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04 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 04 ottobre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

03 - 04 ottobre SAN FRANCESCO D'ASSISSI

San Francesco, è il Santo dell'amore fraterno, della semplicità e della gioia.

Nella Memoria del compleanno di SANTA GIANNA BERETTA MOLLA GIOVANNA FRANCESCA

Martedì – 27.a Tempo Ordinario – SAN FRANCESCO D’ASSISI – Patrono d’Italia – P

Francesco, il “poverello di Assisi”, è il santo più celebre, ammirato e amato in tutto il mondo, anche in ambienti assai lontani dalla Chiesa cattolica e perfino dalla cultura cristiana e occidentale, come il lontano Oriente. Ma ciò che lo rende così sorprendente agli occhi di uomini e donne di ogni epoca e cultura è proprio il fatto che, con la sua personale esperienza di vita, fondata sull’umiltà e sulla semplicità, è stato forse il più fedele imitatore di Cristo, oltre che fedele annunciatore del messaggio evangelico. Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, si converti al Vangelo vivendo con estrema coerenza lo spirito delle beatitudini. Attratti dalla forza del suo esempio, molti lo seguirono e, in un’epoca difficile, la loro predicazione si diffuse via via ovunque, contribuendo al rinnovamento della Chiesa. Portò nel suo corpo i segni della Passione. Fu ispiratore e padre delle famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome. Pio XII lo proclamò patrono d’Italia il 18 giugno 1939.

Meditazione sul Vangelo di Mt 11, 25-30

Povero per amore.

San Francesco è uno dei santi più amati in assoluto. La sua storia e il suo messaggio affascinano anche i non credenti. La sua bontà, il suo distacco dalle cose materiali e la sua carità fanno di lui una figura piena di incanto e di fascino. Nato in una famiglia assai agiata, viveva spensieratamente insieme ai suoi coetanei. Convertito dalla Parola di Dio, si spoglia letteralmente di tutto, perfino dei suoi vestiti e della sua eredità, e ascolta la voce di Cristo che lo chiama a “riparare la mia Chiesa che va in rovina”. Presto si uniscono a lui sette compagni, che danno inizio ad una vita di comunità. Con il motto “Pace e bene”, diede origine ad uno degli ordini religiosi che più hanno contribuito e contribuisce tuttora, nella Chiesa, all’edificazione del Regno di Cristo.

Dio permette che vi siano situazioni difficili e dolorose nella vita degli uomini, come in quella di san Francesco, come momento di purificazione, di distacco da se stessi e come richiamo forte alla nostra anima. L’esempio di Cristo ci mostra che Egli viveva con distacco e abnegazione la sua esistenza terrena, tutto orientato a compiere la volontà di Dio e a portare la salvezza all’umanità, che nel suo egoismo e nella sua superbia voleva prescindere da Dio. Ciascuno deve accettare con umiltà e con generosità la realtà del proprio essere, della propria vita, così come Dio l’ha creato e amato, nella continua lotta, a volte drammatica, tra lo spirito e la carne, tra il bene e il male. Il Signore permette che viviamo in questa tensione, affinché raggiungiamo il distacco da noi stessi e dai beni terreni, e sappiamo guardare al bene della nostra anima, che è immortale. Scegliere Cristo significa far sì che nella nostra vita non vincano il male, il mondo e la carne, consapevoli che a Dio piace più una lotta incessante che una vittoria facile.

Martedì 4 Ottobre 

S. FRANCESCO D’ASSISI, patrono d’Italia (f); S. Petronio; S. Aurea

27.a del Tempo Ordinario

Gal 6,14-18; Sal 15; Mt 11,25-30

Tu sei, Signore, mia parte d'eredità

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Tu sei, Signore, mia parte d'eredità.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
«Nelle tue mani è la mia vita».


Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

03 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 03 ottobre 2022



S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella memoria del compleanno del GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO

AUGURI DI CUORE MIA DOLCISSIMA CREATURA TI AMO

Meditazione sul Vangelo di Lc 10, 25-37

Chi è il mio prossimo?

