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10 novembre, 2021

Pensiero del 10 Novembre 2021

 La gratitudine, così rara, è il segno del saper essere stati salvati.

Meditazione sul Vangelo di Lc 17,11-19

La fede che salva.

Gesù prosegue il cammino verso Gerusalemme con i suoi discepoli, passando per la Samaria e la Galilea. Giunto in un villaggio gli si fanno incontro dieci lebbrosi e, sebbene si mantengano a distanza per evitare il contatto diretto che rende impuri, si rivolgono a Gesù con grida e lamenti. Gesù non si lascia impressionare e preso dalla compassione concede loro quel che chiedono. I dieci obbediscono alle parole del Maestro, ma una volta guariti, solamente uno, un samaritano per di più, torna indietro a ringraziarlo, per quel dono, che solo Dio può avergli concesso.

Per poter riunire un’assemblea della sinagoga, luogo di incontro con Dio, e svolgere una regolare riunione di culto, era necessaria la presenza di almeno dieci uomini adulti. Il numero, quello delle dita delle mani, rappresenta la pienezza dell’azione umana. Quindi, i dieci uomini del racconto lucano rappresentano l’umanità, da tutti evitata, che cammina ammalata e derelitta, mentre va alla ricerca di Dio. Costoro si mantengono alla distanza che la legge imponeva loro (cf Lv 13,46). Il lebbroso era un contaminato che poteva contaminare altri, e solo Dio poteva far qualcosa per lui. Furono curati in dieci, ma solo uno fu salvato. Nove si preoccuparono solo di se stessi, e della propria purezza legale; solo uno si è preoccupato di esser puro dal di dentro, e tornò indietro ad esprimere la sua gratitudine al Signore. I dieci furono reintegrati nella società civile. Ebbero un gran beneficio grazie alla fede prestata alle parole di Gesù. Uno solo, con la propria gratitudine, conquistò il cuore di Cristo, e ottenne la sua riconoscenza. Non possiamo pensare che gli altri nove fossero uomini cattivi, né privi di fede. Certamente, seguirono minuziosamente tutte le prescrizioni indicate dalla legge per i rari casi di guarigione dalla lebbra. Ma solo uno rese grazie, quello che viveva una doppia esclusione dalla comunità ebraica: perché era lebbroso, e perché era un eretico samaritano. Si spiega così la gratitudine che nasce come logica conseguenza dell’umiltà. Chi non è umile non ringrazia, perché ritiene che tutto ciò che riceve gli sia dovuto. L’uomo umile ringrazia anche per ciò che giustamente gli è dovuto, perché è buono, e considera ogni cosa come dono della bontà di Dio.

10 Novembre

Alzati, o Dio, a giudicare la terra

In ogni cosa rendete grazie: «Questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi».

(I Tessalonicesi 5,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 81)
Rit: Alzati, o Dio, a giudicare la terra.

Difendete il debole e l’orfano,
al povero e al misero fate giustizia!
Salvate il debole e l’indigente,
liberatelo dalla mano dei malvagi.

Io ho detto: «Voi siete Dei,
siete tutti figli dell’Altissimo,
ma certo morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti».

In ogni cosa rendete grazie: «Questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi».

(I Tessalonicesi 5,18)

09 novembre, 2021

Curiosità su Don Camillo, Peppone, e Guareschi.

Peppone e Don Camillo Giovannino Guareschi raccontato dai figli

Milite Ignoto - Centenario 1921-2021

558- Chi è il Milite Ignoto e chi lo scelse [Pillole di Storia]

Sacrario militare di Aquileia - Cimitero degli eroi

Don Camillo e Gesù

 Don Camillo: “Signore, cos’è questo vento di pazzia? Il mondo corre verso l'autodistruzione?”.

Gesù: "Perché tanto pessimismo? Il mio sacrificio è stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”.







Per Christum

 Deus, qui nobis supérnam Ierúsalem per temporále Ecclésiæ tuæ signum adumbráre voluísti, da, quæsumus, ut, huius participatióne sacraménti, nos tuæ grátiæ templum effícias, et habitatiónem glóriæ tuæ íngredi concédas. Per Christum.

