Meditazione sul Vangelo di Lc 16,1-8
Condividi quanto t'ho dato.
Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.
Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita ed i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso ed a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Condividi quanto ti ho dato».
Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.
Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita e i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso e a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Condividi quanto ti ho dato».
Nell’episodio evangelico si racconta di un padrone che si accorge della disonestà del suo amministratore. La metafora è evidente: il padrone è Dio, l’amministratore è l’uomo, che spesso usa i doni ricevuti a proprio vantaggio. Ma il Signore gli chiede conto del suo operato; ciò lo trasforma da persona di potere, indifferente alla condizione del suo prossimo, in bisognoso, capace di usare quanto possiede per irradiare il bene intorno a sé.
Gesù prosegue la formazione dei suoi discepoli, affinché diventino “figli della luce”, ma il Vangelo odierno, suggerendo comportamenti subdoli, sembra contraddire tutto quanto detto finora. No, non si tratta di questo! Ad una più attenta lettura, infatti, notiamo che l’uomo ricco è Dio, la cui ricchezza, grazia, amore e misericordia, è opposta a quella del mondo, denaro, potere e successo. Fin dalla creazione, Egli volle condividerla con l’uomo, nominandolo amministratore: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15). A volte accade, tuttavia, che la fiducia in lui riposta sia tradita e i doni affidati da Dio sperperati. Ma Dio resta fedele al suo progetto, perciò compie verso il suo amministratore disonesto un atto educativo: lo chiama con fermezza, gli chiede conto del suo operato e, messolo di fronte alla sua disonestà, lo porta a riconoscersi fragile, bisognoso e a capire che il miglior modo di investire quanto ricevuto è condividerlo con gli altri. La scaltrezza, fino ad allora usata per il proprio vantaggio, si trasforma in sapienza, che rende capaci di realizzare il progetto originario di Dio: «Costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli d'un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso. costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli di un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso. costruire un mondo dove tutti sono fratelli, perché figli di un unico Padre e dove le relazioni sono regolate dalla condivisione, non dal possesso».
05 Novembre
Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia
Chi osserva la parola di Gesù Cristo in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
(I Giovanni 2,5)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Chi osserva la parola di Gesù Cristo in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
(I Giovanni 2,5)