Il vangelo di oggi ci presenta la celebre parabola del buon samaritano: un uomo viene assalito da alcuni banditi, che lo rapinano e lo abbandonano mezzo morto al margine della strada. Si trovano a passar di lì un sacerdote ed un levita, irreprensibili per la legge ebraica, ma i loro pregiudizi e il loro cuore indurito li portano a passare oltre, senza esitazioni. Poi, giunge un samaritano, cioè un rappresentante di una etnia disprezzata dai giudei; eppure, proprio questi ha compassione e misericordia di quel poveretto, che per lui non è un avversario, ma soltanto il suo prossimo. Quel samaritano e quello sventurato sono uomini che Dio ama, perché sono opera delle sue mani, come lo siamo pure noi. Saremmo capaci di fare altrettanto?

Molte volte ci domandiamo cosa fare, in quale direzione camminare per vivere secondo Dio in questo mondo, che pare essersi dimenticato di Lui. La domanda non è nuova: nel Vangelo di oggi vediamo che fu già posta proprio al Maestro. Anche i grandi santi gliela rivolsero: “Signore, cosa vuoi che faccia?”. Ogni santo ha vissuto nell’impegno ad amare Dio sempre più, trasformandosi in un “altro Cristo”, sapendo vedere il volto di Dio in ogni creatura, come un riflesso della sua Gloria. I santi hanno tentato di vivere il vangelo come uno splendido dono e come un dono tanto immenso, non possiamo far altro che vivere amando Dio e le altre creature. Per questo la Chiesa, quando porta “agli onori dell’altare” un cristiano, lo fa con l’intento di mostrarci qual è la strada che ogni credente deve percorrere per giungere alla meta della beatitudine celeste. Il Vangelo di oggi ha suscitato sempre un grande fascino in tutti gli uomini, anche in coloro che non credono. Certamente, la carità disinteressata che sa guardare oltre le differenze di razza e di religione, se operata nel nome di Gesù, è capace di attrarre verso l’Amore che l’ha suscitata. Anche noi, illuminati dalla parabola evangelica, siamo chiamati a guardare all’amore misericordioso di Dio che non ricorda le nostre mancanze, se chiediamo perdono e ritorniamo a Lui.

Lunedì 3 Ottobre 2022

S. Gerardo di Brogne; S. Candida; S. Dionigi l’Areopagita

27.a del Tempo Ordinario

Gal 1,6-12; Sal 110; Lc 10,25-37

Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 110)
Rit: Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:

«Le ricerchino coloro che le amano».


Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.

Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
La lode del Signore rimane per sempre.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)

21 settembre, 2022

Trentadue anni SENZA IL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO.

 l più bel complimento che puoi fare ad un Uomo è chiamarlo “Uomo”. Non galantuomo, non superuomo. Voglio essere Uomo. Semplicemente ed immensamente Uomo. Chiamami Uomo e mi farai felice. Padre Maurizio Patriciello.

Semplicemente, un Uomo questo, era ed è il GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO!!
Canzano Barbara
Non chiamatelo ragazzino, il Giudice Rosario Angelo Livatino, perché Egli fu sempre stato un Uomo, anche quando fu veramente un ragazzino, perché ebbe sempre la capacità, d'essere un Uomo molto responsabile, anche in tenera età.
Canzano Barbara
Trentadue anni SENZA IL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO.
RICORDIMOCI CHE TUTTE LE VOLTE CHE LO SI APPELLA CON L'APPELLATTIVO "Il GIUDICE RAGAZZINO O PICCOLO GIUDICE" LO FAREMO MORIRE OGNI GIORNO.
Canzano Barbara



Beato Rosario Angelo Livatino

 Beato Rosario Angelo Livatino


Nome: Beato Rosario Angelo Livatino
Titolo: Martire di mafia
Morte: 21 settembre
Ricorrenza: 29 ottobre
Tipologia: Commemorazione


Rosario Angelo Livatino nacque a Canicattì, in provincia di Agrigento, in Sicilia, il 3 ottobre 1952 e nel 1975 conseguì la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti; membro dell'Azione Cattolica sin da giovane, aiutava nei corsi prematrimoniali e partecipava agli incontri organizzati dalle associazioni cattoliche, abitudine conservata anche una volta divenuto Magistrato.

Svolgendo la sua attività lavorativa ad Agrigento, mentre si recava a lavoro si fermava spesso presso la chiesa di San Giuseppe per porgere il suo saluto al Santissimo Sacramento.

Entrato in Magistratura nel 1978 come Uditore giudiziario, fu Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Agrigento dal 1984 al 1988, risultando il Magistrato più produttivo.