Dedicazione della Basilica Lateranense

 Dedicazione della Basilica Lateranense


Nome: Dedicazione della Basilica Lateranense
Ricorrenza: 9 novembre
Tipologia: Festa




Fino dall'antichità più remota si solevano consacrare a Dio con particolare solennità i luoghi destinati al culto divino. È un fatto questo che si verifica nella storia di tutti i popoli, ma specialmente in quella del popolo d'Israele. Tutti infatti sanno quale fosse la magnificenza e la ricchezza del tempio di Gerusalemme, e con quale pompa il re Salomone lo abbia fatto consacrare a Dio.

Anche la Chiesa di Cristo ebbe fin dai suoi mai i luoghi dedicati al culto; ai tempi della predicazione apostolica, non erano che semplici stanze, ma in seguito si costruirono vere chiese.

Quando l'imperatore Costantino il Grande, dopo la vittoria riportata su Massenzio, diede piena libertà ai seguaci del Vangelo (313), questi non risparmiarono fatiche e spese per edificare al Signore templi sontuosi, e numerose furono le chiese che vennero fabbricate in quei tempi. Lo stesso imperatore ne diede l'esempio facendo costruire sul monte Celio a Roma, sul luogo dell'antico Palazzo Laterano, una magnifica basilica che fece dedicare al SS. Salvatore. In essa fu edificata una cappella dedicata a S. Giovanni Battista che serviva di battistero, donde il nome di S. Giovanni in Laterano dato dai Cristiani a quella chiesa. Il Pontefice S. Silvestro la consacrò solennemente il giorno 9 novembre e stabilì che le cerimonie da lui seguite in quella circostanza fossero quelle con cui i cattolici avrebbero dovuto in seguito consacrare i loro templi.

La basilica del SS. Salvatore, sia per la sua magnificenza, sia per essere stata in antico la residenza dei Sommi Pontefici, fu sempre considerata dai cristiani come la principale, la madre di tutte le chiese del mondo, e perciò, sola fra tutte, viene anche designata con il titolo di arcibasffica. Fin dai tempi di S. Leone Magno la officiava una collegiata di canonici regolari: oggi ai canonici regolari furono sostituiti canonici secolari col titolo di prelati.

Sebbene il Pontefice S. Silvestro avesse ordinato che gli altari nelle chiese dovessero essere di pietra, tuttavia noi troviamo in questa basilica un altare di legno. Ciò non deve far meraviglia poiché fino al tempo di S. Silvestro i cristiani solevano celebrare il Santo Sacrificio su altari portatili di legno. L'altare inoltre che fu collocato nella basilica lateranense era quello che ordinariamente era servito ai Sommi Pontefici nella celebrazione dei Divini Misteri, ed è tradizione che su quel medesimo avesse celebrato lo stesso Principe degli Apostoli. Per questo venne posto in quella chiesa e fu nel medesimo tempo ordinato che nessuno, all'infuori del Papa, potesse su di esso celebrare il Santo Sacrificio.

La basilica del SS. Salvatore, più volte distrutta durante il corso dei secoli, fu sempre ricostruita, e l'ultima sua riedificazione avvenne sotto il pontificato di Benedetto XIII, che la riconsacrò l'anno 1724. Fu in quest'occasione che venne stabilita ed estesa a tutta la cristianità la festa che oggi celebriamo.

PRATICA. Diportiamoci con sommo rispetto nella casa del Signore, ricordando le parole del Divin Maestro: « La mia casa è casa d'orazione ».

PREGHIERA. O Dio, che annualmente rinnovi il giorno della consacrazione di questo santo tempio, e per la virtù dei sacri misteri ci conservi incolumi, ascolta la preghiera del tuo popolo, e fa che chiunque entrerà in questo tempio per domandarti favori, si rallegri nel vedere attuati i suoi desideri.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della dedicazione della basilica Lateranense, costruita dall’imperatore Costantino in onore di Cristo Salvatore come sede dei vescovi di Roma, la cui annuale celebrazione in tutta la Chiesa latina è segno dell’amore e dell’unità con il Romano Pontefice

O Dio, che annualmente rinnovi il giorno della consacrazione di questo santo tempio, e per la virtù dei sacri misteri ci conservi incolumi, ascolta la preghiera del tuo popolo, e fa che chiunque entrerà in questo tempio per domandarti favori, si rallegri nel vedere attuati i suoi desideri.

