privilegio di seguire Gesù che lo chiamò all'apostolato fin dai primi tempi della sua vita pubblica. Supplì al difetto d'istruzione col candore, la semplicità della sua anima e coll'amore al suo Maestro.

Udito che Lazzaro si trovava infermo, « Gesù disse ai suoi discepoli: Torniamo in Giudea. Maestro, gli fecero osservare, or ora i Giudei cercavano di lapidarti, e tu ritorni fra loro? E Gesù rispose: Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte inciampa, perchè non ha lume ».

Alcuni discepoli cercarono ancora il modo di dissuaderlo. Tommaso, vistolo irremovibile disse: « Andiamo anche noi a morire con lui ».

Un'altra prova d'amore di questo Apostolo l'abbiamo quando Gesù nell'ultima cena, volendo confortare i discepoli, uscì in queste parole: « Non si turbi il vostro cuore. Credete in Dio ed anche in me. Nella casa del padre mio ci son molte mansioni. Vado a prepararvi un posto; e quando l'avrò preparato verrò di nuovo a prendervi, affinchè dove sono io siate anche voi ».

Tommaso, che bramava ardentemente seguirlo, disse: « Signore, non sappiamo dove vai e come posiamo conoscere la strada? ».

Gesù gli rispose : « Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per me ».

Risorto Gesù dai morti, apparve agli Apostoli ma Tommaso era assente. Gli dissero gli altri discepoli: « Abbiamo veduto il Signore. Ma egli a loro: Se no vedo nelle sue mani i fori dei chiodi, e non metto il mio dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo ».

Ma Gesù ricomparve nuovamente in mezzo a loro, e volgendosi all'incredulo discepolo disse: « Guardami e toccami, e non essere incredulo, ma fedele ». Tommaso allora cadde ginocchioni né potè rispondere altro se non : « Signor mio e Dio mio ».

E Gesù: « Perché hai veduto, o Tommaso, hai creduto; beati coloro che non han veduto e crederanno ». Salito Gesù al Cielo e mandato lo Spirito Santo, gli Apostoli si sparsero per il mondo a predicare la buna novella. A Tommaso toccò in sorte di portare il Vagelo tra i Persi e i Medi; evangelizzò pure i Parti, Ircani, i Battriani, gli Etiopici e gli Indiani.

A Calamina, avendo operato molte conversioni, incontrò le ire di quel re idolatra il quale lo perseguitò crudelmente ed in molti modi: alfine comandò che fosse trafitto con la lancia. E Tommaso mori ripetendo : « Signor mio e Dio mio ».

Le sue reliquie per ordine di Giovanni III, re di Portogallo, furono riposte in una chiesa eretta a Melapore in onore del grande Apostolo.

PRATICA Facciamo un profondo atto di fede nella divinità di Gesù Cristo

PREGHIERA Deh! Signore, accordaci di celebrare con gioia la solennità del tuo beato apostolo Tommaso, affinchè siamo sempre assistiti dal tuo patrocinio e possiamo veder accrescere la nostra fede

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Tommaso, Apostolo, il quale non credette agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, ma, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto, esclamò: «Mio Signore e mio Dio». E con questa stessa fede si ritiene abbia portato la parola del Vangelo tra i popoli dell’India.

ICONOGRAFIA


Nell'iconografia San Tommaso era rappresentato col libro fino al sec. XIII, poi talvolta con la lancia o la spada, strumenti del suo martirio, ma solitamente viene raffigurato con la squadra d'architetto, in memoria del palazzo che doveva costruire in India per il re Gondoforo come narrano gli Atti di Tommaso composti in siriaco nel sec. III, che, sebbene condannati da S. Agostino, furono riassunti nella Leggenda aurea di Iacopo da Voragine e ispirarono le figurazioni delle storie di questo apostolo.

San Tommaso Apostolo
titolo San Tommaso Apostolo
autore ambito laziale anno XVII sec


San Tommaso Apostolo
titolo San Tommaso Apostolo
autore ambito lombardo anno XVII sec


L'apostolo è anche molto noto nell'episodio dell'Incredulità che mostra Tommaso in atto di porre il dito nella piaga del costato di Gesù come nella bellissima tela di Caravaggio "L'incredulità di San Tommaso".

Incredulità di San Tommaso
titolo Incredulità di San Tommaso
autore Caravaggio anno 1600-1601


Altra versione dell'incredulità dell'apostolo è quella della Madonna col Bambino il quale presenta la cintola all'apostolo, caduta miracolosamente ai piedi di Tommaso per fugare la sua incredulità e provare così l'Assunzione della Vergine in cielo.

Madonna della Cintola
titolo Madonna della Cintola
autore Ridolfo del Ghirlandaio anno 1512-14


Non mancano infine le opere dedicate all'apostolo nel momento del suo martirio, gli artisti che hanno raffigurato la scena sono pochi ma nelle loro tele è possibile comunque osservare il suo strumento di martirio, la lancia.

Martirio di San Tommaso apostolo
titolo Martirio di San Tommaso apostolo
autore bottega lucchese anno XVII sec

✝ Pensiero del 03 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, dai un bacio, alla piccola Antonietta Meo di Gesù. Grazie di cuore.

Barbara


Versetto del Giorno

Non chiunque mi dice: «Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli».

Matteo 7:21


Beati son coloro, che hanno creduto, anche pur non avendo veduto.