Continuando la sua partecipazione alla cristianità, a 35 anni ricevette il Sacramento della Cresima.

Nel 1989 divenne Giudice nella sezione penale, in un momento storico in cui i clan emergenti della Stidda si contrapponevano a Cosa Nostra in una vera guerra tra mafiosi, nel territorio di Agrigento; uno dei capi di quest'ultima, Giuseppe Di Caro, abitava nello stesso palazzo del Giudice.

Il 21 settembre 1990 Rosario Angelo Livatino venne assassinato in un agguato mentre si recava a lavoro ad Agrigento, con il colpo di grazia esploso in pieno volto dopo che pare ebbe chiesto agli assassini: «Picciotti [ragazzi], che cosa vi ho fatto?» ; definito Santocchio da Di Caro, fu ucciso perché, uomo di fede, risultava incorruttibile.

Nella sua infinita bontà, il Giudice, sapendo i rischi del suo lavoro, non volle sposarsi né avere una scorta per non mettere in pericolo altre persone.

Il 9 maggio 1993 Papa San Giovanni Paolo II, a colloquio con i poveri genitori dichiarò che lui e gli altri uccisi dalla mafia sono «martiri della giustizia e indirettamente della fede»; e dopo che Papa Francesco il 21 dicembre 2020 definisce la sua morte come martirio perché il movente ultimo è l'odio contro la fede, Rosario Angelo Livatino, detto anche il giudice ragazzino, è stato beatificato il 9 maggio 2021

San Matteo Apostolo

 San Matteo

autore: Caravaggio anno: 1602 titolo: San Matteo e l'angelo luogo: Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma

Nome: San Matteo
Titolo: Apostolo ed evangelista
Nascita: I secolo a. C., Cafarnao (Galilea)
Morte: I secolo, Etiopia
Ricorrenza: 21 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa
Luogo reliquie:Cattedrale di Salerno


S. Matteo, che prima si chiamava Levi, è l'autore del primo Vangelo, che scrisse in aramaico, ed è uno dei primi Apostoli che Gesù chiamò alla sua sequela.

Giudeo di nascita, figlio di Alfeo, secondo S. Marco egli esercitava il mestiere di gabelliere in Cafarnao. Quando il Maestro Divino gli disse di seguirlo, stava appunto seduto al banco delle gabelle sulle rive del lago. Ecco il tratto evangelico : « E Gesù tornò verso il mare; e tutto il popolo andava a lui e li ammaestrava. E nel passare vide Levi d'Alfeo, seduto al banco della gabella, e gli disse : Seguimi. Ed egli, alzatosi, lo segui ».

Mirabile generosità! Matteo aveva un ufficio che gli assicurava una certa agiatezza. Ma questa pronta rinuncia ai beni per seguire Gesù gli meritò una tale abbondanza di grazia da raggiungere le più alte cime della perfezione cristiana. S. Matteo ebbe in seguito la fortuna di ospitare in casa sua il Salvatore, onde i Farisei si scandalizzarono moltissimo, perché Gesù mangiava coi pubblicani e coi peccatori. Ma conosciamo la solenne risposta di Gesù: « Non son venuto per i sani, ma per i malati ».

Ricevuto lo Spirito Santo nella Pentecóste, predicò il Vangelo nella Giudea e nelle contrade vicine e poco dopo la dispersione degli Apostoli per il 'mondo, scrisse il Vangelo destinato ai Giudei.

S. Matteo, siccome scriveva per i suoi connazionali, volle dimostrare che Gesù Crocifisso era il Messia aspettato, il Redentore d'Israele profetato dalle Scritture. Ad ogni passo infatti si trova l'espressione: « Come è stato scritto da Isaia profeta, dai profeti », ecc. ecc.; e minuziosamente prova come le profezie e le promesse dell'Antico Testamento si siano compiute in Gesù Cristo.

Predicò poi il Vangelo nell'Africa, in Etiopia, e si sa per testimonianza di Clemente Alessandrino, che praticava l'esercizio della contemplazione e conduceva vita austerissima, non mangiando altro che erbe, radici e frutta selvatica.

Fu trucidato da una squadra di feroci pagani, mentre celebrava il santo sacrificio. Le sue reliquie furono trasportate dopo trecento anni in Bretagna, e di qui nella sontuosissima cattedrale a lui dedicata nella città di Salerno.