Pensiero del 09 Novembre 2021

 Il tempio, è un luogo di preghiera, d'adorazione, di lode, d'ascolto, di fraternità, di comunione. Come abbiamo ridotto oggi il Tempio di Dio che è il nostro corpo, il nostro cuore?

Meditazione sul Vangelo di Gv 2,13-22

Tempio santo di Dio siamo noi.

La lettura, tratta dal libro di Ezechiele, ha per protagonista l’acqua che dal tempio celeste forma un fiume. Il riferimento al nostro Battesimo è evidente: la liturgia parla di un edificio per dire di noi, del nostro cuore, dal quale, se crediamo, sgorgheranno, come promesso da Gesù, «fiumi di acqua viva» (Gv 7,33). Lo Spirito Santo, proprio partendo dalla nostra vita, inonderà il mondo intero. E sarà Terra nuova!

La festa odierna onora la Basilica Lateranense, Cattedrale di Roma, considerata la chiesa-madre di tutte le chiese dell’Urbe e del mondo. La liturgia ci aiuta a comprendere il significato autentico di questa festa. La Basilica Lateranense è importante perché segno visibile del tempio celeste descritto nella prima lettura, dal quale sorge «un fiume da non potersi passare a guado», sulle cui rive esplode la Vita: è l’acqua del Battesimo nella quale la Chiesa ci immerge, affinché ne usciamo figli di Dio. Nel Vangelo, Gesù afferma: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere»; l’evangelista aggiunge: «Egli parlava del tempio del suo corpo». Gesù, il primo tra i Risorti, ci vuole simili a Lui, anche nella nostra parte corporea. Con il Battesimo diventiamo tempio di Cristo. San Paolo, infatti, dice: «Santo è il tempio di Dio che siete voi» (lCor 3,17). Gesù stesso promette: se l’anima resterà luminosa, dal nostro cuore sgorgheranno fiumi di acqua viva, “grideremo” il Vangelo con la vita e la Terra diventerà di nuovo il Giardino di Dio. Venerdì 1 aprile 2005, abbiamo assistito ad un’anticipazione della sua profezia. ln quel giorno, infatti, nella Basilica Lateranense si celebrava una Messa in comunione con tutte le cattedrali del mondo, in cui milioni di fedeli, di ogni razza, popolo e lingua, pregavano per Papa Giovanni Paolo Il, in agonia. Nel tempo, dalla chiesa-madre di Roma sono nate altre chiese, che hanno generato figli di Dio, i veri adoratori in spirito e verità (cfr. Gv 4, 23).

09 Novembre 

Un fiume rallegra la città di Dio

Io mi sono scelto e ho consacrato questa casa perché il mio nome vi resti sempre.

(II Corinzi 7, 16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 45)
Rit: Un fiume rallegra la città di Dio.

Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.

Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo a essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.

Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.

Io mi sono scelto e ho consacrato questa casa perché il mio nome vi resti sempre.

(II Corinzi 7, 16)

08 novembre, 2021

Milite Ignoto: Celebrazione del centenario1921-2021. Maria Bergamas da G...


Milite Ignoto: Celebrazione del centenario1921-2021. Maria Bergamas da Gradisca d'Isonzo ad Aquileia

La pronipote di Maria Bergamas: "Conservo foto e documenti della mia bis...

La pronipote di Maria Bergamas: "Conservo foto e documenti della mia bisnonna"

San Goffredo di Amiens

 San Goffredo di Amiens

Nome: San Goffredo di Amiens
Titolo: Vescovo
Nascita: 1066, Moulincourt, Francia
Morte: 8 novembre 1115, Soissons, Francia
Ricorrenza: 8 novembre
Tipologia: Commemorazione




San Goffredo, Vescovo di Amiens, fu quasi contemporaneo di Goffredo di Buglione, « Avvocato del Santo Sepolcro ». Al tempo della Crociata, egli era giovinetto. Nato da genitori benestanti e devoti, era entrato nell'Abbazia di Monte San Quintino. Vi acquistò una profonda preparazione spirituale, e presto il giovanissimo monaco si distinse come esempio di una austerità piuttosto rara per quei tempi.

Era un devoto dei due Santi calzolai Crispino e Crispiniano. Quando poteva, il 25 ottobre, giorno della loro festa, si recava a Soissons, nel monastero a loro intitolato. Quei monaci celebravano la ricorrenza mangiando e bevendo più del conveniente. Si ricorda perciò un giorno in cui San Goffredo, ancora novizio, uscì in un severo rimprovero e rifiutò di sedersi alla loro mensa.