Festa di SAN TOMMASO APOSTOLO


Memoria


03 luglio 1937 03 luglio 2023


Muore la piccola Antonietta Meo, viene trasfiguratala piccola Antonietta Meo di Gesù, dall’Amore di Cristo.


Lunedì – 13.a Tempo Ordinario – FESTA DI SAN TOMMASO APOSTOLO
Meditazione del Vangelo – Gv 20,24-29
Beati quelli che, pur non avendo, visto crederanno.
Entriamo anche noi nel cenacolo, con Tommaso. Guardiamolo come i pittori cristiani – pensiamo a Caravaggio – lo hanno rappresentato, proprio mentre “tocca le ferite”, e il suo volto si fa assieme ostinatamente esigente e folgorato dal contatto. L’evangelista invece lo descrive travolto dall’evidenza del Risorto che gli si offre disarmato, gli parla con dolcezza, gli consente con delicata condiscendenza quello che alla Maddalena aveva impedito – “Non mi toccare!”. E se lo stringe a sé, al punto che il discepolo gli crolla davanti in ginocchio, ed esplode in quella professione di fede, la più alta e integrale dell’intero Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio!”. E’ un grido di felicità, sale dal cuore e dalle labbra del Crocifisso-Risorto: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno!”. Il cristiano che vive con Gesù secondo lo Spirito è più beato di chi visse con Gesù in Palestina secondo la carne. L’incredulità di Tommaso – scrive san Gregorio Magno – è stata per noi più utile che la fede dei discepoli che hanno creduto” (PL 76,1201s). Così facendo, permette a noi di essere beati – più beati di lui – noi che crediamo non per aver visto ma perché gli Undici con Tommaso Lo hanno incontrato e toccato, noi che “Lo amiamo, pur senza averlo visto” (cfr. 1Pt 1,8). Ora tutto questo noi non solo lo ricordiamo stupiti e commossi, ma lo sperimentiamo effettivamente nella liturgia, in cui il canto alla comunione ci ripete: “Accosta la tua mano, tocca le cicatrici dei chiodi e non essere incredulo, ma credente”. Noi accosteremo la mano e riceveremo il suo corpo eucaristico; noi toccheremo le sue piaghe gloriose, prodotte dall’amore, e Lui toccherà le nostre piaghe purulente, prodotte dall’egoismo, dall’orgoglio, dal peccato. E saremo guariti. E saremo beati. Ma poi dovremo andare; non potremo rimanere chiusi nella nostra chiesa; questo cenacolo non può diventare il nostro loculo. Non possiamo restare prigionieri di una pastorale rassegnata, lamentosa e ripiegata. Dovremo spalancare le porte dei nostri recinti in cui ci siamo rinchiusi per proteggerci e consolarci a vicenda, e andare a dire a tutti: “Abbiamo visto il Signore!”. Dovremo esprimere una fede tangibile, che si espone ad ogni dubbio, si propone ad ogni ricerca, e sa mostrare a chi trova difficile credere nel Risorto, delle mani aperte al dono e un cuore ferito dall’amore.
Vorrei raccontarvi una storia. Parla di un ragazzo. Aveva una decina di anni e non sapeva ancora cosa volesse dire essere malato. Sulla strada aveva improvvisamente notato qualcosa che non andava. Sentiva un dolore acuto, aveva freddo e non sapeva cosa fare. Al dolore si aggiungeva il fatto che nessuno si occupava di lui, che nessuno lo notava. Le persone passavano senza prestargli attenzione. Finì col rientrare a casa. Tremava, e sperava che qualcuno lo sentisse. In quel momento arrivò sua madre e se ne accorse. Gli disse: “Non stai bene. Sei malato”. E nello stesso istante, il peggio passò. Il ragazzo pensò: “Qualcuno sa e vede come sto”. Certamente è avvenuta la stessa cosa per i discepoli quando improvvisamente è apparso Gesù in mezzo a loro e hanno detto: “Vedete, sono io”. Nell’istante stesso in cui si è mostrato a loro, la loro paura si è trasformata. Capisco che Tommaso si sia mostrato tanto riluttante quando gli hanno detto: “Abbiamo visto il Signore”. Probabilmente non era così poco credente come sembra a prima vista. Forse aveva vagato per la strada senza sapere cosa fare, con una grande tristezza in fondo al cuore a causa degli avvenimenti recenti. Ed ecco che gli altri gli dicono: “Abbiamo visto il Signore e mangiato con lui”. Sentiamo che Tommaso vorrebbe vedere di persona cose ancora più grandi. Gesù avvicina Tommaso con molta tenerezza. Tommaso può mettere la mano sulle sue ferite. Potrebbe capitare anche a noi, che abbiamo tutti un Tommaso in noi. Perché non siamo forse Tommaso quando diciamo: “Se non vediamo, non crediamo”?
Gesù dice a Tommaso: “Vieni, puoi toccarmi”. E poiché Gesù è così vicino a Tommaso e gli manifesta una tale tenerezza, egli non può che gridare, sconvolto: “Mio Signore e mio Dio!”.
Se capitasse a qualcuno tra noi di sentire il tenero amore e la presenza di Gesù, allora anche noi potremmo incontrarlo.
GEORG LOKAY


Lunedì 3 Luglio        

S. TOMMASO AP. (f); S. Eliodoro; S. Leone II

13.a del Tempo Ordinario

Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo


Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

(Giovanni 20,29)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

(Giovanni 20,29)