Martirio di San Matteo
titolo Martirio di San Matteo
autore Caravaggio anno 1599-1600


Come gli altri Evangelisti, anche S. Matteo è figurato dai quattro misteriosi animali descritti dal profeta Ezechiele, e nell'Apocalisse da S. Giovanni. È comune sentenza dei Ss. Padri della Chiesa che l'animale che aveva la figura quasi d'uomo raffigura S. Matteo, il quale appunto comincia il Vangelo colla generazione temporale di Gesù.

PRATICA. Ad onore di S. Matteo leggiamo oggi un tratto di Vangelo.

PREGHIERA. Ci vengano in aiuto, o Signore, le preghiere del tuo beato apostolo ed evangelista Matteo, affinché ciò che non ottengono le nostre forze, ci sia donato per sua intercessione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, lasciò l'ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell'Antico Testamento.

Il Cristo benedicente
titolo Il Cristo benedicente
autore Fernando Gallego anno 1492


IL TETRAMORFO

Il tetramorfo è una raffigurazione iconografica di “Quattro esseri viventi” citati nell’Apocalisse accanto al Trono dell’Altissimo e divenuti simbolo degli Evangelisti, derivano dalle creature dal quadruplice aspetto descritte dal profeta Ezechiele nel racconto della sua visione: “Avevano sembianza umana, ma ciascuno quattro volti e quattro ali. Le loro gambe erano diritte e i piedi simili agli zoccoli di un bue, lucenti come bronzo fuso. Di sotto le ali, ai lati apparivano mani d’uomo; tutti e quattro avevano lo stesso aspetto e identiche ali. Il loro aspetto era: davanti d’uomo, di leone a destra, di bue a sinistra e di aquila dietro.”

Sant'Ireneo di Lione fu il primo a collegare il quaternario con i Vangeli, specificando come il leone esprima il concetto della regalità, il bue del sacrificio, l’uomo dell’incarnazione e l’aquila dello Spirito che sorregge la Chiesa.

Fu invece san Girolamo ad associare gli “animali” agli Evangelisti:
  • il Vangelo di Matteo inizia con l’incarnazione ed è simboleggiato dall'uomo simili ad un angelo, probabilmente perché egli insiste, con la genealogia, sull’umanità di Gesù;

  • Marco è raffigurato con un leone il suo racconto comincia con la figura del Battista, “Voce di uno che grida nel deserto”;

  • Luca è simboleggiato con un bue ovvero con un vitello, simbolo del sacrificio di Zaccaria che apre il vangelo;

  • Giovanni, infine viene raffigurato con un'aquila, compie con il suo Prologo al Vangelo con una visione maggiormente spirituale e teologica, rivolta verso l'Assoluto.


ICONOGRAFIA


Nell'iconografia San Matteo viene raffigurato come un uomo anziano e barbuto, mentre scrive il suo Vangelo, molto spesso chinato e appoggiato su un tavolo. Il suo attributo iconografico è sempre un angelo, che lo aiuta a scrivere il vangelo come nella magnifica tela di Vincenzo Campi artista cremonese del XVI sec.

San Matteo scrive il suo vangelo
titolo San Matteo scrive il suo vangelo
autore Vincenzo Campi anno 1588


Talvolta è raffigurato durante la sua attività di esattore come nell'opera del Guercino.

Vocazione di San Matteo
titolo Vocazione di San Matteo
autore Caravaggio anno 1600


San Matteo è anche spesso riprodotto durante il suo martirio come nella tela di Cloude Vignon o la tela del Caravaggio.

Martirio di San Matteo
titolo Martirio di San Matteo
autore Claude Vignon anno 1617



✝ Pensiero del 21 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Gesù, non aspetta a chiamare Matteo quando è già santo, ma lo chiama a seguirlo quando è ancora peccatore. Non aspettano a seguire il Signore quando siamo perfetti, ma ora...così come siamo.