Fu ordinato sacerdote. Divenne Abate di un altro monastero, a Nogent. Abate zelante, amministratore ottimo. E di cristallina integrità, in tempi di simonia e di compromessi morali. Per i meriti spirituali, e non per tornaconto politico, i feudatari ed il Re lo elessero allora Vescovo di Amiens.

Entrò in città a piedi nudi, in abito da pellegrino, evitando ogni pompa. In tempi nei quali i Vescovi erano considerati soprattutto come potenti signori di città, il suo esempio suscitò un'impressione profonda e consolante.

Goffredo, anzi, come si diceva anticamente, Gottifredo, è nome germanico che significa « pace di Dio ». Un nome devoto e spirituale, insolito tra i nomi germanici, quasi tutti di origine guerresca e paganeggiante. San Goffredo, da Vescovo, cercò senza riposo di ristabilire nella diocesi quella pace di Dio a cui il suo nome accennava. Pace di Dio, che significava spesso guerra da parte di chi non vuole accettare i precetti divini insegnati dalla Chiesa.

E nemici della pace di Dio ce n'erano dappertutto. Ce n'erano tra popolo e tra i feudatari; ce n'erano anche tra i religiosi e i sacerdoti. Perciò la vita del Vescovo San Goffredo fu difficile, la sua attività di riformatore e pacificatore, continuamente ostacolata. Si tentò perfino di avvelenarlo, ma il veleno fece morire un cane, e la povera bestia salvò così la vita del Vescovo.

Un giorno di Natale, i signori del luogo portarono al Vescovo, come di consueto, le loro ricche offerte. Egli le rifiutò, perché l'aspetto di quei gentiluomini era troppo mondano, come troppo frivola era la loro condotta.

Intanto la città di Amiens cercava di organizzarsi in libero Comune, scrollando il giogo dei feudatari. In molte città, i Vescovi, eletti dai feudatari, e gelosi dei propri privilegi temporali, appoggiavano la causa di chi aveva in mano la potenza delle armi e quella del denaro. San Goffredo, invece, fu con il suo popolo, appoggiando l'iniziativa comunale. Il tentativo fallì. I feudatari tornarono in possesso della città, e la vita del Vescovo che amava la giustizia più del proprio tornaconto divenne ancora più difficile.

Il 25 ottobre del 1115, egli era, come al solito, a Soissons, presso la Chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano. Partendo, s'ammalò, e dovette essere riportato indietro. L'8 novembre morì, nell'Abbazia dedicata ai due Santi calzolai. Fu sepolto in quella chiesa, ma dovettero passare quattro secoli, prima che le reliquie di San Goffredo, Vescovo di contrastata e difficile vita, ricevessero anch'esse il culto riservato ai Santi.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Soissons in Francia, deposizione di san Goffredo, vescovo di Amiens, che, formatosi per un quinquennio alla vita monastica, patì molto nel ricomporre i dissidi tra i signori e gli abitanti della città e riformare i costumi del clero e del popolo.

Pensiero del 08 Novembre 2012

Meditazione sul Vangelo di Lc 17,1-6

Aumenta la mia fede!

Con il brano del vangelo di oggi, prosegue direttamente la narrazione dei fatti descritti nei giorni scorsi. Gesù procede con gli insegnamenti ai suoi discepoli, che imparano così quali sono i criteri per vivere nella comunità, secondo lo stile di vita del Maestro. L’ immagine della pietra legata al collo e l’affogamento in mare è veramente forte. Gesù sottolinea così la gravità dell’azione che provoca lo scandalo nei confronti di un piccolo. Subito dopo invita a rimproverare chi commette peccato, ma anche a perdonarlo, se questi si pente.