NELLA MEMORIA MARTIRIO DEL MARTIRIO DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO

Mercoledì – 25.a Tempo Ordinario – SAN MATTEO APOSTOLO EVANGELISTA – P
Matteo, detto Levi, era un pubblicano, cioè esattore delle tasse per conto dei Romani, che occupavano la Palestina. Detestato dai suoi concittadini, sedeva al suo banco all’aperto, quando il Maestro passò e lo chiamò: ormai predisposto alla conversione, seguì Gesù senza esitazioni e con grande entusiasmo, liberandosi subito dei suoi beni terreni, restituendo ogni cosa e risarcendo tutti. Mise per iscritto gli insegnamenti del Maestro, e condivise con noi la sua esperienza di apostolo. Egli stesso, infatti, ci riporta queste parole di Gesù: «Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,3- 4). Redatto dopo quello di Marco, il vangelo di Matteo è scritto in aramaico ed è rivolto soprattutto ai cristiani di origine ebraica; è evidente, infatti, lo sforzo dell’autore nel dimostrare che Gesù è il Messia che realizza le promesse dell’Antico Testamento. È per questo che, nel suo vangelo, offre spesso collegamenti tra gli insegnamenti del Maestro e i libri della Legge e dei Profeti.
Meditazione sul Vangelo di Mt 9, 9-13
Sono venuto a chiamare i peccatori
Oggi la Chiesa festeggia san Matteo, apostolo ed evangelista; è lui stesso a raccontare con profonda umiltà il suo incontro con il Signore. E attraverso di lui la liturgia della Parola ci rammenta la bellezza e l’esigenza della chiamata a seguire il Maestro. Gesù stesso è nel cuore di questa liturgia: passa e attrae a sé, e con la stessa forza risponde a chi lo contesta. “Seguimi” è l’unica parola rivolta a Matteo, ma “solo chi è sicuro di poter rendere felici può parlare così” (H. U. von Balthasar). E Matteo lo seguirà.
“Gesù passando vide un uomo”; di certo non ne vide uno soltanto, ma colui che era lì, seduto al banco delle imposte, doveva averlo colpito, forse per l’espressione triste del volto. Levi, un esattore delle imposte per conto del governo romano, di certo un uomo solo, un pubblico peccatore, un traditore. Un uomo schiacciato dal suo peccato e, ancor più, prigioniero di un ingranaggio difficile da spezzare; lui ha riconosciuto nella parola di Gesù – quel “Seguimi” – una parola di libertà: qualcuno si rivolgeva a lui, leggeva nel suo cuore il desiderio di essere liberato, spezzava finalmente la sua solitudine. Ecco la motivazione della prontezza della sua risposta: “si alzò e lo seguì”, come se non vedesse l’ora di essere liberato. Libertà: parola oggi sulla bocca di tutti. In nome della libertà, meramente identificata con il diritto di scegliere, si compiono spesso scelte insensate, che non hanno nemmeno il sapore della libertà e che, piuttosto, ci rendono schiavi del male che ci fanno. Pensiamo all’aborto, all’eutanasia, al matrimonio omosessuale, o anche all’adesione ad un modo di essere già confezionato, globalizzato, su un modello di libertà che, appunto libero non è, nella ricerca ossessiva di un’immagine: tatuaggi, pearcing, pubblicità, moda, diete dimagranti. Riconoscersi schiavi, bisognosi di liberazione è il primo passo vero che l’uomo può compiere verso Cristo e alla sua sequela. “La verità vi farà liberi”, non altro; solo la Verità, e la Verità è Cristo. Ecco il vero modello di libertà: Gesù è libero perché testimonia la verità, non pensa a se stesso ma ama, ama i suoi e li vuole salvare, ama le guardie che lo deridono, ama Pilato, ama i suoi crocifissori. Solo l’amore ci farà liberi.

Mercoledì 21 Settembre                                      

NELLA MEMORIA MARTIRIO DEL MARTIRIO DEL GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO

S. Matteo ap. ev. (f); S. Giona profeta; S. Maura

25.a del Tempo Ordinario

Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio 

Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 18)
Rit: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
ed ai confini del mondo il loro messaggio.

Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.

19 settembre, 2022

✝ Pensiero del 19 settembre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

Nascondere la Luce, è il più grande spreco che possiamo fare. Lasciamola risplendere.

Meditazione sul Vangelo di Lc 8, 16-18

Perché chi entra veda la luce.