Gesù fa l’esempio di chi pecca contro il fratello fino a sette volte al giorno: chi subisce il peccato o l’offesa deve essere disposto a perdonare sette volte. Sette è un numero simbolico che sta ad indicare un numero perfetto, cioè completo, totale. Quando gli apostoli si rendono conto che l’insegnamento di Gesù contraddice il modo umano di ragionare, gli chiedono di aumentare la loro fede. Solo una fede forte può consentire ai seguaci di Gesù di vivere fino in fondo le esigenze del vangelo. Recare scandalo, soprattutto ai più deboli e innocenti, è uno dei peccati più gravi. Gesù ci mette in guardia dall’essere noi stessi scandalo per gli altri. Dobbiamo perciò vigilare sempre perché le nostre azioni siano gradite a Dio, e perché continuiamo a perdonare chi compie il male verso di noi. In questo modo saremo un’immagine più limpida di Gesù, e avremo nel nostro cuore più pace e serenità. Ma per arrivare a questo traguardo dobbiamo sempre invocare da Dio il dono di una fede sempre più grande, e l’umiltà di non ricordare le offese ricevute.

08 novembre

Guidami, Signore, per una via d'eternità

Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita.

 (Filippesi 2,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 138)
Rit: Guidami, Signore, per una via d'eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Meravigliosa per me la tua conoscenza,
troppo alta, per me inaccessibile.

Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.

Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita.

 (Filippesi 2,15)

07 novembre, 2021

Pensiero del 07 novembre 2021

Non si tratta di dare molto, ma con Gesù, siamo sfidati a dare tutto.


Meditazione sul Vangelo di Mc 12,38-44

Ha dato tutto!
Gesù ha già fatto il suo ingresso messianico nella Città santa. Seccando il fico sterile e cacciando i mercanti dal Tempio, ha voluto dare ai Giudei dei segni profetici perché si ravvedessero; poi, rimasto nel Tempio, risponde a vari quesiti dottrinali ed infine completa i suoi insegnamenti prendendo spunto dalle persone che frequentano la casa di Dio. Partendo dai più in vista, gli scribi, Gesù mette in luce la loro ipocrisia. Essi, che pretendono nei luoghi di culto i primi posti, sono lontanissimi da Dio. All’opposto, il Maestro fa notare l’atteggiamento discreto di «una povera vedova», che facendo la sua piccola elemosina, raggiunge la misura stessa di Dio, perché «ella ha donato tutto».
Se Gesù ritornasse oggi e si fermasse ad osservare ciò che avviene nelle nostre parrocchie, troverebbe situazioni analoghe a quelle descritte nella pagina evangelica. Non mancano anche nei nostri gruppi ecclesiali coloro che vogliono farla da padroni, i quali più che servire la comunità, pretendono d’averla tutta prona al loro servizio. Insieme a questi casi estremi, ci siamo tutti noi, malati di mediocrità, perciò incapaci di comportamenti coerenti con la nostra fede, in famiglia, nel lavoro, in parrocchia. Provvidenzialmente, gli occhi del Maestro sanno scoprire tra noi anche la presenza di qualche “povera vedova”, di qualcuno il quale, discretamente ma realmente, sa «Donare tutto quello che ha», a Dio e al prossimo. Sono queste persone a sostenere la Chiesa con i loro umili servizi, i loro sacrifici, le loro preghiere o la semplice loro presenza. Dobbiamo essere loro grati, perché queste persone, nel donare generosamente e fedelmente quello che hanno e quello che sono, ci testimoniano come si possa e si debba imitare Gesù Cristo, il quale – come scrive la lettera agli Ebrei – «Ha sacrificato se stesso, per liberarci dal peccato e presentarsi al cospetto di Dio in nostro favore». Il dono della vedova è totale come quello di Cristo. Essa, infatti, «Ha gettato nel tesoro del Tempio l’intera sua vita». Ritornando alle nostre comunità parrocchiali: «Il Vangelo ci narra l’episodio avvenuto nel Tempio ai tempi di Gesù, non per farci condannare quegli scribi e lodare quella vedova, ma per aiutarci a discernere quel tanto d’ipocrisia che si nasconde nel cuore d’ognuno di noi, ed aiutarci a far prevalere su d'essa quella generosità motivata dalla fiducia nella provvidenza di Dio, che animò la vedova del Vangelo e la rese simile al Figlio di Dio».