Questo brano segue immediatamente al brano del seminatore, letto sabato. Abbiamo capito che il seme è la Parola di Dio, che il terreno è il cuore dell’uomo – il mio cuore -, e ora san Luca ci presenta un nuovo simbolo: la luce. Cosa è la luce? La luce è il contrario delle tenebre! Chi è questa luce? È Gesù stesso! Qual è questa luce da porre sul candelabro? È chi ha ascoltato e accolto la Parola, chi l’ha lasciata germogliare nel terreno del suo cuore… il vero cristiano! Il cristiano deve essere come il suo Signore, luce per il mondo, per chi è ancora nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Il papa, Benedetto XVI, nella sua prima omelia alla Chiesa, riunita nel “cenacolo della Cappella Sistina”, aveva detto: «La Chiesa di oggi deve ravvivare in se stessa la consapevolezza del compito di riproporre al mondo la voce di Colui che ha detto: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre” (Gv 8,12). Nell’intraprendere il suo ministero il nuovo Papa sa che suo compito è di far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la propria luce, ma quella di Cristo”. Questa puntualizzazione, porta naturalmente a verificare la nostra apertura alla Parola: “Fate attenzione a come ascoltate…”. Ogni giorno ci è data l’energia – la Parola – per alimentare la luce (una candela) che ci fu donata nel giorno del nostro Battesimo. Per svariati anni e stata alimentata dai nostri genitori e dai padrini, ma poi è venuto il “tempo” della consapevolezza, il tempo in cui abbiamo “riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”, abbiamo aderito e deciso di seguirlo e imitarlo. Una vocazione – una missione scritta dal Signore nel nostro cuore, sin dal giorno in cui la Trinità, Padre, Figlio e Spirito ha preso dimora in noi e noi in Loro. Da questa consapevolezza nasce la necessità naturale di illuminare gli altri: evangelizzare è un fatto ontologico – scritto nella nostra stessa natura – dell’essere cristiani, come lo è per la luce illuminare.

Lunedì 19 Settembre 2022
S. Gennaro (mf); S. Mariano; S. Ciriaco
25.a del Tempo Ordinario
Pr 3,27-35; Sal 14; Lc 8,16-18
Il giusto abiterà sulla tua santa montagna, Signore

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro.

(Matteo 5,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 14)
Rit: Il giusto abiterà sulla tua santa montagna, Signore.

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro.

(Matteo 5,16)

15 settembre, 2022

Beato Giuseppe Puglisi

 Beato Giuseppe Puglisi

Nome: Beato Giuseppe Puglisi
Titolo: Presbitero
Nome di battesimo: Giuseppe Puglisi
Nascita: 15 settembre 1937, Palermo
Morte: 15 settembre 1993, Palermo
Ricorrenza: 21 ottobre
Tipologia: Commemorazione


Don Giuseppe Puglisi nacque a Brancaccio un quartiere di Palermo il 15 settembre 1937 da Carmelo, calzolaio, e Giuseppa Fana, sarta.

Entrò nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e venne ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini nel 1960. Nel 1961 venne nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli sempre a Palermo, e dal 27 novembre 1964 operò anche nella vicina chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi a Romagnolo.

Dopo essere divenuto confessore delle suore basiliane Figlie di Santa Macrina nell’omonimo istituto iniziò anche la carriera di insegnante. Nel 1967 fu nominato cappellano presso l’istituto per orfani “Roosevelt” all’Addaura e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi. Nel 1969 fu nominato vicerettore del seminario arcivescovile minore. Nel settembre di quell’anno partecipò ad una missione nel paese di Montevago, colpito dal terremoto.

Seguì in particolare modo i giovani e si interessò delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città. Seguì con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffuse subito i documenti tra i fedeli, con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l’annunzio di Gesu’ Cristo nel territorio.

Il primo ottobre 1970 venne nominato parroco di Godrano paese in provincia di Palermo a quei tempi segnato da una sanguinosa faida riuscendo a riconciliare le famiglie dilaniate dalla violenza con la forza del perdono.

Il 9 agosto 1978 fu nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dell’anno seguente fu scelto dall’arcivescovo Salvatore Pappalardo come direttore del Centro diocesano vocazioni. Il 24 ottobre 1980 fu nominato vice delegato regionale del Centro vocazioni e dal 5 febbraio 1986 divenne direttore del Centro regionale vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni dedicò con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di “campi scuola”, un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano.

Promotore di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame, Camminare insieme. Dal maggio del 1990 svolse il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” a Boccadifalco, dell’Opera pia Cardinale Ruffini, in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.

Il 29 settembre 1990 venne nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e dall’ottobre del 1992 assunse anche l’incarico di direttore spirituale del corso propedeutico presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugurò a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che divenne il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere.