07 Novembre 2021

Loda il Signore, anima mia

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
(Matteo 5,3)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
(Matteo 5,3)


06 novembre, 2021

San Leonardo di Limoges

 San Leonardo di Limoges


Nome: San Leonardo di Limoges
Titolo: Eremita
Nascita: 496 circa, Gallie
Morte: 6 novembre 559, Limoges, Francia
Ricorrenza: 6 novembre
Tipologia: Commemorazione




Nacque nelle Gallie sul finire del secolo V da illustre famiglia, parente del celebre Clodoveo re dei Franchi, che lo tenne a battesimo e lo volle alla sua corte perchè ricevesse una educazione degna del suo rango. Ed il fanciullo crebbe bello, intelligente, gentile e valoroso, degno in tutto dei suoi antenati.

Clodoveo sperava di farne un illustre generale del suo esercito, ma i disegni di Dio su questo fiore dei Franchi erano diversi. Difatti appena raggiunse la pubertà, il giovanetto, segnato dal dito di Dio, si ritirò dalla corte per frequentare la scuola del celebre S. Remigio. Alla scuola ed agli esempi del Santo, il giovane si innamorò talmente di Dio e della vita apostolica, che volle dedicarsi interamente a Dio, e consacrarsi alla propagazione del Vangelo tra i popoli barbari. E predicò coll'esempio e colla parola: visitò poveri, soccorse infermi, liberò carcerati.

Tanta virtù gli attirò ben presto l'ammirazione di tutti, tanto che lo stesso figlio di Clodoveo lo propose per la dignità episcopale. Leonardo, saputo questo, dopo aver rifiutato, credendosene indegno, si ritirò nel territorio di Orléans dandosi qui alla evangelizzazione di quei pagani. Poco dopo entrò nel monastero di Micy e dopo il noviziato vi fece la professione religiosa. Di qui fu inviato quale apostolo nell'Aquitania: con lui entrò in quella regione la sapienza e la carità di Cristo. Gli idoli furono abbattuti, la vera religione stabilita. Memorabile è il prodigio che egli operò in favore della sposa del re Teodeberto: stava per morire durante il parto, quando per le preghiere del nostro Santo immantinente lei e la sua creatura furono liberati dalla morte. Per questo S. Leonardo è stato sempre invocato come protettore delle gestanti.

Intanto il re Teodoberto, riconoscente, volle dare al nostro Santo ingenti ricchezze, ma Leonardo rifiutò e dopo aver esortato il re ad usare quanto avrebbe dato a lui in favore dei poveri, accettò soltanto una selva nella foresta di Pauvain, nel Limosino, per fabbricarvi un monastero. Quella zona, dal nobile dono del re, si chiamerà nobiliacum, da cui Noblat o Noblac, il nome del villaggio fondato da San Leonardo. Da qui in poi fu soprannominato da Limonges (Limosino). Radunati molti suoi seguaci ed ammiratori, li educò alla vera vita religiosa e per mantenerli nel fervore istituì per primo l'adorazione perpetua a Gesù in Sacramento.

Dopo aver compiuto altri miracoli ed aver edificato i suoi religiosi ed il popolo colle sue straordinarie virtù, rendeva la sua bell'anima a Dio il 6 novembre del 559.

PRATICA. Facciamo oggi qualcosa in favore dei poveri.

PREGHIERA. O Signore, ti preghiamo di ascoltare le preghiere del tuo servo Leonardo, affinché colui che noi veneriamo con debito ossequio ci sollevi con la sua intercessione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina vicino a Limoges in Francia in seguito insignita del suo nome, san Leonardo, eremita.

"Concedici, te ne preghiamo, che per i suoi meriti e preghiere possiamo pentirci dei nostri peccati" 🙏
Preghiera a San Leonardo per purificare i propri peccati
Il santo francescano guarì miracolosamente dalla tisi e dedicò la sua vita a servire i poveri e gli ammalati.
PREGHIERA
O Dio, che per ridurre a penitenza i cuori ostinati dei peccatori hai reso potente in opere ed in parole il beato Leonardo tuo confessore, concedici, te ne preghiamo, che per i suoi meriti e preghiere possiamo pentirci dei nostri peccati.
Per Cristo Nostro Signore, Amen
3 Padre Nostro, 3 Ave Maria, 3 Gloria al Padre.

Pensiero del 06 novembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 16,9-15

La vita, un dono da donare.