Giuseppe fu sempre attivo nel suo quartiere per rivendicare i diritti civili della borgata, denunciando collusioni e malaffari e subendo minacce e intimidazioni. Venne ucciso dalla mafia in piazzale Anita Garibaldi 5, il giorno del compleanno, 15 settembre 1993. La salma fu tumulata presso il cimitero di Sant’Orsola, nella cappella di Sant’Euno e ad aprile 2013 la salma fu poi traslata nella cattedrale di Palermo.

La sua attività pastorale costituì il movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti mafiosi furono arrestati e condannati con sentenze definitive fatto che spinse subito i fedeli al riconoscimento del martirio che avvenne nel dicembre del 98 ad opera del Cardinale Salvatore De Giorgi. Fu beatificato il 25 maggio 2013 al “Foro Italico Umberto I” di Palermo.

Beata Vergine Maria Addolorata

 Beata Vergine Maria Addolorata

autore: Giovanni Battista Salvi anno: XVII sec titolo: Mater dolorosa luogo: Pinacoteca Comunale di Cesena

Nome: Beata Vergine Maria Addolorata
Titolo: Il cuore affranto di Maria
Ricorrenza: 15 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Ogni sguardo dato a Lei da Gesù, ogni accento di quel labbro soave, mentre sollevava Maria sulle ali dell'amore materno, la precipitava nell'investigabile abisso del più acerbo dolore. Se la Vergine si compiaceva nel contemplare quel volto leggiadro, tosto la conturbava il desolante pensiero che un giorno quel volto sarebbe stato sformato dalle percosse e ricoperto dal gelido sudore della morte; se ne mirava la fronte divina, su cui si divideva la bionda capigliatura, Maria soffriva pensando all'orribile serto da cui sarebbe stata un giorno incoronata.

Questi sentimenti dolorosi si tramutarono in realtà, quando giunse per Maria il momento solenne di assistere alla divina passione. Tutto quello che Ella sofferse sin qui, altro non fu che la preparazione del martirio che l'attendeva sull'erta fatale del Golgota. Quando Gesù morì, la terra tremò, si spaccarono le pietre, cominciarono ad addensarsi le tenebre sul creato; a queste manifestazioni della natura indignata, la folla dei curiosi, colta da panico, si diradò. L'invitta Madre allora si accostò ancor più alla croce per unire il proprio martirio a quello del Salvatore.

L'addoloratissima Madre accolse più tardi sulle sue ginocchia le spoglie dell'adorato Figliuolo.

Questo fu il prezzo che la Madonna dovette pagare per la rigenerazione dell'umanità e meritarsi la sublime dignità di Madre universale. Tale infatti fu proclamata Maria nel modo più solenne al cospetto del cielo e della terra dalla voce di un Dio agonizzante

PRATICA. Consideriamo quanto siamo costati a Maria SS., e non rinnoviamole i dolori con nuovi peccati.

PREGHIERA O Dio, nella cui passione, secondo la profezia di Simeone, la spada del dolore trapassò l'anima dolcissima della gloriosa Vergine Maria, concedi benigno, che come ne celebriamo i dolori, così otteniamo i frutti abbondanti della tua passione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria della beata Maria Vergine Addolorata, che, ai piedi della croce di Gesù, fu associata intimamente e fedelmente alla passione salvifica del Figlio e si presentò come la nuova Eva, perché, come la disobbedienza della prima donna portò alla morte, così la sua mirabile obbedienza porti alla vita.

I sette dolori di Maria



Maria dei Sette Dolori


PRIMO DOLORE: La rivelazione di Simeone
Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».

SECONDO DOLORE: La fuga in Egitto
Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto.

TERZO DOLORE: Lo smarrimento di Gesù nel Tempio
Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».

QUARTO DOLORE: L'incontro con Gesù sulla via del Calvario
Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore. (Lm 1, 12). «Gesù vide sua Madre lì presente»

QUINTO DOLORE: La crocifissione e la morte di Gesù.
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla Croce; vi era scritto "Gesù il Nazareno, il re del Giudei" (Lc 23,33; Gv 19,19). E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!" E, chinato il capo, spirò.

SESTO DOLORE: La deposizione di Gesù tra le braccia di Maria
Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.

SETTIMO DOLORE: La sepoltura di Gesù e la solitudine di Maria
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdàla. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.