Dopo aver ribadito il valore della generosità, che apre le dimore eterne, Gesù condanna con forza l’ipocrisia dei farisei, che si mostrano persone pie, mentre nel loro cuore sono attaccati al denaro. C’è un uso buono del denaro, ma guai se diventa idolo, perché Dio è uno e a lui solo dobbiamo rendere culto (cfr. Mt 4,10).  non possiamo servire due padroni: o Dio, o mammona! Gli atti compiuti con amore e nel silenzio, inoltre, attesteranno la nostra fedeltà davanti a Dio, che legge nei cuori.

Gesù, infatti, affonda la spada a due tagli della sua Parola nell’ipocrisia dei farisei, che si ritengono giusti perché religiosi; in realtà sono attaccati ai denaro, la più grande tentazione dell’umanità. Ma Gesù è intransigente: nessun servo può servire a due padroni! Per i farisei rinunciare al denaro per amore di Dio è da sognatori e da ingenui. Preferiscono scegliere il compromesso: avere una vita comoda che richiede soldi e, nello stesso tempo, apparire pii. In questo modo, secondo loro, si guadagna Dio e gli uomini, si possiede la terra e il Cielo. Attenzione, però! Anche chi si definisce persona “di chiesa” può correre questo grave pericolo. Spesso, Dio viene escluso dalle nostre scelte; molti si ritengono proprietari dei beni loro affidati: non è raro sentir affermare “io ho la mia vita”. Gli stessi poveri non sono immuni dal veleno dell’avidità. Ma nel Padre Nostro, Gesù ci insegna a dire “sia fatta la Tua volontà”; non possiamo, dunque, amministrare contro la volontà di Dio ciò che ci è stato donato. Anche se abbiamo poco, salute, denaro, beni materiali, dobbiamo, in ogni occasione, rimanere fedeli alla sua volontà, vincendo il Male con il Bene. Allora, verrà accresciuto in noi il dono dello Spirito Santo.

06 Novembre

Ti voglio benedire ogni giorno, Signore

Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 144)
Rit: Ti voglio benedire ogni giorno, Signore.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

(II Corinzi 8,9)

05 novembre, 2021

Christus vincit

 Christus vincit

Christus vincit, Christus regnat,
Christus, Christus imperat!

Laudate Dominum omnes gentes;
laudate eum omnes populi.
Quoniam confirmata est
super nos misericordia eius,
et veritas Domini manet in aeternum.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto,
sicut erat in principio, et nunc, et semper
et in saecula saeculorum. Amen.

Cristus vincit, Christus regnat,
Christus imperat!

 

Con strofe in italiano:

Christus vincit! Christus regnat!
Christus, Christus imperat!

A te, N.N., successore di Pietro
e pastore di tutto il gregge di Dio,
pace, vita e salvezza
in questo giorno e per sempre!

A te, N.N., vescovo di questa Chiesa,
a tutti i ministri e a tutto il popolo dei credenti
pace, vita e salvezza
in questo giorno e per sempre.

Venga la gioia di Cristo!
Venga la pace di Cristo!
Venga il regno di Cristo!

Pensiero del 05 novembre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 16,1-8

Condividi quanto t'ho dato.

Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.

Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita ed i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso ed a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Condividi quanto ti ho dato».

Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.

Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita e i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso e a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Condividi quanto ti ho dato».

Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.

Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita e i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso e a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli d'un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso. costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli di un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso. costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli di un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso».

05 Novembre

Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia

Chi osserva la parola di Gesù Cristo in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

(I Giovanni 2,5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Chi osserva la parola di Gesù Cristo in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

(I Giovanni 2,5)

04 novembre, 2021

Oggi come quarantasei anni fa veniva ordinato sacerdote Massimo Camisasca

Questa parte della preghiera in genere viene fatta in canto

«Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo spirito di santità; adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni cooperatori dell’ordine episcopale, perché la parola del vangelo mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini, e raggiunga i confini della terra.
Siano insieme con noi fedeli dispensatori dei tuoi misteri, perché il tuo popolo sia rinnovato con il lavacro di rigenerazione e nutrito alla mensa del tuo altare; siano riconciliati i peccatori ed i malati ricevano sollievo. Siano uniti a noi, o Signore, nell’implorare la tua misericordia per il popolo a loro affidato e per il mondo intero. Così la moltitudine delle genti, riunita a Cristo, diventi il tuo unico popolo, che avrà il compimento nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli».

Oggi. come quarantasei anni fa, veniva, ordinato sacerdote Massimo Camisasca.

Auguri di cuore.